Amalfi, prima “Repubblica marinara” italiana, ebbe nella storia il
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Amalfi, prima “Repubblica marinara” italiana, ebbe nella storia il
AMALFI, CITTA’ MULTICULTURALE Amalfi, prima “Repubblica marinara” italiana, ebbe nella storia il ruolo di intermediazione fra Occidente ed Oriente in un’epoca in cui questi due mondi erano distinti, separati e contrapposti. Detentrice - con Venezia - del monopolio del commercio marittimo alto-medievale, fondò una fittissima rete di colonie permanenti dislocate nei punti strategici del bacino del Mediterraneo: le prime del Levante, sia bizantino che arabo, dove circolava la sua moneta, il tarì. I suoi mercanti arrivarono in Terra Santa in largo anticipo sulla prima Crociata e costruirono a Gerusalemme - a poca distanza dalla chiesa del Santo Sepolcro un imponente complesso monastico -assistenziale, aperto pure ai forestieri e ai pellegrini di ogni nazionalità, che sarà la culla dell’attuale Sovrano Militare Ordine di Malta. Queste colonie, accanto allo scambio di prodotti di qualità, svolsero pure un’importante funzione letteraria, giuridica, artistica e religiosa. Gli insediamenti del Cairo e di Alessandria si rivelarono inesauribili fabbriche di Santi e di culti, mentre quelli di Costantinopoli e dell’ Athos primeggiarono quali fucine di cultura. Gli Amalfitani divennero per l’Occidente, precipitato nella barbarie, i veicoli di trasmissione di opere greche sconosciute, di scoperte tecniche e scientifiche nuove, di leggi avanzate, di generi artistici (le porte di bronzo) e di forme di culto disparati. A sua volta l’Amalfi tirrenica era luogo di incontro di popoli e di culture delle “ civiltà in contatto”. Una chiara lettura di questa multiculturalità, di questa simbiosi di civiltà, è offerta ancora oggi dalla cultura materiale del territorio e dal patrimonio spirituale ereditato dalle sue genti. Durante l’Alto Medio Evo, Amalfi faceva parte del ducato di Napoli, che era sotto la sovranità degli imperatori d’Oriente; se ne staccò nell’839, dando vita a uno stato indipendente. Dovette difendere la sua autonomia contro gli attacchi di Gisulfo II, principe longobardo di Salerno e nel 1073 dovette sottomettersi a Roberto il Guiscardo. Nel 1131 fu inglobata da Ruggiero II nel regno normanno di Sicilia. Nel 1135 e nel 1137 subì due attacchi distruttrici dalla Repubblica marinara di Pisa, sua rivale. Fu l’inizio della sua decadenza. Nel corso dei secoli del Basso Medio Evo, quelli del declino delle fortune commerciali, le reliquie dell’Apostolo Andrea, trasferite da Costantinopoli (1208), divennero un nuovo punto di riferimento che attirarono nei secoli successivi folle di pellegrini, fra cui Santi, monarchi, viceré. Le più potenti famiglie della Costa d’Amalfi divennero finanziatori di monarchi. Dopo i Vespri siciliani (1282) – i Rufolo, i Della Marra – si trovarono coinvolti nelle guerre dinastiche tra le case d’Angiò e d’Aragona. Poiché la Sicilia era stata occupata dalle truppe del re Pietro III d’Aragona, al quale si erano alleati i ribelli contro Carlo I d’Angiò, i Rufolo e i Della Marra furono accusati di tradimento dal principe ereditario Carlo di Salerno, il futuro Carlo II. Essi furono condannati a morte e i loro beni confiscati. Jean de Comines ebbe un ruolo importante in questo processo. Essendo il costo delle guerre molto elevato, il re di Napoli, Ladislao d’Angiò-Durazzo, infeudò il ducato di Amalfi a Venceslao Sanseverino, che fece poi uccidere nel 1405 per tradimento. Giovanna II d’Angiò nel 1419 diede il feudo con altri territori a Giordano Colonna, nipote del papa Martino V. Alla morte di Giovanna II d’Angiò, per rivendicare la successione si affrontarono Renato d’Angiò e Alfonso d’Aragona. Nel 1438 Amalfi, assediata da una flotta di galee provenzali e genovesi, si arrese all’angioino. Ma il vincitore della guerra, quello stesso anno, fu Alfonso, il quale diede il ducato di Amalfi in dote ad Eleonora d’Aragona, che egli volle allontanare dalla Spagna, facendogli sposare Raimondo Orsini. Nel 1461 Ferdinando I lo assegnò come dote alla figlia naturale Maria, sposa del nipote di Pio II, Ferdinando Piccolomini, che egli rese de casa de Aragona. Da allora Amalfi fu uno stato feudale misto, grazie alla relazione diretta e privilegiata con la corona. Sotto il vice-regno spagnolo la Costa fu dotata di torri di vedetta come difesa contro le incursioni dei corsari saraceni, che avevano quasi annientato il commercio marittimo. All’inizio del XVII secolo la corona fece restaurare con munificenza la cappella in cui si trovano le reliquie di Sant’Andrea e la resero Cappella reale. Da allora dei vice-re, subito dopo il loro arrivo a Napoli, vennero con la corte in pellegrinaggio ad Amalfi. Amalfi seguì la sorte del Regno di Napoli fino alla caduta definitiva dei Borboni nel 1860, dopo gli intervalli dell’effimera Repubblica Partenopea del 1799, repressa nel sangue, e del decennio francese dal 1806 al 1815 con i regni di Giuseppe Bonaparte (1806) e di Gioacchino Murat (1808). In seguito alla rivoluzione del1799 il vescovo di Capri, Gambone, e quello di Lettere, Della Torre, furono esiliati a Marsiglia. Il re Giuseppe Bonaparte visitò Amalfi il 21 giugno 1807; egli scese da Agerola a cavallo e fu accolto dall’arcivescovo di Amalfi, Mons. Miccù, di origine lionese, al quale egli affidò il delicato incarico di presiedere il comitato che riorganizzò i beni ecclesiastici, molti dei quali divennero sedi di scuole e istituzioni. Alla sua partenza da Amalfi il re promise di collegare la città al resto del regno con una strada praticabile. Fu Gioacchino Murat che ordinò nel 1811 la costruzione della strada carrozzabile che serve i comuni della Costiera. La costruzione della strada Vietri-Amalfi cominciò nel 1816, sotto i Borboni, e arrivò ad Amalfi…nel 1853! La storia movimentata di Amalfi attraverso i secoli fu all’origine di molti miti di cui s’impadronì la letteratura a partire da Boccaccio. All’epoca del Grand Tour è stata scoperta dai viaggiatori stranieri attirati dalla bellezza della sua natura selvaggia, dalla dolcezza del suo clima e dall’interesse romantico per il Medio Evo, che comprendeva anche quello dei collezionisti di antichità. Amalfi è diventata fonte di ispirazione per scrittori e pittori. Libri, stampe, quadri e più tardi foto hanno contribuito a farne un luogo ambito dal turismo internazionale. Poi il cinema nazionale e internazionale l’ha scelta come scenario privilegiato. Molti artisti famosi hanno esposto le loro opere negli Arsenali di Amalfi e la città ha anche avuto un ruolo nell’arte contemporanea come scena di land art. La storiografia amalfitana gode dell’apporto di specialisti di tutti i paesi di cui molti sono collaboratori del Centro di Cultura e Storia Amalfitana. La città ha conservato il suo carattere cosmopolita e multiculturale ancora una volta grazie all’economia, ai nostri giorni di natura turistica. Ermelinda Di Lieto
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