pdf Museo Canova
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Fondazione Canova onlus Via Canova 74 31054 Possagno - TV Tel +39 (0) 423544323 Fax +39 (0) 423 922007 www.museocanova.it e-mail [email protected] Informazioni: orario: martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica ore 9.30-18.00 chiuso: lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio e Pasqua fotografie e filmati: Museo e Gipsoteca Antonio Canova non è consentita la ripresa di immagini all’interno del museo; si possono ottenere permessi previa richiesta anticipata spazi: foresteria attrezzata per incontri conviviali e colazioni scolastiche bookshop: sono in vendita, oltre alle pubblicazioni, cartoline, poster, gadgets, souveniers riguardanti la Gipsoteca e la Casa ospitalità: Discovering Veneto, Golf & Leisure Experience www.discoveringveneto.com Come arrivare: Strade e Autostrade: A27 fino a Treviso Nord; si prosegue per la statale Feltrina fino a Pederobba; da Pederobba a Possagno si prende la Provinciale 26 Aeroporti: Antonio Canova (TV), Marco Polo (VE) Stazioni Ferroviarie: Montebelluna, Castelfranco Veneto, Bassano del Grappa Autobus: “CTM” da Castelfranco Veneto e da Bassano del Grappa per Possagno; “La Marca” da Montebelluna per Possagno Coordinate GPS: 45° 51’ 16” N - 11° 52’ 52” E Regione del Veneto Comune di Possagno Antonio Canova Antonio Canova nacque a Possagno (Treviso), il primo novembre 1757. Fu educato nella casa del nonno Pasino Canova, tagliapietre e scultore locale. Dimostrò una naturale inclinazione alla scultura. Il nobile veneziano Giovanni Falier intuì la capacità artistica di Antonio Canova e lo volle avviare allo studio e alla formazione professionale. Nel 1768 Canova cominciò a lavorare dai Torretti, a Pagnano d’Asolo: un vero e proprio laboratorio d’arte. A Venezia Canova frequentò la Scuola del Nudo all’Accademia di Belle Arti e studiò disegno traendo spunto dai calchi in gesso della Collezione di Filippo Farsetti. Avviò una bottega in proprio: eseguì le prime opere Orfeo ed Euridice (1776) ed il gruppo Dedalo e Icaro (1779). Nel 1779 Canova compì il suo primo viaggio a Roma, dove produsse le sue sculture più importanti (dalle Grazie ad Amore e Psiche, dai Monumenti funebri dei Papi Clemente XIII e XIV e a Maria Cristina d’Austria ai numerosi soggetti mitologici, come Venere e Marte, Perseo vincitore della Medusa, Ettore e Aiace) e lavorò per sovrani, principi, papi ed imperatori di tutto il mondo. A Roma fu ospite dell’ambasciatore veneto, a Palazzo Venezia, Gerolamo Zulian. Lo stesso procurò a Canova le prime commissioni romane e direttamente gli richiese Teseo sul Minotauro (1781) e Psiche (1793). La sua fama crebbe in Italia e all’estero: ricevette sempre nuove e impegnative commissioni da ogni parte d’Europa. Quando i Francesi occuparono Roma, nel 1798, egli preferì abbandonare la città e ritornare a Possagno dove si dedicò alla pittura: in due anni dipinse molte delle tele e quasi tutte le tempere che oggi sono custodite nella sua Casa Natale. Nel 1800 tornò a Roma dove la situazione si era fatta meno disordinata: lo accompagnava il fratello Giovanni Battista Sartori che gli sarà vicino per tutta la vita. L’avvento di Napoleone sulla scena politica europea, nel 1804, determinò un periodo fecondo della produzione artistica di Canova (dal Napoleone di Apsley House ai busti dei Napoleonidi, dal marmo di Letizia Ramolino alla famosissima Paolina di villa Borghese). Nel 1815, subito dopo la disfatta di Waterloo, Canova fu a Parigi, con il fratello Sartori: grazie ad un’abile azione diplomatica riuscì a riportare in Italia numerose e preziose opere d’arte trafugate da Napoleone. Pio VII, per questa sua grande opera in difesa dell’arte italiana, gli conferì il titolo di Marchese d’Ischia, con un vitalizio che egli volle elargire a sostegno delle accademie d’arte. Nel luglio del 1819, Canova ritornò a Possagno per posare la prima pietra del Tempio che volle progettare e donare alla sua comunità come chiesa parrocchiale: il maestoso edificio sarà completato solo dieci anni dopo la sua morte, avvenuta il 13 ottobre 1822, a Venezia. Il suo corpo, per volere del fratello Giovanni Battista Sartori Canova, fu traslato, nel 1832, nel Tempio. Il Museo e la Gipsoteca Tre sono i settori principali del museo: l’Ala Ottocentesca dell’architetto veneziano Francesco Lazzari; l’Ala Scarpa dell’architetto Carlo Scarpa che la progettò nel 1957 e la Pinacoteca con annessa Casa Natale dell’artista, dove sono visitabili alcuni locali tipici dell’abitazione veneta. Giovanni Battista Sartori (1775-1858), fratello di Antonio Canova, volle erigere questa Gipsoteca raccogliendovi tutti i gessi che esistevano nello studio romano dell’artista. Nel 1826 lo studio fu chiuso, le opere arrivarono a Possagno dopo settimane di trasporto per terra (con carri trainati da buoi) e per mare. Nel 1853, tutti gli edifici e le collezioni del museo furono ceduti da Sartori al Comune di Possagno (che deve sottostare ad obblighi e condizioni testamentarie). Nel 1918, durante la Prima Guerra Mondiale, una granata sfondò il tetto della Gipsoteca: molte statue furono danneggiate: i due artisti possagnesi, Stefano e Siro Serafin, le restaurarono con dedizione e con attente iniziative filologiche (una lapide sopra la porta d’entrata della Gipsoteca ricorda questo restauro). Nel 1957 (a duecento anni dalla nascita di Antonio Canova), la Gipsoteca fu ampliata da Carlo Scarpa che realizzò un’eccezionale esposizione museale. Possagno Nel Museo sono conservate: opere in gesso (e sono la maggior parte: gipsoteca infatti è una parola che deriva dal greco antico e significa “raccolta di gessi”), statue in marmo, bozzetti in argilla, terracotta e cera, dipinti (oli su tela e tempere su carta); inoltre in casa si possono vedere: alcuni attrezzi dello scultore, alcuni cimeli dell’artista e la produzione incisoria delle opere dello scultore. Vi sono conservati 152 tra rilievi, statue, gruppi e colossi, (tra cui 26 sono i bassorilievi, 24 i bozzetti in terracotta, 10 i marmi). Il Complesso è abbellito da un giardino tipicamente italiano, con una parte coltivata a fiori e, verso mezzogiorno, con un ampio bròlo (frutteto), recintato da una cancellata in ferro battuto; vi prospera un maestoso pino marittimo che, si dice, sia stato piantato dallo stesso artista. Il giardino è chiuso a nord dalla casa natale di Antonio Canova, oggi conservata ancora nelle sue belle e semplici forme originali settecentesche, ed è separato a sud con il prato arborato. Come lavorava Canova La Gipsoteca offre un completo panorama dell’attività lavorativa del Canova che, dal disegno (schizzo), prima idea di un lavoro, passava al bozzetto in argilla, terracotta o in cera, fornendo così l’idea dell’opera. La fase successiva prevedeva la creazione della statua in argilla su cui veniva colato il gesso per creare la “forma”. Dalla forma si ricavava il modello in gesso su cui venivano inseriti i chiodini di bronzo (répere) utilizzati per trasferire, mediante un compasso (pantografo), le proporzioni dal modello di gesso alla statua di marmo. In queste fasi lavorative Antonio Canova era affiancato da alcuni collaboratori. Nel modello di gesso e nella successiva statua in marmo l’artista raggiungeva il massimo della sua arte attraverso una ricerca continua della perfezione plastica. 1 2 Adone inghirlandato da Venere 3 Teseo vincitore del Centauro La Gipsoteca 6 5 Paride Teseo sul Minotauro Amministrazione Direzione Segreteria 12 5 Gipsoteca Ottocentesca Gipsoteca Scarpiana 7 4 7 4 Sala conferenze e mostre temporanee 6 Ercole e Lica Venere e Adone 11 10 Scuderie 8 3 Venere Italica 9 2 1 9 8 Endimione dormiente Book Shop Danzatrice con le mani sui fianchi Sala degli Specchi 13 14 Foresteria 15 Biblioteca Vestiti di Canova Sala Video 16 Sala dei ritratti Atelier 10 La Casa Natale Giorgio Washington Stanza Natale 18 17 primo piano Studio secondo piano 11 Amore e Psiche stanti 12 Le Grazie 13 Paolina Borghese 14 Cefalo e Procri 15 Le Grazie e Venere danzano davanti a Marte 16 Mercato degli Amorini 17 Thomas Lawrence Ritratto di A. Canova 18 Creugante
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