scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE Rassegna Stampa del 08 maggio 2014 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE SCENARIO SANITA' NAZIONALE 08/05/2014 Corriere della Sera - Milano Alfieri: sanità, la nuova riforma è la prova del flop di Formigoni 6 08/05/2014 Corriere della Sera - Milano Le dieci regole per la prevenzione 8 08/05/2014 Il Sole 24 Ore Sistemi robotizzati ROWA per farmacie e ospedali 9 08/05/2014 La Repubblica - Bari Nella giungla di pediatria "Bambini come pacchi" 10 08/05/2014 La Repubblica - Bari Visitano negli ospedali ma con tariffe private ecco la truffa dei medici 12 08/05/2014 La Repubblica - Nazionale Creata la prima vita artificiale batterio replica il super Dna 13 08/05/2014 La Repubblica - Nazionale Così sono entrato nel futuro 15 08/05/2014 La Repubblica - Milano Pd: "Demolito il modello sanità di Formigoni" 17 08/05/2014 La Repubblica - Torino "Dai fondi dell'Europa alla questione lavoro Le mie quattro priorità" 18 08/05/2014 La Stampa - Nazionale La farmacia come non l'avete mai vista 21 08/05/2014 La Stampa - Nazionale Omeopatia, un sogno possibile se i diritti dei consumatori sono tutelati 23 08/05/2014 La Stampa - Torino Morta dopo l'intervento, 5 indagati 24 08/05/2014 Il Messaggero - Ancona Ospedale pieno, paziente muore Non c'e' una stanza per isolarlo 25 08/05/2014 Il Giornale - Milano Brega Massone: «Ergastolo senza prove» 26 08/05/2014 QN - Il Resto del Carlino - Ancona «Torrette non è il top, ma è meglio che qui» 28 08/05/2014 Avvenire - Nazionale Tutti i dubbi della scienza sull'eutanasia legalizzata 29 08/05/2014 Avvenire - Nazionale Dona all'ospedale ha 5 anni: premiata 31 08/05/2014 Avvenire - Milano Si cerca riforma condivisa 32 08/05/2014 Avvenire - Nazionale Over 75, l'assistenza che funziona 33 08/05/2014 Avvenire - Nazionale Fine vita ed eutanasia: l'Europa chiede cure Ma non dice di no 34 08/05/2014 Il Gazzettino - Venezia Musica, un sostegno alle cure dei malati 35 08/05/2014 Libero - Nazionale Nella Thailandia dei Travaglio i governi li fa il giudice 36 08/05/2014 Libero - Nazionale Truffa da 6 milioni Denunciati 48 medici 37 08/05/2014 Libero - Nazionale «La Lombardia non doveva reclutare medici per Stamina» 38 08/05/2014 Il Tempo - Roma Lite tra fratelli inizia in casa prosegue al pronto soccorso 39 08/05/2014 L Unita - Nazionale Droghe, rivolta contro la nomina di Giovanardi 40 08/05/2014 L Unita - Nazionale Marina Militare: «Nessun rischio di malattie» 41 08/05/2014 La Padania - Nazionale Operazioni al cuore, Vicenza batte gli Usa in quantità e qualità 42 08/05/2014 Il Salvagente Nasce la Slow medicine contro cure e farmaci inutili 43 08/05/2014 Il Salvagente SE IN NOME DELLA PREVENZIONE SI RISCHIA DI FARE D'ANNI 44 08/05/2014 Il Salvagente E IN GRAVIDANZA FARE MENO, SPESSO È FARE MEGLIO 46 08/05/2014 Panorama Le cicatrici che accelerano il tumore 47 08/05/2014 Panorama I vegetariani sono più malaticci? 48 08/05/2014 Panorama i paradisi dove vivere low cost 49 08/05/2014 Il Fatto Quotidiano Formigoni ci prova: "Contro di me un iter del tutto anomalo" 53 08/05/2014 La Notizia Giornale Trattenevano i soldi che spettavano al Servizio sanitario 54 08/05/2014 Osservatore Romano Non è solo una soluzione medica 55 SCENARIO SANITA' NAZIONALE 37 articoli 08/05/2014 Corriere della Sera - Milano Pag. 6 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il dibattito Il segretario lombardo dei democratici: ora serve un passo ulteriore, un solo assessorato per le politiche socio-sanitarie Alfieri: sanità, la nuova riforma è la prova del flop di Formigoni Il Pd: Mantovani si sta avvicinando alle nostre posizioni Simona Ravizza Prove di dialogo. Il giorno dopo le prime indiscrezioni sulla riforma della Sanità targata Mario Mantovani (Forza Italia), il segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri rilancia: «Apprendiamo con soddisfazione che anche il centrodestra sta arrivando sulle nostre posizioni - dice -. Viene sancito il fallimento del modello formigoniano difeso per vent'anni da Lega, Forza Italia e Nuovo centro destra. Noi siamo pronti a collaborare, la proposta di Mantovani riprende idee che noi sosteniamo da anni». In gioco c'è il superamento della separazione tra ospedale e cure territoriali e la scomparsa delle Asl. Con un sistema sanitario destinato a diventare meno ospedalocentrico e più spostato sul territorio. L'idea dell'assessore Mario Mantovani è di fare nascere Aziende sanitarie integrate, che per la prima volta metteranno insieme sotto lo stesso cappello tutti gli attori della filiera sanitaria: quelli che offrono cure ambulatoriali (medico di famiglia), ospedaliere, sociosanitarie, di riabilitazione e per malati cronici. Ebbene, anche le linee guida del progetto di legge del Pd insistono sulla necessità di promuovere una stretta collaborazione tra ospedale e territorio. Cambiano le sigle, ma il concetto è simile: le attuali Asl vengono trasformate in Aziende socio-sanitarie territoriali sotto il cui tetto vanno a finire sia gli ospedali sia i presidi di comunità (tipo case della salute). Per le nuove strutture sono previsti un unico bilancio e un'unica direzione generale con evidente risparmio di soldi pubblici. L'applicazione concreta di entrambe le riforme - quella targata Mantovani e quella del Pd - farebbe calare le forbici sull'attuale mappa di Asl e ospedali per accorparli sotto nuove sigle e farebbe diminuire il numero di direttori generali. Ma la riforma proposta dal Pd si spinge oltre. «È necessario fare saltare la divisione tra sanità e sociale, accorpando i due assessorati, il budget e le scelte, con un'unica programmazione che tenga conto dell'offerta complessiva di cure», spiega il consigliere Carlo Borghetti, capogruppo Pd in Commissione Sanità: «La continuità delle cure si ottiene solo integrando sanità e sociale». Insiste Sara Valmaggi: «È una questione di attenzione ai bisogni dei cittadini che sapranno finalmente a chi rivolgersi nel momento del bisogno e della scelta delle cure. Per questo motivo è importante anche coinvolgere i Comuni che devono avere voce in capitolo sulla programmazione sanitaria». Quattro, in sintesi, gli slogan della riforma del Pd: collaborazione ospedale-territorio; integrazione tra sociale, sociosanitario, sanitario; riconoscimento di un ruolo ai Comuni e una risposta migliore ai problemi dei malati cronici. I progetti di legge della maggioranza di centrodestra e del Pd sono destinati a camminare parallelamente. Per quello della maggioranza, ovviamente, è prevista la delibera di giunta che farà avviare il dibattito in commissione sanità e poi in consiglio regionale. Lì dovranno essere analizzate anche le proposte del Pd. E i tempi? La delibera di giunta è attesa entro il 25 maggio, data delle elezioni europee. Del resto, uno dei leit motiv della campagna elettorale per le Regionali del febbraio 2013 - sull'onda degli scandali del San Raffaele e della Maugeri - era stata proprio la riforma della Sanità. Meglio, dunque, presentarsi agli elettori con in mano il segnale del cambiamento in un settore che vale oltre 17 miliardi di euro, pari al 75% dell'intero bilancio del Pirellone. E sul tema della riforma sanitaria interviene anche il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo. «Condivido la necessità di una riforma complessiva della sanità lombarda. Credo che, però, si possa procedere subito, come richiesto in una mozione approvata martedì dal consiglio regionale, all'effettuazione delle prestazioni ambulatoriali e radiologiche nelle ore serali e nel fine-settimana. Si tratta di un'esigenza molto avvertita dalla maggioranza dei cittadini e dei pazienti, che in questo modo potrebbero sottoporsi agli SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 6 08/05/2014 Corriere della Sera - Milano Pag. 6 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato esami senza perdere giornate di lavoro. Seguendo l'esempio del Veneto». E gli elettori è sempre meglio accontentarli. SimonaRavizza © RIPRODUZIONE RISERVATA La nuova legge La svolta Lega-Fi È stata messa nero su bianco la riforma della Sanità targata Mario Mantovani (Forza Italia). In gioco c'è il superamento della separazione tra ospedale e cure territoriali e la scomparsa delle Asl. Con un sistema sanitario destinato a diventare meno ospedalocentrico e più spostato sul territorio. La proposta Pd Di ieri la presentazione del progetto di legge del Pd. Quattro i punti centrali: collaborazione ospedaleterritorio; integrazione tra sanità e sociale; ruolo ai Comuni e più attenzione ai malati cronici. Foto: Segretario Alessandro Alfieri, 42 anni, segretario del Pd lombardo SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 7 08/05/2014 Corriere della Sera - Milano Pag. 15 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Aria di salute Le dieci regole per la prevenzione Sergio Harari È di questi giorni l'allarme lanciato dall'Organizzazione mondiale della sanità sui germi resistenti agli antibiotici: «Una emergenza reale già in atto in tutte le regioni del globo». Il problema esiste anche in Italia e in Lombardia, ecco allora alcune regole generali per una attenta prevenzione e un uso appropriato degli antibiotici. 1) Lavarsi sempre le mani quando si entra in contatto con qualcuno ammalato o quando si rientra da ambienti «sporchi» (luoghi pubblici, tram, eccetera). 2) Se si tossisce o starnutisce proteggere bocca e naso con la mano: oltre a essere buona educazione aiuta a diffondere meno virus e batteri. 3) L'uso dei fazzoletti di carta al posto di quelli di stoffa aiuta a evitare contaminazioni. 4) Iniziare una terapia antibiotica solo su indicazione medica. 5) Quando si inizia una cura antibiotica seguire accuratamente le prescrizioni e non ridurre da soli i dosaggi o la durata. 6) Attendere almeno tre giorni prima di valutare l'efficacia di un antibiotico, prima non ha avuto il tempo di agire. 7) Non cambiare continuamente antibiotici, se uno funziona usare quello. 8) I vaccini preventivi funzionano, ad esempio quello pneumococcico; ne parli con il suo medico. 9) Le sindromi influenzali passano da sole grazie alle difese del nostro organismo, gli antibiotici vanno assunti solo in caso di complicanze. 10) I cosiddetti immunostimolanti, polivitaminici e integratori non servono a prevenire o a curare più rapidamente le infezioni. [email protected] SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 8 08/05/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 16 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Speciale COSMOFARMA EXHIBITION 2014, Bologna Fiere 9-11 maggio 2014 / INFORMAZIONE PROMOZIONALE Sistemi robotizzati ROWA per farmacie e ospedali Con i vantaggi dell'automazione si riducono tempi e costi di lavoro Grazie alle innovative tecnologie Rowa®, Care- Fusion è azienda leader di mercato nell'ambito dei sistemi automatizzati per farmacie ed ospedali. I magazzini automatizzati Rowa consentono la consegna dei prodotti richiesti direttamente al banco vendita della farmacia. L'azienda presenterà a Cosmofarma il sistema Rowa Smart® nella formula noleggio. Con un canone mensile fisso, i clienti avranno l'opportunità di disporre di un sistema automatizzato e di beneficiare quindi dei vantaggi dell'automazione riducendo i tempi e i costi del lavoro in farmacia. CareFusion si impegna costantemente nel proporre soluzioni sempre più innovative e adatte alle esigenze dei propri clienti. Ed è per questo che è stato progettato il nuovissimo Rowa Smart® per le necessità delle piccole e medie farmacie che dispongono di minor spazio o capitali, ma che tuttavia decidono di intraprendere la strada dell'automazione. "Questo tipo di opportunità consente al farmacista di automatizzare il proprio magazzino senza immobilizzazione di capitale - afferma il Dott. Santapaola, A.D. dell'azienda ed aggiunge - tutti i farmacisti incuriositi dal Rowa-noleggio potranno approfondire l'argomento Sabato 10 Maggio alle ore 15.30 presso la sala MEETING IN FARMA Pad.26". Lo staff Care- Fusion sarà lieto di accogliere i visitatori presso lo Stand B3-C4/Pad. 26. www.rowa-italia.it SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 9 08/05/2014 La Repubblica - Bari Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Nella giungla di pediatria "Bambini come pacchi" ANTONELLO CASSANO BAMBINI sballottati su e giù tra Policlinico e Giovanni XXIII per eseguire una Taco una risonanza magnetica. Neonati trasferiti in tutta fretta da un reparto all'altro dei due ospedali. Ambulanze che trasportano i piccoli pazienti e si ritrovano coinvolte in incidenti nel traffico cittadino. L'assistenza ospedaliera pediatrica dell'azienda ospedaliero-universitaria barese, che raggruppa Policlinico e il cosiddetto Ospedaletto, è nel pieno caos. In difficoltà soprattutto il Giovanni XXIII. Doveva essere il Gaslini del Sud e invece si presenta ancora come un ospedale dimezzato, una speranza non completamente realizzata. È quanto denuncia la Cgil Medici di Puglia che in un comunicato infuocato inviato all'assessorato regionale alla Sanità e al direttore generale del Policlinico oltre che alla Corte dei Conti, mette nero su bianco tutte le storture di quello che sarebbe dovuto diventare il polo pediatrico della città. «Ora basta - denuncia il segretario Cgil, Antonio Mazzarella - non ne possiamo più di vedere pazienti neonati trasportati da un ospedale all'altro». < PAGINA MEDICIe infermieri sono costrettia un via vai tra i vari reparti dell'azienda ospedaliera. Unità operative come neonatologia e oncoematologia pediatrica, a differenza degli altri reparti pediatrici trasferito al Giovanni XXIII, si ritrovano ancora all'interno del Policlinico. Che ne è stato del Polo Materno infantile, del cosiddetto Gaslini del Sud?». Il caos crea disagi a pazienti e operatori. Neonati o bambini con esigenze mediche o chirurgiche di alta specialità provenienti da tutta la regione e a volte dallo stesso ospedaletto, vengono ricoverati nelle chirurgie per adulti «in quegli stessi reparti in cui non è nemmeno assicurato il ricovero per il genitore. Il vero problema - denuncia ancora Mazzarella - è che non esiste una sala operatoria dedicata ai bambini». Il via vai dei pazienti è complicato già a partire dalla fase del trasporto. Un mese fa un'ambulanza che faceva la spola tra i due ospedali è stata coinvolta in un incidente: «Nell'ambulanza c'era un bambino - dice il sindacalista - fortunatamente non è stato ferito. Così non si può andare avanti. Bisogna riorganizzare l'assistenza pediatrica». I problemi dell'ospedaletto, secondo il sindacato, sono causati da «approssimazione, mancanza di scelte lungimiranti, cedimento agli interessi di piccoli potentati all'interno della classe medica». Per questo la Cgil chiede di rafforzare gli organici e di trasferire al Giovanni XXIII tutti quei reparti ancora allocati al Policlinico: neonatologia, oncoematologia pediatrica, neuropsichiatria infantile, diagnostiche radiologichee clinica ostetrica. Trasferimenti che però richiedono tempo. In attesa della riorganizzazione, il sindacato propone una soluzione temporanea: la realizzazione di una piattaforma all'interno del Policlinico in cui sia accolta una sala operatoria specialistica pediatrica e dedicata ai piccoli pazienti. Nel frattempo i problemi per l'ospedaletto restano quelli di sempre. Alla carenza di personale che rischia di bloccare l'attività nelle sale operatorie, nell'ultimo anno si è aggiunto anche un aumento dell'utenza. È Antonio Grisorio, segretario aziendale della Cgil a descrivere la situazione all'interno del Pediatrico: «Le sale operatorie sono quasi bloccate, ormai si opera solo d'urgenza. Non ci sono più anestesisti. Altro che polo d'eccellenza, qui la situazioneè catastroficae nell'ultimo annoè addirittura peggiorata. C'è una grave carenza di personale non solo infermieristico, ma anche medico. Almeno il 30 per cento della forza lavoro non c'è più. I dirigenti che vanno in pensione non vengono sostituiti. Ortopedia e malattie infettive sono ormai in crisi profonda anche a causa dell'aumento dell'utenza». I numeri sono impressionanti: soltanto il reparto di ortopedia effettua 8mila prestazioni all'anno con un solo infermiere, mentre l'anno scorso ne faceva appena 4mila. Il punto di primo soccorso che prima si trovava al Policlinico e effettuava 7mila prestazioni all'anno è stato chiuso. Ora tutta quell'utenza siè riversata sul Giovanni XXIII che accoglie piccoli pazienti dalla regione, ma anche da Calabria, Basilicata e Campania. A tutto questo si aggiunge la beffa delle ultime deroghe. «Nei mesi scorsi infatti, dopo i sacrifici del piano di rientro, erano stati assunti 250 infermieri. Non li abbiamo neanche visti. O meglio, di questi 250 - dice ancora Grisorio - oggi il saldo conta un aumento di 2 infermieri in tutto l'ospedaletto perché nel frattempo sono andati SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA DENUNCIA 08/05/2014 La Repubblica - Bari Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato in mobilità, presso altri ospedali, 248 infermieri». Il direttore generale dell'azienda che raggruppa Policlinicoe Giovanni XXIII, smorza le polemiche e parla di un problema temporaneo già risolto: «L'assenza simultanea di4 anestesisti del Pediatrico nel corso dell'ultimo fine settimana ha creato qualche difficoltà di gestione dei pazienti complessi, per cui si è convenuto prudenzialmente di trasferirli al Policlinico. Inconvenienti che succedono anche nei grossi ospedali di altre regioni». Accuse respinte anche sul mancato completamento del Polo pediatrico: «Ci stiamo lavorando, ma dobbiamo trasferire solo alcune funzioni di tipo ambulatoriale. Bacchette magiche non ce ne sono. Gli altri reparti segnalati dal sindacato rimarranno all'interno del Policlinico per scelta aziendale. Abbiamo qualche problema di carenza di organico, soprattutto per quanto riguarda tecnici di radiologia e infermieri. Siamo in attesa delle deroghe per rinforzare i reparti. Ma ci tengo a ribadire che quanto successo nell'ultimo fine settimana era imprevedibile. Alla fine l'organizzazione ha reagito bene». 08/05/2014 La Repubblica - Bari Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) Visitano negli ospedali ma con tariffe private ecco la truffa dei medici I primi nove episodi sono stati scoperti dalla Finanza Indaga la procura. La Puglia in Italia seconda solo al Lazio GABRIELLA DE MATTEIS ANCORA una volta il primato è negativo. La Puglia è al secondo posto (preceduta soltanto dal Lazio) per il numero di medici che la guardia di finanza ha denunciato perché hanno violato le norme che disciplinano l'attività di intramoenia. O almeno è quello che emerge da un progetto che le fiamme gialle hanno condotto, sviluppando un'analisi di rischio preventiva sui dati forniti dalle strutture sanitarie pubbliche. L'indagine ha riguardato i medici che fanno visite, erogano prestazioni in forma privata, ma senza corrispondere, così come prevede la normativa, una parte del ricavato alle aziende pubbliche per le quali lavorano. Così scorrendo i dati dell'attività investigativa condotta dalla guardia di finanza, si scopre come nel Lazio i medici segnalati alla Corte dei Conti sono stati 14 per un danno erariale complessivo di quasi un milione e quattrocentomila euro. La Puglia è seconda. Gli specialisti che ora dovranno fornire una spiegazione alla magistratura contabile sono 9. E sei di loro sono stati denunciati anche alla procura per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato e di peculato. Ingente il danno che con il loro comportamento hanno causato: 942mila euro i soldi che le aziende sanitarie non hanno incassato. «I comportamenti censurati - spiegano gli investigatori - sono stati realizzati per lo più attraverso il mancato rispetto degli obblighi di esclusività delle prestazioni da parte dei dirigenti medici pubblici, autorizzati alla pratica di attività liberoprofessionale intramoenia, e l'indebito introito di somme che dovevano essere versate nelle casse della struttura sanitaria pubblica». Tra i medici che sono stati denunciati c'è chi è in servizio all'Asl di Bari, all'Irccs Ospedale Oncologico "Giovanni Paolo II" e al Policlinico. E il risultato dell'indagine del nucleo Spesa Pubblica della guardia di finanza conferma un fenomeno che in Puglia già altre inchieste avevano evidenziato. E per questo l'assessorato alla Sanità, nel settembre scorso, ha avviato una due procedimenti disciplinari nei confronti di due primari, denunciati dalla guardia di finanza perché non solo i due primari lavoravano anche negli studi privati, omettendo così come prevede il regolamento, di versare una parte degli introiti alla Regione, ma anche di pagare le tasse. L'assessore Elena Gentile ha più volte spiegato come comportamenti di questo tipo non saranno più tollerati. Ora i medici, denunciati in questa indagine della guardia di finanza, saranno chiamati non soltanto dinanzi alla Corte dei Conti e dinanzi ai giudici penali. Anche la Regione Puglia potrebbe chiedere loro i danni, costituendosi parte civile in un eventuale processo. Foto: VERIFICHE Proseguono gli accertamenti della Guardia di finanza sulle prestazioni nel regime di intramoenia SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA GIORNATA/Sanità 08/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Creata la prima vita artificiale batterio replica il super Dna SILVIA BENCIVELLI SILVIA BENCIVELLI Creata la prima vita artificiale batterio replica il super Dna L'ALFABETO della vita si arricchisce di due nuove lettere. E da quattro basi, quelle con cui da sempre la natura scrive le istruzioni per la vita nella doppia elica del Dna, passa a sei. Lo annuncia oggi la rivista Nature, che ai risultati della ricerca di un gruppo di biologi americani dedica copertina e numerose pagine interne. Gli scienziati sono infatti riusciti a costruire in laboratorio due basi del Dna del tutto artificiali, ma capaci di entrare in una cellula e di comportarsi come le quattro naturali. Qui non si tratta di Dna artificiali scritti con le lettere di sempre, ma di nuove lettere con cui scrivere parole tutte da inventare, che finora in natura non erano mai esistite. Il Dna di tutti gli esseri viventi del nostro pianeta, dai batteri alle balene, è una lunga stringa di istruzioni scritta con quattro lettere soltanto, tecnicamente chiamate basi, che per semplicità si abbreviano con A, T,Ce G. Queste istruzioni, cioè queste lunghe sfilze di ATC e G variamente alternate, servono a costruire le proteine: proteine che fanno comunicare le cellule, che danno loro una certa struttura o una funzione piuttosto che un'altra e così via. Sin dagli anni Sessanta si cerca di capire se sia possibile riprodurre in laboratorio un sistema simile con l'obiettivo di aumentare la complessità dell'informazione genetica, quindi di scrivere istruzioni per proteine nuove con cui costruire farmaci, materiali, tessuti e carburanti puliti che adesso non possiamo nemmeno immaginare. Ma solo oggi ci siamo arrivati. O meglio: siamo arrivati a dimostrare che la strada è buonae un altro alfabetoè possibile. La vera novità di questa ricerca non è tanto l'aver costruito oggetti chimici similia quelli naturali presenti nel Dna, ma essere riuscitia ingannare una cellula fino a farle ospitare l'alfabeto espanso della vita. Le due nuove lettere sono state infatti prima di tutto infilate in una struttura di Dna circolare e vagabonda chiamata plasmide. Questa, un cavallo di Troia della genetica,è stata fatto entrare in una cellula batterica: un semplicissimo Escherichia coli di quelli che a milioni di miliardi abitano nel nostro intestino. Qui il plasmide ha trovato enzimi e strutture cellulari abituate a maneggiare il solito Dna, che da miliardi di anni operano sempre, piùo meno, nella stessa maniera. Ma non è successo niente di particolare. Anzi: il pezzettino di Dna scritto coi caratteri nuovi è rimasto al suo posto ed è stato correttamente replicato, come quello naturale. Prima di porsi grandi obiettivi - e grandi, e ovvi, problemi di etica o di brevettabilità dei nuovi prodotti biologici ma artificiali - spiegano cauti gli scienziati, ci vorrà tempo. «Siamo ancora alla ricerca delle leggi universali della biologia - spiega Diego di Bernardo, dell'Istituto Telethon di geneticae medicina (Tigem) - che sono ancora più complesse di quelle della fisica». Ma più nel concreto si tratterà di diventare davvero capaci di costruire nuovi ingranaggi della macchina cellulare. La strada dell'alfabeto espanso appare una delle più promettenti. «I batteri artificiali costruiti finora hanno un Dna in quattro lettere che viene manipolato e ricostruito, per esempio, per far loro produrre biocarburante. Ma in questo modo si rendono più deboli, perché parte della cellula viene impegnata nel nuovo compito e non può più assolvere ai suoi compiti normali», spiega di Bernardo. Con l'alfabeto espanso, invece, potremo costruire batteri sani, che in più fanno quello che vogliamo: «come se parlassero due lingue, invece che una sola». Non solo, questi pongono meno problemi di sicurezza: «Il fatto che si inseriscano due basi diverse da ATC e G serve a garantire che i batteri che costruiremo in questa maniera non possano mescolarsi con quelli naturali». E in più, essendo fatti da lettere artificiali, «la loro replicazione dipenderà da noi: dalla nostra fornitura esterna di mattoncini della vita costruiti su misura». In questo modo, conclude di Bernardo, «potremo mantenerne il pieno controllo».La ricerca SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R2/ LA SCIENZA 08/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato In tutti gli organismi viventi, l'alfabeto del Dna è scritto con quattro lettere Gli scienziati sono riusciti a costruire due nuove lettere artiÞciali (XY) Le lettere (basi azotate) sono state incorporate in un pezzo di Dna, e sono state replicate da un batterio comune Questo batterio è il primo organismo nella storia della Terra a far funzionare un Dna di 6 lettere invece che di 4 Le applicazioni Con un Dna a 6 lettere, si potranno produrre proteine su misura fatte di molti più mattoni di quelli che usa oggi la natura. Con vari scopi: nuovi farmaci e vaccini nuove possibilità per la diagnostica nuovi materiali nuove possibilità per la chimica verde nuove etichette per l'anticontra!azione Le controversie Si dovrà decidere a chi appartengono i Dna artiÞciali e quanto sia lecito intervenire sulla diversità biologica naturale 08/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Così sono entrato nel futuro DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ENRICO FRANCESCHINI HO VISTO il futuro. Anzi, ci sono entrato dentro. Cosa ho visto e dove sono veramente entrato, in effetti, è opinabile: questione di sensazioni. Progetto Morfeo si chiama il casco che un tecnico della Sony mi ha infilato sulla testa, trasportandomi nella realtà virtuale. Un'esperienza ludica. ALLE PAGINE 32 E 33 CON UN ARTICOLO DI JAIME D'ALESSANDRO HO visto il futuro. Anzi, ci sono entrato dentro.O almeno così mi è parso. Cosa ho visto e dove sono veramente entrato, in effetti,è opinabile: questione di sensazioni. Potrei giurare di essere volato nello spazio, tra astronavi, missili e meteoriti, e poi di essere disceso negli abissi, tra squali e pesci di ogni dimensione, ma potrei anche avere sognato. "Project Morpheus", Progetto Morfeo, si chiama appropriatamente il casco che un tecnico della Sony mi ha infilato sulla testa, trasportandomi un attimo dopo nel mondo magico della realtà virtuale. Un'esperienza ludica, il cui obiettivo principale è rivoluzionare la maniera in cui si gioca ai videogames, visto che a inventarlaè la società produttrice della Playstation, il gigante giapponese dell'intrattenimentoe dell'elettronica. Ma già oggi le applicazioni di questo elmetto che si cala sugli occhi e ci conduce dovunque vogliamo vanno ben oltre i videogiochi, aprendo nuove frontiere dall'istruzione scolastica alla terapia medica. Ed è lecito credere che in un domani non troppo lontano, fra dieci anni, fra venti, indossando un copricapo simile (e magari altri accessori dello stesso genere) potremo fare qualsiasi cosa, provare qualunque emozione, senza muoverci dalla poltrona di casa: o magari dal letto di casa, perché così vestiti teoricamente potremmo perfino fare l'amore (o credere di farlo). Siamo nei sotterranei di un albergo di Londra, "hip" come si conviene a un'industria all'avanguardia della tecnologia: da fuori non sembra un hotel e nemmeno da dentro, le toilette sono delle cellette rivestite di velluto con divani e mensole di fianco alla tazza del cesso. Così si comincia a uscire dalla realtà reale, dal mondo a cui siamo abituati, ancora prima di iniziare l'esperimento per cui la Sony ha invitato qui Repubblica e un gruppo di selezionati giornali da tutto il mondo. Scendiamo nei sotterranei. Ed ecco, dentro una sala semibuia, tre fasci di luce: provengono dalle postazioni di tre "demo", come si dice in gergo, tre videogiochi ancora allo stato di test dimostrativo. In apparenza, niente di insolito, tre schermi, tre storie, tre manopole. Ma quando ti cali il casco sulla testa, tutto cambia. Non sono più nei sotterranei dell'albergo. Non sono più a Londra. Eccomi (demo numero uno: Eye Valkyrie) dentro un'astronave su una rampa di lancio. Conto alla rovescia, dieci, nove, otto, eccetera, e boom, mi ritrovo nello spazio. Basta premere un tasto per cambiare rotta e visuale. Meteoriti mi sfiorano, navicelle nemiche mi attaccano. Rispondo al fuoco, viro, accelero...e finisco sfracellato contro un'altra astronave. Demo numero due: "The Deep". Questo casco mi sembra ancora più avanzato. Se mi piego, vedo le mie gambe che si piegano. Se indico qualcosa, vedo il mio braccio che si agita. Se guardo in su vedo la superfice dell'acqua da cui evidentemente mi sono appena tuffato. Se guardo in giù, vedo gli abissi. Sono dentro una gabbia protettrice. Posso sparare razzi con una pistola per illuminare le tenebre delle profondità marine. Va tutto bene finché non arriva uno squalo, sbatte il muso sulla gabbia, ne addenta un pezzo, se lo porta via, apre uno squarcio.E adesso? Fortunatamente la dimostrazione finisce e passo alla successiva, "The Castle": un castello medievale. Un tecnico mi mette in mano due lampadine colorate. Ma quando indosso l'elmetto virtuale, le lampadine diventano una spada, uno scudo, un arco con le frecce: mi serviranno per affrontare un cavaliere avversario e farlo a fette. Sempre che non sia lui ad affettare me. Anche in qualsiasi videogioco tradizionale si può avere l'impressione di penetrare nella storia: questo è del resto lo scopo di chi li crea. Ma con il casco del Progetto Morfeo l'impressione è molto più forte. Dopo il volo nello spazio, ti senti lo stomaco in bocca come se ci fossi stato davvero. Dopo il tuffo negli abissi, ti gira la testa e ti rintronano le orecchie. Dopo il duello medievale, bè, ti tasti per bene per controllare di essere ancora SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R2 / IN VIAGGIO CON IL CASCO DELLA REALTÀ VIRTUALE 08/05/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato tutto intero. «In ogni videogame lo schermo rappresenta un confine e con questo casco diventa possibile varcarlo», spiega Simon Benson, coordinatore del settore realtà virtuale per la Sony. «Entri a far parte della storia, con un'esperienza pienamente tridimensionale che coinvolge tutti i sensi». L'azienda giapponese non rivela quando lancerà sul mercato il suo magico elmetto, «il più presto possibile», dice Benson, forse già l'anno prossimo. È evidente il modo in cui potrà trasformare i videogiochi: sarà possibile giocare a calcio con Ronaldo e Messi trovandosi con loro in mezzo al campo, combattere una guerra con un commando di forze speciali muovendosi al loro fianco, guidare un bolide da corsa su un circuito sentendo le ruote che stridono sull'asfalto. «Ma la realtà virtuale non trasformerà soltanto l'intrattenimento», osserva il coordinatore della Sony. «Potremo portare chiunque da qualunque parte del mondo, a visitare Venezia o la Torre Eiffel o l'Everest, senza muoversi da casa. Sono già allo studio utilizzi nel settore educativo: potremo portare una scolaresca a spasso per l'antica Roma o intorno alle piramidi, oppure, per una lezione di geografia, nella giungla amazzonica, o per una di fisica, sulla Luna. E sono già in corso utilizzi scientifici nel settore della medicina, delle terapie: immaginiamo una persona che soffre di agorafobia e ha paura a ritrovarsi in mezzo alla gente, potremo metterle il cascoe farla sedere in una carrozza del metrò, prima da sola, poi con due persone, poi con dieci, poi con venti, potrà togliere il casco in qualsiasi momento se si sente male e gradualmente prepararsi a rientrare nella comunità reale». Di utilizzi ce ne sono anche altri, alcuni già ben oltre la fase sperimentale: quelli militari, per esempio, offrendo a piloti di cacciabombardieri un allenamento identico alle battaglie che affronteranno nella realtà, per citare solo un caso. La tecnica richiesta, in fondo, è la medesima dei videogames: il multitasking, riuscire a virare e sparare contemporaneamente, per questo i professionisti dei videogiochi possono sperare di finire da grandi in qualche Air Force. Chiedo a Benson se il casco del Project Morpheus, con un fine più pacifico, potrà un giorno permetterci anche di amare virtualmente: «Perché no», risponde con un sorrisino, «i videogiochi esistono da una ventina d'anni, tra altri venti è impossibile immaginare dove ci avranno portato queste tecnologie». Indosso il casco un'ultima volta, cercando di scrutarci dentro il futuro: è comodo, leggero, ma non esattamente il tipo di accessorio di cui uno si doterebbe per il sesso. Per sognare di fare l'amore, tuttavia, un giorno potrebbe andar bene anche il Progetto Morfeo. «Siamo fatti della sostanza di cui son fatti i sogni», ci insegna Shakespeare, dopotutto. E chissà che cosa avrebbe scritto, il Bardo, con un caschetto simile sulla testa. {IN COMMERCIO Project Morpheus: si chiama così il nuovo "casco" per la realtà virtuale della Sony. Entrerà in commercio il "più presto possibile" forse già l'anno prossimo IL TEST Tre "demo" testati: Eye Valkyrie (un'astronave), The Deep (la gabbia degli squali) e The Castle (battaglia medievale) LE APPLICAZIONI Nasce per i videogames, ma per la Sony ha molti altri possibili utilizzi: per le lezioni a scuola, per la cura di alcune malattie (come l'agorafobia) e per scopi militari Foto: La prova del casco 08/05/2014 La Repubblica - Milano Pag. 6 (diffusione:556325, tiratura:710716) Pd: "Demolito il modello sanità di Formigoni" ALESSANDRA CORICA L'OBIETTIVO è «una riforma radicale, che diminuisca le diseguaglianze tra i territori», dice il segretario regionale Alessandro Alfieri. Dopo la presentazione delle linee guida della riforma della sanità stilate dall'assessorato alla Salute, il Pd avanza una propria proposta, con il coinvolgimento nella politica sanitaria dei comuni e la creazione di tre agenzie, una per la programmazione, una per l'emergenza e una per il governo clinico (per passare al setaccio le cartelle ed evitare nuovi casi come quello della Santa Rita). «La maggioranza sta sancendo il fallimento del modello formigoniano difeso per anni da Lega, Forza Italia e Ncd attacca Alfieri - Parta subito il confronto». L'idea dei democratici è accorpare sanità e welfare in un solo assessorato: «Il sistema attuale risale a quasi vent'anni fa - ragiona il consigliere Carlo Borghetti - non dà risposte adeguate ai bisogni attuali». Ovvero, l'aumento dei cronici e degli over 65. Il Pd propone di trasformare le Asl in Aziende socio sanitarie territoriali, da cui far dipendere ospedali territoriali e presidi di comunità. «In più, ipotizziamo la riduzione degli ospedali, con il mantenimento di sette-otto centri ad elevata intensità», aggiunge la democratica Sara Valmaggi. Il progetto del Pd sarà depositato entro fine mese. Intanto, a Palazzo Lombardia le direzioni generali Salute e Famiglia continuano a lavorare sulla bozza che l'assessore Mantovani ha presentato due giorni fa ai consiglieri di maggioranza: l'ipotesi è di riportare il documento al vaglio dei partiti la prossima settimana, e stilare una delibera entro fine mese. Intanto, i sindacati dei medici di famiglia chiedono di essere ascoltati: «La Regione vuole rendere il sistema meno ospedalocentrico- sottolinea Fiorenzo Corti della Fimmg - Ci aspettiamo un maggior coinvolgimento della medicina generale». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL CONTRO PIANO 08/05/2014 La Repubblica - Torino Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Dai fondi dell'Europa alla questione lavoro Le mie quattro priorità" Il candidato del centrosinistra: "Punto a almeno 29 consiglieri per evitare l'ingovernabilità" "Il centrodestra senza leadership può perdere consensi a favore dei grillini, ma il tour di Grillo non mi spaventa" L'ex sindaco: se vinco, voglio subito l'audit per capire quali sono i conti della Regione Non mi piacciono le prove muscolari né il pensiero unico. Nessuno però pensi di tirare troppo la fune La politica deve dare la linea, poi la guida tocca ai manager, scelti con bando, lasciando fuori tutte le lo Partono con Sergio Chiamparino, candidato del centrosinistra,i forum dedicati da "Repubblica" ai sei aspiranti presidenti della Regione Piemonte «Francamente non ho la sensazione che il Movimento 5 stelle possa vinceree non mi interessa il numero di appuntamenti che Grillo ha in programma in Piemonte. Perché il Movimento possa vincere si dovrebbe verificare un vero rivolgimento, un «nuovo febbraio 2013», per capirci. L'unico elemento che potrebbe portare a questo è un travaso di voti dal centrodestra, che è senza leadership, verso Grillo. Non mi sento però di fare previsioni, gli spostamenti ci possono essere negli ultimi giorni». IL RISCHIO ASTENSIONE «L'astensionismo ci sarà, penso che sia plausibile una percentuale di voto attorno al 60 per cento. Il voto sarà maggiore dove i cittadini si esprimono anche per le comunali, che restano le elezioni più partecipate. Dove si vota per il sindaco l'atmosfera mi è parsa vivace. Più distanti mi paiono le Europee. Se non ci fosse l'appuntamento delle regionali e delle comunali rischierebbe di diventare un referendum pro o contro l'euro». PRIMI CENTO GIORNI «Se dovessi essere eletto mi impegno a fare subito quattro cose. La prima è una verifica con il governo nazionale sull'ammontare di tutti i fondi, dal welfare, alla sanità al trasporto pubblico, a disposizione della Regione. La seconda cosa è una questione obbligata: il 22 luglio scadono i termini per presentare il piano operativo regionale per l'accesso ai fondi europei. Si tratta di 3 miliardi in sette anni. Bisogna preparare tutte le azioni necessarie su innovazione, ricerca e sviluppo, energie sostenibilie competitività. Questaè una priorità assoluta, se perdiamo il treno non so se potremo riagganciarlo. Il terzo punto è fare un quadro delle crisi aziendali. La prima emergenza oggi è il lavoro: mi impegnerò non per creare un "reddito di cittadinanza", ma il "lavoro di cittadinanza". Infine la conferma delle iniziative già prese alla fine dell'ultima legislatura sui costi della politica, a cominciare da rimborsi "zero": valgono solo quelli per missioni istituzionali concessi da un ufficio esterno al gruppo consiliare. Azzeramento dei vitalizi.E poi la verifica delle indennità: il livello massimo sarà quello percepito dal sindaco della città capoluogo come stabilito dalla legge Delrio». IL RAPPORTO CON GLI ALLEATI «Non pretendo il pensiero unico. Non chiedo che la coalizione marci come un sol uomo, si può anche cambiare idea lungo il percorso. Dopodiché ci sono paletti su cui si gioca la compattezza della coalizione. Lungi da me fare esibizioni muscolari, ma se comincia il tiro alla fune su qualunque tema, che sia Tav o salute, non ci metto neppure due minuti a comportarmi come ho fatto in Comune, con Rifondazione. Peraltro, tutti sanno che non mi sono candidato con fini diversi da quelli ispirati dalla passione politicae dal desiderio di dimostrare che posso fare ancora qualcosa di buono per la collettività. Non uso questa occasione per un trampolino di lancio per qualche altro obiettivo. La mia ambizione è poter dire dopo cinque anni di aver rimesso in sesto la baracca. Questo penso sia un punto di forza. Non sono ricattabile». RISCHIO INGOVERNABILITA' «Bisogna vedere i risultati elettorali. Vedo un clima abbastanza buono. Il rischio c'è se non riusciamo ad andare oltre ad una certa quota. Ammesso che i cittadini piemontesi diano a me la maggioranza, se le liste della coalizione non raggiungeranno un buon risultato il problema potrebbe presentarsi. Tenendo conto del regolamento che su 11 assessori ne prevede tre esterni, bisogna avere almeno un margine di tre consiglieri più il presidente. Minimo. Se fossero di più meglio». LA POLITICA NELLA SANITA' «Dire che la politica deve stare lontana dalla sanità come sosteneva Paolo Monferino è un modo sbagliato di porre il problema. Sono convinto che la politica debba fare il suo mestiere, cioè programmare, mentre chi fa il tecnico fa il tecnico. La politica deve fare programmazione, creare le SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Verso le elezioni/Il forum Chiamparino 08/05/2014 La Repubblica - Torino Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato condizioni per una scelta trasparente e responsabile dei tecnici, dal direttore centrale della sanità ai responsabili delle Asl. Figure scelte affidando all'esterno le liste di idoneitàe poi decidendo sulla base di questi responsi. Se la politica è intesa come notti di lunghi coltelli tra i partiti, non ci sto. Fuori gli intrighi politici, sindacal, lobbistici e corporativi. La politica in sanità va bene se è programmazione e assunzione di responsabilità, altrimenti non si capirebbe perché fare le elezioni. L'assessore alla Sanità farà parte della mia squadra e sarà un politico. Il direttore è un'altra cosa. Credo che le strutture, non solo dell'assessorato alla Sanità, vadano profondamente riviste e cambiate». LA SANITA' "COMMISSARIATA" «Il mio obiettivo è uscire rapidamente da una situazione di semicommissariamento. Per far questo è necessaria una verifica dei fondie la messa in campo di una squadra politica e tecnica per reggere la sfida e il rapporto con i ministeri di economia e sanità». LA MACCHINA REGIONE «Gli scandali e le vicende più o meno boccaccesche hanno contribuito nell'ultimo periodo a screditare ulteriormente le istituzioni tra l ' o p i n i o n e pubblica. Ma già prima c'era qualche cosa che non funzionava. Le Re«Provare a fare quello che una volta facevano sindacati e imprenditori: destinare una quota che derivi dagli aumenti contrattuali al welfare. Un'idea di origine olivettiana, un welfare mutualistico per combattere le disparità di uguaglianza che nascono nei primi anni di vita. Un modo per garantire funzioni educative di base a livello generale. Il modello è un po' quello applicato a Torino nelle scuole, il modello di Reggio Emilia: creare una struttura partecipata da tutti gli enti, pubblicie privati, che gestisca le scuole e intervenga nelle politiche educative. Penso ad una struttura, che potrebbe essere una fondazione, finanziata dal pubblico, dal privato socialee dalla negoziazione aziendale attraverso una percentuale degli aumenti retributivi». BORSE DI STUDIO «Torneremo alla situazione precedente a quella della giunta Cota, rifinanziando le borse. Non si può essere una regione innovativa se non si è aperti ai giovani che vogliono studiare». LA CULTURA DELL'OGGI «Si dice tanto che la cultura non è solo brioche, ma è anche pane. Sono d'accordo: c'è un pezzo di cultura che è la contemporaneità. Fondamentale per far diventare la Regione e Torino un hub innovativo è avere un luogo, che nel mio sogno potrebbero essere le ex Ogr, per la produzione e commercializzazione artistica. I grandi artisti del passato sono diventati tali perché hanno incontrato un mecenate che li ha valorizzati. Vorrei un luogo aperto ai giovani e alla voglia di fare». BONUS BEBE' «Prima di dire confermo e non confermo, voglio vedere i risultati. Non sono per buttare via tutto quello che è stato fatto prima. Ho avuto segnalazioni di cose che funzionano, come il sostegno per la neve artificiale. Farò una verifica anche sul Bonus bebè di 200 euro a famiglia. In genere, però, non mi convincono le erogazioni a pioggia, preferisco le iniziative più strutturali». C H I U S U R A C A M P A G N A ELETTORALE «Stiamo organizzando un evento in piazza con il Pd, il 23 maggio. In ogni caso un incontro all'insegna della sobrietà, un po' di musica, la presentazione dei candidati». (A cura di Arturo Buzzolan, Gabriele Guccione, Diego Longhin, Roberto Orlando, Sara Strippoli, Salvatore Tropea) LA SCHEDA CARTA D'IDENTITÀ Chiamparino è nato a Moncalieri il 1 settembre 1948. Laureato in Scienze Politiche a Torino, è sposato, ha un figlio e due nipotini LA CARRIERA E' stato due volte sindaco di Torino, poi presidente della fondazione Compagnia di San Paolo. Prima è stato deputato per una legislatura e segretario Cgil HOBBY La corsa, poi la bici e le scalate in montagna. Non a caso ha scelto il Monviso come simbolo della sua lista. Ama il vino e la buona cucina Il voto nel 2010 Roberto Cota 47,3% Centrodestra Mercedes Bresso 46,90% Centrosinistra Davide Bono Renzo Rabellino 25,04 16,74 1,76 1,46 0,66 0,64 0,30 0,20 0,14 23,21 6,69 3,92 3,24 3,06 2,64 1,43 0,76 0,74 0,71 0,66 0,21 3,66 1,67 12 3 Seggi 13 9 Popolo della libertà (Pdl) Lega Nord Verdi Verdi per Cota Partito dei pensionati La Destra Al centro con Scanderebech Alleanza di centro + Democrazia cristiana Nuovo Psi Lista Consumatori Pd Idv Udc Insieme per Bresso Moderati Federazione della sinistra Sinistra ecologia e Libertà Verdi Civica Socialisti uniti Lista Bonino-Pannella Pensionati e Invalidi PiemonteSi- Popolari Movimento 5 Stelle Lega Padana Il voto in Piemonte si terrà in contemporanea con quello per le Europee domenica 25 maggio. E' previsto un unico 08/05/2014 La Repubblica - Torino Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato giorno. I candidati a sostituire Roberto Cota nel ruolo di presidente della Regione sono sei ALLE URNE IN UN UNICO GIORNO PER SAPERNE DI PIÙ News, fotogallery e video su torino.repubblica.it 08/05/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 32 (diffusione:309253, tiratura:418328) La farmacia come non l'avete mai vista Diventa un punto d'incontro per tutte le età dove acquistare non solo medicine. Da domani a domenica le nuove tendenze al Cosmofarma Anche le start up delle giovani imprese che debuttano DIETRO AL BANCO Arrivano i consulenti per curare le malattie sessuali MARIA CORBI BOLOGNA Un luogo di incontro, di risposte, dove cercare cure e non solo. La Farmacia continua la sua trasformazione, da distributrice di farmaci a luogo di benessere a 360 gradi, bellezza compresa. E da domani domenica alla fiera di Bologna Cosmofarma mostrerà questa evoluzione e le tendenze di un mondo che si fa sempre più complesso. «La farmacia si sta trasformando perchè glielo chiede il mercato», spiega Roberto Valente direttore di Cosmofarma. «Il farmaco da prescrizione vale sempre meno come fatturato e cresce tutto quello che non ha bisogno di una prescrizione». Dai farmaci da banco, agli zoccoli, passando per gli integratori alimentari, i cosmetici, i giocattoli per bambini e molto altro. «Cosmofarma è la più importante piattaforma nella quale convergono tutti i farmacisti italiani», spiega Dino Tavazzi, consigliere delegato di Sogecos, la società di BolognaFiere che organizza Cosmoprof e Cosmofarma. «Nella scorsa edizione abbiamo avuto più di 24.000 visitatori.« E' il punto d'incontro, unico in Italia, per grossisti, distributori, buyer provenienti da Paesi diversi. Facilitiamo le occasioni di business, facciamo incontrare gli attori principali della filiera e del mondo farmaceutico». Il tema della 18° edizione di Cosmofarma parla di generazioni, anzi alle generazioni: «Una farmacia per tutte le età, una farmacia per tutti». La farmacia come una piazza che accoglie le diverse fasi del cittadino. E si fa un percorso a ritroso, partendo dalla «terza età», affrontando il mantenimento della salute psicofisica degli anziani, e poi temi transgenerazionali come la dieta equilibrata e il ruolo degli integratori, fino ai focus sull'igiene orale e sulla dimensione della «coppia in farmacia». Al centro della fiera anche le «start up», delle imprese giovani e nuove che si affacciano sul mercato. Con un' iniziativa, l'incubatore, per offrire alle «neonate» (aziende) del settore della farmacia servizi, supporti, visibilità e strumenti. Cosmofarma realizzerà servizi di supporto allo start-up delle aziende, che potranno contare sulla consulenza (come registrare il marchio, marketing, comunicazione), contatti ed incontri con i più importanti buyer, corner dedicato all'interno della manifestazione. Perchè il mondo della farmacia oggi è cambiato e il caro e antico farmacista con il camice bianco e il sorriso rassicurante, accanto ai suoi vasi di ceramica, è sempre più spesso un uomo d'affari in doppio petto. Il cliente non entra più in automatico nella farmacia sotto casa e bisogna attirarlo con argomenti che lo interessino. E tra i focus di Cosmofarma eccone un tema che interessa il cliente: il benessere di coppia. Disfunzione erettile, eiaculazione precoce, ma anche anorgasmia, vaginismo, calo del desiderio: sono questi i problemi della sfera sessuale con cui hanno a che fare milioni di italiani. Ma non solo. Cosmofarma 2014 approfondisce anche le malattie sessualmente trasmissibili (MST) che costituiscono uno dei più seri problemi di salute pubblica in tutto il mondo, non solo nei Paesi in via di sviluppo, ora anche nell'Occidente industrializzato. Secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità , le MST hanno un' incidenza annua di 333 milioni di casi escludendo l'AIDS, in continuo aumento, a causa della maggiore mobilità e alla tendenza ad avere rapporti sessuali con più partners. Una delle categorie più a rischio è quella degli adolescenti: ogni anno si ammalano 111 milioni di giovani sotto i 25 anni di età. La carenza di conoscenze e la disinformazione rendono gli adolescenti più esposti al rischio di infezioni sessualmente trasmissibili. E il farmacista può avere un ruolo importante per sensibilizzarli sul problema. Valido consulente per il benessere della coppia, e per un corretto utilizzo dei farmaci evitando i rischi «fai da te». 333 milioni Sono i casi mondiali di malattie sessualmente trasmissibili (escluso l'Aids) 111 SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Cosmofarma a Bologna 08/05/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 32 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato milioni Sono i giovani sotto i 25 anni che ogni anno sono colpiti da malattie sessualmente trasmissibili SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 22 08/05/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 32 (diffusione:309253, tiratura:418328) Al vaglio dell'Aifa i dossier del settore che fattura 300 milioni di euro l'anno TEMPI STRETTI Dodicimila preparati al setaccio: si temono tagli drastici FRANCO GIUBILEI BOLOGNA Negli ultimi dieci anni, il numero di quanti utilizzano prodotti omeopatici e antroposofici in Italia è raddoppiato, toccando quota 11 milioni. Sono dati dell'associazione Omeoimprese, che ricorda anche come nel nostro Paese ci siano 20mila medici, 8mila dei quali specializzati in omeopatia, che prescrivono abitualmente rimedi naturali ai loro assistiti. Non solo, il mercato sembra tenere nonostante i contraccolpi della crisi. Tutto bene dunque? Non proprio, perché entro la fine dell'anno prossimo l'Agenzia del farmaco (Aifa) dovrà passare al setaccio più di 10mila preparati omeopatici per decidere quali potranno essere autorizzati all'uso e restare in commercio. Produttori e distributori sono in ansia, per il rischio concreto che i tempi ristretti rispetto alle dimensioni dell'impresa possano determinare tagli drastici dei medicinali omeopatici in circolazione, con conseguenze drammatiche sul comparto e sulle richieste dei pazienti che si affidano alle cure alternative. Ecco perché Cosmofarma domani ospiterà un convegno dedicato all'argomento, intitolato significativamente «Omeopatia, sogno impossibile?»: parteciperanno rappresentanti di Federfarma, Omeo imprese, Cittadinanza Attiva, medici omeopatici e non. Roberto Valente, direttore di Cosmofarma: «L'Aifa richiede la registrazione di tutti i prodotti in commercio entro la fine del 2015, ed entro quella data è anche prevista la prescrizione medica per i rimedi omeopatici. Tutti elementi che rischiano di creare problemi seri a un settore che fattura più di 300 milioni di euro all'anno. Ecco perché abbiamo deciso di organizzare questa tavola rotonda: per dare spazio a tematiche che coinvolgono moltissimi cittadini». I motivi di tanto allarme li spiega più nel dettaglio Fausto Panni, presidente di Omeoimprese, organizzazione che raggruppa una ventina fra produttori e importatori di preparati omeopatici, dodici dei quali sono italiani che producono nel nostro Paese: «Aifa dovrebbe controllare tutti i dossier con la documentazione sui nostri prodotti entro l'anno prossimo, ma abbiamo buoni motivi per credere che incontreranno molte difficoltà, dato che ogni anno riescono a lavorare mediamente solo su 250 prodotti. Qui invece parliamo di almeno 10-12mila dossier». La preoccupazione è che la necessità di smaltire la mole imponente entro la scadenza determini tagli drastici: «È difficile che Aifa riesca a gestire tanti dossier, temiamo che qualcuno dovrà essere analizzato troppo velocemente - aggiunge Panni - La paura degli imprenditori è che ci sia approssimazione nelle valutazioni, si tratta di investimenti ingenti: ogni dossier comporta spese di 20-25mila euro. Abbiamo bisogno di risposte certe». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Omeopatia, un sogno possibile se i diritti dei consumatori sono tutelati 08/05/2014 La Stampa - Torino Pag. 52 (diffusione:309253, tiratura:418328) Morta dopo l'intervento, 5 indagati giuseppe legato Un chirurgo, due infermieri e due anestesisti dell'ospedale Santa Croce di Moncalieri sono indagati dalla Procura di Torino in seguito alla morte - avvenuta il 17 settembre 2012 - di Rosmilda Gutierrez, deceduta a 27 anni subito dopo un'operazione di routine alla colecisti. L'accusa ipotizzata dal pm Giancarlo Avenati Bassi è quella di omicidio colposo. Pochi giorni fa, a tutti e cinque i sanitari del Santa Croce è arrivato l'avviso di chiusura indagini. Si profila dunque - ma forse non per tutti - il rinvio a giudizio e quindi il processo vero e proprio. Si saprà all'esito dell'udienza preliminare che si terrà nei prossimi giorni. L'esposto dei parenti Rosmilda Gutierrez era una giovane mamma. Era arrivata in Italia nel 2008, come tante connazionali a caccia di un'occupazione per mantenere i familiari in patria. Aveva trovato lavoro presso una famiglia della collina. Faceva la badante: «Per noi - hanno spiegato i suoi datori di lavoro - era ormai parte della famiglia. Attenta, puntuale in tutto, onesta e grande faticatrice». Gran parte dello stipendio che guadagnava veniva inviato ogni mese in Perù dove Rosmilda aveva i parenti, ma soprattutto un figlia di sette anni, nata da una unione poi finita. La bimba è rimasta dunque orfana a Cuzco, città a 3700 metri dl altezza sull'altopiano peruviano, considerata la capitale storica degli Inca. I lettori de La Stampa, sull'onda della cronaca, avevano inviato a vario titolo un piccolo contributo che la Fondazione Specchio dei Tempi aveva consegnato al nonno della bambina per aiutare la famiglia nel sostentamento. Gli amici della signora Gutierrez, nei giorni successivi, organizzarono un presidio del tutto pacifico sotto l'ospedale Santa Croce di Moncalieri per sollevare la questione: «Non accusiamo nessuno - dissero - ma vogliamo verità, verità e giustizia». Un parente firmò poi un esposto ai carabinieri di Moncalieri che sequestrarono le cartelle cliniche e inviarono gli atti al pm. Il punto sull'inchiesta Nel fascicolo dell'accusa il punto centrale è soprattutto uno: in base alla consulenza di Angela Cianflone, pare che durante l'intervento di calcoli alla colecisti, effettuato con la tecnica laparoscopica, un'arteria retroperitoneale della vittima sarebbe stata quantomeno scalfita, o addirittura tranciata, da un trocar, strumento chirurgico, con una estremità appuntita che viene utilizzato all'interno di una cannula per introdurre le fibre ottiche nell'addome. Da quel presunto errore sarebbe iniziata l'emorragia che ha ucciso la donna in poche ore. Nessuno poi si sarebbe accorto, stavolta nella fase post operatoria, del sangue presente all'interno del corpo della donna, ma qui la questione diventa assai tecnica per via del fatto che se il coagulo è avvenuto nella zona collocata dietro il peritoneo sarebbe stato comunque difficile individuarlo. Si vedrà, sono valutazioni che verranno approfondite in un eventuale processo. La difesa dell'Asl All'Asl To5 stanno seguendo quotidianamente l'evolversi della vicenda. I vertici aziendali sono al corrente dell'invio della nota di chiusura indagini «ma continuiamo ad avere fiducia nell'operato dei nostri medici» spiegano. Intanto però pare siano già iniziate le trattative per un eventuale risarcimento utilizzando le assicurazioni dei sanitari: «Ci teniamo a inviare ai familiari della donna - aggiungono dalla sede centrale di Moncalieri - tutto il nostro cordoglio per quanto avvenuto». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Moncalieri 08/05/2014 Il Messaggero - Ancona Pag. 38 (diffusione:210842, tiratura:295190) OSIMO Sovraffollamento da record ieri al pronto soccorso dell'ospedale di Osimo. Tra emergenze e "codici rossi" che l'ospedale di Torrette non riusciva più recepire, tra mancanza di posti letto negli altri ospedali per trasferire i pazienti, l'arrivo di feriti in due diversi incidenti stradali, anziani in sofferenza respiratoria che necessitavano di un ricovero, (anche l'Inrca era off limits) il corridoio del piccolo reparto di medicina d'urgenza a metà pomeriggio si è riempito di barelle con sette malati alla ricerca di un posto letto. I quattro letti di osservazione breve erano già tutti occupati, il reparto di Medicina del Ss.Benvenuto e Rocco pullulava di degenti e non c'era disponibilità di recezione nemmeno all'ospedale di Jesi. I medici e gli infermieri in servizio, nonostante buona volontà e la grande professionalità, non riuscivano più a gestire l'afflusso incontrollato dei nuovi accessi. IL LUTTO Verso le 16 è anche deceduto un paziente e nell'imbarazzo generale non si trovava una stanza per lasciare che i suoi familiari lo piangessero. È insomma scattato una sorta di Peimaf, il piano di massima emergenza interno per la gestione di un massiccio afflusso di feriti che tutti gli ospedali prevedono. La situazione è tornata sotto controllo dopo le 17.30 quando anche la direzione sanitaria del presidio ospedaliero è dovuta intervenire per trasferire d'imperio due pazienti nella struttura sanitaria di Loreto e ricoverarne altri tre nel reparto di Chirurgia dello stesso ospedale di Osimo. Il pronto soccorso osimano, diretto dal primario Enzo Frati, registra 19-20.000 accessi l'anno ed eccelle da sempre proprio per i tempi d'attesa: per un "codice verde" o "bianco" di norma non si superano 1 o 2 ore d'attesa contro le 8 ore medie dello stesso reparto di Torrette. Il reparto di medicina d'urgenza soffre però di carenze strutturali. Da più di 2 anni il Comune insiste perché l'Asur dia l'ok al progetto di ampliamento per una spesa di 400.000 euro, 200.000 dei quali finanziati dalla stessa amministrazione comunale. M.P.C. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ospedale pieno, paziente muore Non c'e' una stanza per isolarlo 08/05/2014 Il Giornale - Milano Pag. 10 (diffusione:192677, tiratura:292798) Brega Massone: «Ergastolo senza prove» Lo sfogo dopo la condanna: «Io un capro espiatorio, punito per l'invidia dei colleghi» Pier Paolo Brega Massone Dal carcere di Opera scrive al Giornale Pier Paolo Brega Massone, il chirurgo della clinica Santa Rita condannato all'ergastolo per l'omicidio di quattro pazienti. Brega Massone, arrestato nel 2007 su richiesta della Procura di Milano, era già stato condannato a quindici anni per una serie di lesioni. Scarcerato per decorrenza termini, è stato arrestato a sorpresa lo scorso 12 marzo, pochi istanti dopo che la Corte d'assise, accogliendo le richieste dei pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano, gli aveva inflitto il carcere a vita. Secondo la Procura, gli interventi conclusi con la morte erano da considerare a tutti gli effetti omicidi volontari, perché il chirurgo aveva messo in conto che il paziente non sopravvivesse, ma operò ugualmente solo per gonfiare i rimborsi. Nella sua lettera, Brega contesta aspramente il comportamento dell'Ordine dei medici di Milano, che si sarebbe schierato acriticamente e per vendetta dalla parte dell'accusa. E soprattutto torna a protestare contro la decisione dei giudici di non ordinare una perizia medica che valutasse la necessità degli interventi. La tecnica di intervento, la Vat, secondo Brega era l'unica idonea a fronteggiare situazioni ormai quasi disperate. Sono il dottor Pier Paolo Brega Massone, ex primario della clinica Santa Rita di Milano, condannato all'ergastolo. Vi chiedo di ascoltarmi per evidenziare alcuni punti che assolutamente, anche per non medici, non stanno in piedi. Viene riportata anche dal vostro giornale la reazione alla mia condanna dei «camici bianchi», come se l'Ordine dei Medici di Milano costituisse la reazione dei medici italiani. Non credo che le parole del presidente dell'Ordine, dottor Rossi, rispecchino quanto scritto da tanti altri medici. Non le commento perché non è mio intento polemizzare con chi non mi conosce e soprattutto è parte dell'accusa. Però non può apparire alquanto ambiguo il comportamento di un organo di difesa dei medici che si schiera a scatola chiusa contro medici che lavoravano a Milano senza, prima di schierarsi parte civile, fare propri accertamenti scientifici. Ma purtroppo è evidente che ben altra ragione si nascondeva dietro il compartimento dell'Ordine di Milano, quello della vendetta nei miei confronti solo per essermi permesso di denunciare l'operato, eticamente non corretto, dei Bulgheroni e dei Santambrogio (Paolo Bulgheroni e Luigi Santambrogio, componenti del comitato medico dell'Asl che nel 2007 revocò l'accreditamento alla chirurgia toracica della Santa Rita, ndr ) già nel 2008. Un Ordine di Milano che si schiera da solo contro i chirurghi della Santa Rita non può non destare stupore. Non si schiera l'Ordine nazionale, non si schiera Pavia cui sono iscritto. Invece c'è una presa di posizione che sa solo di capro espiatorio per cui qualcuno andava sacrificato per valutazioni e interessi esulanti dalla medicina scientifica. Oltre alla Procura, sicura della mia colpevolezza, anche l'Ordine dei medici si è opposto alla perizia super partes scientifica, medico terzo da nominare da parte del giudice, con forza. Ciò è assolutamente contraddittorio e inaccettabile da parte di un Ordine medico. Si vuole far condannare un medico? Si è sicuri della sua colpevolezza? Allora quale terrore crea la perizia super partes alla Procura e all'Ordine di Milano? Ciò non può non colpirvi. Un medico va condannato se ha sbagliato, ma va fatto dopo tutti i possibili accertamenti che possano determinare colpevolezza e innocenza. Nel mio caso è la indicazione chirurgica che va valutata. Se non vi era indicazione sono da condannare, ma se vi era l'indicazione no! E ciò sostengono i miei consulenti che si sono battuti per l'ottenimento di una perizia, smontando le accuse, ma proprio per quella è stata rigettata. Ciò non lo dico io, ma lo dicono giudici non prevenuti come è possibile leggere su riviste e su Internet (per esempio, Vincenzo Vitale su L'Opinione ). Pertanto l'Ordine dei Medici di Milano non è la reazione dei camici bianchi ma la reazione di una parte integrante dell'accusa. Inoltre al dottor Rossi bisogna ricordare due cose: che una consulenza super partes in cause civili, con identici quesiti del processo penale (casi De Pol e Zito) che mi assolvono completamente sull'indicazione e la tecnica di intervento sono state effettuate da medici iscritti all'Ordine di Milano. Forse sarebbe meglio conoscere tutto prima di parlare; quindi chi valuta scientificamente e non è prevenuto arriva all'esatto contrario dei giudici non medici di Milano. Allora è questa la ragione per cui si rifiuta la perizia di un SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA LETTERA L'ex primario della clinica Santa Rita 08/05/2014 Il Giornale - Milano Pag. 10 (diffusione:192677, tiratura:292798) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato medico super partes, quella che se si abbandona la prevenzione, potrebbe cambiare in base alla scienza il risultato finale? Ho letto che «a buon senso» «difficilmente chi gestisce l'anestesia può permettersi di dire al chirurgo il fatto suo». Quell'«a buon senso» è assolutamente da ribaltare. I chirurgo pone l'indicazione chirurgica, e l'anestesista con il cardiologo ne dà la valutazione generale e complessiva. Viste le contestazioni sui quattro omicidi (legate a età, condizioni e patologie concomitanti) colui che decide se addormentare o meno il paziente è l'anestesista. Se l'anestesista decide di non addormentare il paziente, l'intervento chirurgico non si fa. Allora ecco che la perizia super partes avrebbe evidenziato tutto ciò, e in caso di colpa avrebbe di molto alleggerito la posizione del chirurgo toracico. Non si può non sapere ciò, ed il chirurgo toracico non può essere il terminale di tutte le azioni di cui l'Accusa vuole colpevolizzarmi. L'imputato principale è colpevole di tutto, sia nel primo che nel secondo processo: di atti chirurgici, medici generali, anestesiologici e cardiologici. Nessuno vuole colpevolizzare gli anestesisti, ma è una questione di responsabilità. Nessuno uccide in sala operatoria, si valutano le condizioni affinché un paziente possa essere operato e se l'anestesista lo addormenta è perché ritiene che possa superare l'anestesia e l'intervento. Credo che non si possa dare un ergastolo senza avere minimamente cercato di arrivare alla verità. Non entro nel merito di una custodia cautelare durata cinque anni per non permettermi di difendermi, culminata in quattro mesi di ingiusta detenzione, e di una nuova misura cautelare per un pericolo di fuga assolutamente smentito dal tempo e dai fatti. Io posso avere sbagliato ma certamente non posso essere condannato, prima a quindici anni e poi all'ergastolo, senza prima avere avuto un giudizio imparziale tecnico e scientifico. Foto: RABBIA Pier Paolo Brega Massone, ex primario di chirurgia alla clinica Santa Rita 08/05/2014 QN - Il Resto del Carlino - Ancona Pag. 8 (diffusione:165207, tiratura:206221) Salesi, si allarga il fronte del «sì» sul trasferimento dell'ospedale pediatrico «A NOI dispiace lasciare questo ospedale, io personalmente ci lavoro da quasi 40 anni. Oggi però coordino 13 unità operative e restare qui non ha più senso. Scusate il mio stato d'animo». Sta quasi per commuoversi Paola Rocchetti, coordinatrice del dipartimento materno-infantile del Salesi, stretta tra il dolore di cambiare orizzonte, ma con la certezza che quel passo va fatto e al più presto: «Ogni mattina, estate e inverno prosegue Paola Rocchetti - vedere i bambini salire sulle ambulanze per andare a Torrette, per un esame ematico, una seduta di radioterapia, una risonanza, oppure una mamma con scompensi cardiaci che deve partorire al Lancisi. Ambulanze che si bloccano nel traffico, che spesso sono occupate in altri servizi. Tutto questo deve finire e l'offerta, seppure temporanea, all'ospedale di Torrette, è buona». C'È UN FRONTE compatto che dice «sì» alla decisione del direttore generale dell'azienda Ospedali Riuniti, Paolo Galassi, di portare il Salesi in tutto il sesto piano (oltre ad alcune eccezioni) del polo di Torrette. Su 14 associazioni di volontariato verso bambini e famiglie, 13 sono a favore e con loro sta il personale medico ed infermieristico del Salesi: «Esistono limiti di spazi e di attrezzature che non possono più essere tollerati - rincara la dose il dottor Paolo Pierani, direttore dell'oncoematologia -. Noi garantiamo alti standard professionali, ma ormai questo ospedale non è più all'altezza. In attesa di una soluzione definitiva è giusto spostarsi». E poi ci sono le associazioni di volontariato, tutti i giorni sul campo: «Se ad un giudice venisse in mente di fare un giro da queste parti - attacca duramente il presidente Ambalt, Maurizio Passarini - qui ci fannio chiudere domani. Lo sapete che non ci sono spazi a norma, che non ci sono le scale anticendio? Qualcuno rischierebbe di andare in galera. In città sta passando un messaggio sbagliato, questo ospedale non è della città, è della regione, interessa tutti, non solo qualcuno. L'errore, semmai, è stato fatto al tempo in cui la politica ha deciso di unire i tre presidi in una azienda unica». INTANTO l'iter del trasferimento va avanti ed entro l'anno dovrebbe diventare effettivo. Gli spazi saranno pronti ad ospitare il nuovo Salesi, al sesto piano di Torrette, a parte la neuropsichiatria messa al quinto, vicino alla neurochirurgia adulti, e a pronto soccorso e rianimazioni che avranno percorsi propri e delineati: «Noi gli spazi a Torrette li abbiamo visti e c'è poco da discutere, si va a stare meglio - sostiene Annarita Duca della Fondazione Salesi -. Non siamo per la frapposizione a tutti i costi, ma è chiaro che il fronte è campatto da questa parte». Intanto la direzione generale dell'azienda Ospedali Riuniti va avanti per la sua strada, nonostante le accese discussioni che hanno coinvolto anche la politica. In mancanza di ostacoli, ritardi, interruzioni, entro il 2014 il Salesi sarà trasferito a Torrette. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Torrette non è il top, ma è meglio che qui» 08/05/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 1.3 (diffusione:105812, tiratura:151233) Tutti i dubbi della scienza sull'eutanasia legalizzata Col suicidio assistito il rischio di abbandonare i più deboli La comunità scientifica internazionale ha espresso molte perplessità sugli effetti dell'introduzione della "dolce morte" negli ordinamenti. Le maggiori criticità per depressi, disabili, elementi della società fragili, influenzabili o mal curati Carlo Bellieni Viene chiesta in questi giorni la calendarizzazione nel dibattito parlamentare di leggi che regolino l'eutanasia in Italia. I giornali affrontano l'argomento come se fosse il Paese, o addirittura la comunità scientifica, a chiedere di introdurre forme attive per porre fine alla vita; come se questo fosse «il vento ineluttabile della società moderna» cui non ci si può sottrarre, pena il bollino di retrogradi. Leggendo i giornali, insomma, sembra che l'eutanasia sia richiesta a gran voce da tutti e che ormai sia assodata l'equazione tra desiderio di morte e diritto di ottenerla. Il problema che ferma questo ingranaggio è che la comunità scientifica ha seri dubbi sull'utilità dell'introduzione dell'eutanasia, in particolare la comunità che cura i malati e che fa ricerca per trovare nuove cure. Insomma: tanto polverone per un'equazione che a livello scientifico non funziona. Vediamo perché. a professoressa Gail Van Norman, sull'ultimo numero di Current Opinion in Anaesthesiology mette in guardia: «Suicidio assistito e eutanasia presentano rischi potenziali per depressi e disabili», elementi della società fragili, influenzabili e talora mal curati, che potrebbero trovare nella scorciatoia mortale una via impropria alla soluzione dei loro problemi. L'editoriale della rivista spiega: «Abbiamo la responsabilità di assicurare che né gli individui né la società abbraccino l'eutanasia come mezzo appropriato per trattare la sofferenza». Anche l' International Journal of Epidemiology di febbraio - parlando di suicidio assistito - solleva il dubbio che «gruppi svantaggiati vadano a morire in questo modo più di altri gruppi»; per esempio chiedono di morire soprattutto le persone sole, i divorziati, quelli senza figli. Esaminando l'esperienza dell'Oregon dove l'eutanasia è legale - la Van Norman conclude che quando si valutano le richieste di morte «poche consultazioni psichiatriche vengono fatte per valutare la depressione»; e significativo è lo studio pubblicato su Disability and Health journal , dal titolo significativo «Uccidendoci dolcemente: i rischi della legalizzazione del suicidio assistito», in cui si riporta come i disabili temano che il suicidio assistito se legalizzato porti ad un minor interesse per le cure delle persone con disabilità e ad aumentare i pregiudizi verso la disabilità. o stesso giornale riporta in altra data le critiche alla legge sul suicidio assistito da parte dell'associazione di disabili significativamente chiamata «Non ancora Morti», in cui si lamenta che si crei di fronte al suicidio un doppio binario, che da una parte porta a prevenirlo e dall'altra a legalizzarlo, a scapito - dato che il suicidio assistito non è riservato solo a chi è in fin di vita - di chi è più fragile e che potrebbe invece essere aiutato altrimenti: anche un ampio studio ( Health Psychology del 2007 ) mostra che i malati terminali che chiedono il suicidio assistito lo chiedono non per il dolore che provano, ma per essere caduti in depressione (malattia curabile) o perché si sentono un peso per gli altri, e se è per il dolore, quando questo viene curato a dovere cambiano idea. Insomma, eutanasia e suicidio, a parole introdotti per evitare un accanimento o una sofferenza insopportabili, sono così a rischio di travalicare questi scopi (che comunque si possono raggiungere per altra via) da esser guardati con scarsa fiducia da buona parte della comunità scientifica. Si pensi che contro l'eutanasia, in particolare quella dei bambini, insorgono i medici che curano i malati, e che vedono le stesse patologie che loro curano essere oggetto per decidere di far morire. Ad esempio dei neurochirurghi olandesi sottolineano che nel caso della malattia detta "spina bifida", che dà alterazioni al midollo spinale e che è invocata come ragione di eutanasia, la malattia non sia affatto insopportabile e dolorosa senza speranza, come riporta su Child Nervous System del 2008 il dr de Jong; e sul Journal of Perinatal Medicine del 2009 si riporta come il protocollo di Groningen sull'eutanasia sia da respingere sia per motivi etici che per motivi medici. ome pensare che la "dolce morte" sia in linea con chi cura bene la depressione e vede invece che gente con depressione va a farsi suicidare o chiede la morte mentre ben sanno che la depressione resta sottostimata e sotto diagnosticata, come spiega il Journal of Clinical SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'ALLARME DI MEDICI E RICERCATORI 08/05/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 1.3 (diffusione:105812, tiratura:151233) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 30 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Psychiatry del 2010? O il dolore. Addirittura il Journal of Clinical Oncology di maggio riporta che ben il 33% dei pazienti oncologici che necessitano un trattamento contro il dolore, o non lo ricevono in modo adeguato o non lo ricevono affatto. Per non parlare di chi studia in profondità le persone in stato vegetativo e ritrova segni chiari che mostrano un'interazione con l'ambiente, altro che "vegetali": i pazienti in stato vegetativo riescono addirittura a valutare il linguaggio di chi gli sta intorno, come mostrano studi fatti con la risonanza magnetica (vedi per esempio Brain del 2007 o Brain Injury del 2008); come pensare che sia nel loro interesse morire, se il presupposto per farlo è che ormai non sentirebbero più nulla? unque è davvero l'eutanasia una soluzione razionalmente medica? Uno studio sulla rivista Hematology del 2008 mostra che «la richiesta dei parenti o del paziente di affrettare la morte è un modo di esprimere la richiesta di maggiore comunicazione, miglior controllo dei sintomi. È raro che rappresenti la necessità per il paziente di controllare ora, luogo e modalità della morte». Insomma: la medicina chiede di aprire di più alla terapia; e i ricercatori sanno quanto ci sia ancora da fare in campo di lotta al dolore, alla depressione e alla solitudine sociale; altro che aprire i cancelli alla morte! Eppure le riviste inglesi come Lancet riportano che certe categorie di malati - come ad esempio i disabili mentali - sono oggi «invisibili» al sistema sanitario nazionale, quasi non esistessero. Certo, bisogna evitare di accanirsi su chi è incurabile, ma un conto è non insistere in cure inutili un conto è l'eutanasia. Allora dobbiamo decidere dove dirigere gli sforzi: se verso la morte agevolata - facendo credere che il vero diritto sia morire e non essere curati meglio - o verso un miglior trattamento per tutti. Aprire al fine vita volontario sembra proprio una scorciatoia per non affrontare i veri problemi della medicina e della società: la scarsa cura del dolore, l'abbandono, l'accesso di tutti alle cure, la umanizzazione degli ospedali. Troppo facile aprire alla morte e lasciare tutti questi punti senza una risposta. © RIPRODUZIONE RISERVATA 08/05/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 32 (diffusione:105812, tiratura:151233) Dona all'ospedale ha 5 anni: premiata Giulio Isola Una donazione a un ospedale è meritoria, ma non è certo inconsueta. Ben diverso è però se arriva da una bambina. Aurora Maniero ha cinque anni e vive in provincia di Venezia. Paziente dell'onco-ematologia pediatrica di Padova, ha regalato al reparto che l'ha in cura il salvadanaio dei propri risparmi. Un gesto di altruismo che ha colpito e spinto molte altre persone a collaborare per cercare di migliorare le cure per i più piccoli. Per questo l'Arciconfraternita di S.Antonio di Padova ha deciso di consegnare alla generosa bambina il "Premio della Bontà 2014". «Aurora ci mostra come il sacrificio, anche piccolo, ma fatto con amore, del godersi qualche meritato dono per sé permette di "contagiare il bene" e far germogliare altri semi di bontà e azioni solidali - spiegano i promotori -. Il gesto generoso di Aurora è testimonianza della forza dell'esempio della bontà, che attira e suscita imitazione soprattutto quando è spontanea e disinteressata». Nel corso della cerimonia di consegna, che si svolgerà domenica mattina nella Basilica del Santo a Padova, saranno anche premiati i dodici vincitori del concorso "Premio della Bontà sant'Antonio di Padova" rivolto agli studenti di tutt'Italia. Tema di quest'anno: «Caro Papa, ti scrivo....». Alle scuole dei premiati sarà consegnata una borsa sotto forma di contributo per le attività dell'istituto. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 31 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato AGORA dulcis in fundo 08/05/2014 Avvenire - Milano Pag. 2 (diffusione:105812, tiratura:151233) Si cerca riforma condivisa Regione Ospedali accorpati e case della salute sul territorio ILARIA SOLAINI Una sanità più legata e vicina all'istanze del territorio. Emerge questa nuova visione, per certi versi bipartisan, del sistema sanitario lombardo, destinato a diventare meno ospedalocentrico e più a stretto contatto con gli enti locali e il territorio. Gli ospedali, inoltre, saranno accorpati tra loro e sono previste delle case della salute nei quartieri. Questi paletti sono i primi a essere stati indicati dalle forze di maggioranza in Regione che martedì hanno iniziato, dopo mesi di annunci, il percorso verso la riforma sanitaria. Va detto che anche all'opposizione si lavora allo stesso tema: in particolare il partito Democratico ha steso una prima bozza di legge, per alcuni aspetti non troppo dissimile da quella della maggioranza. La proposta del Pd, che prevede dei meccanismi per rendere vincolante il parere dei sindaci e per sottrarre alla politica le nomine dei dirigenti, si inserisce infatti pienamente nel dibattito sulla revisione del sistema sanitario regionale su cui sta discutendo anche la maggioranza di centrodestra che sostiene la giunta Maroni. «Si sono fatti tanti convegni, ora fortunatamente si entra nel vivo», ha affermato il segretario lombardo del Pd, Alessandro Alfieri. Ancora è presto, però, per comprendere il reale impatto che queste trasformazioni avranno sull'attuale sistema di Asl e ospedali. Alfieri auspica «una riforma che sia politica, anche se va bene ascoltare i tecnici», osservando peraltro che questi ultimi hanno avanzato proposte alla giunta Maroni «che, se confermate, sconfessano il "modello formigoniano". Mettiamo a disposizione - ha concluso - il nostro progetto di legge, che sarà oggetto da subito di consultazioni sui territori». Nel dettaglio sui contenuti della riforma si è concentro il consigliere del Pd, Carlo Borghetti, soffermandosi dapprima su come i bisogni siano cambiati in vent'anni e sulla necessità della sistema regionale di adeguarvisi, e dall'altro sul superamento della distinzione tra sistema sociale e sistema sanitario attraverso l'istituzione di un unico assessorato "Sanità Welfare", la costituzione di tre agenzie regionali a supporto dell'assessorato con competenze in tema di acquisto e controllo, innovazione e sicurezza, la trasformazione delle Asl in Asst (Agenzie socio sanitarie territoriali) e l'abolizione della legge Daccò sulle prestazioni private rimborsate dalla Regione che, è stato sottolineato, è «all'origine dei molti scandali della sanità in Lombardia». Tra le finalità della riforma, marchiata Pd, c'è anche quella di sottrarre alla discrezionalità della politica le nomine dei direttori e che nel nuovo sistema proposto dal Pd, direttore sanitario e amministrativo verrebbero scelti con avviso pubblico e non più direttamente dal direttore generale. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sanità . 08/05/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 12 (diffusione:105812, tiratura:151233) I risultati di "Viva gli anziani", progetto di monitoraggio e aiuto Festeggia il decennale l'inizitiva di Sant'Egidio, a Roma. 9mila le persone assistite, 11mila i volontari al lavoro ALESSIA GUERRIERI ROMA Un trillo di telefono che suona come una campana d'amicizia. E che, soprattutto, rompe la solitudine. Per Antonia, 91 anni e senza parenti, quello squillo è arrivato qualche anno fa e ora di familiari ne ha più di uno nel quartiere Trastevere a Roma: i commercianti del suo vicolo, i vicini di casa e i volontari di "Viva gli anziani!", il programma di monitoraggio degli over75 ideato dalla comunità di Sant'Egidio, dopo l'emergenza caldo dell'estate 2003. Il meccanismo, per ora attivo in tre quartieri centrali della Capitale, è semplice e in più fa risparmiare il sistema sanitario, perché riduce i ricoveri impropri e i costi dell'assistenza domiciliare. Gli anziani, in sostanza, vengono contattati telefonicamente e inseriti in "cabine di regia" gestite da operatori di quartiere che controllano costantemente il loro stato di salute e rispondono alle loro esigenze pratiche. Così si attivano reti di prossimità e di aiuto che ben presto si trasformano in vere famiglie allargate. Dalla spesa alle medicine, passando per il caffè la domenica in compagnia o al semplice "come stai?", il progetto mira proprio a ricostruire i legami nella comunità. Anche in una grande città. Oggi sotto un'ala protettiva vivono 4mila anziani, che per lo più abitano soli o hanno figli lontani, ma in dieci anni oltre 9mila persone sono state "accompagnate" nelle difficoltà quotidiane. Gli 11mila volontari attivi nei rioni Esquilino, Testaccio e Trastevere hanno risposto, attraverso una cornetta o porta a porta, alle loro 280mila richieste di sostegno. Un'esperienza «lungimirante» e un modello «conveniente», per il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che collega «medici di base, volontari, famiglie e rete di vicinato» per lasciare meno isolati gli over75. In un momento in cui, quindi, il futuro della sanità è più territorio e meno ospedale, sottolinea il capo del dicastero durante l'incontro organizzato da Sant'Egidio e Mediolanum Farmaceutici per il decennale di "Viva gli anziani!", «il suo aspetto migliore è la sussidiarietà e la rete di solidarietà» che rende la vita di quartiere «più vera e più buona». Se però le teste canute da qui al 2020 raggiungeranno il 23% della popolazione, troppo poco si parla di loro, o lo si fa spesso considerandole una zavorra per previdenza e sanità. Proprio per questo, ieri Federanziani ha chiesto al ministro Lorenzin di istituire subito una commissione permanente per le politiche della Terza età. Il nostro Paese ha bisogno di «una cultura nuova - ricorda invece il presidente di Sant'Egidio Marco Impagliazzo - che è quella del mettere insieme gli uomini di buona volontà» per superare la crisi economica e sociale. Il programma di monitoraggio, difatti, rende meno isole gli anziani, «recupera il senso del darsi da fare per gli altri», aggiunge, attiva meccanismi di «emulazione inaspettati al di fuori della rete familiare». In più, la società ci guadagna «in civismo e altruismo». E anche le casse pubbliche. Il risparmio è infatti sia in termini di prevenzione del danno, che di riduzione degli ospedalizzati. L'intervento «leggero e a basso costo», come lo definisce Giuseppe Liotta dell'Università di Tor Vergata, consente di ridurre del 10% i costi della degenza e del 40% i ricoveri in Rsa, «con un prezzo annuo a persona di appena 79 euro», cioè 30 centesimi al giorno. Dalla sua entrata a regime, inoltre, si stima abbia fatto risparmiare alla Regione Lazio 600mila euro l'anno. Un modello esportabile, quindi, ancor più perché al benessere emotivo aggiunge la possibilità di far economia, riallocando le risorse, ancor più essenziale in un sistema regionale sottoposto a piano di rientro. È una prova di welfare sostenibile, che «favorisce la prevenzione di problematiche dovute al cambiamento demografico», conclude lo studioso e senatore di Scelta civica Gianpiero Dalla Zuanna, attraverso un approccio di rete sociale e di «convivenza tra le generazioni in una città» che guarda avanti e non indietro. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 33 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Over 75, l'assistenza che funziona 08/05/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 17 (diffusione:105812, tiratura:151233) Francesca Lozito Autonomia nella decisione di fine vita. Ma anche tutela del beneficio e del non maleficio. Affermazione del principio di giustizia. Il Consiglio d'Europa ha reso noto a inizio settimana un documento, elaborato dal Comitato di bioetica, dal titolo «Guida sui processi decisionali relativi ai trattamenti medici nelle decisioni di fine vita». Il documento richiama esplicitamente la Convenzione sui diritti dell'uomo e della biomedicina di Oviedo. Trenta pagine in cui si affermano alcuni principi e valori come l'importanza delle cure palliative, ma non si affrontano questioni fondamentali dicendo un netto «no» all'eutanasia. Giovanni Zaninetta è stato presidente della Società italiana di cure palliative e dirige l'hospice della Casa di cura Domus Salutis di Brescia, il primo nato in Italia: «Prendiamo atto - afferma - che su alcuni argomenti, come suicidio assistito, sospensione dell'idratazione e dell'alimentazione ed eutanasia non si sono ancora raggiunte posizioni condivise a livello europeo». Per Zaninetta il plauso va al riconoscimento, al di là delle distanze espresse sugli altri temi, «per le cure palliative, la cui riaffermazione va letta come una necessità di mantenere una dimensione umana anche al finire della vita». E infatti proprio il diritto alle cure palliative viene riaffermato come una questione di giustizia. In particolare su idratazione e alimentazione - se debbano essere considerate trattamento medico o sostegno vitale - il documento del Consiglio d'Europa si limita a spiegare le due diverse posizioni presenti nei Paesi europei. Un intero capitolo è dedicato al processo che porta un malato al termine della vita a prendere delle decisioni. Gli attori in gioco sono il paziente, il rappresentante legale, il fiduciario, i membri della famiglia. E poi i «curanti»: i medici e l'équipe in generale. Il paziente è al centro del processo di decisione, che diventa «collettivo» quando questi non può parteciparvi direttamente perché ha delle limitazioni dettate dalla malattia. Tre sono le tappe del processo decisionale: individuale, collettivo e conclusivo. Anche sulla sedazione terminale, continua e profonda, la guida non prende posizione, ma si limita ad affermare in una specifica scheda che ci sono Paesi in cui ancora si pensa che la sedazione abbrevi la vita, e altri in cui si è arrivati alla conclusione che questa serva soltanto ad alleviare le sofferenze finali. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 34 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Fine vita ed eutanasia: l'Europa chiede cure Ma non dice di no 08/05/2014 Il Gazzettino - Venezia Pag. 30 (diffusione:86966, tiratura:114104) Musica, un sostegno alle cure dei malati MESTRE - «Eh no, l'heavy metal no. E neanche il pop, ma certe canzoni dei Beatles vanno bene!». Parola del maestro Massimiliano Frani, che all'ospedale dell'Angelo di Mestre ha portato il Met, Music Education Therapy™, progetto di musicoterapia unico nel suo genere, finora sperimentato in vari reparti, tra cui Neonatologia e Geriatria. La musica è in grado di aiutare il paziente nel suo percorso di cura. Il Met prevede la «personalizzazione» della terapia musicale, in base alle caratteristiche culturali e cliniche dei pazienti. Si chiama «valutazione musicale» e non tiene in considerazione i gusti personali in fatto di musica. Si ascolta quello che il dottore prescrive. «Se i pazienti dovessero scegliere le medicine in base ai loro gusti, che cura sarebbe?», sottolinea Frani, che nei primi sei mesi di sperimentazione del Met all'Angelo ha già raccolto segnali positivi. «A Neonatologia ci sono risultati importanti. Gli indicatori hanno rilevato una normalizzazione di alcuni fattori, che, in un reparto difficile come questo, potrebbero tradursi in degenze più brevi». La musica non è una pastiglia, né un siero da iniettare. Eppure l'efficacia del Met è stata testata da numerosi studi internazionali. La preparazione della cura è rigorosa, come lo è la diffusione della musica, che avviene con particolari «speakers» da tavolino, fabbricati a Singapore, che permettono l'ascolto al massimo fino a un metro di distanza, e che quindi non disturbano la quiete di una stanza d'ospedale. Al paziente viene fatta ascoltare una sua speciale «playlist», una raccolta di 4-6 esempi di musica scelti dai suoi terapisti. Il campionario è vastissimo: dalla musica classica a quella religiosa, al folk, dalla tribale al jazz. L'importante è che le musiche abbiano una loro struttura utile ai fini terapeutici, il cui ascolto può incidere sul percorso di cura. Stasera alle 20.30, l'Ulss 12, in collaborazione con il Centro Internazionale di Musica e Cultura, propone un concerto di musica classica nella hall dell'ospedale dell'Angelo a cura dell'Orchestra da Camera della Brigham Young University diretta da Kori Katseanes. Al pianoforte proprio il maestro Massimiliano Frani, coordinatore del Progetto insieme al dott Edoardo Guerra. Marco Dori © riproduzione riservata SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 35 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato OSPEDALE DELL'ANGELO - Stasera un concerto di musica classica 08/05/2014 Libero - Ed. nazionale Pag. 16 (diffusione:125215, tiratura:224026) Nella Thailandia dei Travaglio i governi li fa il giudice MAURIZIO STEFANINI E cinque! Cinque premier destituiti in quello che ormai si merita in pieno il titolo di Paese dei sogni di Marco Travaglio. E d'altra parte, non c'era qualche orientalista che in passato per la musicalità dei suoi suoni aveva ribattezzato il thailandese «italiano d'Oriente»? Yingluck Shinawatra, 47 anni, primo ministro thailandese dal 5 agosto 2011, primo premier thailandese donna, premier più giovane della storia thailandese, sorella di quel Thaksin Shinawatra che fu primo ministro dal 9 febbraio 2001 al 5 aprile 2006, è stata destituita dalla Corte Costituzionale di Bangkok. Motivazione: abuso di potere, in relazione al trasferimento di un alto funzionario poco dopo essere stata eletta. «Il suo status di primo ministro si è concluso», ha sentenziato il giudice Charoon Intachan. Ed è il quarto primo ministro che è rimosso dalla Corte Costituzionale in sei anni: tutti appartenenti alla stessa parte politica. Samak Sundaravej, primo ministro dal 29 gennaio 2008, era stato rimosso l'8 settembre dello stesso anno. Motivazione: aveva violato alcune draconiane normative in materia di par condicio e conflitto di interesse con l'apparire come presentatore in due popolari programmi tv di gastronomia. Come se la Corte Costituzionale italiana destituisse Renzi perché si fosse messo a cucinare da Antonella Clerici. Il suo successore Somchai Wongsawat, in carica dal 18 settembre 2008, è stato invece destituito il 2 dicembre 2008 perché otto anni prima da ministro della Giustizia aveva sospeso un'indagine su due funzionari accusati di corruzione. Nel contempo fu sciolto anche il partito «Potere del Popolo» cui Samak Sundaravej e Somchai Wongsawat avevano appartenuto, e così primo ministro diventò automaticamente il ministro della Sanità e vice-primo Ministro Chaovarat Chanweerakul. Motivo: era l'unico membro indipendente del governo non appartenente a quel partito. Per questa stessa identica ragione però in capo a 15 giorni la stessa Corte Costituzionale tolse di mezzo anche lui, quando qualcuno fece osservare che la legge prescriveva che il capo del governo fosse membro del Parlamento. Anche qui, Renzi avrebbe i suoi guai. Dopo di che, primo ministro divenne il capo dell'opposizione Abhisit Vejjajiva, che però nel 2011 ha semplicemente perso le elezioni di fronte al nuovo «Partito per i Thai» di Yingluck. Che aveva preso il posto del disciolto partito «Potere del Popolo»; che aveva preso il posto del disciolto «Partito I Thai amano i Thai» di Thaksin, che a sua volta era stato rimosso da un colpo di Stato militare. Appunto: quattro primi ministri rimossi dalla Corte Costituzionale più uno da un golpe fa cinque. Aggiungiamo che Thaksin, popolare imprenditore datosi alla politica, era stato soprannominato «il Berlusconi thailandese». E che dopo essere stato rimosso dai militari è stato costretto all'esilio: neanche la sorella è riuscita a far passare un'amnistia per permettere il suo rientro, e anzi a quel punto si è scatenata contro di lei sia la furia giudiziaria che la violenza delle Camicie Gialle. Che sarebbero poi una via di mezzo tra i Girotondini e le Camice Nere di infausta memoria: ma peraltro anche i seguaci di Thaksin si sono organizzati in un movimento di Camicie Rosse, che quando era al governo Abhisit Vejjajiva gli avevano reso la vita altrettanto impossibile che non le Camicie Gialle quando governavano Thaksin e i suoi seguaci. Tant'è che le ultime elezioni sono state appunto boicottate dall'opposizione. Se uno volesse sforzarsi di essere ottimista a tutti i costi, un minimo motivo di ottimismo lo si potrebbe pure trovare. Se non altro stavolta al governo di Yingluck sarà consentito di rimanere in carica fino alla formazione di un nuovo esecutivo: a eccezione però dei ministri coinvolti nel trasferimento «incostituzionale» dell'ex capo del Consiglio di sicurezza nazionale Thawil Pliensri, che sono la maggior parte. Nove. Peraltro il governo era già ad interim, dopo che per il boicottaggio dell'opposizione la Corte Costituzionale aveva annullato il voto di febbraio, seguito allo scioglimento anticipato del parlamento a dicembre, in risposta alla protesta delle Camicie Gialle, in risposta al tentativo di amnistia pro Thaksin. Nuove elezioni sono ora previste: probabilmente per il 20 febbraio, anche se la data non è stata ancora ufficializzata. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 36 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Quarto premier destituito dalle toghe 08/05/2014 Libero - Ed. nazionale Pag. 19 (diffusione:125215, tiratura:224026) Sono 48 i medici denunciati in tutta Italia dalla Guardia di Finanza per truffa aggravata e peculato ai danni dell'erario. I camici bianchi sono accusati di aver trattenuto illecitamente i compensi che spettavano alle aziende sanitarie di appartenenza. I militari hanno segnalato anche 83 dirigenti medici per aver violato le norme che disciplinano l'attività intramoenia, con un danno erariale di 6 milioni di euro. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 37 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Truffa da 6 milioni Denunciati 48 medici 08/05/2014 Libero - Ed. nazionale Pag. 21 (diffusione:125215, tiratura:224026) «La Lombardia non doveva reclutare medici per Stamina» Credo che non ci fosse bisogno di questo appello». Risponde così il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, interpellata sulle dichiarazioni dell'assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Mario Mantovani, per reclutare medici disponibili a praticare il trattamento Stamina.«Non ne vedo la motivazione», ha aggiunto il ministro. «Oltretutto - ha sottolineato - i medici di Brescia sono stati sottoposti a un lavoro forzato nonostante avessero chiesto più volte di avere un riscontro sul piano deontologico. Non sanno cosa stanno infondendo ai loro pazienti, non si sa cosa c'è dentro. Ormai è chiaro che questo protocollo non ha avuto nessun brevetto, nessuna fase di sperimentazione». Riguardo alle decisioni contrastanti dei magistrati, il ministro Lorenzin ha constatato che «il problema esiste sicuramente. Noi abbiamo l'articolo 32 che sancisce il diritto alla salute e la libertà di cura. Dall'altra parte - ha poi sottolineato dobbiamo ricordarci che i giudici ordinari decidono in base a perizie sommarie. Quindi, c'è un problema più complesso e complessivo di rapporto tra scienza, legislatore e magistratura, un rapporto molto delicato. Ma credo che questa esperienza qualche riflessione ce la debba far trarre. Anche senza nuove norme - ha concluso - il Comitato scientifico potrebbe dare un parere cercando di raggiungere una uniformità di atteggiamento su vicende delicate come questa». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 38 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MINISTRO LORENZIN 08/05/2014 Il Tempo - Roma Pag. 2 (diffusione:50651, tiratura:76264) Lite tra fratelli inizia in casa prosegue al pronto soccorso 5Una lite tra due fratelli di 39 e 44 anni, per poco non finisce in tragedia se a porre fine alla violenza non fosse intervenuta la Polizia. La miccia si innesca nell'abitazione dei due quando il più piccolo dei due, viene soccorso in ospedale per essere sottoposto a cure mediche. Mentre era in attesa del turno per la visita al pronto soccorso è piombato il fratello maggiore che dopo aver afferrato una sedia si è scagliato ancora sul fratello più piccolo. Sono intervenuti gli agenti delle Volanti che hanno effettuato una battuta vicino all'ospedale per cercare di rintracciare l'aggressore. Intercettato vicino la sua abitazione a Primavalle, alla vista delle divise ha estratto un taglierino ed una lametta iniziando ad auto lesionarsi. Attirato dalle urla, giungeva anche il fratello che si è frapposto tra lui e i poliziotti cercando di calmarlo, ma approfittando del momento l'uomo si barricava in casa. Inseguito dai poliziotti alla fine è stato bloccato. Terminati gli accertamenti il 44enne è stato arrestato. Messo a disposizione dell'autorità giudiziaria dovrà rispondere di tentato omicidio e lesioni aggravate a pubblico ufficiale. Due agenti infatti, nel tentativo di fermarlo, sono dovuti ricorrere a cure mediche. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 39 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato PRIMAVALLE 08/05/2014 L Unita - Ed. nazionale Pag. 14 (diffusione:54625, tiratura:359000) Il politico dell'Ndc relatore contro la sua stessa legge Emilia De Biasi (Pd): «Oscurata la parte del decreto sui farmaci non appropriati» Vendola: «Non si #cambiaverso#» JOLANDA BUFALINI ROMA Una nomina «tragicomica», dice Patrizio Gonnella, presidente della associazione Antigone, a proposito della scelta caduta su Carlo Giovanardi quale relatore del decreto che deve sostituire la Giovanardi-Fini, legge su cui si è abbattuto il maglio della Corte costituzionale. Insomma, un calembour istituzionale ha portato Carlo Giovanardi a cambiare cappello, da relatore di maggioranza dovrà argomentare a favore del nuovo testo che smonta il vecchio, di cui è autore. I suoi ex sodali di partito, Maurizio Gasparri e Giacomo Caliendo, non vedono la contraddizione: «La Giovanardi-Fini è stata bocciata per le procedure, non certo per un giudizio di merito», però il decreto Lorenzin, ieri sera in discussione al Senato (alle 20 si è chiusa la presentazione degli emendamenti) è molto diverso nel merito dalla legge che ha affollato le carceri italiane, dove il 40 per cento è detenuto per violazione della legge sulle droghe, a cominciare dalla distinzione fra droghe pesanti e droghe leggere. E infatti i forzaitalia già invitano Giovanardi a votare con loro per abolire la differenza. Lui, però, sembra sia orientato a un ordine del giorno, che non è vincolante per il governo. «Dracula all'Avis», sospira Patrizio Gonnella aggiungendo ingredienti alla pièce tragicomica. Intanto, il Forum Droghe ha scritto una lettera al presidente del Senato Grasso e i suoi componenti hanno scelto il digiuno come forma di protesta (gli appuntamenti in diverse città d'Italia sul sito del giornale online Fuoriluogo). Protestano anche il Cnca (il coordinamento delle comunità di accoglienza) e Sel, Nichi Vendola mette insieme in un twitter la polemica sul mercato del lavoro e quella su Giovanardi: «Il Pd affida ai diversamente berlusconiani di fare una legge sul mercato del lavoro che condanna un'intera generazione alla precarietà eterna. Dopo di che il Pd affida a Giovanardi il compito di rimediare ai disastri della legge Fini-Giovanardi sulle droghe. #cambiaverso? Non pare proprio». Emilia De Biasi, presidente della commissione Sanità al Senato, non vede lo scandalo: «Il Pd, per la commissione sanità, ha scelto una persona seria e preparata come Amedeo Bianco. Alla giustizia Nitto Palma, a cui spetta la nomina come presidente, ha scelto Giovanardi». D'altra parte - sostiene la senatrice «Non si può fare il processo alle intenzioni, Giovanardi è stato autore di una pessima legge ma può avere cambiato opinione e, in ogni caso, quello del relatore è un ruolo responsabilizzante». E se il relatore decidesse di votare con l'opposizione di destra? «In quel caso liberi tutti, si vota. Il testo attuale è molto equilibrato e, secondo me, non va toccato». Il rammarico della presidente della commissione sanità è, piuttosto, che la polemica su questo aspetto ha oscurato il lavoro molto importante, «che tocca la vita quotidiana di tanti cittadini», fatto sull'uso non appropriato dei farmaci. È il caso, scoppiato due mesi fa, Avastin - Lucentis. Due farmaci parimenti efficaci per la cura delle macule senili. Solo che il primo è autorizzato per le cure oncologiche e, per la terapia molto più diffusa delle macule, viene prescritto in modo improprio, cioè non autorizzato per quella specifica patologia. La differenza è nel prezzo: Avastin costa intorno ai 40 euro mentre una iniezione di Lucentis ne costa 900. L'Antitrust ha condannato le case produttrici, Roche e Novartis, a pagare una multa di 180 milioni di euro perché, sostiene l'Antitrust, le due aziende «si sono accordate illecitamente per ostacolare la diffusione dell'uso di un farmaco molto economico, Avastin, a vantaggio di un prodotto molto più costoso, Lucentis, differenziando artificiosamente i due prodotti». Ora il testo oggi in commissione al Senato, spiega Emilia De Biasi, «avvia una regolamentazione più stringente per avere garanzie maggiori, a cominciare dalla sperimantazione delle case farmaceutiche». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 40 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Droghe, rivolta contro la nomina di Giovanardi 08/05/2014 L Unita - Ed. nazionale Pag. 14 (diffusione:54625, tiratura:359000) Marina Militare: «Nessun rischio di malattie» Nei giorni scorsi sono circolate a più riprese voci secondo le quali ci sarebbero degli allarmi sanitari in relazione all'arrivo di un gran numero di migranti sulle nostre coste. Si tratta di voci infondate, come ha tenuto a precisare la Marina militare ricordando che insieme al ministero della Salute e in collaborazione con le Unità di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera (USMAF) ha messo in opera un efficiente sistema di sorveglianza sanitaria a bordo dei mezzi navali impegnati nelle operazioni di soccorso ai migranti. Si tratta di un sistema di alert con il quale vengono evidenziati i sintomi "sentinella" di una serie di malattie di interesse per la collettività. I casi sospetti di malattie con interessamento dell'apparato respiratorio e febbre vengono segnalati e "presi in carico" dalla sanità civile per l'iter diagnostico - terapeutico, fanno sapere dal ministero. Inoltre , sono state attivate tutte le misure previste per la prevenzione del rischio biologico, comprese quelle per la prevenzione della trasmissione del bacillo tubercolare, indipendentemente dalla presenza reale di un caso di TBC. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 41 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IMMIGRAZIONE 08/05/2014 La Padania - Ed. nazionale Pag. 11 (tiratura:70000) El. Ga. Cardiochirurgia è una delle tante eccellenze che fanno dell'Ospedale San Bortolo di Vicenza un modello della miglior sanità veneta. Che battanogli americani è una sorpresa solo per chi non conosce abbastanza la nostra realtà». Cosi il Governatore del Veneto Luca Zaia commenta con grande orgoglio gli eccezionali dati sull'attività del reparto di cardiochirurgia del nosocomio vicentino, con 228 valvole cardiache operate, che pone l'equipe del primario Loris Salvador in testa per numero di interventi a tutti i colleghi e le strutture americane, davanti persino al "guru" della cardiochirurgia Usa David Adams, del Mount Sinai Hospital di New York, che di questi interventi ne ha fatti 166. «Il dato-sottolinea il Governatore - non viene da noi, ma dal database nazionale ufficiale dei cardiochirurghi americani, l'Sts, che di fatto certifica la nostra supremazia in questa gara virtuosa a chi cura meglio i propri pazienti. Sono orgoglioso dei sanitari vicentini e dei risultati raggiunti, che dimostrano come tra la nostra sanità e i più celebrati sistemi al mondo la differenza sia soltanto d'immagine. Altrove - conclude il Governatore sono sicuramente più bravi a fare marketing; qui da noi lavorano tanto, parlano poco e curano i malati al meglio e gratis». Sulla questione delle terapie oncologiche riguardanti l'ospedale di Castelfranco Veneto e altri nosocomi della Regione, Zaia interviene precisando che «non si tratta nient'altro che di quanto previsto dal Piano socio sanitario regionale approvato dalla Giunta e dal Consiglio regionale e tradotto operativamente nelle schede ospedaliere allegate al piano stesso»: piano e schede che prevedono la realizzazione di una rete oncologica veneta diretta dall'Istituto Oncologico Veneto di Padova e in sinergia con le Università venete ed i centri di ricerca. Castelfranco Veneto avrà il ciclotrone, la strumentazione per la preparazione dei radiofarmaci per tutto il Veneto Orientale, la chirurgia toracica e altri reparti specialistici, creando un polo che arginerà l'emigrazione di malati oncologici verso il CRO di Aviano (Ud). SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 42 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Operazioni al cuore, Vicenza batte gli Usa in quantità e qualità 08/05/2014 Il Salvagente - N.19 - 8 maggio 2014 Pag. 37 (diffusione:49000, tiratura:70000) Nasce la Slow medicine contro cure e farmaci inutili Una medicina giusta e rispettosa. Che non ricorra a interventi di non provata efficacia. È il progetto che prende piede anche in Italia. Eleonora Cirant Esami, farmaci e integratori, procedure mediche e chirurgiche di non provata efficacia o di provata inutilità prescritti solo per abitudine o, peggio, per vantaggio economico. Il danno non è solo nello spreco di denaro, riguarda anche la nostra salute. È partita nel 2012 negli Stati Uniti la campagna Choosing Wisely , che propone al mondo medico e scientifico una revisione sistematica delle procedure per scegliere con saggezza quelle davvero utili e appropriate. Utile e giusta In Italia il movimento sta acquistando spessore e visibilità grazie a Slow medicine , un'associazione di professionisti e cittadini impegnata per una medicina sobria, rispettosa, giusta . "Sobria", spiega il presidente Antonio Bonaldi , "perché non tutto quello che facciamo è utile. Rispettosa, perché l'abitudine alla tecnologia non deve farci dimenticare la persona, con le sue emozioni e i suoi sentimenti. Giusta, perché ci sono molti elementi che influenzano la salute, come le diseguaglianze sociali". Il progetto è rivolto alle Società scientifiche di professioniste e professionisti della salute. E quelle che aderiscono si impegnano a formare una équipe di studio per redigere e motivare una lista di cinque pratiche , nel gergo sono già diventate le "Top five", eseguite comunemente ma da evitare perché spesso inutili, talvolta pericolose, e sempre costose. L'obiettivo è creare consapevolezza intorno a queste procedure e discuterne, anche tra medici e tra medici e malati. Il precedente Usa Negli Stati Uniti la campagna Choosing Wisely , lanciata dall'American Board of Internal Medicine Foundation (Abim), ha ottenuto a oggi l'adesione di oltre 50 Società scientifiche, che hanno già stilato le proprie liste. Altre 30 saranno presentate nel corso del 2014. Crescono ra pidamente anche le adesioni al progetto italiano, che Slow medicine ha lanciato con il titolo di Fare di più non significa fare meglio . 7 liste sono già state definite e pubblicate, e sono disponibili sul sito slowme di ci ne.it. Altre 17 Società scientifiche ci stanno lavorando, oppure hanno avviato la convenzione. Negli Stati Uniti si valuta che almeno il 30% della spesa sanitaria sia dovuto a prestazioni che non portano nessun beneficio ai malati. "In Italia - osserva Antonio Bonaldi - il rapporto tra risultati clinici e spesa pro capite per la salute è uno dei migliori a livello internazionale ed è nettamente più favorevole rispetto a quello statunitense. Nel nostro paese la spesa pro capite per l'assistenza sanitaria è inferiore alla media europea e i risultati di salute mediamente superiori. Il problema, dunque, non è tagliare i costi, ma preservare la salute". Foto: Nasce la Slow medicine... SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 43 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato UN NUOVO MOVIMENTO PER UNA SANIT À A MISURA DI PAZIENTE / Diritti Salute 08/05/2014 Il Salvagente - N.19 - 8 maggio 2014 Pag. 38 (diffusione:49000, tiratura:70000) SE IN NOME DELLA PREVENZIONE SI RISCHIA DI FARE D'ANNI Il medico elenca una serie di casi in cui, per prevenire una malattia che non si svilupperà mai, si prendono provvedi menti sbagliati Quale sia la misura dell'i incertezzache i professionisti e le professioniste hanno nel momento in cui devono decidere se prescrivere o non prescrivere un intervento farmacologico o chirurgico, lo spiega V Vittorio Basevi, ginecologo del Centro SaperiDoc, Centro di documentazione sulla salute perinatale e riproduttiva: "Esiste una raccolta di revisioni sistematiche che prende in considerazione oltre 3.500 interventi terapeutici e li classifica in base all'efficacia. Del 50% degli interventi inclusi in questa raccolta di revisioni sistematiche non conosciamo il profilo di sicurezza, non sappiamo cioè se siano più di beneficio o di danno. Gli interventi di provata efficacia, o probabilmente efficaci, sono intorno al 30%. Un 20% di interventi produce danni, se non è inutile. Nella maggioranza dei casi lavoriamo su interventi inutili o dannosi". Strettamente collegato all'incertezza nel trattamento è il problema della s sovra-diagnosi , cioè la frequenza con cui è diagnosticata una condizione patologica che tuttavia non si sarebbe mai manifestata in una malattia. Nei capitoli che seguono Basevi spiega in quali occasioni si verifica la sovra-diagnosi. INTERVENTI E PROCESSI DI SCREENING Lo screening ha la funzione di riconoscere una condizione patologica prima che questa si sia manifestata. Alcune delle persone che risulteranno positive allo screening in realtà non svilupperanno la malattia e alcune che risulteranno negative allo screening avranno invece la malattia: sono i f falsi positivie if falsi negativi. È inevitabile, fa parte del sistema stesso. Di fatto, quando proponiamo uno screening dovremmo essere in grado di avvertire le persone della possibilità che quanto emerge dall'esame è un risultato falsamente positivo e che quindi quella persona andrà incontro a un periodo di incertezza, di ansia e di preoccupazione. Vi sono delle condizioni in cui questa presenza di falsi positivi è molto elevata. Uno degli interventi di screening più diffusi e più discussi proprio per la presenza di falsi positivi e quindi di sovradiagnosi è lo screening per ilc carcinoma della mammella, rispetto al quale c'è un grande dibattito. Sappiamo che siamo intorno a percentuali tra il 20% e il 30%, u una donna su cinque, di casi in cui la diagnosi di carcinoma della mammella non si conferma come tale. ABBASSAMENTO DELLE SOGLIE DI CRITICITÀ C'è una tendenza abbastanza diffusa ad abbassare la soglia oltre la quale una persona viene diagnosticata come malata. Questo è i il caso tipico della ipertensione. Si sono abbassate le soglie di valori di pressione arteriosa al di sopra della quale si giudica una persona ipertesa. Abbassando queste soglie aumentano le diagnosi e i trattamenti di ipertensione, ma nessuno è stato in grado di dimostrare che all'aumento delle persone trattate corrisponda una diminuzione di mortalità per conseguenze dell'ipertensione. Un altro esempio. Si sono abbassate le soglie al di sopra delle quali viene diagnosticato il d diabete in gravidanza, però le informazioni che abbiamo a disposizione e gli studi che sono stati condotti ci dicono che in realtà la morbosità e la mortalità neo-natale non si riducono come conseguenza di trattamenti più precoci, più intensivi e maggiormente mirati a modificare questa condizione che viene chiamata diabete gestazionale. Quindi aumentiamo le diagnosi e i trattamenti ma non siamo in grado di mostrare che questo migliori complessivamente la salute delle mamme. STRUMENTI SEMPRE PIÙ RAFFINATI La terza modalità attraverso cui si manifesta la sovra-diagnosi è rappresentata dalla disponibilità e dall'uso sempre più frequente di strumenti diagnostici raffinati. Non siamo stati in grado di dimostrare che questa raffinatezza diagnostica si traduca poi in miglioramento delle condizioni di salute e riduzione delle patologie. In alcuni casi abbiamo la possibilità di dimostrare che non c'è nessun impatto, in alcuni casi l'impatto non viene valutato. Un esempio è quello dello screening per il t tumore della tiroide. L'incidenza dei tumori della tiroide è andato aumentando man mano che si sono raffinate le tecniche diagnostiche, la mortalità è rimasta uguale perché evidentemente di nuovo si vanno a diagnosticare dei tumori della tiroide che non si sarebbero mai manifestati, non avrebbero mai dato conseguenze, non avrebbero mai compromesso la vita delle persone nelle quali si sono sviluppate. COME ORIENTARSI? Il consiglio è parlare ogni volta che viene proposto un SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 44 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato VITTORIO BASEVI , GINECOLOGO DEL CENTRO SAPERIDOC 08/05/2014 Il Salvagente - N.19 - 8 maggio 2014 Pag. 38 (diffusione:49000, tiratura:70000) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 45 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato test di screening o un intervento preventivo. Ogni volta è necessario discutere approfonditamente, chiedendo al professionista o alla professionista quali sono i vantaggi, gli svantaggi e il rapporto danni/benefici di quel preciso intervento. Chiedendo anche perché come abbiamo visto non è raro quali incertezze ci sono rispetto all'efficacia di quell'intervento e quali sono i dubbi rispetto alle ricadute negative. Foto: Se in nome della prevenzione... 08/05/2014 Il Salvagente - N.19 - 8 maggio 2014 Pag. 40 (diffusione:49000, tiratura:70000) E IN GRAVIDANZA FARE MENO, SPESSO È FARE MEGLIO Andria, associazione scientifica di operatori e operatrici nel campo della salute riproduttiva e della nascita, definirà a maggio la lista di cinque pratiche di cui discutere "per fare meno e fare meglio". L'autofinanziamento dell'associazione le garantisce l' indipendenza dagli interessi delle industrie farmaceutiche. E, a differenza di altre società scientifiche italiane, prevede la sinergia di ginecologi/e e ostetriche . Forse anche per questi motivi è la prima Società scientifica nel settore della ginecologia che aderisce al progetto di Slow medicine. L'assistenza alla gravidanza e al parto è un campo in cui l'Italia non brilla né per sobrietà, né per rispetto delle donne, né per giustizia. Il dato più noto è quello del più alto numero in Europa di parti cesarei, ma la lista di pratiche non sempre utili e potenzialmente dannose non finisce qui. A nita R egalia , ginecologa dell'Ospedale S. Gerardo di Monza e relatrice al congresso di Andria, tra molti esempi ne sceglie due: "In gravidanza vengono prescritti gli esami del sangue tutti i mesi, soprattutto per l'anemia. Spesso con la prescrizione di integratori. È inutile: si è visto che gli integratori non servono, a donne sane e ben nutrite come sono le italiane. L'altro grosso capitolo e quello delle ecografie . In Italia se ne prescrivono in media 5-6 per donna: sono ugualmente distribuite sulle gravidanze fisiologiche e patologiche, e quindi non lo facciamo per motivi di salute. In una gravidanza fisiologica un'ecografia o al massimo due sono più che sufficienti. In Svezia, ad esempio, ne prevedono una sola". "Le prove di evidenza si definiscono sull'analisi di eventi che coinvolgono un numero elevato di persone, divise per gruppi di studio e di controllo. I dati che ricaviamo da queste analisi offrono certezze e tuttavia non vengono seguite. Un esempio è l'utilizzo di routine della cardiotocografia in travaglio. Questa pratica produce il 40% dei parti cesarei. Viene praticata anche al di fuori di gravidanze a rischio. Perché? Nelle scuole di specialità la medicina dell'evidenza non viene percorsa con sufficiente rigore", spiega L uana D anti , ginecologa della clinica ostetrico-ginecologica dell'Università di Brescia. L'altro tema è il rispetto dei sentimenti, troppo spesso trascurato nel rapporto tra medici e pazienti: "La fiducia in se stessi è dannatamente importante e di rado le persone ce l'hanno. Il medico può fare molto in questo senso". L'articolo "Cinque cose che ostetriche e ginecologhe/i non dovrebbero fare", ossia la T op five presentata dalla Società di medicina maternofetale statunitense per Choosing Wisely, è stato nell'ultimo mese il più letto della sezione di M edscape dedicata alla ginecologia e ostetricia. E dunque, afferma la presidente di Andria, D ebora B alestreri ,"data la visibilità di Medscape, portale di informazione specializzata dedicato a medici e ricercatori, ne deduciamo che questo elenco di cinque cose da non fare è stato, nel nostro campo, l'articolo più letto al mondo. Segno che le cose si stanno muovendo rapidamente" . SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 46 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LE PRATICHE DA EVITARE PER LA SOCIET À SCIENTIFICA ANDRIA 08/05/2014 Panorama - N.20 - 14 maggio 2014 Pag. 33 (diffusione:446553, tiratura:561533) Le cicatrici che accelerano il tumore Sono piccole modifiche al Dna cellulare. Scoperte da ricercatori italiani, serviranno per cure personalizzate. Daniela Mattalia) Il tumore è un nemico che dà filo da torcere perché, per crescere nel nostro corpo, usa le stesse armi che permettono all'organismo di sopravvivere, armi affinate in millenni di evoluzione. Uno dei passaggi nella trasformazione di una cellula da normale a cancerosa è stato ora individuato (grazie anche ai finanziamenti dell'Airc, Associazione italiana per la ricerca contro il cancro) dal gruppo di Enrico Vittorio Avvedimento, a capo di un'unità del dipartimento di medicina molecolare e biotecnologie mediche all'Università Federico II di Napoli. I ricercatori hanno visto che ogni volta che il Dna si rompe (per cause diverse, dai raggi solari all'inquinamento), i meccanismi riparatori, semplici e veloci, lasciano sulla cellula una sorta di «cicatrice»: una piccola modifica che può cambiare il modo in cui il gene riparato viene espresso, riducendone l'attività. «Se il Dna si rompe vicino a un gene che fa da freno alla crescita cellulare, con il tempo la cellula prolifica sempre più: l'inizio, potenzialmente, del cancro» spiega Avvedimento. Avere scoperto che la diffusione di un tumore è favorita da questi segni sul Dna ha implicazioni concrete nella pratica clinica. «Noi abbiamo studiato le cellule leucemiche, prevedendone l'evoluzione in base alla presenza o assenza delle cicatrici». Nello studio, le cellule che mostravano particolari cicatrici sui geni soppressori, ossia i freni, crescevano meglio delle altre ed erano anche più resistenti alla terapia. Contando le cellule con cicatrici sui geni-freno si potrà così predire, su base individuale, se la terapia avrà successo «Poniamo il caso di un malato al quale, dopo un anno di trattamento, il medico dice "lei è guarito". Se però le cicatrici sono ancora lì, nelle cellule superstiti, il tumore facilmente tornerà» dice Avvedimento. Non solo. Gli antitumorali, che rompono il Dna, possono generare cellule con molte cicatrici. «Seguendo le modifiche epigenetiche del cancro scopriamo che i farmaci talvolta ne affrettano l'evoluzione, in settimane anziché anni; sarebbe quindi meglio non intervenire con una cura decisa a priori ma scegliere una terapia specifica per quella persona e quel particolare tumore, in base alla tipologia delle cicatrici» conclude Avvedimento. ( L'AZALEA DELL'11 MAGGIO Domenica 11 maggio, acquistando una piantina di azalea, simbolo della battaglia che l'Airc conduce contro i tumori, si contribuirà a finanziare la ricerca. Tel: 840.001.001 www.airc.it SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 47 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SCENARI FRONTIERE 08/05/2014 Panorama - N.20 - 14 maggio 2014 Pag. 36 (diffusione:446553, tiratura:561533) I vegetariani sono più malaticci? Una singolare e discussa ricerca austriaca apparsa sull'autorevole rivista scientifica Plos One suggerisce che chi segue una dieta a base vegetale è più a rischio di allergie, tumori, ansia e depressione. Consuma più farmaci e riporta condizioni di salute generalmente peggiori. Ci avevano sempre detto che la carne fa male, si erano sbagliati? testo raccolto da Riccardo Meggiato di Natalie Burkert Ricercatrice all'Istituto di medicina sociale ed epidemiologia all'Università di Graz (Austria). Lo scopo della nostra ricerca era analizzare abitudini alimentari diverse in rapporto alle condizioni di salute. Abbiamo seguito 1.320 individui, divisi in quattro gruppi: 330 vegetariani, 330 che consumano carne ma anche molta frutta e verdura, 330 moderatamente carnivori e 330 che mangiano grandi quantità di carne. Ogni gruppo è stato intervistato su caratteristiche sociodemografiche, malattie, cure mediche e aspetti psicologici. Mentre le diete basate sul consumo di vegetali sembrano associate a un rischio minore di contrarre alcune malattie, una dieta vegetariana restrittiva e monotona espone al rischio di deficit nutrizionali. Dalla nostra indagine emergono grosse differenze sul versante salute, peggiore nei vegetariani. Chi basa la propria alimentazione solo sui vegetali soffre maggiormente di allergie (30,6 per cento in più), cancro (4,8 per cento) e disturbi psichiatrici quali ansia e depressione (9,4 per cento). Nessuna differenza invece per le malattie vascolari. È comunque il gruppo dei vegetariani, rispetto a coloro che seguivano una dieta moderatamente carnivora, a consultare più spesso il medico, a consumare più farmaci e a riportare una maggiore frequenza di malattie croniche. Va anche detto che i vegetariani si vaccinano meno e fanno meno checkup medici. In conclusione: i vegetariani da noi considerati riportano una qualità della vita e della salute inferiore, anche se non possiamo stabilire in modo definitivo se la dieta adottata sia la causa dei loro problemi. di Luciana Baroni Medico specialista in neurologia, geriatria e gerontologia, presidente della Società scientifica di nutrizione vegetariana. Studi prospettici, studi di intervento e metanalisi sono gli unici in grado di stabilire rapporti di causa-effetto tra la dieta e la salute. I primi seguono nel tempo molti soggetti sani al momento del reclutamento: si isola chi sviluppa una data malattia e si confrontano i vari gruppi dietetici (onnivori, lattoovo-vegetariani e vegani). Gli studi di intervento invece confrontano malati che seguono una dieta vegetariana con un gruppo di controllo. Le metanalisi, infine, analizzano i dati di più studi. Tutto ciò dimostra che un'alimentazione basata sui cibi vegetali e senza carne porta benefici. Gli studi di intervento sui pazienti hanno evidenziato che, in malattie come diabete, obesità, cardiopatia ischemica, tumore alla prostata, le diete vegetariane hanno un significativo effetto terapeutico. Gli studi prospettici sui vegetariani, che sono iniziati negli anni '70 e hanno finora reclutato oltre 200 mila soggetti, indicano che rispetto agli onnivori i vegetariani hanno un rischio ridotto per tutti i tipi di cancro e per alcuni tumori in sedi specifiche (gastrointestinale, sangue, apparato sessuale femminile), oltre che di malattie cardiovascolari, diabete tipo 2, malattia diverticolare e cataratta. Una recente metanalisi (apparsa lo scorso aprile su Jama) conferma poi che la dieta vegetariana ha un ruolo protettivo e terapeutico sulla pressione arteriosa. Infine, è consistente l'evidenza che i vegetariani sono più magri e hanno valori di colesterolo più bassi rispetto alla media della popolazione. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 48 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SCENARI FRONTIERE 08/05/2014 Panorama - N.20 - 14 maggio 2014 Pag. 48 (diffusione:446553, tiratura:561533) i paradisi dove vivere low cost La crisi. I soldi che non bastano. Una serie di accordi tributari bilaterali che riducono il peso delle tasse sulla pensione. Così aumenta il numero degli italiani che lasciano tutto e vanno all'estero verso paesi più vantaggiosi. Che con una rendita di 1.300 euro al mese permettono una vita agiata. Gianluca Ferraris e Franca Roiatti Foto di Stefano De Grandis Costa Rica di Gianluca Ferraris e Franca Roiatti Foto di Stefano De Grandis e ne vanno. Partono. E non tornano. Gli italiani che emigrano là dove il costo della vita è inferiore sono in costante aumento. I motivi? Le loro pensioni, per esempio: negli ultimi 15 anni hanno perso il 33 per cento del potere d'acquisto, il loro valore è sceso in media del 5,1 per cento. Così in molti, soprattutto dai 55 anni in su, decidono di cercare altrove uno scampolo di paradiso dove vivere (molto) meglio con 1.000 euro al mese. E non necessariamente a migliaia di chilometri: «Negli ultimi anni i trend si sono invertiti: i giovani puntano ad Australia, Cinae Stati Uniti» osserva Massimo Dallaglio, inventore nel 1998 di Mollotutto. com. «Pensionati e pensionandi, invece, preferiscono Europa e Nord Africa, a portata di voli low cost». Tunisia e Bulgaria sono in testa, ma anche Spagna e Isole Canarie hanno un costo della vita contenutoe privilegi fiscali. «Ricevo almeno una decina di email o telefonate al giorno» dice Andrea Mucciolo, titolare dell'agenzia Galassia Arte, che in febbraio ha aperto un'attività di consulenza per pensionati che vogliono trasferirsi in Bulgaria. «A me si rivolge anche chi prende 500 euro al mese, ma in quel caso sconsiglio: Sofia costa la metà dell'Italia, ma per vivere servono almeno 800 euro al mese». Chi decide di espatriare lo fa sempre più informato, osserva Nicos Bertani, fondatore di Vivi il mondo, agenzia che fa intermediazione immobiliare e assistenza fiscalea chi vuole trasferirsi. «Ormaii pensionati rappresentano metà della clientela e continuano ad aumentare: sono i soli a disporre di una rendita. Quando arrivano hanno già selezionato un ventaglio di mete adatte al loro budget» prosegue Bertani. «E c'è una verae propria gara tra paesia offrire condizioni vantaggiose agli over 60». La rivista Usa International living da 30 anni sforna consigli agli americani che vogliono espatriare. L'ultima classifica sulle migliori destinazioni dopo la pensione elenca Panama, Ecuador, Costa Rica, Belize, Malesia, Messico: paesi che, come il Guatemala, hanno programmi per attrarre stranieri «maturi». A Panama per diventare «pensionado» bastano una pensione di 700 euroe un età minima (55 anni per le donne, 60 per gli uomini) per ottenere uno sconto automatico del 50 per cento su cinema ed eventi culturalie sportivi, il 30 per cento sui trasporti, esenzione per l'importazione di beni di lusso. In Costa Rica con la stessa cifra si gode di un regime fiscale ultraagevolato.E la tassa sugli immobiliè allo 0,25 per cento. Non è per questo, però, che Gabriele Rivolta, 56 anni, ex commercialista di Monza, siè trasferito in Costa Rica ingrossando le file di quei 30-35 mila italiani che vivono nel paese: «Ho scelto il clima, la natura e la mitezza degli abitanti. L'unico ostacolo, per un commercialista preciso come me, è stata l'approssimazione: dagli orari alla vita in genere» dice. Il Costa Rica è uno dei paesi più cari dell'area, ma con una pensione media (da 1.500 a 2 mila euro lordi al mese) e qualche risparmio si può vivere molto bene. Qui sanità, trasporti, scuolee ospedali sono di ottimo livello.E la criminalitàè bassa, anche nei grandi centri. La Tunisia, cheèa meno di2 ore di volo dall'Italia, permette anche di accrescere il valore della pensione: si paga un'aliquota dal 15 al 35 per cento, ma solo sul 20 per cento del reddito; l'altro 80 è esente. «In Bulgaria i pensionati non pagano proprio le tasse» dice Claudio Chiffi, 63 anni, che vive a Varna sul Mar Nero. «Trasferendo la residenza si guadagna di colpo almeno il 30 per cento». Chiffi frequentava la Bulgaria da anni, per lavoro. Alla nascita del figlio, che oggi ha6 anni, era tornato in Puglia: voleva garantirgli un futuro migliore. Non poteva permetterselo, ha fatto marcia indietro. Il ticket per una visita medica in Bulgaria costa 1,5 euro, il consulto di uno specialista sui 15, una colf fissa 150 euro al mese. «E l'assicurazione per qualsiasi tipo di auto costa solo 80 euro all'anno» conclude. Chi progetta la fuga in Bulgaria spesso sogna di trovare una compagna in loco: «Su internet sono nate agenzie per pensionati soli» dice Mucciolo. È così che Adriano Bussolari, 65 anni da Tradate, ha incontrato Svetlana: nel 2009 l'ha sposatae ha lasciato la Lombardia per trasferirsi in «un casermone socialista nel SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 49 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato copertina 08/05/2014 Panorama - N.20 - 14 maggio 2014 Pag. 48 (diffusione:446553, tiratura:561533) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 50 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato centro di Sofia» racconta. Non sarà bello, ma, dice, «è solido e sorge di fronte a un parco dove faccio lunghe passeggiate» Con 1.400 euro di pensione Bussolari in Italia faticava: «Qui vado al ristorante con mia moglie anche ogni sera». Luciana, 68 anni, e Adolfo, 75, pensionati bolognesi, hanno scelto le Canarie. «Avevamo pensato a Mauritius, dove un nostro amico aveva un resort» confidano «ma i figli si lamentavano perché eravamo lontani. Così siamo venutia Fuerteventura, dove viviamo6 mesi l'anno in una casa da 50 metri che ha tutto, anche internet: paghiamo 400 euro al mese».I due bolognesi ora vogliono trasferirsi definitivamente: «La vita è semplice, costa il 40-50 per cento in meno». Adolfo pensa di guadagnare sulla pensione: «In Spagna, fino ai 22 mila euro all'anno, non si pagano tasse; oltre quella cifra si arriva al massimo al 15 per cento». Franca Pozzer, 68 anni, è allergica alle isole. Così ha preferito stabilirsi a Torrevieja, buen retiro spagnolo per molti pensionati, sulla Costa Blanca, a sud di Alicante. «Sono qui dal 2006; gestivo un'agenzia immobiliare, ho visto nasceree scoppiare la bolla». Oggi un appartamento di 70 metri con giardino o terrazzo in un complesso con piscina si compra con 80 mila euro «e le spese condominiali non superano i 450 euro l'anno» puntualizza. Ciò che ha spinto molti via dall'Italia è la voglia di scrollarsi di dosso burocrazia e fisco, ma anche la cappa di rassegnazione. Davide Gissi, 52 anni ed ex brigadiere dei carabinieri in pensione anticipata per motivi di salute, si è spinto fino a Cebu, nelle Filippine, 600 kma sud di Manila: «Qui c'è il clima che immagino vivesse l'Italia del boom: voglia di fare, entusiasmo...» esclama. «Ho una pensione di poco meno di 1.700 euro nettie vivo molto bene; in realtà qui ne bastano 900-1.000». Una cena al ristorante costa al massimo 8-9 euro e i medicinali si pagano poco più della metà. «Da 2 anni vivo in pantaloni corti e canottiera». Fulvio Gros, ex artigiano di Pinerolo, ha girato a lungo. Alla fine ha scelto Sosua, al nord della Repubblica Dominicana, dove sta costruendo una villa da 300 metri con piscinae pannelli fotovoltaici: «A Sanremo mi avevano chiesto più di 1 milione di euro, qui ne spenderò al massimo 300 mila» riassume. «E non ci sono redditometri né spesometri: vuoi un'auto di grossa cilindrata? Se hai i soldi la compri e la cosa finisce lì». E per un piatto di pesce con contorno al ristorante si paga anche meno di 3 euro. Agli italiani, ultimamente, piace molto anche il Madagascar, al largo del Mozambico: «È una destinazione adattaa persone più avventurose» sentenzia Gianni Dematteo, 60 anni che da9 vivea Tulear, nel sud: «I malgasci sono tranquilli ma la corruzione è alta» ammette. «Con 120 euro si affitta una casa con wi-fi; una colf che viene tutti i giorni guadagna 40 euro al mese; un chilo di pollo ne costa 2,5, il pesce meno di 1. Certo, la Nutella è cara: 9 euro». Aldo Sunseri, un ex pellicciaio di Palermo che vive nella capitale Antananarivo dal 2001 ed è il decano degli italiani, lamenta che il Madagascar non abbia una convenzione per evitare la doppia imposizione: «Noi paghiamo le tasse in Italia, però l'interesse per il paese cresce. Ricevo molte email, anche di cinquantenni. Un ingegnere mi ha appena contattato perché la sua azienda è fallita e vuole rifarsi una vita qui con moglie e figli». Le nuove mete degli italiani Ecco i 7 paesi verso i quali oggi si sta indirizzando l'emigrazione italiana, fatta soprattutto di pensionati. Per ogni paese, la distanza è calcolata in ore di volo da Milano. La voce «costo della vita» individua alcuni beni e servizi calcolati in base a una media nazionale: per un confronto con l'Italia (tratto dalla stessa fonte, Numbeo. com), il pranzo costa 50 euro; la bottiglia di Coca-Cola 1,90 euro; il litro di latte 1,25 euro; un litro di benzina verde 1,78 euro; l'affitto 460 euro. Per ogni paese il reddito nazionale pro capite è calcolato in euro lordi annui a parità di potere d'acquisto, nel 2013: quello italiano era di 25.018 euro. rep. dominicana Distanza dall'Italia: 10 ore e 10 minuti (Santo Domingo). Formalità di trasferimento I titolari di pensione o rendita non inferiore a 1.500 dollari al mese (1.080 euro) possono ottenere il permesso di residenza in 45 giorni. Lo status dà diritto ad alcune agevolazioni, tra le quali l'esenzione del 50 per cento delle tasse sulle proprietà immobiliari. Reddito pro capite 6.964 euro annui Costo della vita Un pranzo per due in un ristorante medio 21,00 euro Una Coca-Cola 0,60 euro Un litro di latte 0,90 euro Un litro di benzina 1,10 euro L'affitto di un piccolo appartamento in centro città 08/05/2014 Panorama - N.20 - 14 maggio 2014 Pag. 48 (diffusione:446553, tiratura:561533) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 51 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato (al mese) 310,00 euro Il decalogo per un trasloco definitivo Cosa è necessario sapere (o chiedersi) prima di partire? Ecco le regole di Alessandro Castagna, fondatore del sito Voglioviverecosì.com. 52 Panorama | 14 maggio 2014 1. Fare un bilancio È fondamentale partire dal budget mensile e, in base a quello, decidere la destinazione finale. Ci sono paesi dove si vive bene con 800 euro al mese, altri nei quali serve un reddito più alto. 2. Parlarne in famiglia Se si è in due, è bene discutere apertamente dei propri desideri e delle aspettative. Se uno dei partner è obbligato a scendere a compromessi troppo pesanti, forse è il caso di cambiare meta. 3. Verificare sul luogo Trascorrere un po' di tempo nel luogo prescelto (o in più luoghi), così da farsi un'idea precisa della qualità e del costo della vita o del livello dei servizi. Il «sentito dire» e le foto dei cataloghi turistici non bastano. Mai. 4. Valutare anche l'ipotesi di un pensionamento all'estero solo part-time Cambiare paese a 60 anni può non essere facile, quindi perché non procedere lentamente? Si può mantenere la residenza abituale e poi risiedere per periodi medio-lunghi all'estero. Il cambiamento risulterà più graduale e naturale. 5. Informarsi con attenzione sulle formalità burocratiche I paesi extra Ue richiedono quasi sempre un visto e, in certi casi, il visto per i pensionati prevede vie alternative. Alcuni paesi dispongono anche di programmi ad hoc per i pensionati con interessanti agevolazioni. 6. Calcolare le tasse Prima di partire, è bene prendere informazioni accurate sul regime fiscale del paese. C'è il rischio che la pensione venga tassata due volte? Mi conviene pagare le tasse in Italia o prendere la residenza nel paese prescelto e quindi pagarle lì? 7. Attivare la copertura sanitaria Pubblica o privata non importa, meglio essere preparati prima di partire. Posso fidarmi della locale sanità pubblica? In quali casi paga la Asl italiana? Ed è meglio sottoscrivere una polizza sanitaria privata? 8. Prepararsia vivere in modo più rilassato Sembra facile, ma è un esercizio che bisogna cominciare a fare in Italia: rilassarsi e soprattutto fare quel che piace veramente. 9. Imparare la lingua del paese di destinazione Non ci si potrà mai integrare veramente senza conoscere (almeno un po') la lingua del paese in cui si va a vivere. 10. ...e poi fatelo! Semplicemente, fatelo! Non lasciare che le paure prendano il sopravvento: se davvero ve la sentite, fate le valigie e andate. C'è sempre tempo per prendere un aereo e tornare. Oppure per volare verso un'altra destinazione. Tu lasceresti l'Italia per vivere all'estero? E se sì, perché? Di' la tua sulla pagina Facebook di Panorama. Queste le norme per fisco e sanità tutto quello che c'è da sapere su tasse e assistenza sanitaria, in caso di espatrio. l Se il pensionato mantiene la residenza in Italia, è qui che pagherà le tasse; se risulta residente all'estero per almeno 183 giorni l'anno è soggetto al fisco dello stato dove risiede. Se il paese è tra quelli che hanno stipulato con l'Italia una convenzione per evitare la doppia imposizione (come Tunisia, Bulgaria, Filippine, Ecuador, Spagna: per la lista completa vedere il sito del ministero delle Finanze o dell'Inps), il pensionato potrà ottenere una detassazione totale o parziale della pensione versata dall'Inps. . l Se il paese dove si risiede ha siglato l'accordo con l'Italia, l'Inps verserà al pensionato la pensione lorda (che poi sarà assoggettata al fisco del paese estero, spesso più favorevole). Questa procedura non è automatica e va chiesta all'Inps. l In genere i pensionati della funzione pubblica sono costretti a pagare le tasse in Italia. l Per ottenere l'assistenza sanitaria nei paesi dell'Ue, Svizzera e Spazio economico europeo (Islanda, Norvegia, Lichtestein) a carico dell'Italia, bisogna trasferire la residenza nello stato estero e compilare il modello S1. Il modello si scarica dal sito del ministero della Salute e va presentato all'ufficio assistenza sanitaria all'estero. l L'Italia ha firmato convenzioni che danno diritto alla copertura sanitaria degli italiani residenti in alcuni paesi non Ue: Australia, Argentina, Brasile, Capo Verde, Città del Vaticano, Macedonia, Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Principato di Monaco, San Marino e Tunisia. l Gli italiani residenti all'estero che non hanno copertura assicurativa hanno diritto alle prestazioni ospedaliere urgenti e a cure gratuite in Italia per un periodo massimo di 90 giorni all'anno. Foto: dall'alBuM di un eMigrante nelle pagine di questa cover story, alcune immagini di diego Piscitello, 60 anni, ex tranviere torinese pensionato nel 2009, e oggi residente con la moglie in tunisia. in questa foto, 08/05/2014 Panorama - N.20 - 14 maggio 2014 Pag. 48 (diffusione:446553, tiratura:561533) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 52 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Piscitello alla partenza in nave per Hammamet dal porto di Palermo (la sua storiaèa pagina 54). Foto: diego in viaggio Piscitello esce da casa a Torino con la valigia; arriva all'imbarco del traghetto per la Tunisia, a Palermo; è a bordo della nave. il suo trasferimento definitivo è avvenuto nel gennaio 2014. 08/05/2014 Il Fatto Quotidiano Pag. 2 (tiratura:100000) Formigoni ci prova: "Contro di me un iter del tutto anomalo" Gianni Barbacetto Milano La Cassazione smonta, almeno in parte, il processo a Pierangelo Daccò, considerato dalla Procura di Milano il faccendiere che faceva ottenere finanziamenti milionari della Regione Lombardia, allora guidata da Roberto Formigoni, ai padroni della sanità privata, San Raffaele e Fondazione Maugeri. Per il San Raffaele, Daccò era stato condannato a dieci anni in primo grado, con pena ridotta a nove in appello. Ora la suprema corte ha parzialmente annullato la condanna, stabilendo che si dovrà celebrare un nuovo processo d'appello su alcuni dei capi d'imputazio ne. Il faccendiere era stato condannato nel giugno 2013 per concorso in bancarotta e associazione per delinquere finalizzata a frodi fiscali, appropriazione indebita e distrazione di beni. Secondo l'accusa, Daccò aveva contribuito a creare il buco miliardario del San Raffaele di don Luigi Verzè, distraendo dalle sue casse una trentina di milioni. I capi d'imputazione distinguevano diverse partite: tra queste, l'acquisto di un aereo usato da Verzè e dai vertici dell'ospedale e diversi finanziamenti finiti ad alcuni imprenditori, fornitori del San Raffaele. Alcuni di questi, secondo la Cassazione, sono da ridiscutere nel nuovo processo d'appello. Sono però confermate le imputazioni più pesanti: l'associazione a delinquere e il concorso in bancarotta per l'acquisto dell'aereo e per i finanziamenti all'imprenditore Pierino Zammanchi. FORMIGONI, PROTAGONISTA dapprima invisibile dei casi San Raffaele e Maugeri, è stato poi indagato e rinviato a giudizio per corruzione, per i finanziamenti che avrebbe ottenuto da Daccò (in vacanze e "altre utilità") in cambio di finanziamenti regionali per 200 milioni fatti arrivare in dieci anni alla Fondazione Maugeri. Il processo si è appena aperto a Milano, ma l'ex presidente della Regione e attuale senatore Ndc si è inserito nello scontro in corso davanti al Csm tra il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e il procuratore Edmondo Bruti Liberati. Ha a sua volta presentato un esposto a Palazzo dei Marescialli in cui sostiene che sono state condotte nei suoi confronti indagini illegali. Quanto denunciato da Robledo, ha scritto Formigoni, "mi induce a valutare sotto diverso aspetto la concreta gestione del procedimento a mio carico da parte di quegli stessi magistrati che, ad avviso di Robledo, si sarebbero indebitamente 'impossessati' del fascicolo che mi riguarda secondo tempistiche e modalità non in linea non solo con i criteri di ripartizione interna, ma persino con i principi fondanti dell'esercizio dell'azione penale". Formigoni ha parlato anche di "rilevanti anomalie" nelle indagini che lo hanno portato sotto processo per corruzione. Foto: IL CASO DACCÒ Ieri la Cassazione ha annullato in parte la condanna a carico del faccendiere, mediatore negli appalti della sanità lombarda Foto: Roberto Formigoni Foto: La Pre ss e SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 53 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SAN RAFFAELE 08/05/2014 La Notizia Giornale Pag. 11 Trattenevano i soldi che spettavano al Servizio sanitario Sono 83 in tutta Italia i medici, dipendenti da varie aziende sanitarie, segnalati alla Corte dei conti dalla Guardia di finanza per violazioni alle norme che disciplinano l'attività intramoenia, con un danno erariale di 5,9 milioni di euro. 48 di loro sono stati anche denunciati all'autorità giudiziaria per truffa aggravata e, in alcuni casi, peculato, per aver trattenuto illecitamente compensi spettanti al Servizio sanitario nazionale. Proposti sequestri preventivi per oltre 2,9 milioni di euro. Le Fiamme gialle hanno sviluppato un'analisi di rischio preventiva su dati forniti dalle strutture sanitarie per individuare personale della dirigenza medica autorizzato all'attività' libero professionale intramuraria - che avesse indebitamente percepito emolumenti in violazione del vincolo di esclusiva stabilito nei confronti della pubblica amministrazione. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 54 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato cattivi medici 08/05/2014 Osservatore Romano Pag. 4 (tiratura:60000) Non è solo una soluzione medica La rigidità è incompatibile con l'ascolto E sono vuoti e inutili tutti quei discorsi teorici che ignorano la reale situazione vissuta da pazienti, familiari e sanitari Spiegare al malato che in ogni momento potrà rivedere con i medici la sua preferenza verso una certa opzione lo aiuta a scegliere mezzi di sostegno vitale Il lavoro coordinato dal centro americano descrive con sincerità e chiarezza tutte le difficoltà che sorgono di fronte a un tema da affrontare con delicatezza e grande umiltà FERDINANDO CANCELLI Non sono molte le pubblicazioni di bioetica di fine vita che si propongono di aiutare praticamente gli operatori sanitari a prendere decisioni corrette per i pazienti gravi e ancora di meno sono quelle che riescono nell'intento. The Hastings Center Guidelines for Decisions on Life-sustaining Treatment and Care Near the End of Life è una di queste. La seconda edizione delle linee guida del centro di bioetica americano è disponibile da pochi mesi e offre uno schematico ma mai superficiale approccio ai problemi etici che si possono manifestare alla fine della vita pur vedendo le cose in una prospettiva che risente chiaramente dell'ambiente culturale d'oltre oceano. Senza entrare nel dettaglio della pubblicazione vi sono alcuni punti che meritano di essere ripresi perché capaci non solo di guidare il medico nella pratica quotidiana ma anche di illuminare il campo del biodiritto, di quella parte cioè della giurisprudenza che si trova a dover mettere ordine in un tema delicatissimo e spesso conosciuto in maniera parziale e imprecisa. Il punto che emerge con maggiore chiarezza dal testo è il ruolo del paziente nelle scelte di fine vita. La proposta è quella di valorizzare un advance care planning , un piano di cura anticipato, che permetta alla persona di manifestare i propri desideri sui trattamenti che vorrebbe o meno fossero messi in atto nel momento in cui la stessa non fosse più in grado di esprimere la propria volontà. Lo stesso planning p re vederebbe anche di nominare un rappresentante terapeutico che possa esprimersi per il paziente in caso di incapacità di quest'ultimo e magari guidare ancora più precisamente le scelte dei sanitari di fronte a situazioni innegabilmente difficili e dol o ro s e . Lontano dalla logica polemica e ideologica di alcuni sostenitori di quell'autonomia ab-soluta e sbrigliata da ogni riferimento morale che spesso, più che aiutare, complica le discussioni in materia, il lavoro coordinato da Nancy Berlinger, Bruce Jennings e Susan Wolf (Oxford University Press, 2013) coglie pienamente nel segno là dove descrive con chiarezza e sincerità tutte le difficoltà etiche che possono sorgere all'orizzonte della fine della vita. Prima di fornire alcuni esempi concreti è bene ribadire che se viene messo in atto un vero programma di cure palliative, le situazioni di dilemma etico rispetto ai trattamenti (compresi tra questi i cosiddetti mezzi di sostegno vitale come l'alimentazione o l'idratazione assistita e la ventilazione meccanica invasiva) sono rare. Nella maggioranza dei casi è il peggioramento clinico del paziente a indicare quando un trattamento diventa inutile e/o dannoso, in altre parole sproporzionato, e quindi quando sia giunto il momento di sospenderlo. Restano tuttavia dei casi nei quali un paziente esprime chiaramente un giudizio di "s t r a o rd i n a r i e t à " formulando il desiderio di rinunciare a un trattamento in corso ( w i t h d ra w i n g ) o di non volere che un trattamento sia messo in atto ( withholding ), due decisioni differenti dal valore eticamente uguale come ribadito dalle linee guida. La distinzione tra "terapie" e "mezzi di sostegno vitale" diventa velocemente inutile di fronte a chi, per ragioni diverse, non accetta un trattamento. La richiesta di sospensione della ventilazione meccanica invasiva mediante tracheostomia da parte di un paziente affetto da sclerosi laterale amiotrofica lo condurrà sicuramente al decesso. Allo stesso modo la rinuncia all'alimentazione o all'idratazione assistita da parte di un malato affetto da un tumore maligno a lenta evoluzione potrà abbreviarne la vita. In altri termini la rinuncia a un mezzo di sostegno vitale può portare il paziente alla morte e sarà dovere del medico informare accuratamente il malato, magari con l'aiuto di altri colleghi, di tali conseguenze ma ciò non impedirà che in alcuni casi il malato continui nella sua richiesta. Una tale reiterata richiesta da parte del paziente ha sempre delle ragioni che vanno esplorate a fondo e sulle quali si dovrà cercare di intervenire non solo con tutti i mezzi che la medicina palliativa offre ma anche coinvolgendo altri professionisti con un metodo collegiale simile a quello proposto dalla legge Leonetti SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 55 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Le linee guida dell'Hastings Center di New York sul fine vita 08/05/2014 Osservatore Romano Pag. 4 (tiratura:60000) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 56 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato attualmente in vigore in Francia. Le linee guida dell'Hastings Center sono però chiare nell'affermare che esistono, se pur raramente, situazioni per le quali ogni sforzo sembra essere vano e nelle quali il paziente resta fermo nel proposito di sospendere ogni trattamento, sia esso considerato una terapia o un mezzo di sostegno vitale. Per tali casi, pur con tutta la prudenza necessaria, le linee guida americane e la legge Leonetti concordano nel permettere la sospensione di ogni trattamento. Nell'esperienza di chi scrive e in quella di molti medici palliativisti tali richieste non derivano praticamente mai da sintomi fisici poco controllati, ma da sintomi psichici: la profondissima stanchezza psicologica ed esistenziale che può derivare dal lungo ed estenuante iter di una malattia cronica invalidante, il senso di dipendenza dagli altri ormai giudicato insopportabile, la prolungata immobilità o la paura di altre sofferenze legate alla malattia possono essere elementi che portano alla richiesta di sospensione di ogni cura. Giova ripetere che tali situazioni sono fortunatamente rare. Non pare inopportuno a questo proposito ricordare quanto i vescovi inglesi scrivevano nel 2010 nella guida per la cura spirituale da essi curata insieme a medici e infermieri: spesso il paziente che sa di non poter interrompere un trattamento una volta che sia stato messo in atto (usiamo ancora l'esempio della ventilazione meccanica invasiva nella Sla) sarà portato più facilmente a rinunziarvi d'emblée . In altre parole: poter spiegare a un malato il fatto che potrà rivedere con i curanti in ogni momento la sua preferenza verso una certa opzione terapeutica parrebbe garantire addirittura un maggior ricorso ai mezzi di sostegno vitale. Accanto a ciò non bisogna dimenticare che non sono infrequenti casi in cui la persona che fa ricorso a un piano di cura anticipato segnala la propria preferenza per ogni trattamento ritenuto dal medico proporzionato, in altre parole il paziente si esprime in questo caso non per rinunciare a mezzi di sostegno vitale ma proprio per assicurarsi che il medico ricorrerà a tali mezzi in caso di incompetenza temporanea o permanente. Le linee guida dell'Hastings Center si soffermano anche sull'importanza di nominare un p ro x y o rappresentante terapeutico che possa prendere decisioni per una persona non più in grado di farlo temporaneamente o permanentemente. Qualora infatti una persona non abbia lasciato traccia scritta dei suoi desideri sarà il p ro x y designato ad aiutare i sanitari a procedere nella giusta direzione rifacendosi all'esp erienza di vicinanza magari pluriennale con il paziente. Lo studio in oggetto ribadisce con fermezza il fatto che nessun paziente può chiedere quanto va contro la legge vigente e che nessun sanitario sarà comunque obbligato a mettere in atto quello che il paziente chiede se ciò fosse contrario alla propria coscienza. In altre parole viene sottolineato il diritto all'obiezione di coscienza e il dovere di aiutare il paziente nei limiti del possibile. Ciò esclude la mera logica che imporrebbe semplicemente al medico di fare ciò che il paziente chiede, logica lontanissima da una vera alleanza terap eutica. Ci sembra che alla fine vi siano alcune parole che più di altre possono riassumere quanto le Hastings Center Guidelines espongono in modo ordinato. Realtà e verità: sono fuorvianti discorsi teorici che non tengano conto della reale situazione vissuta da pazienti, famiglie e sanitari di fronte a situazioni di rifiuto netto, reiterato e consapevole dei trattamenti in corso, compresi quelli di sostegno vitale. Molti vissuti del paziente nel tempo possono cambiare e con questi anche l'atteggiamento nei confronti della malattia e della sofferenza: sarebbe ipocrita nascondersi dietro un atteggiamento rigido che nulla ha a che vedere con l'ascolto dovuto a chi soffre. Prudenza e competenza: ogni valutazione va fatta sul singolo caso valutando con prudenza e attenzione tutti gli elementi clinici ed etici in gioco e prendendosi tutto il tempo necessario per una seria e approfondita valutazione scientifica. Distensione e collaborazione: solo un clima sereno all'interno dell'équipe curante offre gli spazi temporali e mentali per sviscerare ogni aspetto di decisioni mai semplici da prendere. La stessa cosa vale per la politica e l'informazione: nessuno può arrivare a chiarirsi le idee in un contesto emotivo e spesso di sterile contrapposizione. Umiltà e fermezza: se da un lato occorre riconoscere che la medicina moderna ha fatto moltissimo per sconfiggere malattie un tempo invalidanti o mortali, dall'a l t ro si deve ammettere che alcune situazioni di "prolungamento artificiale" del morire sono il risultato di un uso sproporzionato dei mezzi tecnici oggi disponibili. D'a l t ro canto è necessaria grande fermezza nel ribadire che mai scopo dell'azione medica deve essere quello di abbreviare la vita di un paziente sofferente. Tra la rinuncia a un trattamento straordinario (dal punto di vista soggettivo del paziente) anche se proporzionato (dal punto di vista oggettivo 08/05/2014 Osservatore Romano Pag. 4 (tiratura:60000) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 08/05/2014 57 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato del medico) e quella che si è definita eutanasia passiva vi è una differenza sottile ma robustissima, come il filo di una tela di ragno. Nel primo caso se vi sarà la richiesta del paziente questa dovrà incontrare un ambiente dove realtà, verità, prudenza, competenza, distensione, collaborazione, umiltà e fermezza saranno come l'aria che circonda gli attori delle decisioni da prendere: mai si darà corso quasi meccanicamente a una procedura, sempre si resterà in ascolto attento dei motivi che portano una persona a chiedere che la malattia faccia il suo corso, sempre si offriranno fino alla fine tutte le alternative che la sapienza potrà suggerire. La logica dell'eutanasia passiva tout court porta invece a non mobilitare tutte le energie possibili per trovare soluzioni adeguate, non offre tempo al paziente, alla famiglia e ai curanti per esplorare le ragioni di una richiesta, vede nella morte procurata la soluzione di ogni problema, stravolge il ruolo del medico e le basi della medicina occidentale e acconsente a quanto il paziente chiede ritenendolo giusto per il solo fatto che questi lo chiede. Si potrebbe dire in altri termini che la morte non è mai una soluzione medica: l'opzione per la vita resta intatta nel lasciar morire un paziente affetto da una malattia inguaribile che chiede di rinunciare a trattamenti giudicati straordinari, si incrina irrimediabilmente nel far morire chi lo chiede e nel considerare la morte come una delle possibilità tra le tante che la medicina può offrire. Foto: Stefan Henrik, «Buon samaritano» (1920, particolare) Foto: Pietro Annigoni, «Angelo» (1966)
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