Storie di resistenza comasca - IIS Da Vinci – Ripamonti, Como

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Storie di resistenza comasca - IIS Da Vinci – Ripamonti, Como
“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove
è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne
dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono
imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà
e la dignità andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì
è nata la nostra Costituzione”
Piero Calamandrei
C
COMO: PARADISO CONTAMINATO
omo dal dolce paesaggio che sembra uscire da un quadro d’autore, fu teatro di tragiche
vicende, tristi storie… fra le tante che drammaticamente segnarono gli anni della lotta di
resistenza al nazifascismo. Accoglienti porticcioli, ameni angoli di costa lambiti da acque
trasparenti che diventano di colore blu se si allunga lo sguardo più in là; le acque del lago
di Como si insinuano con ampie curve ed insenature attraverso le rigogliose e splendide
valli delle Prealpi che fanno da cornice a questo meraviglioso specchio d’acqua e sembra che sorgano, maestose, dai profondi fondali. Pittoreschi paesini, ville dai giardini ombrosi ed esotici si
arrampicano lungo i pendii dei monti, lungo la famosa via Regina, inconsapevoli spettatori di
avvenimenti tristi e tragicamente famosi.
Sull’estremità del ramo ovest i Romani, apprezzando forse la magica e piacevole posizione e la
ricchezza di acque, resero fiorente la città di Como, che conobbe il suo massimo splendore nell’XI
secolo e dopo esser stata distrutta dai Milanesi, fu ricostruita da Federico Barbarossa.
Divenne famosa, dopo il VII secolo, grazie ai maestri cumacini, muratori – architetti - scultori, che
diffusero lo stile lombardo non solo in Italia ma in tutta l’Europa.
Piazza Cavour
Como
(foto d’epoca)
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La sua posizione di confine ha condizionato gli avvenimenti ed ha caratterizzato la sua storia; l’attività politica, nel periodo della Resistenza, ha beneficiato di questa geografia di frontiera e ha
favorito azioni altrimenti impossibili: l’espatrio clandestino dei perseguitati politici e degli addetti ai collegamenti, il trasporto della stampa clandestina, il salvataggio con l’espatrio di migliaia di
ex prigionieri alleati, di sbandati e di giovani renitenti alla leva fascista; ancora, favorì l’espatrio
di migliaia di Ebrei uomini, donne, vecchi e bambini, costretti a sfuggire alla ferocia fascista.
Tutto ciò fu reso possibile grazie alla generosità degli antifascisti ma anche, ad alcuni, dette la
possibilità di lauti guadagni.
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Sopra
una vista
di Lipomo
nel 1939,
a fianco
il tram
ad Albate
A
lbate è frazione di Como dal 27 agosto 1943 e nel primo dopoguerra fu uno dei comuni
“rossi” della cintura cittadina. La popolazione era di 3000 abitanti, persone laboriose:
contadini, operai, operaie della tessitura e qualche artigiano. Gli Albatesi, di tradizione
religiosa cattolica e in maggioranza socialisti, formavano una comunità coesa e solidale:
avevano costituito sin dal luglio 1873 la Società di Mutuo Soccorso fra
Operai e Agricoltori ed i soci versavano quote contributive da utilizzare a sostegno di chi
si trovava in difficoltà.
L’avanzata dell’industria italiana entrò in paese nei primi giorni dell’anno 1900 con la tessitura
Fabbricazione Meccanica di Stoffe e Seta che dal 2 gennaio occupava 4 uomini,
22 donne e 8 fanciulli di ambo i sessi minori di 15 anni. E il XX secolo vide, ad Albate, il fiorire
della solidarietà popolare: fu costituita la Cooperativa Operaia di Albate e
Dintorni, con lo scopo di “acquistare all’ingrosso derrate alimentari, vino, combustibili ed altri
generi di uso domestico e distribuirlo al pubblico a prezzi minimi”; in seguito fu costituito il
Circolo Vinicolo Famigliare, organizzato dai lavoratori albatesi che “vogliono darsi
un’autonomia e dei modelli di vita”. Non furono le miserie del primo dopoguerra a fermare gli
Albatesi: le donne si organizzarono e costituirono la Cooperativa per la produzione di proiettili
presso l’OMITA, gli utili del loro lavoro era ripartito fra gli orfani e le vedove di guerra; nel dicembre del ‘19 sorse anche il Circolo Famigliare di Consumo e nel gennaio del 1921
l’Unione Cooperativa.
Fin dalla fondazione dei fasci Albate fu per gli squadristi canturini e della città di Como, la frequente meta delle loro scorribande intimidatorie.
Un fatto di sangue accadde domenica 16 gennaio 1921 nei pressi della fermata del tram. Alcuni
fascisti, provenienti da un comizio antisocialista tenuto a Cantù e in attesa della vettura per Como,
provocarono un tafferuglio con quelli che all’occhiello della giacca portavano un garofano rosso.
L’intervento di un ufficiale dei carabinieri sembrava aver riportato la calma, ma non fu così.
Mentre la vettura s’allontanava, i fascisti a bordo estrassero le pistole e spararono sulla gente in
strada, ferirono alcuni passanti e uccisero il cavallante Giuseppe Lissi.
Il giorno di Santo Stefano del 1922, verso le 17, una quarantina di fascisti irruppero violentemente nei locali del Circolo d’Albate, spaventarono i convenuti, menarono botte da orbi su quanti capitavano loro sottomano e devastarono ogni cosa. Sparirono anche i soldi dalla cassa.
Mussolini, in un discorso alla Camera del 3 gennaio 1925, annunciò il passaggio al regime fascista. In poco tempo furono soppressi tutti i partiti e con la legge del 6 novembre 1926 fu lasciato
sussistere solo il partito fascista,“partito unico”; le Associazioni le Cooperative e i Circoli, che dal
1921 avevano subito gli incendi e le devastazioni squadristiche, furono inglobati nelle organizzazioni fasciste. I direttori dei giornali furono sostituiti da giornalisti di provata fede fascista.
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Nessun’opposizione doveva più esistere e
contro chi esprimeva opinioni antifasciste
fu istituito il Tribunale Speciale per la
Difesa della Stato (fascista) e il confino:
“Il fascismo è una democrazia autoritaria”, proclamò il Duce.
La dittatura non sradicò le aspirazioni
democratiche di tutti gli Italiani e anche
ad Albate l’antifascismo non si spense.
Il parroco, don Bernardino Re,
Operaie tessili in posa per la foto di rito
disapprovava la politica del regime e
richiamava i parrocchiani ad un’azione cauta ma decisa: “Non iscrivetevi alle organizzazioni fasciste”. I militanti comunisti ricostruirono in paese un’organizzazione clandestina di Partito.
Ad Albate esisteva la “Compagnia del Caurin”: questo gruppo di persone si chiamavano così perché ogni settimana tiravano fuori 2 lire per autofinanziarsi. Erano quasi tutti comunisti, senza organizzazione e incarichi particolari, distribuivano la stampa clandestina e raccoglievano questi soldi. La Compagnia iniziò la sua attività nel 1935 e proseguì fin dopo la liberazione.
Tra i suoi soci ci furono anche condannati dal Tribunale Speciale. Ecco i loro nomi:
Luigi Bianchi, operaio tintore; Enrico Casella, operaio meccanico dell’OMITA condannato per l’orazione funebre ad un compagno di Partito; Miro Bianchi, portinaio della Tessitura
Marzorati, in seguito divenuta Tessitura Costa; Mario Lietti, operaio meccanico; Libero
Fumagalli; Enrico Turconi, infermiere; Sandro Casartelli detto Sandrun, presidente del Circolo e della Cooperativa prima del fascismo; Pepino Casartelli; Firmo
Moretti; Antonio Veronelli; Edoardo Marzorati. Durante l’inverno fra il ’42 ed
il ’43 le condizioni di vita dei ceti popolari erano pesantemente regredite. La guerra portava
morte, afflizione e danni, i generi di prima necessità erano contingentati ed insufficienti, alla
borsa nera il loro costo era insostenibile, l’inflazione portava l’aumento eccessivo dei prezzi e la
decurtazione dei salari: il malcontento cresceva. Nelle grandi industrie dell’Alta Italia i comunisti,
che avevano saputo mantenere in clandestinità la loro organizzazione, preparavano gli operai per
un’aperta e diretta manifestazione d’opposizione al fascismo. Il 5 marzo 1943 le maestranze di molte fabbriche di Torino, di Asti e di Milano scendevano
in sciopero. Anche all’OMITA (Officine Meccaniche di Tessitura ed Affini),
la più importante fabbrica d’Albate, gli operai scesero in lotta. Il fatto scatenante avvenne sabato
27 marzo quando fu imposto il cottimo a tutti i reparti. L’accelerazione dei ritmi produttivi inaspriva le già dure condizioni di lavoro. Questi operai avevano quasi tutti la qualifica di manovale
anche se svolgevano mansioni specialistiche e i loro salari rimanevano fermi ai minimi contrattua-
li dall’inizio della guerra. Il lavoro era regolato con dura disciplina, imposta a suon di multe dall’ufficiale di sorveglianza dello stabilimento, capitano Cinquini, e dal capo officina Greco che nel
Partito fascista ricopriva ad Albate la carica di “Consultore rionale” e controllava gli operai anche
fuori la fabbrica, nella vita privata. Erano le ore 10 di lunedì 29 marzo quando al suono della sirena una sessantina d’operai sui 270 presenti “come ad un segnale convenuto
hanno volontariamente interrotto il lavoro riversandosi nel cortiletto che unisce i capannoni”. Quali erano le richieste degli operai? Al capotecnico e direttore del personale, signor Greco e all’ingegner Scolari gli operai avanzarono una richiesta d’aumenti salariali del 70% motivata dal fatto che, essendo insufficiente la razione viveri (quella contingentata dalla tessera annonaria), dovevano ricorrere al mercato nero i cui prezzi erano proibitivi. Queste richieste saranno ribadite anche al vice federale Cesare Rodini “subito accorso
in Albate onde parlare e persuadere gli operai stessi. L’interruzione
del lavoro, durata circa 30 minuti, non ha dato luogo ad incidenti”.
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La fabbrica Omita
vista dall’alto
I manifestanti dell’OMITA, richiedevano di conseguire lo stesso aumento che “risultava
loro già essere stato concesso nelle province di Torino, Milano ed Asti”, dimostravano di essere ben
informati sulle lotte che la classe operaia stava sviluppando. Si saprà in seguito che gli operai
dell’OMITA erano organizzati da un gruppo comunista guidato da Mario Ceruti, un ex confinato politico. La repressione non tarderà. Alfredo Degasperi ispettore federale del P.N.F. di zona,
convocò il direttore del personale e Consultore rionale, Greco, che fornì i nomi dei responsabili promotori dello sciopero: Dante Albonico, Luigi Brenna e Mario Merio.
I carabinieri arrestarono, con l’accusa di aver preso parte alla sospensione del lavoro e non aver
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fatto presente alle proprie gerarchie il malcontento ed i desiderata, il fiduciario di fabbrica
Alfonso Arrighi e Federico Camocini, capo reparto non iscritto al PNF ed ex sovversivo; altri quattro operai furono inviati alle armi. Il federale Erberto Casagrandi uso al metodo di
“rompere la testa agli antifascisti” impartì l’ordine di organizzare, per la sera dello sciopero,
un’azione punitiva rivolta ai promotori della protesta. Toccò all’ispettore Alfredo Degasperi radunare alcuni fascisti di Albate che indirizzassero l’azione ed altri provenienti da fuori per compiere il pestaggio, questi ultimi dovettero anche procurarsi i mezzi di trasporto: due biciclette e un’auto che compì due viaggi. Fu evitato di convocare nella sede del fascio di Albate il raduno per definire i particolari dell’azione e fu preferita la sala privata di una trattoria. Sembrerebbe che anche
i fascisti si vergognassero dell’azione che stavano compiendo, in realtà il regime non godeva più
del consenso popolare ottenuto negli scorsi decenni. Al termine della giornata lavorativa, poco
distante dal fabbricato dell’OMITA, Dante Albonico, Luigi Brenna e Mario Merio furono ferocemente aggrediti.
Il giorno successivo tutto sembrava normale all’interno dello stabilimento, fuori, nei pressi dell’entrata dell’OMITA, campeggiava a grandi caratteri la scritta.
MORTE AL DUCE
VIVA LO SCIOPERO
E CHI LO FANNO
Luigi Ballerini
Enrico Cantaluppi
Luigi Ballerini nacque, crebbe e formò la sua cultura politica in quest’ambiente sociale; non
furono solo ardori giovanili ma, soprattutto, furono, gli ideali morali a guidarlo verso la scelta partigiana.
FIUMI SOTTERRATI
Sono vene le vie della città.
Il Cosia, il Valduce, il Fiume Aperto
pulsano sotto l’asfalto.
Un giorno, mentre corri
sulla tangenziale,
si apre una ferita e”pluff”…
A nulla ti serviranno gli alzacristalli
elettrici, l’airbag,
la chiusura centralizzata.
Ma non avere paura
è soltanto la memoria che ritorna
la memoria cementificata.
COSIA
Il torrente vicino a casa
cambiava colore secondo la moda
nella famosa città della seta.
Le rive del fiume Cosia
Enrico Cantaluppi nacque il 24 agosto 1923 a Lipomo, un piccolo comune alle porte di
Como, che contava 350 abitanti per lo più contadini. Vent’anni dopo si trovava a Milano arruolato nei Carabinieri. nell’ottobre del ‘43, quando i tedeschi imposero la liquidazione dell’Arma fedele alla monarchia, Luigi sfuggì alla deportazione nei lager e rientrò a Lipomo. In paese svolse propaganda antifascista, la famiglia gli fu vicina e ricevette l’aiuto del fratello Giovanni e della
sorella Cristina. Le GAP-SAP di pianura sono costituite
nel Comasco fra l’11 e il 27 dicembre ‘44, Enrico entrerà a
farne parte con il nome di battaglia Fani. Le sue prime
azioni furono di propaganda e disarmo delle pattuglie
fasciste. La sera del 22 gennaio 1945, Enrico
Cantaluppi e Luigi Ballerini tentarono la cattura
del maggiore Petrovich, ma i due giovani furono sorpresi
Lo stesso luogo in epoca recente:
dalla Guardia Nazionale Repubblicana. Rinchiusi nelle
quando via Barelli è ormai diventata
carceri di Via Lambertenghi, per due giorni subirono atroci viale Innocenzo XI ed il fiume Cosia
scorre sotto l’asfalto
torture, poi, trascinati in riva al Cosia, furono fucilati.
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L’ESERCITO ITALIANO DOPO L’8 SETTEMBRE
Gli Internati Militari Italiani
L’annuncio dell’armistizio trovò impreparato l’esercito italiano. La sera stessa e nei giorni successivi le truppe tedesche catturarono e disarmarono 600.000 nostri soldati per deportarli in
Geramania. Nei lager furono oggetto di pressioni per indurli ad accettare l’inquadramento con le
truppe nazifasciste. Ben due volte fu richiesto loro di giurare in favore di Mussolini e di Hitler, ma
preferirono la prigionia anzicché combattere contro gli Alleati e i popoli insorti.
I
nazisti, di fronte al rifiuto di collaborazione dei prigionieri italiani, sottoposero i nostri connazionali a gravi vessazioni e al lavoro coatto: li costrinsero a lavorare gratuitamente nelle fabbriche
tedesche. Furono, in seguito, chiamati gli Schiavi di Hitler.
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Un’azione resistenziale disprezzata e occultata
29.189 soldati cercarono rifugio in Svizzera per sfuggire alla deportazione in Germania in seguito all’armistizio dell’8 settembre e per sottrarsi all’ordine del giorno n°4 di Mussolini (Monaco,
15 settembre 1943) che imponeva ai militari italiani di “presentarsi in uniforme subito presso il
più vicino Comando Militare Germanico”. Erano quasi tutti della provincia di Como e Varese, oppure soldati di stanza nelle zone di confine con la vicina Confederazione. I passaggi in Svizzera
avvennero attraverso i valichi che, per
favorire l’espatrio, le Guardie di Finanza
lasciarono aperti sulla linea confinaria del
Gaggiolo (Varese), della Val Mulini di
Uggiate Trevano e Camnago Faloppio, di
Drezzo-Pedrinate, di Chiasso e di
Maslianico. Altri passarono seguendo i sentieri dei contrabbandieri sui monti della
Valle d’Intelvi e qualcuno attraverso il
passo alpino dello Spluga o avventurandosi sui monti della Valtellina, in particolare
nella zona di Tirano. La scelta di questi soldati, mai in seguito considerata come azione resistenziale, anche disprezzata e occultata, produsse nella popolazione civile, in
particolare fra i familiari dei soldati, una
presa di coscienza sulla necessità di una
salda opposizione al nazifascismo.
L
LA RICOSTRUZIONE DELL’ ESERCITO FASCISTA
a chiamata alle armi fu annunciata da Graziani, ministro della Difesa nazionale, mercoledì 10 novembre 1943 con un bando di chiamata per i giovani delle classi ‘23 e ‘24 in congedo provvisorio e tutti quelli del 1925 della leva di terra (esercito). Il Duce ordina ai
Prefetti: “Vi prego personalmente per quanto riguarda l’imminente chiamata alle armi, di
intervenire, con opera di propaganda intensa e di vigilanza, chiamando alla collaborazione tutte le forze sociali, di raggiungere l’obiettivo che è quello di avere il maggiore numero possibile di soldati nel nuovo esercito. Il successo della presentazione sarà il segno sicuro della ripresa nazionale”. I giornali scrivono che le attese sono un gettito di almeno 300.000 reclute.
E’ mobilitata anche la scuola e il ministro Carlo Alberto Biggini ordina ai presidi:
“Dovranno essere denunciati senza indugio ai distretti militari competenti e allontanati dalla scuola coloro che non si presentano; gli universitari delle classi richiamate potranno presentarsi agli
esami solo con un certificato della competente autorità militare”.
Sono spedite 180.000 cartoline precetto, ma l’esito sarà deludente. Il maresciallo Graziani sosterrà che l’esito del richiamo fu di 100.000, ma il suo capo di stato maggiore, in un appunto del 12
dicembre, lo informa che le reclute sono
44.000, i volontari 6.000. Si presume che si
possa giungere a 75.000 reclute poiché in
alcune regioni non è ancora avvenuta la chiamata. Alcuni distretti, fra i quali Como, devono ancora completare la distribuzione delle
cartoline. Il 13 dicembre Graziani ha un quadro, regione per regione, dei giovani presentatisi fino alle ore 19: si tratta di 45.153
reclute e 6.009 volontari. In totale sono
51.162 ma Graziani insiste per una cifra arrotondata: 80.000. A Como su 1582 giovani
chiamati alle armi i renitenti saranno 1272.
Dal “Diario storico” del 14° Comando
Provinciale di Como possiamo rilevare i motivi delle diserzioni, renitenze o mancate presentazioni che sono causate dall’intensa e capillare
propaganda avversa, dai consigli dei sacerdoti contrari alle presentazioni, dall’incredulità nella
vittoria del nazifascismo, dalla non collaborazione della maggioranza della popolazione civile.
Tra il 20 e il 23 aprile 1944, a Cadorago e a Guanzate, incursioni dei G.A.P. “Nanetti” nei locali
del Municipio, portano alla distruzione delle liste di leva.
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I Tedeschi ordinano lo scioglimento dell’Arma dei Carabinieri
All’inizio d’ottobre 1943, i Tedeschi imposero la liquidazione dl’Arma dei Carabinieri, fedele alla
monarchia. Graziani, obbediente, ordinò al comandante dell’Arma, colonnello Casimiro Delfini, di
portare i 9000 carabinieri di cui disponeva a Zara per difenderla dagli Slavi. All’opposizione del
colonnello, il maresciallo Graziani ordinò il disarmo di tutti i carabinieri sostenendo che ordivano
un complotto contro la sua persona. I tedeschi nel pomeriggio circondarono le più importanti
caserme, catturarono parte dei carabinieri e li deportarono nei lager tedeschi. Subito dopo
Graziani tentò di fondere i carabinieri delle stazioni minori con la Milizia, ma l’esperimento fallì.
Gran parte dei carabinieri fuggirono schierandosi con le forze della Resistenza.
DALLA PROPAGANDA PARTIGIANA
Bisogna salvare i giovani dalle retate!
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Chi vede una pattuglia che chiede i documenti, avvisi tutti i giovani che
incontra della sua posizione.
Chi viene a conoscenza della partenza o del passaggio in stazione di un
treno di deportati, faccia circolare con ogni mezzo la notizia per far raggruppare una folla di dimostranti che cerchino d’impedire che il treno prosegua o che almeno riescano a far entrare nei vagoni piombati acqua viveri e …lime!
Se vi trovate bloccati in una retata manifestate resistete coi giovani: li salverete. Se la resistenza sarà sempre decisa le retate diminuiranno.
Dai documenti fascisti:
I DUE MARTIRI PARTIGIANI
Guardia Nazionale Repubblicana di Como
Notiziario 1 febbraio 1945
Il 22 gennaio u.s., alle 21, in Como, sconosciuti armati effettuavano il tentativo di prelevare dalla propria abitazione il comandante del battaglione
territoriale locale, maggiore Petrovich .
La pronta reazione dell’ufficiale aveva ragione su due aggressori che,
disarmati e immobilizzati, venivano consegnati ad agenti dell’U.P.I. della
G.N.R. accorsi.
Da “La Provincia” di Como
CRONACA CITTADINA
25 GENNAIO 1945
Mancato attentato ad un maggiore della G.N.R.
Mentre cercano di fuggire due banditi sono uccisi
Lunedì sera, verso le ore 21, nella abitazione del maggiore della Guardia
nazionale Repubblicana Mario Petrovich in via Milano 40, si presentavano due individui i quali spacciandosi per militi della G.N.R. invitavano l’ufficiale a scendere sulla strada dove un altro ufficiale doveva fargli delle
comunicazioni. Il maggiore Petrovich, constatando come i due tenessero
ostinatamente le mani in tasca, intuendo che si trattasse di un tranello,
estraeva rapidamente la rivoltella e, mentre immobilizzava l’individuo a lui
più vicino intimava le mani in alto. I due sconosciuti prontamente perquisiti venivano trovati ciascuno in possesso di una rivoltella automatica con la
pallottola già nella canna e quindi in posizione di sparo.
I due manigoldi poco dopo erano presi in consegna da veri militi della
G.N.R. che li traducevano nella caserma di via Lambertenghi.
L’interrogatorio dei due sconosciuti, identificati per Enrico Cantaluppi di Pietro, di anni
22, giardiniere , abitante a Lipomo in via
Terlizza 16 e Luigi Ballerini di Gerolamo, di
anni 20, contadino, abitante ad Albate in
via Monticelli 2, rivelava l’esistenza di un
complotto al quale hanno partecipato altre
persone rimaste sconosciute mirante al prelievo e al sequestro della persona del maggiore Petrovich, il quale, se avesse opposto
resistenza, sarebbe stato, come il
Cantaluppi e il Ballerini hanno confessato,
ucciso in base a precisi ordini ricevuti.
I due mancati sicari che grazie alla prontezza e al coraggio del maggiore
Petrovich sono stati catturati, nel corso del loro interrogatorio si confessarono rei di reati di aggressione, rapina, minaccia a mano armata e di
appartenenza a bande armate di ribelli. Per il proseguimento delle indagini in corso, ieri mattina il Cantaluppi e il Ballerini venivano trasferiti dalla
caserma di via Lambertenghi a quella “1° Febbraio” a S. Abbondio, ma,
giunti in via Barelli, tentavano di darsi alla fuga. I militi di scorta, dopo aver
intimato l’alt, aprivano il fuoco contro i fuggiaschi che raggiunti da una scarica cadevano morti.
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L
IL FATTO
uigi Ballerini e l’ex carabiniere Enrico Cantaluppi, su comando della Gap-Sap
di Como città, tentarono di catturare il Petrovich per scambiarlo con il segretario del PCI di
Como, Dante Gorreri, ma il comandante della G.N.R. s’aspettava l’azione contro di lui,
allertò quindi le guardie fasciste attendendo l’arrivo dei giovani. Come racconta l’articolo
de La Provincia, i due Partigiani furono facilmente arrestati, e furono condotti nella caserma di Via Lambertenghi. Il Petrovich, durante i due giorni successivi, sottopose Luigi ed Enrico, ad
atroci torture poi, al mattino alle 5 del 24 gennaio 1945, li fece condurre lungo il torrente Cosia.
Giunti in Via Barelli, nei pressi dell’Officina del Gas, dove altri partigiani erano già stati fucilati,
un plotone della G.N.R compì l’esecuzione.
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Ricostruita soltanto attraverso i documenti di parte fascista, la drammatica vicenda dei due giovani appare come una delle molte azioni partigiane pagate con la vita. La
consultazione di ulteriori documenti, di seguito riportati nelle parti essenziali, pur non permettendo di chiarire completamente i fatti, permettono la comprensione della vicenda umana di Luigi
Ballerini, di Enrico Cantaluppi e di altri giovani protagonisti della Resistenza comasca.
Documento N° 145 – Memorie
ICSML
Dichiarazione del gappista Enrico
Nava
“[...] Aderire ai bandi di reclutamento dei fascisti, significava non aver
capito la lezione del 25 luglio, dell’8
settembre e soprattutto quello che i
nostri vecchi avevano subito durante
il ventennio: bastonate, olio di ricino
e Tribunali Speciali.
Fu in quel frangente per nulla rassicurante, che mi capitò di parlare con
un certo Moglia Gianfranco, proprietario di un laboratorio di maglieria il quale mi prospettò un suo
piano organizzativo rivolto a creare
una formazione di volontari disposta
a fronteggiare i soprusi e le violenze
Da La Provincia di Como, ottobre 1944
Documento N° 147 – Memorie ICSML
Dichiarazione del gappista Bizzozzero
“[...]
Fra l’altro si avevano contatti con il C.L.N. Di Cantù e con esponenti del
P.C.I., specie il sottoscritto che aveva assidui rapporti col responsabile militare comunista, Bottagisi. Tutti gli sforzi compiuti, prima del C.L.N. Di Cantù e
poi da quello provinciale di Como per incorporare la nostra formazione nel
piano operativo del Comitato Militare e Giunta Militare della provincia di
Como in contatto con il C.V.L.A.I. A Milano, risultarono vani per l’opposizione di alcuni componenti la formazione quali: Cavallotti, Retto, Moglia ed
altri.
Si giunse al punto che io ed altri compagni di sinistra, ricevemmo l’intimazione dal C.L.N. di Cantù di uscire dalla formazione previa diffida. L’ingiunzione
poteva considerarsi logica anche perché io partivo dalla convinzione che la
nostra formazione ormai collaudata nelle azioni e ben armata, doveva unirsi al resto delle altre formazioni già esistenti nel Canturino per rafforzare
maggiormente l’intero dispositivo militare.
Per contro, uscire dal gruppo che si considerava ‘autonomo’ e non ancora
dichiaratamente anticomunista né attraverso la parola e tanto meno nei fatti,
significava lasciare che il gruppo potesse eventualmente assumere quella
veste che noi compagni condannavamo. Così decidemmo di restarvi fino al
giorno dell’insurrezione anche se alcuni dovettero lasciare il comasco per
operare a Milano, altri per passare nel Btg. ‘Nanetti’ della Brigata ‘P.A.
Perretta’ ed altri ancora la cui sorte fu tragica perché catturati dai fascisti
subirono barbare torture ed infine furono assassinati”.
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Dai Notiziari della Guardia Nazionale Repubblicana
Not. 27-11-1944
“[...]
Il ceto operaio è manovrato dai partiti di sinistra e principalmente dal partito comunista che in questo momento si trova in uno stato di disorientamento
causato dalle decise opposizioni degli altri partiti; a ciò si aggiunga che in
seno allo stesso partito comunista si sta sviluppando una tendenza separatista dovuta al fatto che un gruppo di lavoratori chiede che tale partito si
emancipi da Mosca per meglio tutelare gli interessi prettamente nazionali.
Tutto ciò ha segnato la scissione che si esprime anche attraverso un foglio
clandestino, che sostituisce un’altra pubblicazione del genere già ‘silurata’
dal comitato centrale del partito.”
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C
he nel PCI di Como ci siano state fazioni avverse, è confermato anche nella relazione del
1° congresso della federazione comasca del PCI, svoltasi subito dopo la Liberazione, e più
propriamente nelle righe riferite al movimento giovanile: “[...] diffondevano un loro
giornaletto ed alle soglie dell’autunno [‘44] un forte gruppo minacciano di sopraffare il
Comitato Direttivo perché non prendeva posizione energica di fronte alla situazione.
Interveniamo subito; si riscontra veramente un gruppo di una trentina di giovani sfuggiti al controllo del Partito. Infatti viene formato un nuovo Comitato nella maggior parte costituito da que-
sti ultimi”. Quale fu la risposta del PCI per togliere di mezzo la questione?
La maggior parte di questi giovani, circa trenta, furono mandati nelle formazioni partigiane di
montagna; Enrico Cantaluppi e Luigi Ballerini furono comandati di sequestrare il Petrovich.
Per conoscere Dante Gorreri basta leggere un libro di Franco Giannantoni dal titolo:
“Gianna” e “Neri” Vita e morte di due partigiani comunisti. Storia
di un “tradimento” tra la fucilazione di Mussolini e l’oro di Dongo –
Mursia, 1992. Ecco alcuni passaggi: Era un uomo rigido, geloso, sospettoso ed accentratore. Anche
un po’ prepotente tanto che ben presto gli avevano appioppato il soprannome di “padrone”.
Un tipo che voleva tener tutto sotto il suo controllo e che non ammetteva nessuna interferenza.
[pag. 61]
La posizione assunta da “Guglielmo” aveva influito negativamente nei confronti degli altri partiti democratici clandestini “troppo apertamente considerati e trattati come nemici ciò che ostacolava gravemente il lavoro”. [pag.114]
Era uso a sistemi dittatoriali [pag114]
Col risultato che progressivamente a Como ci si abituò ad “obbedire” al federale e questi si abituò a comandare a bacchetta confermando la sua mentalità a tale circostanza. [da una dichiarazione del “Neri”, pag115] Gorreri è catturato dalle Brigate Nere il 12 gennaio 1945; il 30 gennaio è accompagnato sul monte Bisbino dal tenente della Brigata Emilio Poggi, noto quale Tenente
Tucci, liberato e lasciato entrare in Svizzera.
Secondo una relazione del comando provinciale della formazione partigiana “Giustizia e Libertà”,
datata 31 gennaio 1945, la liberazione dell’esponente del PCI è avvolta da pesanti ombre ed è
frutto di trattative finanziarie. [ vedere pag.89] “Guglielmo” rifugiato in Svizzera con il nome di
Medioli, aveva dato della sua liberazione una versione che non convince i molti compagni esuli
oltre il confine. Una Commissione d’inchiesta formata da Gianni Kumli e Mario Ferro per conto del
Centro direzionale del PCI di Zurigo diretto da Ernesto Treccani, Cesare Marcucci e Maddalena
Rossi aveva concluso i suoi lavori con il “congelamento” dell’esponente politico comasco sino al
termine della guerra”. [pag 90]
“Se vivrete tocca a voi
rifare questa povera Italia
che è così bella
che ha un sole così caldo
le mamme così buone
e le ragazze così care”
da una lettera di Giordano Cavestro
ragazzo di 18 anni fucilato dai nazifascisti
vicino Parma.
Questo giovane condannato a morte sembra
parlare alla coscienza di tutti gli Italiani e
queste parole, che suonano come un “inno”
al nostro Belpaese, vogliono trasmettere
Desiderio di libertà
dignità e coraggio
tenace amor di patria.
Questi stessi sentimenti hanno animato
Enrico Cantaluppi e Luigi Ballerini
15
BIBLIOGRAFIA
ICSML (a cura)
- Un accenno con intelletto d’amore
ICSML (a cura)
- I notiziari della GUARDIA Nazionale
Repubblicana della provincia di Como
1943-1945
Vittorio Roncacci
- La calma apparente del lago
– Macchione Editore, 2003
Giuseppe Coppeno
- Como dalla dittatura alla libertà
– ICSML, 1989
16
Gianfranco Bianchi
- Antifascismo e Resitenza nel Comasco
– Comune di Como - 1975
Franco Giannantoni
- “Gianna” e “Neri”
Vita e morte di due partigiani comunisti
Storia di un “trediemento”
tra la fucilazione di Mussolini e l’oro di
Dongo
– Mursia, 1992
LA PROVINCIA, mese di gennaio 1945
f.d.g. per una vita migliore
- giornale del Fronte della Gioventù,
sezione milanese,
n° 1,12 luglio 1944
– stampa clandestina
FRONTE DELLA GIOVENTÚ
PER L’INDIPENDENZA NAZIONALE
E LA LIBERTÀ,
n° 1, gennaio 1945
– stampa clandestina
NOTE
Caurin era detta la moneta da 2 lire
Le aziende che producevano materiale
d’uso bellico erano controllate dai militari che
imponevano metodi disciplinari da caserma
Relazione dell’Ufficio Politico Informativo
del Comando della 16^ legione della Milizia
al federale di Como – 31 marzo 1943.
Relazione dell’U.P.I. del Comando della
16^ legione della Milizia al federale di Como
– 31 marzo 1943
Dalla relazione del capogruppo dei metalmeccanici cav. Bassi al segretario dell’Unione
Industriali
Mario Petrovic o Petrovich, con il grado di
maggiore della G.N.R., era comandante
della guarnigione fascista con sede in Via
Malta (ora Via Fratelli Rosselli) a Como. Il
Petrovich, per i suoi atti di feroce crudeltà, fu
condannato
dalla
Corte
d’Assise
Straordinaria alla pena capitale poi trasformata in 30 anni di reclusione.
In realtà il Cantaluppi era un carabiniere
che non aveva accettato di essere inquadrato
nella G.N.R. Il giornale, secondo le direttive
fasciste, evita di indicare l’appartenenza del
condannato all’Arma.
Oggi Via Barelli è ridotta ad un tratto che da
via Tolomeo Gallio termina di fronte all’Hotel
Continental. Gli edifici dell’Officina del Gas
sono stati trasformati in stabili residenziali e
stabili per attività commerciali; il torrente
Cosia è stato coperto con il Viale Innocenzo
XI. Nel luogo delle fucilazioni ci sono le lapidi dei partigiani uccisi, sono esposte sul muro
di recinzione, poco prima dell’angolo con Via
Benzi.
ICSLM, Fondo PCI, fasc.57, “Relazione
Generale del Comitato federale di Como del
PCI al congresso provinciale del 7,8,9 ottobre
1945”
Dante Gorreri nasce nel 1899 a Parma, militante antifascista, lasciò la sua città natale nel
febbraio del 1944. Si trasferì a Como dove fu
Federale del Partito Comunista italiano fino al
12 gennaio 1945 e dopo il suo rientro dalla
Svizzera, 27 aprile 1945. Il suo nome di battaglia era “Guglielmo”.
PARTIGIANI CADUTI NELLA PROVINCIA
DI COMO E CITTADINI COMASCHI CADUTI
NELLA RESISTENZA ALL’ESTERO
O IN ALTRE ZONE
PER LA LOTTA DI LIBERAZIONE
8 gennaio 1945
- Bonacina Carlo di Luigi
Fucilato a Fiumelatte - 55” Brigata Rosselli.
8 gennaio 1945
- Bonaiti Angelo di Carlo
- Caduto in combattimento a Lecco - Formazione SAP
Lecco. 8 gennaio 1945
- Inverni Ambrogio di Marco
Fucilato a Fiumelatte. 55;’ Brigata Rosselli.
8 gennaio 1945
- Maggi Giuseppe di Antonio
Fucilato a Fiumelatte 55;’ Brigata Rosselli.
8 gennaio 1945
- Panzeri Virginio di Edoardo
Fucilato a Fiumelatte. 55” Brigata Rosselli.
8 gennaio 1945
- Pasut Domenico di Fioravante
Fucilato a Fiumelatte - 55” Brigata Rosselli.
8 gennaio 1945
- Rusconi Carlo di Enrico
Caduto in combattimento a Varenna - 55” Brig.
Rosselli.
12 gennaio 1945
- Zucchi Antonio di Luigi
Fucilato a Bettola il 12 gennaio 1945 - 89ª’ Brigata
Poletti.
gennaio 1945
- Farina Angelo di Egidio
Fucilato a Eupilio - 55” Brigata Rosselli.
13 gennaio 1945
- Ferrario Ermenegildo Mario fu Francesco
Fucilato a Eupilio - 55” Brigata Rosselli.
14 gennaio 1945
- Negrini Giovanni di Alfredo
Caduto a Pellone 5” Div. Alpi.
21 gennaio 1945
- Bianchi Lidia Bruna
Fucilata a Cima di Porlezza. Brigata ´D. Ricci” - Med.
d’oro.
21 gennaio 1945
- Ferrari Ennio di Paolo
Fucilato a Cima - Brigata ´D. Ricciª.
21 gennaio 1945
- Capra Andrea di Andrea
Fucilato a Cima - Brigata ´D. Ricciª.
21 gennaio 1945
- Carminelli Gilberto di Silvio
Fucilato a Cima Brigata ´D. Ricciª.
21 gennaio 1945
- Selva Angelo di Ambrogio
Fucilato a Cima - Brigata “D. Ricci”.
21 gennaio 1945
- Selva Giuseppe di Giuseppe
Fucilato a Cima - Brigata “D. Ricci”.
22 gennaio 1945
- Bonelli Cesarino di Ercole
Fucilato a Como - 52” Brigata Garibaldi.
24 gennaio 1945
- Ballerini Luigi di Gerolamo
Fucilato a Como - 52’ Brigata Garibaldi.
24 gennaio 1945
- Cantaluppi Enrico di Pietro
Fucilato a Como - Bri. gata Perretta.
25 gennaio 1945
- Michelini Vittorio di Ezio
Fucilato a Monza - 89” Brigata Poletti.
25 gennaio 1945
- Ratti Alfredo fu Giuseppe
Fucilato a Monza - 55” Brigata Rosselli.
26 gennaio 1945
- Danzi Luigi di Aldo
Caduto combattendo a Col di Sogno - 104” Brigata
Citterio.
26 gennaio 1945
- Nonnanni Marcello di Riccardo
Caduto combattendo a Col di Sogno. - 104” Brigata
Citterio.
28 gennaio 1945
- Corrias Salvatore fu Paolo
Fucilato a Monte Bugone - Brigata ´Artom G. L.ª.
28 gennaio 1945
- Costa Giorgio fu Vincenzo
Fucilato a Monte Bugone - 52” Brigata Garibaldi. .
28 gennaio 1945
- Santi Vinicio di Primo
Fucilato a Monte Bugone - 52” Brigata Garibaldi.
28 gennaio 1945
- Cunietti Battista di Antonio
Deceduto per cause di servizio.
30 gennaio 1945
- Rossini Giovanni di Carlo
Deceduto a Milano per malattia contratta in servizio.
2 febbraio 1945
- Bertolina Odilio
Fucilato a S. Maurizio - Divisione Lorenzin.
3 febbraio 1945
- Messina Domenico
Caduto a Milano - 52” Brigata Garibaldi.
10 febbraio 1945
- Pomi Mario
Caduto a Bolzano - 55” Brigata Rosselli.
13 febbraio 1945
- Lauri Luigi
Caduto a Lecco - Gruppo Trua.
13 febbraio 1945
- Monari De Nelfed Augusto
Deceduto in carcere.
14 febbraio 1945
- Careni Gino
Deceduto in seguito a malattia - Divisione Puecher.
17
18
20 febbraio 1945
- Cavestri Eraldo
Caduto in combattimento a Bobbio
Brigata Fratelli Bandiera.
20 febbraio 1945
- Molteni Eutrasio
Caduto in combattimento ai Piani di Bobbio
55” Brig. Rosselli.
20 febbraio 1945
- Valsecchi Cesare
Caduto in combattimento ai Piani di Bobbio
55” Brig. Rosselli.
21 febbraio 1945
- Amanti Carlo
Caduto in combattimento a Pesciola - 55” Brig. Rosselli.
21 febbraio 1945
- Gargenti Martino
Caduto in combattimento a Pesciola - 55” Brig. Rosselli.
25 febbraio 1945
- Villa Luigi
Caduto in combattimento a Cesana.
17 marzo 1945
- Silvetti lsidoro
Caduto in combattimento a Cino 55” Brig. Rosselli.
21 marzo 1945
- Del Vecchio Santo
Caduto in combattimento a Monte Bugohe.
21 marzo 1945
- Sormani Benvenuto
Fucilato a Santa Valeria - Brig. Perretta.
23 marzo 1945
- Guattini Egidio
Caduto in combattimento a Piantanedo - 55” Brig.
Rosselli.
24 marzo 1945
- Gobbi Severino
Caduto in combattimento a Solcio Lesa - Brig.
Moscatelli.
26 marzo 1945
- Cassera Moretti Savio
Deceduto a Como - 52” Brig. L. Clerici.
29 marzo 1945
- Vismara Giovanni
Deceduto in seguito a torture.
31 marzo 1945
- Fumagalli Manlio
Trucid. in carcere - Brig. Udine.
2 aprile 1945
- Barilani Bruno
Caduto a Sorico.
4 aprile 1945
- Frigerio Lino
deceduto a Como.
14 aprile 1945
- Guazzoni Giuseppe
Caduto ad Arona.
18 aprile 1945
- Redaelli Carlo
Caduto in Jugoslavia.
19 aprile 1944
- Beretta Mario
Fucilato a Como.
20 aprile 1945
- Ferro Giovanni
Fucilato in Jugoslavia.
24 aprile 1945
- Brenna Carlo
Caduto a Giovo di Garzeno.
24 aprile 1943
- Cattaneo Angelo
Deceduto a Eger (prigionia).
24 aprile 1945
- Conti Enrico
Caduto a Dongo.
24 aprile 1945
- Galfetti Luciano
Caduto a Isola di Raverio.
24 aprile 1945
- Maflioli Primo
Caduto a Giovo di Garzeno.
24 aprile 1945
- Paracchini Giulio
Caduto a Giovo di Garzeno.
25 aprile 1945
- Cozza Mario
Caduto a Savona.
25 aprile 1945
- Perotta Giuseppe
Caduto a Turate.
25 aprile 1945
- Moltrasio Guglielmo
Caduto a Gorla Maggiore.
26 aprile 1945
- Alberico Angelo
Caduto a Rovello Porro.
26 aprile 1945
- Bellotti Maria
Caduta a Mariano Comense.
26 aprile 1945
- Ceppi Eugenio Carlo
Caduto a Mariano Comense.
26 aprile 1945
- Crippa Attilio
Caduto a Mariano Comense.
26 aprile 1945
- Radaelli Battista
Caduto a Giussano.
26 aprile 1945
- Songia Giuseppe
Caduto a Mariano Comense.
26 aprile 1945
- Colombo Carlo
Caduto a Pavia.
26 aprile 1945
- Coduzzi Giuseppe
Caduto a Turate.
26 aprile 1945
- Filippini Piero
Caduto a Turate.
26 aprile 1945
- Longoni Angelo
Caduto a Cantù.
26 aprile 1945
- Meroni Attilio
Caduto ad Alzate Brianza.
26 aprile 1945
- Monti Ambrogio
Caduto a Cadorago.
26 aprile 1945
- Ripamonti Pietro
Caduto ad Olgiate.
26 aprile 1945
- Riva Silvio
Caduto a Laglio Brienno.
26 aprile 1945
- Traldi Alberto
Caduto a Fino Mornasco.
26 aprile 1945
- Viganò Adriano
Caduto a Canzo.
26 aprile 1945
- Bianchi Rina
- Uccisa per rappresaglia a Cantù.
27 aprile 1945
- Alberio Mario
Caduto a Rovello Porro.
27 aprile 1945
- Elli Umberto
Fucilato a Milano.
27 aprile 1945
- Erba Egidio
Caduto a Mariano Comense.
27 aprile 1945
- Fumagalli Alessandro
Caduto a Tabiago.
27 aprile 1945
- Magni Aristide
Caduto a Tabiago.
27 aprile 1945
- Redaelli Annibale
Caduto a Carugo.
28 aprile 1945
- Pusterla Felice
Fucilato a Grandate.
28 aprile 1945
- Spazzini Giovanni
Caduto a Cantù.
28 aprile 1945
- Rizzi Luciano
Ucciso per rappresaglia
a Vigonza.
29 aprile 1945
- Besana Mario
Caduto a Milano.
29 aprile 1945
- Galli Franco
Caduto a Tremezzo.
29 aprile 1945
- Ronzoni Ambrogio
Caduto a Cuneo.
maggio 1944
- Panzeri Ernesto
Brig. Matteotti.
maggio 1944
- Pellizzari Giuseppe
Ucciso a Tricesimo.
2 maggio 1944
- Brusadelli Marco
Caduto - Div. Puecher.
2 maggio 1944
- Feloj Leonardo
52” Brig. L. Clerici.
2 maggio 1944
- Giudici Luigi
Deceduto ad Erba in seguito a malattia - Brig. Perretta.
3 maggio 1944
- Duzioni Sandro
Fucilato dalla SS.
5 maggio 1944
- Frangi Giuseppe
Caduto - 52” Brig. L. Clerici.
5 maggio 1944
- Rugi Luigi
Caduto in Jugoslavia - E.P.L.J.
6 maggio 1944
- Bergamelli Antonio
Caduto a Piazza Brembana - 96” Brig. Issel.
6 maggio 1944
- Mainetti Editta
Deceduta in seguito a ferite - 89” Brig. Poletti.
6 maggio 1944
- Picacci Aurelio
Deceduto per causa di servizio.
7 maggio 1944
- Tettamanti Dante
Deceduto a Como - S.A.P. Como.
8 maggio 1944
- Mazzagalli Abele
Caduto - 89” Brig. Poletti.
8 maggio 1944
- Radice Arturo
Caduto in seguito a ferite - Brig.Toppi.
8 maggio 1944
- Rusconi Carlo
Caduto in combattimento a Varenna - 55” Brigata
Rosselli
9 maggio 1944
- Grandi Giuseppe
Caduto.
10 maggio 1944
- Fornari Mario
Civile deceduto.
12 maggio 1944
- Mascetti Carlo
Caduto - Brigata Perretta.
13 maggio 1944
19
20
- Casartelli Luigi
Caduto a Cantù
Brigata Perretta.
15 maggio 1944
- Arnaboldi Annibale
Caduto in combattimento a Como - Brig. Perretta.
18 maggio 1944
- Villa Angelo
Caduto - 55” Brigata Rosselli.
19 maggio 1944
- Rampoldi Ambrogio
Deceduto in seguito a sevizie a Bergamo.
20 maggio 1944
- Mauri Erminio
Deceduto a Lurago - Brigata Puecher.
21 maggio 1944
- Botta Arturo
Caduto per causa servizio a Cantù.
23 maggio 1944
- Gobbo Benvenuta
Caduta.
27 maggio 1944
- Montorfano Alfredo
Caduto a Como - Formazione Gorizia.
27 maggio 1944
- Vaighi Domenica
Caduta a Nesso - Gruppo De Critoforis
27 maggio 1944
- Vaghi Domenico
Caduto.
30 maggio 1944
- Sguazza Gaetano
Deceduto per cause di servizio.
31 maggio 1944
- Colzani Livio
Fucilato a Nigra - Raggr. Puecher.
31 maggio 1944
- Colzani Sante
Fucilato nel 1944 a Gualdo Tadino 4ª Brigata Foligno.
8 giugno 1944
- Martinelli Livio
Caduto a Milano - Brig. Nannetti.
16 giugno 1944
- Visco Italo
Caduto all’Alpe Foma - Brigata Battista.
21 giugno 1944
- De Simone Giulio
Caduto a Novara - Brig. Intra.
27 giugno 1944
- Locatelli Guerrino
Caduto a Taleggio - 86” Brig. Issel.
27 giugno 1944
- Manzoni Eugenio
Caduto a Taleggio - 86” Brig. Issel.
27 giugno 1944
- Papa Riccardo
Caduto a Taleggio - 86. Brig. Issel.
1 luglio 1944
- Giuliani Luigi di Carlo
- Fucilato ad Inverigo Brig. Puecher.
2 luglio 1944
- Bettiga Dario di Giacomo
Caduto in combattimento a Colico - 55” Brig. Rosselli.
3 luglio 1944
- Ardenghi Siro fu Giuseppe
Caduto in combattimento a Domaso
52” Brig. Garibaldi
4 luglio 1944
- Balbiani Emilio fu Giacomo
- Deceduto per malattia contratta per causa di servizio.
4 luglio 1944
- Fiore Luigi fu Giuseppe
Caduto in combattimento a Colico - 55” Brig. Rosselli.
5 luglio 1944
- Borghi Giuseppe di Pietro
Fucilato a Como.
5 luglio 1944
- Premoli Martino di Angelo
Fucilato a Camerlata. 5 luglio 1944
- Quarti Emilio di Giuseppe
Caduto a Como.
9 luglio 1944
- Gandola G. Battista di Domenico
Fucilato a S. Giovanni di Bellagio
52” Brig. Garibaldi “L. Clerici”.
12 luglio 1944
- Ciceri Lino di Pietro
Fucilato a Fossoli - 3” Brig. SAP Lecco.
12 luglio 1944
Colombo Antonio fu Edoardo
Fucilato a Fossoli - 3” Brig. SAP Lecco.
12 luglio 1944
- Cocquio Altonso fu Angelo
Fucilato a Fossoli . 3” Brig. SAP Lecco.
12 luglio 1944
- Frigerio Luigi fu Francesco
Fuci!ato a Fossoli - 89” Brig. Garibaldi.
12 luglio 1944
- Minondo Francesco fu Angelo
Fucilato a Fossoli . 3” Brig. SAP Lecco.
15 luglio 1944
- Cereda Alberto di Giuseppe
Fucilato a Ivrea - Reparti Autonomi della Brianza.
18 luglio 1944
- Battocchio Giovanni di Giov. Giacomo
Fucilato a Cucciago - 52” Brig. Garibaldi.
18 luglio 1944
- Borghi Maria fu Giuseppe
Fucilata a Cucciago - 52” Brig. Garibaldi “L. Clerici”.
18 luglio 1944
- Meroni Giuseppe di Stefano
Fucilato a Cucciago 52” Brig. Garibaldi “L. Clerici”.
21 luglio 1944
- Perretti Sergio fu Piero
Caduto in combattimento. 52” Brig. Garibaldi “L.
Clerici”.
23 luglio 1944
- Rigalli Aleardo fu Egidio
- Caduto in combattimento a Ghiffa - Banda Battisti.
28 luglio 1944
- Offredi Vincenzo di Giovanni
FuciI. - 86” Brig. IsseI.
28 luglio 1944
- Pesenti Lorenzo fu Lorenzo
Caduto in combattimento - 86” Brig. IsseI.
28 luglio 1944
- Vanotti Bortolo di Giacomo
FuciI. - 86” Brig. IsseI.
31 luglio 1944 .
- Baruffaldi Adamo fu Agostino
Caduto a Colico . 55” Brig. Rosselli.
31 luglio 1944
- Gervasoni Francesco fu Francesco
Caduto in combattimento - 86” Brig. IsseI.
agosto 1944
- Poncia Giuseppe
55” Brig. Rossclli.
agosto 1944
- Tarabilli Nilo
Caduto in comb. - “55” Brig. Rosselli.
2 agosto 1944
- Assoni Linciallo
Caduto in combattimcnto a Premoselle - Valsolda.
7 agosto 1944
- Magni Alessio
- Caduto per servizio
55” Brig. Rosselli.
9 agosto 1944
- Benaglio Giovanni
Caduto in combattimento a Ramponi - Brig. “U. Ricci”.
9 agosto 1944
- Prinetti Giovanni
Brig. “Osella”.
14 agosto 1944
- Marchetto Giuseppe
Fucilato a Taggia . 52” Brig.”L. Clerici”.
16 agosto 1944
- Cristei Alcide
- 86”Brig. Issel.
18 agosto 1944
- Agliati Renato
- FuciI. a Montorfano. Brig. Perretta.
19 agosto 1944
- Arrigoni Amadio
Caduto in combatto a Primaluna.
20 agosto 1944
- Clerici Luigi
Fucilato - 52” Brig. “L. Clerici”.
20 agosto 1944
- Grosso Paolo
Caduto in comb. a Regoledo - 55”Brig. Rosselli.
20 agosto 1944
- Zampiero Elio
Fuci!ato - 52” Brig. “L. Clerici”.
22 agosto 1944.
- De Paoli Pietro
Deceduto in prigionia.
25 agosto 1944
- Paletti Giovanni
Fucilato a Mandello del Lario 89” Brig. “Poletti”.
25 agosto 1944
- Paletti Giuseppe
Fucilato a Rancio - 89” Brig.“Poletti”.
5 settembre1944
- Jeraci Rocco
Fucilato per rappresaglia a Camerlata.
5 settembrc 1944
- Vacelzi Adolfo
Fucilato a Como - C. Gen. V. L.
6 settembre 1944
- Lingeri Giuseppe
Caduto a Ramponio . Brig.Giusiano.
8 settembre 1944
- Contrario Gionumi
Caduto a Mariano Com.
8 settembre 1944
- Petazzi Giacomo
Fucilato a Crescentino (Vercelli).
9 settembre 1944
- Cesana Alberto
Caduto in combattimento a Rodi (Mar Egeo).
9 settembre 1944
- Marinini Mario
Deceduto ad Alt. Trewita.
10 settembre 1944
- Senigalliesi Luciano
86” Brig. IsseI.
12 settembre 1944
- Peverelli Anna
Uccisa per rappresaglia.
12 settembre 1944
- Redaelli Pietro
Caduto a Lero
(Mar Egeo).
14 settembre 1944
- Costantino Mario
Ucciso dalle SS tedesche.
15 settembre 1944
- Pirovano Cesare
Deceduto in seguito a ferite.
16 settembre 1944
- Marcelli Umberto
- Brig. Puecher. 45
17 settembre 1944
- Binda Luigi
Fucilato a Curtatone.
19 settembre 1944
- Colombo Bruno
- Fucilato.
19 settembre 1944
- Rimoldi Francesco
- Caduto a Curtatone.
19 settembre 1944
- Spreafico Augusto
Brig. Puecher.
21
22
22 settembre 1944
- Bianchi Giuseppe
Caduto in comb. in Grecia.
23 settembre 1944
- Meroni Luciano
SAP Lecco.
24 settembre 1944
- Pandiani Giorgio
“55” Brig. Rosselli.
2 ottobre 1944
- Mazzoletti Pierluigi di Luigi
Caduto - Formazione Gorizia.
3 ottobre 1944
- Bordoli Ugo fu Francesco
Fucilato a Lenno
52” Brig. Garibaldina.
3 ottobre 1944
- Cavalieri Claudio di Aldo
Caduto in combattim. a Lenno - 52” Brig. Garibaldi.
3 ottobre 1944
- Lissi Alfonso fu Giosué
- Caduto in combattim. a Lenno - 52” Brig. Garibaldi.
3 ottobre 1944
- Morganti Guerrino di Giuseppe
Caduto in combatt. a Lenno - 52” Brig. Garibaldi.
3 ottobre 1944
- Palumbo Giuseppe di Sebastiano
Ucciso per rappresaglia dai tedeschi
in Tremezzina.
3 ottobre 1944
- Ricci Ugo di Tito
Caduto in combattimento a Lenno - 52” Brigata
Garibaldi.
3 ottobre 1944
- Vaccani Alfredo di Battista
Caduto in combattimento a Isola Comacina
- Brigata Giusiano.
4 ottobre 1944
- Casanova Dario di Vittorio
Caduto in combattimento - 55” Brig. Garib. Rosselli.
5 ottobre 1944
- Bazzi Carlo
Caduto in combattimento a Colico.
8 ottobre 1944
- Cereda Mario
Caduto - 55”’ Brig. Rosselli.
8 ottobre 1944
- Pennati Guglielmo
55” Brig. Rosselli.
10 ottobre 1944
- Sandroin Virginio
105” Brig. Garibaldi.
11 ottobre 1944
- Acerboni Mario
Caduto a Bobbio - 55” Brig. Rosselli.
11 ottobre 1944
- Besana Guerrino
Caduto in combattimento a Introbio
Div. Puecher.
11 ottobre 1944
- Cameroni Ugo
Caduto in combattimento a Bobbio - 55” Brig. Rosselli.
11 ottobre 1944
- Lawric Mikalevic
Caduto in combattimento ad Abi. 55” Brig. Rosselli.
12 ottobre 1944
- Lucini Giovanni
Caduto a Taleggio - 55” Br. Rosselli.
13 ottobre 1944
- Ghislanzoni Mario
Caduto a Domaso
52” Brig. Garibaldi “L. Clerici”.
14 ottobre 1944
- Centi Salvatore
Fucil. a Traversella - 76” Br. Issel.
15 ottobre 1944
- Besana Carlo
Fucilato a lntrobio - Div. Puecher.
15 ottobre 1944
- Bocchiola Benedetto
Fucilato a Introbio - 55” Brig.Rosselli.
15 ottobre 1944
- Cendali Carlo
Caduto - 55” Brig. Rosselli.
15 ottobre 1944
- Guarnerio Francesco
Caduto - 55” Brig. Rosselli.
15 ottobre 1944
- Pesenti Severino
Deceduto a Dolcè.
16 ottobre 1944
- Ronchi Andrea
55” Brig. Rosselli.
16 ottobre 1944
- RulJini Benito
55” Brig. Rosselli.
17 ottobre 1944
- Denti Giuseppe
17 ottobre ]944
- Donati Vittorio
Ucciso in rastrellamento
a Lecco.
19 ottobre 1943
- Pippato Emilio di Domenico
Caduto ai Piani Resinelli.
19 ottobre 1944
- Rinaldi Barnaba di Barnaba
Caduto - 86” Brig. Issel.
19 ottobre 1943
- Valsecchi Aristide di Alessandro
Caduto.
20 ottobre ]944
- Mellesi Carlo fu Pietro
Caduto - 55” Brig. Rosselli.
20 ottobre 1944
- Pelloni Vittorio fu Battista
Fucilato a Vestreno.
24 ottobre 1944
- Bonfanti Luigi di Carlo
Fucilato ad Acquate 3 set. SAP.
26 ottobre 1944
- Ferrari Gianni
Caduto in combattimento.
26 ottobre 1944
- Gaddi Adamo di Giovanni
Caduto in combattimento - 89” Brig. Poletti. .
26 ottobre 1944
- Morganti G. Battista di Antonio
Caduto a Molino 89” Brig. Poletti.
27 ottobre 1944
- Milesi Domenico di Neschino
Deced. - 89” Brig. Issel.
28 ottobre 1944
- Casiraghi Gaetano fu Carlo
Caduto . 104” SAP Garibaldi.
29 ottobre 1944
- Colombo Felice di Romeo
Partigiano combattente all’Estero - Deceduto.
1 novembre 1944
- Volpini Giovanni
Deceduto a Flossemburg 55” Brig. Rosselli.
3 novembre 1944
- Cicolari Giovanni
Brig. Giusiano.
3 novembre 1944
- Piazzoli Luigi
Brig. Giusiano.
7 novembre 1944
- Rondanini Enrico
Caduto in combattimento a Nerviano
106” Brig. Garibaldi.
7 novembre 1944
- Vitali Pietro
- Fucilato a Villa Nova - 112” Brig. Garibaldi.
9 novembre 1944
- Tagliaferri Genesio
Deceduto a Flossemburg.
13 novembre 1944
- Fibiani Ambrogio
Deceduto in seguito a malattia contratta in servizio.
13 novembre 1944
- Gianola Giovanni
Caduto a Flossemburg - 52” Brig. Garibaldi.
14 novembre 1944
- Bivana Giuseppe
Caduto in combattimento a Ramponio - Brig. Giusiano.
14 novembre 1944
- Robbiani Maurizio
Ucciso per rappresaglia a Lecco.
15 novembre 1944
- Perretta PierAmato
Fucilato a Milano - 52” Brig. Garibaldi.
15 novembre 1944
- Trezza Giuseppe
Caduto in combattimento 52” Brig. Garibaldi.
16 novembre 1944
- Bazzi Basilio
Caduto in combattimento a Introbio - 55” Brig. Rosselli.
16 novembre 1944
- Mangiagli Alfio
Fucilato a Fossalto.
18 novembre 1944
- Cerutti Paolo
Fucilato a Ponte del Passo - Brig.Savona.
22 novembre 1944
- Zambetti Guerrino
Fucilato a Piano di Porlezza - Brig. U. Ricci.
24 novembre 1944
- Combi Fortunato
86” Brig. Issel.
.
24 novembre 1944
- Ricci Andrea
Caduto in combattimento a Vedeseta - 55” Brig.
Rosselli.
27 novembre 1944
- Falduti Domenico
Caduto in combattimento a Cantù - Brig. Perretta.
28 novembre 1944
- Ghislanzoni Franco
Caduto in combattimento a Traona - 55” Brig. Rosselli.
29 novembre 1944
- Gilardoni Giacomo
Caduto a Bellagio
Brig.U. Ricci.
30 novembre 1944
- Buttera Adriano
Deceduto in prigionia.
4 dicembre 1943
- Galizzi Evaristo, Issel Giorgio, Raimond Alberto
Caduti in combattimento a Taleggio.
4 dicembre 1944
- Balestrini Stefano
Caduto in combattimento a Martora Suna.
5 dicembre 1944
- Toppi Luigi
Fucilato a Carimate.
6 dicembre 1943
- Siri Dino
Fucilato ad Atene.
8 dicembre 1944
- Quaino Umberto
Fucilato a Valsolda.
11 dicembre 1944
- Ballerini Desiderio
Fucilato a Santa Valeria.
16 dicembre 1944
- Cerasini Guido di Cesare
Fucilato a Binasco 89’ Brig. Poletti.
16 dicembre 1944
- Nasatti Antonio fu Angelo
Fucilato a Vertemate - 89” Brigata Poletti.
16 dicembre 1944
- Nessi Giacomo fu Agostino
Fucilato a Vertemate - 89” Brig. Poletti.
16 dicembre 1944
- Novara Luigi di Antonio
23
24
Fucilato a Merlate - 89” Brig. Poletti.
16 dicembre 1944
- Pezzati Oreste di Rodolfo
Fucilato dalle SS di Cremeno - C.V.L.
16 dicembre 1944
- Fantaguzzi Rolando di Francesco
Fucilato - 89” Brig. Poletti.
16 dicembre 1944
- Cedro Antonio fu Ambrogio
Deced. in prigionia.
20 dicembre 1944
- Beretta Guglielmo
Caduto in combattimento a Col di Bobbio.
21 dicembre 1943
- Puecher Passavalli Giancarlo
Fucilato ad Erba.
22 dicembre 1944
- Amelotti Giovanni
Caduto in combattimento a Isola Comacina.
22 dicembre 1944
- Tagliabue Sereno
Caduto in combattimento a Lenno.
23 dicembre 1944
- Colombo Andrea
Caduto in combattimento a Lenno.
23 dicembre 1944
- Caronti Enrico
Fucilato a Menaggio.
23 dicembre 1944
- Giussani Oreste
Caduto in combattimento a Sala Comacina.
30 dicembre 1944
- Bigliani Mario
Fucilato a Como. 30 dicembre 1944
- Busi Giovanni
30 dicembre 1944
- Carrara Franco
Caduto in combatto sul Morterone.
30 dicembre 1944
- Sonnani Carlo
Fucilato a Como.
Fucilato a Barzio.
31 dicembre 1944
- Galli Renzo
Fucilato a Barzio.
31 dicembre 1944
- Ganzinelli G. Carlo
Fucilato a Barzio.
31 dicembre 1944
- FIocco Licinio
Fucilato a Barzio.
31 dicembre 1944
- Lombardo Rocco
Fucilato a Moggio.
31 dicembre 1944
- Milocco Licerio
Fucilato a Barzio.
31 dicembre 1944
- Pallavicini Mario
Fucilato a Barzio.
31 dicembre 1944
- Pennati Giuseppe
Fucilato a Barzio.
31 dicembre 1944
- Perotto Silvio
Fucilato a Barzio.
31 dicembre 1944
- Ronghetti Augusto
Fucilato.
31 dicembre 1944
- Scalcini Leopoldo
Fucilato a Barzio.
31 dicembre 1944
- Sordo Remo
Fucilato a Barzio.
31 dicembre 1944
- Esposto Giuseppe
Fucilato a Barzio.
30 dicembre 1944
- Villa Luigi
Fucilato a Como.
30 dicembre 1944
- Rigoldi Francesco - Fucilato a Como.
31 dicembre 1944
- Battaglia Carlo
Fucilato a Barzio.
31 dicembre 1944
- Beltramelli Felice
Fucilato.
31 dicembre 1944
- Figini Costantino
Fucilato a Barzio.
31 dicembre 1944
- Galli Costantino
La sfilata del 25 aprile 1945 a Lipomo
Si ringraziano le classi
per l’impegno profuso nel progetto:
“Laboratorio Essere Legali”
25
IIS LEONARDO DA VINCI-RIPAMONTI,
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Telefono 031520745 - Fax 031507194
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