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Cagliari tra le cinque città italiane “più felici”
grazie a paesaggio e cultura
Ottobre sarà il mese del benessere psicologico: 130 comuni italiani parteciperanno alla campagna di
sensibilizzazione della SIPAP (Società Italiana Piscologi Area Professionale), per promuovere la
cultura del benessere degli individui, in vista del miglioramento della qualità della vita di ciascuno.
Nel frattempo, la città di Cagliari si piazza all’interno della “top five” delle cinque città italiane “più
felici”. La classifica, stilata di recente da Wired e Voices for the Blogs, è stata condotta attraverso
l’analisi di più di 40 milioni di tweet al giorno. Cagliari è riuscita a ottenere un rispettabile secondo posto
(con un punteggio di 7,6) sopratutto grazie ai suoi vanti paesaggistici e artistico-culturali – tanto che il
tag “arte e cultura” appare quasi con la stessa frequenza di quello “mari e spiagge”.
Primo posto invece per Genova (che ottiene un punteggio di 8.0) con ben 106 luoghi di interesse
imperdibili segnalati dagli utenti di PaesiOnLine. Arezzo si colloca in terza posizione (con 8.00), per via
dell’arte e della buona tavola. Al quarto e al quinto posto arrivano rispettivamente Bari (7,6), città
ricchissima di storia e preziosità artistiche, e Reggio Emilia (7,2), l’unica segnalata con il tag “bici
friendly”.
“I tweet presi in esame in questa ricerca non fanno, però, distinzione tra residenti e tursti. – ha riferito
Luca Grimaldi, responsabile editoriale del sito turistico PaesiOnLine. – È evidente che coloro che
abitano in una città, ne hanno una percezione completamente diversa rispetto a chi la vive da turista
per un periodo di tempo limitato. Abbiamo, quindi, preso i dati di questa interessante ricerca e li
abbiamo incrociati con quelli derivati dall’analisi dei post e delle recensioni inseriti dai nostri utenti,
850.000 solo in Italia, ricavando, così, un elenco con 5 città ideali per ricercare il proprio benessere
psicologico.”
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Al via a Cagliari il Festival Smart Cityness
dal 26 al 28 settembre 2014
Cagliari » Ghetto degli Ebrei e Chiostro d'Architettura
Smart Cityness rappresenta la prima manifestazione dedicata alle tematiche della Smart
City e dell’innovazione sociale e tecnologica della Sardegna
di Urban Center Cagliari
- Reporter: Urban Center Cagliari
Nel weekend del 26-27-28 settembre, nel quartiere Castello a Cagliari, tra il Ghetto degli Ebrei, in via Santa
Croce, e l'adiacente chiostro del Dipartimento di Architettura dell'Università di Cagliari, si svolgerà il festival
Smart Cityness, manifestazione ideata e organizzata dall’associazione Urban Center Cagliari, che affronterà,
per la prima volta in Sardegna, le tematiche della Smart City e dell’innovazione.
L’evento, patrocinato dall’Università di Cagliari e dal Comune di Cagliari, sarà realizzato nel capoluogo
isolano in uno dei quartieri più suggestivi e antichi della città.
Nato da un’idea dell’associazione Urban Center Cagliari, Smart Cityness sarà un luogo e un momento
d’incontro per cittadini, amministratori, aziende e imprese locali per ragionare sul futuro delle nostre città e
dei territori, al fine di creare una visione d’insieme che emerga dal confronto e dalla sinergia tra attori locali.
Smart Cityness è, prima di tutto, una visione innovativa del concetto di città e di cittadinanza.
“Saremo tutti protagonisti”, questo lo slogan usato durante la campagna promozionale e che va a ricalcare il
reale spirito con cui la manifestazione sarà sviluppata. Smart Cityness pone il cittadino al centro della
riflessione sulla città intelligente e grazie ad un laboratorio di innovazione territoriale li chiama a lavorare
insieme all’interno di tavoli di lavoro tematici. ColLABora permetterà ai partecipanti di confrontarsi e di
generare idee di progetto per una Cagliari più innovativa e creativa. Il progetto migliore, valutato
durante l’ultima giornata di Smart Cityness, verrà poi sviluppato in fase post evento anche grazie al
contributo di partner come Sardegna Ricerche, l’Istituto Europeo di Design, la startup Nordai, e il Comune di
Cagliari.
Smart Cityness darà spazio alla conoscenza e al confronto. Al Ghetto degli Ebrei sarà allestita l’area meeting,
dove esperti del settore e amministratori locali si confronteranno su temi che vanno dall’alimentazione alla
mobilità, dalla cultura al vero significato del termine “smart city”.
Quest’ultimo tema avrà un ruolo fondamentale, e sarà affrontato con un ospite d’eccezione, Íñigo de la
Serna, sindaco della città spagnola di Santander e presidente della RECI, la Rete Spagnola delle Città
Intelligenti.
All’interno del festival sarà presente anche un’area expo, nella quale aziende e Start Up innovative locali
presenteranno i propri prodotti e servizi, così da far conoscere all’intera città un nuovo modo di fare impresa,
con la speranza di riuscire a creare una solida base per un futuro economico e sociale migliore per il nostro
territorio.
Il festival aprirà al pubblico nella giornata di venerdì 26, alle ore 16.30, per lasciar spazio alla prima
conferenza alle 17.00 dal titolo “Il territorio e la città dimensioni dell’innovazione sociale e tecnologica”.
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José Saramago vuelve a hablar a los lectores
Se publica la novela inacabada ‘Alabardas’ sobre la violencia y el negocio de armas. En el libro participan
Saviano y Günter Grass
Winston Manrique Sabogal Madrid
Ilustración de Günter Grass para 'Alabardas', de Saramago.
Con el mar de Lanzarote, a su izquierda, y el jardín de su casa, delante, asomados en dos ventanas,
José Saramago empezó a escribir la novela que dejó inacabada y que verá la luz el 1 de octubre:
Alabardas(Alfaguara). La escribió en uno de los salones de su casa, en un sillón color teja rodeado
de tonos verdes donde nunca antes había escrito ningún libro. Donde para un tema como el de la
industria del armamento y el tráfico de armas continuó la exploración de dos rutas literarias: más
depuración en lo escrito y más sentido del humor e ironía.
El Nobel portugués (Azinhaga, 1922-Tías, Lanzarote, 2010) relata sobre el negocio armamentístico,
sí, pero también le habla al lector, lo interpela, le cuenta una historia y en ella le pregunta por su
posición y responsabilidad moral ante esa situación. O, como dice el poeta y ensayista Fernando
Gómez Aguilera, “hurga en su conciencia, para incomodar, intranquilizar y depositar en el ámbito
personal el desafío de la regeneración: la eventualidad, si bien escéptica, de encarrilar la alternativa
de un mundo más humano”.
Todo empezó a tomar cuerpo el 15 de agosto de 2009, tras la publicación de Caín, con la primera
nota de trabajo: “Es posible, quien sabe, que quizá pueda escribir otro libro. Una antigua
preocupación (por qué nunca se ha producido una huelga en una fábrica de armas)”. Alcanzó a
escribir tres capítulos que dejó en su ordenador, con copias impresas en una carpeta roja sobre el
escritorio. Y en otro documento de word esbozado parte de la historia protagonizada por artur paz
semedo que “trabaja desde hace casi veinte años en el servicio de facturación de armamento ligero y
municiones de una histórica fábrica de armas”. Un hombre separado de su mujer, “no porque él lo
hubiese querido, sino por decisión de ella, que, por ser convencida militante pacifista, acabó no
pudiendo soportar ni un día más sentirse ligada por los lazos de la obligada convivencia doméstica”.
La novela relata sobre el negocio armamentístico, sí, pero también le habla al
lector, lo interpela
Pura coherencia.
Pura pregunta que Saramago lanza en una palabra de diez letras: Coherencia. Y de ahí en adelante
más. Una historia de esas que encadenan al mundo gobiernos, empresas y ciudadanos, y que nace
de otra pregunta: ¿vendió la empresa donde trabaja artur paz semedo armas a los fascistas de la
Guerra Civil española?
Eso es Alabarda, cuyo nombre completo sería “Alabardas, alabardas, espingardas, espingardas”,
título extraído de la tragicomedia Exortaçao da Guerra, del dramaturgo Gil Vicente. Una novela en
la que el escritor no solo cambió de lugar a la hora de escribir y ahondó en otros registros, sino que
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debido a su enfermedad alteró su rutina creativa y lo hizo cada vez que pudo. En otros tiempos,
recuerda Pilar del Río, su viuda, “dedicaba la mañana a la correspondencia, escribir artículos de
prensa o conferencias; mientras, en las tardes, escribía novelas. Pero en el último tiempo el tiempo
le apretaba y ya no tenía horas. ‘El tiempo aprieta’, decía”.
Es como un manual de traducción de sonidos, percepciones e indignaciones"
Roberto Saviano
Alcanzó a Saramago ese tiempo, y lo escrito en esa premura se ve ahora en 149 páginas. Una
edición especial que incluye los apuntes del autor, un artículo de Roberto Saviano, un texto de
Gómez Aguilera y todo embellecido con los dibujos de Günter Grass… lobos rabiosos y asustados,
sombras fantasmales, piernas y brazos en marcha militar, sembradíos de armas, cuervos, cuervos…
Imágenes que acompañan un libro, como escribe Saviano, “de páginas que son un criptograma del
murmullo continuo de las misteriosas revelaciones que recibimos. Como un manual de traducción
de sonidos, percepciones e indignaciones. En artur las revelaciones que he visto son las de todos los
hombres y mujeres que se han defendido de la idiotez al darse cuenta de haber comprendido los dos
caminos que existen: quedarse aquí, soportando la vida, charlando con ironía, tratando de acumular
algo de dinero y familia y poco más, o bien otra cosa”.
Cuatro años después de muerto, Alabardas se publica con los sentimientos encontrados de Pilar del
Río. Desde el principio tuvo claro que lo editaría: “El lector tiene derecho a conocer aquello que le
ocupaba al autor que admiraba y por qué se había preocupado tanto. Más en un hombre como
Saramago que estaba entre la vida y la muerte trabajando”. Incluso así, cuando podía, escribía dos
hojas diarias, en la impresora hacía dos copias, una para su carpeta roja y otra para su mujer, y al
día siguiente matizaba o corregía. Lo sorprendente, cuenta Del Río, eran la bonhomía y la ligereza y
el humor que quería transmitir un hombre muy enfermo que no sabía si podía acabar el libro. Una
novela que será presentada el 2 de octubre en Lisboa con varios actos especiales: por la mañana
habrá una visita con los medios a la Fábrica de Braço de Prata, antigua Fábrica de Armas y hoy día
Centro Cultural; por la tarde (17 horas) en el Teatro Nacional D. Maria II se dará una rueda de
prensa con Baltasar Garzón, Roberto Saviano y António Sampaio da Nóvoa.
Es el diálogo continuado de José Saramago con los lectores en esta Alabardas que escribió en un
sitio inédito para él, con ordenador, en su sillón color teja y frente a la mejor obra de la casa, según
él: dos ventanas: una con vista al mar y la isla de Fuerteventura y la otra con los árboles del jardín
que plantaron juntos.
Ilustración de Günter Grass para 'Alabardas', de Saramago.