Trattamento omotossicologico dell`artrosi
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Trattamento omotossicologico dell’artrosi IAH AC - Trattamento omotossicologico dell’artrosi © IAH 2007 Nella società moderna, il processo di invecchiamento ha creato una piramide rovesciata della popolazione nella maggior parte dei Paesi occidentali. Di conseguenza, le malattie degenerative sono diventate una componente molto importante delle patologie osservate nell’ambito della pratica generale. Una delle malattie principali riscontrabili nella popolazione dei soggetti anziani è l’artrosi, una patologia degenerativa della cartilagine che negli stadi più avanzati colpisce anche le ossa, causando vari gradi di disfunzioni delle articolazioni interessate. 1 Malattie reumatiche: classificazione • Reumatismo infiammatorio: artrite • Reumatismo degenerativo: artrosi • Reumatismo dei tessuti molli: es. tendinite • Reumatismo delle ossa: osteoporosi • Malattie parareumatiche: gotta © IAH 2007 2 Il reumatismo è un termine generico che indica qualsiasi affezione dolorosa delle articolazioni, dei muscoli o dei tessuti connettivi. Tra i disturbi reumatologici si annovera anche qualsiasi condizione patologica che colpisce i tessuti connettivi di vari organi – fra cui il cuore, i polmoni, le ossa, i reni e la cute. Un disturbo reumatico è caratterizzato da: • Infiammazione e/o • Degenerazione • Squilibrio metabolico delle strutture dei tessuti connettivi dell’organismo, specialmente le articolazioni e le strutture correlate, (fra cui i muscoli, le borse, i tendini e il tessuto fibroso). Pertanto, il reumatismo è un “termine collettivo“ utilizzato per indicare un gruppo ampio di malattie che colpiscono specialmente l’apparato locomotore. Si distinguono generalmente cinque classi: Reumatismo infiammatorio: patologie reumatiche in cui prevale l’infiammazione, fra cui l’artrite reumatoide (una malattia autoimmune). Reumatismo degenerativo: disturbi degenerativi dell’apparato locomotore, fra cui l’artrosi (argomento di questa lezione). L’apoptosi cellulare e la perdita strutturale e tissutale colpiscono le articolazioni, più precisamente all’inizio la cartilagine, per poi estendersi eventualmente alle strutture ossee. Reumatismo dei tessuti molli: le patologie - quali la sindrome del tunnel carpale, la periartrite della spalla, la polimialgia reumatica e la fibromialgia - sono alcuni esempi di reumatismo dei tessuti molli. Reumatismo delle ossa: patologie degenerative delle ossa. In questo caso, l’esempio più importante è l’osteoporosi. Malattie parareumatiche - sono un gruppo di patologie locomotorie che non rientrano nelle 4 classi precedenti (es. gotta). 2 • Che cosa è l’artrosi? © IAH 2007 3 L’artrosi è un processo prematuro ed eccessivo di degenerazione degli strati cartilaginei che rivestono le ossa, che comporta persino la perdita completa della cartilagine. Nei casi semplici, tale erosione della cartilagine può essere rilevata mediante un esame radiografico, che rivela il processo degenerativo della capsula articolare. La risonanza magnetica per immagini (RMI) è una tecnica diagnostica persino migliore e più precisa. Gli stadi finali di un disturbo artrosico sono associati ad una deformazione visibile dell’articolazione, per questo motivo alcune forme patologiche vengono definite artrosi deformante. Inoltre, a causa del restringimento della cavità articolare e dell’accumulo di tessuto osseo sui margini, la mobilità è sempre più limitata, il che può causare persino un’immobilizzazione pressoché completa dell’articolazione. L’artrosi progredisce alternando esacerbazioni e remissioni. Durante la fase inattiva, l’articolazione non è gonfia né particolarmente dolente, benché sia di gran lunga meno resistente. Poi, ulteriori lesioni oppure un sovrasforzo possono innescare rapidamente una condizione attiva o infiammata, in cui prevalgono il gonfiore e il dolore – talvolta persino in condizioni di riposo. 3 • L’artrosi rappresenta il 70% di tutte le malattie reumatiche © IAH 2007 4 All’interno del gruppo delle malattie reumatiche, la prevalenza dell’artrosi registrata nei Paesi occidentali si attesta intorno al 70%. Oltre ad una prevalenza elevata, questa malattia è causa di elevati costi sociali. Le terapie convenzionali previste per l’artrosi sono principalmente sintomatiche e sono focalizzate sul trattamento del dolore e dell’infiammazione. A parte alcuni agenti condroprotettivi (es. iniezioni di acido ialuronico) e gli interventi chirurgici (es. protesi), il trattamento generale dell’artrosi non è efficace nel lungo termine. 4 Caratteristiche e sintomi • Rigidità • Comparsa di dolore all’inizio del movimento • Dolore durante il movimento, specialmente in presenza di carichi • Infiammazione caratterizzata da periodi di latenza • Degenerazione della cartilagine • Deformazione ossea a livello dell’articolazione © IAH 2007 5 I sintomi dell’artrosi includono una sensazione di rigidità articolare, che si avverte specialmente all’inizio di un movimento (es. quando si comincia a camminare dopo essere stati sdraiati). Compare spesso anche il cosiddetto dolore all’inizio di un movimento. Questo dolore diminuisce dopo un po’ di tempo, man mano che il movimento stesso sembra “lubrificare“ l’articolazione. Il movimento associato al trasporto di carichi è più doloroso rispetto ad un’azione normale (es. trasportare una borsa pesante oppure salire le scale). In presenza di artrosi riattivata, i processi infiammatori sono evidenti. Accanto agli aspetti degenerativi dell’artrosi, è presente spesso in concomitanza una forma artritica acuta di reazione. 5 • L’artrosi è uno squilibrio tra il processo di degenerazione della cartilagine e la rigenerazione ad opera delle cellule sinoviali e dei condrociti. Tale squilibrio è a vantaggio del processo degenerativo. © IAH 2007 6 L’artrosi può essere considerata una condizione di squilibrio tra la quantità di cartilagine nuova, formata grazie all’azione sinergica delle cellule sinoviali (acido ialuronico) e dei condrociti (collagene e proteoglicani/glicosaminoglicani), e la degenerazione della cartilagine dovuta a logorio, nonché vari tipi di processi enzimatici. Quando una persona è giovane, questo equilibrio è a vantaggio della formazione di cartilagine, per questo motivo solitamente non si riscontrano casi di artrosi nei giovani. Nei soggetti adulti, tale equilibrio, a poco a poco, si altera a favore del processo di degenerazione della cartilagine, determinando lo sviluppo della condizione di artrosi. Negli stadi molto avanzati, quando la cartilagine è completamente distrutta e l’osso subcondrale entra a contatto con altre porzioni di osso subcondrale, le deformazioni delle estremità ossee diventano evidenti. 6 Si distinguono 4 stadi clinico-radiologici dell’artrosi (1): • Stadio I: Comparsa di sintomi clinici di entità lieve. Una forma modesta di sclerosi è rilevabile all’esame radiografico dell’articolazione colpita, lo spazio articolare e il condilo sono ancora intatti. • Stadio II: La mobilità dell’articolazione diminuisce a causa del dolore avvertito all’inizio di un movimento e della rigidità articolare. All’esame radiografico, si può rilevare la presenza di cisti e di osteofiti di piccole dimensioni. © IAH 2007 7 Dal punto di vista radiologico, l’artrosi può essere classificata in 4 stadi consecutivi. Stadio 1. Inizia l’artrosi. Oltre ad una forma modesta di sclerosi, non si rileva granché all’esame radiografico. I sintomi clinici sono lievi, compaiono e scompaiono in base ai movimenti con carichi più o meno elevati e alle attività svolte. È importante sottolineare che i sintomi clinici variano notevolmente in funzione dell’utilizzo dell’articolazione e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, in genere il movimento in assenza di carichi (camminare, nuotare, …) è curativo e migliora le condizioni dell’articolazione. Stadio 2 Segni iniziali indicativi di una qualche forma di compromissione della mobilità. La rigidità che si avverte dopo il riposo, all’inizio di un movimento, peggiora. Si riscontrano anche la presenza di dolore all’inizio del movimento e la perdita della forza (salire le scale, alzarsi in piedi da una posizione inginocchiata, ecc. …). All’esame radiografico, sono rilevabili i primi osteofiti di piccole dimensioni e potrebbero essere presenti persino piccole cisti subcondrali. 7 Si distinguono 4 stadi clinico-radiologici dell’artrosi (2): • Stadio III: La mobilità dell’articolazione diventa significativamente limitata. Può insorgere un’infiammazione acuta secondaria. Si può osservare la presenza di cisti subcondrali all’esame radiografico. Lo spazio articolare si restringe in modo irregolare. • Stadio IV: Grave deformazione dell’articolazione: degenerazione cistica, presenza di osteofiti, spazio articolare estremamente ristretto. Contatto di osso con osso. © IAH 2007 8 Stadio 3 Segni di forte blocco della mobilità, dovuto in parte alla rigidità e al dolore avvertito all’inizio del movimento, e in parte ad alterazioni di componenti fisici, fra cui il restringimento dello spazio sinoviale e l’esordio della deformazione articolare. La forza è limitata e può insorgere un’infiammazione, che rende il quadro patologico persino più complesso. All’esame radiografico, sono solitamente presenti osteofiti e cisti. Stadio 4 Stadio molto avanzato caratterizzato dalla perdita di flessibilità dell’articolazione. Il paziente sopperisce in misura considerevole all’articolazione rigida. Si riscontra la presenza di un’infiammazione recidivante e di uno scompenso muscolare. All’esame radiografico, sono visibili i segni di osteofiti, di cisti, e lo spazio sinoviale è estremamente ristretto o persino completamente distrutto (contatto con l’osso subcondrale). 8 ARTROSI © IAH 2007 9 L’artrosi, dato che è una malattia degenerativa caratterizzata principalmente dalla perdita tissutale e dall’apoptosi cellulare (condrociti), è riportata sul lato destro della divisione biologica, nella 5° fase della Tavola delle sequenze patologiche, la fase di Degenerazione. Dato che le ossa e le articolazioni si differenziano a partire dallo strato mesodermico embrionale, di conseguenza l’artrosi può essere indicata a livello cavodermale mesodermico nella tavola. Pertanto, dal punto di vista omotossicologico, l’artrosi è una malattia degenerativa cavodermale. Analogamente alle condizioni indicate nella fase infiammatoria, questa patologia è caratterizzata dalla presenza di infiammazione e da un processo iperattivo di riparazione (osteofiti). 9 Conseguenze • In assenza di terapia, questa condizione patologica tende a peggiorare. • Il quadro infiammatorio deve essere considerato come un tentativo di vicariazione regressiva. L’organismo tenta di eliminare le omotossine endogene presenti durante un processo flogistico (artrite + artrosi) • La terapia soppressiva promuove lo stato cronico. © IAH 2007 10 (… “in cronicità” deve essere interpretato “nella cronicità”) Il fatto che l’artrosi sia indicata nella 5° fase nella Tavola delle sequenze patologiche (Disease Evolution Table - DET) comporta alcune implicazioni specifiche di carattere clinico e terapeutico. Il tempo gioca a sfavore dell’artrosi, perché con il passare del tempo le condizioni del paziente peggiorano. Non esiste alcuna forma spontanea di rigenerazione dell’articolazione e la progressione del processo degenerativo può accelerare a causa del carico del peso corporeo e delle sollecitazioni generali a cui è sottoposta l’articolazione. Si possono osservare remissioni spontanee di entità passeggera e limitata, ma l’evoluzione della malattia è progressiva. In presenza di artrosi riattivata, sono riscontrabili processi infiammatori che, a differenza dell’approccio adottato nella medicina convenzionale, devono essere considerati come tentativi compiuti dall’organismo per rimuovere una qualche forma di fattore irritante o tossina (omotossina) al di fuori dello spazio sinoviale, attraverso il processo flogistico. L’infiammazione, benché danneggi ulteriormente la cartilagine in seguito a processi enzimatici, elimina a breve termine i fattori di disturbo, fra cui i frammenti di cartilagine e altre “omotossine“. Pertanto, la soppressione di questi processi infiammatori, contrariamente alla regolazione dell’infiammazione (immunomodulazione), non rappresenta nel lungo termine la strategia migliore. La terapia soppressiva alla fine causa nel paziente un rebound e un processo degenerativo cronico accelerato. 10 Fisiopatologia © IAH 2007 Qual è il processo fisiopatologico responsabile dell’insorgenza dell’artrosi? Si vedrà che l’interpretazione di questo processo è diversa nella medicina convenzionale e nella medicina omotossicologica. 11 • La cartilagine è una matrice compatta • non contiene vasi sanguigni • non contiene terminazioni nervose • non contiene vasi linfatici © IAH 2007 12 La cartilagine è molto simile ad una matrice “compressa“. I componenti principali della matrice sono i seguenti: il collagene, i glicosaminoglicani e l’acido ialuronico. I condrociti formano la struttura della matrice, utilizzando le molecole di acido ialuronico che vengono fornite dalle cellule sinoviali. Mediante la tensione e il rilascio, dovuti alla pressione e al movimento dell’articolazione, il cosiddetto “effetto spugna” consente l’assorbimento delle sostanze nutritive e degli elementi di base da parte della struttura cartilaginea e durante la fase di rilascio (pressione) vengono eliminati i sottoprodotti del metabolismo e le omotossine. Per questo motivo, il movimento e l’esercizio fisico sono importanti nel prevenire e/o ridurre l’esordio dei processi degenerativi, specialmente per i soggetti che possono avere una predisposizione a sviluppare questa malattia e devono essere aiutati mediante programmi precoci di disintossicazione. La cartilagine non contiene vasi sanguigni né vasi linfatici. Non sono presenti terminazioni nervose all’interno della struttura cartilaginea. Tutte le sostanze nutritive, le cellule immunitarie e qualsiasi altro composto necessario vengono forniti dalla membrana sinoviale, attraverso il liquido sinoviale. Le sostanze tossiche che possono penetrare nella matrice oppure fuoriuscire da essa devono seguire gli stessi percorsi compiuti dai farmaci. 12 • Come il pesce rosso che nuota in un acquario, la qualità delle sostanze nutritive della cartilagine dipende direttamente dalla qualità del liquido sinoviale circostante. © IAH 2007 13 La cartilagine può essere paragonata al pesce rosso che nuota nell’acquario. La qualità di vita di questo pesce dipende totalmente dalla purezza dell’acqua in cui nuota. La cartilagine dipende completamente dai componenti disponibili nel liquido sinoviale, in cui è immersa. 13 • La cartilagine ricava le sostanze nutritive dai componenti presenti nel liquido sinoviale che, attraverso la compressione e la decompressione associate al movimento dell’articolazione, spinge i liquidi all’interno e all’esterno della struttura. © IAH 2007 14 Il movimento senza carichi è salutare per l’articolazione artrosica, poiché i meccanismi di tensione e di rilascio attivano “l’effetto spugna”, mantenendo l’omeostasi locale. 14 Struttura del collagene presente nella cartilagine • Zona basale: una zona sclerotizzata che si collega all’osso subcondrale • Zona verticale: le fibre di collagene partono (verticalmente) dall’osso subcondrale • Zona flessibile: la zona verticale termina in senso orizzontale e si passa alla • Zona orizzontale: è disposta parallelamente alla superficie © IAH 2007 15 Le fibre di collagene, presenti all’interno della cartilagine, non sono distribuite in ordine caotico, ma sono organizzate molto bene in modo da creare uno strato di base, in cui sono incluse strutture più sottili di proteoglicani. Per creare da una parte una superficie cartilaginea liscia e dall’altra parte una struttura centrale elastica e volta ad attutire eventuali traumi, e infine un collegamento ben definito all’interno dell’osso subcondrale, il collagene è strutturato in 4 fasi. 15 Struttura della cartilagine © IAH 2007 16 Nella figura a sinistra, sono indicate le 4 zone della struttura del collagene. L’assorbimento di eventuali traumi e della pressione è possibile per l’impatto verticale e orizzontale. Una rete sottile di proteoglicani, situata tra le fibre di collagene, garantisce una struttura idrofila, necessaria per mantenere l’umidità e la flessibilità della cartilagine. La cartilagine disidratata si rompe alla minima pressione. La cartilagine ben lubrificata è estremamente flessibile. 16 Artrite, degenerazione della cartilagine e dolore Strain > Strain limit Lo squilibrio di forze causa il dolore muscolare Erosione della cartilagine: frammenti liberi Infiammazione della membrana sinoviale interna Infiammazione dell’articolazio ne; funzionalità compromessa Il dolore determina l’applicazione non equilibrata dei carichi © IAH 2007 17 Ad una determinata età, le eventuali sollecitazioni a cui è sottoposta l’articolazione potrebbero causare erosioni della cartilagine, con conseguente distacco di frammenti dalla superficie cartilaginea, che finiscono con il “fluttuare“nel liquido sinoviale. Il movimento spinge tali frammenti verso l’esterno dell’articolazione, irritando la membrana sinoviale. Spesso tale irritazione innesca un processo infiammatorio, associato al rilascio di enzimi caratteristici, volti a sciogliere il frammento. Dato che la superficie della cartilagine è costituita dagli stessi componenti del frammento cartilagineo, gli enzimi che dovrebbero agire sul frammento danneggiano anche la superficie della cartilagine. In mancanza di un tempo sufficiente di recupero per potere rigenerare la cartilagine danneggiata, le sollecitazioni ricorrenti finiscono con il creare un circolo vizioso, che degrada sempre di più la struttura della cartilagine. Le sollecitazioni, l’infiammazione e la comparsa di recidiva sono i 3 fattori principali che tendono a fare progredire il processo di artrosi. 17 I frammenti di cartilagine sparsi nell’articolazione sono le omotossine endogene I processi fisiologici volti ad eliminare i frammenti erosi devono essere considerati come un meccanismo mirato di difesa © IAH 2007 Dal punto di vista omotossicologico, i frammenti di cartilagine presenti nel liquido sinoviale sono considerati omotossine endogene. Benché si tratti di materiale “creato dall’organismo stesso“, questi frammenti interferiscono con il normale funzionamento dell’articolazione. L’eliminazione dei frammenti, mediante processi enzimatici correlati all’infiammazione, rappresenta un meccanismo biologico mirato di difesa che deve essere rispettato, persino favorito e/o controllato con tutti i mezzi possibili. Pertanto, la strategia terapeutica deve includere l’immunomodulazione e il supporto organico, che migliorano la qualità di vita del paziente, senza arrestare il processo di eliminazione, e deve favorire per quanto sia possibile i meccanismi di rigenerazione disponibili (miglioramento della funzione delle cellule sinoviali e dei condrociti). 18 Distruzione enzimatica della cartilagine: metalloproteinasi • Mucopolisaccaridasi: i mucopolisaccaridi (GAG) vengono separati dalle proteine trasportatrici • Proteasi: le proteine trasportatrici e le proteine leganti sono unite • Ialuronidasi: le molecole di acido ialuronico vengono sciolte. Dato che queste molecole rappresentano un fattore di legame per i vari proteoglicani, la struttura si indebolisce notevolmente. (I batteri possono danneggiare la matrice tramite la ialuronidasi. A tale scopo, questi microrganismi producono un enzima che scioglie l’acido ialuronico). • Collagenasi: danneggia i ponti che sono costituiti da fibre di collagene © IAH 2007 19 I quattro componenti principali della cartilagine (elementi di base) possono innescare il rilascio di quattro enzimi corrispondenti. Questi enzimi sono le cosiddette metalloproteinasi della matrice. Uno dei fattori scatenanti per le MMP sono le citochine proinfiammatorie. Mucopolisaccaridasi – catalizza l’idrolisi dei glicosaminoglicani (chiamati anche mucopolisaccaridi). Proteasi – catalizza la scissione di strutture proteiche in peptidi e aminoacidi di dimensioni più piccole. Collagenasi – idrolizza le fibre di collagene. Ialuronidasi - degrada l’acido ialuronico (un amminoglicano simile ad una sostanza gelatinosa). La cartilagine ialina, presente nelle articolazioni, contiene principalmente il collagene, mentre la cartilagine elastica è situata nell’orecchio e nella glottide. 19 Cartilagine normale Condroitina solfato Cartilagine vecchia Cartilagine artrosica Proteina nucleare Cheratan solfato Regione legante ialuronato Lago della regione legante HA Size of PG monomer normal small normal (-) Size of Ch-S normal normal normal Ch-S content normal low normal (+) KS content normal high normal (+) Protein content normal high low Ability to aggregate + + - • Variazioni della percentuale dei componenti proteoglicani rilevate con l’avanzare dell’età e in seguito a processi degenerativi. 20 © IAH 2007 Esistono alcune differenze molto importanti tra la composizione della cartilagine vecchia (soggetti anziani) e quella della cartilagine artrosica. Le differenze principali possono riguardare il contenuto di proteine e di condroitina solfato. Componenti: Cartilagine artrosica Cartilagine vecchia Condroitina solfato Proteoglicani (grandezza) Contenuto proteico Contenuto basso Più piccoli Elevato Contenuto normale Dimensioni normali Basso La concentrazione di condroitina solfato (glicosaminoglicano o GAG) è bassa nella cartilagine dei soggetti anziani, mentre è normale nella cartilagine artrosica. Le dimensioni dei proteoglicani sono piuttosto esigue nella cartilagine dei soggetti anziani, mentre sono normali nella cartilagine artrosica. Il contenuto proteico rilevato nella cartilagine dei soggetti anziani è elevato, mentre è basso in quella artrosica. Tutte queste caratteristiche sono state confrontate con la cartilagine normale. Benché esistano alcune alterazioni tipiche della cartilagine artrosica, i danni a carico della cartilagine sono causati principalmente da enzimi associati a processi infiammatori in seguito a sforzo e a sollecitazioni ricorrenti dell’articolazione. 20 Trattamento convenzionale dell’artrosi © IAH 2007 Prima di descrivere l’approccio terapeutico omotossicologico, verranno illustrate alcune teorie convenzionali e il relativo approccio terapeutico nell’ambito del trattamento dell’artrosi. 21 Approccio convenzionale • I FANS sono stati sviluppati per il trattamento dell’infiammazione acuta. L’obiettivo dell’applicazione di questi farmaci era basato sull’impiego a breve termine. L’entità degli effetti collaterali è in funzione e in proporzione alla durata di applicazione © IAH 2007 22 I medicinali principali impiegati nell’ambito del trattamento dell’artrosi in fase attiva sono i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). È una classe composta da diverse molecole (salicilati, ibuprofene, paracetamolo, derivati ossicamici, inibitori della cox-2, ecc.), che agiscono prevalentemente come inibitori non selettivi a livello dell’enzima cicloossigenasi, bloccando la produzione delle prostaglandine proinfiammatorie. I FANS sono stati sviluppati per il trattamento dei quadri infiammatori acuti e non sicuramente per le patologie degenerative croniche, anche se sono associate ad un processo flogistico. I vari effetti collaterali, osservati spesso in associazione all’impiego prolungato dei FANS, vengono generalmente accettati come normali. Analogamente a quanto riscontrato con la maggior parte dei farmaci convenzionali, la prevalenza degli effetti collaterali è associata direttamente alla dose impiegata e alla durata di somministrazione. L’artrosi è una malattia degenerativa CRONICA e l’impiego dei FANS comporta spesso un trattamento necessariamente a lungo termine, che causa la soppressione a lungo termine dei meccanismi di regolazione e un incremento del rischio di comparsa di effetti collaterali gravi. Queste critiche sono valide sia per i FANS di prima generazione (inibitori della sintesi di prostaglandine) sia per quelli di seconda generazione (inibitori della COX-II). 22 Approccio convenzionale • L’osservazione conferma l’errore: • Il farmaco previsto per il trattamento dell’artrite viene impiegato per l’artrosi © IAH 2007 23 I FANS sono stati sviluppati per i trattamenti dell’infiammazione acuta e, di conseguenza, vengono impiegati anche per il trattamento dell’artrite acuta (che è una reazione infiammatoria acuta), ma si può facilmente confermare l’errore per cui il farmaco previsto per l’artrite viene utilizzato anche per il trattamento dell’artrosi (che non è un processo infiammatorio acuto, ma una forma degenerativa cronica, anche se talvolta possono essere presenti alcuni segni di infiammazione acuta). Dal punto di vista omotossicologico, questo fatto è difficile da accettare, dato che l’artrite rientra in una fase di infiammazione cavodermale (seconda fase nella DET), mentre l’artrosi è una fase di degenerazione (quinta fase nella DET). Tale discrepanza di per sé dimostra l’utilità e l’importanza della DET. 23 Approccio convenzionale • Dato che l’artrosi insorge prevalentemente nei soggetti più anziani, il trattamento convenzionale di per sé comporta alcuni rischi a causa degli effetti collaterali dei farmaci. • Diminuzione dell’aggregazione delle piastrine ematiche • Ritenzione idrica • Disturbi gastrointestinali • Problemi a livello epatico e renale © IAH 2007 24 Gli effetti collaterali non sono trascurabili, come si pensa generalmente, in seguito all’impiego cronico dei FANS. Specialmente nei soggetti anziani, i rischi maggiori di insorgenza di complicanze dovute a tali effetti collaterali sono reali, dato che spesso è già presente un problema sottostante a livello cardiaco, epatico o renale. I disturbi dell’aggregazione delle piastrine ematiche (emorragie che compaiono più facilmente e durano più a lungo), la ritenzione idrica (insufficienza cardiaca), i disturbi gastrointestinali (gastrite bruciante, formazione di ulcera) e la disfunzione epatica e/o problemi a livello renale comportano un rischio estremamente elevato per questi pazienti geriatrici. È necessario esprimere commenti in relazione ai recenti problemi riscontrati in associazione all’impiego degli inibitori della Cox 2 e all’effetto prodotto dai FANS sulle condizioni della cartilagine? 24 FANS ed effetti collaterali • Il 20% di tutte le presunte reazioni avverse ai farmaci, segnalate alla FDA, riguarda i FANS • 400.000 eventi avversi gravi e • 20.000 decessi dovuti all’impiego di FANS in pazienti ricoverati in ospedale, registrati nel 1994 negli Stati Uniti © IAH 2007 25 Ripetutamente, l’ente statunitense Food and Drug Administration (FDA), conosciuto come uno degli organismi di controllo più severi e più critici del mercato dei prodotti farmaceutici quando è in gioco la protezione dei pazienti, ha messo in guardia in merito all’uso/abuso dei FANS. È stato stimato che il 20% di tutte le presunte reazioni avverse ai farmaci riguardava i FANS. Nel 1994, sono stati segnalati 400.000 eventi avversi gravi e si stima che, soltanto negli Stati Uniti, circa 20.000 persone sono decedute nel corso dello stesso anno in seguito all’impiego di FANS. All’interno di questo gruppo, le emorragie gastrointestinali rappresentavano la causa principale di morte avvenuta in seguito all’uso/abuso dei FANS. Anche in questo caso, ritengo che sia almeno necessario esprimere alcuni commenti in merito agli inibitori della Cox 2, dato che è stato un argomento molto dibattuto recentemente. 25 Trattamento omotossicologico dell’artrosi © IAH 2007 Per quanto concerne l’omotossicologia, l’approccio terapeutico all’artrosi differisce notevolmente da quello convenzionale. Dato che si tratta di una malattia degenerativa cronica, si devono utilizzare tutte le strategie basate sui 3 pilastri della terapia omotossicologica. 26 Trattamento omotossicologico • Drenare il terreno del paziente • Regolare il processo flogistico all’inizio della cascata infiammatoria (nessuna soppressione) • Fornire supporto al tessuto colpito • Rigenerare, laddove possibile • Migliorare la qualità di vita del paziente © IAH 2007 27 L’approccio combinato, basato sulla strategia dei 3 pilastri del trattamento omotossicologico dell’artrosi, prevede: •Un processo di “drenaggio del terreno”. L’ambiente extracellulare viene detossificato per migliorare il trasporto delle sostanze nutritive, dei mediatori, ecc., ma anche per favorire l’eliminazione dei sottoprodotti metabolici e di altre eventuali tossine. •Il processo infiammatorio viene regolato in modo che vengano mantenute le caratteristiche fisiologiche, ma gli aspetti negativi e distruttivi siano ridotti al minimo. Attraverso tale regolazione, si eliminano le omotossine responsabili dell’insorgenza della malattia, inibendo nel contempo la sintomatologia. •Si fornisce supporto al tessuto danneggiato. Vengono create le condizioni tali in cui le cellule sinoviali e i condrociti funzionanti meglio sono supportati nell’espletamento delle relative funzioni fisiologiche. Una migliore funzione rigenerativa della cartilagine tende ad inibire gli effetti degenerativi del processo artrosico e tenta di rallentare o di ridurre i danni. 27 ZEEL © IAH 2007 28 Benché in teoria non sia possibile una correlazione diretta tra le coordinate della DET e un farmaco, ciò è stato dimostrato con Zeel. Le patologie articolari degenerative sono indicate nella tavola soltanto nella fase di degenerazione cavodermale e Zeel viene impiegato appositamente per queste indicazioni terapeutiche. Tuttavia, la monoterapia con Zeel non è sufficiente a risolvere la condizione dell’artrosi. 28 I 3 pilastri del trattamento omotossicologico dell’artrosi 1. Drenaggio e disintossicazione: Detox-Kit 2. Immunomodulazione: Arnica comp.-Heel* 3. Supporto organico e cellulare specifico: Zeel © IAH 2007 È necessario iniziare con una purificazione generale dell’ECM, non soltanto a livello dell’articolazione colpita. A tale scopo, Detox-Kit rappresenta la terapia più appropriata (vedi IAH AC - Drenaggio e disintossicazione). In caso di artrosi attivata, l’immunomodulazione viene ottenuta grazie all’impiego di Arnica comp.-Heel. Sono noti molti effetti correttivi di Arnica comp.-Heel, fra cui l’inibizione dei mediatori proinfiammatori IL-1, TNF-alfa e IL-8, solo per citarne alcuni. Arnica comp.-Heel aumenta anche il rilascio di TGF-beta da parte delle cellule Treg (cellule TH-3), inibendo mediante questo mediatore le cellule proinfiammatorie TH-1 e TH-2. Zeel-T contiene anche diversi estratti vegetali che regolano l’infiammazione, nonché organoterapici di suino che sono correlati all’articolazione. Inoltre, i catalizzatori essenziali presenti in questo rimedio potenziano il processo di ossigenazione cellulare delle cellule sinoviali e dei condrociti. Nei Paesi in cui Zeel-T non è disponibile in commercio, Zeel compositum può essere integrato per il supporto organico e cellulare con l’impiego di Coenzyme compositum, contenente i principali catalizzatori del ciclo di Krebs, per potenziare le funzioni metaboliche delle cellule sinoviali e dei condrociti. *Arnica comp.-Heel è chiamato Traumeel in altri paesi 29 Schema • Prime 2 settimane: Arnica comp.-Heel + Zeel T iniezione (*) + assunzione orale di Arnica comp.-Heel compresse. Prevale l’infiammazione. • Iniziare il drenaggio e la disintossicazione a partire dal primo giorno di trattamento in poi (Detox-Kit). • A partire dalla 3° settimana in poi: Zeel T iniezione + assunzione orale di Zeel T compresse. • Applicazione locale di Arnica comp.-Heel pomata durante le prime 2 settimane, poi utilizzare la pomata Zeel. (*) Se Zeel T non è disponibile in commercio nel vostro Paese, impiegare Zeel compositum e aggiungere Coenzyme compositum © IAH 2007 30 Lo schema dei principi terapeutici principali per il trattamento dell’artrosi deve essere simile a quello riportato nella diapositiva soprastante. (Zeel T non è disponibile in commercio in tutti i Paesi. Inoltre, è necessario specificare che questo prodotto deve essere somministrato mediante un’iniezione periarticolare, per via i.m o s.c., dato che l’applicazione intrarticolare è stata ritirata dal mercato sia per Zeel T sia per Zeel comp N. 30 Altri farmaci da prendere in considerazione • Coenzyme compositum • Ubichinon compositum • Dulcamara-Homaccord • Colocynthis-Homaccord • Ferrum-Homaccord • Gelsemium-Homaccord •… © IAH 2007 • Prevale la specificità del paziente 31 Ovviamente, in funzione della patologia intercorrente e dei sintomi associati manifestati dal paziente, è possibile aggiungere altri farmaci in base alle necessità di ogni singolo soggetto. Coenzyme compositum e Ubichinon compositum favoriscono l’energia cellulare. Questi due farmaci contengono rispettivamente i catalizzatori e i chinoni necessari a tale scopo. Dulcamara Homaccord viene somministrato quando il peggioramento dell’affezione reumatica è correlato al tempo meteorologico (la condizione patologica si aggrava in presenza di climi freddi e umidi, come si osserva spesso nei pazienti affetti da artrosi). I seguenti prodotti homaccord hanno tropismi specifici e caratteristiche topiche: Colocynthis-Homaccord viene impiegato per il trattamento del dolore nella regione lombare (lombalgia) o della spondilosi lombare. Ferrum-Homaccord è utilizzato nel trattamento della periartrite della spalla e della sindrome spallabraccio. Gelsemium-Homaccord viene impiegato per il dolore al collo e la cefalea occipitale (colpo di frusta). Si possono aggiungere altri farmaci in base alle condizioni individuali del quadro di ogni paziente, che sono documentati in lezioni specifiche di omotossicologia. 31 • L’uomo, essendo un organismo biologico, richiede un approccio biologico © IAH 2007 32 Dal punto di vista biologico, questa terapia può offrire un trattamento generale per l’osteoartrite, compresi l’immunoregolazione e la regolazione degli organi. Grazie all’aggiunta di catalizzatori, che incrementano la produzione di energia all’interno delle cellule, è concesso un ulteriore supporto alla cartilagine. Alla luce dei numerosi eventi avversi segnalati in associazione all’impiego dei FANS convenzionali, il trattamento omotossicologico offre una possibile alternativa praticabile. 32
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