IL CONCERTO E`GRATIS CON L`ECO
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IL CONCERTO E`GRATIS CON L`ECO
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(...) E’ al centro di racconti che richiamano in vita la storia individuale insieme ai miti condivisi della collettività; sono due forme di passato solidali, capaci di conferire un accento epico ai ricordi personali più modesti. Come sempre, il futuro si nutre di una consapevolezza chiara del passato. La bicicletta diventa così simbolo di un futuro ecologico per la città di domani e di un’utopia urbana in grado di riconciliare la società con se stessa. Via C. Pisacane, 30 Senigallia (An) Tel. 071 7922536 Marc Augé - “Il bello della bicicletta” (Boringhieri, 2009) Ora anche Senigallia ha un registro sul Testamento biologico: GRAZIE! Alla battaglia per la legalizzazione dell’eutanasia si è affiancata, negli ultimi anni, la lotta per il riconoscimento del valore legale della sottoscrizione, da parte di chiunque, di “direttive anticipate” di fine vita; qualora, in futuro, si venisse a trovare nell’impossibilità di opinare sulle cure ricevute. Obbiettivo ultimo è riuscire a far sancire il diritto di ogni individuo di disporre liberamente della propria esistenza. Nell’inerzia del legislatore, alcuni cittadini hanno percorso altre vie per ve- dere riconosciuto il diritto di poter rifiutare trattamenti di fine vita lesivi della propria dignità. A Roma, il Municipio X ha istitituito nell’aprile 2009 uno sportello incaricato di ricevere i testamenti biologici redatti dai cittadini romani. Il costo dell’operazione è di 26 centesimi. In seguito, diversi comuni hanno deciso di istituire registri analoghi. Nelle Marche dopo Fano (Pu) si è attivata anche Senigallia. GRAZIE alla delegazione UAAR di Senigallia che ha organizzato l’incontro sul testamento biologico con Beppino Englaro che ha richiamato un pubblico attento e consapevole; la stessa delegazione per prima presentò l’ufficiale richiesta al Sindaco. Grazie all’Assessore Fabrizio Vopini che da tempo sensibilizza la Giunta su certe tematiche. GRAZIE ai consiglieri Margherita Angeletti, Paolo Battisti, Massimiliano Giacchella, Aperto da Settembre Carlo Girolametti, Roberto Mancini, Lorenzo Magi Galluzzi, Enrico Pergolesi e Luigi Cosmo Damiano Rebecchini che hanno presentato la mozione e ai consiglieri di maggioranza, gruppo Partecipazione e Lega Nord che l’hanno votata. Ora, anche a Senigallia, sarà istituito il Registro delle dichiarazioni anticipate di trattamenti sanitari, il cosiddetto Testamento Biologico. OSTEBIGIO APERITIVI, CUCINA & CANTINA SANITARIA SABBATINI S A B B A T I N I P. L U C I A N O Stradone Misa, 4 - Senigallia tel. e fax 071.7924176 Fornitore A.S.U.R. - I.N.A.I.L. C o d . R . M a r c h e P / 4 8 0 8 11 0 SCONTI dal 3 Luglio dal 20% al 50% su calzature dal 20% su intimo “Triumph” e “Ragno” IL CONCERTO E’GRATIS CON L’ECO Una vera reunion, un incontro tra due amici che si stimano e si dividono i brani con un’intesa naturale. Dalla-De Gregori trent’anni dopo Banana Republic non ha niente del revival, piuttosto ha il sapore di una storia che si rinnova. SANITARIA SABBATINI L’appuntamento con i due artisti è per il 27 luglio ad Ascoli Piceno, in piazza del Popolo, alle ore 21.30. LABORATORIO ORTOPEDICO Organizzatore: DELTA CONCERTI SRL Via Piave, 76 - Senigallia tel. e fax 071.7931710 Per partecipare al sorteggio del premio ritaglia il coupon, risolvi il gioco di pag. 15 ed inviaci tutto. Sei avranno il privilegio di entrare gratis al concerto. - esame baropodometrico computerizzato - plantari - busti ortopedici - ausili per riabilitazione M E N S I L E F R E E P R E S S D I I N F O R M A Z I O N E C U L T U R A A N N U N C I Anno 8_numero 07_Luglio 2010 Direttore responsabile Letizia Stortini Redazione Via C.Battisti,12 - 60019 Senigallia (An) 071.79.30.194 cell. 333.20.91.555 - 335.67.97.693 [email protected] www.ecomarchenews.com Editore InfoMarche s.a.s. [email protected] Hanno collaborato a questo numero: Collaborazione grafica Elisabetta Galli Sam Benia Fotografo Giovanni D’Eboli Andrea Cesanelli Redazione Leonardo Badioli Sofia Provvedi Maria Antonia Martines Pier Francesco Paolini Flavio e Gabriela Solazzi Antonello Pace redazione L’Rosp Anna Faretta Pietro Motisi Paolo Tarsi Gabriele Rossini Alessandra Buschi Duilio Marchetti Pubblicità Per la vostra pubblicità su questa testata: 338.87.99.234 - 328.22.15.574 Iscrizione al registro del Tribunale di Ancona al numero 22 del 3 novembre 2003 Stampa Rotopress International s.r.l. via Brecce_60025 Loreto_AN tel. 071.75.00.739_fax 071.75.00.570 www.rotoin.it Tutto ciò che la nostra testata sta realizzando e realizzerà è e sarà sempre grazie alla forza del ricordo del suo cofondatore, Patrizio Casagrande S O M M A R I O SENIGALLIA Salvatore D’Amico ha percorso 2300 Km in sella alla sua bici per un Tour dei gemellaggi:“Non ce la faccio a trattenere i sogni per troppo tempo” pag.3 SENIGALLIA Inventarsi Italiani all’estero. Luigi Paolasini, senigalliese, lavora all’ European Synchrotron Radiation Facility di Grenoble da 17 anni. pag. 4 SENIGALLIA Il gioiello trova la sua progettazione e realizzazione in maniera sapiente e con tecniche ricercate. Al pari di un’opera d’Arte si mette in mostra. pag.5 CULTURA Le suore Benedettine raccontano il terremoto del 1930 pag.9 CULTURA Alessandro Bruschettini fu gloria marchigiana. E’ suo il merito di aver introdotto nella lotta antitubercolare la vaccinoterapia. pag.10 E poi ancora... L ‘ROSP UN SECOLO E MEZZO SUL VELLUTO IL VAGAMONTI L’ARTIGIANO DEL DIRITTO LE EMOZIONI in psicologia ...IN JAZZ SPORT GIOCHI ANNUNCI ECONOMICI L’ECO IMMOBILIARE con gli annunci delle Agenzie immobiliari più esclusive La Bottega delle Marche FRUTTA FRESCA DI STAGIONE DELLA VALDASO PRODOTTI ALIMENTARI E ARTIGIANALI LOCALI MIELE E SALUMI DEI MONTI SIBILLINI PECORINI DELLE COLLINE MARCHIGIANE PASTA ARTIGIANALE DELLE MARCHE PRODOTTI: a km zero - di filiera - bio regionali Convenzioni con gruppi di acquisto e comunità associative Via Marchetti, 3 (vicino la stazione dei Carabinieri) Senigallia (An) Tel. 071 9011135 Cell. 334 8907184 2 Divagazioni sul DIALETTO Al di là del farnetico leghista sui dialetti da elevare a un pulviscolo di lingue ufficiali dei millanta paesi e città dell’aerea Padania (cfr in D’Annunzio: “le aeree cicale”) io, che amo visceralmente tutti i dialetti italiani e che – fin dove posso conoscerli oppure coglierne appena qualche eco – li ammiro per il loro humus e hiumor, per il loro colore nativo, per la loro rustica virtù ed atavica saggezza, sono al riguardo di diversissimo avviso. Non credo infatti che potrebbero mai suffragare una lingua, se non da salotto o da osteria, sebbene possano farsi ed essere lingua nella poesia del Belli, del Porta, del Meli, del Di Giacomo o di Mauro Maré o Tonino Guerra. Provatevi a disquisire in dialetto tursitano intorno all’Etica Nicomachea e mi sa tanto che riuscireste involontariamente comici. In molti dialetti manca persino il verbomodello amare pur dove ci sguazza ‘ammmore’ con tre emme. A mio immodesto parere, il grande Carlo Porta ha perso tempo e talento a volgere in meneghino alcuni canti della Divina Commedia. A tradurre in italiano un eccelso testo in dialetto va disperso più di quanto, in genere, si perde traducendo da una lingua straniera. Il Belli, come ha dimostrato Anthony Burgess in “Abba Abba”, è traducibile in inglese ma restio a vestire panni curiali autoctoni. Un uomo di cultura attento come Mario Lunetta ha definito Mauro Marè non già “poeta dialettale” bensì “poeta in lingua romanesca”. Per venire al sodo, io considero i dialetti un aurifero pozzo cui attingere per arricchire la nobile e “sovrana” nostra lingua (che oggi purtroppo va invece sempre più impoverendosi). La mia tesi non postula che una felice locuzione dialettale debba inserirsi in corsivo (allo stato, per così dire, brado) in un discorso in lingua, bensì va adattata a questa e resa scorrevole in essa. Già i dialetti hanno, di tanto in tanto, arricchito la lingua nazionale: lo Zingarelli ha accolto nell’ultima edizione il milanese ‘malmostoso’, colmando una piccola lacuna. Auspicabile è che ciò avvenga presto per il napoletano ‘rattoso’ (rattuso) per indicare un arzillo vecchietto che allunga le mani sulle belle interlocutrici. (C’era a Roma un illustre critico che veniva maliziosamente soprannominato Vecchio Tastamento.) Una parola come il regionale ‘strasordine’ (fenomeno atmosferico che si attua quando soffia un vento rasoterra e un altro vento spira ad alta quota) andrebbe a pennello, in senso figurato, in una frase come: “I conflitti di interesse sono uno ‘strasordine’ politico che impedisce alla democrazia di funzionare adeguatamente”. Tanto per fare qualche altro esempio: le ‘strazze’ in triestino hanno una valenza ben diversa da ‘stracci’ quando indicano modesti indumenti in modo affettuoso. Così pure ‘sprocetato’ in romanesco e ‘sgolfanato’ a Senigallia sono più aggressivi di qualsiasi equivalente in lingua. Gli esempi potrebbero seguitare a sazietà. E non c’è chi non avverta la bella retorica di una frase come: “I tuoi bei discorsi mi hanno ingavinato il cervello”. Mettete un verbo come ‘contorcere’ o ‘attorcigliare’ al posto di ‘ingavinare’ e l’effetto si fa fioco. Quanto a me, nei miei romanzi ho attinto a piene mani dai dialetti, come pure da lingue straniere. Per esempio, sostituisco il barbaro understatement con un calco dal greco: ipodosso, modellato su paradosso; ho cercato di distinguere i nipoti dello zio dai nepoti del nonno; l’aborto spontaneo da quello procurato, regolandomi sull’inglese che distingue miscarriage da abortion e, quindi, usando ‘misorto’ in antitesi ad ‘aborto’ e relativi verbi: misortire, abortire... E poi, che posso farci? mi piace ‘flambuaiante’, come pure ‘popiulare’, executivo, caudatario per portaborse eccetera. Naturalmente, questi neologismi fanno parte soltanto del mio lessico personale e sembrano fatti apposta per disorientare i lettori pigri. Mi esimo dal citare qualche dialettalismo da me promosso a lemma tradizionale nei libri editi. I miei lettori possono facilmente azzeccarli come tanti garbugli per gra- o disgradirli, specie nei Cavalli del Sole e nel Gioco delle Tre Donne. Mi limiterò perciò a citare un paio di locuzioni che nel romanzo Mutamenti d’amore – ancora inedito – svolgono un ruolo di “parole chiave”. È la storia di Iulia e Saverio fra cui sboccia un infantile idillio, quando lei ha appena nove anni, durante lo sfollamento al Brugnetto nel pieno della Campagna d’Italia. In campagna essi acquisiscono al loro idioletto, fra l’altro, un paio di felici espressioni dialettali: ‘brucia l’aria’ detto di cosa mirabile e ‘fa il fioco sott’acqua’ di impresa strabiliante. Poi essi saranno separati dai casi della vita ma torneranno ad incontrarsi ripetutamente a distanza di anni dall’una all’altra volta. Sempre però un imprevisto, o un errore, una grottesca svista, o una inconfessabile colpa o un nobile tabù impedisce loro di coniugarsi. Durante gli Anni di Piombo. Saverio ritrova quasi per caso Iulia, che recita in un miserabile teatrino e fiancheggia le Brigate Rosse: è imbruttita per incuria e abbrutita dalla droga. Ha persino dimenticato le frasi che si scambiavano da bambini. Nonostante l’imperituro amore, lo squallore, il disgusto, la pena impediscono a lui di accettare l’offerta che Iulia gli fa – capricciosamente memore – di sé. Ma quando alcuni anni dopo il destino li fa rincontrare, saranno proprio certe espressioni perdute a salire spontaneamente alle loro labbra e creare una magica atmosfera che prelude a un pellegrino e – se più non mi illudo – non banale lieto fine. Per concludere... C’è nel nostro dialetto (senigalliese n.d.r.) una locuzione fra le più immaginose e felici in assoluto: “m’esce da un fianco”. Si allude così in modo alquanto sibillino, a qualcosa di insolito e incredibile. Questa poetica espressione ha l’onore di ricorrere più di una volta nello Zibaldone di Giacomo Leopardi. E può aiutarci a spiegare meglio una cruciale battuta nel finale del Macbeth. Messo alle strette, Macbeth affronta a singolar tenzone Macduff, di cui ha fatto assassinare la moglie e i figli. A lui il tiranno dice che non lo teme perché – come gli è stato assicurato dalle Streghe “nessun nato di donna” (e in questa parola si cela l’equivoco) potrà mai ucciderlo. Al che Macduff ribatte: “Dispair! Macduff was from his mother’s womb untimely ripped.” Ossia: “Dispera! io fui tratto innanzi tempo, con un taglio, dal grembo di mia madre.” (traduzione di C. Chiarini). Ma ciò non basta, se preso alla lettera, a far di lui “one not of woman born” qualora fosse stato estratto dal grembo mediante un rudimentale parto cesareo. Se l’inglese avesse avuto a disposizione una “frase fatta” analoga a quella marchigiana, Macduff avrebbe potuto tranquillamente dire ch’egli “uscì da un fianco di sua madre.” In realtà ciò talvolta avviene, in casi disperati, quando la madre è già morta e il feto è mal disposto — altrimenti la frase non sarebbe mai stata coniata Anche in tal caso, Macduff sarebbe pur sempre “nato di donna” ma questa pudica parola va intesa in più crudo e specifico modo. Reticenza e approssimazione ovviamente non tolgono nulla alla tragica grandiosità e all’efficacia della scena — nonostante l’imprecisione lessicale... a cui la nostra interpretazione tenta di supplire. Pier Francesco Paolini Venerdì 16 Luglio ore 21,00 Chiesa collegiata di S. Pietro Apostolo, Via Umberto I, Montemarciano – Concerto di Canto gregoriano della Schola Cantorum “Immacolata” – Senigallia Venerdì 23 luglio ore 21,00 Parco di Villa Ascoli, Viale Italia 24, Montemarciano – Conversazione: Olivio Galeazzi, Anna Rita Bianchini – “Leoanto:angeli, navi e cannoni” Venerdì 30 luglio ore 21,00 Parco di Villa Colle Sereno, Via IV Novembre 78- Montemarciano – Conversazione: Danilo Ripanti – “Da Costantinopoli a Otranto: Pio II, Montemarciano e la Crociata fallita” Domenica 8 agosto ore 21,00 Parco di Villa Colle Sereno Via IV Novembre 78, Montemarciano – Cena VerdeeOro a cura di Ettore Monni, Marcello Benedetti e Silene Fiorenza numero 07_Luglio 2010_www.ecomarchenews.com l ’ i n c o n t r o U N C I C L I S TA CO N L E A L I 1) Riappropriarsi del tempo 2)Riscoprire il valore dell’essenziale 3)Riattivare l’uso dei cinque sensi 4)Percepire il proprio corpo ed il rapporto con l’esterno 5)Andare in bicicletta 6)Trovare nuove forme per l’espressione di sé 7)Impiegare le proprie capacità fuori dal mercato del lavoro 8)Coltivare il proprio orto 9)Unirsi con gli altri in progetti pratici 10)Prendersi cura di sé e delle persone Il decalogo della “Nowtopia” di Chris Carlsson , critical-masser 2300 Km di bicicletta in 19 giorni Salvatore D’Amico, 58 anni, di Senigallia, è partito il 19 Giugno dalla piazza centrale della sua città - alla partenza era presente anche il Sindaco, Maurizio Mangialardi - per un Tour ciclistico dei Gemellaggi, ovvero verso le tre città gemellate con Senigallia: Lorrach, Sens e Chester. Rispettivamente in Germania, Francia ed Inghilterra. Un tour in solitaria, in bicicletta, una comune city bike. <Con me porto solamente i ricambi per andare in città, pantalone corto e lungo e scarpe da ginnastica e due mute da ciclismo. L’unico vezzo in più che mi concedo, un asciugamano tecnologico, di quelli che si asciugano facilmente> Ci ha detto due giorni prima della sua partenza. <Organizzo tutto poco tempo prima della partenza. Sono fatto così, costruisco tutto negli ultimi 20 giorni. Se ci penso troppo prima, mi vengono dei forti dubbi> Salvatore D’Amico non è nuovo a questo genere di imprese. Lo scorso anno, sempre con la stessa bicicletta, ha raggiunto la punta più a nord dell’Europa, Capo Nord. <Un’avventura incredibile. Un’impresa bellissima, la realizzazione di un sogno costruito in anni di bicicletta con gli amici di sempre. Si fantasticava su viaggi probabili ed improbabili. Poi un giorno con un mio amico si parlò della Norvegia, ma lui sarebbe potuto partire solo quattro anni dopo, una volta raggiunta la pensione. Ma io non me la son sentita di aspettare e sono partito. Poi chi ce lo dice che siamo ancora capaci?Che la nostra resistenza fisica sia ancora in grado di sostenere un viaggio così lungo?...Non ce la faccio a trattenere i sogni per troppo tempo; i sogni possono svanire, possono poi rimanere solo una teoria. Costruirli per riuscire a concretizzarli è la cosa più bella> Ci vollero trentuno giorni per raggiungere Capo Nord. Un solo giorno di riposo assoluto ad Alta, situata all’estremità settentrionale della Norvegia ben oltre il circolo polare artico, sulle rive del Mare di Norvegia: <Non sono solito fermarmi un giorno intero, ma era troppo tempo che prendevo pioggia e preso un po’ dall’angoscia sono stato costretto a fare una lunga sosta. Ma ne è valsa la pena, la visita ad Alta è stata molto interessante, ove si trovano le più antiche tracce preistoriche della Norvegia grazie alle sue incisioni rupestri che nel 1985 furono inseriti nella lista dei luoghi patrimoni dell’umanità dell’UNESCO> Paradossalmente è l’angoscia che dà a Salvatore tanta forza, il coraggio necessario per scoprire nuove località lontane in sella alla sua “poderosa” bici: <Vivo alla giornata con il sogno che mi precede, che costruisce la strada che via via vado a percorrere. E’ una forma romantica di vivere e questo romanticismo che mi appartiene, in qualche modo, è legato all’angoscia. E’ come quando muscolarmente si produce dell’acido lattico che frena la tua voglia di pedalare. La stanchezza è l’acido lattico, però, si è scoperto, che lo puoi utilizzare come forma di energia, ottimizzando un poco le forze. L’angoscia ha forme strane, ed è un po’ il mio lato oscuro, ma può essere trasformata numero 07_Luglio 2010_www.ecomarchenews.com in energia positiva>. Come un moderno Che Guevara affronta le difficoltà del viaggio con ostinazione e caparbietà per vincere la battaglia più grande, con se stesso. <Seguo naturalmente i miei sogni. Mi sento un po’ il Comunista al sole di Venditti che sogna>. E così come nella canzone, gli auguriamo di non cambiare, che resti sempre uguale a come è, un uomo coraggioso. <Sono solo uno che pedala, ore ore di sella..per il resto sono un “troglodita”, con la tecnologia, con le lingue> Eppure Salvatore, che di professione fa il fisioterapista, e dice di non saper le lingue, ma a comunicare ci riesce, col sorriso e la gentilezza trova sempre la disponibilità nelle persone che incontra nei suoi viaggi. Una disponibilità che dice non essere cambiata negli anni, nonostante l’aumento di una generale diffidenza. Salvatore D’Amico è tornato dalla sua avventura eroica il 7 luglio da Liverpool, in aereo. Anche questa volta la sua audacia è stata premiata. Bologna, Piacenza, Lugano, Altdorf, Lorrach, Besancon, Pouilly-en-Auxois, Sens, Parigi, Amiens, Calais, Dover, Londra, Worchester, Chester. 2300 Km. Nelle tre città gemellate è stato accolto con entusiasmo e ai rappresentanti comunali ha donato loro il gagliardetto di Senigallia e una eco-maglietta “Più bici, più aria pulita” tradotto nelle quattro lingue. Per riprendere Venditti: non cambiare tanto resterai per sempre un sognatore. <Comincio a sognare già nel momento in cui ritorno da un viaggio. In aereo ho pensato al viaggio successivo>. Un sognatore, per noi un vincitore della vita. Sofia Provvedi 3 senigallia I TA LIANI ALL’ESTERO Il Fisico che studia i magneti in uno dei tre più grandi Centri del Pianeta L’Italia è avara di stimoli e arida di possibilità per chi ha voglia di realizzarsi professionalmente. Che il nostro paese abbia la surreale capacità di far scappare all’estero i propri talenti è una verità, ma che questi - sebbene non rinneghino la propria italianità - decidano di non tornare, è ancora più amaro. Con l’ennesimo “cervello in fuga” ci siamo dati appuntamento al Bar del Foro, il luogo più “trasversale” della città. Così l’ha definito Luigi Paolasini, di passaggio a Senigallia per tornare poi a Grenoble, nella Francia sud-orientale dove vive e lavora da 17 anni. A Grenoble ha sede uno dei grandi centri di studi superiori di Francia (oltre 60 mila studenti), soprattutto nell’ambito scientifico dove si trova un importante polo di ricerca fisica comprendente lo European Synchrotron Radiation Facility (ESRF), ed è qui che lavora Luigi, insieme a molti italiani <Siamo tanti perché siamo bravi, vinciamo i Concorsi. La Francia ha un sistema molto aperto, se vali e se hai buone idee ti vengono riconosciuti i meriti> Se volevo chiedergli le differenze tra i due Paesi, mi accontento già di questa sua prima affermazione e non vado oltre per evitare, a fine intervista, di provare ancora più rabbia per non riconoscermi affatto in una nazione che invecchia. <Il nostro Centro è una macchina specializzata tra studenti e ricercatori nel campo della Fisica, della Medicina, dell’Ingegneria, della Chimica che organizza esperimenti per Istituti ed Università. Io sono un Fisico e al momento sto lavorando su materiali magneto-elettrici, influenzati sia da un campo magnetico che da uno elettrico. Si trovano negli accendini elettronici, ad esempio> Continua per tentare di spiegarmi cosa significhi fare il Ricercatore in un Centro “punta di diamante” nella ricerca di magnetismo del mondo, come quello di Grenoble: <Studio più all’interno quello che fa la materia. Esiste una teoria e noi sperimentali cerchiamo di distruggerla, perchè solo se è valida sopravvive> 4 Anche se l’etimologia richiama “le cose naturali”, ingenuamente mi stupisco mentre scopro che anche per la Fisica la Natura è una grande ispiratrice: <Nel nostro Centro è stata studiata la tela del ragno, uno dei materiali più estendibili della terra. Riuscire a costruire un giorno con dei polimeri un materiale del genere e potresti portarti il vestito in un portapasticche!> La Fisica ci svela i fenomeni microscopici, quello che avviene all’interno degli atomi e delle molecole: <Il dettaglio è importantissimo, può essere in grado di rovinarti il lavoro di mesi. Per fare un esperimento servono cinque/sei dettagli che si incastrino insieme, e questo non è affatto facile. Il lavoro sul particolare mi fa sentire vicino ad un artigiano. Nella costruzione, nella lavorazione, nell’osservazione nel lavoro del Fisico c’è molto artigianato> Mentre parla della meccanica quantistica tira fuori la “particella di dio”, pensi di aver capito male. Invece no: te lo conferma. Chiedo maggiori spiegazioni: <Giornalisticamente la chiamano così perchè sono bravi pubblicitari. Si è ritornato un po’ a quello che dicevano i Greci: il vuoto non è vuoto, ma c’è un campo X che da la massa alle particelle. Da corpo all’energia> Luigi Paolasini aveva un progetto di vita. Un futuro da “acchiappare” altrove, in un altro posto nel mondo. Ha restituito a se stesso - attraverso la pratica di un lavoro appagante e ottenuto con le proprie forze - un’immagine più autentica e completa della propria identità. Del proprio essere italiano: <I francesi alla prima casellina fuori posto vanno in tilt, non sono abituati. Si stressano la vita molto più di noi. Lo vedi già entrando in una pizzeria ed ordini una pizza con una piccola variante. “C’est pas possible” ti senti rispondere> Gli italiani, abituati da sempre all’improvvisazione, sanno arrangiarsi. Per questo, una volta giunti a destinazione, si fanno notare. Mi torna in mente, procurandomi anche un lieve senso di orgoglio, la frase di Luigi all’inizio della no- stra chiacchierata: <Siamo tanti italiani perchè siamo bravi, vinciamo i concorsi>. <Non ho nostalgia dell’Italia, ma della mia città un pò si. A Senigallia si cresce bene, ci sono tempi e spazi per arricchirsi. Ci sono stimoli e la dimensio- ne umana della cittadina aiuta. Ci sono riflessioni e si impara a risolvere i problemi pratici> Letizia Stortini BASTA A NUOVE URBANIZZAZIONI mio modesto avviso è un altro: la urbanizzazione In risposta all’intervista all’assessore comunale alle finanze Michela Paci apparsa nello scorso ECO (pubblicata anche on line) dal titolo “Non più espansione ma riqualificazione”, riceviamo e pubblichiamo: “Basta a nuove urbanizzazioni”. “No al consumo del territorio”. “Non più espansione, ma riqualificazione del patrimonio edilizio esistente”. Di per sé è una svolta lodevole, della nuova Giunta Comunale. Due sono gli aspetti importanti nel settore urbanistico che la nostra città deve affrontare: il primo è quello che bisogna evitare il rallentarsi dello sviluppo edilizio che penalizzerebbe soprattutto l’occupazione. L’altro aspetto è sotto il profilo finanziario, evitare il venir meno di contributi provenienti dalle opere di urbanizzazione, come il costo di costruzione, opere primarie e secondarie che sono entrate di denaro prezioso da destinare ad ulteriori investimenti. Il problema a la si progetta, e naturalmente la si realizza tenendo conto: il complesso del territorio in prospettiva del futuro, che salvaguardi i servizi sociali e soprattutto la viabilità. Non si possono impedire ulteriori espansioni, il motivo semmai, queste devono essere realizzate rispettando le vigenti leggi urbanistiche; non siano viziate di contenuti speculativi. Non devono calpestare l’ambiente e salvaguardare il territorio, la viabilità ed altri importanti realtà della bella Senigallia. Il vociferare, che circolava in città di una eventuale edificazione in via Cellini, pare sia cessato. L’espansione in quell’area penalizzerebbe il transito su quella strada, l’ambiente ed impedirebbe il realizzarsi del grande sogno di lungimiranti amministratori istituzionali degli anni ’70 che prospettavano di realizzare in quella zona una utilissima e necessaria casa dell’anziano. Duilio Marchetti numero 07_Luglio 2010_www.ecomarchenews.com senigallia in mostra il gioiello d’autore Dal 14 al 18 luglio dalle ore 18 alle ore 24 a Palazzo Baviera Una mostra d’Arte orafa allestita in stile contemporaneo, come un grande cantiere ad indicare lavori in corso, un workshop “vitalmente mobile”. I castelli che si usano nell’edilizia sono i pilastri di sostegno per i gioielli che qui sono esposti come vere opere d’Arte. Simbolo di preziosità, di ricchezza, di lucentezza, ma anche di magia, di unione, l’ambito accessorio si mette in mostra. In una maniera oltre il tradizionale, con uno sguardo all’innovazione. I gioielli sono realizzati anche, per assurdo, con materiali di riciclo, dal legno, alla carta. Nella Sala grande di Palazzetto Baviera, di fronte al conosciuto fico, trentaquattro selezionati orafi artisti esporranno le loro opere. Graziano Barzetti ed Alessandro Petrolati, noti orafi artisti di Senigallia sono gli organizzatori dell’evento internazionale che, dopo il successo dello scorso anno, torna a Senigallia. Un interessante appuntamento dedicato all’artigianato artistico di alto livello che si propone ad un pubblico vasto e consapevole. I gioielli esposti non sono bigiotteria, ma pezzi unici ed originali, vere opere d’arte. Il gioiello si differenzia dalle arti maggiori per la prerogativa di far viaggiare su di un unico binario esecuzione, bellezza visiva e portabilità. Afferma Giorgio Facchini, noto artista orafo, attivo nel campo dell’oreficeria e dell’insegnamento da oltre quarant’anni, tra i membri della Giuria che ha selezionato gli artisti presenti alla mostra: <I Graziano Barzetti, creativi orafi devono affiorganizzatore insieme nare molto la conoscenza ad Alessandro Petrolati del fare, per esaltare l’indell’Evento tuizione creativa. Agcpunto10 Nella nostra cultura occi- dentale il gioiello moderno affonda le sue origini in Francia ma non si può disconoscere come e quanto l’arte moderna abbia attinto ad un ampio bacino di culture di popoli eterogenei: dall’influsso delle maschere rituali dell’Africa ai gioielli precolombiani degli Inca…> La rassegna è un evento all’interno dell’11^ Mostra Mercato dell’artigianato artistico di ExpoMarche, allestita, anche quest’anno, nei giardini della Rocca Roveresca. Barzetti e Petrolati sono soci agc marche (associazione gioiello contemporaneo) e hanno allestito l’interessante rassegna con l’obiettivo di farla divenire un costante appuntamento annuale per gli appassionati del gioiello d’autore: <Per il prossimo anno stiamo progettando di istituire un Premio dedicato a Edgardo Mannucci a 25 anni dalla scomparsa. Inoltre tra i membri della commissione selezionatrice degli artisti quest’anno c’è la nipote, Barbara D’Incecco, artista orafo. Un omaggio doveroso ad uno dei più noti marchigiani, fra i più validi scultori italiani, conosciuto in tutto il mondo. La rassegna deve continuare ad avere un carattere internazionale. Ci saranno due incontri di rilievo. Ospite Maurizio Cesarini che parlerà dell’oro nell’arte contemporanea. L’altro incontro è con Giorgio Facchini di origini marchigiane, è stato docente presso le accademie di belle arti di Macerata e Brera,ed affermato artista a livello internazionale e Giancarlo Montebello, designer milanese, tra le sue tante collaborazioni professionali, a Parigi conosce Man Ray che sarà la sua guida per molti anni. Con la sigla GEM, inizia l’attività di editore di gioielli d’artista: Cesar, Sonia Delaunay, Piero Dorazio, Lucio Fontana, Hans Richter, Larry Rivers, Niki de Saint Phalle, Jesus Soto e Alex Kattz sono alcuni dei numerosi personaggi (più di cinquanta) con cui Montebello ha lavorato> Un evento “Gioiello contemporaneo in mostra” che vanta il felice connubio tra Innovazione e Arte, tra Manualità e Fantasia, tra Originalità e Bellezza grazie alla creatività degli artisti orafi presenti che non mancheranno di proporre nelle loro creazioni sperimentali, in maniera del tutto indipendente, la loro esperienza professionale, il proprio saper fare. Da sottolineare che con il poster dell’edizione 2009 la grafica Lorella Pierdicca è stata inserita nella collezione permanente del Müseum für Gestalt di Zurigo e parteciperà alla 24 biennale di design grafico di Brno, unica artista italiana selezionata. l.st. 24 ARTISTI - 12 REGIONI - 1 GIOIELLO Il progetto “Gioiello Modulare” nasce con lo scopo di riunire vari artisti per realizzare una creazione unica, frutto della condivisione del proprio lavoro. Per questo primo sono stati selezionati 24 artisti italiani provenienti da varie regioni con stili differenti. Il risultato è la collana modulare: gioiello composto da moduli personalizzati che si possono unire, staccare, spostare a piacimento ed una volta tutti assieme formano appunto una collana indossabile che alla fine del periodo sarà destinata ad una vendita di beneficenza. Il gioiello d’arte è visibile nel cortile interno di Palazzetto Baviera. I l g r u p p o d i a r t i s t i “ Fl u i r e” i n m o s t r a Il gruppo di artisti “Fluire” è da tre mesi ospite in diversi locali di Senigallia. La sua presenza ha arricchito le pareti di una creatività mista di tecniche pittoriche, che hanno attratto con curiosità appassionati dell’arte, riscontrando diversi pareri positivi. Il gruppo Fluire è composto da: Noemi Grossi, Mara Montesi, Guido Morichelli, Gianna Riginelli, Gabriella Rigo, Elena Riccialdelli in arte “Ely”. L’unione è nata nel 2007, ma ognuno di loro dipingeva già da anni ed aveva all’attivo diverse mostre personali e collettive in Italia e non solo (nel 2006 alcun di loro esposero anche a Chester nel Grosvenor Museum). La mostra itinerante si trova all’interno della Caffetteria “La Meridiana”, ristorante “Osteria del Tempo Perso”, l’enogastronomia caffetteria “Enoforum”, Sala slot “Le millionaire”. L’esposizione durerà fino al 31 Agosto. Per informazioni: 333.74.19.202 pubblicità audiofonica e affissionistica sulle spiagge della riviera adriatica D’estate, la vostra pubblicità... deve andare dove vanno tutti... AL MARE !!! Ricerca bambini smarriti - Comunicati urgenti sulla spiaggia Publimare di Capriglione Franco & Luca s.n.c L. mare Alighieri 20/4 (Galleria hotel City) 60019 Senigallia (An) Tel. 071 4608363 (3 linee) Fax. 071 7921412 www.publimare.it e-mail: [email protected] numero 07 Luglio 2010_www.ecomarchenews.com 5 6 numero 07_Luglio 2010_www.ecomarchenews.com TENTATO RAPIMENTO!!! quella rottura di coglioni della Publimare, e salutando gli L'Assessore al Turismo Campanile, preoccupato dal fatto che amici che incontravano lungo la strada: lo zio Mauri, il la bellezza disarmante del Risciò potesse oscurare quella "Habemus riscionem" Sindaco, che in bermuda e cravatta arancioni della Rotonda a mare? -Cardinal Vercellik al varo del Risciò tranquillizzava due anziani turisti sul traffico di Senigallia, O forse un clan di toghe rosse, dopo aver scoperto la che tra non molto potrà godere dei benefici della parentela del Risciò col nostro Premier Silvio Berlusconi, ma "Ma allora Dio esiste!" Complanare; lo zio Chiox che passando in bici lì vicino ignari del fatto che lui ed il suo figlio illegittimo PierLorenzo -Membro dell'UAAR (Unione Agnostici e Atei diceva allo zio Mauri "Cap'rai, già è inutil' de suo stà cazz' Near non si parlano più dopo che egli si rifiutò di chiamare Razionalisti) dopo aver visto il Risciò de Cumplanare, l' vai a dì propi ma questi che per quand' è il Risciò PierVladimir in onore dell'amico Putin? f'nita saran' sott' tera da 'n pezz'?!"; lo zio Piaga che Purtroppo la verità non è ancora venuta fuori... "Ma ce lo vogliamo mettere un bel motore diesel?" raccoglieva le firme per l'acqua pubblica e progettava un Near -Ministro dell'Ambiente su Risciò nuovo capolavoro cinematografico dopo il successo di "Infinito Tormento"; ed infine lo zio Quilly alle prese con "Che figata!" una signora ed un bimbo alla sua "Edicola e non solo" in un -Nessuno su Risciò dialogo svoltosi più o meno così: Bambino: Voglio una gomma! "Ma questo nome, Risciò, che mi rappresenta? Ma Signora: Ti ho detto di no! mettimici un Pier, cribbio!!!" Quilly: Bimbo, fai il bravo, dai retta a tua nonna. -Premier Berlusconi su Risciò, in realtà suo nipote Signora: Grazie... sono la madre... illegittimo Ma questi momenti di gioia e spensieratezza stavano per "Quasi all'ospedale!" finire; all'arrivo davanti alla Rotonda videro uno spettacolo -Chiunque abbia provato l'ebrezza del cappottamento, agghiacciante: il lucchetto col quale il Risciò era legato ad alla domanda "dove ci siete arrivati?" un palo era stato divelto, e soltanto l'altro lucchetto che gli bloccava una ruota posteriore era ancora parzialmente Era una giornata calda e luminosa quando, nel pomeriggio, integro; era chiaro, qualcuno aveva provato a rapire il papà Near e mamma Lety decisero di andare a riprendere il Risciò! loro pargolo, Risciò, che per la prima volta dalla sua Sulla strada verso casa numerose ipotesi balenarono loro in nascita era rimasto a dormire fuori, davanti alla Rotonda, mente. Chi poteva essere il responsabile? per la precisione. Quelli di Logos, arrabbiati perché il loro è l'unico giornale di Saltellavano felici verso la creatura, ascoltando il Senigallia veramente libero e non asservito ad melodioso canto degli uccelli, solo in parte coperto da un'Amministrazione comunistoide? numero 07_Luglio 2010_www.ecomarchenews.com 7 Toyota Yaris 3.900,00 Ford Fusion 9.800 8 Opel Meriva 6.800 New Beetle 5.500 Passat Variant 16.500 Skoda Fabia Wag 8.800 numero 07 Luglio Audi A4 avant 15.000 2010_www.ecomarchenews.com cultura LE BENEDETTINE RACCONTANO IL TERREMOTO “Il centro storico della città di Senigallia, dopo il terremoto del 1930, ha perso il carattere monumentale e la vitalità di quella che era stata una delle città mercantili più vivaci dell’Adriatico: una città murata con un porto canale brulicante di navi, con un lungo fiume sontuoso, teatro di una importantissima fiera franca; un centro storico monumentale, ricco di edifici di rilievo, in un equilibrio di architetture civili e religiose […]” (da “Senigallia relazione breve, www.comune.senigallia.an.it”). Tra le architetture religiose colpite figura anche il Monastero di Santa Cristina delle Suore Benedettine. Nell’archivio di queste Religiose, la cui vita è tutta improntata alla regola dettata da san Benedetto e compendiata nel motto Ora et Labora, abbiamo reperito due scritti, che ci fanno partecipi della sciagura e che riportiamo in forma ridotta per esigenze di spazio editoriale. Il primo sembra essere stato stilato dalla Reverenda Madre Abbadessa Gertrude Taroni, che così documenta il tragico evento: “Memoranda del disastroso Terremoto avvenuto a Senigallia la mattina del 30 Ottobre del 1930! A Senigallia la mattina del 30 Ottobre 1930 circa le 8¼ un disastroso terremoto riduceva in un immenso cumulo di macerie questo nostro Monastero di Benedettine, che fu poi completamente atterrato dagli Agenti del Genio e dai pompieri. Le Religiose Coriste mentre stavano in Coro recitando le Ore Canoniche, dinanzi al SS. Sacramento solennemente esposto per le Quarant’ore, quattro di esse rimasero completamente sepolte sotto le macerie nel mentre che una quinta, quasi inconscia di quel che faceva, ruppe la grata del Coro, e con un salto si trovò dalla parte esterna completamente illesa. Fortunatamente il nostro Rev.mo Padre Confessore, Signore Don Giulio Canonico Conigli corse tosto al Monastero e, veduto lo sfacelo, quasi fuori di sé si diè tosto a chiamare aiuto! Non è a dire in quale stato furono dissepolte le quattro Consorelle, tre delle quali, prive di sensi e gravemente ferite, furono tosto dal pronto soccorso trasportate al Civico Ospedale di Jesi. La quarta Consorella ferita, essendo meno grave, fu trasportata col rimanente della Comunità, allo Stabilimento Pio IX della Città di Senigallia ed ivi rimase fino al giorno 21 Novembre. I medici, però, vedendo che la ferita non era in buone condizioni, pensarono e decisero di farla anch’essa ricoverare al Civico Ospedale di Jesi e vi rimase fino al giorno 29 Novembre. Intanto il Rev.mo nostro Padre Confessore si occupava di trovare un sito ove ricoverare la descritta Comunità […]. Finalmente il Signore permise che le benemerite Madri Clarisse di Jesi aprissero all’intera Comunità le loro porte e con la bontà veramente Francescana sottoponessero se stesse ad incomodi volontari, pur di accogliere le povere superstiti […]. Dopo 16 lunghi mesi di alternativa, il giorno 14 Aprile 1932 con automobili chiuse la Comunità tutta fece ritorno a Senigallia, per abitare provvisoriamente nella piccola casetta restaurata di proprietà del Monastero in via dell’Angelo, in attesa che la munificenza del Santo Padre facesse erigere di nuovo il Monastero, ove nella preghiera, nel lavoro e nell’osservanza della nostra Santa Regola passiamo i giorni ultimi di nostra vita.”. Con lo scritto sopra riportato figurano anche le vibranti “Impressioni della Corista Donna Maria Fortunata Bastianoni per il Terremoto. […] Tutta la Comunità era in Coro […]. Raccolte e fervorose più del solito perché Gesù in Sacramento era solennemente esposto per le SS.me Quarantore, dopo aver ascoltato la S. Messa e ricevuta la S. Comunione rinnovammo coralmente l’atto di offerta di Vittime e che recitiamo ogni giorno. Pochi istanti dopo un pauroso boato, seguito da fortissima scossa, ci fece capire che trattavasi di terremoto. Confusa, atterrita, oltremodo spaventata uscii dal mio posto ma caddi in ginocchio in mezzo al Coro, tanta era la violenza della scossa. Da quella posizione miravo il SS.mo Ostensorio che ondeggiava e sembrava che Gesù ci guardasse con occhi di compassione, quasi rassicurandoci della Sua protezione, nonostante che Lui pure subisse la stessa sorte, essendo stato lanciato sulle macerie che avevano sepolto quattro sorelle […]. In un attimo tutto crollò, seppellendoci sotto le rovine. In quel terribile frangente, avvolta in una profonda oscurità, stavo lottando con la morte. Ad un tratto, come spinta da forza Divina, riuscii ad alzare un braccio ed afferrare dei mattoni e potei così scoprire il capo e strapparmi il Sacro velo che si era internato nella ferita al capo e infatti era tutto intriso di sangue. Da quel pertugio, dove finalmente potevo respirare, vidi con grande spavento che tutto era crollato e distrutto e sopra le macerie avevamo solo il cielo. Il nostro Reverendo Padre Confessore, Don Giulio Canonico Conigli, con le lacrime agli occhi mirava quell’immane sfacelo e sopra a tutto il cumulo di detriti, sfavillante, la Sacra Raggiera staccatasi dall’Ostensorio e contenente il Santissimo. Con profonda commozione raccolse il Sacro Pegno e benedì le macerie, esclamando fra le lacrime: “Il Signore vi benedica figlie mie. Coraggio!” Ripose la Sacra Raggiera e corse per le vie della città a invocare aiuto. Tornò quasi subito con molti volenterosi che con immensa fatica riuscirono a toglierci da quel cumulo di macerie. […]. Non so descrivere qui l’impressione che ricevette l’animo mio nello scendere per l’ultima volta i gradini del Sacro e cadente Monastero. Dopo 18 anni di vita […] lasciare il Sacro Asilo in frangenti così dolorosi, vederlo ridotto un ammasso di rottami. Solo chi l’ha provato sa comprendere ed apprezzare il sacrificio grande che ci è costato […]”. Questi due racconti, oltre all’impatto legato ai dati dei crolli e dei feriti, offrono annotazioni che ci rivelano lo smarrimento psicologico di queste Religiose, che si erano ritirate dal “mondo” per vivere la regola benedettina al riparo del convento, in una clausura totale, simile a quella delle loro consorelle che alla fine del ’500 erano per prime entrate nel monastero senigalliese. È molto evocativa l’immagine delle Suore riportate da Jesi a Senigallia “con automobili chiuse”, perché la loro inviolabilità non fosse profanata dagli sguardi del “mondo”. Su tutte le immagini campeggia la “Sacra Raggiera staccatasi dall’Ostensorio e contenente il Santissimo”; Egli è lì vittima tra le vittime e al tempo stesso “Sacro Pegno”. Il convento è risorto dalle rovine; la sua chiesa è divenuta il luogo di preghiera nel quale il Santissimo è ora esposto giorno e notte per la consolazione dei fedeli. Flavio e Gabriela Solazzi S. Benedetto e S. Cristina UN TESTO QUASI INEDITO DI NICOLA LEONI L’Associazione Culturale La Fenice di Senigallia, fondata nel 1967, ha nel corso degli anni, svolto una notevole attività editoriale. Ha pubblicato 28 volumi di poesie dei vincitori del Premio Senigallia di Poesia Spiaggia di Velluto, un volume antologia per il venticinquesimo dell’istituzione, la commedia di Flora Manoni Rougier “Milia, Milia co’ hai fatt?”, 15 fascicoli programma del Piano International Competition. Per il 2010, con una edizione curata ancora da Domenico Pergolesi, intende salvare dall’oblio e dalla perdita totale un testo in dialetto senigalliese di Nicola Leoni “La bella Cast’lana”. Questa deliziosa operina, per la quale Leoni ha preso spunto da un antica storia reperita alla biblioteca di Bologna, è stata stampata in poche copie a spese dell’autore che oggi sono esaurite. Unitamente al padre e Maestro di tutti i poeti dialettali senigalliesi verranno presentati con due o tre brani ciascuno altri poeti che rappresentano la vitalità attuale e recente della poesia dialettale senigalliese. Saranno presenti nell’antologia: Edda Baioni, Marinella Bonvini Mazzanti, Antonietta Calcina, Aldo Ceresi, Rino Girolimetti, Elvio Grossi, Vinicio Mandolini, Laura Nigro, Franco Patonico, Medino Rocchetti, Enrico Maria Rossi, Gigliola Sbarbati,Renata Sellani, Mafalda Stefanini, Carmen Tomassetti, Nello Zazzarini. Una copia del volume sarà inviata, come consuetudine editoriale, a tutte le biblioteche delle Marche e alle più importanti biblioteche d’Italia dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele di Roma). In apertura del libro ci saranno due articoli introduttivi, unosulle caratteristiche del nostro dialetto di Anna Maria Mancini dell’Università di Urbino e uno sulla nascita del dialetto di Renata Sellani già presidente dell’Associazione Nazionale Poeti Dialettali. La grafica e l’impaginazione sarà curata, per evitare le imperfezioni dei libri “fai da te”, dallo Studio Focus del senigalliese Franco Fileri. NON SOLO STORIA e PAESAGGIO ma anche ECCELLENZE ENOGASTRONOMICHE IL DISCIPLINARE DI PRODUZIONE del SUINO DI FRATTULA prevede che: La denominazione Suino di Frattula viene attribuita esclusivamente ai suini in produzione nel territorio dei Comuni della provincia di Ancona di seguito riportati: Senigallia, Monterado, Corinaldo, Ripe, Castel Colonna, come definiti nell’areale depositato presso la sede dell’Associazione “Terre di Frattula”, situata presso il Municipio del Comune di Castel Colonna, dopo apposita domanda, da parte dell’azienda, di ammissione e di accettazione del disciplinare e di nulla osta del Direttivo. La nascita e l’allevamento devono avvenire all’interno della zona di produzione, mentre la macellazione, le operazioni di produzione, stagionatura e confezionamento devono avvenire all’interno della Regione Marche. L’allevamento deve prevedere l’utilizzo esclusivamente di alimenti nobili; il tipo genetico da utilizzare deve rientrare nei libri genealogici nazionali e migliorati secondo le direttive dell’Associazione Nazionale Allevatori Suini, è altresì ammesso l’utilizzo di carni provenienti dal porcastro (incrocio tra cinghiale e suino) allevato allo stato brado. Le aziende controllate dovranno produrre adeguata documentazione atta a dimostrare la tracciabilità degli animali e dei prodotti da essi derivanti (Salame di Frattula) nel rispetto delle percentuali di lavorazione desunte dal numero di capi e dal peso dichiarato. Il Consiglio Direttivo ha la facoltà di svolgere, direttamente o tramite persone incaricate, verifiche nei luoghi di produzione (allevamento) e di commercializzazione (punto vendita). I soggetti che effettuano le verifiche ne verbalizzano l’esito e qualora rilevino irregolarità nel rispetto del Disciplinare, redigono verbale di accertamento con annotazione delle eventuali osservazioni della parte interessata. Il regolamento prevede anche delle sanzioni per casi di inadempienze lievi e gravi, fino alla diffida e revoca della licenza dell’uso del marchio, fatte salve, ovviamente, le eventuali azioni legali per la salvaguardia della tutela del marchio stesso. Percorrendo il suggestivo paesaggio nelle colline tra il fiume Nevola e il Cesano troverete Aziende Agricole che propongono la vendita diretta dei propri prodotti. In questa occasione segnaliamo alcune aziende con il marchio TERRE DI FRATTULA produttrici di: SALAME DI FRATTULA: Norcineria “La Pernice”, CASTEL COLONNA Via Ponticelli, 12 (il Salame di Frattula è reperibile anche presso l’Ipercoop di Cesano) OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA: Frantoio Montedoro SENIGALLIA, Strada della Donnella, 111 Scapezzano Oleificio Lugliaroli SENIGALLIA, Via Comunale, 168/I Roncitelli VINO: Azienda Maddalena MONTERADO, Via Fuori Fosso, 1 Mencaroni Maurizio CORINALDO, Via Madonna del Piano, 58 Spallacci Giordano CORINALDO, Via Dei Cappuccini, 5 FARINE, PASTA, OLIO: Ciancone - Roncarati SENIGALLIA, Strada della Donnella, 103/ Scapezzano MARMELLATE MIELE DOLCI VARI DISTILLATI Azienda “Le Ville” CORINALDO, Via dell’Incancellata, 51 PANE DI SENIGALLIA “ PANGALLO” Negozi con marchio l’Arte del Pane SENIGALLIA, Via R. Sanzio, 234 PANE DALLE TERRE DI FRATTULA Sbriscia Piero SENIGALLIA Via Fratti, 14 Scapezzano Chi desidera prendere visione della guida completa delle TERRE DI FRATTULA con tutte le aziende agricole ed artigiane presenti, può recarsi presso i Comuni o i rispettivi Uffici per il Turismo di Castel Colonna, Corinaldo, Monterado, Ripe e Senigallia. Oppure può visitare il sito www.terredifrattula.it numero 07 Luglio 2010_www.ecomarchenews.com 9 cultura UN SENIGALLIESE TROPPO MODESTO Alessandro Bruschettini è gloria marchigiana. E’ nato a Senigallia il 31 maggio 1868. A 22 anni si laureò a Bologna con una tesi originale, che già metteva a prova le sue capacità di studioso profondo, “Sul modo come si comporta il virus della rabbia nel vuoto e in presenza di vari gas”. Nel 1891 si presenta per il concorso al premio V.Emanuele con un bel lavoro:“Sulla diffusione del veleno del tetano nell’organismo”, premio che fu attribuito (ex aequo) ai vari concorrenti. Il Bruschettini per primo dimostrò come il veleno del tetano passasse dal punto d’innesto, dapprima al sangue e poi al sistema nervoso e si eliminasse per mezzo della secrezione renale. Allievo del Prof. Tizzoni, nel 1894 si recò a Londra nel Laboratorio del Prof. V. Horsley dell’University College. Ritornato in Italia passò a Torino come assistente del Prof. Perroncito e diresse la sezione batteriologica del Laboratorio di Parassitologia fino a tutto il 1904. Prese la libera docenza in Igiene per titoli nel 1898. Passò poi a Genova ove diresse la sezione per la preparazione del siero antidifterico e vaccino Jenneriano e fondò il “Laboratorio di Terapia Sperimentale” che si interessava in modo particolare della tubercolosi. Il Bruschettini già da anni studiava con onestà di intenti il problema della tubercolosi, che fin da allora costituiva la preoccupazione e il tormento degli studiosi. Nel trattamento delle malattie da infezione non si pensava prima di allora che alla immunizzazione passiva. Il Bruschettini affermava che non solo per la tubercolosi, ma assai verosimilmente per altre malattie infettive, risultati mirabili si potevano ottenere se ci si valeva dei germi specifici sottoposti all’azione dei tessuti viventi. Diceva inoltre che nessuna immunità si raggiungeva e si manteneva così solida come quella che si DOVE LA FORMA E’ IL VUOTO Le più rilevanti opere di Gianfranco Romagnoli “Pico”, senigalliese, sono, negli ultimi tempi, senz’altro plastiche, scultoree, ma non si tratta di sculture nel vero senso della parola. Le sue strutture in rete metallica prendono forma avendo il corpo umano come riferimento, così come avveniva per le figure nate nell’antichità classica e nel rinascimento. Il risultato sono figure di chiara lettura ma a scorrere con lo sguardo sulla 10 superficie di queste opere, la visione si fa incerta, col tatto si percepirebbero i minuscoli quadrati vuoti formati dalla rete. Ed è qui che troviamo il punto di intersezione tra una creazione artistica convenzionale e una simulazione visiva come la otterremmo al computer. E con l’illuminazione facciamo una ulteriore esperienza di estraneamento: le ombre della struttura metallica ci fanno scoprire delle vere opere grafiche. VUOTI Gianfranco Romagnoli Macerata galleria degli antichi forni 3-14 luglio otteneva spontaneamente nella guarigione delle malattie infettive. Nel 1899, nella Riforma Medica il Bruschettini affermava la necessità di ricorrere alla immunizzazione attiva a scopo curativo ed affrontava il problema della preparazione di una sostanza vaccinante che agisse direttamente sul tessuto tubercolare determinando una immunità attiva, la quale permettesse di limitare, localizzare e finalmente spegnere il focolaio primitivo. E’ merito di Alessandro Bruschettini, pioniere nella lotta antitubercolare, aver lanciato al mondo scientifico questo concetto di cura, la vaccinoterapia. Il Bruschettini è legato alla Medicina Italiana anche per il decisivo contributo che ha dato allo studio dell’influenza. Nel 1892 in occasione di una epidemia di influenza che infieriva su Bologna poté isolare dal sangue degli ammalati nel periodo acuto un bacillo simile nei suoi caratteri a quello descritto da Pfeiffer nell’esecrato di influenzati. Vivaci furono le discussioni scientifiche sollevate per questa sensazionale scoperta e per quanto il Pfeiffer negasse recisamente la specificità del bacillo Bruschettini, la scienza ha registrato la vittoria del giovane studioso italiano. Altri lavori riguardano lo studio dell’immunità per tifo e le numerose pubblicazioni sono a dimostrare la sua straordinaria attività scientifica. Alessandro Bruschettini non aveva onorificenze; era della schiera silenziosa di coloro che danno con fede tutto, nulla chiedendo. Si è basato sempre sui fatti, ha creduto solo ai fatti. Scomparso il 26 novembre del 1932, strappato troppo presto alla Scienza e alla Nazione. Su segnalazione del nipote, Zampini Franco La compagnia del Teatro alla Panna realizza anche quest’anno la rassegna Baracche e Burattini, il tradizionale appuntamento con il teatro di figura che anima ormai da quasi vent’anni l’estate di Senigallia. Affermano Luca Paci e Roberto Primavera del Teatro alla Panna: “Come sempre accanto a quello che tutti si aspettano - burattin e bambini - vi offriamo la possibilità di gustare prodotti originali assolutamente privi di OGM! Si perchè il teatro delle figure, che siano ombre, marionette, burattini o oggeti non meglio identificati, rifugge dalle contraffazioni: quello che lo spettatore vede è quello che l’artista è venuto maturando nel corso della sua esperienza teatrale; alcuni dicono che i teatranti - gira che ti rigira - fanno sempre lo stesso spettacolo e questo spettacolo sono loro stessi! E i nostri artisti sono tutti DOC quindi OGM Free!” numero 07 Luglio 2010_www.ecomarchenews.com racconti L A V I TA D E L L E B A D A N T I Badanti, balie. Dedite alla cura degli anziani, dei bimbi. Ma anche degli adulti... talora. E, talora, usate e sfruttate. Un fenomeno a cui ci siamo abituati ormai da tempo. Badanti e balie. Giunte da diversi paesi. Ma, soprattutto, dall’Europa centroorientale. Nelle famiglie degli italiani hanno rimpiazzato le madri, impegnate nel lavoro. E le figlie, che oggi sono poche, indaffarate, e non si possono occupare dei genitori poco o per nulla autosufficienti. Badanti e balie. Anzi, le badanti più delle balie, perchè siamo sempre più vecchi e facciamo sempre meno figli. La loro diffusione, davvero rapida e ampia, in Italia, riflette la tendenza - tradizionale per il nostro paese - a “caricare” sulla famiglia, invece che sui servizi, i compiti dell’assistenza. Le badanti come alternativa al “ricovero”. All’assistenza domiciliare. Di seguito il racconto di una di loro. Voglio raccontare la vita delle badanti, perché non tutti sanno quanto è complicata. Io sono una di loro e so quanta pazienza e quanti sacrifici ci vogliono per fare questo mestiere. Vivo in una piccola città di mare edificata ai piedi di una collina. Le strade sono come scale e tutte portano in cima; la casa nella quale io vivo si trova a metà percorso e dalla finestra del soggiorno si gusta una incantevole vista, di tetti, di terrazzi, di balconi fioriti; laggiù vedo lo stupendo paesaggio del mare. Lavoro da una signora di 85 anni, malata di demenza senile: lei dimentica molte cose, ma ne ricorda fissamente molte altre. Nei primi giorni del mio lavoro, lei era calma e serena, ma presto ho capito che questa, magra, piccola donna, era come un vulcano che sta per esplodere. Quando qualcosa non le piaceva, gridava, urlava, mi picchiava; in quei momenti era così cattiva che non trovo paragoni. Ecco…era come l’acqua bollente. Nella prima settimana di vita in quella casa, ho visto in sogno un serpente: era il temibile Cobra dagli occhiali, che tentava di pungermi e io lo volevo allontanare. Quando ogni giorno facevo qualche lavoro di casa, lei sorvegliava e seguiva ogni mio movimento; con i suoi grandi occhiali lei vedeva tutto. < A destra è caduto un pezzetto di carta, a sinistra è caduta una briciola!>mi spiegavo. ordinava. , ribattevo. Anche la preparazione del pranzo era impossibile fare con calma, ci voleva una pazienza di ferro. E poi: E tutte queste parole ripeteva durante la preparazione di ogni pasto. Essa non si rivolgeva mai a me con gentilezza e l’intercalare “per favore” non esisteva nel suo vocabolario. , rispondeva irritata e se ne chiedevo le motivazioni, mi rispondeva che non avevo il diritto di consumare la sua acqua e la sua elettricità. gridava furibonda, dimenando le braccia minacciosa. E poi chiudeva l’uscio del bagno. Quando riferivo queste “cagnare”ai suoi figli, loro le facevano una severa predica; allora per qualche giorno Maria mitigava il suo atteggiamento violento, ma dopo una settimana ritornava come prima. La generazione degli anziani che noi ba- danti accudiamo, ha vissuto la gioventù nel periodo durante la guerra, che fu una stagione ricca solo di fatiche, di sacrifici continui, a volte esasperati da una miseria nera e generalizzata in quasi tutta la società civile. L’istruzione era elementare; gli svaghi striminziti e rari come le mosche bianche. C’era da ricostruire tutto: case, fabbriche, strade e le discrete pagine venivano corrisposte da ritmi di lavoro che non erano nemmeno paragonabili alle blande prestazioni degli odierni lavoratori. Adesso ogni famiglia possiede 2 o 3 automobili e i figli studiano anche nelle Università. E in genere il lavoro non è tanto faticoso. Ma i nonni restano poco istruiti, non leggono libri, mentre ai giornali e alle riviste danno un’occhiata quando vanno al bar o dal medico di famiglia. Si accontentano di un po’ di Tv. Quando per loro verrà la vecchiaia e le malattie, non sapranno come passare il tempo. Adesso i figli non possono o non vogliono pensare ai genitori, perché sono impegnati nel lavoro e anche perché questa è un’altra generazione, diversa da quella dei loro padri, che avevano sofferto la guerra. Questi giovani vogliono dare i genitori in mano delle badanti e alle case di riposo. Però le badanti sono straniere e questo procura dispiaceri e sdegno ai vecchi, che si sfogano con le badanti; questi anziani dai loro figli vorrebbero affetto, premura e comprensione e invece devono convivere con gente che arriva da altri Paesi, con altre usanze, abitudini, consuetudini e che parlano altre lingue, uscite dai loro paesi per la miseria e la fame. Qui in Italia si possono incontrare polacchi, romeni, africani, latino-americani, russi, ucraini, cinesi, eccetera. Anche noi straniere dobbiamo conoscere bene le usanze italiane, perché ogni Paese ha le sue. Per le donne italiane non c’è cosa più importante della pulizia della casa e la preparazione dei cibi. Quando incontrano una conoscente, l’argomento più interessante è quello del mangiare e della salute. e subito: o: Se al mio Paese facessi tale domande, mi risponderebbero: . Non in tutti i Paesi sono gradite tali domande. Qui in Italia dove vissero famosi compositori, pittori, scrittori e registi del Cinema, se domando chi è Paganini, posso sentirmi dire che lui vive vicino e ha un commercio di vini. Io spiego che lui era un famoso musicista. E non smetto di meravigliarmi di tali risposte. Alcuni italiani fanno molte economie di tutto: luce, gas, acqua; ci sono casi nei quali le economie s’avvicinano all’assurdo, come alcuni che di notte chiudono l’acqua del water; e non parliamo del riscaldamento: ci sono case dove d’inverno la temperatura è di 6°7°, eppure si accendono i termosifoni solo raramente; tutti stanno in casa con addosso tanti vestiti e sono lividi in faccia. Eppure ogni membro della famiglia possiede una macchina nuova. Ho chiesto: Risposta: Ma loro erano tutti raffreddati. Io al freddo non riesco a concludere niente. Ho l’impressione che in Italia la Seconda Guerra Mondiale non sia ancora finita. E mai finirà. Alcune nostre donne fanno le pulizie negli appartamenti e dobbiamo stare molto attente in questo tipo di lavoro: ad esempio, se sposti un soprammobile, le padrone urlano e in alcuni casi è impossibile lavorare. Su di una panchina siede una mia collega. Piange. risponde e si asciuga le lacrime. dico stupita. E lei: Nelle ore libere mi piace passeggiare sulla lunga via che corre, a metà della collina, parallela alla spiaggia. Quanti giardini si vedono, tutti arricchiti di bellissimi fiori e di piante sempreverdi; e laggiù c’è il mare. In primavera, nei giorni di sole, l’acqua è calma, la sua superficie è liscia come l’olio e riflette tanti colori: l’azzurro, il verde smeraldo, il celeste violaceo e il bianco lucente, pieno di forza, di vita. Ma quando c’è burrasca e il vento è impetuoso il quadro non è più idilliaco, portatore di pace e di serenità; le onde schiumose si fanno grige e biancastre, le nuvole scaricano valanghe di pioggia e spingono a riva i gabbiani impauriti. Il mare s’è agitato. Forse il suo sfogo non è rabbia, ma solo lo sforzo di far fare il bagno alle nuvole che gli corrono sopra a pochi metri, essendo grigiastre, sporche, indecenti. A vedere questi indimenticabili paesaggi della natura, mi sento avvilita, scoraggiata e avverto con maggior sofferenza il mio dramma, la mia vita troppo infelice che sono costretta a subire qui in Italia, impedendomi di godere le sue naturali bellezze. In modo assoluto noi dipendiamo dai nostri datori di lavoro, dobbiamo sottostare al loro carattere, alle loro abitudini e al livello della loro cultura. Noi lavoriamo tutti i giorni e, per legge, abbiamo 2 giorni alla settimana nei quali possiamo uscire di casa, per 7-8 ore, mentre negli altri giorni il permesso è di 2-3 ore. Ciò è gradito, ma per uscire occorre il permesso dei padroni di casa. Ci sono famiglie con persone buone, affettuose che rispettano e osservano le disposizioni della legge e collaborano con le badanti: Ma molti altri non lo fanno. Essi dicono: E non concedono le ore di libertà. E se obietto che esiste una Legge, mi rispondono: E infatti trovano sempre badanti appena arrivate in Italia, che accettano quelle condizioni, essendo prive di esperienza, avendo bisogno di lavorare e conoscendo poco la lingua italiana. Nei giorni e nelle ore libere la nostra gente si ritrova in un giardino pubblico, al centro della città. Sulle panchine alcune siedono, mentre le altre restano in piedi intorno a quelle sedute. Ogni persona racconta la propria storia: c’è chi parla al lavoro, chi della sua casa lontana; e chi della famiglia. Raramente qualcuno è riuscito a far venire in Italia i suoi familiari e in maggioranza è gente che ha lasciato al paese natale il marito, i figli, i nipoti e i genitori. Ognuno ha sulle spalle una sua storia, che spesso sono vicende tragiche. Noi emigranti siamo venuti qui non per nostra volontà, ma costretti da povertà, miseria e per una enorme inflazione. A casa nostra non si può vivere con un normale salario e tanto meno con le pensioni, Dobbiamo venire per forza in Italia. Però anche qui sta cominciando la crisi dell’economia, con i prezzi che crescono, come l’inflazione e come il flusso degli immigranti, e allora penso come farà l’Italia a camminare nel progresso con tutta questa nuova gente. Come farà l’Italia, che continua a crescere di numero e di gente affamata. Mah! numero 07_Luglio 2010_www.ecomarchenews.com Tamara Basovych 11 a n n u n c i RISTORANTE BAR - PIZZERIA CAMERE Ritagliando il buono sconto del 20% S.S. 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Spett.le InfoMarche s.a.s._invio il seguente annuncio cognome _____________________________________ nome ____________________ città _______________________________________ cap ___________ prov. _________ tel. ____________________________________ cell. _____________________________ testo annuncio ____________________________________________________________ _________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________ Questo messaggio è per te che hai voglia di pettinarti In un’ epoca come questa dove : non ci piace il seno, “lo rifacciamo” non ci piace il naso “lo rifacciamo” cadono i denti, “li rimettiamo” Perché se ci cadono i capelli è tabù? Entrata privè locale dedicato: Basta! 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C come Continente Nero, e mai come questa volta la definizione calza a pennello: il mondo intero aspettava il definitivo salto di qualità dell’Africa, che tra entusiasmo, speranze e desiderio di rivalsa si presentava per la prima volta come padrone di casa alla kermesse calcistica più importante, portando dietro a se ben 6 ambasciatrici, pronte a sovvertire gerarchie decennali. Ma lotte interne, allenatori presi all’ultimo solo per il blasone, disorganizzazione fuori e dentro il campo e una carenza di talenti hanno portato ad un flop inatteso e doloroso, salvato in parte dal giovanissimo Ghana, arrivato a 11 metri da un semifinale storica … Non so se una squadra africana potrà mai vincere la Coppa, ma di certo il gap con europee e sudamericane è ancora molto evidente! D come Donne: mai come in questa edizione protagoniste assolute … da Zahia Dehar, giovanissima escort di origine algerina, che ancora minorenne avrebbe avuto dei rapporti a pagamento con alcune star della nazionale francese, a Sara Carbonero, avvenente giornalista sportiva nonché fidanzata del portiere iberico Casillas, da Evangelina Andersson, compagna del difensore argentino De Michelis ed ex di Maradona, alle ormai famosissime Wags inglesi, e continuando con Paris Hilton che viene arrestata e poi rilasciata per aver fumato uno spinello allo stadio, Bobbi Eden, pornostar olandese che ha promesso sesso orale gratuiti ai fan in caso di vittoria del mondiale di Robben e soci, Larissa Riquelme, tifosa paraguayana che senza la benché minima malizia ha scelto, per la gioia dei fotografi, il suo generoso decolté come porta-cellulare … insomma, ognuna ha avuto il suo canonico quarto d’ora di celebrità … e pensare che 36 anni fa fece scalpore, se non scandalo, la scelta della grande Olanda di Cruyff e Krol di portare mogli e fidanzate in ritiro … E come El Loco, il pazzo, ovvero Sebastian Abreu:pennellone uruguayano di 33 anni, che con un colpo di pura follia ha scritto i titoli di coda di una delle partite più assurde della storia recente dei mondiali di calcio, Uruguay – Ghana. Il suo cucchiaio nella lotteria finale dei calci di rigore è stato qualcosa di meraviglioso, come ogni cosa dettata dall’istinto e non dalla ragione … quando si dice avere i cojones!!! F come Felipe Melo: il simbolo, l’emblema, la bandiera dei verdeoro, il perno su cui è girato l’intero dream-team di Carlos Dunga (da poco votato come uomo più elegante del pianeta!). Non vediamo l’ora di riabbracciare in Italia un campione di classe e umiltà, che onora il nostro campionato, di cui, e non potrebbe essere altrimenti visto il talento, è indiscusso primo attore … in una sola parola: RIDICOLO!!!! G come Goodluck Jonathan, Capo di Stato della Nigeria: dopo l’eliminazione al primo turno delle Super Aquile, ancora capitanate dall’ultracentenario Kanu, ha avuto un’idea a dir poco geniale: la sospensione dell’attività della nazionale per due anni, duranti i quali dovrà pensare solamente a riorganizzarsi, senza partecipare a nessuna competizione internazionale. La Fifa immediatamente è intervenuta, costringendo il governo di Abuja a ritornare sui propri passi … E poi ci chiediamo perché le squadre africane sono sempre un passo indietro alle altre!? Buonanotte, e buona fortuna!!! H come Herbert Ricki, l’allenatore dei All Whites, la nazionale neozelandese: per la battuta più bella dei mondiali: “E’ più facile che vincano contro di noi a rugby” ha risposto a chi gli chiedeva quante possibilità aveva di battere l’Italia. Infatti … I come Italia: da dove cominciare per spiegare un simile disastro? Da Lippi e le sue idee, secondo le quali in una squadra il gruppo viene prima di tutto, anche a discapito del singolo di talento? Quattro anni fa andò bene, ma i miracoli sono tali perché irripetibili; il guaio non è aver lasciato a casa i Cassano (con il quale non abbiamo certo vinto gli ultimi due europei a cui ha partecipato), i Balotelli (emarginato nell’Inter più vincente di sempre) o i Miccoli (nessuna esperienza internazionale), il problema è il sistema calcio vigente in Italia: vivai dimenticati, cultura sportiva inesistente, leggi fasulle, stadi pietosi … ma se viene assegnato Euro 2012 a Polonia e Ucraina, con tutto rispetto, e non a noi, un motivo ci sarà? Ma se la Spagna vince con il blocco del Barcellona e l’Italia schiera contro la Slovacchia quattro punte made in Udinese (Pepe, Di Natale, Quaglairella, Iaquinta) ma di chi è la colpa se non nostra? Lippi non era un fenomeno prima e non è un pirla adesso, ma solo uno che ha avuto la presunzione, e tanta, di credere che la notte di Berlino lo avrebbe sollevato da ogni responsabilità o critica in caso di sconfitta. Si sbagliava … J come Jabulani: il terrore dei portieri, l’anti - eore di questas manifestazione. Julio Cesar e Buffon avevano alimentato già le prime polemiche su questo “essere” di forma sferica dalla sembianze del mitico Super Tele e il peso specifico di una piuma d’oca. A parte Casillas e in parte Stekelenburg, tutti i numeri 1 sono usciti con le ossa rotta. I geni della Fifa non hanno ancora capito che per vedere più gol in un Mondiale occorre un pallone fatto con una grazia, non il contrario! K come Klose: vederlo tra i grandi di sempre come miglior marcatore di una fase finale di un mondiale fa un certo effetto, ma non è di certo un intruso questo 32enne di origine polacca che in tre competizioni iridate è riuscito a buttarla dentro ben 14 volte, una in meno del fenomeno Ronaldo. Oltre alla meglio gioventù, la Germania se è arrivata ancora una volta tra le prime quattro lo deve anche al suo fiuto dei gol pesanti. L come Lacrime: quelle apparse sul volto tondeggiante di Jong Tae Se, semisconosciuta stella della Corea del Nord, che si è lasciato andare ad un momento di particolare sensibilità durante l’esecuzione dell’inno nazionale, prima della sfida col Brasile. Una bella immagine, ma che si presta a varie considerazioni e soprattutto una domanda: ma erano lacrime di gioia o di tristezza? Insomma, giocare un mondiale deve essere meraviglioso, ma farlo con la Corea sbagliata ... e non ci riferiamo solo al lato puramente sportivo. M come Maradona e Muller: Amichevole Germania-Argentina, Berlino, 3 marzo. Dopo la gara, vinta dai sudamericani, il Pibe de Oro e la giovane promessa del calcio tedesco, al suo debutto in nazionale, dovevano sedersi vicini per la conferenza stampa, ma il tecnico argentino, da gran signore quale non è mai stato, non è e non sarà mai, si rifiuta clamorosamente, dicendo che non voleva dividere il palco con nessuno, tantomeno con uno sconosciuto, aggiungendo a tal proposito: “Ma chi è, un raccattapalle?” Sono bastati pochi mesi per rispondere a dovere ... Thomas Muller, capocannoniere con 5 gol (di cui uno proprio sotto il naso, o quel che resta, di Maradona) e miglior giovane del Mondiale. Caro Diego, te la finirai mai di fare codeste figure di m...?! N come Nelson Mandela: doveva essere l’uomo immagine di questi trenta giorni di festa per il suo popolo e un intero movimento. nonostante l’età avanzata e un grave lutto che l’ha colpito, alla fine si è presentato per rendere omaggio ad un paese, il suo, che ha onorato al meglio un evento di simili portate, che ha contraccambiato con una doverosa e viscerale ovazione. O come Otamendi: baluardo argentino, pilastro dell’immaginaria e immaginifica linea Maginot degli albiceleste. E’ inutile avere in formazione, seppur con le pile scariche, campioni come Messi, Higuain, Tevez e compagnia bella, se poi dal centrocampo in giù ti ritrovi con certa gente … la miglior difesa è l’attacco quando si segna, altrimenti prendi 4 gnocchi e vai a casa! P come Paul il polpo: l’assoluto, indiscusso, stravagante personaggio principale di Sudafrica 2010 … Sfiga ha voluto che questa povera bestiola indovinasse sempre il risultato della Germania, anche le sconfitte, giusto per far capire agli scettici (ma come si può dubitare di un cefalopode?!) che la scelta non era pilotata! E adesso si è venuto a sapere che Paul in realtà è Paolo, e viene dall’Isola d’Elba: almeno un italiano che si è fatto valere a questi Mondiali. Chissà se riuscirà a prevedere anche la sua fine? Comunque vada, grazie Paul. Q come Queen … ma se Dio deve prevenire la salute della Regina, alla nazionale dei Tre Leoni chi ci pensa? Capello? Con quello che guadagna, figurati se gliene frega qualcosa. E intanto gli anni passano da quel gol di Hirst … R come Ronaldo: il Cristiano più famoso del mondo dopo il Papa! Anche per lui, come per altri big del pianeta calcio, un Mondiale agghiacciante: fuori ruolo, diamante di una squadra che gioca senza punte, il buon Cristiano ha pensato bene di chiudere al top la sua esperienza sudafricana: prima una bella prestazione contro la Spagna negli ottavi, poi uno sputo verso la telecamera che inquadrava il suo bel visino allegro all’uscita dal campo e per non farsi mancare niente, la notizia che è diventato padre di un bambino (l’ha chiamato Cristiano … la fantasia la usa solo quando gioca!) che non conoscerà mai la madre! Motivo: il buon Cristiano avrebbe pagato12 milioni di euro una “madre in affitto” per avere il suo erede, e che quei soldi sono compresi anche il silenzio di lei, che si mormora sia di origine americana. Tralasciando il particolare che Ronaldo sia fidanzato, fa specie pensare che i soldi non daranno la felicità, ma possono aiutarti a comprare una famiglia! S come Spagna: bella, brava e fortunata, la banda di Vicente Del Bosque ha meritatamente vinto questo Mondiale, nonostante la sconfitta iniziale patita con la Svizzera e le pessime condizioni di forma del “Nino” Torres, non proprio uno qualunque. T come Tecnologia: alla fine si arreso anche lui … forse. Dopo una serie impressionante di abbagli arbitrali, Blatter, l’ultimo dittatore di un paese libero, la Fifa, ha aperto alle strutture tecnologiche applicabili al calcio. Era dai tempi della prima minigonna che l’umanità non assisteva ad una simile rivoluzione. Peccato che il primo provvedimento preso dopo gli sciagurati errori di Germania – Inghilterra e Argentina – Messico (grandi Rosetti e Ayroldi!) sia stato quello di rispedire a casa la metà degli arbitri presenti in Sudafrica, compreso Busacca, il migliore in circolazione (visto Webb in finale, non ci sono dubbi) … un uomo chiamato coerenza. Tanto in Brasile tra quattro anni non ci sarà niente di quel che ha promesso. Gli arbitri sono esseri umani, e in quanto tali sbagliano; Blatter è un politico, è in quanto tale mente! U come Uccello del malaugurio: Mick Jagger, voce dei Rolling Stones è considerarsi a tutti gli effetti l’alterego di Paul il polpo. Va a vedere Ghana – Usa accanto a Bill Clinton e vincono i primi; da spettatore interessato assiste im- potente alla debacle della sua Inghilterra contro la rivale storica Germania; non contento, passa a tifare Brasile: fuori con l’Olanda! Che ci sia lui dietro la profezia Maya sulla fine del mondo? V come Vuvuzelas: lo strumento del diavolo che con i suoi 144 decibel ci ha spaccato i … timpani per tutta la manifestazione mondiale. Augurandoci che non diventi mai una moda in altre parti del mondo, rimane la regina incontrastata di questa edizione. X come Xavi: con tutto il rispetto per i vari Casillas, Puyol, Iniesta e Villa, è il centrocampista – tascabile cresciuto nella cantera del Barca ad erigersi come migliore della spedizione sudafricana. Giocatore di classe stratosferica e capacità di dettare i ritmi a centrocampo come nessuno forse nella storia (di sciuro in quella recente). Uno dei giocatori più vincenti di sempre, a cui manca, e pensiamo mancherà, il premio personale più ambito: il Pallone d’oro. W come Wesley Sneijder: nonostante sia stato Forlan ad essere eletto miglior giocatore del Mondiale (un verdetto neanche troppo sorprendente) l’olandese dell’Inter con le sue giocate e i suoi gol (anche se ne ha fatti di più belli in altre circostanze, ma sicuramente meno importanti) ha portato assieme all’altro fenomeno oranje Robben la sua nazionale ad un passo dall’apoteosi. Peccato che in finale la premiata ditta si sia dovuta arrendere alle parate di San Iker Casillas, rimandando ancora una volta l’appuntamento con una vittoria che a questo punto sarebbe anche meritata. Y come Yiwu: provincia cinese, sede dell’impresa Gua Lì, maggior produttrice di vuvuzelas nel mondo: ne ha vendute oltre un milione … interessante!!! A parte la fidanzata di Sneijder, Yolanthe, che ci mettevo con la Y? X come Xenofobia … da un articolo della Gazzetta dello Sport datato 5 luglio: ““Vogliamo uno stato sovrano che ci rappresenti. Non vogliamo appartenere all’attuale Sudafrica. Noi boeri abbiamo una religione, una lingua, una cultura. E’ nostro diritto avere uno Stato. Non ci piace mischiare il nostro sangue con i neri. E’ come se i francesi dovessero fondersi con i turchi … Noi siamo il primo mondo e i neri sono il terzo. Guardate come hanno ridotto il Sudafrica in 16 anni di governo. I neri non saranno mai il primo mondo … Sa che cosa hanno detto le autorità dopo l’uccisione di Terre’Blanche (fondatore di Awb, ndr)? Armatevi. Ci stiamo armando. Non tollereremo altri morti”. Parole di Andre Visage, segretario dell’Afrikaner Weerstandsbeweging, Movimento politico di estrema destra. E noi stiamo qui a parlare di un gol in fuorigioco o di un rigore non dato … Z come Zero: il voto che si merita la Rai. Non ci hanno fatto vedere neanche tutte le gare del Mondiale… ma allora per cosa paghiamo l’abbonamento? Per Mazzocchi con gli occhiali da Bono Vox che ci chiede tramite sondaggio se preferivamo i Beatles o i Rolling Stones (con la sfiga di Jagger, se votavi i primi ti si fulminava il cellulare!)? Per Linda Santaguida che assieme a Vincenzo D’Amico stilava una classifica dei più belli e più brutti del mondiale (perché quella dei più stupidi era vinta in partenza da loro due)? Per “Notti Mondiali”, il programma più insensato e inutile che sia mai apparso su una rete nazionale durante una Coppa del Mondo … addirittura era meglio quello con la Parietti e la Marini ai tempi di USA ’94: Collovati e Tombolini sempre a bacchettarsi come due zitelle inacidite, Mazzola che appena provava ad aprire bocca o c’era Zazzaroni che interveniva con la sua bella voce da usignolo o Jacopo Volpi che dava la linea al più imbarazzante collegamento della storia della Tv italiana: Galeazzi-Maurizio Costanzo. Antonello Pace La Cooperativa Millennium è una società di servizi che eroga assistenza 24 ore su 24 a persone malate, disabili, anziane . Prosegue il Campus Estivo “Il grande albero” per bambini e ragazzi dai 4 ai 14 anni dalle ore 8.00 alle ore 15.00 presso lo stabilimento balneare “ Piccolo Lido”, L. mare D. Alighieri Laboratori, giochi e tuffi al mare Sarà a disposizione anche personale esperto sui DSA APERTURA DI UNO SPORTELLO DI ASCOLTO CHE OFFRE CONSULENZE EDUCATIVE PEDAGOGICHE E SOCIOLOGICHE INTESE AD AIUTARE LA PERSONA, LA COPPIA, LA FAMIGLIA, A MODIFICARE I COMPORTAMENTI LIMITANTI, A GESTIRE I CONFLITTI I E A MIGLIORARE LE RELAZIONI REFERENTE : Dott.ssa Silvana Mancini previo appuntamento 339 5437462 I SERVIZI AIUTO PER L’ IGIENE PERSONALE (BAGNO-DOCCIA) A DOMICILIO SERVIZI DI ASSISTENZA DOMICILIARE, OSPEDALIERA E PRESSO C ASE DI RIPOSO E CLINICHE DIURNI E NOTTURNI DISBRIGO PRATICHE BUROCRATICO-SANITARIE, PRATICA COMPLETA PER OTTENERE L’ INDENNITA’ DI ACCOMPAGNAMENTO SERVIZI DI INTEGRAZIONE SOCIALE PER MALATI, DISABILI ED ANZIANI A DOMICILIO PRESSO OSPED ALI, CLINICHE E CASE DI RIPOSO SERVIZI DI BABY SITTING SERVIZI DI FISIOTERAPIA, TRATTAMENTI DI OSTEOPATIA PER LE PROBLEMATICHE DELLA COLONNA VERTEBRALE ( CERVICALGIA- LOMBALGIA) CENTRI ESTIVI, DI AGGREGAZIONE GIOVANILE E LUDOTECHE ATTIVITA’ LUDICHE, CREATIVE, SPORTIVE, MANUALI, DI APPRENDIMENTO PER BAMBINI CHE VANNO DALLA SCUOLA MATERNA ALLA SCUOL A SECONDARIA DI 1° GRADO INTEGRAZIONE DI ALUNNI DISABILI ATTRAVERSO EDUCATORI SPECIALIZZATI E FORMATI NELLE ATTIVITA’ COMUNI MA ANCHE SPORTIVE C ON IL RESTO DEL GRUPPO RISPETTANDO I DOCUMENTI DI RIFERIMENTO(PDF e PEI) COME DA LEGGE 104/92 USCITE, ESCURSIONI, INTERVENTI CON ESPERTI ED OPERATORI SPECIALIZZATI ORGANIZZAZIONE DI EVENTI, ATELIER, FESTE A TEMA E DI COMPLEANNO ORGANIZZAZIONE LUDICA PER STABILIMENTI BALNEARI Via Copernico, 3 Snigallia (An) Tel. 071 7929558 Fax. 071 6627770 Cell. 335 5287009 e-mail: [email protected] numero 07 Luglio 2010_www.ecomarchenews.com 13 rubriche LE EMOZIONI Un secolo C AVA L L I e PRINCIP ESSE e mezzo sul Velluto Una foto di Senigallia tra ‘800 e ‘900. A sinistra si vede distintamente una curva dell’ippodromo a cura della dott.ssa Anna FARETTA, Psicologa, volontaria DDP La nostra esistenza è intessuta di emozioni: le emozioni ci piacciono,le cerchiamo, ne parliamo con gli altri e le riviviamo con il ricordo. In questo bisogno non siamo soli, la televisione, i giornali, il cinema, i romanzi, le feste, i riti religiosi, le competizioni sportive ci favoriscono in questo senso perché si configurano come occasioni per vivere emozioni direttamente o per interposta persona. Ed è risaputo che i giornali vendono di più se raccontano la storia d’amore di un personaggio famoso, il telegiornale ha più ascoltatori se c’è una disgrazia da raccontare, i film hanno un successo garantito se promettono intense emozioni. Tuttavia l’esperienza di ciascuno di noi non ci permette di definire con precisione cosa sia un’emozione perché ognuno sa cos’è per lui una certa emozione ma non è detto che un’altra persona intenda la stessa cosa anche se usa la stessa parola. L’emozione, si può intendere come un insieme di interazioni tra fattori soggettivi e oggettivi, mediati dai sistemi neurali/ormonali, che può suscitare esperienze affettive (senso di eccitazione, piacere, dispiacere) ovvero generare processi cognitivi (effetti emozionalmente rilevanti, valutazioni cognitive, processi di etichettamento), attivare adattamenti fisiologici a fronte di condizioni di eccitamento o, infine, condurre ad un comportamento che spesso è diretto ad uno scopo. Abitualmente si usano oltre ad emozioni, i termini affetti, sentimenti, stato d’animo e umore; mentre negli affetti si includono tutte le emozioni, con sentimento e umore ci si riferisce ad uno stato di bassa intensità durevole nel tempo e senza una causa immediatamente percepibile. L’emozione è dunque un processo che ha un inizio, una durata e una fase di attenuazione; è accompagnato da modificazioni fisiologiche, espressioni facciali e comportamenti abbastanza caratterizzati. Ad esempio dallo stimolo esterno si genera l’emozione della paura, cui può fare seguito il comportamento di scappare, bloccarsi o reagire. Infine possono tenersi distinti dall’ emozione il riflesso (quale risposta ad un evento esterno come uno sparo o una forte luce), il tratto del carattere (modalità stabili del comportamento e dei processi cognitivi di un individuo) e gli stati psicopatologici (spesso definiti come disturbi dell’emotività). In ogni modo si può affermare che ogni persona è indotta, consapevolmente o meno, ad usare una etichetta invece di un’altra per definire le proprie emozioni e questo si comprende se si tiene conto che ognuno in questo modo fissa il senso della propria esperienza, ne prende atto e con quel nome comunica agli altri se stia provando dolore o tristezza o gelosia ecc. LUCERNAI - PENSILINE - TUNNEL - FINESTRATURE INDUSTRIALI POLICARBONATO - METALCRILATO - U-GLASS SYSTEM GLASS s.n.c di Casini M.&C. Via Lippi, 13 Cesanella di Senigallia (An) Tel. 071 6608170 Fax. 071 6609475 www.systemglas.it [email protected] 14 Come e qualmente la città si faceva in quattro per essere attrattiva nei confronti dei turisti, compreso allestire un ippodromo e organizzarci corse e concorsi. Cronaca di una giornata memorabile di cent’anni fa, trascorsa in compagnia di tenenti sciupafemmine e donne fatali che in fin dei conti non si sciupavano nemmeno tanto. E della duchessa Maria Letizia di Savoia Aosta Bonaparte, di eletta bellezza e spregiudicato costume, che qui presiede il Comitato delle Patronesse alle corse dei cavalli. Non meno che oggi col Caterraduno e il Summer Jamboree, Senigallia si è sempre adoperata in dare lustro all’estate con programmi di spettacolo e di intrattenimento, allo scopo di rendere attraente al forestiero il venirci e più vivace e mondano il suo soggiorno al mare. Ai primi del Novecento furoreggia ancora il Teatro la Fenice, per antica tradizione supporto della Fiera Franca e, dopo il suo declino, della stagione balneare; e lo fa in modo talmente brillante per qualità di spettacoli e di pubblico presente che la città intera ne trattiene il ricordo. Esistette però in quegli stessi anni e per un cinquantennio filato un altro frutto dei piaceri d’estate del quale a quanto pare i senigalliesi hanno perso quasi completamente la memoria: avevamo un ippodromo. I segni, invisibili a chi non se ne dà pensiero, sono tuttora impressi nella conformazione ricurva di via Piave e di via Campo Boario: era lì che correvano i cavalli. Primo in ordine di tempo e di importanza nella nostra regione, piccolo, certo, com’era nell’uso, nemmeno seicento metri, ma poi raddoppiato in modo tale che lo fece diventare per non pochi anni il più grande in Italia, l’ippodromo senigalliese era sorto come punto d’incontro di alcune circostanze: la crisi della storica Fiera Franca e il desiderio di farla sopravvivere attraverso la stagione dei bagni; l’esistenza a Senigallia di un reparto di cavalleria e di un campo marzio in cui questa teneva le sue esercitazioni; il fatto che la nobiltà locale, prima in qualche modo autoctona e campagnola, e poi, in età umbertina, sempre più attratta nella sfera della corte romana della regina Margherita, era rimasta comunque in questa città la classe egemone di ogni iniziativa. Un simile incontro aveva fatto nascere in quelle menti un disegno assai ampio incentrato interamente sul cavallo:innanzitutto come simbolo di nobiltà per chi gli sale in groppa; allusivo di benessere rustico per l’uomo che monta a calesse in secondo luogo; e infine pane quotidiano per stallieri, maniscalchi, fiaccherai, carrettieri e per le loro famiglie. Nella mente ippocentrica dei promotori – alla cui schiera nessuno appartiene che sia privo di un titolo davanti al nome – le corse avrebbero ravvivato l’estate e richiamato la migliore nobiltà; e rinsanguato la fiera attraverso un mercato parallelo di cavalli. Del resto l’idea militare e nobiliare di legare la città a un cavallo le sorti di questa città (i cui abitanti erano tutta sesquiplebe, con un’esigua borghesia in mezzo che cercava piuttosto di nobilitarsi che di costituirsi in classe autonomamente attiva) non faceva che doppiare in altro modo l’esperienza maturata nella gestione della Fenice, coi palchi condominiali degli aristocratici al centro della scena e col loggione sopra, esuberante e popolare, trasportandola all’aperto in un anello dove era una tribuna per gli aristovip e tutto il resto prato per la populace, con driver e cavalli a far la parte degli attori. Si vide così questa città insieme papalina e anarcoide, militare e bombarola, spendacciona e miserabile, correre compatta all’ippodromo per acclamare Gourko e Vandalo, che erano i Varenne dell’ottocento. Si correva qui, nel grande anello, al trotto e al galoppo, e in qualche circostanza si allestivano concorsi di equitazione; tutto questo avveniva ogni anno ai primi d’agosto, data che per molti tempo rappresentò il fulcro dell’estate intera. Mai però s’era visto in città uno spettacolo straordinario per qualità di concorrenti e pubblico come quello che fu allestito qui esattamente cento anni fa. 6 e 7 agosto 1910. Concorso Ippico Nazionale - annunciavano i manifesti - sotto l’alto patronato di S.M. il Re Vittorio Emanuele III e con la partecipazione di Sua Altezza Reale la Duchessa d’Aosta Maria Letizia di Savoia Napoleone. Se ne compiace anche il Monti Guarnieri, che è il primo annalista e il più consultato custode delle nostre memorie: “molti concorrenti, esito brillantissimo”. Notizie più dettagliate si trovano nel numero di agosto del settimanale La Fiaccola, giornale laico e garibaldino al quale non si può chiedere che lasci spazio alla cronaca mondana, nobiliare e monarchica, che però scrive estesamente dell’avvenimento declinando con asciutta precisione le quattro categorie in cui vengono suddivise le prove, e i nomi degli iscritti a ciascuna, cavalieri e cavalli. Il Premio delle Marche è una gara di precisione su 1600 metri riservata a cavalli che non abbiano mai vinto un premio. Uomo e cavallo devono superare siepone, staccionata, muro, fence, cancello curvo, oxer, x, triplice barriera, gabbia cancelli e pianoforte - e di ciascun ostacolo il programma annota altezza, distanza, dimensione. Il monte premi è di 1750 lire e il biglietto d’ingresso costa 30 lire. Il Premio dell’Adriatico è una gara di elevazione in dieci prove compresi errori e rifiuti, con premi complessivi di 1100 lire e 20 per entrare e vederla. Il Premio Città di Senigallia è invece una gara di velocità che – sempre su 1600 metri - superati i primi sei ostacoli già opposti nella gara di precisione, propone arginello, vol-poum, gabbia di fence e riviera, tutte cose ben note a un esperto di equitazione e certamente ai tanti appassionati che a quel tempo si raccoglievano intorno a questo tipo di competizioni. Il monte premi sale qui a 2500 lire e all’entrata sono richieste 35 lire. La quarta categoria prende il nome di Premio Patronesse: corsa a siepi per cavalli di ogni razza lunga 2500 metri “circa”, che possiamo dunque valutare come due giri completi dell’ippodromo. E questo è il clou mondano, più ancora che sportivo, del Concorso Nazionale. Perché certo, a scorrere l’elenco dei partecipanti con occhi femminili, in ciascuna delle categorie non si vedono che begli ufficiali, tenenti nei vari corpi di cavalleria, che montano cavalli irlandesi, i preferiti di quegli anni nelle scuole di equitazione. La duchessa d’Aosta, Maria Letizia, non è soltanto avvezza a rimirare lo spettacolo di quei cavalieri: lei stessa è rimirata per l’alto suo grado e per una fama che la precede, di donna di eletta bellezza e spregiudicato costume. Chi viene alle corse sa tutto di lei: questa mezza francese discendente di Napoleone, che a ventidue anni ritorna in Italia per sposare suo cugino e invece le fanno sposare il padre di lui, che è anche suo zio materno, Foto Archivio Leopoldi Amedeo, vedovo quarantatreenne e tutt’ora bell’uomo, figlio di Vittorio Emanuele II e fratello di re Umberto, somigliante però a Carlo Alberto, che è molto meglio in quanto a figura e portamento; e di questo Amedeo, che non è solo primo Duca d’Aosta, ma a un certo punto addirittura re di Spagna. Avevano conosciuto anche lui i senigalliesi perché la città lo aveva accolto con grande entusiasmo nel 1888 ospitandolo per qualche giorno in Palazzo Gherardi. Lui però due anni dopo era già morto; e lei, libera da quel legame, aveva potuto dare fondo a un suo spirito non convenzionale, e alla passione per cavalli e motori. Modernista e amica di ogni innovazione, doveva conoscere bene il “Sistema Naturale di Equitazione” che il tenente Federico Caprilli aveva introdotto innovando radicalmente il modo di stare a cavallo: non più costringendolo a movimenti per esso innaturali, ma assecondandolo nei modi spontanei che ognuno poteva osservare vedendo l’animale correre libero per la campagna. Bel ganzo, il giovanotto livornese: Maria Letizia lo aveva amato apertamente trascurando ogni riguardo all’etichetta di corte ma, accanito dongiovanni com’era di prammatica ogni ufficiale di cavalleria, durante una serata di gala lei gli aveva negato il saluto voltandogli le spalle. Lui allora era tornato in mezzo ai suoi amici per spiegare che non era stato niente:“gelosia di donne” aveva detto in modo che sentissero tutti. Risultato: il tenentino era stato trasferito a Nola in un reggimento di punizione e la principessa rinchiusa per qualche mese in un castello vicino a Torino. Del resto erano tempi in cui le donne di rango erano disposte a rischiare qualcosa allo scopo di farsi valere: la belle époque aveva disegnato per loro un’immagine invitta, seducente e carica di significati tenebrosi, e loro cercavano di corrisponderle con l’arte di rendere vita difficile a quelli che se ne invaghivano. Si era appunto concluso a Venezia nel maggio di quel 1910 il processo a Maria Tarnovska, la Circe del racconto di Annie Vivanti, i cui amanti morivano a frotte a causa della gelosia che lei sapeva istillare: processo seguitissimo che aveva diffuso il costume di una certa acconciatura che traeva ispirazione dalla sua, come una fosca aureola alta sopra la fronte, proprio quella che adesso compariva sulla testa della duchessa Maria Letizia, talmente vistosa e allusiva da conferire anche a lei un aspetto da femme fatale che la rendeva terribilmente alla moda forzandone probabilmente l’indole e la natura. Adesso Maria Letizia aveva quarantaquattro anni ed era – lo potevano vedere di persona i convenuti al Concorso Ippico di Senigallia – tuttora una bella donna; e non era colpa sua se il vaghissimo Caprilli era morto tre anni prima per un’improbabile caduta da cavallo mentre stava recandosi a un appuntamento galante con un’attricetta: lei già aveva un altro, si sentiva dire, pur sempre militare, di vent’anni più giovane. Che fosse uno dei cavalieri iscritti al Concorso? Chissà quante parole saranno passate dalla bocca all’orecchio dei tanti che avevano pagato le venti lire del biglietto! A noi però non hanno detto niente; per questo non ci è dato di conoscere a distanza di cent’anni il nome del fortunato cui la bella savoiarda avrebbe lasciato in eredità, come prova d’amore, tutte le sue sostanze. Leonardo Badioli (da “C’era una volta l’ippodromo”, in via di pubblicazione) numero 07_Luglio 2010_www.ecomarchenews.com r u b r i c h e ...IN JAZZ IL VAGAMONTI Non lasciare che l’impronta del tuo a cura di piede porti via ricordi ed immagini Paolo Tarsi a cura di Pietro Motisi Le PAROLE CROCIATE di ALE l’Artigiano del diritto risponde del Club Alpino Italiano Giunta alla XVIII edizione, Fano Jazz by the Sea, la manifestazione diretta da Adriano Pedini, si conferma come una delle rassegne estive più interessanti della penisola, dimostrandosi ancora una volta un importante punto di riferimento per conoscere le attuali diramazioni del mondo jazzistico, in cui volti nuovi affiancano musicisti ormai da tempo consolidati del panorama internazionale. Il festival si svolge dal 25 al 31 luglio nella rinascimentale Corte Malatestiana (in Piazza XX Settembre) e al Porto Turistico - Marina dei Cesari dove verranno allestiti il ‘palcoscenico sull’acqua’ e il ‘Jazz Village’, al cui interno si trova il ‘Pala j’, il jazz club dove si terranno i concerti ‘round midnight. Due le novità: comparirà un articolo sul Fano Jazz by the Sea nel magazine Lufthansa mentre un video slide del festival sarà trasmesso all’aereoporto di Monaco. Tra gli ospiti di questa edizione emergono il Fahir Atakoglu Trio featuring Horacio “El Negro” Hernandez & Alain Caron, Marcus Miller, il duo di Enrico Rava e Stefano Bollani, Maceo Parker, Danilo Perez, Ramon Valle Trio che reinterpreta la tradizione cubana in una rilettura libera dai facili cliché tipici del latin jazz. Rilevante anche la presenza della marchigiana Colours Jazz Orchestra che diretta da Massimo Morganti presenterà un programma tratto dall’ultimo lavoro discografico “Quando m’innamoro…in jazz” e dell’armonicista Max De Aloe, mentre il bandoneonista argentino Dino Saluzzi e il suo trio rievocheranno le atmosfere del tango. Altre sonorità, nate dalle contaminazioni col mondo del rock, del funk o della rumba congolese, saranno proposte da artisti quali il polistrumentista James Carter, i chitarristi Roberto Cecchetto e Eivind Aarset e il bassista Richard Bona, esclusiva italiana insieme alla percussionista africana Dobet Gnahorè. Non manca un sentito omaggio a Django Reinhardt nel centenario dalla nascita, da parte del chitarrista francese Loïs Coeurdeuil & César Swing, a colui che portò le sonorità Gipsy all’interno del jazz, mentre Omparty & Luca Aquino è un progetto all’insegna dei profumi etnici in cui il folklore e il jazz si incontrano per unirsi nell’improvisazione. Un pianista svedese, un contrabbassista cubano, un batterista tedesco, costituiscono nel 2003 il Tingvall Trio, formazione che sembra nascere quasi come un’Araba Fenice dalle ceneri dell’E. S.T. Trio, per dare vita a una sintesi sonora tra pop, elettronica e rock in un dinamismo che non rinuncia a una combinazione tra propulsione ritmica e linee melodiche quasi di estrazione classica. Due mondi apparentemente lontani quello della musica classica e del jazz, che spesso si sono influenzati a vicenda. Da un lato Duke Ellington e i suoi arrangiamenti “colti”, dall’altro gli omaggi al jazz e al tango di Stravisky in lavori quali “Ragtime” (1918), “Piano Rag Music” (1919), “Tango”(1940) e “Ebony Concerto” scritto nel 1946 per il clarinettista jazz Woody Herman e ripreso successivamente anche da Benny Goodman. Del resto molte pagine di compositori quali George Gershwin (1898-1937), il futurista George Antheil (1900-1959), Aaron Copland (1900-1990), Leonard Bernstein (1918-1990), William Albright (19441998), William Bolcom (*1938) fino agli esponenti dell’area cosiddetta ”minimalista”, come Steve Reich (*1936) e l’inglese Gavin Bryars (*1943) o l’olandese Louis Andriessen (*1939), passando per il giapponese Toru Takemitsu (1930-1996), dimostrano quanto siano tutti debitori di una tradizione afroamericana, che li ha tenuti spesso a distanza, se non in aperta contrapposizione, con le varie correnti avanguardistiche eurocentriche del secolo breve. Così come l’Espressionismo astratto di Jackson Pollock, l’Action Painting e la poesia della Beat Generation si sono nutriti di John Cage e be bop. E il jazz ringrazia diventando “colto”. Parco dei “Monti delle Cesane” Fossombrone (Pu) Tutta l’estate non basterebbe per parlarvi delle Cesane. Sentiero Natura: Raggiunte le Cesane (vedi Eco di giugno) ci dirigiamo versio l’azienda forestale “Campo d’Asino” (anni fa si potevano avvistare daini e caprioli), prendete il sentiero n142 sulla tabella, sulla cartina è indicato il 42, un percorso di circa 2h dove possiamo ammirare le varietà floristiche senza dover affrontare dislivelli notevoli. Incamminandoci subito ci accorgiamo che i pini sono stati piantati, sono perfettamente allineati, il sentiero corre leggermente in salita, è abbastanza ben segnalato, i segni C.A.I “bianco e rosso” e quelli del Sentiero Natura “bianco e celeste” si alternano ma quest’ultimi non sono freschi, e quindi meno visibili. Si costeggia sempre la strada, asfaltata, e dopo circa trenta minuti si raggiunge un’ area attrezzata per pic-nic e giochi per bambini. Qui il sentiero diventa carrozzabile e ci teniamo sulla destra, alle propaggini del bosco e proseguendo in leggera salita si raggiunge il sentiero 37 e lo si percorre verso destra in salita (nelle giornate di sole utile il cappellino con visiera). In questo luogo era presente un sentiero ideale per disabili, non so ora in che condizione si trovi. Ancora più avanti si incontra il bivio del sentiero 45, che corre verso sinistra, noi manteniamo la destra e sempre in salita e su carrozzabile arriviamo ad un altro bivio, a questo punto possiamo decidere se continuare verso destra, prendendo il sentiero Cai n 37, che sale un po’ di più per poi discendere in maniera più ripida ed incrociare di nuovo il sentiero natura. L’altra alternativa è proseguire per la carrozzabile, più comoda e soleggiata e dove tra un albero e l’altro possiamo godere di un bel panorama su Fossombrone. Proseguendo su di essa, dove la salita termina poco dopo si prosegue in discesa per circa un chilometro, quando la discesa diventa più ripida, poco dopo la carrozzabile si biforca e noi si prosegue verso destra, attenzione segnale bianco e celeste poco visibile, si sale appena e si entra in un bosco di pini nero d’Austria, pianta non autoctona ma qualche studio rileverebbe il contrario. Proseguiamo la carrozzabile tutta in piano, la stessa non si trova in buone condizioni, raggiungiamo l’incrocio con il sentiero 37 e proseguiamo dritti. Poco dopo la carrozzabile diventa sentiero, attenzione non è ben tenuto ma si percorre, tra rovi ed alberi caduti, qui è possibile notare tracce di cinghiale, il terreno scavato alla base delle piante è causato da loro scavando con i loro canini/zanne alla ricerca di radici o larve. il sentiero comincia a scendere e si raggiunge la strada che in 10 minuti ci porta all’auto. Purtroppo il percorso che, ripeto è facilmente percorribile, non è ben tenuto su una ventina di punti didattici, ne sono rimasti solo due (è una costante per il nostro appennino che i sentieri non vengano adeguatamente curati), ma comunque il divertimento è assicurato. Da parte nostra devono andare i complimenti a tutti coloro che hanno lavorato per ottenere questo, ma purtroppo il 15 maggio 2010 la comunità montana di Fossombrone ha chiuso e verrà, dunque, a mancare ossigeno al parco che da solo non ce la può fare. In questi giorni abbiamo sentito parlare del demanio in mano alle Regioni, mi auguro e mi rivolgo ai governatori che ciò non significhi vendere questi spazi, montagne, parchi ad aziende indiscriminate che riempiranno tutto con il cemento e solo per far soldi. Penso che ci vorrebbe un vincolo dove gli stessi siano obbligati a mantenere attiva la sentieristica, ovvero la fruibilità degli spazi. E’ ovvio che gli stessi complimenti andranno rivolti a tutti coloro che si prenderanno cura del parco e lo manterranno attivo. a cura dell’Avvocato Gabriele Rossini Vivere in affitto Locatore è colui che concede in locazione un immobile. In proposito, forse molti non sanno che non è necessario che costui sia proprietario dell’immobile oggetto del contratto, né che sia titolare di un altro diritto reale (come l’usufrutto, l’uso e il diritto di abitazione). La Corte di Cassazione, infatti, ha da tempo chiarito che condizione necessaria e sufficiente è che ne abbia la disponibilità giuridica, la quale deriva da un rapporto che gli conferisce il potere di trasferirne ad un altro soggetto la destinazione (cfr., Cass., civ. 11891/99). Conduttore è naturalmente colui il quale beneficia della disponibilità dell’unità immobiliare. Un immobile può essere concesso in locazione per scopi abitativi oppure ad uso diverso dall’abitativo, altrimenti detti ad uso commerciale. In questa sede ci occuperemo delle locazioni di tipo abitativo, per trattare nel prossimo numero dell’altra tipologia. La l. 9 dicembre 1998, n. 431 ha disposto, per i contratti di locazione di immobili adibiti ad uso abitativo stipulati o rinnovati a decorrere dal 30 dicembre 1998 l’abrogazione del regime di equo canone, disciplinato dalla l. 392/78 (rimasta in vigore per le sole locazioni di immobili ad uso commerciale) e dei patti in deroga di cui al d.l. 333/92 ed anche l’introduzione di un nuovo regime, che prevede la facoltà per le parti contraenti di scegliere tra due tipi di contratti. Il primo è quello cosiddetto “libero”, in cui il canone è liberamente fissato dai contraenti e la durata non può essere inferiore a quattro anni, rinnovabile per altri quattro. Il secondo, cosiddetto “assistito”, si caratterizza invece per avere una durata fissata in tre anni, rinnovabile per altri due. Per quest’ultima tipologia contrattuale l’ammontare del canone e le altre condizioni contrattuali sono già predefinite, in virtù di accordi nazionali e locali intercorsi tra le amministrazioni e le associazioni maggiormente rappresentative delle categorie dei locatori e conduttori. Val la pena segnalare che la l. 431/98 ha previsto una serie di agevolazioni fiscali a favore delle parti che scelgono questo tipo di contratto, come ad es. la riduzione del reddito ai fini Irpef. Infine, è consentita la stipula di contratti di locazione aventi una durata inferiore a quella ordinaria, qualora particolari esigenze di entrambe le parti (es. motivi di lavoro), lo richiedano. A tale riguardo si parla di locazione di natura transitoria. Poiché, come detto, questa fattispecie costituisce una deroga al regime ordinario, la stessa l. 431/98 richiede il rispetto di talune prescrizioni: il rispetto del contratto tipo (approvato a livello nazionale dalla Convezione Nazionale e recepito dagli accordi locali), l’espressa indicazione in una clausola delle esigenze transitorie sia del locatore che del conduttore, la previsione della conferma, durante il rapporto, delle dette esigenze mediante lettera raccomandata da inviare prima della scadenza del contratto tra le parti e l’allegazione al contratto della documentazione comprovante l’esigenza transitoria. L’inottemperanza a tali regole determina la riconduzione del contratto, quanto alla durata, a quello del canale libero e, quindi, quattro anni rinnovabili per altri quattro. Catamarca Carni MACELLERIA da lunedì a sabato Carne di Vitello 8:00 - 13:30 16:30 - 20:00 Maiale - Agnello - Pollame chiuso lunedì pomeriggio Salumeria e Alimentari Arrosti pronti Specialità in taglio: ASADO ARGENTINO Via Lago di Garda,12 Borgo Ribeca - Senigallia Cel. 329 9376865/392 0960511 numero 07 Luglio 2010_www.ecomarchenews.com ORIZZONTALI: 1 Si prende per andare sul lungomare 13 A sud-est confina con il comune di Senigallia 14 È l’associazione italiana progettazione per la comunicazione visiva (sigla) 15 L’Anderson leader dei Jethro Tull 17 Brescia 18 Un po’ di clamore 19 Grosseto 20 Di fronte alla stazione 23 La prima nota musicale 24 All’entrata dell’ospedale 26 La città natale di Federico II 27 Le prime dell’enalotto 28 Può essere secco 29 Matera 30 La Travel, piccola orchestra di pop-jazz 32 Articolo per signorine 33 Inizio di reumatismi 34 Delle vere catapecchie 37 Il Sean di Milk 38 La parte immersa di un’imbarcazione 40 Grandiosi, pomposi 42 Una nota squadra poliziesca di una serie televisiva 44 Giulietta... senza gita 45 Il riconoscimento che Senigallia ha dal 1997 46 Gruppo musicale giapponese VERTICALI: 1 Senigallia... per i senigalliesi 2 Timone senza pari 3 Simbolo chimico del tantalio 4 Un’orbita... quasi completa 5 Lo sono cucchiaio e forchetta 6 Alta Tensione 7 Una grande irritazione 8 Il Sud Africa in breve 9 Il più noto medico di Pergamo 10 Come ormai 11 La fine della nenia 12 Occasione, possibilità 16 Fino al 1817 si chiamava Rocca Contrada 18 Una copia perfetta 20 Vi si ricava la mescalina 21 David Anzalone 22 Preposizione articolata 25 Centro Sportivo Italiano 29 Un Pietro olimpionico 31 I genitori della mamma 32 Il Gullotta dello schermo 33 Filtrano il sangue depurandolo 35 Si vorrebbe per il mondo intero 36 Incita a sollevare qualcosa di pesante 37 Piero, ex Litfiba 38 Il taxi a New York 39 Il Rosalino Cellamare della canzone italiana 41 Libro Unico del Lavoro 15
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Redazione
Sofia Provvedi
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