8 novembre 2012 “Caminante, no hay camino … “El camino se hace
Transcript
8 novembre 2012 “Caminante, no hay camino … “El camino se hace
8 novembre 2012 “Caminante, no hay camino … “El camino se hace a l’andar”: così cantava Antonio Machado nella Spagna degli anni ’20 che rotolava verso la Guerra Civile, illudendosi per di più di percorrere il cammino radioso del “sol dell’avvenire”. È vero, non c’è un percorso, un sentiero, un cammino, una traiettoria prefissata neppure ora per attraversare “la nebulosa terra di nessuno” che separa le macerie della Seconda Repubblica dalle speranze di stabilità e di sviluppo della Terza Repubblica. Infatti la implosione della Seconda Repubblica sta rapidamente archiviando leader politici e mediatici che l’hanno percorsa da protagonisti; rende obsoleti contenitori politici, al di là dei patetici sforzi di riadattamento e riverniciature; ingombra il terreno coi miti, gli slogans, le bandiere le parole d’ordine, gli eventi, i luoghi emblematici che hanno riempito questa lunga fase storica. In realtà, il tumultuoso dissolvimento della Seconda Repubblica intensifica la sfiducia nelle istituzioni, nei partiti, nella politica; allarga il solco tra società civile e società politica; moltiplica le frammentazioni e le fratture nella coesione sociale. Si fa sempre più evidente e preoccupante l’accelerazione di processi di disgregazione delle culture politiche ed istituzionali, degli attori politici, delle istituzioni e dei principi istituzionali. Certo, è ormai tramontato il sistema dei partiti che abbiamo conosciuto in questi due decenni, ma la democrazia italiana è più fragile: una continua oscillazione tra tecnocrazia e populismi; uno Stato sempre più pervasivo, costoso, inefficiente; un potentissimo blocco politico-amministrativo-giudiziario antiriformista, tenacissimo nelle difese corporative fino ad indebolire l’azione del Governo; uno scontro molto duro tra i poteri dello Stato, dove spesso un “organo” comprime i “poteri” reali dell’architettura costituzionale; una giuridicizzazione pervasiva della vita democratica sostenuta da una sguaiata e chiassosa cultura scandalistica e moralistica che provoca il riemergere di una nuova modalità di neoautoritarismo etico (Stato Etico), quasi “l’autobiografia della Nazione”. E le ondate di conformismo distruttivo traggono forza dalla crisi della modernità e dal consolidarsi della postdemocrazia: il peso della comunicazione e della Rete, la fragilità nella selezione delle èlites, il trasformismo indignato e retorico, il passaggio dal professionismo politico al dilettantismo politico chiassoso e autoreferenziale, sono tutti connotati dell’aggravarsi della crisi. “Caminante, no hay camino…” 1 Certo, è del tutto evidente che gli enormi problemi della crisi finanziaria, sociale, antropologica investono tutto l’Occidente; ma in Italia il tracollo del sistema dei partiti appare più complesso, più devastante. Un esempio è il voto siciliano e le conseguenti analisi fatte dai leaders: frammentazione elettorale, enorme astensionismo, la dèbàcle dei partiti tradizionali (complessivamente un milione di voti persi), una legittimazione democratica che trae forza dal consenso striminzito di un terzo della metà del corpo elettorale, quindi la prospettiva di una nuova deriva trasformistica. Ma quale leader politico è andato oltre le rovine del vecchio scenario, per capire il vuoto, l’enorme rabbia del non voto? I fantasmi dei partiti tradizionali se la sono cavata o (Bersani) con una improvvida esultanza da “gioiosa macchina da guerra”; o (Casini) cercando di avvalorare e di accreditare una strategia di alleanze che il PD rende ogni giorno più improbabile; o (Alfano) nascondendosi dietro la panacea delle primarie (ultimo inganno della politica come spettacolo). Poi, in Parlamento, è ricominciata la snervante melina sulla legge elettorale, sui rumors di elezioni anticipate, sui tagli ai costi della politica e delle istituzioni … Tutto come prima; nessuno si sta rendendo conto dell’emergenza, nessuno si sforza di leggere i segnali allarmanti che vengono dalla Sicilia, dove l’enorme rabbia del corpo elettorale non ha “arricchito” nemmeno Grillo. Quindi, avvolto in una beata inconsapevolezza, il sistema dei partiti sembra oscillare tra le orgogliose speranze di successo del PD e la dissoluzione convulsa dell’area moderata. Infatti, il PD ha ormai domato la sua anima riformista ed ha rimesso in campo la strategia della <<gioiosa macchina da guerra>>: Monti è solo un’icona lontana, utile per il consenso internazionale ma non per la sua politica neoliberista; la crisi aumenta enormemente il peso della CGIL e della difesa dei vecchi miti e delle vecchie trincee; Vendola, l’icona della nostalgia del vecchio PCI, servirà per sterilizzare l’eresia di Renzi e per condurre una campagna elettorale da opposizione; un po’ di antiberlusconismo, il richiamo del mito della superiorità morale, il rilancio dei miti antichi, tutto serve per illudersi di far rivivere un mondo che non c’è più e raggiungere l’agognata vittoria. “E ottenere un premio che era follia sperar”. Casini dovrebbe fare da “foglia di fico” moderata, perbenista, rassicurante, a questa strategia: ma il Centro non riesce a diventare forza di popolo, snervato da una visione tutta tattica della cultura del montismo e della mediazione moderata e lacerato dalla deriva massimalista del PD. “Caminante, no hay camino…” 2 Il PdL è un’area politica in frantumi, senza strategia, senza organizzazione, senza leadership: immobilizzato dalla nostalgia del passato; squassato da pulsioni populiste e radicali; con una vastissima dissoluzione dei quadri organizzativi periferici che i “cacicchi locali” non riescono più a tenere assieme; concentrato momentaneamente nel mito illusorio delle primarie-spettacolo; con oscillazioni strategiche violentissime (ora insegue la Lega, ora insegue la ricomposizione dell’area moderata). Servirebbe invece un lungo, lucido, coraggioso lavoro di <<scomporre per ricomporre>> tenendo fermi alcuni capisaldi: fondamentale il ruolo di Monti, il contenitore di riferimento è il PPE, la Costituente per la Riforma dello Stato, la costruzione degli Stati Uniti d’Europa. Ma, se vogliamo tornare alla metafora del sentiero (“camino”) da costruire passo dopo passo, per uscire dalla “terra di nessuno” ed approdare alla Terza Repubblica, allora sarebbe utile fissare alcuni punti di orientamento. Il nuovo ordine politico e geopolitico è tutto da inventare: il passato è lontano, la nostalgia non serve, non si torna indietro, perché la società italiana è cambiata profondamente. Si potrebbe dire che siamo in una temperie costituente, non solo dal punto di vista politico ed istituzionale, ma addirittura culturale, sociale, quasi antropologico. Ma allora il sussulto di cambiamento, la <<metanoia>> non può riguardare solo i partiti (sarebbe insufficiente); deve coinvolgere tutte le elites, tutta la società. E sono certamente segni di speranza il Forum delle Associazioni, l’Appello dei Cento. Tutto questo magma vitale di iniziative sollecita il ricordo dell’Appello “Ai liberi e forti” di Don Sturzo. È quindi il momento di indossare la divisa di un lucido pessimismo dell’intelligenza, accompagnato però da un corale, coraggioso ottimismo della volontà. Perché è tutta la società italiana, coralmente, che deve recuperare la consapevolezza della propria identità e del proprio destino, tornando a credere orgogliosamente in sé; è tutta la società italiana che deve ritrovare il coraggio dello sviluppo, il desiderio di futuro. Certo, il percorso si costruisce nell’andare passo dopo passo, con coraggio e con realismo, cercando di valutare fino in fondo il peso di alcune forze esterne a noi, ma del tutto essenziali, imprescindibili: la globalizzazione, il mercato, l’Europa. Non sono una Camicia di Nesso, sono un fascio di forze essenziali per il futuro del nostro Paese. “Caminante, no hay camino…” 3 Questo è un nodo centrale per convincere i cittadini a scegliere tra politica ed antipolitica: cioè tra il declino sicuro dell’isolamento e il futuro da costruire nell’Europa e con l’Europa. Il secondo passaggio cruciale è la impellenza, l’urgenza di una fase costituente per ricostruire una forte coesione ed un robusto equilibrio tra i pilastri del nostro sistema costituzionale e per affrontare il problema della devoluzione dei poteri con l’Europa. Ci sono altri due passaggi vitali per arrivare alla Terza Repubblica: uscire dalla violenta crisi economica facendo dimagrire lo Stato e rilanciando lo sviluppo; recuperare legittimazione democratica e partecipazione all’azione del Parlamento e del Governo. Certo, muoversi in questa fase incerta e costruirsi passo dopo passo un sentiero, è un’opera ardua; il rischio è che il Paese si impantani in una transizione infinita e si avviti in una lunga fase di declino. Proprio per queste considerazioni appare saggio e utile al futuro del Paese non sprecare banalmente le opportunità, nazionali ed internazionali, costituite dall’azione politica e dal prestigio di Mario Monti. Gianstefano Frigerio Membro dell’Ufficio Politico del PPE On. Gianstefano Frigerio European People’s Party Political Bureau Bruxelles “Caminante, no hay camino…” 4
Documenti analoghi
testo - Acalandrostour
La durata, la lunghezza, i dislivelli, la quota raggiunta, la flora e la fauna che si incontra sul sentiero sono
tutti dati che non devono assolutamente influire sul nostro cammino.
Bruce Chatwin a...
Governare l`America
eguagliare quell’antica capacità di condizionamento che contrassegnò la seconda metà
del novecento. “Per quanto il nostro «campo gravitazionale» sia ancora forte, non è
tanto forte da far sì che al...