Vol.9 N.2 - Studio Castellucci
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Vol.9 N.2 - Studio Castellucci
Volume 9 Numero 2, Anno 2006 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale 70% DCB Firenze 1 contiene I.P. l’informatore endodontico Julian Webber, BDS, MS, DGDP, FICD Dott. Fabio Gorni L’MTA come materiale per riparazioni radicolari nella pratica generale L’uso degli ultrasuoni in Endodonzia Le regole del gioco (1° parte) Nr. 2 Anno 2006 Sagomare con successo... il vecchio torna nuovo PASSO PASSO massimocappellacciodesign LA RIVISTA CHE TI GUIDA Sommario NELLA PRATICA Endodontica Pagina Pubblicitaria Pag. 6 L’MTA come materiale per riparazioni radicolari nella pratica generale Julian Webber, BDS, MS, DGDP, FICD Pag. 16 L’uso degli ultrasuoni in Endodonzia Dott. Fabio Gorni Abbonandoti o rinnovando l’abbonamento riceverai in regalo l’esclusiva EndoAgenda 2006 l’informatore endodontico Campagna Abbonamenti 2006 Pag. 30 Le regole del gioco. Vincere la partita dell’endodonzia John West, DDS, MSD Pag. 42 L’uso degli ultrasuoni in Endodonzia Clifford J. Ruddle, DDS www.iltridente.it [email protected] Pag. 52 Corsi e Congressi Pag. 54 Notizie da tutto il mondo Pag. 56 Facciamo due risate... L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 2º Trimestre 2006 Direttore Responsabile Dr. Arnaldo Castellucci e-mail: [email protected] Impaginazione e grafica copertina Studio Ciapetti Firenze - www.studiociapetti.com Comitato Scientifico Dr. Enrico Cassai, Dr. Marco Colla, Dr. Giampaolo Conforti, Dr.ssa Antonella Dell’Agnola, Dr. Lucio Della Toffola, Dr.ssa Rada Innamorato, Dr. Davide Pansecchi, Dr. Stefano Patroni, Dr. Claudio Pisacane, Dr.ssa Alessandra Rossi, Dr. Luigi Scagnoli, Dr. ssa Ornella Tulli Dr. Simone Vaccari Editore Edizioni Odontoiatriche Il Tridente S.r.l. Sede Legale Viale dei Mille, 60 - 50131 Firenze Direzione, redazione, pubblicità, abbonamenti e diffusione Tel. 055 500 1312 - Fax 055 500 0232 www.iltridente.it e-mail: [email protected] [email protected] Registrazione Tribunale di Firenze nº 4661 del 23/1/97. 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La guttaperca e il cemento sono stati usati e testati come i principali materiali per il riempimento dei canali radicolari quando sono richieste metodiche endodontiche convenzionali. Tuttavia, vi sono situazioni nelle quali le comunicazioni esistenti tra il sistema dei canali radicolari e i tessuti periradicolari devono essere sigillate utilizzando un materiale e una strategia di applicazione alternativi. Queste situazioni sono: 1. apici aperti 2. perforazioni iatrogene al di sotto del livello dell’osso 3. riassorbimenti interni con perforazione 4. cavità retrograde in endodonzia chirurgica. L’MTA (Mineral Trioxide Aggregate) è stato introdotto nella pratica endodontica e approvato dal FDA nel 1998 come materiale per sigillare comunicazioni esistenti tra l’ambiente interno e quello esterno del sistema canalare (Schwartz RS et al, 1999). Si è dimostrato superiore ai materiali utilizzati in precedenza, quali amalgama, Super-EBA, resine composite e cementi vetroionomerici, nell’otturazione delle cavità retrograde in endodonzia chirurgica (Torabinejad M et al, 1993). Il successo clinico dell’MTA è dovuto alla sua biocompatibilità e all’assenza di citotossicità (Mitchell D et al, 1999), alla sua capacità di prevenire microinfiltrazioni batteriche e di rigenerare i tessuti coinvolti, riportandoli ad una condizione affine a quella antecedente (Shabahang S et al, 1999) ed infine al fatto che il materiale non risente negativamente della presenza di umidità (Torabinejad M et al 1994, 1995a, 1995b). I componenti di ProRoot MTA sono i seguenti: • silicato bicalcico • silicato tricalcico • alluminato tricalcico • ossido di bismuto • solfato di calcio disidratato • oligoelementi. Le finissime particelle idrofile induriscono in presenza in umidità e il gel idratato con pH 12,5 indurisce in circa 4 ore. Miscelazione e applicazione dell’MTA Il ProRoot MTA è disponibile sotto forma di polvere grigia e bianca ed è ora commercializzato in un formato bianco che non lascia pigmenti (Fig. 1a). Il materiale, tuttavia, non risulta di facile miscelazione ed applicazione. L’MTA si comporta in maniera diversa da qualsiasi altro materiale odontoiatrico in quanto consiste, in sostanza, 1a Pag. - L’Informatore Endodontico 2006 di una miscela di sabbia e cemento di Portland (Figura 1b). L’applicazione richiede una strumentazione specifica ed un periodo di osservazione di 4 ore o più per verificarne l’indurimento. Il ProRoot MTA è commercializzato con carpule pre-dosate di acqua sterile per miscelare il materiale in un rapporto di 3:1 su una lastra di vetro. La miscela viene poi veicolata sul sito da “riparare” tramite un carrier metallico e condensato con i plugger (Figg. 2a, 2b e 2c). Se il materiale si secca sulla lastra di vetro è possibile reidratarlo con ulteriore acqua; il tempo di lavoro risulta, di conseguenza, realmente indefinito. Dovunque venga posizionato, l’umidità è sempre necessaria per garantire il suo indurimento. A questo scopo sopra la miscela si colloca una pallina di cotone bagnata o una porzione di cono di carta bagnata e si chiude la cavità d’accesso come in qualsiasi procedura endodontica provvisoria; più tardi si verificherà l’indurimento del materiale. Il tempo di indurimento è di almeno 4 ore e, invariabilmente, il paziente dovrà ritornare per essere controllato il giorno stesso o il giorno dopo. Coronalmente al materiale indurito si può applicare la guttaperca ed eseguire poi la ricostruzione del moncone dove necessario, per riportare il dente alla sua 1b naturale funzionalità e migliorare il sigillo coronale. Utilizzo dell’MTA nella pratica generale La moderna endodonzia trae beneficio dall’utilizzo di mezzi ingrandenti e, nello specifico, del microscopio ope- Figura 1b Miscela di ProRoot MTA della consistenza della sabbia e del cemento. Figura 2 a. Micro Apical Placement System (MAP) (Produits Dentaire). b. Carrier e plugger per MTA. (Dall’alto al basso) Carrier-spatolina di Lee, blocchetto di miscelazione per MTA di Lee, plugger di Dovgan e carrier per MTA di Dovgan. c. Condensatore/brunitore di Dentsply Maillefer. 2b 2a 2c Pag. - Profilo dell’Autore. Il Dott. Julian Webber, BDS, MS, DGDP, FICD, si è laureato presso la Birmingham Dental School, ha ricevuto il prestigioso Charles Freeman Scholarship dell’American Dental Society ed è stato il primo dentista britannico ad ottenere il Master of Science Degree in endodonzia (Northwestern University Dental School, Chicago). Il Dott. Webber ha ricoperto incarichi di insegnamento sia presso il Guy’s Hospital sia presso l’Istituto Eastman di Londra, proseguendo nel contempo la pratica specialistica dell’endodonzia nel suo studio privato in Harley Street. Oltre ad aver contribuito con articoli scientifici a numerose riviste specialistiche e a libri di testo di endodonzia, ha tenuto conferenze in tutto il mondo. Il Dott. Webber è infine redattore capo della rivista Endodontic Practice. L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 2006 sono sufficienti per portare a termine numerose procedure di riparazione che prevedono l’utilizzo dell’MTA. I seguenti casi mostrano come l’MTA possa essere utilizzato nella pratica generale. Caso 1 Riparazione di una perforazione del pavimento della camera pulpare (Figg. 4a-g) 3 Figura 3 Occhialini Orascoptic con ingrandimento 2,5x (Orascoptic, Wisconsin, USA). Figura 4 a-d a. La radiografia periapicale del primo molare superiore sinistro mostra l’otturazione canalare eseguita con 3 coni d’argento ma non evidenzia alcun problema incombente. b. La punta da ultrasuoni ProUltra rimuove il cemento. c. Rimossi i coni d’argento si vede la pallina di cotone lasciata in camera pulpare. d. Larga perforazione attraverso il pavimento della camera pulpare fino alla biforcazione. Pag. - ratorio. Tuttavia, si pensa che molti professionisti generici non possano permettersi una tecnologia così sofisticata. Con un livello di ingrandimento di 2-3x e prezzi alla portata di tutti i professionisti, gli occhialini (Fig. 3) Il dente 26 necessitava di un completo restauro coronale. Era asintomatico ma la radiografia mostrava una lesione di origine endodontica intorno all’apice della radice palatina; i canali erano stati otturati con coni d’argento 20 anni prima. Dopo averne parlato con il paziente, si è preso la decisione di ritrattare il sistema di canali radicolari 4a 4b 4c 4d 4e prima di applicare la nuova corona. È stato creato un accesso attraverso il moncone in composito all’incirca nel suo centro e la massa di composito e cemento è stata accuratamente rimossa, utilizzando punte da ultrasuoni ProUltra n°2 e n°3. Utilizzando questa tecnica vi è una minore possibilità di distruggere le “teste” dei coni d’argento che sporgono in camera pulpare. Sul pavimento della camera pulpare è stata rinvenuta e rimossa una pallina di cotone, sotto la quale si trovava una perforazione di circa 8 mm di diametro. I coni d’argento sono stati poi afferrati e rimossi con pinze microchirurgiche. Il sito della perforazione è stato irrigato con ipoclorito di sodio al 5% (NaOCl). I tre canali sono stati preparati con tecnica crown-down utilizzando lime rotanti in nichel-titanio ProTaper Dentsply e quindi medicati con idrossido di calcio. Gli orifizi canalari sono stati sigillati con cotone asciutto per isolare i canali dal sito della perforazione. Durante questa visita, la perforazione è stata sigillata con una miscela di MTA applicata con il sistema MAP (Produit Dentaire). Sono state portate numerose dosi di MTA e sono stati utilizzati larghi plugger Dovgan per condensare il materiale. Lo sposta5 mento dell’MTA, un volta posiziona- 4f 4g Figura 4 e-g e. Il sito della perforazione è stato pulito ed asciugato. f. La perforazione è stata sigillata con ProRoot MTA. g. Ricostruzione del moncone dopo ritrattamento delle radici con guttaperca. Riparazione della perforazione con guarigione dopo 6 mesi. Dente asintomatico. to, è minimo. Accade di rado di spingere materiale in eccesso ma in questo caso non ci dobbiamo aspettare grossi problemi. Il materiale infatti è totalmente biocompatibile anche in caso di eccesso. Sopra l’MTA è stata quindi posizionata una pallina di cotone umido ed è stata eseguita una chiusura provvisoria della cavità d’accesso con IRM per aiutare l’indurimento. Una settimana dopo, l’MTA era perfettamente indurito. I tre canali sono stati otturati con guttaperca condensata verticalmente e in seguito è stato ricostruito il moncone in composito. Le radiografie che sono seguite mostrano un’eccellente tolleranza dei tessuti nei confronti dell’MTA nel sito della riparazione e la guarigione della lesione endodontica. Un anno dopo, il dente si è dimostrato guarito e quindi pronto per la corona definitiva. Pag. - L’MTA come materiale per riparazioni radicolari nella pratica generale L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 Figura 5 a,b a. Terapia endodontica con eccessivo allargamento della porzione coronale dei canali mesiali. b. La radiografia angolata suggerisce la presenza di una perforazione o stripping. 5a Caso 2 Riparazione di una perforazione (stripping) radicolare laterale del dente 36 (Figg. 5a-f) Il dente 36 era rimasto sintomatico dopo il trattamento canalare. Il dente era dolente alla percussione e alla palpazione nel fornice vestibolare. Nonostante la radiografia mostrasse Figura 5 c-f c.Vista della camera pulpare e del canale mesio-linguale. d. La guttaperca coronale è stata rimossa dal canale mesio-linguale. e. Aspetto coronale del canale mesiolinguale otturato con ProRoot MTA. f. La radiografia angolata mostra una densa massa di MTA nella porzione coronale del canale mesio-linguale. Pag. - 5b un’otturazione della parte terminale del canale radicolare ben posizionata e densa, una radiografia presa con diversa angolazione suggeriva che l’aspetto coronale del canale mesiolinguale era stato allargato in eccesso, con possibilità di perforazione (stripping) della parete rivolta verso la biforcazione. È stato creato un accesso alla camera 5c 5d 5e 5f 6a 6b pulpare ed è stata notata una densa massa di otturazione nei due canali mesiali e nel singolo canale distale. L’eccesso di guttaperca è stato rimosso dalla porzione coronale del canale mesio-linguale utilizzando una fresa di Gates Glidden n°4, con rotazione a 5000 giri, con movimento tipo pennellatura in uscita, cercando di stare lontani dalla pericolosa zona della biforcazione. Un sanguinamento a circa 3-4 mm sotto l’orifizio del canale ha confermato la presenza di una perforazione. L’aspetto coronale è stato lavato con una copiosa quantità di NaOCl al 5%, il canale è stato asciugato e l’MTA applicato tramite carrier e plugger. L’area è stata coperta con una pallina sterile di cotone umido e chiusa provvisoriamente con IRM. Il paziente è ritornato il giorno stesso (circa 6 ore più tardi). L’MTA era solido ed è stata presa la consapevole decisione di lasciare in situ le otturazioni canalari esistenti in posizione mesio-vestibolare e distale. A una settimana di distanza il dente era completamente asintomatico e pronto per il restauro definitivo. 6c 2006 Figura 6 a-c a. Otturazione della radice sottoriempita e iper-estesa con area di radiotrasparenza. b. La guttaperca è stata rimossa. Lima di dimesioni ISO 120 al termine del canale. c. Riempimento della porzione apicale con ProRoot MTA. Caso 3 Otturazione apicale del dente 21 in una sola seduta (Figg. 6a-e) La letteratura sulle tecniche di apecificazione con Ca(OH)2 è abbondante. L’idrossido di calcio può essere utilizzato per indurre l’apecificazione in apici immaturi o in apici distrutti da un processo di riassorbimento patologico. I ripetuti trattamenti con Ca(OH)2 richiedono molto tempo e numerosi appuntamenti. Alcuni casi possono richiedere fino a 2 anni e ripetuti cambiamenti nella medicazione, con inevitabile infiltrazione e fallimento nel caso in cui i pazienti non si ripresentino alla nostra osservazione. L’MTA può essere utilizzato con suc- 6d Figura 6 d,e d. Aspetto clinico dell’MTA in posizione apicale, visto attraverso la cavità d’accesso. e. Guarigione dopo 6 mesi. Il canale trattato con MTA è stato poi riempito con guttaperca. 6e Pag. - L’MTA come materiale per riparazioni radicolari nella pratica generale L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 Figura 7 Dovgan Carrier con dosi di MTA di 2-3 mm. 7 Pag. - 10 cesso per una procedura di apecificazione in un’unica visita, con il ripristino quasi immediato del dente. È una tecnica eccellente, utilizzabile sia negli adulti che nei bambini, come dimostra il caso che segue. Una paziente di 18 anni si è presentata con un incisivo centrale trattato endodonticamente in precedenza, all’età di 10 anni. Erano presenti gonfiore vestibolare e dolore. Era in programma la definitiva sostituzione della corona, ma la radiografia rivelava un’otturazione canalare iper-estesa e poco condensata, ed un apice aperto. È stato creato un accesso al canale radicolare e la guttaperca è stata rimossa con le lime di Hedstroem. La radiografia di controllo della lunghezza di lavoro suggeriva un diametro apicale di dimensione superiore a ISO 120, troppo largo per poter eseguire un’otturazione controllata con la guttaperca. Il canale è stato abbondantemente irrigato con NaOCl al 5% e sagomato in minima parte a causa della forma già conica dello spazio canalare. Per limitazioni temporali non è stato possibile eseguire ulteriore lavoro durante questa prima visita. Il canale è stato quin- di medicato con idrossido di calcio Ultracal applicato tramite una siringa e un ago viola Ultradent, e chiuso provvisoriamente con una pallina di cotone e IRM. Una settimana più tardi il canale è stato riaperto (il dente si presentava asintomatico e senza gonfiore vestibolare), l’idrossido di calcio è stato rimosso con lavaggi di NaOCl al 5%. È stato usato il carrier dritto e più largo (diametro 1,20 mm) del kit MAP per applicare la miscela di MTA. La posizione apicale del carrier è stata attentamente valutata, in quanto esso veicola una dose di circa 2 mm a un livello di 1- 2 mm oltre la sua punta (Fig. 7). Due o tre dosi di MTA posizionate in questo punto possono essere condensate con un Dovgan plugger di dimensioni appropriate. Si è notato che l’ultima applicazione arrivava a una distanza di circa 1,5 mm dal termine radiografico del canale. Una breve applicazione di ultrasuoni (5 secondi) veicolati sulla superficie dell’MTA tramite una punta da ultrasuoni ha fatto spostare il materiale nell’ultimo millimetro per un perfetto posizionamento. E’ stato quindi collocato nel canale un cono di carta bagnato per aiutare l’indurimento e la cavità di accesso è stata chiusa con cotone e IRM. È stato chiesto al paziente di ritornare il giorno stesso (dopo 4 ore o più) per verificare l’indurimento dell’MTA e, come previsto, il materiale era solido. Sull’MTA indurito si è proceduto al riempimento (backfilling) con guttaperca termoplastica applicata tramite la siringa Obtura con cemento canalare Kerr. Per tre mesi il dente è rimasto asintomatico, con una risoluzione completa della radiotrasparenza periradicolare e ora può essere ricostruito con una corona protesica. 2006 Case 4 Otturazione retrograda del dente 21 (Figg. 8a-e) L’MTA viene oggi universalmente accettato come il materiale d’elezione per l’otturazione retrograda in corso di apicectomia, in quanto ampie ricerche hanno mostrato la sua superiorità nei confronti degli altri materiali. In questo esempio, dopo un trattamento endodontico convenzionale e conseguente posizionamento di una corona con perno fuso, il dente 21 è diventato sintomatico con tumefazione vestibolare. A causa delle dimensioni del perno e del rischio di frattura radicolare, il ritrattamento ortogrado è stato scartato. È stato sollevato un lembo di tessuto molle sub-marginale e si è proceduto alla preparazione della breccia ossea, al curettaggio e all’apicectomia. La preparazione della cavità retrograda è stata completata con punte da ultrasuoni Dentsply Maillefer KIS e quindi nella cavità retrograda sono state posizionate piccole dosi già 8b Figura 8 a a. Fallimento della precedente terapia canalare. Si noti la dimensione del perno. 8a preparate di MTA utilizzando la tecnica del blocchetto e carrier di Lee. La superficie della radice recisa è stata rifinita con una pallina di cotone umido. La breccia ossea è stata poi curettata per produrre un ambiente emorragico affinché l’MTA avesse un Figura 8 b,c b. Aspetto clinico della cavità retrograda. c. Otturazione retrograda con ProRoot MTA. 8b Pag. - 11 L’MTA come materiale per riparazioni radicolari nella pratica generale L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 ambiente umido in cui indurirsi. Il lembo è stato poi suturato e la guarigione è stata controllata per un arco di tempo di 18 mesi. Si è osservata la completa remissione dei sintomi e la risoluzione della radiotrasparenza. Conclusione Sebbene non rientri tra gli obiettivi di questo articolo fornire una panoramica di tutti gli importanti utilizzi dell’MTA (Torabinejad M, Chivian N, 1999), ho cercato di mostrare i casi in cui l’impiego di questo materiale può arrecare benefici nella pratica generale. Un uso riuscito dell’MTA richiede cura e attenzione, come qualsiasi altra metodica odontoiatrica. In seguito ai numerosi esiti positivi raccolti nel corso degli ultimi 5 anni, l’autore è convinto che l’utilizzo dell’MTA possa ampliare il campo d’azione di tutti quei professionisti che si prefiggono l’obiettivo della conservazione del dente anche di fronte a un apparente “disastro”. 8d Pag. - 12 1) - Mitchell, P.J., Pitt Ford, T.R., Torabinejad, M., McDonald, F.: Osteoblast biocompatibility of mineral trioxide aggregrate. Biomaterials 20:167-73, 1999. 2) - Pitt Ford, T.R., Torabinejad, M., Abedi, H.R., Bakland, L.K., Kariyawasam, S.P.: Mineral Trioxide Aggregate as a pulp capping material. J Am Dent Assoc 127:1491-4, 1996. 6) - Torabinejad, M., Higa, R.K., McKendry, D.J., Pitt Ford, T.R.: (1994) Dye leakage of four root end filling materials: effects of blood contamination. J Endod 20:159-63, 1994. 7) - Torabinejad, M., Hong, C.U., Pitt Ford, T.R.: Physical properties of a new root end filling material. J Endod 21:349-53, 1995. 3) - Schwartz, R.S., Mauger, M., Clement, D.J., Walker, W.A.: Mineral Trioxide Aggregate: a new material for endodontics. J Am Dent Assoc 130:967-75, 1999. 8) - Torabinejad, M., Rastegar, A.F., Kettering, J.D., Pitt Ford, T.R.: Bacterial leakage of MTA as a root end filling material. J Endod 21:10912, 1995. 4) - Shabahang, S., Torabinejad, M., Boyne, P.P., Abedi, H., McMillan, P.: A comparative study of root end induction using osteogenic protein1, calcium hydroxide and mineral trioxide aggregate in dogs. J Endod 25:1-5, 1999. 9) - Torabinejad, M., Smith, P.W., Kettering, J.D., Pitt Ford, T.R.: Comparative investigation of marginal adaptation of mineral trioxide aggregate and other commonly used root end filling materials. J Endod 21:295-99, 1995. 5) - Torabinejad, M., Watson, T.F., Pitt Ford, T.R.: The sealing ability of a mineral trioxide aggregate as a retrograde root filling material. J Endod 19:591-5, 1993. Figura 8 d,e d. Radiografia periapicale del caso completato con otturazione retrograda con MTA. e. Eccellente guarigione dopo sei mesi. 12b BIBLIOGRAFIA 10) - Torabinejad, M., Chivian, N.: Clinical applications of Mineral Trioxide Aggregate. J Endod 25:197-206, 1999. 8e Pag. - 13 2006 L’uso degli ultrasuoni in Endodonzia Dott. Fabio Gorni Figura 1 Sorgente di ultrasuoni P5 Booster della Satelec. 1 Pag. - 16 L’uso delle sorgenti di ultrasuoni ha raggiunto oggi una tale importanza nell’economia della terapia endodontica, che sono personalmente convinto che esso rappresenti una delle più interessanti innovazioni che siano state introdotte nella moderna endodonzia. Negli ultimi anni questa tecnica si è dimostrata particolarmente interessante non solo nell’ambito dell’endodonzia, ma anche in altre branche dell’odontoiatria. Infatti, le punte da ultrasuoni vengono oggi sempre più usate in protesi ed in odontoiatria restaurativa, nella chirurgia ossea per eseguire piccoli prelievi e nella tecnica del rialzo del seno mascellare e ancora di più in endodonzia chirurgica. L’Endodonzia è la specialità in cui gli ultrasuoni hanno permesso i più evidenti progressi e addirittura alcune tecniche endodontiche sono state modificate, particolarmente quelle in cui l’uso degli ultrasuoni è associato all’utilizzo del microscopio operatorio. Per questo motivo, lo “stato dell’arte” in endodonzia oggi non può prescindere da questi due fondamentali strumenti. Armamentario L’importanza della strumentazione in endodonzia oggi ha raggiunto livelli strategici e nel caso specifico il miglioramento qualitativo delle sorgenti di ultrasuoni e l’esistenza di sempre nuove punte va di pari passo con tecniche endodontiche sempre più raffinate ed in continuo miglioramento. Di conseguenza, negli ultimi anni abbiamo assistito all’introduzione di sorgenti di ultrasuoni sempre più evolute, che permettono l’uso ottimale di tutte le punte oggi presenti sul mercato e che, essendo di più diversi tipi, richiedono spesso differenti metodiche di utilizzo. Per questo motivo, le moderne sorgenti di ultrasuoni devono saper combinare la caratteristica della potenza con la precisione del taglio e consentire il controllo non solo della frequenza ma anche dell’ampiezza della vibrazione. Questo tipo di problema è particolarmente sentito in endodonzia, dove viene usata una grande quantità di punte che differiscono tra loro in termini di forma, lunghezza, grandezza e metallo con cui sono costruite e che, per questi motivi, richiedono differenti modalità di utilizzo. Pertanto è molto importante che la sorgente di ultrasuoni sia dedicata specificatamente all’endodonzia o che eventualmente sia una sorgente multiuso con la possibilità di un’applicazione “endo”, alla quale corrisponde un utilizzo in cui l’ampiezza delle vibra- zioni è limitata. Seguendo questo tipo di valutazione, la mia scelta personale cade su di una sorgente molto semplice, ergonomicamente facile da posizionare, date le sue dimensioni ridotte e la sua compattezza, e che al tempo stesso garantisce un’ampia gamma di utilizzo in endodonzia, grazie alla possibilità di variare la sua frequenza operativa in maniera ampia e precisa. Questa sorgente di ultrasuoni è il Suprasson P5 Booster della Satelec (Fig. 1) o il modello più evoluto e più nuovo Suprasson Profy Max II® che usa la nuova tecnologia che consente di regolare automaticamente l’apparecchio e la sua potenza a seconda della punta montata, ottimizzando così l’azione della punta stessa, diminuendo lo stress assorbito e prolungandone la durata (Fig. 2). L’altro aspetto che deve essere preso in considerazione è che la sorgente scelta deve consentire l’utilizzo del maggior numero possibile di punte. Questo perché sul mercato si trovano manipoli con diversi passi: alcuni infatti sono costruiti per il sistema americano in pollici, mentre altri per il sistema europeo in millimetri. Dal momento che la grande maggioranza delle punte è costruita negli Stati Uniti o comunque ha il passo in pollici, la sorgente scelta per l’endodonzia deve essere in grado di risolvere questo problema. Pertanto è necessario evitare l’acquisto di sistemi “chiusi”, sui quali possono essere montate solo le punte disegnate per quella specifica sorgente, o sistemi nei quali l’utilizzo di altre punte è estremamente complicato. Dovremmo invece preferire i sistemi “aperti” nei quali è possibile montare quasi tutti i tipi di punte oggi disponibili. Questo aspetto diventa di importanza 2 strategica quando si analizza la grande varietà di terminali disponibili e ci si rende conto che è impossibile far fronte a tutte le diverse situazioni cliniche con una sola famiglia di punte. Negli ultimi anni, a seguito delle continue crescenti richieste cliniche, le punte da ultrasuoni si sono evolute parallelamente alle tecniche endodontiche e pertanto sono inevitabilmente aumentate di numero. Oggi sono disponibili sul mercato intere dozzine di punte, diverse tra loro per forma, lunghezza e per il materiale con cui sono costruite. Per anni l’unico materiale utilizzato è stato l’acciaio, con il quale sono state prodotte molte punte eccellenti che vengono ancor oggi usate con successo, anche se la moderna tecnologia consente di costruire strumenti di maggiori prestazioni. Questo, ad esempio, è il caso delle Figura 2 Sorgente di ultrasuoni Prophy Max II della Satelec. Pag. - 17 Profilo dell’Autore. Il Dr. Fabio Gorni si è laureato in Odontoiatria presso l’Università di Milano nel 1984. Attualmente è Professore a Contratto nel reparto di Endodonzia dell’Ospedale S. Paolo di Milano. E’ Socio Attivo della Società Italiana di Endodonzia SIE, dell’Accademia Italiana di Odontoiatria Microscopica AIOM, Socio Specialista della European Society of Endodontology ESE e socio dell’American Association of Endodontists AAE. Dal 1994 al 1998 è stato Membro della Commissione Accettazione Soci della SIE, dal 1998 al 2001 ne è stato Segretario Culturale e dal 2003 al 2005 ne è stato il Presidente. Attualmente è Past-President della medesima società. Ha tenuto conferenze su vari argomenti di Endodonzia in Congressi Nazionali ed Internazionali, ha pubblicato su molte riviste nazionali ed internazionali del settore ed ha prodotto numerosi video scientifici. Con Cliff Ruddle ha pubblicato una serie di video intitolati “The Endodontic Game”, distribuiti in Europa, Stati Uniti, Canada, Australia ed Asia. Ha lo studio privato in Milano dove esercita la professione limitatamente all’Endodonzia clinica e chirurgica, e in particolare alla micro-odontoiatria. Può essere contattato all’indirizzo [email protected]. L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 Figura 3 Punte da ultrasuoni ProUltra (serie in nitrato di zirconio) della Dentsply Maillefer. Figura 4 Punte da ultrasuoni ProUltra (serie in titanio) della Dentsply Maillefer. 3 4 nuove punte ProUltra rivestite di nitrato di zirconio e delle ProUltra in titanio, le quali, grazie alle loro notevoli differenze in lunghezza, conicità e flessibilità, coprono un’ampia gamma di utilizzo e sono estremamente utili in numerose applicazioni endodontiche (Fig. 3, 4). Ciononostante, le nuove punte non devono necessariamente rimpiazzare le vecchie: spesso, infatti, esse hanno differenti caratteristiche in termini di prestazioni e aprono nuove possibilità di lavoro. Nella pratica clinica può, infatti, essere utile utilizzare le punte in acciaio le cui caratteristiche sono diverse e con le quali possiamo affrontare e risolvere le restanti situazioni cliniche. Questo, ad esempio, è il caso delle punte SP1, SP2 e SP3 prodotte dalla Excellence in Endodontics (EIE), che sono le punte più lunghe esistenti sul mercato, delle punte ET 20, ET 20D, ET 40 ed ET 40D della Satelec e infine delle K File prodotte sempre dalla Satelec che, usate in situazioni cliniche delicate ben precise, sono strumenti insostituibili. Pag. - 18 Infine, le enormi differenze esistenti tra tutte queste punte in termini di lunghezza e dimensioni, rende obbligatoria da parte dell’operatore la necessità di controllare in maniera molto accurata la potenza erogata dalla sorgente di ultrasuoni, cosa che d’altra parte conferma la necessità di averne una di buona qualità, non solo per poter utilizzare al meglio le singole punte ottimizzando le loro prestazioni, ma anche per ridurre al minimo la frattura delle punte stesse. Prendiamo ora le varie situazioni cliniche nelle quali l’utilizzo delle tecniche ultrasoniche migliora le nostre prestazioni endodontiche, tenendo presente che in alcune di queste situazioni l’uso di tali tecniche rappresenta l’unico trattamento possibile. Casi clinici La prima situazione clinica nella quale si traggono enormi vantaggi dall’uso delle punte da ultrasuoni è rappresentata dalla preparazione della cavità d’accesso e dal reperimento degli orifizi canalari. La prima tappa della terapia endodontica è spesso complicata dalla presenza di camere pulpari che negli anni si sono calcificate per neo-apposizione di dentina secondaria che ha parzialmente o completamente obliterato l’anatomia radicolare. Sappiamo come sia difficile in tali casi eseguire una corretta cavità d’accesso, nel rispetto dell’anatomia originale del dente, senza alterare il pavimento della camera e soprattutto come sia complesso reperire tutti gli imbocchi canalari. I vantaggi offerti dall’utilizzo delle punte da ultrasuoni in questi casi derivano dalla grande precisione di taglio e dall’insuperabile visibilità del campo operatorio. Il controllo che le punte da ultrasuoni consentono di avere non è paragonabile a quello dato da qualsiasi strumento rotante, e ciò non solo per la facilità di guidare uno strumento che non sta ruotando, ma anche per la dimensione della punta, decisamente più piccola e che pertanto garantisce sia un taglio molto preciso che una migliore visibilità. Questa, infatti, è l’altra grande differenza rispetto ai manipoli: il campo visivo è fortemente migliorato e libero da tutti gli impedimenti. Tipicamente, in queste situazioni si ritrovano cavità d’accesso nelle quali l’anatomia è stata sostanzialmente modificata ad esempio con perforazioni del pavimento camerale, o casi in cui gli orifizi canalari non sono stati reperiti. Tali vantaggi sono immediatamente evidenti, anche a piccolo ingrandimento. Se inoltre consideriamo che al giorno d’oggi queste fasi operative sono spesso eseguite sotto microscopio, i vantaggi risultano ancora maggiori. Coloro che utilizzano questo potente mezzo ingrandente conoscono l’enorme difficoltà che deriva dall’utilizzo in queste fasi degli strumenti rotanti, quando cioè la testina del manipolo copre praticamente tutto il campo visivo, impe- 5 2006 dendo il giusto controllo del lavoro. Le punte più adatte a compiere questa fase operativa sono senza dubbio quelle con maggiore conicità e non eccessivamente lunghe. Queste sono punte con buone capacità di taglio che possono essere utilizzate al massimo della potenza per velocizzare il nostro lavoro. Lavorando al microscopio operatorio è un piacere seguire la precisione e l’efficacia del taglio della punta, che in breve tempo ci consente di eseguire un’eccellente preparazione del pavimento della camera pulpare, eliminando i pulpoliti e tutte le calcificazioni e rifinendo le pareti assiali della cavità stessa. Per questi motivi, le punte da utilizzare in queste fasi devono essere diamantate (ET 20D della Satelec) o rivestite di zirconio (ProUltra Endo 2-3), così che esse possano tagliare sia in punta che di lato. La rimanente preparazione viene quindi eseguita con pareti lisce e divergenti, secondo le regole della cavità d’accesso ideale (Figg. 5, 6). Quando si trattano casi ancora più complessi, nei quali la deposizione di dentina ha obliterato non solo la camera pulpare ma anche parte del canale radicolare, preferisco punte più sottili 6 Figura 5, 6 Calcificazioni nella camera pulpare di un molare, prima e dopo il trattamento. Pag. - 19 L’uso degli ultrasuoni in Endodonzia L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 a b c d CASO n° 1 Figura a Radiografia preoperatoria Figura b Il pavimento della camera pulpare è completamente calcificato e la cavità d’accesso errata ha alterato l’anatomia originale. Figura c-e Sequenza della corretta preparazione della cavità d’accesso utilizzando le punte da ultrasuoni. Figura f Cavità d’accesso finale con gli imbocchi canalari nella loro posizione originale. Figura g Radiografia postoperatoria. Figura 7, 8 L’azione degli ultrasuoni può essere sufficiente a rimuovere il perno. Figura 9, 10 Ritrattamento endodontico di un caso con vite endocanalare e un’anatomia endodontica particolare. e f che al tempo stesso garantiscono anche un’adeguata capacità di taglio, come le Endo 4-5 della serie ProUltra o la ET 40D della Satelec (caso n°1). Con queste punte usate sotto microscopio non esistono limiti operativi. Si può localizzare il lume canalare anche nei casi in cui il canale è quasi completamente obliterato dalla dentina secondaria, o preparare in maniera precisa e conservativa l’istmo che connette i canali della stessa radice, come nel caso della radice mesiale dei molari inferio- g ri, dove frequentemente troviamo un terzo canale, un orifizio “extra”, che può essere reperito in questa complessa anatomia endodontica più spesso di quanto si possa pensare (casi n° 2 e 3). Pertanto, oggi si ha la possibilità di trattare casi che solo pochi anni fa avrebbero richiesto la chirurgia e che oggi possono essere brillantemente risolti con un ritrattamento ortogrado. Un altro importante capitolo in cui le tecniche ultrasoniche trovano la loro applicazione ideale è rappresentato dalla rimozione di perni fusi o preformati, sia avvitati che cementati. I perni possono essere rimossi usando le punte da ultrasuoni da sole (Figg. 7, 8) o congiuntamente ad a altri appositi strumenti, come il Ruddle Post Removal System (caso n° 4). E’ ben noto il fatto che l’azione degli ultrasuoni può contribuire alla disintegrazione del cemento grazie alla conduzione delle vibrazioni attraverso il metallo del perno. In molti casi, soprattutto nel caso di perni prefabbricati avvitati, ciò può essere sufficiente a rimuovere il perno (Figg. 9, 10). Per questo scopo esiste una punta specifica, la ProUltra Endo 1, che può essere vibrata ad alta potenza sulla superficie del perno, ottenendo così la sua rimozione. Sempre a proposito della rimozione di vecchi restauri, un’altra importante applicazione deri- 2006 b va dalla capacità di taglio delle punte più robuste, utilizzate per rimuovere precedenti build-up in denti trattati endodonticamente. La ricostruzione spesso coinvolge il pavimento camerale e, per varie profondità, anche gli imbocchi canalari, rendendo l’eliminazione dell’intero build-up un’operazione tutt’altro che facile. Il contributo dato dalle punte da ultrasuoni nella rimozione delle ricostruzioni senza alterare l’anatomia originale ma salvando tessuto dentale, è di grande aiuto (Fig. 11). Questo è particolarmente vero soprattutto quando il materiale del vecchio restauro era resina composita che, per le sue capacità adesive e per il suo colore, è particolarmente difficile distinguere dalla dentina e staccare dalla superficie dentale: in questi casi gli ultrasuoni possono essere utilizzati con potenza e frequenza elevate (Figg. 12, 13). Un altro aspetto importante da sotto- c CASO n° 2 Figura a-c Incisivo centrale in cui la dentina secondaria ha obliterato completamente il sistema dei canali radicolari.i. Figura 11 Rimozione del moncone in amalgama. 7 8 Pag. - 20 9 10 11 12 13 Figura 12, 13 Rimozione del moncone in composito. Pag. - 21 L’uso degli ultrasuoni in Endodonzia L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 2006 CASO n° 3 Figura a La camera pulpare mostra la presenza di una perforazione, uno strumento fratturato nel canale mesiovestibolare ed un’anatomia particolare. Figura b Due canali nella radice distale, tre canali nella radice mesiale e la perforazione riparata. CASO n° 4 a b a lineare è che anche quando le punte sono usate a potenza elevata, la pressione da noi esercitata sul manipolo deve essere leggera, con movimenti tipo pennello, per conservare l’integrità delle punte stesse e per evitare un inutile surriscaldamento del manipolo e del dente. Queste punte, infatti, sono state disegnate per lavorare senza irrigazione, per lasciare all’operatore il massimo della visibilità. Infine, prendiamo ora in considerazione l’ultimo importante capitolo in cui si utilizzano gli ultrasuoni: i ritrattamento ortogradi. Durante il ritrattamento, la rimozione dal canale radicolare del cemento, della guttaperca o degli altri materiali è sempre stata lunga e faticosa. Oggi tutto ciò è estremamente semplificato perché le sottili punte oggi disponibili entrano facilmente all’interno del vecchio materiale, consentendo la sua rimozione. Figura 14-16 Le punte da ultrasuoni ed il solvente consentono al clinico di svuotare rapidamente l’anatomia canalare dal cemento e dalla guttaperca. Pag. - 22 14 15 Per questo scopo è disponibile un’ampia gamma di punte e a mano a mano che si entra più in profondità nel canale, possiamo utilizzare punte sempre più sottili e flessibili (ProUltra 6-8 in Titanio, K File Satelec), che ci consentono di seguire più da vicino l’anatomia radicolare. Quando i canali sono pieni di guttaperca, le punte più potenti entrano facilmente all’interno del materiale, grazie alle vibrazioni e al calore che esse producono. Tuttavia, gli ultrasuoni possono anche essere utilizzati in combinazione con i solventi: la loro azione potenzia quella degli irriganti, facilitando la rimozione dei vecchi materiali da otturazione canalare (Figg. 14-16). Tutto ciò è molto efficace con alcuni materiali come la guttaperca e tutti i cementi endodontici tradizionali, ma la situazione è diversa se all’interno del canale era stato usato un cemento 16 b d definitivo, cosa che sfortunatamente capita di trovare spesso non solo quando si rimuovono restauri intracanalari come viti e perni, ma anche in corso dei cosiddetti ritrattamento “standard”. In questi casi, le punte da utilizzare devono essere sottili, ma al tempo stesso sufficientemente potenti da distruggere i grossi frammenti di cemento che occludono il sistema dei canali radicolari. Se nella porzione più coronale del canale questo è possibile farlo anche ad occhio nudo o a piccolo ingrandimento, a mano a mano che si scende più in profondità nel canale è assolutamente necessario avere il controllo dell’azione di taglio di queste punte, in modo che esse lavorino solo sul cemento e non contro le pareti canalari. Il controllo che possiamo avere lavorando con il microscopio operato- c Figura a, e Sequenza e tecnica della rimozione dello strumento fratturato. e rio è così preciso, che ci consente di svuotare completamente il canale fino all’apice anche nei casi in cui un cemento durissimo riempiva l’intero canale radicolare. Una volta che il canale è stato completamente svuotato del materiale da otturazione, o anche durante questa fase, è estremamente utile associare l’azione detergente degli ultrasuoni a quella dell’ipoclorito di sodio (caso n° 5). La detersione ottenuta grazie alle onde ultrasoniche e al riscaldamento dell’ipoclorito di sodio ci consente di eliminare tutti i detriti dal canale, lasciando pareti lisce e libere anche dei più microscopici residui. Utilizzando questa procedura, ci avvaliamo anche della nota azione antibatterica delle onde ultrasoniche, fenomeno noto come “onde acustiche”. Il contributo che oggi possiamo ottenere da questo tipo di tecnologia è Pag. - 23 L’uso degli ultrasuoni in Endodonzia L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 a b e f CASO n° 5 Figura a Radiografia preoperatoria del secondo premolare superiore. Figura b Un cemento estremamente duro occlude completamente il lume canalare. Figura c Il cemento è stato parzialmente rimosso utilizzando le punte da ultrasuoni (ProUltra Endo 2). Figura d Detriti nel terzo apicale. Figura e Azione detergente della punta da ultrasuoni associata all’ipoclorito di sodio. Figura f Il terzo apicale è ora completamente deterso e mostra due forami, di cui il linguale parzialmente riassorbito. Figura g Una barriera di collagene è stata posizionata a livello del forame affinché funzioni da matrice per avere un migliore controllo dell’otturazione tridimensionale. Figura h Radiografia postoperatoria. Pag. - 24 c g molto alto e ci permette di avere successo anche in situazioni di particolare difficoltà, come quelle in cui si hanno gradini, intasamenti, strumenti fratturati, che meritano un capitolo a parte nell’ambito dei ritrattamenti ortogradi. In questi casi, il nostro scopo è quello di creare spazio al di sopra dello strumento fratturato, in modo da consentire al microscopio di fornirci una visione ottimale del canale e del frammento. Si deve rimuovere la dentina con grande cautela, usando punte da ultrasuoni di varia grandezza. Nella mia esperienza l’uso delle punte da ultrasuoni deve essere differenziato: la punta più tagliente va usata per creare lo spazio necessario al di sopra del frammento, mentre una punta più delicata si utilizza per un lavoro più preciso attorno allo strumento fratturato, dove è preferibile minore potenza e maggiore con- d h trollo, difficile da ottenere con una punta più aggressiva. Pertanto, in questa fase preferisco associare numerose punte, scegliendo tra acciaio e titanio quando il lavoro diventa più delicato. Queste ultime hanno anche il vantaggio di poter modificare la loro forma dal momento che sono meno rigide, per cui ci consentono di dare loro diverse angolazioni che ci facilitano enormemente l’accesso. A questo scopo possono essere di grande utilità le punte K File premontate da ultrasuoni. Esse erano state disegnate per scopi specifici, ma grazie alla loro elasticità possono trovare anche altre applicazioni, in cui è necessaria un’azione efficace ma al tempo stesso molto delicata, non ottenibile con nessuna delle altre punte disponibili sul mercato. Con la punta che abbiamo scelto, si crea lentamente dello spazio laterale 17 18 allo strumento fratturato, riuscendo così a dislocarlo e poi a rimuoverlo vibrandolo gentilmente con l’azione degli ultrasuoni fino a farlo uscire dal canale (Figg. 17-21). Più il frammento è posizionato apicalmente, tanto più è difficile usare questo tipo di approccio, anche se con qualche esperienza si riesce talvolta a rimuovere anche gli strumenti fratturati nel terzo apicale, magari al di là di una curva (caso n° 6). Secondo la mia opinione, la curva del canale non rappresenta un limite assoluto, perché grazie all’utilizzo di K file precurvabili possiamo lavorare anche al di là delle curve canalari, mantenendo sempre un buon controllo della punta; inoltre, quando uno strumento si rompe in una curva del canale, di solito almeno una sua piccola porzione resta visibile e questo ci consente di applicare la tecnica ora descritta. Nei casi in cui questo non sia sufficien- 19 20 te per l’eccessiva lunghezza dello strumento fratturato, si può, come per i perni, abbinare gli ultrasuoni con l’uso di appositi kit disegnati per rimuovere questi frammenti. Il Kit di Cancellier o il nuovo strumento Instrument Removal System (IRS) disegnato da Cliff Ruddle rappresentano un’ottima alternativa e offrono alcuni vantaggi senza alcun rischio reale. Essi consistono in una serie di tubicini vuoti di diverse misure che, inseriti nel canale, possono incarcerare la porzio- 2006 21 Figura 17-21 Sequenza e tecnica della rimozione dello strumento fratturato. a CASO n° 6 b c Figura a, c Strumento fratturato al di là di una curva nella radice mesiale di un molare inferiore. Pag. - 25 L’uso degli ultrasuoni in Endodonzia L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 2006 CASO n° 8 Figura a, b Dens in dente. Figura c-h Sequenza del trattamento. Con gli ultrasuoni ed il microscopio è possibile rimuovere tutto il tessuto dentale senza minimamente danneggiare le pareti dentinali originali. a b d e g Figura a La radiografia preoperatoria mostra una lesione della biforcazione. Figura b-e Largo riassorbimento della zona della biforcazione nella radice mesiale. Figura f, g Il cemento MTA ripara il difetto. Figura h Ritrattamento endodontico e ricostruzione del moncone. Figura i Il controllo dopo 18 mesi mostra la guarigione del caso. Pag. - 26 22 ne libera dello strumento fratturato e quindi estrarlo. Con questo sistema si può esercitare una considerevole forza assiale sullo strumento, superando così la resistenza delle pareti dentinali (Figg. 22, 23). L’ultima applicazione degli ultrasuoni in endodonzia è quella connessa con la preparazione del canale stesso. La sagomatura con lime ultrasoniche, tecnica comunemente usata all’inizio degli anni ’80, è stata da lungo tempo abbandonata ed oggi possiamo usare l’azione 23 Oggi gli ultrasuoni possono anche essere utilizzati in casi particolari per veicolare il materiale da otturazione, come quello che è più comunemente usato per riempire il difetto e che è rappresentato dall’MTA (ProRoot, Dentsply Maillefer): sotto la pressione delle vibrazioni si adatta bene alla cavità preparata, lasciando una superficie liscia e ben compatta che garantisce un ottimo sigillo al grave difetto anatomico (caso n° 7). f h CASO n° 7 c Figura i Radiografia postoperatoria. Figura 22-23 Sistema IRS disegnato da Cliff Ruddle. Per terminare, vediamo un caso di “dens in dente” che è stato brillantemente risolto grazie all’uso combinato degli ultrasuoni e del microscopio operatorio, ovverosia, grazie a tutte le tecnologie che il mercato ci rende disponibili per eseguire un’endodonzia sempre più all’insegna dell’eccellenza (caso n° 8). a i tagliente di queste punte in situazioni cliniche specifiche che richiedono una particolare preparazione del difetto anatomico, lasciando da parte la sagomatura canalare come tale. Un tipico esempio di tale condizione è rappresentata dalla perforazione. In questo caso, è indicato usare l’azione controllata di taglio delle punte da ultrasuoni per pulire il difetto dal tessuto di granulazione e per regolarizzare i bordi in modo da preparare la cavità per una corretta sua otturazione. b c d e f g h i Pag. - 27 Le regole del gioco Vincere la partita dell’endodonzia (parte 1) John West, DDS, MSD Figura 1 a-d a. L’anatomia della Natura non conosce linee rette e ogni creazione è un pezzo unico. I rami degli alberi sono sempre curvi. b. Infusione di inchiostro di china nel canino di un cane. c. Le impronte digitali, come il DNA, sono esemplari unici nell’universo. d. Tronchi d’albero su una spiaggia nell’Oregon. 1a Vol. 9, Nr. 2 L’endodonzia può essere considerata un gioco. Il dizionario definisce la parola “gioco” una “attività competitiva con regole, il cui esito dipende in maggiore o minore misura dall’abilità…”. Il grado e la costanza del successo in endodonzia dipendono dall’attenzione e dalla determinazione con cui si gioca la partita. Questo articolo si compone di 2 parti, che prendono in esame le 6 diverse e distintive regole dell’endodonzia: gioco, accesso e sentiero di percorribilità nella prima parte, detersione, sagomatura e otturazione nella seconda parte. Anche se non si tratta delle uniche regole, queste costituiscono le linee guida fondamentali per il pieno successo di una pratica endodon- 1b Figura 1 e-f e. Molare mascellare (per gentile concessione di toothatlas.com). f. Primo e secondo molare mascellare dopo detersione, sagomatura e otturazione. Pag. - 30 L’Informatore Endodontico 1e 2006 tica efficiente, stimolante e piacevole. IL GIOCO Il gioco dell’endodonzia è semplice: qualsiasi dente coinvolto a livello endodontico può essere trattato in maniera predicibile, se la condizione del parodonto è sana o può essere curata, se il dente è restaurabile, se le porte di uscita (forami) del sistema dei canali radicolari possono essere sigillate, con o senza l’approccio chirurgico.5 In base alle semplici ma profonde leggi di Madre Natura, tutti i sistemi canalari sono unici e diversii tra loro. Così come non esistono due DNA uguali, due impronte digitali uguali e nemmeno due alberi 1c 1d 1f 2b 2a uguali, allo stesso modo non esistono due sistemi di canali radicolari uguali. La Natura produce solo pezzi unici. In secondo luogo, la Natura non crea linee rette (Figg. 1a-1f). Per l’endodontista del 21° secolo ciò significa che nessuno strumento o nessuna tecnica possono essere usati in tutti i casi. Infatti, tutti i sistemi canalari devono essere trattati in maniera individuale e univoca così come tutti i canali radicolari curvano di svariati gradi dalla cavità d’accesso al termine radicolare. L’ACCESSO Il primo passo per una buona riuscita nella detersione e sagomatura del canale consiste nell’esecuzione di una corretta cavità d’accesso, che deve essere accuratamente valutata in termini di accesso rettilineo prima di iniziare la preparazione del sentiero guida (Figg. 2a-2j).2 Si dice che “non puoi trattare ciò che non puoi vedere”. Vedere i canali nelle cavità d’accesso preparate in maniera appropriata richiede ingrandimento e illuminazione.7 Questa condizione può essere ottenuta mediante l’utilizzo di lampade frontali o microscopi. Il vantaggio del microscopio 2c 2d Figura 2 a-d a. Accesso. Il segreto per una perfetta visione in endodonzia è il microscopio. b. Kit semplificato per la cavità d’accesso (Dentsply Maillefe)r. La nuova fresa X-Gates Glidden contiene tutte le geometrie delle frese di Gates in un unico strumento. c. Diagramma lineare di pre-trattamento: visione mesiale di un dente anteriore. d. Tipica cavità d’accesso con i triangoli n°1 e n°2 ancora presenti. risiede nel fatto che la luce coassiale si accompagna all’ingrandimento e lo strumento può essere posizionato in maniera indipendente. Il clinico non è dunque vincolato alla fonte di luce e può utilizzare facilmente il microscopio, senza l’ingombrante attacco alla testa dell’operatore. Ci chiediamo inoltre, i dentisti “vedono e poi credono o credono e poi vedono?”. Al fine di “credere” che i canali sono presenti, è opportuno, per prima cosa, esaminare alcuni dati relativi alle statistiche sui canali stessi. Il modo più semplice per conoscere il numero di canali presenti in determinati denti Pag. - 31 Profilo dell’Autore. Fondatore e direttore del Center for Endodontics, il Dott. West ha conseguito la Laurea in Odontoiatria presso l’Università di Washington nel 1971, e la Specializzazione in Endodonzia presso la Henry M. Goldman School of Dental Medicine dell’Università di Boston nel 1975. Relatore internazionale, esercita come libero professionista a Tacoma, Washington. È co-autore, insieme al Dott. John Ingle, del capitolo “Obturation of the Radicular Space” delle edizioni del 1994 e del 2002 del testo di Ingle stesso Endodontics, ed è l’autore principale del capitolo “Cleaning and Shaping the Root Canal System” nelle edizioni del 1994 e del 1998 di Pathways of the Pulp di Cohen e Burns. Il Dott. West è membro delle seguenti associazioni: The American Academy of Esthetic Dentistry, The Northwest Network for Dental Excellence e The International College of Dentistry. È parte della Direttore scientifico per l’endodonzia della rivista Communiqué dell’Università di Boston e membro del comitato scientifico di The Journal of Advanced Esthetics and Interdisciplinary Dentistry, The Journal of Esthetic and Restorative Dentistry, Practical Procedures and Aesthetic Dentistry e The Journal of Microscope Enhanced Dentistry. Può essere contattato al numero (800) 900-7668 o all’indirizzo e-mail john¬[email protected]. L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 consiste nel fare riferimento alla letteratura e presumere che tali canali siano presenti nel numero prestabilito, a meno che non venga dimostrato il contrario1 (tabella4). TABELLA NUMERO DI CANALI PRESENTI NEI DIVERSI DENTI Mascellare centrale 1 canale Mascellare laterale 1 canale Mascellare canino 1 canale Mascellare 1° premolare 1 canale 2 canali 3 canali Mascellare 2° premolare 1 canale 2 canali 3 canali Mascellare 1° molare 3 canali 4 canali * 5 canali Mascellare 2° molare 1 canale Radice MB 2 canali Mandibolare centrale 1 canale 2 canali Mandibolare laterale 1 canale 2 canali Mandibolare canino 1 canale 2 canali Mandibolare 1° premolare 1 canale 2 canali 3 canali Mandibolare 2° premolare 1 canale 2 canali 3 canali Mandibolare 1° molare 2 canali 3 canali 4 canali Mandibolare 2° molare 1 canale e 1 forame mesiale 1 canale e 1 forame distale 2 canali e 1 forame mesiale 2 canali e 1 forame distale 2 canali e 2 forami mesiali * Stropko 4 riporta di aver scoperto oltre il 93% dei canali MB2 nei molari mascellari con l’utilizzo del microscopio Pag. - 32 Conoscere il numero medio di canali, anche se costituisce un’utile “mappa”, non descrive accuratamente la complessità del labirinto del sistema di canali radicolari, che consiste di comunicazioni, recessi canalari, anastomosi, cul-desac e delta anatomici (si veda toothatlas. com di Brown ed Herbranson). La filosofia di base relativa all’attrezzatura per la preparazione della cavità di accesso prevede l’utilizzo del minor numero possibile di frese. Come in tutte le pratiche endodontiche efficienti, “il meno è più”… minore è la quantità di strumenti necessari al dentista, migliore sarà la loro efficacia. Di base si utilizzano per la cavità di accesso frese diamantate rotonde N. 2 o N. 4 per i denti ricoperti con corone in porcellana e frese rotonde N. 2 e N 4 per i denti senza rivestimento in porcellana. La rifinitura della cavità d’accesso può avvenire tramite una fresa beaver o una fresa diamantata di forma conica. La riduzione occlusale è importante, in modo particolare in quei denti che richiederanno protezione cuspidale come un onlay o una corona. Un secondo vantaggio della riduzione occlusale è che gli angoli retti occlusali fungeranno da riferimento per il posizionamento delle lime invece di utilizzare le linee oblique delle cuspidi. In terzo luogo, togliere il dente dall’occlusione potrebbe prevenire il dolore post-operatorio da pressione in zona periradicolare, perché ci sarà spazio per una leggera infiammazione periradicolare. Normalmente, l’infiammazione dopo detersione, sagomatura e otturazione è subclinica, ma talvolta si può verificare e in questi casi “prevenire e meglio che curare”. Pertanto, è importante informare il paziente che i denti potrebbero dolere per alcuni giorni dopo il trattamento endodontico. 2e 2f La tecnica base per la preparazione della cavità d’accesso consiste nel penetrare e svasare ripetutamente finché non si raggiunge il tetto della camera. Il tetto della camera pulpare viene quindi rimosso con una fresa rotonda. A questo fa seguito la rifinitura delle pareti con una fresa diamantata di forma conica. Viene poi preparata una leggera conicità all’interno della cavità di accesso stessa, al fine di creare una sede adatta a sostenere un restauro temporaneo tra una seduta e l’altra nel caso di trattamenti in più sedute. Anche gli ultrasuoni si rivelano molto utili nella rifinitura delle pareti della cavità d’accesso e nel rimuovere le calcificazioni dalla camera pulpare e, in particolare, dall’orifizio canalare. Oltre a queste linee guida, in ciascun gruppo di denti si ritrovano spesso determinati errori che devono essere evitati nel corso della preparazione delle cavità d’accesso. Errori comuni Comuni errori nella preparazione della cavità d’accesso dei denti anteriori mascellari e mandibolari. (1) Perforazione vestibolare a causa della mancata rimozione del trian- 2g 2h 2006 Figura 2 e-h e. Il triangolo vestibolare di smalto è stato rimosso. Triangolo n°1. f. Il triangolo linguale di dentina è stato rimosso. Triangolo n°2. g. Accesso in linea retta, reso possibile grazie alla rimozione dei triangoli n°1 e n°2. h. La rimozione del triangolo n°2 permette il reperimento del canale linguale. golo n°1, formato essenzialmente da smalto (Fig. 2e). (2) Mancata estensione dell’accesso linguale per rimuovere il triangolo n°2 (Fig. 2f). La rimozione dei triangoli 1 e 2 permette un accesso rettilineo al sistema di canali radicolari. Molti clinici sbagliano nel rimuovere questi due triangoli, mentre al contempo rimuovono un’eccessiva quantità di struttura dentale mesialmente e distalmente. È meglio eseguire una cavità d’accesso bene in asse piuttosto che una cavità d’accesso larga. Una forma corretta di tale cavità prevede una lieve conicità della parete mesiale e distale. Molti clinici eccedono nella preparazione di quest’area e rimuovono inavvertitamente la struttura (anche se potenziale) della ferula mesiale e distale. La ferula è importante in tutti i denti, ma lo è particolarmente negli anteriori mandibolari, dove le dimensioni mesio-distali sono già molto ridotte. A molti dentisti sfugge il secondo canale linguale dei denti mandibolari proprio a causa della mancata rimozione del triangolo n°2. (Fig. 2h). Pag. - 33 Le regole del gioco Vincere la partita dell’endodonzia (parte 1) L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 Comuni errori nella preparazione della cavità d’accesso dei premolari mascellari. (1) Scarsa preparazione vestibolare e linguale e conseguente impossibilità di creare un accesso rettilineo nei denti con canali multipli. (2) Eccessiva preparazione delle pareti mesiali e distali. (3) Perforazione mesiale per il mancato riconoscimento dell’inclinazione distale dell’asse di questi denti. Il primo premolare mascellare è uno dei denti più comunemente soggetti a perforazione mesiale. (4) Impossibilità di allineare la cavità d’accesso con un restauro integrale. Un attento esame della struttura radicolare è fondamentale, al fine di osservare ogni rotazione o differenza di angolazione della corona preparata e della radice stessa. (5) Mancato reperimento del terzo canale (6%) nel primo premolare mascellare. (6) Mancato reperimento del secondo canale (24%) nel secondo premolare mascellare. Errori comuni nella preparazione della cavità d’accesso dei premolari mandibolari. (1) Perforazione mesiale simile a quella che si può verificare in un premolare mascellare, poiché molti dei secondi premolari mandibolari hanno un’inclinazione distale. (2) Insufficiente estensione vestibolare e quindi mancato accesso rettilineo. (3) Intero profilo della cavità d’accesso troppo in posizione linguale. (4) Iperestensione in direzione mesiodistale. Errori comuni nella preparazione della cavità d’accesso nei molari mascellari. (1) Preparazione ipoestesa in partico- Pag. - 34 lare in direzione mesiale, al fine di scoprire il secondo canale della radice mesiovestibolare. (2) Perforazione del pavimento in presenza di una camera pulpare molto stretta in senso occlusale-gengivale, inavvertitamente oltrepassata dalla fresa utilizzata dal clinico per penetrare e svasare la cavità d’accesso. È importante eseguire un’accurata radiografia bite-wing al fine di vedere la camera pulpare o di vedere che non esiste più alcuna camera pulpare! Nel caso di una corona totale può non essere possibile ottenere questa informazione dalla radiografia, poiché il materiale restaurativo nasconde la camera. In questo caso bisogna fare estrema attenzione. È importante osservare la prominenza mesiovestibolare, sia prima che dopo il posizionamento della diga di gomma. Tuttavia, è utile valutarla soprattutto prima di posizionare la diga. Ripetuti tentativi di trovare il canale mesiovestibolare possono dar luogo a perforazioni nel pavimento della camera pulpare, se l’accesso del clinico non è abbastanza esteso in direzione mesiovestibolare. Errori comuni nella preparazione della cavità d’accesso dei molari mandibolari. (1) Forma del profilo troppo linguale. (2) Estensione vestibolare del profilo occlusale troppo linguale. (3) Perforazione del pavimento, di nuovo a causa di una camera pulpare stretta che è stata inavvertitamente oltrepassata dalla fresa di accesso o nascosta da un restauro integrale. Il clinico si aspetta di “cadere” nella camera pulpare e si trova a “cadere” nella biforcazione. Per riassumere, per la preparazione di corrette cavità d’accesso nei denti frontali è fondamentale la rimozione 2i del triangolo vestiboloare n°1 e del triangolo linguale n°2. Il triangolo n°1 è fondamentalmente costituito da smalto, il triangolo n°2 da dentina. Il triangolo n°1 può essere rimosso con la stessa fresa di accesso rotonda utilizzata per penetrare e svasare il canale e può essere rifinito con una fresa conica diamantata. Il triangolo n°2 può essere rimosso con una fresa conica diamantata molto sottile, con una fresa di Gates Glidden o con una lima ProTaper SX (Dentsply Tulsa Dental). I denti posteriori o i denti multicanalari hanno anche loro triangoli di dentina in camera (Figg 2i, 2j). Questi possono essere accuratamente rimossi tramite un fresa di Gates Glidden n°1 o n°2 o con una lima ProTaper SX. È importante avere in precedenza strumentato la porzione coronale del canale con lime endodontiche di piccolo calibro prima di introdurre la lima SX, allo scopo di guidarne la punta. I canali calcificano in direzione corono-apicale e possono non essere visibili per diversi millimetri di profondità in direzione apicale. L’accesso a questi canali si presenterà spesso sotto forma di un punto bianco. Il canale stesso risiederà nella porzione scolorita della dentina. Punte da ultrasuoni e frese di Mueller si rivelano utili per seguire la dentina calcificata 2j 2006 Figura 2 i, j i. I triangoli sono presenti anche nei denti posteriori, come si vede nel canale distale di questo disegno. j. Senza la rimozione del triangolo distale, l’angolo di incidenza e l’angolo di accesso sono diversi. Non esiste un accesso rettilineo. Il triangolo dentinale deve essere rimosso. fino all’inizio della porzione pervia del canale. IL SENTIERO GUIDA Il sentiero guida in endodonzia può essere definito come una preparazione liscia dall’orifizio della camera alla costrizione apicale del sistema dei canali radicolari (Figg. 3a-3c).8 Il sentiero guida più piccolo adatto agli strumenti rotanti per la sagomatura viene creato da una lima n°10, ma molti insegnanti di endodonzia preferiscono consigliare una lima più larga, la n°15, come strumento dalle dimensioni minime. Tuttavia, la difficoltà con gli strumenti che seguono la standardizzazione ISO risiede nell’incremento discontinuo del diametro D1 passando dalla lima n°10 alla n°15 alla n°20. D1 rappresenta il diametro espresso in centesimi di millimetro ad 1 mm dalla punta dello strumento. Normalmente le lame si estendono fino alla parte più coronale della parte tagliente, a D16, che si trova a 16 mm dalla punta dello strumento. Il diametro della punta di un file n°10 è 0,10 mm, mentre il diametro della punta di un file n°15 è di 0,15 mm. Il file n°15 ha un incremento di diametro in D1 del 50% rispetto allo Pag. - 35 Le regole del gioco Vincere la partita dell’endodonzia (parte 1) L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 Figura 3 a-c a. Il sentiero guida è un elemento chiave. Il sentiero guida è completato quando lime endodontiche n. 10 o n. 15 scorrono facilmente nel canale fino al termine radiografico. b. La lima ProTaper S1 (Dentsply Tulsa Dental) segue in maniera predicibile il sentiero guida e rimuove le interferenze coronali. Si noti come è stata conservata la curvatura apicale. Una gestione accurata del sentiero guida previene la formazione di trasporti apicali, specialmente quando il clinico segue le istruzioni per l’uso di un particolare sistema rotante. c. Otturazione tridimensionale del sistema di canali radicolari che sigilla non solo il forame apicale, ma anche imolteplici canali apicali laterali potenzialmente significativi. Pag. - 36 3a 3b strumento precedente! Un file n°20 ha un diametro del 33,3% più ampio rispetto ad un file n°15. A causa di questi consistenti “salti”, la lima n°15 e la lima n°20 non seguono facilmente il sentiero dello strumento precedente rispetto al quale hanno un diametro apicale D1 troppo ampio. Nei canali curvi e in una struttura quale è la dentina, questo implica per il dentista il probabile rischio di creare un gradino nella porzione esterna della curva della parete dentinale. Questo problema si verifica perché tutti gli strumenti hanno una memoria elastica e tendono a raddrizzarsi e quando questa si combina con la pressione apicale, si possono generare gradini o scanalature nella parete dentinale esterna. Esistono 3 strumenti per tentare di minimizzare questo problema di dimensioni: Golden Mediums (DENTSPLY Maillefer), lime ProFile Serie 29 (DENTSPLY Tulsa Dental) e Serie ProFinder (DENTSPLY Maillefer). Ciascuno di questi sistemi si rivela utile nel far sì che strumenti di diametro progressivamente crescente trovino abbastanza spazio per essere accolti nel canale, minimizzando di conseguenza il rischio di danneggiare la parete 3c esterna di un canale curvo. È molto difficile rimuovere questi gradini e scanalature poiché l’angolo di accesso è molto diverso dall’angolo di incidenza del gradino stesso. In altre parole, il punto danneggiato è situato in profondità nel canale e lontano dal controllo del clinico. Dopotutto il manico dello strumento e le dita del dentista si trovano fuori dalla cavità d’accesso e la rimozione diretta del gradino si rivela impossibile. Al fine di evitare la formazione di questi gradini, il clinico deve passare allo strumento successivo solo quando il precedente si muove con facilità nel canale. È necessaria un’estrema delicatezza. Il dentista deve essere molto cauto nell’esercitare spinte o pressioni sullo strumento per farlo avanzare nel canale. Forzare, anche solo leggermente, può portare ad un disastro immediato. È importante pre-curvare le lime per far sì che queste seguano il sentiero esistente e non ne creino uno falso. La correzione dei gradini può essere predicibilmente eseguita pre-curvando una lima ProTaper F1 (Dentsply Tulsa Dental) utilizzando un paio di apposite pinze ortodontiche. La lima curvata apicalmente viene fatta scivolare oltre il gradino, ruotata e rimossa. Così facendo si ottiene non solo l’eliminazione del gradino, ma anche la contemporanea rifinitura della preparazione apicale. Lo sviluppo di un sentiero guida per strumenti rotanti si realizza attraverso 4 distinte azioni manuali, che devono essere effettuate lavorando immersi in una soluzione di ipoclorito di sodio, al fine di rimuovere tutto il fango dentinale prodotto dalle lime e per digerire il materiale pulpare non più irrorato. (1) “Seguire”. L’anatomia del canale radicolare è una condizione sempre presente e il compito del dentista è seguire quel sentiero. Per farlo è necessario scegliere, per prima cosa, uno strumento abbastanza piccolo da adattarsi e seguire il canale esistente. In secondo luogo, occorre precurvare gli ultimissimi millimetri dello strumento con un paio di pinzette. Il clinico deve impugnare con delicatezza il manico della lima, riducendo al minimo il contatto, per aumentare al massimo la percezione tattile. Non bisogna pensare di “trovare” il canale ma semplicemente di “seguirlo”. Si tratta di qualcosa di equivalente, più o meno, a quello che fa un bambino che scende lungo uno scivolo curvo. Il primo strumento al termine radiografico del canale costituisce il momento critico della preparazione endodontica e l’operatore vincente capisce che vuole “scorrere” con il canale invece di lottare contro esso. È naturale cercare di spingere, si tratta di una normale reazione umana quando ci si trova davanti ad un ostacolo. Ma in questo caso la cautela è d’obbligo e la ricompensa sarà un avanzamento verso l’estremità del canale ad ogni “successivo” movimento. (2) “Levigare”. Una volta che il primo strumento ha raggiunto il termine ed è stato verificato dal localizzatore apicale e/o dalla radiografia, l’azione successiva consiste nel ripercorrere il sentiero esistente esercitando un’azione levigante. Questa fase prevede una serie di brevi movimenti verticali di ampiezza compresa tra 0,5 e 1,0 mm, dentro e fuori, finché la lima non si muoverà liberamente nel canale, scivolando con facilità dall’orifizio al termine radiografico. Questa fase può richiedere solo 2 o 3 movimenti verticali oppure diverse dozzine o anche più. (3) “Forze bilanciate”. La tecnica delle forze bilanciate, descritta per la prima volta dal Dr. Jim Roane, è facile da capire, ma non è così facile da mettere in pratica.6 In maniera abbastanza semplice, tuttavia, il movimento prevede di ruotare il manico della lima in senso orario, in modo da impegnarsi contro la dentina, poi in senso antiorario, applicando una leggera pressione in direzione apicale, in modo da tagliare (con le lame) la dentina dalle pareti e farla depositare nelle scanalature dello strumento. La lima viene poi girata in senso orario e, nel corso di questa rotazione, rimossa dal canale. Ad un’osservazione ravvicinata e sotto ingrandimento, si possono osservare piccole quantità di dentina tra le lame. Si ricordi che la sagomatura endodontica non è un grande lavoro, non richiede fatica, al contrario. E’ piuttosto un lavoro “d’ingegno”. È importante sapere con certezza che è stata rimossa una quantità sufficiente di dentina per permettere, al passaggio successivo del medesimo strumento, di spingersi più in profondità verso il termine del canale. L’elemento caratteristico di questa tecnica è la pressione apicale Pag. - 37 2006 Le regole del gioco Vincere la partita dell’endodonzia (parte 1) L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 che deve essere esercitata nel corso del movimento rotatorio in senso antiorario, in caso contrario, ovverosia senza la spinta, la lima si limiterà a svitarsi senza rimuovere dentina. In sintesi, l’azione prevede prima una rotazione in senso orario, senza alcuna pressione apicale, che fa avanzare la lima in direzione apicale, poi una rotazione della lima in senso antiorario con una leggera pressione apicale, infine, una rotazione in senso orario, cui segue la rimozione dello strumento. Nel corso dello stesso passaggio possono essere eseguite diversi movimenti di forze bilanciate in senso orario-antiorario-orario. Se lo strumento avanza facilmente in profondità, si raccomandano 2 o 3 o perfino 4 di queste azioni combinate in senso orario-antiorario-orario. La tecnica delle forze bilanciate rimuove facilmente le interferenze dentinali dalla porzione coronale del canale radicolare. (4) “Envelope of motion”. Si tratta di un termine tecnico per descrivere la rimozione delle interferenze dentinali da parte dello strumento precurvato durante la rotazione in senso orario in uscita dal canale stesso. È l’unico movimento in grado di sagomare il canale durante il movimento in uscita della lima. La tecnica consiste nel precurvare una lima, come può essere la n°15, e poi “seguire” lo strumento all’interno del sistema canalare. Poco prima di raggiungere il punto di massima resistenza, si esegue una rotazione in senso orario mentre si rimuove lo strumento. Ad ogni movimento di alesatura (envelope of motion) lo strumento crea una riserva di spazio che permetterà alla lima conica di avanzare più in profondità verso l’estremità del sistema canalare.3 Pag. - 38 Se in qualsiasi momento lo strumento non “scivola” fino al termine del canale, vi sono 4 possibili ragioni o combinazioni di ragioni e rispettive soluzioni. diametro D1 di 0,06 mm. La tolleranza apicale degli strumenti è di 0,02 mm, cosicché possono esserci variazioni tra i vari strumenti. Alcuni strumenti 06 sono infatti più piccoli di altri! (1) La porzione più apicale del canale è ostruita da fango dentinale o da collagene denso. La soluzione consiste nel precurvare l’ultimo millimetro dello strumento, arrivare fino all’ostruzione, toccarla ed eseguire il movimento di alesatura (envelope) in uscita. Si ripete questa azione più volte finché la porzione coronale dell’ostruzione viene disgregata. Ogni passaggio garantisce una certa progressione in direzione apicale, anche se potrebbe trattarsi di un avanzamento molto piccolo e impercettibile. Tuttavia, ogni volta la punta dello strumento disgrega un po’ del fango dentinale densamente compattato nell’ostruzione, finché potrà facilmente arrivare alla porzione apicale del fango dentinale più molle. (4) Il gambo dello strumento è troppo ampio per il canale. La punta si adatta largamente al canale ma il clinico avverte un’interferenza. L’unico modo per risolvere il problema è proseguire con lo stesso strumento e, utilizzando la tecnica delle forze bilanciate o il movimento di alesatura prima descritto come “envelope of motion”, rimuovere la dentina che ne ostacola (2) La punta dello strumento ha una curvatura diversa da quella del canale stesso. La soluzione consiste nel precurvare lo strumento, modificando più volte la forma e la lunghezza dell’arco di curvatura della porzione più apicale dello strumento, finché questo non “scivolerà” fino al termine del canale. È possibile ottenere questo risultato solo attraverso tentativi casuali di precurvatura dello strumento associati a pazienza e delicatezza nell’azione. (3) La punta dello strumento è troppo ampia. La soluzione consiste nell’effettuare un altro passaggio con uno strumento di diametro inferiore. Lo strumento più piccolo che esiste nel sistema ISO è la misura 06, che ha un l’avanzamento; in seguito lo stesso strumento avanzerà più in profondità all’interno del sistema canalare. È consigliabile che il clinico rallenti l’azione in questa fase della strumentazione del canale. Mentre si rallenta l’azione, infatti, la preparazione canalare subisce un’accelerazione perché vengono commessi meno errori, quali tappi, gradini o trasporti. 9 Nella seconda parte di questo articolo verranno discusse le ultime regole relative a detersione, sagomatura e otturazione. BIBLIOGRAFIA 1) - Ingle, J., Himel,V.T., Harwish, C.E., et al.: Endodontic access preparation. In: Ingle, J.I., Bakland, L.K., eds. Endodontics. 5 a ed. London, England: B.C. Decker, Inc. 2002:405570. 2) - Levin, H.J.: Access cavities. Dent. Clin. North Am. Nov 1967:701-710. 3) - Ruddle, C.J.: Shaping for success... everything old is new again. Dent Today. 2006;25(4):120-127. 4) - Stropko, J.J.: Canal morphology of max¬illary molars: clinical observations of canal configurations. J Endod. 1999;25:446-450. 5) - West, J.D., Roane, J.B.: Cleaning and shaping the root canal system. In: Cohen, S., Burns, R.C., eds. Pathways of the Pulp. 7a ed. 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Ingrandita, l’immagine dimostra come la sagomatura facilita sia la detersione tridimensionale sia l’otturazione del sistema dei canali radicolari. 1a Vol. 9, Nr. 2 Esistono enormi diversità di opinioni a proposito dei metodi migliori per sagomare i canali radicolari e detergerne il sistema. Da una revisione della letteratura emerge la virtuale assenza di qualsiasi accordo su una varietà di argomenti di grande rilevanza clinica. Tra i temi ancora oggetto di dibattito rientrano la corretta sequenza della preparazione canalare, la lunghezza di lavoro e l’utilizzo delle lime per mantenere la pervietà del forame apicale (patency files). C’è ancora una diffusa ignoranza su altre due questioni fondamentali: quale sia la larghezza del forame apicale da ottenere con la preparazione e quale conicità sia da ritenersi adeguata per assicurarsi che il canale possa essere deterso e tridimensionalmente otturato. La confusione aumenta quando si tenta di identificare, assimilare e integrare nella pratica clinica le migliori tecnologie e i migliori strumenti oggi disponibili. A livello internazionale, non esiste accordo in merito alla concentrazione, alla temperatura e al volume ottimali di un irrigante, né riguardo al potenziale di qualsiasi reagente necessario per la detersione. Ancora più controversa appare la questione dell’importanza di una profonda 1b Pag. - 42 L’Informatore Endodontico detersione laterale, del trattamento del fango dentinale e del biofilm e non vi è alcuna certezza riguardo all’influenza di questi fattori sul successo della terapia. In ultima analisi, la scienza e la ricerca di base possono illuminare i nostri tentativi ma il successo in una professione che persegue la guarigione non può che essere stimato sulla base della concreta pratica clinica. Il caso vuole che il Dr. Herbert Schilder abbia esposto le idee e le strategie alla base di un successo predicibile nella sagomatura e nella detersione del sistema dei canali radicolari. L’endodonzia di Schilder è ancora un faro potente in grado di guidare qualsiasi clinico nel difficile viaggio verso una maggiore fiducia nei propri mezzi e verso il successo della terapia. Oltre trent’anni fa è stato pubblicato l’articolo “Detersione e sagomatura dei canali radicolari”, ormai un classico della letteratura endodontica1. In questo articolo il dottor Schilder espone le sue brillanti teorie definendo i cinque obiettivi meccanici per ottenere un’eccellente sagomatura e detersione del sistema dei canali radicolari. Schilder ha compreso appieno che le preparazio- 2006 ni di forma conica, lisce e in grado di consentire un agevole scorrimento del materiale da otturazione, devono avere diverse dimensioni a seconda dell’anatomia del dente (Figg. 1a, 1b). I canali ben sagomati, riconoscibili per il loro aspetto, offrono maggiori possibilità di ottenere una detersione e un’otturazione tridimensionali del sistema dei canali radicolari. Agevolano altresì il conseguimento degli obiettivi biologici per la conservazione dei denti di importanza cruciale (Fig. 2). Il genio di Schilder si eleva al suo apice applicando ad una serie di strumenti un movimento innovativo in grado di scolpire la sagomatura del canale ed eseguire la preparazione in sequenza. Tale metodo offre il vantaggio strategico di rimuovere la dentina in modo selettivo dai due terzi coronali del canale prima di iniziare a lavorare nella regione apicale, più profonda e più complessa (Fig. 3).2 Gli obiettivi della sagomatura fissati da Schilder rappresentano la pietra di paragone per valutare qualsiasi altra tecnica di preparazione. Questa strategia, definita dell’allargamento precoce, è molto diversa dalle preparazioni apico-coronale (step-back) e corono-apicale (crown 1a down). Ciascuno di questi metodi è stato descritto in diversi modi, presenta determinati vantaggi ed è stato sviluppato per perfezionare le tecniche di preparazione canalare. Pur potendo, in teoria, produrre tutti la stessa sagomatura finale, questi metodi sono radicalmente diversi e sono stati messi a punto per preparare una regione generale all’interno del canale secondo una precisa sequenza di operazioni. Di seguito riepilogheremo brevemente le tecniche step back, crown down e dell’allargamento precoce. Tradizionali tecniche di sagomatura Secondo la tecnica step-back, inizialmente la lunghezza totale del canale viene sondata con lime manuali ISO di piccole dimensioni. Lime più grandi vengono poi portate fino al terzo apicale finché la lima master desiderata raggiunge la lunghezza di lavoro prescelta. La preparazione del terzo apicale è da ritenersi completa quando la lima master è impegnata contro le pareti del canale in corrispondenza della lunghezza di lavoro e si nota che le lime più larghe utilizzate in sequenza arre- Figura 2 Eseguire in sequenza le varie operazioni necessarie per la preparazione facilita la sagomatura e la detersione del sistema dei canali radicolari. Un trattamento endodontico completo è il fondamento dell’odontoiatria perio-protesica. Figura 3 Un primo molare superiore trattato endodonticamente rivela 5 canali trattati e mostra come ciascun sistema presenti varie conformazioni anatomiche 1b Pag. - 43 Profilo dell’Autore. Il Dr. Ruddle è il fondatore e il direttore dell’Advanced Endodontics, un istituto di formazione internazionale, a Santa Barbara, California. È Assistant Professor per il corso di laurea in endodonzia all’Università della Loma Linda e all’Università della California, Los Angeles. È inoltre Associate Clinical Professor all’Università della California, San Francisco, e Adjunct Assistant Professor presso la Scuola di Odontoiatria dell’University of the Pacific Arthur A. Duroni School of Dentistry. Ha scritto due capitoli dell’ottava edizione di Pathways of the Pulp: “Cleaning and shaping the root canal system” e “Nonsurgical endodontic retreatment”. E’ autore del capitolo “I ritrattamenti ortogradi nella micro-endodonzia” della nuova edizione del testo EndodonziA del Dr. Castellucci. È conosciuto a livello internazionale per aver insegnato l’endodonzia in maniera superba tramite conferenze, articoli clinici, manuali professionali, video e DVD. Esercita la professione nel suo studio privato a Santa Barbara, California. Può essere contattato al numero (800) 753-3636 o visitando il sito endoruddle.com. L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 Figura 4 Un primo premolare trattato endodonticamente rivela sistemi ramificati che terminano in tre porte d’uscita apicali. Figura 5 I canali di questo molare superiore sono stati preparati con lime ProTaper. Da notare come questi strumenti seguano curvature anche significative e taglino forme lisce e fluide (Per gentile concessione del Dr. John West). 4 trano costantemente rispetto alla zona più apicale della preparazione. Quando la preparazione del terzo apicale è stata completata, vengono allargati i due terzi coronali e a quel punto la preparazione è omogenea e raccordata per tutta la sua lunghezza. Malgrado questo metodo di preparazione possa risultare efficace e venga generalmente messo in pratica con lievi variazioni, esso ha determinato purtroppo risultati spiacevoli in innumerevoli canali: gradini, ostruzioni, trasporti e perforazioni. Siffatti eventi iatrogeni richiedono di frequente procedure aggiuntive, come ritrattamenti non chirurgici, interventi chirurgici ed estrazioni.3 Applicando la tecnica crown down, vengono generalmente scelti strumenti ISO con diametri variabili in D0 e utilizzati a partire dalle più grandi fino alle più piccole dimensioni. In generale la preparazione inizia in corrispondenza dell’orifizio, prosegue attraverso il corpo del canale e si conclude in corrispondenza dell’estremità apicale del canale. In questo modo, la dentina viene rimossa in sequenza dal terzo coronale, medio ed infine apicale. Sebbene la tecnica corono-apicale sia in grado di ovviare a molti degli inconvenienti 5 Pag. - 44 della tecnica apico-coronale, presenta un triplice paradosso. In primo luogo, sebbene gli strumenti scelti inizialmente rimuovano aggressivamente la dentina con le loro punte più grandi, forti e rigide, una larga lima rotante non potrà fare altro che creare un semplicissimo buco rotondo. Preparare un’apertura di forma circolare attraverso una sezione trasversale, che generalmente mostra una conformazione irregolare, compromette inevitabilmente la detersione e la disinfezione. Secondariamente, la conicità della preparazione in continua espansione riproduce rapidamente la conicità della lima usata, specialmente nel caso di canali più lunghi, di diametro più piccolo e con curvature più vistose. Quando una lima viene impegnata per un lungo tratto della sua parte attiva, la sua conicità costante corrisponde a quella del canale sagomato e perciò rischia di aderire eccessivamente alle pareti del canale rimanendo bloccata nella dentina: avviene quello che in inglese viene definito come “taper lock” e questo comporta un potenziale aumento del rischio di frattura.4 In terzo luogo, il rischio di rottura del- lo strumento aumenta per il fatto che le lime di minori dimensioni, utilizzate nel terzo apicale, tendono a impegnare e a tagliare la dentina con le lame più piccole, deboli e meno efficienti. Secondo la tecnica dell’allargamento precoce, una serie di strumenti ISO con diametri D0 variabili vengono selezionati, adeguatamente precurvati e utilizzati a partire dalle dimensioni più piccole fino alle più grandi. Specialmente in canali piuttosto lunghi, di diametro ridotto e con curvature più accentuate, l’utilizzo degli strumenti per la sagomatura si limita inizialmente ai due terzi coronali. Nella sequenza dal più piccolo al più grande, ciascuno strumento si ferma ad una lunghezza minore rispetto al precedente. A poco a poco la dentina viene rimossa in maniera selettiva e i due terzi coronale e medio assumono la caratteristica forma ad imbuto. Dal momento che questi strumenti sono usati a partire dal più piccolo fino al più grande, le loro punte più flessibili seguono liberamente, senza rischio di blocchi o rotture, la porzione sicura del canale. È importante tenere presente che, a seconda dell’estensione della curvatura, qualsiasi strumento ISO scaverà una sagomatura più larga di quella che suggerisce la sua conicità. Nello specifico, utilizzando la tecnica del movimento di alesatura continuo (“envelope of motion”), ogni strumento in uscita taglierà in maniera casuale la dentina con le sue lame più larghe, forti e attive.1 Applicate adeguatamente, le procedure di allargamento precoce facilitano l’accesso all’anatomia particolarmente complessa che caratterizza il terzo apicale del canale. Utilizzando le tecniche di allargamento precoce, le lime di rifinitura sono completamente libere all’interno del canale e posso- no essere dirette apicalmente con una maggiore predicibilità. Questa tecnica è studiata principalmente per sagomare in maniera eccellente e raccordare il terzo apicale con il corpo del canale. Rifinire il canale è la conditio sine qua non per una preparazione eccellente (Fig. 4). Nel corso degli anni, le tecniche di allargamento precoce hanno acquisito sempre maggiore popolarità poiché costituiscono un metodo di sagomatura il cui successo si è rivelato predicibile. Tuttavia, non di rado questo metodo di preparazione richiede molti strumenti e numerose ricapitolazioni con una serie di lime e di allargacanali. Per questa ragione, viene percepito come difficile da usare e dispendioso in termini di tempo. Di seguito viene illustrata una tecnica clinica che utilizza i princìpi dell’allargamento precoce in maniera più efficiente e con minore spreco di tempo. Selezione degli strumenti Ni-Ti. La tecnica presentata sfrutta il design ProTaper a conicità variabile, sviluppato per fornire un set di 6 strumenti, comprendente 3 lime di sagomatura e 3 di rifinitura che consentono di riprodurre e semplificare la tecnica di Schilder.5 Ciascuna lima di sagomatura presenta conicità progressive lungo tutta la lunghezza delle sue lame. Ciascuna lima di rifinitura possiede una conicità costante nella sua estensione apicale e, cosa importante, conicità decrescenti lungo i due terzi coronali delle sue lame. Usate correttamente e in sequenza, le lime ProTaper (Dentsply Tulsa Dental) consentono flessibilità, efficienza, sicurezza e semplicità (Fig. 5).6-8 Pag. - 45 2006 Sagomare con successo... il vecchio torna nuovo L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 gomare i canali e di detergere in modo omogeneo i sistemi dei canali radicolari migliora significativamente quando all’allargamento precoce dei due terzi coronali segue la preparazione del terzo apicale.2 6 Figura 6 La fotografia rivela una cavità d’accesso attraverso una corona preparata protesicamente. Si noti il profilo esterno, le pareti assiali lisce e 4 orifizi. Il metodo di utilizzo ProTaper riproduce con precisione la tecnica di Schilder, che prevede l’uso in sequenza di una selezione di allargacanali precurvati. Questi, ruotati con un movimento di alesatura continuo (“envelop of motion”) in uscita, tagliano la dentina uscendo dal canale.9,10 Le piccole punte delle lime di sagomatura si comportano come guide e seguono passivamente il percorso precedentemente creato con le lime manuali.11 Le conicità progressive lungo la parte attiva di ciascuna lima di sagomatura assicurano che ciascuno strumento della sequenza continui a lavorare lontano dalla propria porzione più apicale. È importante sottolineare che una lima di conicità progressive taglia la dentina in maniera selettiva con le sue lame più larghe, forti ed efficaci.12 Tecnica di sagomatura ProTaper Le terapie endodontiche danno risultati migliori quando gli strumenti passano attraverso la cavità di accesso, scivolano in scioltezza lungo lisce pareti assiali e vengono facilmente inseriti nell’orifizio (Fig. 6). La capacità di sa- Pag. - 46 Esplorazione dei due terzi coronali Completato l’accesso rettilineo, la camera pulpare può essere riempita completamente con un chelante viscoso. Sulla base delle radiografie preoperatorie, le lime manuali n°10 e n°15 con conicità ISO 0.02 vengono misurate e precurvate per conformarsi alla lunghezza totale prevista e alla curvatura del canale radicolare. Secondo questo metodo di preparazione, l’utilizzo di questi strumenti è inizialmente e volutamente limitato ai due terzi coronali del canale radicolare. Le lime manuali 10 e 15 sono utilizzate in qualsiasi porzione del canale fino al momento in cui avanzano liberamente lungo un sentiero guida liscio e riproducibile. Viene misurata la profondità che una lima 15 raggiunge in scioltezza e questa lunghezza è trasferita alle lime ProTaper S1 e S2. Sagomatura dei due terzi coronali È possibile ottenere un eccellente allargamento precoce della porzione sicura del canale usando prima S1 e poi S2. Prima di avviare le procedure di sagomatura, la camera pulpare viene riempita con abbondante ipoclorito di sodio. Senza esercitare alcuna pressione e dopo uno o più passaggi, le lime di sagomatura sono in grado di “galleggiare” passivamente nel canale e di “seguire” il sentiero guida. Affinché la procedura risulti più sicura ed efficace, le lime di sagomatura sono usate come una spazzola che, in uscita, taglia la dentina lateralmente in modo seletti- vo. Questa azione combinata di “taglio e spazzolatura” crea uno spazio laterale, che consentirà alle lame più larghe, forti e attive delle lime di sagomatura di avanzare in profondità nel canale, gradualmente e in condizioni di sicurezza. Strategicamente quest’azione di “taglio-spazzolatura” può essere usata per sagomare con maggiore efficacia il canale e anche istmi e irregolarità canalari, oppure “spostare” l’aspetto coronale del canale lontano dalla zona pericolosa di una biforcazione. Se una lima ProTaper cessa di avanzare facilmente all’interno della porzione sicura di un canale, ritiratela e vi renderete conto che i detriti rimasti tra le lame hanno disattivato lo strumento, staccandolo dalla parete canalare. Ogni volta che si rimuove una lima per la sagomatura, visualizzate le posizione dei detriti lungo le lame per valutare meglio qual è la regione del canale che state preparando. Dopo l’utilizzo di ciascuna lima, irrigate, ricapitolate con una lima 10 per frantumare i detriti e farli confluire nella soluzione irrigante, poi irrigate nuovamente. Senza esercitare pressione, e attraverso uno o più passaggi, dovete usare in questo modo S1 e poi S2 fino a raggiungere la profondità della lima manuale 15. Esplorazione del terzo apicale Una volta sagomati i due terzi coronali del canale, potrete focalizzare l’attenzione sulle procedure relative al terzo apicale. In questa fase, la camera pulpare è completamente riempita con un chelante viscoso e il terzo apicale del canale viene interamente sondato e allargato, fino a raggiungere dimensioni non inferiori a quelle di una lima manuale 15. La lunghezza di lavoro è confermata e la pervietà è stabilita.13 È questo il momento di decidere se usare strumenti rotanti o manuali per rifinire il terzo apicale. Se una lima 15 nuova e diritta può scivolare dolcemente e scorrere passivamente fino a raggiungere la lunghezza di lavoro, generalmente gli strumenti rotanti seguiranno questo “sentiero guida riproducibile” e confermato.2 Ad ogni modo, l’anatomia di alcuni canali può lanciare un’ardua sfida al clinico. Sarà dunque necessario un moto alternato dell’impugnatura per consentire alle lime 10 e 15 precurvate di raggiungere la lunghezza. In presenza di un “sentiero guida irregolare”, è indubbiamente vantaggioso rifinire il terzo apicale del canale mediante strumenti ProTaper manuali precurvati. Sagomatura del terzo apicale Quando ormai il terzo apicale è stato reso sicuro, la camera pulpare viene riempita completamente con ipoclorito di sodio. La sequenza ProTaper consiste nel portare prima lo strumento S1, poi l’S2 fino al raggiungimento della totale lunghezza di lavoro. Lo strumento galleggerà, seguirà passivamente il sentiero guida e verrà ritirato spazzolando via la dentina, come descritto in precedenza, finché viene raggiunto il termine del canale. Prima S1, poi S2 raggiungeranno la lunghezza di lavoro in uno o più passaggi a seconda della lunghezza, del diametro e del grado di curvatura del canale. Dopo aver utilizzato ciascuno strumento rotante, irrigate, ricapitolate con una lima 10 e irrigate nuovamente. Una volta usate le lime di sagomatura, in particolare nei canali che presentano vistose curvature, è necessario riconfermare la lunghezza di lavoro, poiché nel frattempo si è creato un sentiero più diretto al termine del canale. In questa fase del trattamento, la preparazione può essere Pag. - 47 2006 Sagomare con successo... il vecchio torna nuovo L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 2006 sagomato può essere otturato con un sistema di otturazione ProTaper basato su un carrier. La sequenza degli strumenti ProTaper è sempre la stessa, indipendentemente dal dente o dalla conformazione anatomica del canale che viene trattato (Fig. 8). Figura 7, a-c a. I canali di questo molare inferiore sono stati sagomati con lime ProTaper e otturati con un’otturazione tridimensionale. Si notino le forme fluide, le curvature del terzo apicale e le porte d’uscita multiple (Per gentile concessione del Dr. Jason West). 7a b. I canali di questo secondo molare inferiore trattato endodonticamente sono stati sagomati con lime ProTaper e presentano curvature su piani multipli (Per gentile concessione del Dr. Dominique Martin). c. Questo premolare superiore è stato preparato utilizzando strumenti ProTaper. Le forme seguono perfettamente l’anatomia originale del canale (Per gentile concessione del Dr. Michael Ribera). 7c rifinita usando una o più lime di rifinitura senza esercitare l’azione di “spazzolatura”. Viene selezionato lo strumento F1 al quale è consentito di scendere passivamente più in profondità nel canale, in uno o più passaggi, fino a raggiungere il termine. Una volta raggiunta la lunghezza di lavoro, occorre rimuovere lo strumento F1 ed esaminarne le lame apicali. Se appaiono intasate di dentina, significa che la sagomatura del canale è stata eseguita. Dopo aver utilizzato lo strumento F1, inondate il canale con l’irrigante, ricapitolate e confermate la pervietà, poi irrigate nuovamente per rimuovere i detriti. Criteri di rifinitura Dopo aver utilizzato lo strumento F1 20/07, i “criteri di rifinitura” preve- Pag. - 48 7b dono di misurare le dimensioni del forame apicale con una lima manuale di calibro 20 e conicità 02 per controllare se questo strumento è impegnato oppure no alla lunghezza di lavoro. Se la lima 20 si impegna, significa che il canale è completamente sagomato e, se si è seguito fedelmente il protocollo dell’irrigazione, è anche pronto per essere otturato. Se dopo l’utilizzo della lima F1 la lima 20 non si impegna alla lunghezza, si esegue la stessa manovra con la lima manuale 25 e conicità 02. Se la lima 25 si impegna, il canale è completamente sagomato e pronto per essere otturato. Se la lima 25 non raggiunge la lunghezza, passate alla F2 25/08 e, all’occorrenza, alla F3 30/09. Dopo aver utilizzato ciascuno strumento di rifinitura, misurate le dimensioni del forame con le lime manuali delle dimensioni adeguate. Se la lima 30 risulta libera in corrispondenza della lunghezza, utilizzate un set alternativo di strumenti rotanti al Ni-Ti oppure lime manuali per rifinire la porzione apicale di questi canali più larghi, facili da trattare e più diritti. Le sagomature ProTaper sono facili da otturare utilizzando il corrispondente cono master in guttaperca ProTaper con una tecnica di compattazione verticale a caldo (Figg. 7a-7c). In alternativa, un canale ben Prova del successo clinico Un’indagine clinica sulla tecnica ProTaper, focalizzata soprattutto sul metodo di utilizzo, è stata condotta sui canali mesiali di molari mandibolari estratti, utilizzando la microtomografia computerizzata.14 Lo studio implicava l’analisi di sezioni orizzontali di differenti livelli radicolari usando sezioni microtomografiche e ricostruendo tridimensionalmente il campione. Il colore verde rappresentava i profili anatomici prima della strumentazione, mentre il rosso indicava la forma dopo la strumentazione. I risultati di questa indagine sono clinicamente rilevanti e una porzione dei dati è visibile nelle Figure 9a-9d. I seguenti punti evidenziano la capacità delle lime di sagomatura di “spazzolare” lateralmente e di tagliare la dentina in modo selettivo 9a 8 lavorando in uscita: • Le lime di sagomatura erano sostanzialmente libere all'interno del canale per la maggior parte del loro lavoro. • L'aspetto coronale dei canali era stato spostato in una porzione sicura del canale, lontano da una concavità radicolare esterna. • Con un'azione di "taglio-spazzolatura" è stata ottenuta una preparazione centrata, lasciando il massimo di dentina residua. • Le lime di sagomatura sono entrate in contatto con oltre il 90% delle pareti interne dei canali. Figura 8 Questo grafico riassume la tecnica di sagomatura ProTaper. La sequenza ProTaper è sempre la stessa, indipendentemente dalla lunghezza, il diametro o la curvatura del canale. Figura 9, a-b a. Questa figura mostra delle sezioni microtomografiche orizzontali attraverso il terzo “coronale” della radice. Si noti il riuscito spostamento dei canali a questo livello. b. La figura mostra sezioni microtomografiche orizzontali attraverso il terzo “medio” della radice. Le sagomature ProTaper sono rotonde e centrate all’interno della radice. 9b Pag. - 49 Sagomare con successo... il vecchio torna nuovo L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 2006 costantemente i concetti di sagomatura, che offrono le maggiori garanzie di successo. La combinazione tra i più duraturi metodi di sagomatura del passato con i recenti progressi tecnologici nel lavoro meccanico è un’ulteriore dimostrazione del vecchio adagio: “Tutto ciò che è vecchio torna ad essere nuovo”. 9c 9d 10 Figura 9, c-d c. La figura mostra sezioni microtomografiche orizzontali attraverso il terzo “apicale” della radice. Si noti come la sagomatura ProTaper comprende perfettamente il diametro originale del canale. d. Il sistema dei canali radicolari prima e dopo la strumentazione effettuata con lime S1, S2 e F1. Si noti come le sagomature sono intere, lisce, fluide e centrate, e le lime sono virtualmente entrate in contatto fisicamente con l’intera anatomia interna (Figure 9a - 9d per gentile concessione del Dr. Lars Bergmans e del BIOMAT Research Cluster della Catholic University of Leuven, Belgio). Pag. - 50 Prospettive future Conclusione Le lime ProTaper verranno rilanciate quest’anno con il nome di ProTaper Universal (Fig. 10). I cambiamenti principali consisteranno nell’aggiunta di due lime di rifinitura ProTaper più larghe, cioè F4 (40/06) e F5 (50/05). Queste potranno essere usate in canali più larghi dal punto di vista anatomico o da quei dentisti che, su un piano filosofico, sono fautori dell’idea di allargare i canali più piccoli dal punto di vista anatomico. Altre modifiche includono: la rimozione dell’angolo di transizione tra la punta sicura (non attiva) della lima e la prima lama di taglio, la ripartizione in maniera più equilibrata del lavoro tra le varie lime della serie, la rifinitura elettrochimica, l’esistenza di lunghezze di 31 mm e l’aumento della flessibilità delle lime di rifinitura di dimensioni maggiori. L’obiettivo è gestire una più grande varietà di situazioni anatomiche. Un dato importante è che questi strumenti disincentiveranno l’utilizzo delle lime secondo tecniche ibride. L’odontoiatria attraversa una fase entusiasmante poiché le nuove tecnologie aprono la strada a tecniche innovative, importanti per la pratica clinica, suscitando l’aspettativa di una maggiore efficienza ed efficacia clinica. In un’epoca in cui i cambiamenti si susseguono senza sosta, appare saggio fermarsi a ricordare i pionieri dell’odontoiatria moderna. È doveroso riflettere sul contributo enorme che essi hanno dato alle fondamenta cliniche e biologiche che oggi sostengono il nostro lavoro. Il Dr. Herbert Schilder è uno di questi e nel corso di svariati decenni le sue teorie innovative hanno conservato la loro importanza e attualità. Affinché l’introduzione di nuove tecnologie porti con sé conseguenze significative, i risultati clinici devono andare oltre l’indagine scientifica e integrare i princìpi consacrati dal tempo. La tecnica di sagomatura descritta in questo articolo, basata sulle geometrie uniche delle lime ProTaper, ha consentito a dentisti sia esperti che alle prime armi di mettere in pratica Figura 10 Le lime rotanti ProTaper possono essere facilmente convertite in lime manuali, usando impugnature a pressione codificate in base al colore. BIBLIOGRAFIA 1) - Schilder H: Cleaning and shaping the root canal, Dent Clin North Am 18:2, pp. 269-296, 1974. 2) - Ruddle CJ: Ch. 8, Cleaning and shaping root canal systems. 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