123 Sergej Androsov La parte più consistente della
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123 Sergej Androsov La parte più consistente della
Antonio Canova e Nicolaj Jusupov Sergej Androsov La parte più consistente della ricca collezione di sculture di Antonio Canova conservate al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo è costituita dalle opere commissionate da Giuseppina ed Eugenio de Beauharnais, ma comprende anche le opere realizzate da Canova per un committente russo – il principe Nicolaj Borisovich Jusupov (secondo la tradizione francese anche Youssoupov) (1751-1831), grande amante dell’arte e famoso collezionista del tempo. Il giovane principe aveva lasciato il servizio militare già all’età di ventun’anni e nel 1772-1774 aveva iniziato la carriera nel Collegio degli affari esteri; dal 1774 al 1777 frequentò l’Università di Leida, compiendo nel frattempo il suo primo viaggio in Italia e in Francia. Dopo il ritorno a San Pietroburgo, Nicolaj espose nel palazzo di cui era proprietario la sua prima collezione di opere d’arte: un contemporaneo scrisse che essa era costituita da cammei antichi e da pitture di maestri del Seicento. Nel 1781-1782 Jusupov fu al seguito dei Conti del Nord (eredi al trono russo - granduca Pavel Petrovich e la consorte Maria Fiodorovna) durante il loro famoso viaggio in Europa. Giustiniana Wynne, contessa Orsini nel suo libro Del Soggiorno dei Conti del Nord a Venezia… ha parlato di Nicolaj Jusupov come di un personaggio “ben conosciuto in Italia” : dunque deve essere stato proprio su raccomandazione di Jusupov, che aveva già visitato l’Inghilterra, che i Conti del Nord fecero la conoscenza di Angelica Kauffmann a Venezia, acquistando, inoltre, tre opere della pittrice. A Roma, infine, furono presentati ai due nobili russi i pittori Pompeo Batoni e Jacob Philipp Hackert, che ricevettero da loro importanti commissioni. Negli anni 1783-1789, in qualità di ambasciatore russo a Torino, Jusupov svolse alcune missioni diplomatiche a Venezia, Napoli e Roma; nella prima metà del 1784 visse a lungo a Roma e probabilmente in quel periodo ebbe occasione di conoscere il giovane Canova. Questo soggiorno romano fu molto importante per l’acquisto di opere d’arte, per esempio una serie di quadri eseguita per il principe russo da Angelica Kauffmann (tra essi sono identificabili “Una figura di Cupido seduto in atto di meditare…”, marzo 1785, ora a Saratov, Museo di Belle Arti “A.D. Radiscev”) e “La morte di Ovidio” (gennaio 1786, prima della seconda guerra mondiale; Minsk, Museo di Stato di Bielorussia) . Pare che nello stesso periodo furono acquistati alcuni bronzetti da Francesco Righetti, in particolare due Dioscuri con le colonne di marmo giallo (firmati e datati 1783; Arkhanghel’skoe, presso Mosca, Museo-tenuta). Con ogni probabilità, per Jusupov Righetti eseguì un poco più tardi una delle sue composizioni più ambiziose, 1 2 123 rappresentante il Parnaso con le figure di Apollo e delle Muse (l’esistenza dell’opera è documentata nel 1786[?] e sembra che alcune sculture si trovino attualmente nel Museo delle Belle Arti di Tashkent in Uzbekistan). Nel 1789 il principe Jusupov fece ritorno in Russia, dove, nel 1791, per volere di Caterina la Grande, fu nominato direttore dei teatri imperiali di San Pietroburgo e ricevette altri importanti incarichi. Anche durante il regno di Paolo I Jusupov continuò la sua carriera: tra l’altro, fu nominato responsabile del Museo dell’Ermitage, apportando così alcuni cambiamenti amministrativi. Solo in seguito all’uccisione di Paolo I, nel marzo 1801, Jusupov si ritirò a vita privata, continuando per altri trent’anni a collezionare opere d’arte, in particolare pitture. I documenti conservati nell’Archivio Canoviano di Bassano del Grappa illustrano la corrispondenza tra lo scultore e il principe russo. Ho già usato questi materiali nel saggio introduttivo per il catalogo della mostra di San Pietroburgo del 2001 . Secondo alcuni storici dell’arte, Caterina II affidò a Jusupov la missione di invitare Canova in Russia, motivo per cui il principe tornò di nuovo in Italia. Una simile ipotesi ha fatto sorgere alcuni dubbi: soltanto dopo aver avuto la possibilità di consultare la corrispondenza inedita tra Jusupov e Canova conservata presso l’archivio bassanese è stato possibile chiarire questo particolare e anche precisare la storia della commissione di due sculture eseguite per Jusupov. Il contatto epistolare iniziò con una lettera importante di Jusupov spedita da San Pietroburgo il 27 settembre e indirizzata a “M-r Canova Sculpteur tres renomé à Rome”. La lettera, pur essendo assai breve, è scritta in modo molto efficace. Fin dalla prima frase Jusupov esprime il concetto essenziale: “Le Comte de Zuboff grand maitre d’artilierie desireroit savoir si vos occupations vous permettoient de quitter l’Italie pour quelque tems, et venire en Russie pour faire la statue de S.M. l’Emperatrice”. L’argomentazione di tale proposta è altrettanto eloquente: “Apelles a peint Alexandre le plus grand Prince de son tems, et Canova aussi, je crois, ne refuserà pas de venire en Russie faire la Statue de Caterine II” . Dunque Jusupov non si recò in Italia per invitare Canova alla corte russa. Altrettanto importante è sapere che l’idea di invitare in Russia lo scultore non era di Caterina II, ma del conte Platon Aleksandrovich Zubov (1767-1822), ultimo favorito della zarina russa. Anche la forma con cui venne inoltrata la proposta dava adito alla possibilità di un gentile rifiuto, e Canova non mancò di approfittarne. Nella risposta scritta il 15 novembre 1794 lo scultore espresse la propria riconoscenza per l’onore dimostratogli e la propria ammirazione rendendo gran merito alla gloria di Caterina II, ma spiegò di essere obbligato a ricusare la lusinghevole proposta a causa di importanti impegni da svolgere a Venezia: “Le decret du Senat de Venise en est la veritable raison, qui est dejà avancé beaucoup; et je attends d’un moment a l’autre la decision touchant celui de Tiziano dont le dessein que j’ai fait a eté d’une satisfaction commune” . Lo scultore si riferisce qui alla stele in memoria dell’ammiraglio Angelo Emo, commissionatagli nel giugno 1792 per il Palazzo Ducale di Venezia. Questa stele fu portata a termine nel 1795 e attualmente è conservata nel Museo Storico Navale di Venezia. Per ciò che riguarda il monumento funebre di Tiziano, destinato a Santa Maria Gloriosa dei Frari e commissionato da Girolamo Zulian, il progetto restò incompiuto a causa della morte del committente avvenuta nel 1795. Nella lettera sopra citata, in data 27 settembre 1794 Jusupov scrisse anche di alcune sculture commissionate a Canova: “J’attends le printemps prochain le groupe d’Amour et Psiche; et si l’amour que je avois aussi demandé pourroit etre prêt, vous pouriez l’envoyer ensemble” . Da questo brano ha inizio la storia delle due sculture canoviane della collezione di Jusupov, conservate ora nelle collezioni dell’Ermitage: il gruppo di Amore e Psiche, noto anche come Il bacio di Amore e Psiche, e la statua dell’Amorino alato. Dalle lettere che seguono si può dedurre che la commissione fu proposta a Canova tramite Thomas Jenkins. Si suppone inoltre che il gruppo di Amore e Psiche fosse stato ordinato prima e che per l’autunno 3 4 5 6 77. Heinrich Füger, Ritratto del principe Nikolaj Borisovič Jusupov. San Pietroburgo, Ermitage. 125 del 1794 fosse già in uno stato di realizzazione abbastanza avanzato. Nella lettera di Canova a Jusupov del 15 novembre furono chiariti altri dettagli e in particolare il costo dell’opera: “Le prix de ce group est egal a’ celui de Venus et Adone du meme travail, qui appartiens a M-r Berio, qui l’a payé 2000 Sequins; et je puis vous assurer, Monsieur, que ce nouveau seroit plus beau ancore, que celui que vous avez vu vous-meme” . Jusupov ha potuto osservare la prima versione di Amore e Psiche, eseguita negli anni 1787-1793 (ora al Musée du Louvre), nella bottega di Canova durante le visite a Roma, mentre Venere e Adone, commissionata dal marchese Francesco Berio negli anni 1789-1794, si trova attualmente a Ginevra, nella Villa La Grange. Ancora più interessante appare l’informazione sulla statua che Canova stava scolpendo contemporaneamente per Jusupov: “Le petit amour (de l’age de 13 annees) avec les ailes, l’arc, le Carcois, et son piedestal de marbre grec, bien ciselé, avec le piveau (pour le tourner) des metails dores coute 700 Sequines. Cette statue qui a des formes aussi nouvelles, qu’ elegantes est la meilleur, que j’ai jamais fait dans ce genre: le marble meme est exquis. Si vous aimez d’en faire l’acquisition je vous pris de me donner reponse au plutot, pour la quelle j’attends 4 mois, et le petit amour ne sera pas, dans ce temp la, vendu; quoique il y ait deja quelqu’un qui voudroit bien la posseder a cause prinicipalement de sa nouveauté” . Da questo passaggio si può arguire che anche l’esecuzione dell’Amorino dovrebbe essere iniziata prima del 1794, e quella incertezza che si nota nella lettera di Jusupov potrebbe essere spiegata non tanto dal fatto che la statua fosse incompiuta quanto dalla mancanza di un accordo concreto. Sebbene questa fosse la quarta replica della figura dell’Amorino, Canova insistette sulla “novità” e sulle forme eleganti, accennando anche a possibili acquirenti. Già nella lettera datata 15 dicembre Jusupov, dopo aver espresso il suo rincrescimento per il fatto che Canova non potesse recarsi in Russia, confermò di essere pronto a pagare la somma di 2000 zecchini per il gruppo di Amore e Psiche e altri 700 per l’Amorino. Contemporaneamente scrisse allo scultore per esprimergli il desiderio di avere anche “la statua d’une Hebe de grandeur naturelle, c’est a dire: come une fille a peu pres 16 ans”. In un poscritto, il principe disse che rinunciava alla proposta di ornare il piedistallo dell’Amorino con bronzo o con bronzo dorato, perché era vietata l’importazione in Russia di questo materiale, e pregò quindi l’artista di usare marmo puro. Probabilmente tutto ciò doveva essere frutto di un semplice equivoco. Canova, infatti, aveva soltanto proposto di far girare la statua su un tondo, per mezzo di un perno, così da renderla ben visibile ai visitatori. Quanto alla statua di Ebe, Canova non rifiutò la commissione di Jusupov, ma questo progetto non fu realizzato. Nel corso dell’anno 1795 Jusupov cambiò il suo intermediario a Roma. Dapprima fu Thomas Jenkins a svolgere tale incarico, ma in seguito il principe affidò la gestione dei suoi affari al cavaliere Giuseppe Nicola (José Nicolas) de Azara, un diplomatico spagnolo profondo conoscitore d’arte e vecchio amico di Jusupov. Tramite il cavaliere de Azara Jusupov confermò, secondo la lettera del 26 febbraio 1796, la consegna di 2000 zecchini a Canova. Inoltre, stando all’informazione fornita da Cassini, console russo a Roma, Jusupov espresse la propria soddisfazione per il fatto che il gruppo di Amore e Psiche stava per essere ultimato. Non abbiamo notizie di contatti epistolari tra Canova e Jusupov risalenti al periodo immediatamente successivo: negli archivi non sono infatti conservate lettere degli anni 1797 e 1798. La corrispondenza tra Canova e Jusupov sarebbe continuata solo nel 1799, con lo scambio di lettere relative, più che altro, ai pagamenti e al trasporto delle sculture in Russia. Possiamo ritenere che ambedue le statue fossero già pronte nel 1796, ma la complicata situazione politica rendeva impossibile il loro trasporto. Dalla missiva di Canova a Jusupov, speditagli da Venezia il 19 maggio 1799, si evince chiaramente che il gruppo di Amore e Psiche era completamente terminato, come pure, con ogni probabilità, anche l’Amorino alato e che ambedue le sculture si trovavano nella bottega romana dell’artista, ma a causa delle difficoltà di comunicazione con la Russia non potevano essere spedite a San Pietroburgo. Presumibilmente le stesse ragioni ostacolavano l’invio del pagamento. 7 8 126 78. Antonio Canova, Amore e Psiche, 1796. San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage. Eppure passò ancora molto tempo prima che le sculture di Canova arrivassero finalmente a San Pietroburgo. Il permesso per l’esportazione delle statue dall’Italia venne rilasciato soltanto nel mese di novembre del 1801 , ma a causa del blocco della navigazione il loro trasporto fu rinviato alla primavera dell’anno seguente. Le opere di Canova arrivarono a San Pietroburgo verso la fine di giugno o ai primi di luglio del 1802. La soddisfazione di Jusupov per le sculture fu espressa nella lettera a Canova del 30 luglio 1802: “…je suis parfaitement content, c’est un Ouvrage fini et d’une grande beauté, joint a’ cela que vous avez fait choix d’un tres beau marbre. Recevez je vous pris et mon Compliment et mes remercimens pour les Soins que vous y avez mis. J’ai recu le tout en tres bon etat, et parfaitement emballe’ car c’est arrive’ et rendu chez moi sans le moindre accident, ce qui me dedomage des inquietudes que j’ai eprouve’ par les retards, et de impatience que j’avois de recevoir ces objets qui me font le plus grand plaisir” . Le due opere di Canova eseguite per Jusupov furono trasferite più volte da un luogo all’altro della Russia. All’inizio vennero collocate nel palazzo Jusupov a San Pietroburgo, sul fiume Fontanka, mentre dopo il 1810 furono portate in una tenuta di famiglia ad Arkhangel’skoje, a sud di Mosca, residenza di Jusupov dall’inizio del Ottocento, dove egli sistemò la sua galleria. In questa sede le opere sopravvissero all’avvento dell’armata francese nel 1812, quando vennero spostate in un altro podere di Jusupov. A maggior pericolo furono soggette quando, durante un incendio scoppiato ad Arkhanghel’skoe, vennero portate fuori dal palazzo. Le braccia del gruppo di Amore e Psiche andarono in frantumi e in seguito, nel 1821, furono restaurate da un maestro di nome Penno. Un contemporaneo, nel vederle, esclamò scherzosamente: “…ed eccoti una scultura antica!”. Il principe Nicolaj Jusupov morì nel 1831 e dopo la morte del committente ambedue le sculture tornarono a San Pietroburgo, occupando un posto d’onore nell’altro palazzo Jusupov, sul fiume Moika, da dove nel 1926 furono trasferite all’Ermitage. 9 10 1 Del Soggiorno dei Conti 1782, p. 62. 2 Knight 1998, pp. 29, 32. 3 S. Androsov, Canova e i committenti russi del Settecento, in Antonio Canova 2001, pp. 38-45. Ringrazio Mario Guderzo per i materiali che mi ha presentato. 4 Ibidem, p. 39. 5 Ibidem, p. 41. 6 Ibidem. 7 Ibidem. 8 Ibidem, p. 43. 9 Honour 1994, p. 138. 10 Androsov 2001, p. 45. 128 79. Antonio Canova, Amorino alato, 1792-1794 circa, particolare. San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage.
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