Il distretto di Mirandola è il primo cluster del settore in Europa. E qui
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Il distretto di Mirandola è il primo cluster del settore in Europa. E qui
Ritratti d’impresa | Sorin Group Il distretto di Mirandola è il primo cluster del settore in Europa. E qui Sorin è leader nella produzione e distribuzione di dispositivi per la cardiochirurgia Biomedicale per passione Il futuro del settore continua a scriversi all’ombra della città dei Pico, dove ha sede l’headquarter della divisione Cardiac Surgery che, con quasi tremila dipendenti e otto stabilimenti tra Italia, Germania, Canada, Usa, Brasile e Cina, traina i conti della corporate. Nemmeno la fusione con il gruppo americano Cyberonics mette in discussione la sua supremazia di Ilaria Vesentini - foto Elisabetta Baracchi «Proprio nel terremoto il polo biomedicale ha dimostrato tutta la sua grandezza», ricorda il presidente Michel Darnaud. «Può sembrare un paradosso ma a tre anni dal sisma, proprio la necessità di ricostruire ha portato ricadute positive: abbiamo realizzato cose che altrimenti non avremmo potuto fare» L ’insegna è così piccola e discreta che non si nota neppure ed è facile sbagliare la svolta a destra sulla Statale Nord, lasciato il castello dei Pico alle spalle. Ma basta mettere il naso oltre il parcheggio per capire che Sorin Group delle insegne non se ne fa proprio nulla. In oltre mezzo secolo di storia non sono stati marketing ed etichette a farne la maggiore realtà biomedicale del distretto modenese (a sua volta primo cluster in Europa) bensì un «ingrediente» che non si impara e non ha prezzo: la passione. Tornano sempre alla passione diffusa di questa terra e della sua gente tutti i ragionamenti di Michel Darnaud per spiegare la competitività senza pari del sito modenese, headquarter della divisione Cardiac Surgery che presiede. E a parlare è un francese, che coordina otto stabilimenti dal Brasile alla Cina e che non fa certo preferenze per i 900 tra operai, impiegati, quadri, manager e ricercatori di diverse nazionalità che lavorano a Mirandola. Con loro, come con tutte le 2.600 persone della sua squadra nel mondo (sui 3.900 dipendenti del gruppo, con l’altra divisione Crm, Cardiac Rhythm Management), parla rigorosamente inglese. La passione che Darnaud descrive a Mirandola e Michel Darnaud, presidente del sito di Mirandola, headquarter della divisione Cardiac Surgery del gruppo Sorin che fa da comune denominatore a tutti i fattori di eccellenza del sito è quella che dal 1986 (anno in cui l’allora Dideco diventa gruppo Pfizer) alimenta la capacità di innovare e cambiare anticipando i mercati; è quella che sostiene l’entusiasmo nel riorganizzare totalmente processi e modo di lavorare facendo propria la rivoluzione lean (una trasformazione «snella» in cui l’headquarter sta facendo scuola da cinque anni a tutte le sussidiarie); è quella che spiega la tenacia e la caparbietà nel reagire al sisma, con l’80 per cento dei 100.000 metri quadrati dello stabilimento modenese inagibile dopo le scosse di maggio 2012, ma i dipendenti pronti a rimboccarsi le maniche e ripartire. Una passione che fa sì che anche oggi, con una do- Luglio/Agosto 2013 - OUTLOOK 67 Ritratti d’impresa | Sorin Group Post terremoto | Una scommessa da 25 milioni Oltre 25 milioni di euro: tanto ha investito Sorin Group nello stabilimento di Mirandola dalle scosse della primavera 2012 a oggi. Per ripartire «più belli, più forti e più competitivi di prima», affermava profeticamente l’ex governatore Vasco Errani tra le macerie e le gru della ricostruzione. E Sorin oggi è la testimonianza evidente del salto qualitativo fatto sulla scia della ripartenza post sisma, nonostante gli oltre 20 milioni di danni diretti che si sono abbattuti sull’utile 2012 del gruppo e altri 62 milioni di fatturato andati in fumo quell’anno. Merito delle coperture assicurative, certo, ma sono state la capacità e la voglia di reagire a far sì che nei capannoni Sorin sulla Statale Nord già a fine agosto 2012 (tre mesi dopo il terremoto) tutti i dipendenti fossero già al lavoro e che a metà del 2013 le quote di mercato perse fossero recuperate in pieno. Tanto che oggi la divisione Cardiac Surgery guidata dal sito modenese (sette stabilimenti tra Italia, Germania, Canada, Usa, Brasile e Cina) è quella che traina i conti della corporate. «Tre anni dopo possiamo dire che il sisma, per la nostra azienda, è stato un evento con ricadute positive e questo non per minimizzare l’effetto del disastro, ma perché in questi tre anni abbiamo realizzato quello che senza terremoto non avremmo potuto fare. Basta guardarsi attorno, qui, per rendersene conto». Il presidente Michel Darnaud finisce a stento la frase per paura di essere male interpretato e ribadisce: «Proprio nel terremoto il polo biomedicale ha dimostrato tutta la sua grandezza». Lo conferma il +9,7 per cento di export messo a segno dal distretto nel 2014 e lo racconta il fatto che, sebbene meno del 20 per cento delle pratiche di risarcimento danni Sfinge sia stato liquidato, la produzione del biomedicale sia già tornata ai livelli pre-crisi, attorno a quota un miliardo di euro. Non è dunque un caso se i dipendenti Sorin hanno coniato l’acronimo «Siamo Orgogliosi RIcostruttori di Nuovi sogni». Sogni partiti dal paesaggio infernale di 27 gru contemporaneamente al lavoro nei 100.000 metri quadrati del quartier generale: dei 14 edifici Sorin, solo tre si sono salvati dal terremoto. Con la ricostruzione sono stati rivoluzionati i layout in ottica lean thinking intervenendo sul 90 per cento degli spazi (e ancora non è finita), è stata costruita una nuova camera bianca di mille metri quadrati per gli ossigenatori (sui 5.900 di camere bianche), ampliati i laboratori di ricerca. E sta terminando il cantiere dell’impianto di sterilizzazione che permetterà di internalizzare la fase produttiva e avere il controllo diretto della supply chain: 8,5 milioni di euro di investimento che renderanno il gruppo Sorin completamente autonomo dai terzisti, con una razionalizzazione della logistica e una riduzione dei tempi di consegna. manda di dispositivi monouso Sorin spostatasi massicciamente verso l’Estremo Oriente e dopo la fusione con il gruppo americano Cyberonics, nessuno ai vertici della multinazionale metta in discussione la supremazia di Mirandola nel ramo cardio-polmonare. Perché è preferibile far viaggiare i prodotti (il 96 per cento della produzione modenese viene esportata) che disperdere questo quid unico di competenze, entusiasmo, flessibilità, creatività che circola palpabile anche lungo i corridoi nuovi di zecca dello stabilimento a nord della Ghirlandina. «Io ho lavorato in molti Paesi con molte culture diverse», sottolinea il presidente, «ma non ho mai trovato la passione di lavorare e combattere che c’è qui». Questo non significa che Sorin Group, come tutti i big globali, non stia investendo in Cina per preservare la propria leadership mondiale negli ossigenatori e nei sitemi per autotrasfusione (il gruppo controlla un terzo del mercato mondiale) e nelle macchine cuore-polmone (segmento in cui Sorin vanta il 70 per cento di market share): è in costruzione a Suzhou uno stabilimento da 17 milioni di euro che sarà completato a fine 2015 trasportando il modello lean implementato a Mirandola e che partirà con una produzione test il prossimo anno per arrivare a pieno regime nel 2018. «La cre- Nonostante il terremoto, il sito modenese ha visto crescere il proprio ruolo all’interno del gruppo: è stata potenziata la R&S e sono state accentrate commercializzazione e produzione di quasi tutti i dispositivi monouso scita del settore cardiovascolare sarà tutta nel Far East», spiega Darnaud, reduce dalle brillanti performance della sua business unit nel 2014, che ha trainato i conti del gruppo con un incremento dei ricavi di oltre il 5 per cento, toccando quota 501 milioni di euro, su un fatturato consolidato di 747 milioni. «La Cina nei prossimi cinque-sei anni sarà il più grande mercato al mondo, superando anche gli Stati Uniti, attualmente il nostro primo bacino di riferimento (con un 28 per cento delle vendite complessive, ndr). La popolazione occidentale è già in larga misura adeguatamente curata e la crescita del nostro business è legata solo all’invecchiamento, mentre in Cina la chirurgia cardiaca riguarda appena un 10 per cento delle persone trattate in Europa». Tra la tenuta in Occidente e la corsa in Far East, Darnaud stima una crescita tra il 4 il 6 per cento per i prossimi anni. «Ma per restare leader», aggiunge, «dobbiamo cambiare strategia, i Paesi emergenti o neoemersi non possono affrontare i nostri costi per le cure mediche e per essere competitivi l’unica via è andare a sviluppare lì le tecnologie più economiche». Nella nuova fabbrica cinese si sposterà tutta la produzione della vecchia linea di ossigenatori, mentre Mirandola si de- LUGLIO/AGOSTO 2015 - OUTLOOK 69 Ritratti d’impresa | Sorin Group La storia 1956: Sorin nasce come «Società di Ricerca Impianti Nucleari» a Saluggia, nel Vercellese, fondata da Fiat e Montecatini, i due più grandi gruppi industriali italiani del momento, per affrontare i problemi inerenti la produzione di energia nucleare. 1978: Dideco (DIsposable DEvice COmpany) viene creata a Mirandola dai soci fondatori di Bellco, e dagli ossigenatori monouso diviene produttrice di dispositivi per la cardiochiururgia. Sono anni in cui anche Sorin, di fronte alla crisi del nucleare, vira sulle tecnologie legate alla medicina e cambia il suo nome in Sorin Biomedica. 1985: Sorin Biomedica si quota alla Borsa di Milano. L’anno dopo viene rilevata da Snia (gruppo Fiat). 1992: Dideco entra in Sorin, attraverso l’acquisizione di Shiley, la divisione dispositivi cardiovascolari di Pfizer, il colosso statunitense cui Mario Veronesi e soci avevano ceduto Dideco nel 1986. Dideco già allora era leader europeo nel mercato degli ossigenatori e dei sistemi per la circolazione extracorporea del sangue e l’autotrasfusione. Assieme a Dideco, Sorin ingloba anche Stöckert, un produttore e distributore leader mondiale di macchine cuore-polmone, e si afferma quale player internazionale nel ramo cardiovascolare. 1999: Snia acquista Cobe Cardiovascular, il suo principale concorrente nel mercato della cardiochirurgia con sede a Denver, Colorado. Un’acquisizione che spinge Sorin Biomedica ai vertici del mercato mondiale e leader indiscusso negli Stati Uniti. 2000: Sorin Biomedica si fonde per incorporazione in Snia e viene delistata. SORIN GROUP 2001: il gruppo Snia rileva Ela Medical da Sanofi Synthélabo, società parigina che rafforza la posizione del gruppo nel mercato della gestione del ritmo cardiaco (divisione Crm). 2002: Snia acquisisce il controllo di Dialinvest SA, società francese specializzata nella produzione di soluzioni per dialisi, potenziando il portafoglio prodotti e la presenza europea nelle cure renali. L’anno dopo Snia si rafforza oltreoceano acquisendo Centerpulse-Gruppo Carbomedics, un produttore americano di valvole cardiache meccaniche di Austin, Texas, e Mitroflow, uno produttore canadese di valvole biologiche. 2004: a seguito della scissione parziale del gruppo Snia, Sorin Group viene quotato autonomamente a Milano al mercato telematico di Borsa Italiana. 2004-2014 Nell’ultimo decennio il gruppo ha portato avanti diverse acquisizioni di aziende hi-tech, da Gish Biomedical, con sede in California (dispositivi per la chirurgia cardiovascolare) a Neurotech SA, società belga che sviluppa dispositivi per la neurostimolazione fino alla brasiliana Alcard (dispositivi per la cardiochirurgia). È tuttora in corso un piano di investimento e di incubazione di start-up del settore biomedicale per spingere anche dall’esterno l’innovazione tecnologica. 2015: Sorin Group annuncia la fusione con l’americana Cyberonics, una operazione che porta alla creazione di un colosso mondiale del biomedicale da 2,7 miliardi di dollari, con il delisting da Piazza Affari e la nascita di una NewCo, quotata al Nasdaq e al London Stock Exchange. 11 stabilimenti, di cui 3 in Italia. Oltre 3.900 dipendenti Fatturato 2014: 746,9 milioni di euro (+3,4% sul 2013) Spesa in R&S: 80,3 milioni di euro (10,8% dei ricavi), +8,9% sul 2013, oltre 500 ricercatori Previsione ricavi 2015: +4-6% sul 2014. Vendite prodotti: 52% Europa, 28% Usa, 7% Giappone, 13% resto del mondo Oltre 1.000.000 pazienti curati con dispositivi Sorin in più di 100 Paesi 5.000 ospedali nel mondo serviti dal gruppo DIVISIONE CARDIAC SURGERY È la più grande Business Unit del gruppo, con 8 stabilimenti: Mirandola (Modena), Saluggia (Vercelli), Cantù (Como), Monaco (Germania), Vancouver (Canada), Denver (Usa), San Paolo (Brasile) e Suzhou (Cina) 2.600 dipendenti, di cui 900 a Mirandola Fatturato 2014: 500,9 milioni di euro (+5,1% sul 2013). Prodotti: macchine cuore-polmone 106,7 milioni (+12,5%), ossigenatori 205,1 milioni (+5,2%), macchine e dispositivi per autotrasfusione 64,4 milioni (+8,3%), valvole cardiache 111,7 milioni Sorin Group sta investendo anche in Cina per preservare la leadership mondiale negli ossigenatori e nelle macchine cuore-polmone. È in costruzione a Suzhou uno stabilimento da 17 milioni di euro dove sarà trasferito il modello lean di Mirandola. L’attività avrà inizio nel 2016 con una produzione test per arrivare a pieno regime nel 2018 dicherà alla nuova linea «Inspire». «Nello sviluppo di questo dispositivo all’avanguardia abbiamo scommesso quattro anni di ricerche e 30 milioni di euro, considerando tutti gli investimenti materiali e immateriali fatti su questo stabilimento», precisa Domenico Scarfì, vicepresidente HR dell’headquarter di Mirandola, trenta anni di carriera in Sorin. «Siamo il centro di eccellenza mondiale negli ossigenatori e nelle apparecchiature e dispositivi per autotrasfusione», conferma, «con 450.000 pezzi di dispositivi monouso per l’ossigenazione del sangue durante le operazioni di cardiochirurgia prodotti ogni anno in quattromila combinazioni diverse e altri 500.000 pezzi per l’autotrasfusione. Una flessibilità produttiva che la riorganizzazione lean ha potenziato di oltre il 30 per cento, riducendo del 40 per cento gli scarti e portando la puntualità delle consegne al 96 per cento. Oggi nel giro di 24 ore siamo in grado di consegnare i nostri prodotti in cinquemila ospedali Domenico Scarfì, vicepresidente HR dell’headquarter di Mirandola di tutto il mondo». Mirandola batte Suzhou, dunque. A maggior ragione dopo il terremoto, perché il sito modenese non solo resterà la più grande fabbrica mondiale nonché l’headquarter della Cardiac Surgery ma ha addirittura accresciuto il proprio ruolo all’interno del gruppo: è stata potenziata la R&S (a livello corporate la ricerca assorbe oltre 80 milioni di euro e 500 dipendenti) e sono state accentrate sia la produzione (a breve sarà internalizzata la fase finale di sterilizzazione per migliorare il time-to-market) sia la commercializzazione di quasi tutti i dispositivi monouso. «La lean revolution qui ha trovato terreno fertile nella disponibilità e nell’entusiasmo delle persone», commenta il presidente, «perché gli italiani sono velocissimi ad adattarsi se capiscono il beneficio e la direzione in cui la loro azienda si muove, quindi se si comunica con loro in modo trasparente. I tedeschi sono meno reattivi e chiedono sempre la ragione di ogni cosa, mentre americani e canadesi sono process oriented, perché così hanno imparato a scuola. È spettacolare vedere oggi le camere bianche di Mirandola al lavoro in logica lean. E ora stiamo iniziando a coinvolgere nella trasformazione snella anche i nostri principali fornitori». Una rivoluzione all’insegna di Kanban, 5S, Six Sig- LUGLIO/AGOSTO 2015 - OUTLOOK 71 Ritratti d’impresa | Sorin Group ma che da Mirandola ha contaminato tutti gli stabilimenti della Cardiac Surgery nel mondo e che sta permeando già in fase costruttiva anche i layout della nuova fabbrica in Cina. Mercato dove la business unit modenese farà da Cicerone a Cyberonics, azienda texana specializzata nella neuromodulazione per il trattamento dell’epilessia, che ha annunciato lo scorso 26 febbraio le nozze con il gruppo italiano (che si delisterà da Milano e deterrà il 46 per cento delle quote della NewCo da 2,7 miliardi di dollari di capitalizzazione, che sarà quotata a Londra e New York). L’operazione dovreb- Con la ricostruzione sono stati rivoluzionati i layout in ottica lean thinking intervenendo sul 90 per cento degli spazi, ampliati i laboratori di ricerca e costruita una nuova camera bianca di mille metri quadrati per gli ossigenatori. E si sta completando l’impianto di sterilizzazione che permetterà di internalizzare la fase produttiva e avere il controllo diretto della supply chain be completarsi entro il prossimo autunno e consentire 80 milioni di dollari di sinergie annue. «Il matrimonio ci permette di fare massa critica, indispensabile oggi per muoversi sul mercato globale del biomedicale», spiega Darnaud, «e di crescere a doppia cifra nella neurostimolazione. La tecnologia di Cyberonics applicata al nervo vago è simile alla nostra sul muscolo cardiaco e la complementarietà ci permetterà di entrare in nuovi segmenti di mercato per nuovi trattamenti, dallo scompenso cardiaco alle apnee notturne. E saremo noi ad aprire agli americani la piazza cinese». Scrollatasi di dosso anche l’ultima polvere della ricostruzione, la divisione di Mirandola può dunque mettersi comoda ai vertici della cardiochirurgia mondiale (35 per cento del mercato, il follower è al 20 per cento), quale una delle tre unità, assieme a Clamart (Francia) e Houston (Texas), del nuovo colosso di tecnologie medicali da 4.500 addetti e 1,3 miliardi di dollari di fatturato in 100 Paesi. «Quello che ci dispiace», conclude Darnaud, «è che in un mondo che sta cambiando velocissimo e in cui bisogna rispondere altrettanto velocemente per restare competitivi e preservare la leadership, qui a Mirandola siamo ancora a discutere da 30 anni della Cispadana, un’autostrada già vecchia ancora prima di diventare un progetto esecutivo». Significa davvero che questo territorio e la sua gente hanno una marcia in più se, nonostante burocrazia, ritardi infrastrutturali e fisco, né cinesi né americani riescono a scalfirne il primato. • C’È SEMPRE UNA ROSSA FATTA APPOSTA PER TE. 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