Ott 2009 - Gente di Falchera

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Ott 2009 - Gente di Falchera
GF
ente
ALCHERA
di
OTTOBRE 2009
ANNO 17° - N° 10
P ERIODICO I NDIPENDENTE S UPPL . A.S.I. R EG . T RIB . 4227/90
MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA A CURA DELL’ASSOCIAZIONE
ALL’INTERNO
Il nostro
Oggi
Quartiere pag. 2
Festa Patronale
S. Pio X
pag. 4
Falchera 50 anni!
pag.
10
SOMMARIO
Nuovi collegamenti P. Susa-Stura
Lettera aperta a...
Pag-Giovane
Risparmio energetico
Cinema in strada
I lettori scrivono
PGS Conquista
Corsi di danza e fitness
Novità ecologiche
Omaggio ai miltari di Kabul
Il piacere di leggere
Chiusura discarica?
L’angolo della poesia
Per chi ama il teatro
Quei momenti terribili
Le vie della Falchera
La narrativa
La festa dei vicini
Astronomia / Briciole di storia
pag. 3
pag. 5
pag. 6
pag. 7
pag. 7
pag. 8
pag. 11
pag. 11
pag. 12
pag. 13
pag. 13
pag. 13
pag. 14
pag. 15
pag. 16
pag. 18
pag. 19
pag. 21
pag. 22
EDITORIALE
di
AMILCARE
DE LEO
C
redo che in ogni epoca l’uomo si sia sempre lamentato
dei propri tempi, che abbia sempre visto nero per il fu
turo e che abbia parlato male dei giovani, che non sono
più quelli di ieri e così via… Anche oggi accade, più o meno
così, e non dobbiamo meravigliarci perché questo è un po’ un
destino universale.
Se focalizziamo ora l’attenzione sul piccolo mondo della nostra realtà e fermiamo un cittadino qualunque, come ho fatto
io i giorni scorsi, e gli chiedo come vanno le cose alla Falchera, mi sento rispondere: male! Male? perché? E allora una sfilata di lamentele, dal problema dell’amianto al passaggio dei
topi, dalle strade male assestate all’abbandono totale di varie
strutture, dalla deprecata convivenza con i nomadi a quella
altrettanto sofferta con gli extra comunitari e poi al dramma,
mai risolto della sicurezza, tanto per citare alcuni dei malesseri sociali più urgenti. La Falchera infatti secondo alcuni va
peggiorando anziché migliorando ed è vano pertanto parlare
sempre di riqualificazione. Sarà vero? In merito a questa ultime, giuste od ingiuste, osservazioni non si deve neppure sottovalutare il reale incremento delinquenziale di alcuni giovani anche minorenni, non solo zingarelli od extracomunitari,
ma anche italiani, e non solo a livello locale, ma anche e soprattutto in campo nazionale. Furti e furtarelli, molestie varie,
omicidi e suicidi insieme, stalking (persecuzioni familiari),
assalti di gruppi giovanili un po’ ovunque, gli amici di banco
di una volta oggi trasformati in amici di branco con le loro
violenze e i loro stupri, queste sono le notizie che ormai siamo
abituati a leggere sui vari giornali. Recentemente ho avvicinato un altro cittadino il quale mi ha detto: “Provi a circolare
di notte alla Falchera e vedrà cosa succede…” Certo in un
quartiere come il nostro, all’estrema periferia della città, le
malefatte vengono maggiormente avvertite e vissute, talora
amplificate, rispetto al resto della città e poi in questi ultimi
tempi, in verità, non ho avuto occasione di girare di notte alla
Falchera, ma per una mia, forse, malformazione mentale o per
una certa dose di diffidenza od ottimismo innati, non credo
GENTE di FALCHERA 1
segue a pag. 2 in prima colonna
segue editoriale di A. De Leo
mai sino in fondo a quello che mi dicono, se non
constato di persona, se non verifico cioè sentenze
annunciate o se non provo reali sensazioni sulla mia
pelle. Ricordo, ad esempio, i primi tempi in cui viaggiava il “4” (ma per molti ancora oggi) coloro i quali
si lamentavano dei passeggeri perché quasi tutti extracomunitari dalle facce poco raccomandabili. Ricordate la famosa novella di Pirandello “Con altri
occhi”, ebbene io come altri, come pochi o come molti non so, ho guardato e notato ciò che hanno visto
gli altri, ma appunto “con altri occhi”, occhi della
solidarietà, della tolleranza, della comprensione. Con
tutto questo non intendo esorcizzare affatto l’ansia e
il pericolo che spesso oggi si respira quasi nell’aria.
Come infatti comprendo il timore, la paura per la non
facile integrazione da parte degli extracomunitari non
trascuro affatto, al di là di ipocrite demagogie, l’analoga difficoltà di alcuni italiani ad accettare chi è
“diverso” e che viene da lontano. E poi non meno
grave è il problema della delinquenza minorile già
accennata, anche qui, vicino a noi. Si è anche arrivati alla spietata intimidazione attraverso l’incendio di
auto sotto casa. Ci mancava… Io comunque sorrido
quando sento parlare di ronde o quando qualche politico, per farsi bello, ripete fino alla noia: “bisogna
incrementare le forze di polizia”. Certo anche questa
richiesta è in parte utile e legittima, ma è anche soprattutto vero, a mio parere, che le forze di polizia
(statale e municipale) CI SONO o comunque dovrebbero essere sufficienti; possono, forse, essere più
frequentemente ed incisivamente presenti sul territorio, nonostante lo sforzo che giorno per giorno stanno facendo. E poi i genitori si rivelano inevitabilmente impotenti di fronte ai drammi dei figli, ne hanno quasi paura, addirittura terrore. Quante volte essi
vengono chiamati in Questura o dai Carabinieri e
davanti ai fatti compiuti rimangono come pietrificati, sgomenti: “ma…no…impossibile, io non sapevo”
e così avanti balbettando. Tra padri e figli quasi più
nessuna comunicazione! Crisi della famiglia? Troppe separazioni? Troppo benessere? Poca severità? Assenza delle Istituzioni? Perdita di valori ideali e morali? Mancanza di un Oratorio? Troppe le domande,
poche le risposte! Non vorrei esagerare ma una volta
un tale disse: “non ci sono cattivi cani, ma cattivi
padroni; io azzarderei addirittura un altro aforisma:
“Non ci sono cattivi figli, ma cattivi genitori”.
Ora però permettetemi uno sfogo finale. Ciò che veramente non capisco è che spesso e volentieri sono
più i meridionali (certi meridionali) ad essere ostili
verso i migranti che non certi piemontesi o lombardi, tanto per essere chiari. Forse non ricordano, e fanno male, le non poche difficoltà al tempo della loro
non felice esperienza, soprattutto dalla fine degli anni
Cinquanta in avanti, non solo nel Nord Italia, ma
anche e soprattutto all’estero. Tutto dimenticato?
Il nostro Quartiere Oggi
Da molti mesi si stanno verificando nel nostro quartiere episodi di vandalismo, inciviltà e delinquenza
che minano fortemente non solo la tranquillità e la
gradevolezza della borgata, tanto propagandata da
molti falcheresi, ma anche la loro fama di essere una
comunità unita e che ha combattuto per migliorare il
proprio territorio.
Sono molte le persone che hanno notato una graduale recessione nella vita sociale del quartiere.
Sicuramente i tempi sono duri per tutti, per tutta l’Italia e per tutto il mondo. I giornali e le televisioni non
fanno altro che riempirci il cervello di emergenze e
allarmismi, senza focalizzare e analizzare i problemi del nostro paese in maniera “scientifica” e produttiva.
Continuano ad esempio a farci credere che l’Italia si
trova in una situazione d’emergenza dal punto di vista dell’immigrazione, quando invece la Storia e gli
studi di settore ci dicono che è una fase perfettamente ordinaria e normale per un paese industrializzato
come il nostro; continuano ad allarmarci sulla cosiddetta “questione sicurezza”, dando agli immigrati la
colpa di tutte le disgrazie possibili e immaginabili.
Nessuno però riporta che negli archivi della Polizia
di Stato sono molti di più gli immigrati vittime, che
quelli autori di reato. Ma non dilunghiamoci su questioni ampie e teoriche, tanto per noi semplici cittadini è impossibile risolvere i problemi su scala nazionale e internazionale.
Tuttavia c’è una cosa che possiamo fare: smettere di
essere l’opinione dell’ultimo telegiornale che abbiamo visto e ragionare con le nostre teste e unicamente
in base alle nostre esperienze dirette e personali, poiché sono quelle che cambiano concretamente la qualità della nostra vita. Le esperienze dirette sono quelle
che noi viviamo nella nostra casa, nel nostro condominio, nel nostro quartiere, nella nostra città. Questo
è il raggio d’azione di cui dobbiamo occuparci per il
bene della nostra comunità e di conseguenza per il
nostro. E soprattutto perché è l’unico modo per migliorare la nostra vita in modo concreto, altrimenti si
rischia di vivere frustrati dalle proprie e dalle altrui
lamentele su quanto si vive male, aspettando che le
cose cambino per magia.
Chi, infatti, deve migliorare e occuparsi del proprio
territorio?, i politici?, le Forze dell’Ordine?, i funzionari pubblici?, Il Clero?. Queste sono solo una
parte delle categorie che formano la società e non
possono da sole ed autonomamente gestire e agire
su un territorio.
Ognuno di noi ha un ruolo importante nella comunità. La comunità di un quartiere è come una casa ed
ogni mattone concorre a reggere l’intera struttura.
Se i mattoni che stanno alla base si sgretolano, tutta
la casa crolla.
I ruoli dei semplici cittadini sono i mattoni che stanno alla base della casa: genitori, nonni, pensionati,
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lavoratori, negozianti, studenti, comitati, associazioni
laiche e religiose. Il comportamento di ognuno di
questi influisce fortemente sulla vita di comunità.
Un genitore non può pretendere che la scuola insegni l’educazione ai propri figli. La scuola insegna a
leggere e scrivere e a relazionarsi col prossimo. Se
manca l’educazione famigliare di base alla civiltà e
al rispetto altrui, è chiaro che tutto il resto non può
neanche partire.
Non si possono pretendere gli interventi dalle forze
dell’ordine, se non vi è una coesione tra gli abitanti
tale da avere richieste chiare e valide per tutti.
Non si può pretendere che uno straniero si integri
(non solo nel lavoro, ma nel senso di avere amici
italiani che lo facciano entrare in contatto con la nostra mentalità), se non impariamo a guardarlo negli
occhi, senza incolparlo di tutto il problema dell’immigrazione in Italia.
Non si può pretendere che un politico, ad esempio a
livello locale, risolva i problemi di un territorio, se
gli abitanti non fanno solo pressione organizzata e
coesa, ma propongono anche idee e soluzioni.
Quando si dice che si sono persi i valori, s’intende
che oggi diamo più importanza alle notizie di tv e
giornali, piuttosto che ai fatti che accadono sottocasa nostra. E’ più preoccupante vedere un giovane che
prende a calci un bidone della spazzatura, che scrive
sui muri, che incendia macchine e cassonetti, di uno
sbarco di clandestini a Lampedusa, poiché sul giovane “maleducato” io posso agire subito (spiegan-
dogli lo sbaglio) e migliorare la mia vita quotidiana
e quella di chi mi sta intorno. Un proverbio africano
dice che per educare un bambino, non ci vuole un
padre e una madre, ci vuole un villaggio.
Ovviamente ci sono dei problemi molto più complicati da risolvere, ma il metodo è sempre lo stesso.
Quando si tratta di problemi più gravi, come le discariche e le costruzioni abusive, gli atti di vandalismo, la delinquenza giovanile, bisogna fare aggregazione e lottare insieme, condividendo i problemi.
E’ inutile che tante persone vadano separatamente a
fare sfuriate dai vigili di prossimità, o presso le istituzioni, poiché ognuno ha il suo punto di vista e ognuno riporta i problemi a modo proprio: la garanzia del
successo è data dal trovare una visione globale e
portare quella all’attenzione delle istituzioni.
I momenti per condividere questi problemi possono essere tanti. Anche le feste di quartiere non sono importanti per cosa si va a fare o a vedere, ma bensì per aggregare i cittadini e creare i momenti d’incontro e discussione… del resto si sa: mal comune mezzo gaudio.
L’unico modo per uscire da questa pericolosa spirale
è ritrovare la forza e la voglia di unirsi, di essere cittadini attivi e partecipativi, anche in momenti in cui
è più facile farsi prendere dallo sconforto e dalla rabbia, del resto l’abbiamo già fatto in passato e abbiamo vissuto sulla nostra pelle il cambiamento da quartiere malfamato e difficile a “isola felice”.
E’accaduto una volta, può accadere ancora.
GENTE di FALCHERA 3
G. R.
Festa Patronale di San Pio X
Quest’anno la festa di San Pio X si è svolta solo in
parte a causa del mal tempo. Infatti la pioggia ha fatto saltare diverse attività del sabato sera, in modo
particolare la mitica grigliata dove si ritrovavano amici e conoscenti. Invece il banco di beneficenza ha
sempre funzionato. Meno male che la domenica c’è
stata una bella giornata e dopo la messa solenne, celebrata dai due parroci don Dino e don Adelino, si è
svolta, come la tradizione vuole, la processione con
la statua di San Pio X per le vie del quartiere, trasportata dai volenterosi portatori. In testa alla
processione
c’era anche la
banda musicale
di Grugliasco a
rendere più lieta
la festa e seguita
da molte persone. Per le vie, per rendere omaggio al
Santo, sono stati addobbati dei piccoli altarini e nelle finestre erano esposte quanto di più bello avevano
le famiglie. Mentre al pomeriggio si sono svolte tutte le attività previste dal programma: banco di beneficenza, gara al punto con le bocce organizzata dal
Circolo ACLI,
quindi, di seguito, animazione con i
clown, giochi
vari e un pò di
magia con il
mago Max, il
quale ha coinvolto tutti bambini presenti, la mostra statica di aereomodelli da parte del gruppo “Gasb”. Successiva-
mente, fuori programma, l’originale e bella esibizione del balletto del Latin Funk dell’Associazione
Olimpo, che, in seguito, ha fatto ballare i tanti bambini presenti.
La manifestazione si è
conclusa con
la serata danzante, (sponsorizzata dal
Circolo
ACLI) che purtroppo non c’è stata molta partecipazione per le non buone condizioni del tempo. Inoltre
un doveroso grazie
al comitato organizzatore e a tutte le
persone che hanno
contribuito alla buona riuscita della manifestazione.
GENTE di FALCHERA 4
Mario Alba
LETTERA APERTA
Al Sindaco di Torino Sergio Chiamparino
Al Presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta
Alla Presidente della Regione Piemonte Mercedes
Bresso
Alla Presidente della V Circoscrizione
Al Presidente della VI Circoscrizione
Loro sedi
Dalle notizie di stampa e dalle Commissioni ambiente
del Comune e della Provincia di Torino emerge che
si intende formalmente rispettare la chiusura fissata
per la discarica (31/12/09) e contemporaneamente
continuare a riempire una vasca (che si sapeva in
anticipo non essere indispensabile per giungere a fine
anno) con terre da scavo. Adesso si parla di modellamento del lotto ancora attivo. Ma quando è stata
chiesta l’ultima autorizzazione per 560.000 mc di
discarica, il titolo del progetto era : “Rimodellamento
del lotto sommitale”. Cioè bisognava dare un profilo definitivo alla discarica per poi chiuderla definitivamente. Adesso invece si vuole fare il “modellamento del rimodellamento”.
La serietà dei protagonisti dovrebbe consigliare maggiore prudenza, ma pur di continuare a mungere quella “gallinella dalle uova d’oro” da decenni rappresentata dalla discarica, si ricorre al gioco delle “tre
carte”: si dice di rispettare la data di chiusura del 31/
12/09 e contemporaneamente si ipotizza una nuova
autorizzazione per smaltire le terre di scavo per un
mese, alcuni mesi, un anno, almeno un anno e mezzo (le scadenze variano con i soggetti che recitano).
Pochissimi mesi fa l’assessore al bilancio della città
giustificava la riduzione al 30% delle quote di Tarsu
pagate dalle famiglie limitrofe alla discarica, dicendo che ciò derivava dal fatto che col nuovo anno la
discarica sarebbe stata chiusa e quindi i cittadini di
quella zona non avrebbero avuto più diritto ad alcuna compensazione.
Adesso dice che a causa della chiusura dell’impianto di Amiat la Tarsu, pagata da tutti i torinesi, il prossimo anno aumenterà di un quarto.
E’ terrorismo, così come era terrorismo quando prima degli ultimi ampliamenti si diceva che Basse di
Stura doveva essere aperta per evitare di mandare i
rifiuti in Germania, con la conseguenza di aumento
vertiginoso degli oneri pagati dai cittadini.
Gli abitanti delle circoscrizioni 5 e 6 respireranno la
discarica ancora per alcuni decenni! Là dove una ricerca dell’ASL 5 dice che “sono rilevabili eccessi di
patologie dell’apparato respiratorio, sia tumorale che
non tumorale, …” spiegabili con la deprivazione sociale, anche se “la distribuzione di alcune patologie
respiratorie … non esclude un’eziologia ambientale”.
Là dove la discarica di via Germagnano ha ormai un
volume di 25 milioni di mc (90.000 alloggi di 100
metri quadrati). Là sono seppelliti rifiuti di ogni sorta (compresi gli speciali, i pericolosi e i nocivi), e
quelli della vecchia Urbiochimica, percolano direttamente nella falda acquifera e nel fiume, il biogas
si espande nei terreni circostanti e i cattivi odori appestano tutta Torino Nord.
Cari signori, ben 16 anni fa il Consiglio comunale
deliberava che dovesse essere realizzato il Parco della
Stura entro il 2003 dopo che la discarica avesse cessato di esistere entro il 2001.
Poi si è andati di proroga in proroga, la penultima
fino al 2005 e la successiva fino al 2009. Oggi gli
assessori con varia responsabilità ci propongono di
andare ancora avanti.
Bisogna finalmente abbandonare logiche esclusivamente aziendaliste e avere il coraggio di porre fine
ad una situazione che si considera pericolosa da oltre 30 anni, anche a costo di rinunciare agli introiti
che consentono di mitigare la Tarsu.
Il pericolo e il fastidio non è solo per e degli abitanti
della zona Nord è di tutta la città. In tanti abbiamo
definito via Germagnano “bomba ecologica” e uno
degli ultimi direttori dell’azienda ammoniva (prima
di essere direttore): “non un chilo di rifiuti in più a
Basse di Stura: la collina di rifiuti potrebbe scivolare
sulla tangenziale”.
Caro sindaco, cari presidenti vi chiediamo di porre
fine a questo balletto di cifre posizioni e proposte:
assumetevi la responsabilità di una scelta di civiltà
chiara e definitiva anche se economicamente onerosa. Ma quale scelta non costa? E cosa sono 6 milioni
per il bilancio di Amiat o del Comune di Torino?
Vi chiediamo di mantenere gli impegni assunti con
tutta la città: Basse di Stura va chiusa definitivamente; si smetta di smaltire e si copra con il capping di
2,60 m previsto nel “Progetto di rimodellamento del
lotto sommitale”.
Siamo fermamente decisi a fermare ogni ipotesi che
prefiguri l’ulteriore saccheggio del nostro territorio.
Con cordialità
Torino 17/09/09
Luigi Canzian
Per il Coordinamento delle associazioni
e Comitati spontanei di Torino Nord
AVVISO
I sacchetti per la plastica sono
in distribuzione presso
l’Amiat con le seguenti date
Sabato 12 Settembre via Germagnano 48
Sabato 26 Settembre corso Brescia 113/a
Sabato 10 Ottobre via Germagnano 48
Sabato 24 Ottobre corso Brescia 113/a
Sabato 14 Novembre via Germagnano 48
Sabato 28 Novembre corso Brescia 113/a
Sabato 12 Dicembre via Germagnano 48
Per tutte le date l’orario sarà 14,30 – 18,30
Per Informazioni: Numero Verde 800 017277
In via eccezionale e per venire incontro ai cittadini della Falchera impossibilitati a recarsi
in via Germagnano n° 48 o in corso Brescia
n° 113/a e per favorire la raccolta differenziata, sarà aperto ogni mercoledì dalle ore 15
alle ore 16, uno sportello per distribuire i saccheti da usare solo per la raccolta della plastica, presso lo sportello del Laboratorio di Quartiere, in via degli Abeti 16.
GENTE di FALCHERA 5
PAG - GIOVANE
A cura del Tavolo
Sociale Giovanile
Questo mese la rubrica giovanile affronta uno dei temi
più discussi dell’estate, che riguarda i giovani molto
da vicino, visto che da sempre le nuove generazioni
sono le più aperte ai cambiamenti della società: l’omosessualità. Nonostante ciò, ultimamente si sono registrate spiacevoli notizie riguardanti alcune aggressioni contro persone omosessuali avvenute nell’estate
a Roma e a Firenze che non meritano neanche di essere ricordate.
L’obiettivo di quest’articolo è l’informazione e la
chiarezza, rispetto a un tema, a cui persino la scienza
e la psicologia per lunghi anni non hanno saputo dare
risposte chiare, a causa di pregiudizi religiosi e morali del tutto discutibili e soggettivi.
Oggi invece, nel 2009 sappiamo che l’omosessualità
è un fenomeno naturale tutt’altro che raro in natura,
bensì comune e diffuso nel regno animale. Il Museo
di Storia Naturale di Oslo, ha studiato una selezione
delle oltre 1500 specie in cui l’omosessualità è stata
osservata attraverso modelli, foto e testi riguardanti
le molteplici varietà del regno animale, dai più piccoli insetti ai giganteschi capodogli.
I cigni formano nella vita una sola fedelissima coppia e questo vale per coppie etero e omo. Tra i pinguini reali un maschio su cinque preferisce lo stesso
sesso. I comportamenti omosessuali vengono spiegati dagli etologi anche per la loro utilità: nei gruppi
di scimpanzé o di lupi l’accoppiamento fra maschi
diminuisce l’aggressività.
Ovviamente noi non siamo animali, ma basterebbe
ricordare che nell’antica Roma era un fatto del tutto
normale e socialmente accettato, avere rapporti sessuali con persone dello stesso sesso (specialmente
tra uomini).
E’ dunque importante sottolineare che l’omosessualità non è una malattia, come svelato dagli studi portati avanti dalla psicologia, l’antropologia, la sociologia e la psichiatria e che i tabù e i pregiudizi non
hanno nulla a che vedere con l’etica e la moralità, ma
sono legate semplicemente agli aspetti culturali di
ogni popolo e non hanno nulla a che fare con la natura e la preservazione della specie, visto che nessuna
specie animale si è mai estinta, a causa dei suoi comportamenti sessuali.
Non ci può essere tolleranza e rispetto senza l’educazione e la conoscenza. Non dimentichiamo che ci
sono paesi in cui l’omosessualità tra persone adulte e
consenzienti è punita con la morte e questo certo non
è né etico, né morale. Teniamo un punto di vista obiettivo e scientifico: analizzando la sfera sessuale degli
esseri umani, studi e ricerche hanno dimostrato che
essa è composta da tre elementi: sesso biologico, identità sessuale e orientamento sessuale. Questi tre elementi agiscono nella psiche umana in maniera del
tutto indipendente l’uno dall’altro.
Ad esempio, può esistere un caso, in cui un indivi-
duo sia dotato di un sesso biologico maschile, abbia
un’identità sessuale maschile (cioè si sente perfettamente “uomo”) e abbia un orientamento sessuale rivolto verso gli uomini. Questo è il tipo di combinazione tra i tre elementi, che viene classicamente definita come gay. Oppure può capitare che un individuo sia biologicamente uomo, abbia un’identità sessuale femminile (si senta donna) e le sue preferenze
sessuali siano orientate verso gli uomini, impersonando il caso scientificamente definito come transgender.
Tuttavia queste classificazioni, seppur scientifiche,
sono limitate, poiché le combinazioni possibili tra i
tre elementi sono pressoché infinite! I termini gay,
lesbica, transgender, bisessuale, transessuale ecc. non
esauriscono la varietà che si può trovare in natura.
Esistono casi in cui, una persona, biologicamente
donna, avesse un’identità sessuale maschile e una
volta cambiato sesso, abbia avuto preferenze sessuali
orientate verso gli uomini. Un eterosessuale avrebbe classicamente affermato: “Ma non poteva restare
donna e andare con gli uomini?”.
No! Ognuno dovrebbe vivere la propria natura senza farsi troppe domande e accettare per quello che
sono.
(g.r.)
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GENTE di FALCHERA 6
Digitale e Risparmio Energetico
Carissimi lettori di “Gente di Falchera”, continuiamo a parlarvi per la seconda volta (e speriamo sia
l’ultima) del “DVB-T” ovvero dell’ormai famoso
digitale terrestre . Come avevamo scritto nell’articolo di pagina 9 del mese di Marzo 2009, siamo arrivati al momento dello “switc-off”per tutti i segnali
televisivi analogici e allo “switc-on” per tutti i segnali radio-televisivi digitali; quindi a partire dal 24
settembre e fino al 10 ottobre 2009, in Piemonte e
nella provincia di Torino, tutti i programmi televisivi saranno trasmessi progressivamente solo in digitale; se non vi siete procurati un “decoder” o non
avete acquistato un nuovo TV, da quel momento in
poi non vedrete più alcuna trasmissione televisiva.
Anche per chi è stato previdente, e ha provveduto ad
attrezzarsi per tempo, gli imprevisti non sono finiti;
dovete sapere che, se siete riusciti a vedere i canali
televisivi digitali sulla TV tramite il decoder, non è
detto che riusciate a collegare il videoregistratore
VHS o DVD tra il decoder e la TV e che potrete continuare a registrare i vostri programmi preferiti come
prima, (molto probabilmente dovrete sbarazzarvi o
sostituire anche il videoregistratore).
Continuano le novità per noi poveri mortali, dovete
sapere che l’Unione Europea ha sancito la graduale
messa al bando delle lampadine ad incandescenza
con la seguente tabella di marcia:
· Da Settembre 2009 è vietata la produzione e la
vendita di lampadine ad incandescenza da 100 W
e di tutte quelle a bulbo smerigliato;
· Da Settembre 2010 di quelle da 75 W;
· Da Settembre 2011 di quelle da 60 W;
· Da Settembre 2012 di qualsiasi potenza.
Tutte queste novità (si dice che) servono per il risparmio energetico; queste lampadine non saranno
più prodotte, ma finche i
negozi non finiranno le
scorte, le troverete ancora per poco tempo in commercio, altrimenti dovrete comprare subito quelle
a basso consumo. Anche
questa novità per noi mortali comporterà nuove
spese in quanto oltre al costo maggiore di queste
nuove lampadine, in certi casi si dovrà sostituire il
lampadario o i portalampade, poiché quelle nuove
hanno dimensioni maggiori (anche se l’attacco elettrico è uguale). Prossimamente vi terremo aggiornati, sui costi e soluzioni per questa novità, continuate
a leggere il giornale “Gente di Falchera”
D.P.R
Cinema in Strada
Si sono svolte il 4-5 e 6 settembre le tre serate della
rassegna “Cinema in Strada” organizzate dall’Associazione culturale i313 con la collaborazione del Comitato per lo Sviluppo della Falchera.
Già durante l’estate Ambra e Stella, esperte di cinema, hanno visitato il nostro quartiere ed in particolare i diversi punti di aggregazione, quali il mercato, il
Centro d’Incontro, il Circolo Garcia Lorca, il Falklab e le associazioni Oasi della donna, L’Olimpo e
Budokan, realizzando alcune interviste tra gli abitanti, su quali film avrebbero voluto vedere, quali
sono i generi e gli attori preferiti, allo scopo di individuare i film da proiettare.
La prima serata è stata aperta da un ricco aperitivo
offerto dal Comitato e preparato dai giovani del quartiere, seguito dalla proiezione di un cartone animato
d’autore, intitolato “Il campo nomadi” della serie “Spaghetti Family” di Guido Bozzetto, che con simpatia e
ironia racconta la storia di una famiglia di provincia
alle prese con l’arrivo di un campo nomadi.
Dopo il cartone animato, naturalmente a lieto fine, è
stato proiettato il film di Davide Ferrario “I Figli di
Annibale” girato in parte a Falchera e interpretato
dai mitici Silvio Orlando e Diego Abatantuono.
La seconda serata, invece, è stata dedicata al cinema
arabo, con il film “Hassan wa Morqos”, una brillante commedia egiziana del 2008, interpretata da Omar
Sharif e Adel Imam, che racconta la storia di un prete cristiano e di uno sheik musulmano, entrambi costretti a cambiare identità e culto; tra i due, nonostante le bugie, i sotterfugi e i problemi di convivenza tra le due religioni, nascerà comunque una divertente amicizia. Il film è stato trasmesso in lingua originale con i sottotitoli in italiano per mantenere l’autenticità dell’ambientazione.
Il film della terza ed ultima serata è stato “Benvenuto
Mr. President”, commedia bosniaca sottotitolata in italiano, che narra le vicende dolci-amare di una piccola
cittadina bosniaca e dei suoi abitanti, alle prese con la
ricostruzione dopo la guerra dei Balcani, la visita del
presidente statunitense Bill Clinton e tutto lo scompiglio che un evento di tale importanza può portare.
In tutte e tre
le serate,
prima di
ogni film,
sono state
trasmesse
inoltre le interviste realizzate in quartiere da Ambra e Stella, che hanno divertito il pubblico presente, il quale si è riconosciuto
o ha riconosciuto i propri amici sul grande schermo.
E’ da segnalare inoltre la forte presenza di spettatori
provenienti da varie parti della città. Un dato sicuramente positivo, poiché ogni iniziativa che porta il
quartiere ad aprirsi alla città è ben accolta, anche se
sarebbe stato ancora più bello vedere altresì un numero più alto di falcheresi, soprattutto nella seconda
e terza serata.
(g.r.)
GENTE di FALCHERA 7
I lettori scrivono
IL NOSTRO ORATORIO
AVVISO PER CHI SCRIVE.
“Gente di Falchera” pubblica opinioni, repliche, consigli di interesse generale, sempre rispettosi delle persone e delle istituzioni. Possibilmente le lettere non
dovranno superare le 40 righe e potranno essere ridotte. La pubblicazione sarà a discrezione della redazione. Le lettere dovranno pervenire con nome, cognome, indirizzo e recapito telefonico del mittente; su richiesta, potranno essere pubblicate con uno pseudonimo. Quelle anonime non saranno prese
in considerazione: saranno cestinate!!
GRAZIE DON ADELINO
Cara redazione
ho scelto il Giornalino di quartiere perchè trovo opportuno fare dei ringarziamenti al nostro parroco Don
Adelino. Volevo iniziare dagli incontri di gruppo a
cui i ragazzi di 14 e 15 anni partecipano durante l’anno, a cui mio figlio ha partecipato abbastanza assiduamente, salvo qualche volta per motivi di studio e
a cui i ragazzi partecipano anche per avere la possibilità di fare gli “animatorini” nel loro quartiere e
nel loro oratorio nell’estate ragzzi. A mio figlio questa possibilità non è stata concessa perchè non è stato ritenuto non idoneo (a cosa? Non mi è stato spiegato anche se chiesto...).
Volevo ringraziarlo per avergli dato l’opportunità di
passare quattro meravigliose settimane a casa, al
mattino dormendo un po’ (visto che non aveva impegni) e al pomeriggio annoiandosi sul divano o giocando con i video giochi e andando a giocare un po’
qua e un po’ là tornando a casa poco dopo poichè
faceva molto caldo (mica male vero?). Io come mamma mi chiedo il motivo di tutto questo (e sicuramente anche mio figlio se lo chiede).
Non era forse più educativo e costruttivo che mio
figlio partecipasse alle’estate ragazzi come aiuto animatore perchè (non è presunzione di mamma) poteva sicuramente offrire il suo aiuto in maniera positiva agli animatori. Non so se il prossimo anno mio
figlio parteciperà ancora agli incontri di gruppo, sarà
una sua scelta vista l’esperienza passata, ma tutto
questo mi ha fatto riflettere e mi sono posta questa
domanda: perchè al posto di accogliere un ragazzino
volenteroso di offrire qualsiasi tipo di aiuto al nostro
oratorio, Don Adelino ha voluto escluderlo? Sinceramente a me come mamma ha fatto stare abbastanza male questa decisione, ma quello che più mi ha
ferito è stata la delusione di mio figlio per questa
scelta anche perchè tutt’oggi non riesce a capire e a
trovare dei validi motivi per cui è stata presa.
GRAZIE Don Adelino.
De Grandis Lauretta
Siamo due ragazze cresciute nel quartiere Falchera e
abbiamo frequentato per anni l’oratorio S. Pio X .
Abbiamo letto l’articolo “Che fine ha fatto il mio oratorio” e trovandoci pienamente d’accordo con quanto
scritto vorremmo esprimere il nostro punto di vista.
Quest’ anno, come gli altri anni, molte famiglie si
sono recate in oratorio per iscrivere i propri figli all’Estate Ragazzi e ad alcune di esse è stata negata
questa possibilità.
Ciò è avvenuto per le più svariate motivazioni, ovvero bambini troppo “vivaci”, ragazzini bocciati a
scuola, ecc...
Ci chiediamo come questo sia possibile in un luogo
che, come ci è stato insegnato, dovrebbe essere aperto
a tutti, senza “selezione all’ingresso”.
Non siamo psicologhe, pertanto possiamo solo immaginare come si possa sentire un ragazzo rifiutato
in un luogo che dovrebbe accogliere, proteggere e
come si possano sentire i genitori vedendo negata
questa possibilità ai propri figli.
Spesso ha più bisogno di essere “accolto e accettato” un bambino considerato “troppo vivace”! Rinnoviamo l’invito fatto dai nostri amici nella lettera
precedente di aiutarci a capire quanto sta accadendo.
-
Eleonora e Giulia
UN SALASSO
In questi giorni è arrivata a tutti gli abitanti della
Falchera, la bolletta dell’immondizia. Contrariamente
agli anni scorsi che avevamo uno sconto del 50%,
quest’anno è del 30%, in parole povere un salasso di
ben 70 euro, eppure i “profumi” non sono diminuiti
ma semmai sono aumentati, la raccolta rifiuti fa pena
inoltre mancano, a differenza di altre zone della Città,
i bidoni per la raccolta dei sacchi contenenti la
plastica. Mi sorge il sospetto che un “Qualcuno”, si
trovi con l’acqua alla gola, dopo aver sperperato con
consulenze esterne un po’ di quattrini e adesso si cerca
in qualche modo di fare “Cassa”. Tutto questo è un
bel salasso per noi pensionati del quartiere, chi
dobbiamo ringraziare per questo bel regalo? Fatecelo
sapere, in attesa di una risposta non fumosa, porgo
distinti saluti.
Franco Foppiani
L’ORATORIO
È difficile spiegare perché certe cose accadono, perché più si cerca una risposta e più si creano dubbi.
Sono una ragazza di 22 anni che ha già raggiunto un
suo scopo nella vita, grazie ad un cammino affrontato con persone competenti, animatori e il nostro ex
parroco Don Dario Monticone.
GENTE di FALCHERA 8
Oggi posso dire di essere realizzata su tutti i punti di
vista: ho una bella famiglia, un lavoro che mi dà tante soddisfazioni e un ragazzo con il quale ho costruito un rapporto di fiducia reciproca.
Vedere come oggi tutto questo si è perso provoca
dentro me tanta rabbia.
Le cose sono cambiate ci sono state tante incomprensioni con il nuovo parroco, Don Adelino Montanelli,
ed io sinceramente ho smesso di chiedermi il perché
di questo cambiamento.
Ho lasciato l’oratorio ormai da troppo tempo e tornassi indietro lo rifarei.
Già lo rifarei per un semplice motivo: quando una
persona viene umiliata pubblicamente e offesa nell’orgoglio non c’è più niente che tenga.
Un vero oratorio è quello che sa accogliere sia ragazzi bravi e responsabili sia ragazzi vivaci e ribelli... Questi sono gli anni in cui sono stata animata ed
ho animato io e ho vissuto gli anni più belli della mia
vita in oratorio!!!!
Se c’è una cosa che ho imparato è che Dio è sempre
vicino a me basta saperlo ascoltare e volergli bene,
quindi ragazzi qualunque sia la vostra scelta lui sarà
sempre con voi.
Al parroco del mio quartiere volevo solo dire di guardarsi intorno e capire perché Falchera è diventata ciò
che è!!!
Noi non abbiamo nulla da farci perdonare, perché in
cuor mio so che tutti quanti abbiamo sempre partecipato attivamente all’interno dell’oratorio e abbiamo
sempre creduto fermamente in quello che facevamo.
Se dopo anni di contributo i frutti non crescono più
allora il perché va ricercato da un’altra parte.
Un pastore è colui che, smarrita una pecora, va a cercarla non è colui che invece smarrisce un intero gregge!!
Questa situazione mi crea un forte rammarico per
quello che non c’è più ma ringrazio Dio per avermi
dato la possibilità di crescere in altri tempi!!!
Comunque si può capire che sono pienamente d’accordo con gli animatori che hanno pubblicato l’articolo precedente, io sono dalla vostra parte...
Ausilia R.
“Il valore delle cose non è determinato
dal tempo che durano, ma dalla
intensità con le quali succedono.
Per questo, esistono momenti
indimenticabili, cose inspiegabili e
persone incomparabili.”
MI SONO SMARRITO!
Mi chiamo Major. Soffro di una grave forma di
insufficienza renale: ho bisogno di bere molto e
di mangiare vaschette o croccantini di Renal
“Royal Canin” o KD di Hills.
Mi sono perso
il 9 settembre
sera dopo
essere uscito
di nascosto da
casa di un
amico, in Via
dei Pioppi 28,
al piano terra,
per fare un
giretto
in
giardino. Non
sono mai stato abituato ad uscire. Non conosco la
zona perché di solito vivo in un appartamento al
secondo piano, in centro. Vi prego: se mi vedete,
o avete mie notizie, chiamate la mia padrona al
334 6836975. Sono certo che verrà subito a
prendermi. Se riuscite a portarmi a casa vostra
(sono buonissimo, non graffio e non mordo...),
potete anche scrivere alla mia padrona una mail
all’indirizzo: [email protected]
Aiutatemi a ritornare a casa mia
GENTE di FALCHERA 9
Fernando Pessoa
Falchera 50 anni!
Dopo il successo del libro “Falchera 50 anni”,
la storia continua, si perché alcuni lettori hanno
riscoperto vecchie fotografie, ricordi e aneddoti.
Così chi desidera inviarceli con didascalie e piccoli racconti verranno pubblicati sul giornale,
come il nostro lettore che ci ha inviato dal Lazio
i suoi ricordi della Falchera e che ringraziamo.
Contrariamente alle numerose testimonianze che con
particolare interesse e tanta emozione ho letto nel
libro “Falchera 50 anni”di Amilcare De Leo, Mario
Alba e Umberto Grassi, non ho mai abitato a Falchera, un quartiere allora decisamente periferico al quale però, mi legano ricordi indelebili.
Sono Giovanni Tuberoso, nato in un piccolissimo
paese della provincia di Caserta (Rongolisi di Sessa
Aurunca) il 07/09/1947.
Nell’agosto del 1957, seguo mio padre, che al pari di
tanti altri meridionali prende la via del Nord, Torino.
Un inserimento abbastanza difficile, viste le difficoltà
che i meridionali incontravano per motivi noti a tutti. Il mio italiano era pressoché nullo, infatti in quinta elementare (nell’anno scolastico 1957-58 - Scuola “Pestalozzi” di Piazza Rebaudengo ), fui rimandato in Italiano al quale abbinarono Storia e Geografia). Di quell’anno ricordo un episodio curioso, ma a
mio avviso traduce lo stato d’animo di noi ragazzi
arrivati dal sud. Un ragazzino un po’ più piccolo veniva chiamato da tutti Napoli, che imperturbabile
senza reagire continuava a giocare con chi lo chiamava Napoli, alla fine non ce l’ho fatta più e ho preso le difese di questo ragazzino malmenando il primo che lo chiamò Napoli. Solo dopo mi hanno spiegato che Napoli era il suo cognome!!
Raccontato questo simpatico episodio, rientro nell’argomento che riguarda il mio primo incontro con
la Falchera. Appena arrivati a Torino, io mio padre,
mia madre e mia sorella, veniamo ospitati per alcuni
giorni dai miei zii in Via delle Betulle 43. Tutto bello, case nuove, spaziose, tanto verde e soprattutto
l’affetto dei miei parenti, ma dopo alcuni giorni avendo trovato casa in affitto, lasciamo Falchera ed andiamo ad abitare in Barriera di Milano.
Terminata la quinta elementare, i miei genitori mi iscrivono alla classe VI alla Falchera, correva l’anno 195859. La scuola A. Ambrosini non c’era ancora e le lezioni si svolgevano in una struttura completamente di
legno e la mia era una classe mista. Di quella classe
ricordo bene una mia compagna, Baldi Maria Rosa,
perché nata nello stesso giorno, mese ed anno del sottoscritto, il 07-09-1947. Mi trovai subito a mio agio, i
compagni di classe erano simpatici ed il mio italiano
migliorava un po’. Anche l’anno successivo 1959-1960
le lezioni si tennero in quella struttura, diventata nel
frattempo sempre più decadente, fredda, ma soprattutto inadeguata nonostante gli sforzi del bidello nel
mantenerla pulita e degli insegnanti nell’addobbarla
con cartelloni vari e carte geografiche.
Riporto i cognomi dei miei compagni di scuola (VIII classe)
nella speranza che qualcuno di questi possa riconoscersi. Manca
il cognome di due compagni di scuola indicati con? perché non
li ricordo. Tale fotografia scattata davanti all’ingresso della
scuola “A. Ambrosini”, risale all’anno scolastico 1960-61,
essendo stata la stessa inaugurata il 17 maggio del 1960, siamo
stati i primi (insieme ai bambini delle elementari) a frequentarla.
In alto da Sinistra: Bertarelli, Tuberoso Giovanni (il
sottoscritto!), Ballato, Salvalaggio, Fantino, Putrino, Brunetta,
Loria, Arese, Regaire. In centro da Sinistra: Colombo,
Casalicchio, Masnata, Brancella, Battistel, Apollonio, Torelli,
?, Grimaldi. In basso da Sinistra: Gobbi, Scarnecchia,
Pizzimenti, Zanforlin, Rotondo, Sgarra, ?, Beltrame, Desiderato.
All’apertura del nuovo anno scolastico 1960-61 la
scuola nelle baracche di legno, diventa un ricordo e
la classe VIII, l’ultimo dei tre anni post-elementare,
ci vede varcare per primi (insieme ai bambini delle
elementari) i cancelli della nuova Scuola, “Antonio
Ambrosini”; mi sembrava enorme, grandi stanze, un
lungo corridoio che il bidello Sig. Gobbi, teneva pulito come uno specchio. Ricordo il nostro maestro
Giulio Lunardi, che di tanto in tanto rovistava nelle
nostre cartelle, non per sequestrarci i cellulari!!!, ma
i giornalini, i famosi fumetti di Tex Viller, il Grande
Blek, Capitan Miki, Nembo Kid ecc. ecc., perché la
generazione precedente alla nostra giocava a bottoni
e noi giocavamo a giornalini. Ricordo quel giorno
lontano dell’eclissi totale di sole (15 febbraio del 1961
se ricordo bene!), quando il giorno diventò notte e
viceversa con le raccomandazioni del Maestro Giulio Lunardi di non guardare ad occhio nudo il sole.
Ricordo inoltre l’edicola in piazza con quell’infernale macchinetta che inserendo 10 lire sfornava una
pallina colorata di gomma masticante e una figurina
cartonata di un calciatore e che rabbia quando uscivano i doppioni: Ghezzi, Montuori, Maldini padre,
Migliavacca, Rivera (ancora nell’Alessandria), Grat-
GENTE di FALCHERA 10
ton, Cervato, Sivori, Boniperti, Stivanello ecc.
Sono poi riuscito a completare l’album di figurine
che qualche anno dopo ho regalato a Mario, un ragazzino più piccolo di me, appassionato di figurine.
Terminate le scuole, il mio rapporto con la Falchera
è continuato nel tempo, molte amicizie sono rimaste, ed alcune delle quali continuano ancora oggi.
Alcuni miei cugini abitano ancora a Falchera, e questo mi da motivo in più di ritornarci, località che sicuramente avrei scelto per abitare con la mia famiglia se il caso della vita non mi avesse portato a vivere in un piccolo paese del basso Lazio, “Spigno
Saturnia” della provincia di Latina.
Un’altra cosa mi lega a questo quartiere, è l’ex Scuola
Materna Municipale in via delle Betulle, dove mia
moglie Maria Poccia ha insegnato per alcuni anni e
della quale conserva un ottimo ricordo.
Termino questa mia breve testimonianza porgendo i
miei più distinti saluti, ringraziando gli autori del libro “Falchera 50 anni” e tutti coloro che hanno collaborato per la sua realizzazione, che nel leggerlo mi
ha fatto ritornare indietro nel tempo, un tempo che
appartiene a certi valori che oggi raramente vengono
messi al primo posto nel cammino della nostra vita.
Giovanni Tuberoso
CORSI di DANZA e FITNESS
ALL’ASS. L’OLIMPO
Dopo la pausa estiva, dal 5 ottobre 2009 riprendono
i corsi di danza e fitness dell’ass. L’Olimpo che ormai
da sei anni svolge le sue attività all’interno della
palestra della scuola elementare Ambrosini.
I corsi di quest’anno comprendono DANZA
CLASSICA, MODERNA, FUNKY - HIP HOP,
LATINO AMERICANO e AEROBICA -TONE UP
che si rivolgono sia ai bambini che agli adulti.
Per ulteriori informazioni e iscrizioni si può passare
direttamente alla palestra della scuola Ambrosini in via
dei Pioppi 45, il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 17,00 e
il giovedì dalle 19,00.
Notizie Flash
Interventi di manutenzione straordinaria
di alcune vie del quartiere
Finalmente qualche notizia buona dalla VI^ circoscrizione per il nostro quartiere; nel bilancio 2009 è
stata prevista una spesa di circa 921.000,00 € per
interventi straordinari per il rifacimento della pavimentazione di parecchie strade e vie, fra queste sono
comprese anche: via delle Querce interno 23, via delle
Robinie e strada Cuorgnè da corso Vercelli a strada
del Villaretto.
P G S CONQUISTA
Siamo andati a Crissolo, in provincia di Cuneo, in
un luogo dagli straordinari colori… ma dove la
montagna non è straordinaria? Presso la casa
dell’associazione “La Città Sul Monte”, appunto.
IL CAMPO ATLETI 2009
L’eccezionale accoglienza e la disponibilità delle persone dell’associazione che gestiscono la
casa montana che ci
ha ospitato, ci hanno permesso di entrare subito in sintonia con il luogo. Forse non tutti i ragazzi apprezzano la montagna, anche perché il ricordo di Alassio
era ancora fresco nella memoria delle nostre
giovani leve.
Ma il mare è più
dispersivo, più
dissociativo,
mette in difficoltà l’obiettivo
primario di questo campo: l’aggregazione giovanile fra le diverse
squadre della nostra società. Non è una cosa naturale conoscersi fra squadre, soprattutto quando c’è una
differenza di età, ma grazie ad appuntamenti come
questo possiamo puntare ad avere una società compatta, che si conosce e che può avere una buona interazione interna.
Non tutti gli atleti hanno partecipato, per i corsi di
recupero, per il posticiparsi dei giorni di vacanza, ma
già hanno capito cosa si sono persi… e con le nostre
foto mostriamo anche a voi ciò che vi siete persi!
Da sottolineare la presenza di alcuni genitori a partire dal Venerdì, che
sono riusciti a trovare
diversi spazi per dilettarsi con la Pallavolo,
allenandosi in vista del
grande torneo della
Domenica pomeriggio.
GENTE di FALCHERA 11
Luigi Fabio Varesano
Novità ecologiche per il nostro quartiere
Risparmio energetico, la regione stanzia 50 milioni
di euro, per i quartieri a basso reddito con case popolari, il piano per tagliare la bolletta “Con isolanti e
fotovoltaico si spenderà la metà”
L’Unione Europea ha autorizzato un piano di intervento di 50 milioni di euro, messo in campo dalla
Regione per riqualificare dal punto di vista energetico le case popolari all’interno di quartieri urbani a
degrado sociale e a basso reddito. Si tratta di microinterventi «dal valore medio compreso tra i 100 e i
150 mila euro che permetteranno agli inquilini di ridurre le dispersioni di calore risparmiando fino ad
un quarto della bolletta» , spiega Andrea Bairati, assessore regionale all’Innovazione. Da qualche giorno gli uffici regionali e quelli dell’Azienda territoriale della Casa stanno mettendo a punto il piano di
intervento sulla città di Torino. Ancora Bairati: «Contiamo di chiudere l’accordo con l’Agenzia territoriale per la casa per la fine dell’estate». Gli interventi
saranno realizzati, come spiega il presidente dell’Agenzia, Giorgio Ardito, in tre zone della città. la
prima è Falchera, dove vivono circa 1.500 famiglie,
mille delle quali nel corso degli anni sono diventate
proprietarie degli appartamenti. La seconda e’ un
pezzo di Mirafiori Sud, compreso tra le vie Flamigni
e Togliatti, in tutto 633 alloggi. La terza, infine, e’
l’area intorno a via Ghedini, via delle Maddalene e
via Cravero in Barriera di Milano, per un totale di
700 alloggi. I micro-interventi serviranno per cambiare i serramenti, rifare le coperture dei tetti con
la coibentazione, la cappottatura delle pareti e introdurre, ove possibile, materiale isolante. Si possono anche realizzare interventi legati al solare termico e al fotovoltaico, fino al teleriscaldamento. Spiega Bairati: «Si tratta di opere con un basso costo economico ma che sommate tra di loro produrranno un
positivo effetto anti-ciclico sul settore edilizio e della produzione e vendita delle materie prime». Una
parte dei 50 milioni sarà assegnata a fondo perduto
alla Aziende territoriali per realizzare la progettazione, mentre un’altra quota dovrà essere restituita dalle ATC con una scadenza di rimborso di lungo periodo grazie ai proventi derivanti dai risparmi energetici. L’Unione Europea ha autorizzato l’estensione dei
benefici anche per progetti di social housing e per
quelli presentati da privati sempre all’interno di quartieri urbani con degrado sociale e a basso reddito. Il
piano presentato dalla Regione si inserisce nel programma della Commissione UE che vuole sostenere
le città e regioni sostenibili. Gli interventi di riqualificazione puntano proprio a ridurre la dispersione
termica dal tetto e dai pavimenti che incide per il
55% sul costo finale della bolletta. «In questo modo
- precisa l’assessore - si spende meno perchè si consuma di meno». Per l’ATC c’e’ un duplice vantaggio
perchè «in questo modo possiamo eliminare definitivamente l’eternit dai tetti e garantiamo agli inquilini la certificazione energetica degli alloggi che si
a cura di
R. De Pace
porta dietro una rivalutazione del valore». La Regione punta a completare tutti gli iter burocratici - approvazione delle delibera da parte della giunta e firma dell’accordo di programma con l’ATC - entro
l’estate. Sarà poi l’Agenzia a fare la progettazione e
poi a far partire i lavori. I tempi dovrebbero essere
rapidi, alcuni mesi. probabilmente a cavallo tra la
fine del 2009 e l’inizio del 2010.
Le guardie ecologiche
in azione alla Falchera
Sabato 29 agosto dopo le molte segnalazioni arrivate proprio dal quartiere Falchera, le Guardie Ecologiche Volontarie, sono entrate in azione nella zona
dei laghetti, rilevando infrazioni e monitorando l’area.
Le GEV, che dipendono operativamente dalla provincia di Torino, hanno il compito di vigilare e verificare che siano rispettate le leggi di tutela ambientale.
Per conseguire la
qualifica
di Guardia Ecologica Volontaria è
necessario essere
maggiorenni, frequentare il corso di formazione e superare un esame
finale e il periodo di tirocinio. Il comitato di Falchera, segnala che meno di due settimane fa, tramite
l’Amiat, il comune aveva appena provveduto alla
pulizia e smaltimento delle discariche abusive rinvenute sul territorio, ma che la pratica illecita e incivile non si è arrestata anzi, in pochi giorni sono stati
segnalati nuovi scarichi; da qui la necessità di un
controllo del territorio e una sorveglianza più frequente e a cadenza regolare; eccovi alcuni indirizzi
e telefoni utili per contattare le G.E.V:
Guardie Ecologiche del Piemonte - Ufficio
Ambiente - via Garibaldi 23 -10122 - Torino
Telefono - 0114423273
E-mail: [email protected]
Servizio Aree Protette e Vigilanza Volontaria
Ufficio Vigilanza Ambientale
Corso Inghilterra 7/9 - 10138 - Torino (Agente
provinciale Angelo Ferrero)
Telefoni: 0118616268 - 0118616575
-0118616509 Fax : 0118616680
E-mail: [email protected]
E-mail: [email protected]
GENTE di FALCHERA 12
Omaggio ai militari di Kabul
Anche noi ci uniamo al dolore collettivo per la tragica
morte a Kabul di quei sei ragazzi della “Folgore” e
siamo vicini, soprattutto in questi giorni, alle famiglie
così duramente colpite. Afghanistan una terra lontana, arida, secca, rocciosa, una terra irrimediabilmente
pericolosa dove il sinistro agguato può essere dappertutto, talora senza scampo. I nostri militari sanno tutto
questo, sono consapevoli di non salire sulla cima di
un monte per osservare lo spettacolo con un binocolo e
ammirare il paesaggio, perché ogni terra, in tempo di
pace, ha le proprie bellezze. Pensiamo ad esempio a
Baghdad, città di sogno il cui solo pensiero
rappresentava una fiaba; ma con il tempo della guerra
quelle stesse cose meravigliose che ci facevano sognare o saltano letteralmente in aria o diventano
biechi simulacri di attacchi, di agguati insomma foriere di morte. “Si sta veramente -come già lamentava
il poeta- come in autunno sugli alberi le foglie”. Alcuni
dei nostri ragazzi, provenienti soprattutto dal Sud, scelgono il mestiere del soldato perché, chissà, amano il
rischio e l’avventura per divenire poi veri professionisti; altri, la maggioranza, perché non è facile, soprattutto oggi, trovare lavoro pur essendo qualificati;
ma tutti, e lo crediamo con forza, sono animati da quello spirito di gruppo che ne fanno servitori dello Stato
ma anche, come dovrebbe avvenire, portatori di pace.
Ci piace ricordare i Salmi, c’è il tempo per ogni cosa,
c’è il tempo della guerra ed ora c’è il tempo del pianto, ma domani, non dimentichiamo, ci dovrà essere,
irrimediabilmente, anche il tempo… della riflessione.
A.D.L.
Chiusura discarica?
...e le zone limitrofe?
In questi ultimi mesi le notizie sulla discarica Basse
di Stura stanno occupando le pagine dei principali
quotidiani di Torino. Raramente però gli stessi giornali, se non sollecitati, parlano del territorio circostante alla discarica ed in particolare della sponda
sinistra della Stura, che a partire da Strada dell’Aeroporto, passando per Strada Bellacomba, per la zona
di Villaretto e di Falchera, fino al confine con Settimo, è stata completamente abbandonata. Questo territorio, che conta anche alcune floride zone agricole,
viene violentato da ogni tipo di deposito ed ultimamente anche da cumuli di terra e detriti provenienti
dai lavori in corso in città.
Per questi motivi è importante mettere in evidenza
due punti fondamentali e complementari:
1.
Non solo la discarica Basse di Stura deve essere chiusa entro il 31/12/09, come promesso dopo
l’ennesimo rinvio.
2.
Ma deve esserci a partire dal 1° Gennaio 2010
un piano strutturato per la bonifica del terreno su cui
sorge la discarica, che preveda assolutamente anche
la salvaguardia dei territori limitrofi, visto che questi ultimi già da ora si stanno trasformando nella pattumiera della città. Quest’eventualità non è in alcun
modo accettabile ed è da prevenire assolutamente.
Ci mancherebbe altro che dopo trentenni di lotte per
chiudere una discarica regolamentare, ci si ritrovi con
una serie di discariche abusive, su un territorio già
stremato dai rifiuti e dai problemi connessi.
Evitando speculazioni politiche sulle possibili soluzioni dei problemi, il nodo centrale è la creazione di
un piano specifico dopo la chiusura della discarica e
soprattutto l’ascolto attivo dei cittadini e dei comitati di zona coinvolti, visto che i protagonisti del territorio sono coloro che lo abitano e lo vivono. Le
istituzioni hanno il dovere di accogliere le istanze di
questi soggetti e di comunicare con essi, di informarli su i provvedimenti e gli interventi futuri e in
corso d’opera, per affrontare la questione con coerenza e trasparenza e farsi sentire vicini ai cittadini.
g.r.
Il piacere di leggere
a cura di
Adriana
Scavello
Un amico come Henry
“Dale è un bambino autistico: irritabile, taciturno, è
incapace di comunicare con
il mondo circostante. Non
riconosce nemmeno i suoi
genitori, e la vita famigliare ne è quasi distrutta. Ma
dopo anni in cui mamma e
papà le tentano tutte per ottenere qualche piccolo progresso, la vita di tutti quanti viene trasformata dall’arrivo di un nuovo personaggio: un golden retriver di
nome Henry. Sotto gli occhi increduli della famiglia,
tra il bambino e il cane si instaura un rapporto sempre più vivace e profondo che piano piano aiuta Dale
a uscire dal suo isolamento e a farlo diventare il simpatico e autosufficiente giovane uomo che è oggi.”
E’il libro che voglio sottoporvi questo mese: è una
storia vera e, proprio per questo, ancora più commovente. Questi giovani genitori, ma soprattutto la mamma, che è l’autrice, Gardner Nuala, alle prese con l’autismo del loro primogenito mi hanno emozionata e
allo stesso tempo mi hanno trasmesso una gran voglia di vivere ed affrontare le avversità della vita.
Anche il cane, dolcissimo. Cosa posso aggiungere?
Credo che tutti si possa imparare qualche cosa dalla
storia di questa famiglia, unita, che riesce a tirare
fuori una forza inimmaginabile, ad affrontare momenti difficilissimi e, in maniera anche allegra e sorprendente, a strappare qualche sorriso.
Scritto anche in maniera molto semplice e scorrevole, ve lo consiglio: ne uscirete più ricchi!
GENTE di FALCHERA 13
L’angolo della poesia
a cura di
Mario Alba
NONNI
D’OTTOBRE
Si vestiva il terrazzo
dei colori caldi.
Madre natura,
Eterna giovinezza,
Era presente
con una gemma nuova.
La vita non muore mai,
Diceva quel parto fuori stagione
Ed in ogni tempo
E’ bella!
Figliava la giovane natura
Imponendo il verde nuovo
Ai fulvi colori ottombrini
Come una nuova speranza,
Quella che ognuno culla,
Segretamente custodisce
Per vivere.
Nacque quella fogliolina verde
come nel bimbo la gioia d’un capriccio,
Come in un cuore travagliato
Si pianta nuovo amore
E veste di vita il suo vegetare.
Armonizzava il verde
Con i fratelli d’ottobre,
Come i canti primaverili
Armonizzavano nella mente
Col canto mio d’ottobre.
Francesco Antonio Ascrizzi
QUANDO
Quando è la fine
il sole sorge ancora,
scialbo e spaurito
come secoli fa.
Quando è la fine
la polvere ricopre
tutte le cose tue,
ma il tempo s’è fermato
solo per te.
Quando è la fine
tacciono i rumori,
ma la voce del cuore
bacia le labbra postume
ed un mormorio
si diffonde e dilaga
estuario
nel mare del futuro.
NONNI è Diventare troppo grandi
NONNI è Sentirsi ancora importanti
NONNI è Avere un posto in ogni cuore
NONNI è Cercare un po’ di amore
Non siate indifferenti nei confronti degli anziani,
specialmente voi giovani,
tendete loro le vostre mani.
Ogni anno che passa, per i nonni è conquista, sforzo,
e dolore c’è ansietà in loro, amarezza in cuore
di non essere più utili e non avere vicino
almeno un sorriso, o il chiasso di un nipotino.
Oggi i nonni sono felici se si sentono amati,
ma molti, forse sono dimenticati,
si sentono soli nell’ultimo cammino
e aspettano qualcuno che gli stia vicino.
La presenza dei nonni è un grande dono
che rende felice sulla terra ogni uomo
con i loro pregi e i loro difetti
ci hanno insegnato ad essere perfetti.
I nonni ci fanno rivivere il passato
i ricordi che loro non hanno dimenticato
nei loro occhi c’è una luce di rimpianto
di tanti amici e persone che hanno amato tanto.
Amiamoli questi nonni, non lasciamoli in disparte
della nostra vita devono ancora far parte,
ci chiedono solo di non farli pensare.
che, quando vorrà Dio, ci dovranno lasciare!
Maria Riocchi Pagliarini
UNVERSITÀ III ETÀ di Cesena
TRAMONTO D’ESTATE
E’ un tramonto d’estate meraviglioso
il sole sembra un cerchio di fuoco
che la montagna si prepara a inghiottire
il cielo striato di rosso ed intorno
nuvole bianche merlettate.
Il bagliore dei raggi del sole
sulla terra dà l’aspetto d’un paesaggio
irreale, arcano che solo la natura sa donare.
L’aria è calda e dal vicino giardino
proviene un profumo di zagara e gelsomino.
In lontananza si sente uno scampanellio,
son le pecorelle che tornano all’ovile.
Il pastorello stanco e sfiancato
ringrazia Dio che la giornata è passata;
un uccellino salta da siepe in siepe
avvicinandosi al suo nido,
anche per lui la giornata è finita.
Il grillo, invece, ha fatto
tutto il giorno crì-crì
spera di passare la notte ancora lì.
Angela Saccone
E.E.Orsonero
GENTE di FALCHERA 14
Per chi ama il teatro
a cura di Vittorio Leode
Eccoci puntuali al nuovo appuntamento annuale con
il teatro dopo la lunga pausa estiva.
Come al solito questo mese segnaliamo:
Teatro Stabile di Torino
18 ottobre
Carignano - p.zza Carignano 6, Tel.011547048
“Paranoia”
di e regia R, Spregelburd
Un gruppo di uomini è responsabile di un progetto
nodale per il futuro dell’umanità: mantenere un buon
livello di relazione con le “intelligenze” aliene che
minacciano la Terra.
19 ottobre
Carignano
“Buenos Aires”
di e regia R. Spregelburd
Una vecchia casa che sta per essere messa in vendita, un’agente immobiliare che si guadagna un piccolo extra ospitando lì il suo amante ; un insegnante
disoccupato che pensa di avere il piano perfetto per
coinvolgere la NASA in una truffa milionaria: il tutto avviene in una strana cittadina senza identità.
21-22 ottobre
Carignano
“Le pulle”
Testo e regia E. Dante
E’ un’operetta amorale, secondo la definizione della
stessa autrice, da un atto unico di carattere popolare
in cui la recitazione si alterna con il canto e con l’argomento che viene trattato. Il contesto non ha alcuna
relazione con la comune morale. Protagoniste sono
le puttane (“pulle” in palermitano), che camminano
lontane dalle vie del Signore.
23 ottobre
Gobetti-Via Rossini 8, tel. 011815932
“La morte di Babbo Natale”
di T. Clifton Circus
E’ un santo. E’ un vecchio. E’ simile a Dio. E’ saggio.
E’ un supereroe. E’ una pubblicità. E’ il simbolo assoluto del consumismo. E’ una delle divinità dell’Olimpo dell’Immaginario Collettivo. Ma, allo stesso tem-
po, è un sogno d’infanzia preconfezionato, deprimente
e volgarmente sfruttato. Deprimente come il mondo
d’oggi. Ma lui come si sente? Probabilmente nessuno
lo riconosce fuori stagione… Babbo Natale esiste quindi… ma ha deciso di suicidarsi.
23-24 ottobre
Cavallerizza Reale
Via Verdi 9- tel.0118390006
“Void Story”
Testo, immagini e direzione Tim Etchells
Si racconta la “favola” di una coppia che compie un
percorso attraverso i resti, decimati, della cultura contemporanea. Attraverso sistemi di tunnel sotterranei,
tra paesaggi urbani degradati, aggrediti e colonizzati
dagli insetti, i due protagonisti viaggiano clandestinamente in convogli freddi, riposando in alberghi
stregati e persi nella giungla, viaggiando nel cuore
di una notte in cui “non ci sono stelle da vedere”.
Una favola tetra e al tempo comica, messa in scena
con le sembianze di un radiodramma.
28 ottobre
Gobetti
“Lev”
Ideazione C. Blackhall
Regia C. Sorace
Lev non ricorda più nulla, una pallottola finitagli nel
cervello ha cancellato il suo passato. Una storia vera,
un caso studiato dal grande psichiatra Alexander
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GENTE di FALCHERA 15
QUEI MOMENTI TERRIBILI
Intendiamo,
ancora una
volta, ricordare su queste
pagine le imprese eroiche,
durante la seconda Guerra
Mondiale, di
un nostro concittadino, es- Antonio Francolini, 89 anni in casa sua.
senzialmente
Sorridendo, usa dire: “non ho cuore
di poliziotto, ho cuore di marinaio”
per due motivi. Intanto diciamo subito, per soddisfare la curiosità dei nostri lettori, che si tratta del m.llo Francolini
che molti già conoscono soprattutto per la sua attività di ex sottufficiale della Polizia di Stato. Ora chiariamo i motivi, in primis perché una sua impresa
avvenuta tra il 29-30 settembre del 1940 ha celebrato il proprio 69° anniversario; secondo perché quella medesima impresa, che andremo narrando più
sotto, non è passata inosservata con il trascorrere
del tempo ma è stata letteralmente riportata, con
personali riferimenti accanto a quelli di altri, in un
celebre libro di Storia, all’insaputa dello stesso Francolini che ne è venuto al corrente solo il 5 dicembre
del 2008 in merito ad una riconoscenza onorifica in
seno al Corpo di Polizia, ove ha prestato servizio
per oltre vent’anni. Egli però prima è stato sottufficiale di Marina e intende, attraverso il nostro periodico, rallegrarsi per l’avvenimento estendendolo
all’attenzione dei nostri lettori e a quei tanti amici
che gli vogliono bene.
Durante la seconda Guerra Mondiale la Marina Militare Italiana (dotata, tra l’altro, di 109 sommergibili) partecipò largamente alle operazioni nel Mediterraneo, nel Mar Rosso e nell’Adriatico. Ritroviamo ora
il giovane marinaio sommergibilista Francolini, intrepido, battagliero e dal sangue freddo proprio nello
scontro con il nemico e la natura, durante il 29 e 30
settembre del 1940, nella prima missione dei siluri a
lenta corsa (alias maiali) ad Alessandria d’Egitto.
Nel libro in questione si narra del famoso sommergibile “Gondar” in cui il nostro personaggio prestava
servizio. Si prevedeva, per la favorevole luna di settembre, un attacco ai due grandi porti militari inglesi
del Mediterraneo. L’azione era suggerita dalla necessità di sfruttare l’elemento “sorpresa”. Nessun attacco
era stato infatti fino allora condotto contro il nemico
con le nuove armi segrete della Marina Italiana. La
sera del 21 settembre “Gondar” parte da La Spezia. A
villa San Giovanni, nello stretto di Messina, imbarca
di
Amilcare
De Leo
gli operatori per ridurre al minimo indispensabile il
periodo di permanenza dei piloti nel sommergibile ove
l’atmosfera è tutt’altro che idonea a mantenere nelle
volute ideali condizioni fisiche uomini, tra cui Antonio, da cui si richiede il massimo rendimento. La sera
del 29 il “Gondar” è pronto per l’attacco, ma l’entusiasmo viene subito raffreddato da un telegramma da
Roma: “Flotta inglese uscita al completo, rientrare a
Tobruk”. Sono le 20,30 del 29 ed un sibilo acutissimo
sfreccia in tutti i locali interni del sommergibile. E’ il
segnale della rapida immersione. Ad un tratto il comandante annuncia: “Nave nemica a meno di 800
metri. Saremmo stati visti o uditi?” Questo l’interrogativo che tiene in sospeso l’animo degli uomini di
bordo. Il fuso d’acciaio che li “rinserra” tutti scende
intanto velocemente alla quota massima di esercizio:
80 metri Un rumore d’eliche, chiaramente avvertibile
a orecchio nudo, che passa proprio sulla verticale, non
lascia presagire nulla di buono. Pochi secondi dopo
ogni dubbio è fugato: 5 scoppi formidabili sconquassano ogni cosa, uomini e materiale. Il sommergibile,
spinto da pressioni immani, si comporta come una
foglia presa da un vento d’uragano, mentre all’interno
gli uomini restano immersi nel buio più assoluto. Il
personale è calmo ma teso. Si aspetta di tutto. Il duello con le forze avverse sarà
lungo e forse… mortale.
Ma non si perdono d’animo. La lotta che ora si combatte non è quella di uomini contro uomini, ma di
uomini contro gli sconvolgimenti della natura dovuti agli spaventosi effetti
delle esplosioni subacquee.
Il sommergibile viene fatto scendere a quota 125 e
tutti i macchinari di bordo
fermati per estinguere ogni
sorta di rumore che potreb- Antonio Francolini secondo
be facilitare il nemico nelcapo R.T. idrofonista
di bordo, a 20 anni
le sue ricerche. Silenzio
gelido, spettrale rotto di
tanto in tanto dal 2° capo R.T. idrofonista di bordo,
Antonio Francolini appunto: “turbina in avvicinamento
per 320…si avvicina…forza 2…si avvicina sempre…
forza 4… è sulla verticale…” Qualche infiltrazione
d’acqua comincia a manifestarsi. E così per ore e ore.
Per tutta la notte. Tre sono le unità che danno la caccia. Ogni ora il sommergibile è investito dalla scarica
di bombe subacquee. Resiste l’equipaggio sempre con
calma e serenità. Ma è una lotta impari: il sommergi-
GENTE di FALCHERA 16
bile perde di stabilità, s’impenna, sprofonda, affiora,
riprecipita, sempre meno docile ai comandi dell’uomo. Anche l’aria comincia a mancare. Ora il sommergibile scende più giù, è ormai la fine. Una rapida
consultazione fra gli ufficiali, bisogna fare qualcosa,
così viene immessa nei doppi fondi tutta l’aria residua. Tutti hanno, letteralmente, il fiato sospeso: a 155
metri la caduta s’arresta. Dapprima molto adagio, poi
sempre più velocemente il sommergibile risale dall’abisso finché balza alla superficie. Tutto è pronto per
l’abbandono della “nave”: in un attimo gli uomini si
buttano in mare mentre il sommergibile in pochi istanti
scompare, prora in alto, per non riapparire mai più.
Così, miracolosamente, quegli uomini prima condannati sono ora salvi e respirano felicemente davanti ai
raggi di un sole meraviglioso…
Queste le parole che abbiamo tratto dalla lettura di
quella parte del libro che ci interessava. Ora le parole di Antonio, prima di congedarci: “Quando un ufficiale ci disse di stare attenti e non esporci apertamente all’eventuale nemico, sempre in agguato, noi
rispondemmo che ci saremmo fatti anche uccidere,
ma all’aperto, all’aria libera, alla luce del sole, respirando a pieni polmoni. Dopo quella paura tremenda, nessun nemico ci spaventava, nemmeno quei duri
di inglesi”.
IL DECODER
Non ci piove. E’ l’elettrodomestico più importante,
anzi, il più indispensabile del mondo (e badate bene,
non sto esagerando).
Quando, nei lontani Anni ‘50, è apparso per la prima
volta, ci siamo sentiti realizzati.
Questo scatolone nero, entrato nelle nostre case come
l’ospite d’onore, non ci ha messo molto a diventare
il padrone di casa.
Ad una certa ora, dopo cena, a famiglia riunita, si
premeva un bottone e si attendeva che il CANALE
-unico e solo- come un missile sulla rampa di lancio,
irrompesse su quel cosiddetto “piccolo schermo” per
portarci il “mondo” in casa.
La seconda scossa, più che positiva, l’ha data l’arrivo del secondo canale. Si poteva scegliere, eravamo
già coinvolti anche se, per cambiare canale, ci si doveva alzare per premere un altro bottone (di telecomando non si parlava). Ma il culmine della goduria
è stato raggiunto all’arrivo del terzo canale. Ci sentivamo addirittura ricchi. Tra TG, sceneggiati, Lascia
o raddoppia, i favolosi Sabato Sera, ecc, che cosa si
poteva desiderare di più?
Ma i cervelloni che gestivano l’ambaradan dei tre
canali avevano già tirato fuori dal cilindro:
IL COLORE! E anche se a quei tempi qualche Grillo
Parlante del Palazzo non lo voleva, ce lo siamo trovato successivamente pronto. Il povero e onesto bianco
e nero che ci aveva, affascinato fino ad allora, dovette
uscire da dove era entrato per cedere il posto ad un
rutilante e chiassoso colore. E in uno spazio abbandonato furono gettati -com’è ingrato l’uomo!- i poveri
televisori in bianco e nero che avevano lavorato, sani
e robusti. (Come mai oggi durano così poco?).
Tralasciamo, per mancanza di spazio, l’invasione dei
canali, di reti, di antenne, di paraboliche e così via.
Ma siccome era nato anche Il telecomando, almeno
si cambiava da seduti.
E arriviamo ai nostri giorni con TELEVISIONE
2: LA VENDETTA!
Annunciato, prima un po’ in sordina, poi, più frequentemente, poi con ritmo quasi ossessivo, è apparso LUI, il genio del male: piccolo, ma micidiale:
IL DECODER. Confusione generale, equilibrio mentale in pericolo, crisi d’ansia e preoccupazione per
chi, non riuscendo a raccapezzarci (anche grazie al
libretto di “istruzioni”), paventava di dover sostituire il televisore nuovo, acquistato da poco, per mettersi in riga con LUI, il sogghignante, feroce e sadico DECODER. Dopo un periodo di mare in burrasca, si è cautamente arrivati ad una virtuale bonaccia. I più avvantaggiati sono stati i nonni, grazie alla
dimestichezza dei loro nipoti per le tecnologie informatiche.
Altri, rassegnati, per stare tranquilli hanno sostituito
il povero televisore che, senza alcuna colpa, veniva
punito ingiustamente. Chi, invece aveva già il televisore con decoder incorporato, gonfiava il torace,
fiero di essere stato previdente, lo l’ho messo lì, vicinissimo al padre”, con a lato i due telecomandi
(quante volte mi sbaglio e li scambio). Mi sento osservata perché LUI sa che io, di queste diavolerie,
non capisco nulla! Non ho mai manovrato così come
adesso. Forse è proprio la sua vendetta perché io non
ho ancora ceduto al Computer, a Internet, non guido
l’automobile, e scrivo ancora tutte le mie cose a mano.
Ma siccome siamo, nel bene e nel male, in democrazia, avrò diritto di conservare quel poco di “umano”
che è rimasto in qualcuno di noi? Se rinasco, ho deciso: farò il falegname e costruirò pezzi di alto artigianato, famosi in tutto il mondo.
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GENTE di FALCHERA 17
Le vie della Falchera
a cura di Tony Barilla
La quercia, fin dall’antichità, è stata venerata e associata al divino sia per la sua imponenza e longevità
evocata sacra presso i galli, i germani e molti altri
popoli, è un albero sempre associato ad aspetti mitologici e cosmici, ossia come simbolo del mondo conosciuto.
Secondo i popoli nordici sarebbe stata la prima piante apparsa al mondo e tutte le altre sarebbero nate
dalla quercia tanto che i greci la chiamavano “prima
madre”.
Spesso nella mitologia sia classica romana greca che
cristiana del vecchio testamento, la quercia è presente per indicare luoghi dove le divinità, di qualsiasi genere di divinità si tratti, si manifestano al mondo e all’uomo.
E in questi presunti siti di alberi di quercia sarebbero
sorti templi dedicati alla divinità manifesta, esempio, il tempio di Giove sul Campidoglio si riteneva
fosse stato edificato accanto ad un’antica quercia venerata in antichità dai primi romani.
In epoca romana la corona civica di foglie di quercia
era attribuita ai fondatori di città e agli eroi della
Repubblica.
La quercia era considerata albero degli oracoli che
interpretavano lo stormire delle fronde per emettere
i propri responsi. A chiunque si rifugiasse presso le
querce sacre i Germani riconoscevano il diritto di
salvezza e di asilo.
Gli antichi sacerdoti dei galli come Asterix insegna,
i Druidi coglievano il vischio con il falcetto d’oro,
dai rami della quercia considerato sacro.
Fino al diciannovesimo secolo grandi foreste di quercia coprivano gran parte dell’Europa centrale cui fornirono legno di eccezionale robustezza per costruzioni abitative e navali e nella produzione di botti
per invecchiamento dei vini.
Esistono molte varietà di quercia tra cui, particolarmente diffuse in Italia, la farnia e la rovere, di cui la
prima ha ghianda peduncolata e foglia senza picciolo, direttamente attaccata al ramo, il contrario l’altra. Si distinguono poi il grandioso leccio, dalle foglie sempreverdi e la quercia da sughero.
Alta 40 metri può vivere fino ai mille anni sempre
caratterizzata dalla produzione di ghiande, nutrimento
per molti animali e anche degli uomini in periodi storici non proprio felici.
Due parole sul comune di Bormida (ammetto che pensavo che fosse un fiume) e un saluto agli amici dell’
omonima via di Falchera:
Bormida (Bormia in ligure - Bùrmia in piemontese)
è un comune italiano di 456 abitanti della provincia
di Savona in Liguria.
Il comune è ubicato nell’alta Val Bormida, tra le vet-
te montane del Settepani (1386 m.) e del Ronco di
Maglio (1108 m.). Il suo territorio comunale fa parte
della Comunità Montana Alta Val Bormida. Il territorio comunale è compreso tra un’altitudine minima
di 420 m. e una massima di 1386 m. Dista dal capoluogo circa 31 km.
Di probabile origine medievale, appare per la prima
volta in un atto notarile del 1549 dove il marchese
Alfonso Del Carretto, signore di Finale Ligure, concedeva privilegi alla popolazione locale.
Dopo una dominazione dell’esercito spagnolo, passò sotto la giurisdizione della Repubblica di Genova
nel 1713. Proprio in questo secolo (XVIII) divenne
comune autonomo distaccandosi dall’amministrazione del comune di Osiglia, ma quasi completamente
distrutto dall’esercito francese di Napoleone Bonaparte nella prima campagna d’Italia.
Seguì poi le sorti del Regno di Sardegna, nel 1815, e
“Esistono persone che diventano
speciali, non per il modo di essere o
di agire, ma per la profondità con
cui attirano i nostri sentimenti.””
anonimo
Trattoria Luna
Pizzeria Rossa
Alla “Luna Rossa” si può
Gustare la Pizza
al Mattone o al Padellino
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GENTE di FALCHERA 18
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La narrativa
Gli uccelli di via Scotellaro
In via Scotellaro, al mattino presto, quando ancora
le ombre della notte si confondono con i primi chiarori dell’alba, agli inizi della stagione primaverile,
una tribù di merli dal becco giallo si da convegno
nel giardino sotto casa ed intona un canto melodioso, bellissimo da ascoltare, con trilli, gorgheggi, cinguetii e pigolii vari.
Un canto molto gioioso.
Appollaiata sulla finestra di
casa, Nikita, la mia gatta nera
dal pelo lungo e dagli occhi
cerulei, ascolta estasiata le
note che arrivano alle sue
mobili e nervose orecchie.
Ascolta immobile e attenta,
attraverso i vetri. Le sue tonde chiare pupille sono protese nell’oscurità e cercano di
individuare i cantori che si aggirano sugli alberi e
nei cespugli sottostanti.
Altri tipi di volatili visitano questo angolo verde del
quartiere durante la giornata. Alcune coppie di gazze bianche e nere, dalla lunga coda, si posano a volte
sui rami o saltellano nel prato, mostrando orgogliose
la loro elegante livrea.
I passerotti, piccoli e carini, sfrecciano veloci in tutte le direzioni, in cerca di briciole o dei resti che i più
corpulenti amici volanti lasciano loro.
Nikita osserva e tace. Talvolta si nota un leggero tremore sul suo mento, quando un più spregiudicato
colombo si posa sulla finestra, dall’altra parte del
vetro, guardandola ironicamente.
Sì, perché i veri padroni del quartiere sono i colombi, che ad una certa ora del giorno, mai al mattino
presto, perché vanno a letto tardi, iniziano le loro
scorribande tra i tetti dei palazzi, tra gli alberi, i cespugli, planando velocemente sulla strada, scansando le macchine che sembra li investano ma riuscendo sempre a decollare un attimo prima.
Dall’altra parte del palazzo si erge, con la sua mole
autoritaria, il palazzone dell’INPS, che sfiora con il
suo tetto il cielo e le nuvole. Lassù, spesso, stanno
appollaiati alcuni uccelli rapaci provenienti dal vicino parco della confluenza del Po con la Stura: Falchi, Poiane, grossi Corvi neri e minacciosi. Osservano dall’alto i prati e le vie circostanti, in attesa di un
balzo che certamente porterà dolore e morte.
I bianchi Gabbiani, che evocano pensieri di mari lontani, di spruzzi di salsedine portati dal vento, di spazi azzurri e di infiniti orizzonti, hanno fondato una
colonia sulle rive della Stura, dove volteggiano in
grandi stormi disegnando nel cielo del Parco, figure
grandiose, cangianti, sfuggenti.
Nikita osservava quella grande nube nera dei Gabbiani che si spostavano nel cielo formando una figura circolare che poi assumeva la forma di una freccia, con alla testa il Gabbiano Nocchiero, che guidava i suoi simili verso la terra promessa. “Quanto ben
di Dio”, pensava in gattesco, “ed io devo contentarmi delle scatolette e dei crocchini!” Una mosca all’improvviso le volò sulla testa. Presa da un raptus
cacciatorio la inseguì per tutta la casa, con balzi e
salti acrobatici finché non la
prese e la pappò.
Poi, una mattina, mentre
Nikita ed io, ascoltavamo il
canto dei merli dal becco
giallo, notammo qualcosa di
diverso, di cui subito non ci
rendemmo conto. Un piccolo uccellino giallo, timido e
senza pretese, appollaiato sul
ramo del salice piangente,
cantò un canto meraviglioso.
Tutti gli altri uccelli smisero
di cantare e ascoltarono estasiati il canto del piccolo
uccellino giallo.
I Merli, le Gazze, i Passerotti, i Gabbiani, i Falchi
Pellegrini, le Poiane, i Corvi e molte altre specie di
uccelli si unirono all’uditorio, e tutti, anche se parlavano lingue diverse, capirono il canto del piccolo
uccellino giallo che cantava in una lingua universale
la “Libertà”, la Giustizia”, la “Fraternità”.
Quella notte ho scoperto che i gatti sognano: durante
una mia peregrinazione notturna vidi Nikita che dormiva beatamente sul suo solito tavolino, sul tappetino ai piedi della finestra sul cortile. Ad un certo punto, emettendo dei flebili suoni simili a miagolii, mosse
le zampine in cerca di una invisibile preda, per rimettersi poi a dormire beatamente. Ripeté l’operazione un paio di volte, cambiando posizione. “Forse
avrà sognato il piccolo uccellino giallo!” Pensai.
Gaetano Donato
(Studente UNI3 Falchera)
A L I M E N T A R I
da PINA
GENTE di FALCHERA 19
&
MICHELE
Viale Falchera 64/A
Tel. 011-26.20.241
Una ricetta al mese
a cura
di
Mario Alba
Carciofi con patate
Ingredienti per 4 persone
6 carciofi; 6 patate medie; 3 spicchi
di aglio; 1ciuffo di prezzemolo;
il succo di 1/2 limone; 1/2 tazza di
olio extravergine di oliva; sale.
€Mondate i carciofi, eliminate le foglie dure, tagliate
i gambi un paio di centimetri sotto il bulbo, dividete
i carciofi a metà, togliete la barba. Lavateli e lasciateli a bagno in acqua acidulata con succo di limone
per 30 minuti.
€Lavate e mondate il prezzemolo, sgocciolatelo; sbucciate gli spicchi d’aglio e tritateli finemente con il
prezzemolo.
€In una casseruola fate scaldare l’olio, rosolatevi il
trito, quindi unite i carciofi ben sgocciolati. Mescolate con un cucchiaio di legno e lasciate insaporire,
salate.
€Pelate le patate, lavatele, asciugatele e tagliatele a
pezzi abbastanza grossi; unitele nella casseruola ai
carciofi e mescolate con un cucchiaio di legno.
Coprite la casseruola e fate cuocere su fuoco basso
per circa 30 minuti.
€Se necessario durante la cottura unite dell’acqua
calda per evitare che la preparazione bruci. Fate comunque in modo che il fondo di cottura risulti abbastanza denso, quindi servite.
Il vernacolo
Macelleria Steri
Spesa Famiglia
2 kg fettine di vitello
2 kg bollito di vitello
1 kg salsiccia
2 kg spezzatino
2 kg braciole di maiale
1 kg petti di pollo
1 kg fesa di tacchino
1 kg hamburgher
2 kg tritata di vitello
2 kg costine di maiale
2 kg cosce di pollo
1 coniglio
1 kg rolatine di vitello
1 kg rustichelle
1 kg tritata
1 kg fettine di vitello
1 kg braciole di maiale
1 kg di salsiccia
1 kg di cosce di pollo
1 kg coniglio o un pollo
1 kg bollito c/osso
1 rolata o tasca ripiena
1 kg costine di maiale
• 6,50 al Kg
• 7,50 al Kg
In omaggio i sacchetti per la conservazione
Giorno di chiusura mercoledì pomeriggio
Macelleria Steri str. Cuorgnè 119
Mappano To.-Tel. 011-996.81.94
a cura di
Livio Scremin
Proverbi veneti
Avaro agricoltor no se fa signor
A ogni culo el so cagar
A sto mondo bisogna adatarse,
o inrabiarse, o desperarse
A sto mondo, chi vien a gala e chi va a fondo
A l’amo se ciapa el pesse, e i omeni
a l’interesse
A barca rota, no ghe serve séssola
A un belo sempre ghe manca, a un bruto
sempre ghe vanza
A chi consegia, no ghe diol la testa
Averghe debiti e no pagarli, l’è come no avergheli
A pagar fate pregar, che pol nasser l’acidente
che te paghi con un niente
A sete ani i xe putei e a setanta ancora quei
L’amor xe potente, ma l’oro onnipotente
Mini Spesa
Famiglia
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di Angela Russo
via Cuorgnè 104
10070 Mappano
di Caselle (To)
Vi offre i seguenti servizi:
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Pratiche auto
Subagenzia Toro Assicurazioni
Rinnovo e______________
duplicati patente con medico in sede
*
Sportello
Telematico
dell’Automobilista
Soggetto abilitato ai sensi del D.P.R. 19 settembre 2000 n. 358
Raccolti da A. Agostini
“Non so se la vita è corta o lunga,
ma so che niente di quello
che viviamo ha senso se non
tocchiamo il cuore delle persone.”
anonimo
GENTE di FALCHERA 20
Orario
9-12,30/15-18,30
dal lunedì al venerdì
Tel. 011-9968597
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La Festa dei Vicini
Si è svolta sabato pomeriggio alle ore 17
la “Festa dei
Vicini”, che
nel
nostro
quartiere ha
avuto luogo in
piazza Astengo, oltre che
Il brindisi in P.zza G. Astengo
in alcuni cortili di via dei Gelsi.
L’idea originale della festa dei vicini, che si svolge
ogni anno in tutti i paesi europei, è organizzare piccole festicciole nei vari cortili e giardini di condominio, ma le adesioni per questo tipo di celebrazioni
non sono state numerose e quindi si è deciso di organizzare
una festa comune
nella piazza del quartiere.
La manifestazione è
stata aperta dal gruppo delle bravissime
Il brindisi in via dei Gelsi
allieve dell’associazione Lab Artespettacolo, che ha presentato una coreografia di danza moderna, catturando l’attenzione
dei presenti e si è proseguito con un piccolo concerto del gruppo rock Progetto Luna, che ha intrattenuto il pubblico con brani inediti molto belli, scritti dalla
band stessa.
Dopo il concerto… la
grande abbuffata! Come
da tradizione per la festa
dei vicini, tutti i partecipanti hanno infatti portato cibi e bevande, che le
signore dell’associazioLa premiazione
ne Oasi della Donna
hanno provveduto a sistemare in un bel buffet.
Ma la festa dei vicini non è solo intrattenimento e
libagioni, bensì un momento dedicato a rafforzare i
rapporti di vicinato. E come compiere meglio questa
missione, se non con l’iniziativa “Regala un pensiero al tuo vicino” curata dall’ass. Oasi della Donna in
collaborazione con la redazione di Gente di Falchera e la Biblioteca Civica.
Dopo l’apertura del buffet infatti, sono state premiate con i libri offerti dalla nostra biblioteca, le tre migliori composizioni letterarie della festa dei vicini
2008 e sono stati distribuiti i moduli per partecipare
al concorso di quest’anno.
Le iscrizioni sono ancora aperte e chiunque voglia
partecipare può passare a ritirare il modulo presso il
Comitato in piazza Astengo 10. Il mandato è scrivere una poesia o un racconto che abbia come tema
principale “Regala un pensiero al tuo vicino” e consegnare il tutto entro il 30 Ottobre 2009 presso la
sede del Comitato in piazza Astengo 10.
La festa si è conclusa in allegria con il brindisi finale
e gli auguri a tutti i vicini di casa d’Europa!
Gioia Raro
Perché la festa del Vicino non è tutta rose
e fiori! ci sono anche le spine... e queste
sono le spine che alcuni si sono tolte...
I miei vicini sono due donne di colore che
quando parlano gridano!
I miei vicini mi vogliono un gran bene!
I vicini meglio averli lontani!
Il mio vicino mangia l’anguria e sputa i semi
sul mio balcone!
La democrazia è bella... ma con certi vicini...
La mia vicina tutti i giorni dà da mangiare
il pane ai colombi che per riconoscenza al
condominio sporcano sul mio balcone.
Vicini è bello
I miei vicini sono tutti simpatici e bravi, ma
delle volte sono menefreghisti!
Le mie vicine sono tutte vedove ficcanaso.
Dal primo Settembre 2009
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GENTE di FALCHERA 21
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A s t r o n o m i a e...
a cura del gruppo G. “Plana”
Briciole di storia piemontese
a cura di Franco Foppiani
“Eutanasia” per la sonda “Ulisse”
IL MITO DI RE ARDUINO
Questa volta è proprio finita: il 30 giugno 2009, la
navicella “Ulisse” è stata abbandonata per sempre al
suo destino dopo una missione durata 18 anni e mezzo, una delle più lunghe della storia dell’astronautica. L’interruttore è stato spento alle 22,20: sarà un
po’ come una eutanasia tecnologica. “Ulisse” era una
sonda spaziale dell’Esa e della Nasa progettata per
lo studio del Sole e dell’eliosfera fuori dal piano dell’eclittica sul quale si muovono i pianeti. Ciò le ha
permesso di osservare per la prima volta i poli della
nostra stella e di seguire l’attività solare per un ciclo
e mezzo. Poco più di un anno fa il gruppo di scienziati che segue “Ulisse” rilevò che la temperatura
della navicella si
era abbassata
troppo in quanto
la riserva di energia dei suoi generatori a radioistopi era scesa sotto
il livello di guardia. Ciò comportava la perdita di
controllo della
navicella a causa
del congelamento
dell’idrazina, il
propellente usato
per manovrare la sonda, e l’impossibilità di trasmettere i dati a causa della debole alimentazione del trasmettitore. Tuttavia gli scienziati sono riusciti a prolungare di un anno la vita della navicella e captare
ancora i suoi segnali grazie a una parabola da 70 metri
utilizzata per i collegamenti con lo spazio profondo.
Ora però i costi del collegamento non sono più giustificati, considerando la piccola quantità di dati che
“Ulisse” riesce a trasmettere. La navicella continuerà a orbitare intorno al Sole in sei anni e mezzo a una
distanza massima superiore a quella di Giove (800
milioni di chilometri) e a una distanza minima di
200, come una minuscola cometa artificiale. Intanto
l’Agenzia spaziale europea ha deciso la costruzione
di una nuova antenna per tenere i collegamenti con
lo spazio profondo dall’emisfero australe: sorgerà in
Argentina mille chilometri a ovest di Buenos Aires e
avrà la parabola di un diametro di trenta metri.
Re Arduino, nato ad Ivrea nel 955 e morto a San
Benigno nell’Abbazia della Fruttuaria.
Travisato dagli storici risorgimentali, egli in realtà
era il primo Re d’Italia e progenitore illustre delle
principali famiglie nobili canavesane (i Valperga ed
i San Martino). In realtà Arduino dopo morto era
una figura scomoda, la sua fine fu quella di uno sconfitto ed un perdente, sia pure morto con dignità nell’abbazia della Fruttuaria a san Benigno, in un esilio
che non si sa quanto volontario oppure imposto dalle armi e abbandonato dagli alleati, aveva la fama di
essere un ribelle al potere legittimo imperiale e ribelle all’autorità religiosa tanto da meritarsi una scomunica. Verso la metà del XVII secolo, il cardinale
Ferrero, abate della Fruttuaria, considerava ancora
indegno il fatto che le ossa di Arduino, macchiate di
misfatti contro la Chiesa, fossero conservate sotto
l’altare maggiore dell’abbazia, perciò decise di violare il sepolcro e di seppellirle in terra sconsacrata.
Ma un frate spiò l’abate ed avvisò dell’accaduto il
conte Filippo d’Aglié che vantava una discendenza
da Arduino, fece riesumare le ossa e le trasportò nel
suo castello di Aglié dove rimasero fino al 1764. Ma
la sorte dispose che la marchesa Cristina di Saluzzo
Miolans, moglie del marchese di San Martino, fosse
amante e riamata del conte Francesco Valperga di
Masino, fece trafugare i resti di Arduino e li trasportò nel castello di Masino dove sono tuttora.
Per alcuni secoli Arduino fu dimenticato con un’opera
di cancellazione dei documenti e della memoria per
questo personaggio molto scomodo. L’oblio durò più
di trecento anni, nel 1400 fu riscoperta la figura di
Arduino, purtroppo alcune famiglie di nobili del
Canavese, falsarono, in base a recenti scoperte, i natali di Arduino, ad esempio falsa è la trasmissione da
parte di Arduino di un potere “assoluto” ed “ereditario” sul Canavese, in realtà all’epoca la successione
ereditaria dei titoli non era vincolante e sancita da
leggi, infatti alla morte di Arduino tutte le terre che
aveva conquistato furono confiscate a favore del
Vescovo di Vercelli. Un altro falso è il blasone araldico, in epoca arduinica non c’erano ancora i vari
stemmi, venuti solo in uso dopo le crociate per distinguere la provenienza dei contingenti armati. Nell’ottocento Risorgimentale, il mito di Arduino si arricchì di caratteri antitedeschi e anticlericali. Arduino non fu anticlericale né antitedesco, perché nel suo
tempo non esisteva, il carattere di nazione così come
lo intediamo oggi, inoltre i suoi antenati erano franchi di stirpe tedesca.
d.p.r
GENTE di FALCHERA 22
ANNIVERSARIO
Nel primo anno dalla scomparsa di Vittorio Castagnini,
con tanto affetto lo ricordano la moglie Virda, la figlia
Daniela, il genero Roberto e
i nipoti Stefano e Sara.
SILENT KEY
17/08/2009
Peta Margherita
Str. Cuorgnè 110
di anni 67
12/09/2009
Carlon Maria
via dei Pioppi 18
di anni 80
19/09/2009
Candela Giuseppe
viale Falchera 67
di anni 84
ANNIVERSARIO
Vergine Giovanna
E’ gia un anno che in
cielo splende la nostra
stella più luminosa.
Ci manchi e sei sempre
nei nostri cuori.
Con affetto
Alba, Nicola e nipoti.
RICORDO
Il 15 Agosto è mancato
Walter Gregnanin.
Lo conoscevano tutti, era
amico di tutti.
Lo ricordano la moglie
Linda, i figli: Gloria, Mario e Monica. Sarai sempre nei nostri cuori.
Hanno collaborato a questo numero:
Carla Barchi, Tony Barilla, Luigi Canzian, Giulia,
Lauretta De Grandis, Rocco De Pace, Gaetano
Donato, Eleonora, Francesca Portonero, Gioia
Raro, Adriana Scavello, Livio Scremin, Giovanni
Tuberoso, Luigi Fabio Varesano.
Gli eventuali contributi potranno essere versati
volontariamente alle persone già conosciute oppure
presso la Redazione, in P.zza. G. Astengo 10.
Tel. Fax e Segr. 011 - 22.47.387
E mail: [email protected]
Un ringraziamento particolare a tutti
i sostenitori, inserzionisti e agli amici che
ci aiutano nella distribuzione del giornale.
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GENTE di FALCHERA 23
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Sig.ra Dalena Flavia
€ 10,00
Sig.ra Cottari Giuliana
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Gli articoli da pubblicare dovranno pervenire entro il 15 di ogni mese. La redazione si riserva la facoltà di
pubblicarli e/o modificarli secondo le esigenze del giornale. Gli articoli e le fotografie non verranno restituiti.
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