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G I O V A N I R E P O R T E R SETTEMBRE 2005 “Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Torino n° 6 Anno 2005”- € 1,00 The best of… Zai.net! FOTOSONDAGGIO A ciascuno il suo Zai.net Scelte da voi, le copertine più belle degli ultimi anni Paola G I O V A N I R E P O R T E R SETTEMBRE 2005 Perché non fare come i musicisti e raccogliere il meglio della nostra produzione? Così, tra il serio e il faceto, è nato questo numero speciale di Zai.net che propone una selezione - dal ’97 a oggi - delle interviste, delle inchieste e dei reportage che più hanno colpito l’attenzione dei nostri lettori e che riteniamo possano ancora avere motivo di interesse. E’ stato emozionante ritrovare le firme di chi, allora liceale, oggi ha finito l’Università, lavora e, magari continua a scrivere sui blog, per il cinema o per diletto e ricorda l’esperienza da giovane reporter di Zai.net mandandoci ogni tanto le sue opinioni. Francesco “Poste Italiane. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 comma 1, DCB Torino n°6 Anno 2005”- € 1,00 GENNAIO 2000 Antonella GENNAIO 2000 Marco DICEMBRE 2000 MARZO-APRILE 2001 Cristina GENNAIO 2002 Giovanni Alice Direttore responsabile Renato Truce Vice direttore Lidia Gattini Segreteria di redazione Sonia Fiore Coordinamento redazioni scolastiche Simonetta Mitola, Eleonora Fortunato Redazione di Torino corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To) tel. 011.7072647 - 7072283 fax 011.7707005 e-mail: [email protected] Redazione di Savona via Amendola - 17100 Savona Presso C.F.P. Varaldo e-mail: [email protected] Redazione di Roma via Nazionale, 5 - 00184 Roma tel. 06.47881106 fax 06.47823175 e-mail: [email protected] Redazione di Pisa piazza Guerrazzi, 19/21 - 56100 Pisa tel. 050.503488 fax 050.2209713 e-mail: [email protected] Hanno collaborato Loris Liuzzi, Alberto Puliafito, Emanuele Colonnese, Giovanni Battaglio, Lorenzo Capisani, Federica Mantovani, Maya Santamaria, Massimiliano Coccia, Annalisa Caputo. Impaginazione Manuela Pace, Gianni La Rocca Illustrazioni Alessandro Pozzi Fotografie e fotoservizi Circolo di Sophia, Lucilla Ruffinatti, Fabrizio Caratto AGOSTO 2002 Sito web: www.zai.net Davide Lattanzio, Eleonora Fortunato, Francesco Tota Ferdinando Editore Mandragola Editrice cooperativa di giornalisti a r.l. via Nota, 7 - 10122 Torino Stampa Stige S.p.A. - via Pescarito, 110 10099 S. Mauro (To) NOVEMBRE 2002 DICEMBRE 2002 Serena Clelia Concessionarie esclusive pubblicità: Enti pubblici Mandragola ADV corso Allamano, 131 - 10095 Grugliasco (To) tel. 011.7707002 - fax 011.7707005 e-mail: [email protected] Clienti All Media srl Viale Col di Lana 8 - 20136 Milano tel. 02.45495501 - fax 02.45487377 e-mail: [email protected] MARZO 2003 MAGGIO 2004 Zai.net Lab Anno IV / n. 6 - settembre 2005 Autorizzazione del Tribunale di Roma n°486 del 05/08/2002 Abbonamento annuale: 9 euro Servizio Abbonamenti MANDRAGOLA Editrice cooperativa di giornalisti via Nazionale, 5 - 00184 Roma tel 06.47881106 - fax 06.47823175 E’ stato ancor più emozionante vedere quanto siamo cresciuti: nei numeri, nella qualità, nella partecipazione. Da un nucleo di scuole di Torino a una grande esperienza nazionale; da una piccola redazione a una community di giovani reporter con la loro rivista, il sito, la radio. E’ stato difficilissimo selezionare, escludere, togliere un pezzo perché troppo lungo o appartenente a un’annata già affollata di articoli imperdibili. Ma veniamo ai contenuti. Si inizia col saluto e l’augurio di Alex Del Piero: siamo nel 1997 e Zai.net è alla sua terza uscita nelle scuole. Mario Rigoni Stern è invece l’interlocutore per parlare di ecologia e di difesa della terra: nel febbraio 1998 si è da poco conclusa una epocale conferenza di Kyoto. Con uno scettico d’eccezione, Piero Angela, abbiamo discusso di case infestate e di fenomeni paranormali, per scivolare poi nel mondo dei fumetti (aprile 1999) con uno degli sceneggiatori dell’eroe più amato: Dylan Dog. L’instant book sul G8 di Genova (giugno 2001) è un grande banco di prova per le giovani penne di Zai.net, che hanno raccontato una delle pagine più dense e per certi versi oscure degli ultimi anni. Stile e qualità della scrittura che restano immutati nelle altre grandi inchieste realizzate allora, tra le quali vi riproponiamo “Le sirene dell’informazione”, (gennaio 2004) e “Terra di nessuno” (marzo 2005), un viaggio disincantato in mezzo alla triste realtà delle nostre periferie. Molti giovani critici ci hanno invece tenuto compagnia con le recensioni e le interviste ai loro autori preferiti: Iron Maiden (ottobre 2002), Sud Sound System (maggio 2005) e un autentico mito della nostra letteratura, Andrea Camilleri (dicembre 2004). Critici ma anche autori all’opera per realizzare un sogno come “Girare un corto” (maggio 2003) o per regalarci racconti come “Alcool & volume” (maggio 2004): autentiche perle di scrittura creativa. Buona lettura! DOVE ASCOLTARE ZAI.NET TIME Sul canale satellitare Radio Zai.net, ricevibile da tutte le parabole satellitari posizionate su Hotbird 13° Est (lo stesso di Sky e di Rai Educational) – sulla frequenza 11200 Mhz Da tutti i computer collegati alla rete Internet in streaming all’indirizzo www.radiozainet.it Sulle radio fm terrestri: a Torino Radio Flash 97.6 in Toscana Radio Flash 97.1 e 91.1 ad Aosta Radio Monterosa 94.6 e 99.5 a Sanremo Radio Flash Liguria 93.6 a Savona su Radio Savona Sound 104.0 – 101.6 e prossimamente in tutta Italia. Dicembre 1997 5 Dicembre 1997 UNA VITA DA CAMPIONE Intervista con Alex Del Piero 6 Febbraio 1998 ALLARME TERRA Qualche domanda a Mario Rigoni Stern 8 Ottobre 1998 LE CASE DEL TERRORE Ne parliamo con Piero Angela 10 Gennaio 1999 DYLAN DOG: PARLA UNO DEGLI SCENEGGIATORI Viaggio nel mondo dei fumetti 12 Dicembre 2000 DIETRO LE QUINTE DI “UNOMATTINA” Per scoprire i retroscena di un programma televisivo di successo 13 14 16 Maggio 2001 IL SUCCESSO? UNA SCATOLA VUOTA Uno psichiatra ci spiega perché Giugno 2001 LA GUERRA DI GENOVA Instant book del G8 Novembre 2001 CIBO MANIPOLATO: C’È DA FIDARSI? Inchiesta sulle nostre tavole 18 Ottobre 2002 NIKO MCBRAIN: FAMA E UMILTÀ Confessioni di una rockstar mondiale 20 Novembre 2002 AMORI USA E GETTA E’ vero che l’amore si è ammalato di velocità? 23 Dicembre 2002 VENGO DA LONTANO STUDIO QUI Tre studenti peruviani raccontano la loro esperienza Febbraio 2003 5 25 L’ANTI GABBERS Un discutibile modello antropologico Maggio 2003 GIRARE UN CORTO Diario di bordo di un cortometraggio Gennaio 2004 CAMPIONE UNA VITA DA 30 LE SIRENE DELL’INFORMAZIONE Inchiesta sullo stato di salute dell’informazione Settembre 2004 I grandi protagonisti dello sport intervistati dai provetti reporter sportivi di Zai.net. Si inizia con Del Piero. 27 ALLA FINE DELL'ALLENAMENTO DEL GIOVEDÌ AL "COMUNALE" INCONTRIAMO ALESSANDRO DEL PIERO PER UNA RAPIDA INTERVISTA VOLANTE. 33 HO SCELTO L’HIP HOP La musica come antidoto al disagio di vivere in periferia Maggio 2004 ALCOOL & VOLUME Il racconto più letto Dicembre 2004 di Roberto, 17 anni Torino 34 36 “AHO, CAMILLÈ, TIENI DURO CHE CE N’AVEMO BISOGNO” Tre domande al papà di Montalbano Marzo 2005 39 TERRA DI NESSUNO. MA NO, È DELLA CAMORRA Inchiesta sulle periferie di Napoli Maggio 2005 DIALETTO AL RITMO DI REGGAE Intervista con i Sud Sound System 42 ensiero positivo: la passione e l'entusiasmo superano qualsiasi sacrificio. Alessandro Del Piero, attaccante della Nazionale e della Juventus F.c., "punta di diamante" del calcio nazionale ed internazionale, ha rilasciato un'intervista alla redazione di Zai.net svelando un piccolo segreto per diventare campioni. Che suggerimenti puoi dare agli studenti che praticano il calcio e che vorrebbero seguire il tuo esempio? "Quella del calcio è una passione, come può esserlo anche lo studio: quando fai qualcosa con tantissimo entusiasmo, qualsiasi sacrificio lo affronti sempre molto volentieri". All'inizio della tua carriera come sei riuscito a conciliare lo studio con gli allenamenti e l'attività calcistica? "Con tanta difficoltà perché lo studio mi occupava fino alle 13,30 del pomeriggio, dopodiché partivo con il panino ed andavo direttamente ad allenarmi sino a sera. Dopo cena potevo finalmente dedicarmi allo studio e con molto impegno sono riuscito a completare il mio programma e a diplomarmi in ragioneria con mia grande soddisfazione". Che differenze di vita hai incontrato fra la città e il tuo paese e soprattutto come ti trovi qui a Torino? "Differenze enormi perché la mia città è un paese di 35.000 abitanti, un altro tipo di realtà, dall'altra parte del nord, il Veneto; dove esiste una mentalità diversa, altri ritmi di vita, anche se devo dire che per la mia professione Torino, rispetto ad altre, è una città molto positiva perchè ti permette di vivere tutto con serenità". Nei momenti liberi quali sono i tuoi hobbies preferiti? "Io ascolto sempre musica in macchina, a casa, o in qualunque posto mi trovi e mi piace molto, è una cosa che mi accompagna sempre. Poi altre cose più abitudinarie o occasionali come fare i P puzzles o andare al cinema". Questo numero di Zai.net è dedicato al cinema, ma un calciatore del tuo livello trova il tempo per frequentare le sale cinematografiche? "Dipende dai periodi perché alcune volte siamo molto impegnati durante la settimana con gli allenamenti, ma ad esempio, nelle ultime tre settimane sono andato cinque volte al cinema". Quali sono i film che ti piacciono di più? "Sicuramente quelli di azione, i gialli e i comici". Quali sono i tuoi attori preferiti? "I mostri sacri del cinema: Al Pacino, De Niro, Tom Cruise e tanti altri". Grazie a Del Piero e auguri per un ’98 azzurro ricco di soddisfazioni! "Grazie a voi di Zai.net e auguri a tutti gli studenti". Febbraio 1998 6 7 ALLARME TERRA Vi riproponiamo questo articolo per la chiarezza con cui sono stati riportati i fatti e per l'impegno giornalistico a favore di una concezione non retorica dell'ambiente e dell'essere 'ambientalisti' CHE FINE FARÀ IL NOSTRO PIANETA? I MUTAMENTI DEL CLIMA INFLUENZERANNO ANCHE IL TERRITORIO IN CUI VIVIAMO? LO ABBIAMO CHIESTO AGLI ESPERTI DI METEOROLOGIA E ALLO SCRITTORE MARIO RIGONI STERN. Una nota di speranza Intanto, puntuale come sempre, in gennaio il Worldwatch Institute americano ha presentato il rapporto annuale sullo stato della Terra e del suo ambiente. In sintesi: l'allarme per i destini del pianeta è sempre alto, ma non manca una nota di speranza. "Se l'economia mondiale continua ad espandersi così com'è strutturata, potrebbe arrivare a distruggere i suoi supporti naturali" sostiene il presidente dell'Istituto, Lester Brown. Tuttavia, se adotteremo le giuste politiche, "s'intravede anche la possibilità di realizzare la transizione verso un'economia sostenibile da un punto di vista ecologico". Un'economia, cioè, non dipendente dall'inquinamento dell'atmosfera, dal taglio delle foreste, dallo sfruttamento scriteriato delle risorse idriche: "Un'economia del genere non solo è realizzabile, noi crediamo, ma alla fine potrebbe essere più conveniente e produttiva di quella che ci sostiene oggi", quando sono evidenti i segni di 'stress' nella sempre più critica relazione tra l'economia e l'ambiente: diminuzione dell'acqua disponibile, erosione dei suoli, scomparsa delle zone umide, collasso delle aree di pesca, deterioramento dei pascoli, crescita dell'anidride carbonica, aumento delle temperature, estinzione di specie animali e vegetali. "Questi indicatori ambientali", afferma ancora il Worldwatch Institute, "mostrano chiaramente che l'economia occidentale basata sui combustibili fossili e centrata sulle automobili non è un modello accettabile per il mondo". di Rita Rutigliano L'effetto serra Che diamine è il cosiddetto 'effetto serra'? E perché preoccupa tanto gli scienziati, e non solo loro, da un'abbondante ventina d'anni? La faccenda è piuttosto complessa. Semplificando parecchio: la Terra è avvolta dall'atmosfera, una sorta di 'coperta' (senza la quale la temperatura del pianeta sarebbe parecchio più bassa e la vita impossibile) formata da ossigeno, azoto, minuscole gocce d'acqua in sospensione e vari gas naturali (biossido di carbonio, metano, ossido nitrico). Dall'epoca della rivoluzione industriale (e quindi da un paio di secoli) continuiamo a bruciare quantità crescenti di carbone, petrolio, gas naturali, legname. Anche i gas residui di tale combustione finiscono poi nell'aria, peraltro in compagnia d'una bella serie di sostanze tutt'altro che naturali (il DDT, per dirne una). Risultato? La coperta ha cominciato a soffocarci: nell'atmosfera ci sono troppi gas, non riusciamo più a rispedire nello spazio l'energia che assorbiamo dal Sole, la temperatura terrestre aumenta. Gli ecologisti sostengono che noi occidentali siamo colpevoli di una ingiustizia atroce: abbiamo ottenuto il nostro confortevole tenore di vita buttando fuori questi gas prima di sapere che effetto facessero. Con danno di tutti, perché nel giro di cent'anni - avvertono gli scienziati - i cicli delle piogge cambieranno, le zone più temperate (e coltivabili) si sposteranno verso i poli, i ghiacci si scioglieranno, il livello del mare crescerà, le sue acque copriranno le isole e le coste più basse e popolate. Un quadro inquietante, certo, che rende sempre più urgente la risposta alla domanda posta dagli ecologisti e dai teorici dell'effetto serra: nel dubbio che le emissioni inquinanti abbiano un effetto reale sulla temperatura della Terra, perché non fare qualcosa per ridurle? Subito, prima che sia troppo tardi. El Niño I pescatori peruviani l'hanno battezzato 'El Niño', cioè Gesù Bambino. Ma, a parte il nome e il mese di dicembre in cui di solito compare (ogni 2-7 anni), nulla ha da spartire con l'atmosfera natalizia. Riguarda non poco, invece, l'atmosfera intesa in senso meteorologico. Quello di cui si parla, infatti, non è un simpatico pargoletto: è l'anomalo riscaldamento delle acque dell'oceano Pacifico, davanti IL PENSIERO DELLO SCRITTORE alle coste dell'America del Sud, che ciclicamente è capace di far saltare il termostato del mondo con effetti devastanti sull'economia, la società, le risorse naturali. Quando si manifesta con una certa intensità, El Niño provoca guai climatici su scala planetaria, piogge torrenziali in Sud America, inverni miti in Europa e sulla costa atlantica degli USA... Dopo circa un anno, la forza del Niño va attenuandosi. Ora, oltre ai cospicui danni umani e materiali, del suo passaggio resta anche una coda polemica. Secondo i fatalisti, è a lui che si deve attribuire il graduale aumento della temperatura della Terra (fra vent'anni dovrebbe essere di oltre un grado, con effetti disastrosi sul livello dei mari e sulle coltivazioni agricole). Secondo gli ecologisti, e secondo quanto ha sancito il vertice Onu di Kyoto (1-12 dicembre 1997), l'incremento termico sarebbe invece il prodotto dell'effetto serra, del riscaldamento generale provocato dalle emissioni inquinanti dei gas industriali. Il dibattito è aperto. La coperta ha cominciato a soffocarci: nell'atmosfera ci sono troppi gas, non riusciamo più a rispedire nello spazio l'energia che assorbiamo dal Sole MARIO RIGONI STERN, AUTORE DI FAMA MONDIALE (SONO SUOI IL SERGENTE NELLA NEVE, IL BOSCO DEGLI UROGALLI E QUOTA ALBANIA), DA SEMPRE CONDUCE UNA BATTAGLIA A FAVORE DI UNA CONCEZIONE VERA E NON RETORICA DELL'AMBIENTE. di Luca Reteuna Che futuro abbiamo davanti? "Io sono un po' sconsolato, ma forse non è la parola giusta. Noi, mondo occidentale, non diamo il giusto peso ai problemi dell'ambiente. Noi che siamo sulla strada del consumo più sfrenato non riserviamo il giusto spazio a questi argomenti. Noi consumiamo natura: un tempo la grande paura era la bomba atomica, ora il disastro ecologico, perché continuiamo a non preoccuparci di sfruttare la terra con le monocolture, buttare tonnellate di concime chimico, distruggere le foreste. E in quei casi in cui lo sfruttamento corretto di fonti di energia potrebbe migliorare le condizioni di molte persone, lo blocchiamo. Proprio in questi giorni parlavo con un missionario che vive in Uganda: forando il terreno hanno trovato il petrolio, ma non possono utilizzarlo perché le multinazionali lo impediscono e la gente muore di fame, pur vivendo su un tesoro immenso". Dopo la Conferenza di Kyoto, hai fiducia nell'impegno degli Stati Uniti? "Io non credo molto nelle azioni dei governi, soprattutto nelle grandi potenze che sono le più restie a cambiare. E' invece necessario che tutti i Paesi educhino i singoli a partire dalle scuole e da chi influisce di più sull'opinione pubblica, come i giornali". In particolare, come ti sembra la situazione italiana? "Dall'alto delle montagne, oltre all'inquinamento atmosferico, si vede quello delle luci: troppe lampade inutili che non lasciano scorgere il cielo e chi vive in città non se ne rende nemmeno conto". Mi hai detto che Zai.net ti piace: che cosa vuoi consigliare ai suoi lettori, che credono nella difesa dell'ambiente? "Di usare le gambe il più possibile e poco i mezzi di trasporto, di non surriscaldare le case e poi aprire le finestre, di non utilizzare troppa energia, ma soprattutto una cosa: non sprecare". Ottobre 1998 9 8 I fatti di cronaca sono spunto di riflessione e di approfondimento. Questa volta è di scena il mistero. LE CASE DEL TERRORE, INTERVISTA CON PIERO ANGELA SPETTRI URLANTI, PRESENZE INVISIBILI, SPIRITI NEL FRIGORIFERO DI CASA... NON C'È DUBBIO, LE CASE STREGATE SONO UN FENOMENO ESTREMAMENTE DIVERTENTE, QUANDO POSSIAMO SCAPPARE SEMPLICEMENTE USCENDO DAL CINEMA O CHIUDENDO IL LIBRO. MA COSA DIRESTE SE LE PARETI DEL VOSTRO APPARTAMENTO COMINCIASSERO DISPETTOSAMENTE A SANGUINARE? LA PAROLA A UNO SCETTICO DI PROFESSIONE, PIERO ANGELA di Francesca Bertolli, 16 anni Livorno embra una scena di "Shining", in realtà è quanto sostengono di aver visto due anziani coniugi di Genova, che, accortisi della fastidiosa "perdita", hanno prontamente allertato la polizia e quindi, ovviamente, un esorcista. Questo è solo uno dei tre casi riportati dalla rivista "I misteri" all'interno dell'articolo dedicato alle gesta di un esperto "acchiappafantasmi" nostrano, Don Nikita Lombardi."L'idea che certe case siano impure o proibite è antica quanto l'uomo" scriveva Shirley Jackson ne "La casa degli invasati", e in effetti, autorevoli studiosi di antropologia sostengono che anche religione e proprietà derivino dal culto dei morti di famiglia e la conseguente difesa, da parte dei vivi, delle ossa seppellite sotto la casa. Ma allora il problema è: è nato prima l'uovo o la gallina? Sono davvero i fantasmi che infestano alcune case o sono piuttosto le credenze collettive? Trovare una risposta certa a queste domande è, probabilmente, quasi impossibile. Se infatti gran parte della scienza ufficiale rifiuta l'idea che questi fenomeni possano essere reali, centinaia di presunti "scienziati dell'occulto" e S migliaia di "credenti" sono pronti a giurare di aver perso decine di servizi da tè, scaraventati contro il muro dai soliti poltergeist fracassoni. Le case stregate, comunque, proliferano, e vi sbagliate se credete che solo le vecchie catapecchie in mezzo alla campagna o i vecchi castelli gotici abbiano l'esclusiva. Nello stesso articolo della rivista "I misteri" sopra citato, infatti, è riportata anche l'esperienza di una famosa coppia dello spettacolo (il giornalista non ne rivela l'identità per ovvi motivi di privacy, in compenso domina la pagina una foto di Natalia Estrada...), che, residente a Milano, riceveva spesso la visita di un elegante quanto sconosciuto signore di mezza età che aveva la cattiva abitudine di sparire nel nulla quando lo si chiamava. I proprietari, estenuati dai fruscii notturni e dalle porte che si aprivano e chiudevano da sole, e delusi dall'intervento di Don Lombardi che, nonostante i consueti esorcismi, non è riuscito a scacciare lo spirito, hanno fatto le valigie e restituito la casa ai proprietari. Questi ultimi, furbacchioni, hanno confessato che sapevano benissimo che la casa era infestata, solo che si erano dimenticati di dirlo al momento del contratto. Un caso del genere, comunque, è addirittura contemplato dai vecchi testi di giurisprudenza. "L'enciclopedia dei misteri" curata da Alfredo Castelli, infatti, alla voce "Case stregate", riporta una frase tratta dal "Pragmatica de locato et conducto", un volume del 1587 che si occupa delle leggi che regolano l'affitto di un abitazione, e che in sostanza protegge l'eventuale malcapitato dallo sconveniente affitto di una casa infestata, autorizzandolo ad abbandonarla senza dover pagare niente al proprietario. Altri tempi... Noi, comunque, abbiamo chiesto un parere ad uno scettico d'eccezione: "Il mondo è pieno da millenni di credenze e superstizioni", attacca subito Piero Angela, fondatore tra l'altro del CICAP, un comitato che si occupa proprio di verificare l'attendibilità scientifica dei fenomeni paranormali, "poi c'è la gente intelligente che capisce che sono delle sciocchezze, e gli altri che ci vogliono credere e che ci crederanno ancora per altri millenni". Quindi lei nega categoricamente la possibilità che fenomeni di questo tipo possano esistere davvero? "La posizione corretta non è mai negare a priori qualcosa, è che chi afferma queste cose deve prima dimostrarle. La scienza è così". Molti sostenitori del paranormale però affermano di avere delle prove. "Macchè! Le prove le trovano dentro lo zucchero. In tutti questi anni non è stato dimostrato uno spillo che si muove di un millimetro. Certo, si può dire 'mi è arrivata la befana in casa, ho le prove: ecco la calzetta piena di cioccolatini', ma questo non è un modo di procedere. Se poi uno vuole farlo perchè è divertente, lo faccia, ma è solo un gioco. Le prove e la scienza sono un'altra cosa". I sostenitori del paranormale però conte stano il fatto che proprio un'eccessiva razionalità non permette di entrare in con tatto con il soprannaturale. "Dicono questo per confondere le idee. E' come se io dicessi che ho una cura miracolosa per il cancro, come abbiamo visto anche in Italia. Il caso Di Bella si riconduce proprio a queste cose: ci sono persone che rifiutano le prove portate dalla sperimentazione. Il procedimento è lo stesso". Quindi è più un bisogno della gente che realtà? "Esatto, è un bisogno della gente. Noi abbiamo potuto accedere alla conoscenza in questi ultimi secoli con un metodo sperimentale che permette di rendere la conoscenza intersoggettiva. In passato la conoscenza era soggettiva. La scienza ha portato l'intersoggettività, cioè un processo tramite sperimentazioni che devono poi essere da tutti verificate e controllate e che portano a dei fatti che arricchiscono la conoscenza e sui quali tutti sono d'accordo. Questa è la conoscenza intersoggettiva. La parapsicologia continua invece a rimanere su un piano soggettivo, quindi non è scientifica. Se poi invece parliamo di credenze, allora ognuno è libero di credere a quello che vuole, ma non si possono considerare conoscenza i fenomeni paranormali". Piero Angela insieme ad altri membri del C.I.C.A.P. Gennaio 1999 11 10 Manga, fumetti, supereroi attirano anche i giovanissimi lettori di Zai.net. Che, però, si sono tolti lo sfizio di intervistare la mano geniale da cui nasce un mito come Dylan Dog. DYLAN DOG PARLA UNO DEGLI SCENEGGIATORI TUTTI LEGGONO FUMETTI, MA SOLO I GIOVANI LO AMMETTONO. NON DOBBIAMO STUPIRCI, QUINDI, SE LA CULTURA UFFICIALE SOTTOVALUTA QUESTA FORMA DI ESPRESSIONE ARTISTICO-LETTERARIA, ESCLUDENDOLA, AD ESEMPIO, DALLE BIBLIOTECHE. NOI DI ZAI.NET LA PENSIAMO DIVERSAMENTE, ANZI, ESATTAMENTE AL CONTRARIO: PROPRIO PER QUESTO MOTIVO ABBIAMO SCELTO DI APPROFONDIRE L'ARGOMENTO, INTERVISTANDO I PROTAGONISTI A cura di Erik Balzaretti, Federico Floris, Beppe Pollichino, Alberto Puliafito Genova acendo una forzatura il fumetto può essere ricondotto a tre filoni principali: ITALIANI, soprattutto Bonelli, SUPEREROI e MANGA. Non vanno comunque dimenticate le produzioni Disney che, specie nei tempi passati, hanno avuto grande successo. Per quanto riguarda la Casa Editrice Bonelli c'è stata un'evoluzione costante che ha portato, da fumetti come TEX, a BRANDON, sempre amati dal pubblico nonostante recenti flessioni nelle vendite. Il genere dei SUPEREROI va sempre F più verso un deciso ribasso mentre i MANGA, soprattutto per il numeroso seguito dei lettori più giovani, mantengono uno standard piuttosto alto. Il mercato, nonostante quello che si possa pensare in un primo momento, è assai eterogeneo e coinvolge i lettori di tutte le età: dagli adolescenti, adoratori del "made in Japan" sino al pubblico più maturo che dirige la propria attenzione verso i fumetti d'autore, italiani, francesi ed americani. Tuttavia bisogna fare una netta distinzione fra le grandi case editrici, come la già citata Bonelli, ed un'editoria più piccola, ma non per questo meno valida, che si esprime principalmente con romanzi e libri piuttosto che con riviste. Per quanto riguarda la distribuzione, siccome è difficile raggiungere tutte le "fumetterie", vengono sfruttati canali importanti come le edicole e le grandi librerie. Il costo di un fumetto parte dalle 3.500 lire, per un mensile, sino alle 50.000 lire di un annuale; un fumetto d'autore si aggira sulle 20.000 lire per arrivare a 40.000 lire, per i più impegnativi. Per finire va notato come, in questo periodo, il successo di un fumetto dipende in maniera decisiva dalle fortune del corrispettivo cartone animato, esempi lampanti sono i Simpson e Ranma. Dylan Dog: parla uno degli sceneggiatori Una calda giornata d'inverno a Torino, vicino alla Gran Madre, è teatro del nostro incontro con Pasquale Ruju, ultimo arrivato (ma solo in ordine di tempo) nella grande famiglia Bonelli. All'attivo già due storie su un "Dylandogone", "Il vicino di casa" ed "Il canto della sirena", oltre alla serie regolare, su cui ha esordito con successo con "Il richiamo della foresta" e si è ripetuto con "Il negromante". Con la sua voce calda e simpatica, in sintonia con l'occupazione di doppiatore, che definisce 'il mio secondo lavoro', ci racconta del suo ingresso nella più famosa casa editrice italiana nel campo dei fumetti. "E' stata una cosa del tutto casuale. Io sono laureato in architettura, faccio il doppiatore, ma ho avuto esperienze di regia cinematografica e sapevo scrivere una sceneggiatura. Girava voce che alla Bonelli avessero bisogno di sceneggiatori, così ho fatto una prova, prima per Nathan Never, poi ho scritto il soggetto per una storia breve, "Il vicino di casa". E da lì è cominciato il tutto. In cosa consiste esattamente il tuo lavoro? "Ovviamente parto da un'idea. Non sempre c'è l'ispirazione, a volte la si fa venire per mestiere. Ho un file con una serie di idee per soggetti vari; da quelle che si sviluppano e che giudico adatte per Dylan Dog butto giù una scaletta: è solo abbozzata, ma dà un binario su cui viaggiare. Poi scrivo il soggetto, in genere oceanico. Se il soggetto viene approvato dalla Bonelli, mi commissionano la sceneggiatura. A questo punto realizzo una seconda scaletta, molto più dettagliata, che tiene conto del numero di tavole su cui deve stare la storia e del bilanciamento fra scene d'azione e di dialogo. Infine scrivo la sceneggiatura. Questa subisce tre revisioni, una mia, una della redazione e di Marcheselli, l'ultima a disegni avvenuti, per valutare eventuali variazioni di dialogo o di disegni o incomprensioni con i disegnatori. Poi l'albo viene letto da Bonelli. Nonostante questo controllo i refusi scappano sempre e i lettori ce lo fanno notare, anche sui newsgroup di internet. Del resto è una cosa normale, perché il fumetto ha le dimensioni di un racconto lungo e viene scritto in un mese". Dylan Dog è un fumetto di successo. Perché lo leggono anche quelli che non amano l'horror, secondo te? "Il successo di Dylan Dog è una miscela diffi- cile da definire, è come gli X-files; è una formula che, per usare parole grosse, riflette l'inconscio collettivo. Ci sono fumetti altrettanto ben fatti che vendono molto meno ed hanno poco pubblico, penso ad esempio a Ken Parker. Poi Dylan Dog è un fumetto tipicamente italiano, la Londra di Dylan Dog è Milano, perché a Londra Sclavi non c'è mai stato. D'altra parte non c'erano mai stati fumetti horror d'autore; Martin Hel è abbastanza curato, confezionato bene; ricordiamo anche le testate "Nick Raider", di Claudio Nizzi, tipicamente poliziesca, e "Julia", la nuova criminologa di casa Bonelli. E poi c'è il marchio: Bonelli ha una sua immagine sul mercato, una professionalità riconosciuta ed è presente da 50 anni. In genere il primo numero di un fumetto Bonelli vende 100-150mila copie". Leggi fumetti? Quali reputi più interessanti? "Sono un appassionato di Ken Parker, fra i bonelliani attualmente mi interessano molto Julia e Napoleone. Ho smesso di leggere i giapponesi perché non mi sono mai adattato alla scrittura al contrario, ma al di là di Akira e pochi altri trovavo pochi prodotti validi". Dicembre 2000 Maggio 2001 12 13 Riflessioni sul mondo della tv che cambia. Sta per arrivare l’era del Grande Fratello IL SUCCESSO? UNA SCATOLA VUOTA Zai.net è sbarcato a Unomattina per scoprire il mondo che sta dietro a un programma televisivo. DIETRO LE QUINTE DI UNOMATTINA CI SIAMO RITROVATI A ROMA DALLE VARIE REDAZIONI SPARSE PER L'ITALIA E INSIEME ABBIAMO VISSUTO UN'ESPERIENZA UNICA. LA COSA CHE CI HA IMPRESSIONATO DI PIU'? LE PRECISISSIME SCALETTE PER I CAMERAMEN E I CONDUTTORI CHE SAREBBERO PERSINO INCAPACI DI DARE IL "BUONGIORNO AI TELESPETTATORI" SE QUALCUNO PREMUROSAMENTE NON LO SUGGERISSE di Mattia, Paolo, Elena e Chiara i offrono la colazione, sbranata, e poi via in studio, più piccolo di quello che sembra in tv, ma pur sempre una sola stanza ovale di circa 70mq con i vari ambienti intorno. I presentatori possono così spostarsi agilmente da un ospite all'altro seguiti dal movimento simultaneo delle telecamere alloggiate al centro e dagli assistenti di studio, battitori dei tempi di trasmissione tra "trance" pubblicitarie e notiziari. Luca Giurato e Paola Saluzzi si rivelano cordiali, disponibili, "normali" insomma e ci spiazzano con il loro fluente improvvisare (una sbirciatina veloce alle domande della scaletta l'avevamo data). Una esperienza più unica che rara: i riflettori, lo studio, le telecamere, l'imbarazzo, di fronte a chi dalla poltrona di casa chiamiamo "gente dello spettacolo". L'attesa sembrava interminabile e solo dopo innumerevoli servizi sul terremoto in Umbria, la vicenda disperata di uno sbarco clandestino ad Otranto, svariate interviste e discorsi, finalmente è giunto il nostro momento. Zai.net è davvero arrivato ad Unomattina. Cinque preziosi minuti in cui riassumere due anni di duro e soddisfacente lavoro sono bastati a dipingere solo uno schizzo del panorama di iniziative del giornale. Un breve sguardo al sito internet, un riassunto conciso sugli argomenti trattati, tiratura e distribuzione e poi Paola Saluzzi ci lascia con la speranza di altri cinque minuti a nostra disposizione. Finito il nostro spazio la tensione si allenta, resta solo la paura di essere interpellati a tradimento su argomenti C seri e difficili da affrontare. Non eravamo stati i soli ad esserci trovati in quello stato d'animo: tutti gli ospiti aspettavano trepidanti il loro turno, Nicola l'assistente di studio inviava messaggi più che espliciti con le mani nervose e una mimica facciale degna di un mimo professionista e persino il severo "generale del meteo" si preparava cercando di stemperare la tensione salendo e scendendo ossessivamente dalla punta dei piedi ai tacchi. La voglia di continuare a parlare di quello che Zai.net è e sarà non ha trovato sfogo per i rigidi tempi di una trasmissione in diretta. Alle dieci tutto si è concluso con un sospirone generale e uno scrocicchio di accendini. Soddisfatti comunque. La nostra esperienza a Roma è stata tutto questo e non solo: la possibilità di incontrare finalmente di persona i nostri "colleghi", i redattori di Napoli, Torino e Roma dei quali conoscevamo a malapena i nomi, di cenare insieme, visitare le bellissime piazze di Roma in versione notturna, dormire in camerate comuni nel più semplice degli ostelli e condividere il trauma della sveglia all'alba. Forse è stata proprio questa l'esperienza che ci ha coinvolti di più. Sentir parlare di Zai.net da persone estranee al nostro gruppo, ragazzi intelligenti, ricchi di idee ed esperienze diverse da quella genovese, ragazzi come noi a cui piace scrivere, esprimersi e comunicare e che come noi credono in Zai.net e nelle sue infinite possibilità. Tutto ciò ha contribuito a rendere ancora più grande questa esperienza anche dal punto di vista "umano" e non solo "lavorativo". Ancora una volta il confronto è stato uno dei grandi mezzi a nostra disposizione per creare un prodotto fresco, vitale e veramente innovativo. UN TEMPO PER DIVENTARE FAMOSI OCCORREVANO TALENTO E TECNICA, ADESSO I MASS MEDIA HANNO CONDIZIONATO IN MODO VISTOSO IL PERCORSO DELLA POPOLARITÀ. "VIVIAMO COME SE AVESSIMO LA TELECAMERA ADDOSSO, SENZA PIÙ NATURALEZZA", NE ABBIAMO PARLATO CON UN ESPERTO. di Marta Favara, 20 anni Asti a 20 anni a questa parte, con la crescita dei mezzi di comunicazione di massa, i rapporti all'interno della società sono mutati. Siamo sottoposti quotidianamente ad una forza intensa che ci condiziona. L'apparire, il look scavalcano per importanza il contenuto a cui fanno da involucro. Il contenuto richiede una sorta di elaborazione per la quale è indispensabile se non altro l'intelligenza. L'immagine, invece, è più efficace ed immediata. La fotografia è più forte delle parole; il fatto stesso dell'essere famosi non è più legato ad una propria qualità-abilità ma all'immagine che "vendiamo" di noi stessi. Abbiamo rivolto qualche domanda allo psicologo Pietro Ciliberti. Da dove scaturisce la molla che spinge le nuove generazioni a voler essere famose a tutti i costi? "La pubblicità è l'esempio più evidente di quale sia la forza dell'immagine. Siamo condizionati a comprare un'auto anche solo perché sappiamo che è pubblicizzata. La regia dello spot deve saper accostare le giuste immagini che attraggano il pubblico. Tutto questo ha una notevole influenza nella costituzione di un messaggio ingannevole che diventa poi una sorta di costituzione interna a noi stessi, che guida i nostri comportamenti". Chi diventa, secondo lei, famoso? "Chi sa sapientemente "pubblicizzare" la sua figura: chi, più o meno inconsciamente, comprende i meccanismi che rendono efficace un messaggio pubblicitario/televisivo e sa applicarli al suo modus vivendi". L'essere famosi è un punto di partenza o un punto d'ar rivo? "Credo che ormai essere famosi sia un punto di partenza piuttosto che d'arrivo. Un tempo chi era famoso lo diventava dopo che nel suo mondo era riuscito a farsi D conoscere per le sue capacità qualunque esse fossero, in questo senso la comparsa sul teleschermo o sulle pagine di un giornale erano l'exploit di una carriera volta alla conclusione. Ora, come ho detto prima, il "contenitore è vuoto"; basta avere un look e un atteggiamento vincente per bucare l'obiettivo e iniziare l'ascesa al successo: in questo senso è un punto di partenza. Taricone è per questo un ottimo esempio: si è costruito un personaggio nella casa che lo ha reso popolare e ora le proposte di lavoro nel mondo dello spettacolo sono molte". Come mai, secondo lei, la Real tv ha così tanto successo? Perché così tanto interesse verso personaggi finti che si offrono al pubblico come "persone normali DOC"? "Ormai è come se vivessimo 24 ore su 24 con una telecamera puntata addosso; il comportamento umano ha perso i suoi connotati di naturalezza, recitiamo la parte dell'uomo "normale" quasi come se non riuscissimo a cogliere il limite tra realtà e finzione. Il bravo "attore" spesso è colui che nella stretta cerchia di amici e conoscenti diventa "famoso", un leader, una figura che non passa inosservata". Qual è il rischio di questa frenetica corsa al successo dei giovani, come appare evidente osservando i palinsesti televisivi? "Ho il timore che possa far crescere l'insicurezza di chi non riesce, neanche nel suo piccolo, a crearsi una cerchia di "spettatori", passando inosservato. Inoltre si potrebbe anche verificare nel futuro una sorta di indifferenza verso professioni tradizionali che non portano alla notorietà. D'altra parte, la perdita di contenuti, anche per i "fortunati" che approdano al successo, denota quantomeno una superficialità diffusa. Essere famosi prima era un sogno, oggi è una fantasia che ha molte più possibilità di realizzarsi". Giugno 2001 15 14 Un banco di prova importante per i nostri cronisti in erba che hanno raccontato una verità semplice e allo stesso tempo straordinaria AL G8 DI GENOVA I GIORNI DEL G8 RACCONTATI DALLE PAROLE E DALLE IMMAGINI INEDITE DI UN GRUPPO DI GIOVANI GIORNALISTI STUDENTI CHE DALL'ESPERIENZA RASSICURANTE DI ZAI.NET SI TROVANO CATAPULTATI IN UNA VERA E PROPRIA BATTAGLIA di Marco, Alessandro, Anna e Beatrice Torino LUNEDI' 16 Benvenuti nella città presidiata Arriviamo a Genova, da Torino, nel primo pomeriggio. Nessun controllo, nessun problema: l'atmosfera è tranquilla e Genova non sembra quella città sotto assedio di cui abbiamo sentito parlare in televisione malgrado l'imponente presidio di forze dell'ordine. Dopo una riunione di redazione nella sede di Via XX Settembre decidiamo di fare un giro per le strade di Genova: perlustrazione per i ragazzi genovesi di Zai.net, vera e propria scoperta per i torinesi. Incontriamo poca gente, seguiti dall'occhio ancora discreto di un gran numero di poliziotti. I manifestanti già arrivati a Genova non sono molti: al punto informativo di Piazzale Kennedy non ci sono code né disordini. I volontari dell'Arci e delle altre organizzazioni aderenti al Genoa Social Forum accolgono i gruppi in arrivo, mostrano cartine, indicano le aree attrezzate per la notte: una all'Albaro ed una lontano a Sciorba, a nord della città. Di fronte, qualcuno già mangia nella grande sala attrezzata; più in là, si monta il palco di Manu Chao. MARTEDI' 17 Con Alex a cena da Maria Prima giornata sul campo: la mattina è assolata, e i genovesi passeggiano per quella che sarà la zona rossa curiosando, in una Genova che non sembra più la loro. Lingue INSTANT BOOK e culture diverse, i primi flutti della grande marea che verrà: sono i più organizzati, i più previdenti, o i volontari che dedicano il loro tempo all'accoglienza degli altri. L'atmosfera è di festa, di intimità tra i vari gruppi di "addetti ai lavori", i primi e solitari giornalisti e gli sparuti gruppi di manifestanti. Il clima accogliente ci facilita il lavoro e ci aiuta ad ambientarci: tutti ci dedicano volentieri il loro tempo, e in poche ore conosciamo buona parte dei protagonisti. Incontri e chiacchiere, si ha il tempo di ascoltarsi, di ridere, di conoscersi: non sarà sempre così. In piazzale Kennedy, dove il Genoa Social Forum organizza un punto di accoglienza, regna la calma. Piccoli gruppi chiedono informazioni, solo due della ventina di stand sono già operativi; stanno montando il palco per il concerto di Manu Chao e dei 99 Posse e il Bar Clandestino che darà da mangiare gratis ai manifestanti. Con noi c'è Alex, lo svedese alla ricerca della bandiera di Rifondazione comunista: ci accompagnerà un po' dappertutto, mangerà con noi, e sarà oggetto del nostro primo pezzo. Per la cena ci rechiamo "da Maria", in Vico Tasta d'Oro, locale caratteristico, dai prezzi modici e parco nel servizio e nell'accoglienza. L'atmosfera è conviviale, i camerieri scorbutici hanno addosso l'odore di Genova. Maria, dietro il banco, si fa fotografare con i militari di leva in licenza per l'ultima sera. Le suggestioni sono tante, ma per Maria non c'è spazio nei nostri pezzi. Sarà per un'altra volta. MERCOLEDI' 18 Manu Chao riunisce la città divisa in due Alle 6 di mattina Genova è ufficialmente divisa in due: da una parte i manifestanti ed i pochi genovesi che hanno deciso di restare, dall'altra polizia, esercito, carabinieri, guardia di finanza, corpo forestale, agenti in borghese, servizi segreti. Noi siamo presi in mezzo. Grazie ad un permesso della Questura di Genova possiamo rimanere all'interno della zona rossa, essendo il nostro ufficio nella centralissima Via XX Settembre. Lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi è difficile da descrivere: nessuna macchina per le strade, nessun passante ad eccezione dei militari e dei giornalisti, negozi chiusi e blindati da legno e metallo. Mc Donald's, spesso nel mirino dei contestatori, è stato reso irriconoscibile nella notte dal lavoro di una decina di operai. Intanto incomincia a diventare difficoltoso entrare ed uscire dalla "gabbia", anche per chi come noi ha un permesso scritto. VENERDI' 20 Il giorno del dolore: addio Carlo Questa era la giornata più difficile, lo si sapeva fin dall'inizio. La calma apparente del mattino non fa altro che aumentare la tensione, nostra e di tutte le persone che incontriamo per la strada. Il fatto che nella notte le forze dell'ordine abbiano eretto nuove grate a protezione della zona rossa non fa che confermare le nostre preoccupazioni. I ragazzi genovesi vanno a seguire la manifestazione in piazza Dante: è stata organizzata da Attac e si preannuncia pacifica, con un'invasione "aerea" della zona rossa mediante palloncini. I ragazzi della redazione torinese di Zainet si recano invece in corso Buenos Aires, dove si sono radunate alcune delle organizzazioni dell'ala più intransigente del Genoa Social Forum e dove sono facilmente prevedibili momenti di tensione. Questi, purtroppo, non si fanno attendere: già in tarda mattinata, verso le 11:30, cominciano i lanci di lacrimogeni da una parte, di porfido e pietre dall'altra. Chi ha cominciato? Questa è la domanda che i cronisti rivolgono ai testimoni, e che i nostri parenti ci fanno al telefono. Non importa chi ha cominciato. Nei prossimi giorni verrà detto tutto ed il contrario di tutto. In ogni caso, sia da una parte che dall'altra, non si è fatto nulla per reagire con intelligenza alle provocazioni. Il corteo prova a sfondare per circa un'ora, ma i mezzi impiegati dalla polizia sono davvero ingenti: circa mille uomini e un centinaio di camionette a difesa del solo corso Buenos Aires. Frustrato dal momentaneo insuccesso, il corteo incomincia a sfaldarsi: in particolare vengono allontanati dai Cobas, a suon di botte, quegli estremisti che di lì a poco avrebbero fatto scempio della città di Genova e dell'intelligenza. Un giornalista romano ci ha riferito di un anarchico preso a bastonate dagli altri manifestanti dopo aver spaccato una cabina telefonica con un sasso. A poche centinaia di metri il corteo delle tute bianche, circa 40.000 persone, viene caricato dalla polizia schierata prima ancora di partire: i manifestanti provano ad andare avanti, ma sono dispersi dai lacrimogeni. Comincia la battaglia urbana, Genova va a fuoco, barricate di cassonetti in fiamme in corso Torino e via Casaregis. Alle 17:30, Carlo Giuliani muore per un colpo di pistola alla testa. Intanto, i Black Block stanno assaltando, quasi indisturbati, il carcere di Marassi. SABATO 21 Botte e guerriglia, la parola alla follia La mattina si fa il punto della situazione, lo stato dei lavori: oltre agli aggiornamenti per televideo, da ieri siamo cronisti per Kataweb, e oggi, dopo mille perplessità e preoccupazioni, lo saremo di nuovo. Dagli studi di Telecittà, nostra vicina di pianerottolo, seguiamo gli scontri di piazzale Kennedy che ieri abbiamo vissuto: cariche, lacrimogeni, auto in fiamme, una fazione di poche centinaia di "neri" rovinare il corteo di centocinquantamila pacifici contestatori, dispersi dalle cariche della polizia. Alessandro, uno dei nostri, è là: i suoi racconti appaiono con regolarità sul sito di Kataweb, e riportano violenze, gas, confusione. Decidiamo di uscire, per aiutarlo e tirarlo fuori dagli scontri. In coda al corteo lo spettacolo è diverso: la marea umana è stata spezzata, infiltrata dai Black Block e dispersa dalla polizia; i violenti hanno incendiato materiale nel sottopasso di corso Torino e assaltato un distributore di benzina. Ci ritroviamo di nuovo negli scontri, alle spalle della polizia, risentiamo l'odore dei lacrimogeni, rivediamo i muri marchiati da "Eat the Rich" e "Assassini". Il ritorno in redazione è difficile: altri controlli, persino foto segnaletiche. La serata è il riposo, il lavoro è finito, e ci si lascia andare agli scherzi e ai giochi. La parte genovese della redazione rientra alle proprie case, e solo i torinesi restano, a mangiare il poco che resta e a passare l'ultima notte sui divani di via XX Settembre 33. Sembra tutto finito, ma la domenica non sarà calma come tutti avrebbero voluto. Novembre 2001 16 17 Gli organismi geneticamente modificati sono più che mai al centro del dibattito e delle preoccupazioni. CIBO MANIPOLATO: C'E' DA FIDARSI? FRAGOLE, PESCE, POMODORI CHE NON MARCISCONO, SOIA CHE RESISTE AI PIÙ FORTI VELENI. IL NOSTRO FUTURO SARÀ TRANSGENICO? CHE PERICOLI CI SONO PER LA SALUTE? QUALI CONTROLLI SI ESEGUONO PER GARANTIRE LA SICUREZZA DI CIÒ CHE MANGIAMO OGNI GIORNO? CHI CI GUADAGNA, E CHI CI PERDE? LA NOSTRA INCHIESTA FA LUCE SU UN ARGOMENTO FORSE "DIFFICILE", MA SEMPRE PIÙ PRESENTE OGNI GIORNO NELLE NOSTRE DISCUSSIONI, E, SE NON OGGI, IN UN DOMANI MOLTO PROSSIMO SULLE NOSTRE TAVOLE. di Massimo, 17 anni Genova n Organismo geneticamente modificato è un animale (o un vegetale) cui è stato modificato il materiale genetico in modo artificiale. Gli scienziati possono intervenire sul Dna per "creare" nuovi incroci e nuovi organismi. Le nuove specie - soprattutto vegetali sono studiate per essere più resistenti a insetti, parassiti o erbicidi, più produttive, più longeve. Ma la manipo- U lazione delle basi della vita pone problemi etici, morali e anche scientifici. Non siamo sicuri che la modifica di un gene abbia una sola conseguenza: un cambiamento anche lieve nel Dna potrebbe portare a mutazioni inaspettate e nocive negli organismi adulti. Per queste ragioni la legge in Europa e in Italia non consente la produzione di Ogm; e per questo sono necessari controlli, che sono svolti da alcuni laboratori specializzati in Italia. Uno di questi, il laboratorio chimico della Camera di Commercio di Torino, fa da supporto tecnico a pro- OGM: le ragioni del no C'è chi dice no. Ambientalisti, sindacati di contadini (in particolare la "Conféderation Paysanne" del francese José Bové), semplici cittadini: una schiera variopinta di persone che non credono nella possibilità di modificare le basi della vita e di commercializzare esseri viventi manipolati. Le ragioni del rifiuto degli Organismi Geneticamente Modificati sono molte, come molti sono i volti dei contestatori. duttori e imprenditori che intendano controllare la qualità dei loro prodotti e l'assenza di contaminazioni. COME IL CODICE HTML Il Dna è una lunga catena di proteine, disposta a doppia elica, che si trova all'interno di tutte le cellule. Ogni pezzo della catena - ogni gene - determina un tratto dell'organismo adulto: geni per la produzione di proteine o enzimi, geni per il colore degli occhi, per l'altezza. Ogni gene contiene le informazioni necessarie a sviluppare una caratteristica dell'organismo: modificando quel gene, si può modificare l'organismo finale. Il Dna si comporta quindi come un grande programma informatico, o come il linguaggio Html: gli "ordini" vengono impartiti in una data sequenza e ad ogni riga di comando corrisponde un'operazione da parte del calcolatore. Per modificare gli esseri viventi occorre modificare i "tag", le righe di comando che determinano i cambiamenti, inserendo geni presi da altri animali, o da altre piante: i geni di un pesce artico per le fragole, i geni di un batterio per il Mais Novartis. "Ed è qui che interveniamo noi con i controlli", dice il dottor Piergiovanni Piatti, responsabile per le analisi del Dna nel laboratorio della Camera di commercio torinese: "Per introdurre un gene estraneo in un Dna occorre inserire sequenze di comandi che introducono il nuovo gene, dicendo all'organismo "inserisco un nuovo elemento": queste sequenze si chiamano "promotori". Il più usato è il Promotore Camv35S, ed è la ricerca di questo il nostro test principale. La presenza di questo promotore indica che il Dna è stato modificato da una mano umana. Il procedimento usato si chiama Pcr (Polymerase Chain Reaction), e consiste nel replicare frammenti di Dna, in modo da poter identificare anche quantità molto basse di Dna modificato". LA LEGGE ITALIANA "In Italia non esiste la possibilità di coltivare piante geneticamente modificate al di fuori di apposite aree sperimentali, ma è autorizzata, per due sole specie di Ogm, la presenza in alimenti. Se la presenza è superiore all'1%, il produttore è tenuto ad indicarlo in maniera visibile con un'etichetta. Il nostro controllo permette al produttore di sapere se il suo prodotto è conforme alle leggi, oppure se c'è stata contaminazione da parte di piante geneticamente modificate. Le due specie autorizzate - prosegue il dottor Piatti - sono la soia RoundUp ETICA: E' GIUSTO MANIPOLARE L'ANIMA DEGLI ESSERI VIVENTI? E' giusto modificare così intimamente gli esseri viventi? E' giusto o umanamente accettabile manipolare il Dna in modo da creare specie nuove, mai viste prima sulla Terra? Se si interviene sulle basi della vita, si rispettano i rapporti tra uomo e natura? Siamo parte della natura, e siamo fatti, geneticamente, allo stesso modo di tutti gli altri esseri viventi. Modificare i geni di piante ed animali ripugna, perché vuol dire attentare all'integrità della vita, manipolare ciò che siamo. Può l'uomo creare altri esseri viventi, assumere il ruolo di creatore che fu solo degli Dei, che solo fu attribuito alla sfera religiosa? Ready Monsanto e il Mais Bt-176 Novartis: si tratta di prodotti usati in quasi tutti gli alimenti prodotti industrialmente". Chi non ha mai letto, tra gli ingredienti di merendine, cioccolato o di ogni altro prodotto, le diciture "lecitina di soia" o "amido di mais"? Questi due prodotti, e quindi tutti gli alimenti che li contengono, hanno una maggiore probabilità di risultare composti da Ogm in percentuali superiori all'1%. Tutte le altre specie geneticamente modificate, che sono più di trenta e sono in libero commercio in Usa, da noi sono vietate. L'Italia è uno dei paesi che prendono più seriamente la questione Ogm, e che adottano le cautele maggiori: "Prevale il principio di precauzione - spiega il dottor Piatti - per cui un prodotto è potenzialmente pericoloso fino al momento in cui viene provata la sua sicurezza". Rigide le norme europee di controllo: impossibile escludere che le modificazioni producano effetti negativi, ma le leggi permettono sia di conoscere con sicurezza quali prodotti contengano Ogm, sia di essere relativamente sicuri che l'alimento acquistato non sia dannoso per la salute. Ottobre 2002 19 18 N A colloquio con una rockstar mondiale IKO MCBRAIN: fama e umiltà ABBIAMO INCONTRATO IL BATTERISTA DEGLI IRON MAIDEN, PROBABILMENTE LA HARD-ROCK BAND PIÙ FAMOSA DEL MONDO, CHE HA VENDUTO QUALCOSA COME 50 MILIONI DI ALBUM IN TUTTO IL MONDO. DISPONIBILISSIMO, NIKO HA ACCETTATO BEN VOLENTIERI DI FARE UNA CHIACCHIERATA AMICHEVOLE PARLANDO DAVVERO DI TUTTO. di Alberto Puliafito Genova essundorma" di Genova. Niko McBrain è qui per una "clinic" di batteria, o meglio per un "drum show "come lui stesso lo definisce. Nato ad Hackney (East London) il 5 giugno 1952, Michael Henry McBrain (questo il suo vero nome) entra a far parte degli Iron Maiden nel 1983 e da allora non lascia più questo gruppo che diviene parte integrante della sua vita. Non possiamo che stupirci di vederlo qui, davanti a un paio di centinaia di ragazzi al massimo, che aspettano di sentirlo suonare e vanno in estasi quando esce sul palchetto. E le sue parole lo rivelano per quello che è veramente: un grande personaggio, a tutti gli effetti. È importante trasmettere la passione per la batteria… "Faccio dei drum show e non delle vere e proprie sedute di insegnamento (quelle che in gergo si chiamano clinic, ndr)… lo scopo è quello di far capire qual è la "filosofia" che c'è dietro ad un batterista. Che deve avere tecnica, essere in grado di fare dei solo, guidare la band e soprattutto divertirsi! E poi, io non sono nulla di speciale, rispetto agli altri, ho solo avuto la fortuna di essere parte di una delle band più conosciute al mondo… È un'opportunità che ho avuto. E così voglio dare ai ragazzi che vengono a vedere questi show, l'opportunità di appassionarsi alla batteria, suonando e raccontando loro come ho iniziato, le mie ispirazioni e così via… E vorrei insegnare loro che la giusta ragione per voler suonare è quella di avere la passione per lo strumento. Non i soldi, non la fama. Poi, se da questi show esce anche un solo " N ragazzo che decide di studiare, di fare pratica due, tre ore al giorno (dopo la scuola, naturalmente! - Niko ci tiene molto, avendo due figli di 10 e 20 anni e avendo conosciuto la difficoltà dell'abbandonare la scuola a 15) se riesco a ispirare anche solo la carriera di una persona, allora tutto questo ha veramente un senso". Il suo stile è unico, ispirato dal jazz e dal blues; ha suonato praticamente qualsiasi genere di musica, convinto del fatto che ogni genere avrebbe semplicemente reso migliore la sua dinamica alla batteria. E i risultati si vedono! "Tutta la musica è fonte di ispirazione. È solo questione di gusti, come scegliere fra un bicchiere di gin e uno di whisky (risatina)". Ma cosa fa Niko quando non è immerso nel suo universo musicale? "Gioco a golf con mio figlio più piccolo! Il grande è già al college ma cerco di passare con loro più tempo possibile. E poi cinema e teatro, per quello che di teatro si può vedere in Florida! E in effetti i ragazzi del drum show lo adorano e lui sembra ricambiare. "È bello vedere che effetto facciamo sui ragazzi, ma è bellissimo anche avere fan sparsi in tutte le generazioni. La nostra fan più anziana ha 82 anni". "Sono molto religioso e la Bibbia mi ha ispirato", lo provochiamo un po' a proposito del messaggio contenuto nel celebre brano "The Number Of The Beast", ma Niko non si fa sorprendere. "Non bisogna travisare: non raccontiamo di satanismo o altro di simile. Io sono molto religioso, credo in Dio, trovo che la Bibbia sia un libro straordinario e proprio la Bibbia ci ha ispirato - come del resto ci ispirò Coleridge con "The Ryme Of The Ancient Mariner". È una nostra fissazione, in un certo senso, quella del sovrannaturale e con "The Number Of The Beast" noi abbiamo parlato del diavolo, non lo abbiamo glorificato. E io, da religioso, sono convinto che se ne debba parlare, perché credo nel Bene e nel Male, e parlando del Male si può evitarlo. La gente legge troppe cose strane nella nostra simbologia; lo stesso Eddie (la "mascotte" degli Iron, ndr)" è semplicemente un pupazzo, il nostro pupazzo (sorride). Comunque… credere ha cambiato la mia vita. Ma mi piacciono ancora le belle donne (risata). E credo sinceramente che ci sia una ragione nella nostra vita. Non so quale sia quella degli altri, ma so qual è la mia: mi piace parlare di questa cosa con le persone". Niko si ferma un secondo, poi scoppia a ridere "Mamma mia, la conversazione sta diventando davvero pesante, eh?" L'unione spirituale tra i membri della band. E la musica, come si combina con questa spiritualità? "La musica è spiritualità! Tutto quello che accade in musica è spirituale, e questa cosa aumenta con il passare del tempo, mano a mano che si suona insieme. Ti faccio un esempio. A volte capita che noi si suoni un brano, poi qualcuno fa una variazione che piace agli altri… ci si ferma… l'hai fatta tu, Niko? No… credevo l'avessi fatta tu. Ecco, semplicemente è una cosa che accade nella musica, quando ci conosce. E così parte la jam session. E questa è la parte spirituale, l'essenza, il modo con cui i componenti di una band si uniscono insieme. IRON MAIDEN: discografia Iron Maiden - 1980 Killers - 1981 The Number Of The Beast - 1982 Piece Of Mind - 1983 Powerslave - 1984 Live After Death - 1985 Somewhere In Time - 1986 Seventh Son Of A Seventh Son - 1988 No Prayer For The Dying - 1990 Fear Of The Dark - 1992 Live At Donington - 1993 The X Factor - 1995 Best Of The Beast - 1996 Virtual XI - 1998 Brave New World - 2000 Funziona proprio come se fosse una storia d'amore. E se la storia funziona si cresce insieme e si fa sempre meglio. È una cosa che mi capita anche con altre band, perché io amo la musica, ma con gli Iron è esaltata all'ennesima potenza." "Il mio nome? Quello di un orsacchiotto!", un'ultima curiosità sul suo nome d'arte. (sorride) “Ho cominciato a usare questo pseudonimo quando un ragazzo con cui suonavo (completamente ubriaco) mi presentò come il suo batterista italiano Nicko… ma Niko era in realtà il nome di un orsacchiotto che stava su un libro che portavo tutto il tempo con me da bambino: "Nicholas The Bear". Anzi, siccome è stato buttato, se qualcuno dovesse averne una copia gli sarei molto grato se me la spedisse!!! Non si può mai sapere!". Ringraziamo Niko per la sua straordinaria disponibilità e simpatia e lo lasciamo alla sua esibizione. Come un giovanotto, si presenta on stage in maglietta, pantaloncini e a piedi scalzi. E si scatena in uno show di grande musica, incredibili a solo di batteria e grandi performance da vero e proprio showman, che incanta tutti i presenti non solo con la sua tecnica ma anche con la sua grande abilità di oratore e cabarettista. Novembre 2002 21 20 Sara ha messo l'amore al primo posto, ama le storie 'serie', il corteggiamento via sms e anche quello più tradizionale. Per Francesco, invece, l'amore può durare anche solo una notte. Il viaggio di Zai.net nelle redazioni questa volta è sotto il segno di Cupido A Sara Minardi, 18 anni MORI usa e getta L'AMORE SI È AMMALATO. NON È STATO COLPITO DALL'INFLUENZA, MA DA UN MALE PEGGIORE: LA VELOCITÀ. NELLA NOSTRA SOCIETÀ TUTTO STA DIVENTANDO ULTRA-RAPIDO. GLI SMS E LE CHAT RIDUCONO I TEMPI DELLE COMUNICAZIONI. NEI FAST FOOD, PATATINE, HAMBURGER E UNA COCA SI DIVORANO IN CIRCA 2 MINUTI E 13 SECONDI! AL "FAST WEB" E AI "FAST FOOD" SI DEVE AGGIUNGERE IL FENOMENO DEL "FAST LOVE"? di Simonetta Mitola possibile che l'amore sia diventato "usa e getta" come un paio di lenti a contatto? Sembra proprio di sì. Ma la rivelazione sorprendente è che sono le ragazze a pensarla così. Questo è quanto è emerso da un'indagine condotta dalla rivista "20 anni" su 685 giovani da 17 a 27 anni. Per le ragazze italiane il sesso è risultato più importante dell'amore. Le intervistate preferiscono una notte di passione ad una storia lunga, sono intraprendenti, aggressive e prive di scrupoli in campo sessuale. Come mantidi religiose, scelgono il partner, lo conquistano, lo "usano" e se ne disfano dopo una notte. Il 53% delle intervistate confessa di aver avuto almeno una volta un rapporto di una sola notte e, soprattutto, di essere stata lei a cercarlo. Solo il 24% delle giovani sostiene di aspettare almeno una settimana prima di fare sesso con un ragazzo. Una su cinque invece si domanda perché aspettare così tanto. La relazione "usa e getta" per molte è solo un divertimento, ma per tre su dieci è il modo migliore per sfuggire alla routine del rapporto con il fidanzato. Non tutte però sono d'accordo: il 31% preferisce lasciare questa prerogativa agli uomini e il 20% la giudica degradante per una donna anche se il 16% sostiene che "è il solo e unico rapporto che riesco ad instaurare con i ragazzi". Sarà proprio così? Zai.net ha fatto il giro d'Italia fra le redazioni studentesche intervistando tanti coetanei e E’ "E per sfuggire alla solitudine gli uomini indulgono volentieri a rapporti confidenziali di cui in seguito si pentono, ma che per qualche tempo permettono loro di illudersi che la confidenza sia già una forma di amicizia" Sandor Marai - Le braci chiac chierando a lungo sul tema in redazione. Dai risultati dell'inchiesta è emerso comunque che l'amore è considerato ancora importante. Per alcuni è l'aspetto più appagante della vita, per altri è la più grande fonte di dolore senza la quale, però, non si può vivere. Molti dei nostri intervistati lo pongono dopo l'amicizia, ma sono disposti a dedicargli gran parte del proprio tempo. Considerano importante la fase del corteggiamento, messo in atto con gli sms ma anche con poesie e regali. Non sono disposti ad accettare che i rapporti sentimentali si brucino con la rapidità dell'invio di un sms anche se amano divertirsi. Pensano che le storie di una sera sono sempre più frequenti perché soddisfano la voglia di cambiare e di non impegnarsi, ma non lasciano nulla. Tra il fast web, il fast food e il fast love preferiscono il mangiare veloce. Sara si fa promotrice di una scuola che educhi all'amore e Ivan si vuole divertire ma pensa al futuro. Attualmente hai il ragazzo? No. Da quanto tempo sei single? Da quattro mesi. Che cosa pensi dell'amore? E' un aspetto fondamentale della vita e dovrebbe essere presente in ogni sua manifestazione. Che posto occupa l'amore nella tua vita? E' al primo posto. Quanto del tuo tempo sei disposta a dedicare all'a more? Il 95%. Secondo te la fase del corteggiamento è importante? Sì, mi piace molto essere oggetto di attenzioni Che metodi usano per corteggiarti? Dipende, i modi più frequenti sono frasi carine, pensierini, lettere. Qual è il modo più carino in cui si sono dichiarati? Attraverso un messaggio scritto su un foglietto. Su un foglietto e non attraverso un sms? Effettivamente si usa molto comunicare tramite gli sms ma io non li uso perché non li ritengo una buona cosa. Dicembre 2002 Novembre 2002 22 Preferisco una lettera, una telefonata o meglio ancora il contatto diretto. I messaggi e le chat creano delle barriere. Secondo te i 160 caratteri a disposizione di un sms sono sufficienti? Sì, non è necessario un poema. A volte bastano poche parole ma chiare. Nella nostra società tutto corre velocemente, anche l'amore si è ammalato di questa patologia? Al giorno d'oggi l'amore viene molto sottovalutato. Non ha più l'importanza e il valore che aveva un tempo, si tende ad arrivare subito al dunque rischiando di consumare tutto troppo in fretta. Come mai si è arrivati a questo punto? E' molto diffusa la paura di mettersi in gioco e si tende a nascondersi dietro le chat e gli sms per il timore di relazionarsi con gli altri. Tu hai paura di metterti in gioco? Sì, molta, per colpa di delusioni passate. Ti piacciono i ritmi della nostra società o li cambieresti con quelli di qualche altro popolo o cultura? Non conosco bene le culture di altri popoli ma non credo che in altri paesi la situazione sia migliore. Bisognerebbe cambiare delle cose. Che cosa cambieresti? Cambierei la nostra società in generale che ha perso di vista i valori importanti e si basa solo sull'apparenza. Cambierei l'istruzione e proporrei di insegnare ai bambini, fin da piccoli, a capire quali sono le cose davvero importanti nella vita. Ad esempio l'amore? Sì, ad esempio l'amore. Ivan Lovati, 18 anni Attualmente hai la ragazza? No. Da quanto tempo sei single? Da un mese. Che cosa pensi dell'amore? E' fondamentale dopo l'amicizia. Che posto occupa l'amore nella tua vita? Il primo posto con amici e famiglia. Quanto del tuo tempo sei disposto a dedicare all'amore? Dipende, se lei è importante, quasi tutto il tempo. Non totalmente perché devo anche seguire questioni che mi riguardano. Secondo te la fase del corteggiamento è importante? Sì, molto. Quando ti piace una ragazza, come la corteggi? Preferirei essere corteggiato, ma sono poche le ragazze che 23 I ragazzi che si amano si baciano in piedi contro le porte della notte i passanti che passano se li segnano a dito ma i ragazzi che si amano non ci sono per nessuno e se qualcosa trema nella notte non sono loro ma la loro ombra per far rabbia ai passanti per far rabbia, disprezzo, invidia, riso I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno sono altrove lontano più lontano della notte più in alto del giorno nella luce accecante del loro primo amore J. Prevert lo fanno. In genere mando messaggi sul cellulare. Lo trovi un bel metodo per comunicare? A volte sì, ma solo all'inizio di una storia. Non si può andare avanti per tanto tempo solo tramite messaggi. Secondo te i 160 caratteri a disposizione di un sms sono sufficienti? Sì, ne bastano 5 o 6. Nella nostra società tutto corre velocemente, anche l'amore si è ammalato di questa patologia? Assolutamente sì. Il 90% dei ragazzi ha avuto storie veloci, di una sera, e molti cercavano proprio quello. Secondo te, perché si è arrivati a questo amore "usa e getta"? Penso che i motivi principali siano la voglia di divertirsi, di cambiare e la facilità nel trovare ragazze disponibili. Sicuramente anche la paura di impegnarsi. Non si corre il rischio di bruciare troppo in fretta i rapporti? Si rischia di non combinare mai niente. Fino a un paio di anni fa andava bene anche a me ma, crescendo, voglio mettere la testa a posto e trovare una ragazza fissa. Ti piacciono i ritmi della nostra società o li cambieresti con quelli di qualche altro popolo o cultura? No, non li cambierei. La generazione contemporanea è così: oggi si diverte, domani vedrà. Crescendo, però, si cambia e si comincia a pensare al futuro. Ma il problema è davvero il futuro o piuttosto che queste storie "usa e getta" non lasciano nulla? Io intanto mi diverto, poi vediamo. VENGO DA LONTANO STUDIO QUÌ HENRY È UN RAGAZZO DI 16 ANNI ARRIVATO DAL PERÙ ALL'ETÀ DI 2: TUTTORA NON SI SENTE ITALIANO AL 100 %, PASSA IL SUO TEMPO LIBERO CON AMICI ANCH'ESSI IMMIGRATI, CON I QUALI CONDIVIDE LA PASSIONE PER I GRAFFITI. di Henry Flores, 16 anni uando sono arrivato in Italia, a Roma, avevo 2 anni e non parlavo italiano. Ho imparato a leggere e a scrivere grazie alle suore. Se mi dovessi definire direi che sono un immigrato peruviano venuto qui in Italia, figlio di immigrati. Parlo italiano, ma non mi sento del tutto italiano, mi sento diverso. Rispetto agli altri, agli italiani, ho avuto alle elementari tante difficoltà, non riuscivo a inserirmi nei gruppi per giocare, poi negli anni paghi questa differenza, questo non essere stato come gli altri. Mi emarginavo, ero il diverso, l'immigrato, quello che veniva da un Q altro paese. Così mi sono dovuto subito svegliare e cercare nuove amicizie. A 8-10 anni ho incominciato a frequentare un punto di ritrovo per immigrati, dove ho conosciuto quelli che ancora adesso sono i miei amici. Con alcuni di loro condivido la passione per i graffiti: disegniamo e scriviamo un po' dovunque, sui treni, sui muri della stazione della metropolitana, nei sottopassaggi. Con le nostre scritte denunciamo le cose che non ci vanno bene. Sogniamo un mondo diverso, un mondo migliore. ANABEL E JOSELYN SONO DUE SORELLE PERUVIANE DI 16 E 19 ANNI. FREQUENTANO ENTRAMBE UN ISTITUTO PROFESSIONALE DI TORINO PER IL COMMERCIO E IL TURISMO: LA PRIMA AL SECONDO ANNO, LA SECONDA, CHE AL SUO PAESE HA FATTO 5 ANNI DI QUELLI CHE CORRISPONDONO ALLE NOSTRE SCUOLE MEDIE, FREQUENTA IL QUARTO di Anabel, 16 anni e Joselyn, 19 anni ono due anni che siamo in Italia con i genitori e un fratellino più piccolo di otto anni - dice Anabel - e ci piace stare qui. Certo, la nostalgia per i nonni e gli altri parenti si fa sentire, ma qui ci sono tante cose che da noi non avremmo. Ci piace la musica italiana, in particolare Tiziano Ferro e Gigi D'A- “S lessio, la moda, Dolce e Gabbana, anche se i vestiti costano parecchio e dobbiamo arrangiarci". "Abbiamo amiche e amici italiani - prosegue Joselyn - con i quali passiamo il tempo libero. Ho fatto degli stage in Tunisia e in altri paesi per il nostro corso di operatore turistico e mi è piaciuto molto. E' bello viaggiare e incontrare culture e paesi diversi, anche se qui sto proprio bene". LA "COCINA" PERUVIANA La scuola culinaria tradizionale peruviana è quella criolla, che affonda le sue radici nella cultura indigena e si è arricchita di ispirazioni ispaniche, e quella dei chifas, i ristoranti cantonesi che da più di un secolo esistono in Perù ed i cui chef vantano di aver migliorato i piatti tradizionali. Tra i piatti peruviani della tradizione ricordiamo la pachamanca, da preparare all'aperto in occasioni di feste particolari: grandi quantità di carne vengono avvolte in foglie di banano insieme a verdure e spezie. Appartiene invece al mix cinese l'arroz chaufa, ovvero un risotto speziato con gamberetti e mandorle. Se volete provare un po' di sapore peruviano, ecco una ricetta facile facile, adatta anche ad imbranati (in cucina!): le tartine di avocado. Per prepararle ci vogliono quattro avocado maturi. Una volta sbucciati si elimina il nocciolo e si frullano con olio, aceto, un pizzico di sale, due gocce di tabasco e una cipolla bianca fino ad ottenere una crema omogenea. Quindi si spalma il composto sulle fette di pane e si decorano le tartine con sottili fette di formaggio tipo fontina. La crema si può conservare per qualche giorno in frigo: per non farla annerire c'è un trucco. Basta immergerci il nocciolo dell'avocado! Febbraio 2003 25 Iniziava come un'inchiesta qualunque, leggermente ironica e scanzonata, ma pur sempre un'inchiesta, il pezzo che ha dato vita a un confronto animato tra i lettori, più e meno 'gabbers', che ancora oggi si danno appuntamento sul nostro sito. L'ANTI GABBERS UN NOSTRO LETTORE CI PROPONE UNA NUOVA RUBRICA DI PSEUDODIVULGAZIONE SCIENTIFICA SULLE SPECIE NUOVE E SU QUELLE IN VIA DI ESTINZIONE di Black River, 19 anni Pisa iao a tutti, sono uno studente di 5a B, e, nelle vesti di una sorta di Piero Angela, curerò mensilmente una rubrica che ci permetterà di saperne di più sul favoloso regno animale. C Innanzitutto, a tutti voi un caloroso benvenuto in questo splendido mondo. Vado subito ad introdurre la specie di cui parlerò su questo numero del giornalino, un mammifero onnivoro discendente dall'uomo e i cui primi esemplari sono stati avvistati nell'Europa centro-settentrionale, precisamente in Olanda. Tuttavia di questa specie si è potuta notare da alcuni anni a questa parte una forte crescita anche nella nostra penisola, ed in particolare nella nostra scuola: sto parlando dei GABBER. Gli habitat naturali del gabber si chiamano Gheodrome e Number One. Come di ogni animale, anche del gabber esistono l'esemplare maschio e l'esemplare femmina. Il primo è caratterizzato da pelo rasato sulla testa, mentre la caratteristica della femmina di gabber è il pelo rasato solo nella parte inferiore della testa e più lungo in quella superiore, solitamente raccolto in una coda alta o da una fascia, rigorosamente marcata Australian. Tuttavia, nella natura si sono riscontrati anche esemplari femmine di gabber completamente rasati a zero, come gli esemplari maschi. Indipendentemente dal sesso, i gabber sono soliti vestire Lonsdale ed adornare con vari piercing il proprio muso di cui, se guardato attentamente, si può notare una vaga somiglianza con quello di un essere umano. A caratterizzare questa razza è anche il bassissimo quoziente intellettivo, fatto riscontrabile anche dalla serie di rumori a casaccio che usano ascoltare nei loro momenti di svago e che prende il nome di "hardcore". Maggio 2003 Febbraio 2003 27 26 Solitamente si riuniscono in sorte di tribù che chiamano "balotte", che devono essere rigorosamente "troppo in…zzate", altrimenti non sanno di cosa vantarsi con gli amici e con le persone con cui trovano da ridire. Queste tribù usano ballare una danza, che a prima vista può sembrare ridicola ma che alla seconda toglie ogni dubbio, che prende, per l'appunto, il nome di "gabber". Per chiamarsi tra di loro, i gabber usano i termini "uomo" (per chiamare l'esemplare maschio) e "uoma" (per l'esemplare femmina). Spesso questi mammiferi possono rivelarsi pericolosi per l'uomo: come si fa per i cani più feroci, chi incrocia un esemplare (indifferentemente maschio o femmina) di gabber deve assolutamente evitare il suo sguardo. Infatti, nel malaugurato caso che qualcuno guardi anche per una sola frazione di secondo un gabber negli occhi, il malcapitato si sentirà fermare con una frase che può variare dal "…zzo guardi?" al "Che …zzo guardi?". Da quel momento, chi osa rispondere è passibile di essere "sganciato" (la cui traduzione in italiano corrisponde a "picchiato", "malmenato") dalla balotta troppo in…zzata cui appartiene l'esemplare che ha subìto il torto. Perché un'altra caratteristica di questa specie è di non combattere mai uno contro uno, bensì di riunirsi in branchi il cui numero di componenti sia almeno di tre volte superiore a quello degli sfidanti. La tendenza politica di questi animali è l'estrema destra: non di rado si sono visti gabber con tatuaggi raffiguranti svastiche, croci celtiche o simboli delle SS e del Terzo Reich. La cosa curiosa è che questi esseri non sono minimamente interessati né informati sulla politica italiana o estera, semplicemente seguono la massa. Passeggiando per le vie di Bologna, ed in particolar modo in centro, si possono trovare molti esemplari di questa specie, ma si consiglia di fare attenzione in quanto, almeno per il momento, questi non sono ancora rinchiusi in gabbie e non sono nemmeno muniti di museruola. È in fase di progettazione un apposito zoo, in cui i genitori potranno accompagnare i loro bambini a conoscere questi animali senza correre alcun pericolo. Si raccomanda comunque di non dar da mangiare ai gabber, come a nessun altro animale in ogni zoo che si rispetti. I gabber si accoppiano e si riproducono esattamente come gli esseri umani, e, come per gli esseri umani, si suppone che la femmina di gabber impieghi 9 mesi a partorire. Non si hanno tuttavia ancora tracce di cuccioli di gabber, in quanto questa è una razza relativamente nuova. Se questa razza non dovesse essere sterminata prima dalle droghe ingerite e dovesse arrivare ad avere dei cuccioli, vi prometto che ne parlerò in un altro numero del giornalino. Vi ringrazio per la cortese attenzione e mi congedo dandovi appuntamento al prossimo numero, in cui vi erudirò con altre notizie sullo splendido regno animale. Alberto ha iniziato a scrivere articoli per Zai.net quando aveva 17 anni. Adesso ne ha 24 e ci racconta l'emozione di dirigere un cast di attori professionisti per un cortometraggio GIRARE CORTO UN NOVEMBRE 2002. VENGO A CONOSCENZA DI UN CONCORSO PROMOSSO DA CINECITTÀ HOLDING E AUTOGRILL S.P.A. SI TRATTA DI SCRIVERE (E POI, EVENTUALMENTE, REALIZZARE) UN CORTOMETRAGGIO DELLA DURATA DI NON PIÙ DI DIECI MINUTI, INTERAMENTE AMBIENTATO IN UNO SPAZIO AUTOGRILL. QUESTO E' IL MIO DIARIO DI BORDO di Alberto Puliafito veterano di Zai.net crivo la storia, la invio e attendo. Mi viene comunicato che faccio parte dei cento selezionati. A questo punto inizia l'avventura produttiva. Il soggetto che ho inviato non basta più, è necessario trasformarlo in sceneggiatura, poi fare quello che in gergo si chiama decoupage, ovvero pianificare, quanto più possibile, inquadrature e movimenti di macchina. Quindi, la fase più complicata: casting e ricerca della troupe. Il mercato dei cortometraggi, si sa, non è propriamente florido, quindi è necessario risparmiare su tutto quanto è possibile. Il concorso prevede già che il corto debba essere realizzato con tecnologie digitali, che abbattono decisamente i costi dovuti alla realizzazione di audiovisivi in pellicola. Ma non basta. Tramite il primo giro di telefonate "recupero", per cominciare, quattro cameraman (ho una telecamera digitale professionale anch'io, ma vista l'importanza del progetto, vorrei dedicarmi interamente alla regia e non fare le riprese). Poi l'abituale gruppetto di aspiranti filmmakers con cui, bene o male, si realizzano questi progetti "a fondo perduto", e con cui sto affrontando S l'avventura produttiva (con la nostra "IK PRODUZIONI" www.ikproduzioni.it) mi garantisce il supporto di cui ho bisogno per le altre figure professionali: segretaria di edizione, aiuto regia, fonico di presa diretta... Quindi, il problema del cast. Approfittando del fatto che due anni fa, lavorando (ovviamente come "stagista") per una produzione di Retequattro, ho conosciuto Tiziana Sensi, un'attrice che ha lavorato a teatro, in tv ("Un posto al sole", "Incantesimo"...) e al cinema ("Encantado"), e con la quale ho mantenuto un rapporto di amicizia e stima reciproca, tento il "colpaccio": le mando la sceneggiatura, senza sperare troppo che accetti, in verità. Invece dopo due giorni ci sentiamo al telefono: crede nel progetto e accetta di partecipare al corto, aggiungendo al cast Vincenzo Bocciarelli (attore diplomato alla Scuola di Teatro di Strehler, all'attivo "Incantesimo", "Cinecittà" e moltissimi lavori di teatro), che si rivela persona deliziosa e bravissimo attore. I due saranno miei ospiti in fase di lavorazione del corto. E' il minimo che si possa fare. Mancano due personaggi al cast: un bambino, che dovrà interpretare il ruolo del figlio di Tiziana e Vincenzo, e un volto "cattivo". Per il primo, scopro, grazie alla Scuola di Recitazione di Modestina Caputo, Francesco Canepa (che ha già Grazie ad amici e conoscenti riesco a racimolare, in prestito, auto di scena e una pistola. Per i costumi ci arrangiamo alla meglio, il 'cattivo' indosserà un mio gessato Maggio 2003 28 E' la prima volta che mi trovo a 'dirigere' (mi sembra persino eccessivo il termine!) un cast e una troupe quasi interamente composti da professionisti lavorato a teatro con Eros Pagni e sta per partire in tournee con Lavia): 11 anni, ma già un bel talento e un'ottima presenza scenica. Il secondo invece è Agostino Canepa, un ragazzo che ha il cosiddetto "physique du rol" e che ha partecipato a vari cortometraggi. Contemporaneamente, si pensa al fabbisogno di scena. Grazie ad amici e conoscenti riesco a racimolare, in prestito, auto di scena e una pistola. Per i costumi ci arrangiamo alla meglio, il "cattivo" indosserà un mio gessato e gli altri attori abiti di tutti i giorni (come, del resto, richiesti dalla sceneggiatura). E poi il "colpo di scena": vari professionisti dell'ambito genovese credono nel progetto e così riesco ad avere un braccio steady-cam, un microfono con il "gatto" (quello "peloso", antivento, che si usa al cinema) e un dolly di sei metri, che userò soprattutto per la scena finale. Sul set, un'emozione: è la prima volta che mi trovo a "dirigere" (mi sembra persino eccessivo il termine!) un cast e una troupe quasi interamente composti da professionisti; la tensione - la mia, soprattutto - è palpabile. Le scene si susseguono rapide e in due giorni (a parte un paio d'ore di riprese con comparse) il corto è finito. Molto interessante e gratificante dirigere le riprese con la steady ("correndo" dietro all'operatore, il bravissimo ed estremamente disponibile Bruno Desole) e con il dolly (accucciato davanti al monitor con una serie di giacche sulla testa per non essere disturbato dal sole, mentre Bruno si diletta con il joystick che comanda la telecamera e i macchinisti manovrano il "masto- dontico" - almeno per me - braccio di sei metri). Alla fine delle riprese, sfinito, non posso che constatare la bravura di tutti: Vincenzo, che interpreta perfettamente il ruolo non facile del padre arrogante e incattivito col mondo, e che riesce a rendere al meglio tutti i cambi espressivi delle decine di emozioni che si susseguono nel suo personaggio; Tiziana, bravissima "mamma", che scoppia veramente a piangere nell'ultima scena, emozionante e commovente, e poi il piccolo Francesco e Agostino e tutti i ragazzi della troupe. Ora il girato del corto è nel mio pc. Sì, perché con le tecnologie digitali, il "regista" è sempre più "artigiano" e mette le mani facilmente sul suo prodotto, montando immagini e colonna sonora direttamente col computer. Senza dimenticare il backstage, realizzato in vari momenti sul set e sicuramente da montare anch'esso, se non altro per avere un ricordo concreto della lavorazione. Spero di aver reso l'idea dell'emozione che si prova su un "proprio" set, e di aver stimolato, con questo racconto, gli "aspiranti registi" che si annidano dentro di voi! Gennaio 2004 31 30 E’ stato da poco pubblicato un rapporto che vede l'Italia agli ultimi posti per libertà di stampa. Poi c'è un gran discutere sulla neonata legge Gasparri e il fuoco intorno a 'Raiot', il dissacrante programma satirico di Sabina Guzzanti. Ma se gli attuali mezzi di informazione sono così condizionati, come attingere a informazioni corrette e non manipolate? Il problema riguarda da vicino anche noi. Quanto e' libera la stampa nel mondo? Dalla seconda classifica mondiale della libertà di stampa redatta da Reporters sans frontières emerge che, come nel 2002, la situazione è particolarmente negativa in Asia. In paesi come la Corea del Nord, la Birmania, il Laos, la Cina, l'Iran, la stampa indipendente è praticamente inesistente, oppure quotidianamente repressa dalle autorità. I giornalisti sono costretti a lavorare in condizioni estremamente difficili, in totale assenza di libertà e di sicurezza e capita che vengano imprigionati. A Cuba, che occupa il penultimo posto di questa classifica mondiale (165°), nella primavera del 2003, 26 giornalisti indipendenti sono stati arrestati e condannati a pene variabili dai 14 ai 27 anni di detenzione: l'ondata repressiva scatenata nei confronti dei professionisti dei media, ha fatto di questo paese la più grande prigione del mondo per i giornalisti. LE SIRENE liceo scientifico 'Marie Curie' di Grugliasco. Conosco un gruppo di studenti molto attivi, all'interno della scuola, proprio sul tema dell'informazione. Hanno organizzato un'assemblea d'istituto sulla legge Gasparri e hanno trasmesso, nell'aula magna della scuola, le due puntate di Raiot, per dare ampia diffusione a ciò che è stato censurato. Partendo dall'assunto che le informazioni sono fondamentali perché contribuiscono allo sviluppo delle idee e delle ideologie, sentiamo che cosa ci raccontano i ragazzi. L'Italia è al 53° posto della classifica mondiale della libertà di stampa, redatta dall'associazione Reporters sans frontières. Ritenete attendibili le notizie che provengono dai media? Davide: "Sì e no, bisogna confrontare le diverse posizioni delle testate giornalistiche e dei programmi radiotelevisivi. L'individuo, per farsi un'opinione attendibile, deve raffrontare le notizie lanciate e fare ordine nel bombardamento informativo". Tu confronti le notizie? Davide: "Non riesco sempre a farlo perché dovrei leggere molto e seguire tutti i telegiornali ma, purtroppo, mi manca il tempo". E' noto che i ragazzi leggono poco, vi capita di sfogliare i quotidiani? Furio: "Leggo giornalmente due o tre quotidiani, non nella loro completezza ma soffermandomi sulle notizie che mi interessano di più. Confrontandoli, emerge che non esiste un'oggettività dell'informazione. I quotidiani DELL' INFORMAZIONE LEGGERE, LEGGERE, LEGGERE. DIFFIDARE DELLE FONTI INFORMATIVE TROPPO DIFFUSE E RICERCARE QUELLE ALTERNATIVE. SENTIRE PIÙ CAMPANE AIUTA A CREARSI UN'OPINIONE E A SVILUPPARE UNO SPIRITO CRITICO. di Simmy con la collaborazione dei ragazzi del Liceo Scientifico "Marie Curie" - Grugliasco (To) issione… possibile. Scoprire che cosa pensano i ragazzi degli attuali mezzi di informazione. Focalizzare che uso fanno di televisione, radio, quotidiani e internet. Sotto le non mentite spoglie di un'inviata speciale di Zai.net, mi aggiro per i corridoi del M informativo in quanto non è controllato e offre notizie di ogni parte politica. Per inserire la propria opinione nella rete, non servono grandi capitali, come invece accade per gli altri media. La televisione, ad esempio, in questo momento è monopolizzata politicamente ed è difficile che fornisca informazioni bipolari sulle quali formarsi un'opinione propria". Come vi muovete nell'attuale vortice informativo? Furio: "Per trovare una via di fuga nel quotidiano martellamento di notizie, bisogna riuscire a distinguere le informazioni essenziali e utilizzare i canali indipendenti come il portale Internet Indymedia e il network satellitare Emili TV. Il passo successivo consiste nel filtrare tutte le informazioni proposte scegliendo quelle essenziali". Secondo voi, il livello culturale dell'informazione nei telegiornali si è abbassato? Davide: "Sicuramente sì! Da un po' di tempo a questa parte, nei TG delle principali televisioni l'informazione impegnata copre solo i primi 10 minuti, mentre gli ultimi dieci minuti sono dedicati ad argomenti meno seri, tratti dal gossip e dalla vita privata di personaggi pubblici. La televisione mi sembra un po' povera di contenuti e sicuramente dovrebbe migliorare". Che cosa pensate di programmi come 'Le Iene' o 'Striscia la notizia'? Marco: "Offrono sicuramente un servizio importante perché smascherano e denunciano situazioni che, altrimenti, resterebbero nascoste. A volte, però, si rivelano essere strumenti di partito perché la loro satira è indirizzata Ma quanto ci piacciono i media? I giovani italiani sono grandi divoratori di media. Dal Terzo Rapporto Censis-Ucsi sui giovani e la comunicazione emerge che, fra i 14 e i 30 anni, il 90,7% è utente "abituale" della televisione, il 90,4% del cellulare, il 71,1% della radio, il 48,4% ha letto almeno tre libri nell'ultimo anno, il 44% sfoglia un quotidiano almeno tre volte alla settimana, il 38,7% è utente "abituale" di internet, il 15,2% sfoglia abitualmente periodici, e il 14,1% segue anche la TV satellitare. Questi dati sono tutti nettamente al di sopra di quelli rilevati per gli adulti, dai 31 anni in su, nelle precedenti indagini. Nella dieta mediatica dei ragazzi, la tv, il cellulare e la radio vincono per la loro caratteristica di essere diretti, fluidi, disimpegnati ed interattivi. Perdono invece i quotidiani, i periodici e i libri perché sono percepiti come pesanti, impegnativi, unidirezionali e rigidi. Insomma più difficilmente digeribili. Internet spacca in due il mondo giovanile, esercitando un forte fascino solo su una metà del campione intervistato. offrono un'informazione politicamente orientata, a destra, a sinistra o al centro. Come i TG, anche i giornali si concentrano sulla guerra di vendite e seguono la politica dell'audience, a discapito della correttezza dell'informazione. Quando è mancato il filosofo e pensatore italiano anti-fascista Norberto Bobbio, solo tre testate giornalistiche gli hanno dedicato un ampio spazio in prima pagina, in posizione centrale. E' una cosa sorprendente e allarmante al tempo stesso perché Bobbio è stato uno dei personaggi più rilevanti a livello filosofico e di pensiero nell'Italia del Novecento". Attraverso quali canali preferite informarvi? Stefano: "Attraverso la televisione, internet e i giornali. Spesso consulto la rete per scovare notizie alternative e ritengo che internet possa costituire un valido canale Gennaio 2004 Settembre 2004 32 consapevolmente. Consci del credito di cui ormai godono presso il pubblico, sollevano polveroni sulle questioni che li interessano. Recentemente 'Striscia la Notizia' ha attaccato Bonolis solo perché lo aveva superato nella guerra degli ascolti, denunciando il malcostume televisivo della non autenticità dei concorrenti, ormai talmente diffuso da non fare più notizia. Spesso il loro punto di vista risulta fazioso e strumentale". Che cosa vi augurate che cambi nell'informazione? Stefano: "Mi auguro che torni presto il bipolarismo, soprattutto in televisione, e spero che i miei coetanei sviluppino un maggiore senso critico nei confronti delle fonti. Recentemente abbiamo organizzato un'assemblea d'istituto nel corso della quale abbiamo letto il testo della legge Gasparri e abbiamo ascoltato alcuni politici, delle varie fazioni, illustrare la propria posizione. Molti ragazzi non erano a conoscenza di queste problematiche ma hanno dimostrato grande attenzione e partecipazione. Inoltre abbiamo trasmesso, per tutti i ragazzi dell'istituto, la prima puntata di 'Raiot', il programma di Sabina Guzzanti sospeso sul nascere, e 33 la registrazione dello spettacolo indetto in un teatro romano per protestare contro la soppressione di 'Raiot', a cui hanno partecipato migliaia di spettatori e che è stato trasmesso via satellite". Per concludere, riuscite a farvi un'opinione al giorno d'oggi? Marco: "Noi sì, perché siamo tra quei ragazzi che hanno voglia di approfondire gli argomenti o di ritrovare, nelle notizie che ci vengono propinate, la vera essenza dell'informazione. Non tutti hanno le capacità, la possibilità o la voglia di farlo, quindi l'informazione critica non è alla portata di tutti". Quando è mancato il filosofo e pensatore italiano antifascista Norberto Bobbio, solo tre testate giornalistiche gli hanno dedicato un ampio spazio in prima pagina, in posizione centrale Il quotidiano su internet? Sì, ma gratis Da un'indagine condotta da Netexplora sui quotidiani on-line, emerge che il 39% del campione totale li consulta saltuariamente mentre il 25% li legge più volte nell'arco di una giornata. Il quotidiano on-line si consulta principalmente per l'aggiornamento in tempo reale, il recupero di notizie passate, la comodità di consultazione ma anche per approfondire e per non spendere. I servizi maggiormente utilizzati sono le previsioni meteo, che invece sui quotidiani cartacei occupano una sezione molto esigua, le banche dati, gli speciali e i reportage, le news, i sondaggi e i filmati. Emerge, quindi, che il quotidiano on-line si pone come complementare rispetto al quotidiano su carta stampata, e somiglia maggiormente al modello di informazione giornalistica televisiva. La soddisfazione complessiva espressa dagli utenti è molto elevata, anche se solo il 3% del campione totale si dichiara disposto a pagare per accedere al quotidiano online, mentre il 67% non è disposto a farlo. Le periferie sono sempre e solo i negativi fotografici delle città felici? HO SCELTO L'HIP-HOP DOPO IL RACCONTO DI MIKE E DI SISLEY, QUESTA E'LA TESTIMONIANZA DI PUCCY CHE INIZIA CON UN MATTINO QUALUNQUE... di Aka Puccy rano più o meno le 7:30 di mattina quando il nostro ragazzo stava uscendo di casa. Era un ragazzo normale, coi capelli castani su un viso qualunque. I capelli scendevano liberi fino a toccare con le punte i due occhi che spiavano il mondo con la naturalezza e l'ingenuità propria di un adolescente. È un grigio mattino autunnale, fa freddo; il nostro ragazzo si allaccia il giaccone, di quelli con il cappuccio, comprato per poco in un negozio del centro. La cuffietta di lana nera copre le orecchie e il capo. Faceva freddo quel mattino d'autunno, ma a lui piace il freddo. Subito imbocca la strada per la fermata dell'autobus, le cuffie sulle orecchie lo estraneano dal mondo. Ma la strada da fare la conosce già, metro per metro, centimetro per centimetro. Imperturbabile nell'animo, come un soldato si dirige al fronte. Il bus arriva dall'altra parte della carreggiata; veloce sfreccia nel traffico mattutino, rapido si accosta alla fermata e fa uscire la gente. Le porte si chiudono malamente, ma si chiudono; il mezzo è il primo posto caldo dopo l'uscita da casa. Il nostro ragazzo si siede negli ultimi posti, a fianco di un gruppetto di ragazzi vestiti bene, di quelli che, come mi ha suggerito una persona, vengono chiamati "trash house". Si siede lì, abbastanza lontano per non disturbare, ma abbastanza vicino da sentire i loro discorsi, per quanto il volume nelle cuffie sia alto. "Puttana", dice uno dei tre, "puttana, ho già finito i soldi che mi ha dato mia madre per la settimana. Vabbè, li chiederò a mio padre, tanto quando lui sgancia fa le cose in grande...". Il nostro ragazzo innervosito alza ancora di più il CD. Il E brano che passava allora faceva così: "...sostanziali differenze di punti di vista, per chi ipoteca la sua vita o per chi cerca una risposta e l'ha trovata per le strade (...), per la gente che ci crede, gente sul marciapiede, gente che difende il proprio stile e ne è custode...". ESSERE PERIFERICI E' UNA REALTA', NON UN PUNTO DI VISTA Avere una bella casa o vivere in un condominio di lusso non serve a molto se ci si trova comunque in periferia. Non è come stare in centro, né tanto meno in un quartiere residenziale. Essere periferici è una realtà, non un punto di vista. Ti senti uno straniero in terra natìa. Si vivono altre situazioni, e alcune più, alcune meno, ti segnano comunque. Vivere per le strade è una storia per la maggior parte dei casi senza lieto fine. Io come alternativa a tutto questo ho scelto l'hip-hop. Per il mondo è solo una musica fatta di parolacce, per i seguaci peninsulari di Cesare Cremonini è "Yo-Yo rappresento". Per noi che lo viviamo è un'alternativa di vita. Ci insegna che per un'amicizia si deve dare il meglio, che il rispetto non è solo un concetto astratto e che nessuno al mondo ti regala niente. Ci insegna a dare il meglio di noi stessi quando cantiamo, quando balliamo, quando cambiamo il grigio topo di una fabbrica con un murale. Ci fa sentire fieri di noi stessi in un mondo che non ci apprezza e che ci soffoca. E ci dà la forza per pensare ad altro in un mondo, anche se è triste e duro a dirsi, fatto di falsi valori e di gente che ti giudica in base al tuo conto in banca. "Respect of free espression" Maggio 2004 34 35 I reporter di Zai.net ci sanno fare anche con la scrittura creativa… VI PROPONIAMO UN RACCONTO ARRIVATO QUALCHE SETTIMANA FA SUL NOSTRO SITO E GIA' ENTRATO NELLA TOP TEN DEI PiU' LETTI E DEI PIU' VOTATI. E' LA STORIA DI UNA NOTTE QUALUNQUE, DI UNA SBRONZA QUALUNQUE, QUANDO L'ANIMA RAZIONALE ANNEGA NEI RIVOLI TRACCIATI DALL'ALCOOL E RINASCE SDOPPIATA, DIVERSA, CONTRARIA. O LA STESSA? di Edoardo Rosso, 17 anni Liceo "Lagrangia"- Vercelli erché sprecare quell'euforia da sbronza afterparty tutta alcool e volume? Perché buttarsi subito sul letto, mezzi vestiti, stravolti dalla miscela alcolica che il cuore pompa ansimante al cervello? No. Quella sensazione di sdoppiamento, di alienazione etilica, andava prolungata. Ero sempre stato convinto che una sola vita, una sola identità, una sola faccia fossero troppo poche per gestire questo viaggio di passaggio. Volevo avere diversi volti, diverse vite, diverse emozioni, cambiare ogni giorno, sempre al limite, sempre sull'orlo dell'oblio: camminare, volteggiare e correre in equilibrio sul filo dell'esistenza, senza mai cadere di sotto. Guardare in faccia la paura, il rischio, il buio. Come quando da piccoli ci si sdraia in mezzo alla strada il tempo sufficiente per sentire il calore dell'asfalto, poi ci si rialza svelti osservando sfrecciare un'automobile proprio là dove era coricato il nostro corpo. Infilare la testa nella bocca del leone e toglierla poco prima che lui la richiuda. Nascere da uno sprazzo di sperma e morire putrefatti dai vermi: dovevo accettare tutto questo accontentandomi di una sola identità? P Le parole scorrevano fluide sui tasti silenziosi che, appena sfiorati, codificavano quel turbinio di idee che viaggiavano dal cuore alla mente, dalle cavità palpitanti di globuli rossi alla massa molle e vagamente intestinale che tutto suddivide in neuroni elettrici. Rapidi, blu. La serata nella tavernetta di Karim era iniziata tiepidamente: troppe facce da sberle, troppo astio e distacco accumulato in anni di convivenza coatta alla luce del neon. Poi, lentamente, due parti di cola e una di rhum, due parti di Rhum e una di Cola, la serata si era scaldata. Il ritmo, la musica, i movimenti non erano più uno sfondo, un rituale dovuto, ma diventavano intimi, personali, spontanei. Ballare non era più inibizione ma liberazione, catarsi: un daimon interiore che diventava incontrollabile, sfacciato e menefreghista. Lo sguardo del disco-man di turno sulle mie scarpe non era più un freno, ma un incentivo a scatenare le tossine ribelli che, incoraggiate dall'alcool, erano caparbiamente decise a consumarsi. Fino all'ultima. Dopo ore di disco - Che palle, smorza sta merda meglio cantare, gridare, squarciarsi la gola ricercando una sublime intonazione. Samarcanda. Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi! Ridere, gli occhi lacrimano. Eppur mi son scordato di te come ho fatto non so! Gridare, euforici, carichi, in comunione con tutti, in armonia con il mondo anche se in quel momento il mondo avrebbe potuto crollare. Cazzo che fighe, guarda il culo di quella. Balli? Che zinne! Certo, se ce le sbatti in faccia non è facile resistere... Balli? Certo, due colpi glieli darei, no? Balli? Balla! Ed ecco che finalmente, avvolto dall'emozione di un parto, intriso della millenaria sacralità di un rito orgiastico, si compie lo sdoppiamento. L'anima irrazionale prevale. Alza il volume! Non ti sento! Sono tutti così belli intorno a me! Belli e simpatici, ci vado d'accordo: chiacchiero, discuto, sono d'accordo, grido, salto, bevo. Bevo miscele. Miscugli. Due parti rhum, una parte cola. Noi siamo buoni, in fondo, lo sdoppiamento è avvenuto, siamo davvero diversi: sinceramente irrazionali. Non sono ubriaco, sono consapevolmente irrazionale, vivo la mia seconda identità. Tu sei carina. Non mi guardare così, non sono fuori, sto benissimo. Sto davvero bene. Nella dimensione dilatata della notte vivo la mia seconda identità, non importa se lunedì avrò il test di biologia e vedrò tutte queste facce, che ora ballano intorno a me e ridono e si sdoppiano, ormai ritornate alla loro natura razionale. Le due esperienze sono parallele, si raccontano immagini e sensazioni ma non si ostacolano. Convivono. Questa notte sembra non finire, ma sta finendo. Ora scrivo, esorcizzo. Continuo a violentare i timpani per trasmettere alle parole una vigorosità pura, autonoma, genuina. Vera e autentica. Live. Poi la notte. Sono le due. Meglio concludere. Se continuassi a vivere il mio Mr. Hyde fino all'alba, questa profonda oscurità perderebbe tutto il suo fascino mistico. Meglio svegliarsi e scoprire che lo sdoppiamento si è già compiuto. Meglio svegliarsi Jackyll per andare a leggere ed elaborare ciò che ha lasciato scritto Hyde. Inconsapevole il sole sta sciogliendo la neve dai tetti. Piove ma è sereno, lo chiamano disgelo. E io so cos'è. Le fibre si distinguono in collagene, reticolari ed elastiche... A VOSTRO PARERE: "Razionale ed irrazionale. L'anima della notte: il divertimento, lo sballo. Svestiti i panni quotidiani, complice l'alcool, la razionalita' lascia il posto ad un'irrazionalita' "consapevole", l'inibizione diventa incentivazione. Quindi il disgelo. Il racconto ti prende, la lettura e' tutta d'un fiato, lo stile ti conduce all'interno delle immagini descritte. La sbronza descritta nel testo e' la stessa in cui viene condotto il lettore che, nemmeno troppo tra le righe, vive la realta' attraverso la lente deformante dell'alcool". Giovanni Battaglio, 16 anni, Liceo Classico "Chiabrera" - Savona "E' un racconto pieno di suggestioni letterarie. Il tema del doppio e' la linea rossa che guida la narrazione, abbastanza compatta e unitaria. Il linguaggio concede forse troppo a certi cinismi e freddezze pulp, e si ingolfa con le immagini a volte maledette - Baudelaire e la sua discendenza, per intenderci - a volte mistiche ed esoteriche, troppo nutrite di lussureggianti visioni dionisiache e platoniche. Nel complesso un gran bel discorso, che ti incatena dall'inizio alla fine". Viridi@na, 22 anni, Roma Dicembre 2004 36 37 Zai.net ha un testimonial d'eccezione. Inizia con Camilleri la serie delle interviste con gli scrittori. Verranno Ammaniti, Lucarelli, Sepulveda e molti altri "AHO, CAMILLE', tieni duro che ce n'avemo bisogno!" QUESTO MESE ABBIAMO PARLATO CON UNO DEGLI SCRITTORI ITALIANI PIU' AMATI, ANDREA CAMILLERI. GLI ABBIAMO CHIESTO QUALCHE CONSIGLIO DI LETTERATURA E IL SEGRETO PER SCRIVERE UN BUON LIBRO. ECCO COSA CI HA RISPOSTO. di Black River, 19 anni Pisa i dice sempre che i giovani oggi non leggano tanto, ma tra i suoi lettori ce ne sono tantissimi, come se lo spiega? "Non lo so, questo è uno dei misteri gaudiosi. Io ho trovato che molti giovani leggono, mi leggono e discutono anche. Ricevo centinaia di lettere ed è una cosa alla quale io non ero abituato quando facevo il regista di teatro, dove il pubblico viene immediatamente oscurato appena inizia lo spettacolo. Il lettore è diverso e vuole un rapporto diverso, dice: Tu mi hai raccontato una storia, ora te ne racconto una io. E scrive. Tantissimi sono i S giovani che mi scrivono. Ne ebbi la sensazione proprio a Firenze in una libreria. Fino al 1998 quando andavo nelle librerie a presentare i miei libri, avevo un pubblico che andava dai quarantacinque in su. Invece, in questa libreria fiorentina, arrivarono una serie di giovani in divisa da giovane - perché i giovani si vestono in divisa da giovane. Io li vidi entrare e pensai: Che bello, ora c'è una contestazione, a me piacciono le contestazioni, ma invece applaudivano. La differenza è che mentre gli altri mi chiedevano “Per favore, vuole scrivere A Giovanni?”, loro erano accanto a me e mi dicevano “Scrivi A Giovanni!” (Camilleri fa il gesto di buttare un libro sulla scrivania, ndr). Questa era l'unica differenza, il contenuto era lo stesso. E' vero che i giovani mi leggono, ma io non faccio nulla per farmi leggere. Quando scrivo, scrivo per gente che non conosco, per quattro, cinque amici, che so mi potrebbero capire. Non so spiegarmi perché anche i giovani siano entrati in questo giro, forse bisognerebbe chiederlo a loro: Che cosa ci trovate in questo scrittore di una certa età? (A questo punto Camilleri dice in tono scherzoso) Aho, Camille', ammazza quanto sei vecchio, tieni duro che ce n'avemo bisogno! Sono cose che ti commuovono". Ha in mente un classico o un giovane autore da consigliare ai ragazzi? "Niente. Che leggano. Punto. Da Zai.net a Micromega, a Liberal, quello che vogliono. Io posso dare solo un consiglio. Quando noi avevamo un solo Per qualsiasi notizia, state al riparo della vostra testa, della vostra ragione… così non vi bagnate …A MARGINE Il lettore è diverso e vuole un rapporto diverso, dice: Tu mi hai raccontato una storia, ora te ne racconto una io. E scrive canale, c'era il colonnello Bernacca che faceva le previsioni del tempo. La televisione era l'oracolo di Delfi, l'ha detto la televisione! e non si discuteva più. Se dicevano che la domenica avrebbe piovuto, la gente non usciva, poi magari arrivava un sole che spaccava le pietre. Però nessuno metteva in dubbio il colonnello Bernacca. Io avevo un amico che si chiamava Pepè Fiorentino, il quale, quando sentiva che il colonnello Bernacca annunciava: “Domani ci sarà un sole che spaccherà le pietre”, diceva: “Mah, io, piove sì o piove no, l'ombrello me lo porto”. Io vi invito ad aprire l'ombrello della ragione. Leggete tutto quello che potete, ma aprite l'ombrello della vostra testa, tenetela asciutta, dopodiché per qualsiasi notizia, state al riparo della vostra testa, della vostra ragione… così non vi bagnate". Un consiglio per un giovane aspirante scrittore. "Leggere tantissimi libri, poi capire perché un autore ci ha folgorato attraverso la scrittura. Allora, analizzare perché un aggettivo lo ha messo prima e non dopo, addirittura arrivare a copiare il testo, anche se si sta al computer, perché comunque c'è sempre una manualità. Riscrivere un testo, copiarlo, significa entrare dentro il respiro di quel testo. Si deve imparare una tecnica di respiro come fanno gli attori per arrivare in fondo alla battuta, o come fa chi vuole diventare un buon centometrista. E' tutta una questione di fisicità, anche la scrittura è un fatto fisico, di respiro". Andrea Camilleri nasce a Porto Empedocle nel 1925. Inizia presto a lavorare come regista teatrale e come sceneggiatore. Per l'esordio da scrittore occorre aspettare il 1978, quando viene pubblicato Il corso delle cose. Con Un filo di fumo, Camilleri prosegue l'avventura narrativa, cominciando ad ambientare i suoi romanzi a Vigata, immaginaria cittadina della Sicilia. Ma il grande successo di pubblico arriva con la serie di gialli che ha per protagonista il commissario Montalbano, da cui sono state tratte le seguitissime trasposizioni televisive. E' tutta una questione di fisicità, anche la scrittura è un fatto fisico, di respiro Marzo 2005 39 Il gusto dell'inchiesta nelle pagine di una nostra inviata che penetra nei sobborghi di Napoli alla ricerca di voci autentiche. Ci sono solo i camorristi, la prostituzione, la droga e le promesse dei ministri? TERRA DI NESSUNO. MA NO, E' DELLA CAMORRA NEGLI ULTIMI MESI ALCUNE ZONE DI NAPOLI COME SECONDIGLIANO E SCAMPA SONO PATTUGLIATE PALMO A PALMO DALLE FORZE DELL'ORDINE. NON BASTAVANO I RESOCONTI DEI MASS MEDIA? FORSE SI', MA NOI ABBIAMO VOLUTO SENTIRE LO STESSO UN RACCONTO DI CHI, IN QUESTI SCENARI DA DEVILS NIGHT, CERCA DI FARE UNA VITA NORMALE. di Giuliana C. 21 anni Filosofia - Università di Napoli a giornata comincia presto: alle 8 bisogna andare a scuola, ma c'è da fare attenzione, se si possiede un motorino. Non tanto per il rischio di un furto - probabile qui come altrove - ma perché a Secondigliano non puoi girare con il casco che rischi di trovarti una pistola puntata in faccia. Se non lo indossi rischi di essere fermato dai carabinieri, che ormai fanno posti di blocco ad ogni incrocio, e quando li vedi fanno davvero paura. Il passamontagna, il mitra, il parlare da persone superiori… non ispirano nè fiducia nè soprattutto calma". A parlare è Antonio, che vive a Secondigliano, dove frequenta un istituto tecnico. Gli chiedo di spiegarsi meglio, credo di non avere capito bene: chi è che ti ferma se porti il casco? “L "Sono gli spacciatori che minacciano chi si avvicina con il casco in testa: si corre il rischio di essere scambiati per killer del clan avversario". Così mi rendo conto che da queste parti perfino l'applicazione del codice della strada diventa una sfida tra Stato e camorra. "Di sera per strada non si vede un'anima viva, ma solo tante sirene nella nebbia e l'assordante rumore Marzo 2005 40 Come si sostenta la camorra? La camorra napoletana detiene il primato nella gestione dell'usura, con un giro d'affari stimato, per il 2004, di 4.703 milioni di euro. Ma a Napoli il confine tra usura e racket delle estorsioni è anche molto labile, perché prestare denaro ad interessi altissimi, e poi impadronirsi delle aziende, è una delle attività maggiormente praticate dalla camorra. Come evidenzia anche la ricerca Eurispes, "le attività di estorsione ed usura hanno consentito alla criminalità organizzata di infiltrarsi nell'economia legale sia direttamente, attraverso il rilevamento dell'azienda in crisi, e sia indirettamente, cooptando nell'organizzazione criminale lo stesso proprietario". Morale della favola? L'usura spesso viene praticata da persone che non risultano affiliate ad alcun clan. degli elicotteri che girano in cerca di qualcosa. Fino ad arrivare alle 20, e al Tg senti: Secondigliano, un'altra vittima della guerra tra clan. “E tu che ci vivi non te ne eri neanche accorto, perché fa parte della tua routine sentire spari e sirene", continua Antonio. "Ormai la situazione sembra essersi assestata, una delle due fazioni in lotta sta prevalendo sull'altra, ma negli ultimi giorni del 2004 mi sembrava di essere a Detroit durante la Devils Night. Si vedevano carabinieri in passamontagna che perquisivano case, elicotteri, sparatorie e anche gente che camminava con giubbotti antiproiettili". Mi dice che in quel periodo i carabinieri avevano effettuato un maxi blitz arrestando una sessantina di persone che, tempo un mese, sono tornate di nuovo in libertà. "Dopo il solito servizio sulla periferia degradata - dice indicando una piazza - il Tg mostra quei bravi studenti scesi in strada a protestare contro la camorra. Hanno preso a cuore la cosa, sono lì tutti intenti a gridare il loro odio e il loro rigetto verso la camorra. Ma poi vedi che stanno fumando uno Il ministro dell'Interno ci promette gli aiuti, ma poi al commissariato non hanno la carta per stampare una denuncia Droga e camorra Secondo una stima della Asl, sono almeno 8 mila i tossicomani alla ricerca della dose quotidiana che riversano milioni di euro nelle tasche dei camorristi. Ma non si tratta solo di napoletani: il bacino di utenza si allarga fino a raccogliere gli eroinomani di tutta la Campania, e perfino di Roma. Spesso si tratta di giovanissimi. Sono loro gli unici ad animare le strade, in questi giorni di guerra tra clan avversari. spinello - alza il tono, con disappunto - e pensi... e sì, è così che si protesta contro la camorra!" "Ma non sono solo i giovani a lottare a modo loro contro la camorra - aggiunge - anche lo Stato fa la sua parte. Il ministro dell'Interno viene a Napoli e ci promette gli aiuti, anche se poi al commissariato di Secondigliano non hanno la carta per stampare una denuncia, cadono i muri, non hanno auto, o meglio ci sono, ma in officina". Intanto, da Secondigliano ci siamo spostati a Scampia, dove vivono quasi 200mila persone. Erano meno di 50mila prima dell'80, ma dopo il terremoto, migliaia di sfollati si sono riversati in quest'area e hanno riempito le "vele", casermoni di cemento dalla forma evidentemente bizzarra. Gli unici punti di aggregazione per i giovani da queste parti sono quelli che i poliziotti chiamano i "circoli". Nella sola Scampia ce ne sono almeno una trentina. Ma tu che faresti se la persona che dà lavoro ai tuoi figli ti trova un appartamento, ti offre cd a 2 euro, e se tuo figlio va in galera ti dà anche una specie di pensione mensile E' in questi scantinati, addobbati con biliardini e videopoker, che alberga il cuore dello spaccio di droga, ed è sempre qui che, nei periodi della pax camorristica, vengono a trascorrere le giornate i vari capi e capetti dei clan. Poi Antonio confessa: "Ma Napoli non è solo questo. Ci sono anche persone che lottano ogni giorno contro la camorra; non sono eroi, sono persone normali che non riconoscono alcuna autorità alla camorra. Sono i parroci che organizzano fiaccolate, i carabinieri che rischiano la vita ogni giorno, i commercianti che si rifiutano di pagare il pizzo e che si riuniscono in associazioni antiracket e denunciano gli esattori". E mi racconta di quando ha conosciuto Tano Grasso, a scuola, e anche di varie iniziative di volontari, come quella della Comunità di Sant'Egidio che da 25 anni porta avanti un progetto dal nome Scuola della pace. Una volta a settimana i bambini e gli adolescenti di questi quartieri si improvvisano maestri di bambini rom o assistenti di poveri anziani. Ma allora perché le donne del Rione dei Fiori ogni volta che c'è un blitz dei carabinieri si mettono dalla parte dei camorristi? "Non è così difficile come sembra dare una spiegazione. Nella zona in cui vivono non ci sono né negozi, né scuole e non c'è nemmeno una parrocchia. Solo case, dove l'odio per le istituzioni è diffuso a macchia d'olio. La camorra qui si è completamente sostituita allo Stato: è lei che porta lavoro, fa girare soldi, ed è la sola istituzione accettata". Quindi, sembra voler dire Antonio, non dobbiamo stupirci se, all'arresto di qualche boss, il popolo insorge. "E' una cosa orribile ma vera. I camorristi qui non sono solo rispettati ma protetti. Ma tu che faresti se la persona che dà lavoro ai tuoi figli, ti permette di comprare le Marlboro a 3 euro, ti procura auto a basso prezzo, ti trova un appartamento, ti offre cd a 2 euro, e se tuo figlio va in galera ti dà anche una specie di pensione mensile... Insomma, una persona che fa tutto ciò che dovrebbe fare uno Stato. Lo difenderesti, questa è la conclusione". La scelta quotidiana che si pone di fronte ai ragazzi come Antonio è questa: con chi stare? Un dilemma che si vive già tra i banchi di scuola, dove gli insegnanti Non puoi girare con il casco che rischi di trovarti una pistola puntata in faccia rivestono un compito molto più delicato che altrove: fare in modo che il bullismo tipico di certe età e di certi ambienti non si trasformi nell'anticamera di un consenso alla camorra. "Finora lo Stato ha lasciato fare all'iniziativa dei singoli e delle piccole associazioni, e per dimostrare la sua presenza sul territorio ha saputo soltanto inviare carabinieri, per la maggior parte giovani e inesperti. Ma la gente da queste parti si aspetta interventi più costruttivi e socialmente utili". Antonio a questo punto parla una lingua non sua, quella che probabilmente ha sentito dai tanti personaggi che sono andati a predicare la legalità nella sua scuola. Interventi socialmente utili, integrazione, riqualificazione, pari opportunità: parole di sfida che da anni si sentono associate a questo pezzo così sfortunato di Italia, in questo cono d'ombra dove lo Stato non riesce ad essere sovrano. Antonio, allora, mi riserva un'occhiata triste, ma poi annuisce e mi saluta dicendomi un semplice: "Cia' bella!". G.C. 134 omicidi nel 2004 51 arresti a dicembre 2004 17 omicidi fino al febbraio 2005 37 nella faida di Secondigliano Maggio 2005 43 42 Il panorama musicale è vario e i giovani reporter di Zai.net non si lasciano sfuggire i protagonisti del momento DIALETTO AL RITMO DI REGGAE: S UD OUND YSTEM La vostra musica, come abbiamo visto, è capace di superare steccati culturali ed etnici, quale pensi sia il difetto peg giore del nostro tempo? "Forse l'aver rinunciato al dialogo. I giovani detestano la politica, invece dovrebbero ricusare i politici. Noi, ad esempio, adesso stiamo parlando e ci stiamo confrontando e quindi stiamo facendo politica. Sono però tempi brutti, in cui l'egoismo fa da padrone e inoltre siamo anche stupidi perché potremmo rendere la vita bella e giusta a molte persone grazie alle nuove tecnologie e alle nuove ricerche in campo scientifico, invece preferiamo tenerci DISCOGRAFIA Salento Showcase (1994) Tradizioni (1996) Comu Na Petra (1996) No Playback (1997) Reggae Party (1999) Salento Showcase 2 (2000) Musica Musica (2001) Giallurussu (2002) Lontano (2003) Oggi abbiamo bisogno di personaggi che promettono, di eroi stagionali ABBIAMO INCONTRATO NANDO POPU, FRONT MAN DEL GRUPPO PIÙ TARANTOLATO D'ITALIA. PERCHÉ PER FARE MUSICA, A VOLTE, BISOGNA RIMANERE MOLTO ATTACCATI ALLE PROPRIE RADICI di Massimiliano Coccia, 19 anni Liceo Classico "Russell" - Roma Q uali sono le novità contenute nel nuovo cd inti tolato “Acqua pe sta terra”? "I testi raccontano la vita del Salento come negli altri album, ma i colori sono più nitidi. C'è più maturità e ne siamo consci. Lo abbiamo fatto nel nostro studio prendendoci tutto il tempo necessario. I temi riguardano sempre il nostro Sud, con la constatazione che purtroppo le cose non cambiano e i problemi relativi all'emigrazione, alla mafia e all'esclusione sociale purtroppo non ci abbandonano. E' un disco che cerca di andare oltre il desiderio di sopravvivenza di questi anni e afferma la voglia di vivere. Alcuni, addirittura, ci hanno detto che è troppo serio! Siamo trepidanti nell'attesa del parere della gente, che è il giudizio che ci interessa". Le atmosfere e i testi delle vostre canzoni fanno emer gere l'anima profonda e vitale del Sud. Quali sono i pregi e i difetti di questa terra? "Ancora non li ho capiti. La cosa che più mi piace del Sud è la lentezza e suoi colori che ti invitano all'astensione dall'affanno; da noi puoi vedere i tramonti, il mare, il sole e tutto questo genera una grande sensazione di pace. Ecco perché ritengo che la lentezza è una delle cose più belle, è riappropriarsi del ritmo dell'anima che non viaggia, come quello del commercio, su velocità frenetiche". Come sono nati i Sud Sound System? "All'inizio eravamo semplici appassionati di reggae. Alcuni di noi andarono in Olanda e riportarono dei 45 giri che in Italia non si trovavano. Così cominciammo a fare feste, che man mano vedevano sempre più gente partecipare. Inizialmente abbiamo faticato anche noi ad entrare nell'ottica della musica reggae, molto diversa da quella italiana, iniziammo a cantare sulle version del lato "B" dei 45 giri e i primi testi riguardavano le nostre vite. Poi cominciò ad uscire la rabbia per le ingiustizie, per i nostri insuccessi e per la sporcizia di questo mondo. Tutto si può dire che iniziò tra la gente, per gioco e per piacere". "Simu salentini dellu munnu cittadini" non è a mio avviso solo una strofa di una vostra bellissima canzo ne, Le radici ca tieni, ma racchiude un vero e proprio modo di essere. Che ne pensi? "E' vero perché dei recinti ce ne strafottiamo; noi amiamo la cultura dei popoli. Siamo cittadini del mondo perché costretti ad emigrare, siamo il prodotto strano di una contaminazione enorme, siamo mezzi albanesi, normanni, arabi, bizantini e non possiamo rinchiuderci, bisogna conoscersi e contaminarsi. A mio parere l'uomo deve conoscere gli altri senza bisogno di rifugiarsi in religioni o filosofie. Dobbiamo essere lenti, tranquilli, poiché viviamo in un'epoca in cui litigano un po' tutti. "One Love" come diceva Bob Marley, ovvero "un amore", perché non ci possono essere tanti dei e tanti amori, ma bisogna andare oltre e capire che siamo figli della Madre Terra". Lentezza è riappropriarsi del ritmo dell'anima tutto per noi". Sei d'accordo con il decreto Urbani che paragona nella pena il ragazzo che scarica da casa Mp3 con il camor rista che duplica in quantità industriale cd pirata? "Urbani non capisce niente. Il problema sono le etichette che costringono i cantanti a fare cose commerciali. È assurdo che un artista stia chiuso in studio per sei mesi e poi arrivi un produttore a dirgli che il suo lavoro è distante dalla gente. Il vero problema della musica, perciò, sono i discografici perché precludono ai giovani artisti di creare e sperimentare. L'arte è amore, dolcezza e anticonformismo". Un personaggio che ammiri e uno che non ammiri. "Siamo tutti esseri umani e tutti ci sforziamo di avere eroi. Oggi le persone hanno bisogno di personaggi che promettono, di eroi stagionali. Io non ho eroi e miti perché ritengo che siamo tutti esseri umani con le nostre debolezze e le nostre virtù". Cosa vorresti che accadesse domani ? "Che tutto il mondo fosse lento, niente macchine, solo biciclette e lentezza assoluta nel fare le cose. A mio parere se avessimo modernizzato il medioevo sarebbe stata una bella cosa!". Oroscopo a cura di Cassandra e Tiresia Affari di cuore Fumata grigia in estate… Non temete però, Venere non vi ha messi da parte, e questo mese vi guarderà proprio nel modo giusto! Amici & famiglia Non accantonatele del tutto, ma diminuite le uscite serali col gruppo, in fondo, si finisce sempre col parlare delle stesse cose. Approfittate delle prime settimane di scuola per colmare qualche lacuna. Consiglio “Fahrenheit 9/11”, la docufiction di Michael Moore. Affari di cuore Il periodo di tensioni continua. Le serate di svago con gli amici non bastano: quello che ci vuole adesso è un po’ di riflessione per migliorare la vostra autostima. Amici & famiglia Giove guarda, comunque, con favore al vostro segno, approfittatene per dare il meglio nelle prime interrogazioni: dopo, si vive di rendita! Consiglio “Chiedi alla polvere” di John Fante. Affari di cuore Vi sentivate immuni dal mal d’amore, e invece è successo anche a voi. State reagendo nel modo giusto, lo sport e gli amici vi hanno aiutato molto. Amici & famiglia “L’anno prossimo studio dal primo giorno!” Beh, Cassandra vi consiglia di fare sul serio: il vostro segno non si trova in una congiuntura di astri molto propizia. Gli amici, a volte, possono attendere. Consiglio “Sesso, bugie e videotape” di Steven Soderbergh, in dvd. 21 maggio - 21 giugno 24 agosto - 23 settembre Affari di cuore La fine dell’estate rischia di immalinconirvi e di complicare la comunicazione, già abbastanza compromessa, col partner. Dubbi ed incertezze si dissolveranno in ottobre però. Amici & famiglia Di contro, il ritorno a scuola è per voi, nati sotto il segno del Leone, motivo d’entusiasmo. I compagni, la ricreazione… non tutti i mali vengono per nuocere. Consiglio “I love shopping” di Sophie Kinsella. 23 novembre - 21 dicembre 21 aprile - 21 maggio Affari di cuore Le neo-coppie vivranno un momento molto favorevole. I single approfittino dei momenti di relax in arrivo, per fare un po’ di chiarezza sui propri sentimenti. Scuola & famiglia Urano continua a esservi ostile e crea qualche difficoltà nello studio. Per contrastarlo, date il meglio nelle discipline più stimolanti. Consiglio Noleggiate “Mean Girls” di M. Waters in dvd. 20 febbraio - 20 marzo Affari di cuore Il sospetto che la persona amata si stia allontanando da voi è fonte di ansie e turbamenti. Confidarvi con un caro amico servirà a riprendere fiducia in voi stessi. Amici & famiglia Una new-entry del gruppo rischia di compromettere il vostro equilibrio. Non date troppa retta alle chiacchiere e rigate dritti per la vostra strada. Consiglio "Le chiavi di casa" di Gianni Amelio in dvd. 23 luglio - 23 agosto Affari di cuore Ansia ed impulsività vi caratterizzano da sempre, ma l’estate vi ha lasciato una carica di ottimismo che dovete assolutamente investire nel rapporto con la persona del cuore. Scuola & famiglia Dovete assolutamente limitare le spese compulsive, rischiate di dilapidare il gruzzoletto faticosamente guadagnato in estate in cose che non vi occorrono veramente. Consiglio “Laws of Attraction”, con Julianne Moore e Pierce Brosnan. 23 ottobre - 22 novembre Affari di cuore Sarà un settembre intenso, pieno di novità in amore. Moderate, però, il vostro egoismo, potrebbe far nascere incomprensioni proprio con la persona oggetto del vostro interesse. Scuola & famiglia Date fiducia a un amico che vi ha ferito in passato. Avrete molta energia, sfruttatela per coltivare le amicizie che già avete e per stabilire nuovi legami. Consiglio “La donna nel furgone” di Alan Bennett, per sdrammatizzare. 21 gennaio - 19 febbraio 22 dicembre - 20 gennaio 24 settembre - 22 ottobre 22 giugno - 22 luglio 21 marzo - 20 aprile 45 Affari di cuore Alcuni segni non proprio graditi che sono entrati nella Vergine sono per voi motivo di irritazione e volubilità. Non lasciatevi prendere dalle crisi di mezza stagione, durano così poco! Scuola & famiglia L’incostanza amorosa ha i contraccolpi anche nel rapporto con gli amici: ricordatevi che però non tutti sono disposti a sorbirsi le vostre lagne. Consiglio Leggete “Le braci” di Sandor Marai, a proposito di amicizia. Affari di cuore Venere propizia è un’ottima carta da giocare sia per quelli che hanno una storia stabile sia per i cuori solitari in cerca di compagnia. SAmici & famiglia Vi sentite altruisti e generosi, ma non tutti mostrano di apprezzarvi. Meglio non intestardirsi e dedicarsi, invece, a chi merita davvero la vostra compagnia. Consiglio “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” di Oliver Sacks. Affari di cuore L'estate è stata galeotta, così ora vi trovate immersi in una nuova storia. Attenti però a non bruciare subito l'entusiasmo, la persona del cuore merita un trattamento da adulti. Amici & famiglia Dite la verità, siete stati un po' sboroni nell'ultimo periodo, e così adesso i vecchi amici vi tengono un po' a distanza. Niente paura però, la lezione non durerà a lungo. Consiglio "Viaggio in Patagonia" di Bruce Chatwin. Affari di cuore Col partner tutto liscio, peccato che però non possiate riservare più tempo libero alle uscite di coppia. Avete la fortuna di trovarvi accanto una persona dolce e comprensiva. Amici & famiglia I numerosi impegni extra-scolastici vi costringono a vedere poco gli amici, col risultato che qualcuno può sentirsi trascurato. Anche il profitto nello studio rischia di essere compromesso. Consiglio “Branchie” di Niccolò Ammaniti. ABBONARSI? No n è mai stato così facile! GARANZIE DELL’ABBONAMENTO PREZZO BLOCCATO Il prezzo resterà bloccato per tutta la durata dell’abbonamento, anche se subirà aumenti CONSEGNA A CASA GRATUITA Riceverai il tuo mensile a casa senza alcun sovrapprezzo NESSUN NUMERO PERSO Impossibile perderlo anche se le copie nella tua scuola sono finite o non arrivano MODALITA’ DI ADESIONE Potrai pagare l’importo scontato nelle modalità che preferisci tramite bollettino postale o contrassegno Tutela dei dati personali d.lgs n. 196/2003 - Informativa e Consenso I dati personali raccolti saranno trattati da Mandragola Editrice scgrl, nel rispetto della vigente normativa e degli obblighi di riservatezza, nell'ambito delle attività istituzionali proprie e delle sue collegate per finalità: (I) strettamente connesse e strumentali alla gestione del rapporto con l'interessato; (II) statistiche, di comunicazione commerciale anche interattiva; (III) adempimento di obblighi previsti da leggi, regolamenti e normativa comunitaria. 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