intervista al Maestro Paolo Bolaffio
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intervista al Maestro Paolo Bolaffio
Martial Arts Magazine Blog, notizie e network di Arti Marziali e Sport da Combattimento Makotokai: intervista al M°Paolo Bolaffio (tratto da KarateMag del 2007) Quest’oggi abbiamo il piacere e l’onore di intervistare un grande mestro di Karate, un personaggio che ha fatto dell’arte di Okinawa la propria Via: Paolo Bolaffio, ideatore del metodo Makotokai. Buongiorno Maestro e grazie per aver accettato di parlare con noi di Karate Mag. Grazie a Voi per l’onore che mi riservate. Domanda di rito. Come ha iniziato e come si è avvicinato alla pratica del Karate? Ho iniziato a praticare la Scherma (spada e fioretto) all’età di 5 anni. Quando avevo circa 8 anni, alla fine del nostro allenamento, in una sala adiacente alla sala Scherma, vidi un giovane giapponese vestito di bianco fare dei bellissimi “gesti” nell’aria con una armonia che ricordo mi affascinò in modo addirittura violento. Mi misi spesso a guardarlo seduto in silenzio ed un giorno con un ampio sorriso in un italiano molto stentato mi chiese se volevo “fare un poco con lui”. Non si trattava di un corso, non vi erano altri allievi e nessuno sapeva cosa in realtà stesse facendo quel giovanotto giapponese. Diventai senza saperlo allora un suo allievo. Egli era in Italia per studiare ospite di una famiglia Italiana i cui padri si erano conosciuti per qualche motivo in tempo di guerra. All’inizio neanche riuscivo a capire cosa stessi facendo ma quei movimenti perfetti erano in qualche modo “già conosciuti” e non mi fu più possibile smettere. Nel corso del tempo, durante i suoi studi, ha incontrato degli insegnanti o dei compagni di allenamento che hanno contribuito direttamente a formare la sua visione del Karate e il suo modo di praticarlo? Diverse “esperienze Marziali” si sono poi negli anni susseguite, quando in Italia pochi ancora sapevano cosa fosse il Karate Do. Ho avuto la fortuna di praticare ed allenarmi con nomi molto famosi e con sconosciuti di abilità a volte anche superiori. Molti credono che io sia da sempre un “tradizionalista”…niente di più errato. Ho praticato, tra i primi in Italia, il Full Contact con il Maestro e caro amico Jean Paul Pace, ex Nazionale della “grande” Francia, quella di Dominique Valerà per intenderci. Ho avuto la grande fortuna di partecipare invitato ed introdotto dal Maestro Zimmerman di Vienna ad uno Stage di Soke Oyama Masutatsu, che devo dire mi colpii molto per la sua grande carica umana e la precisione delle spiegazioni che niente lasciavano al caso. All’epoca, durante l’estate, mentre gli amici andavano e partivano per vacanze all’insegna del divertimento, io con il mio zaino partivo da solo per l’oriente per cercare chi mi potesse insegnare “di più”. Ricordo bene di aver dovuto vendere la mia moto per comperare il primo biglietto aereo. Ho provato il Kalaripayat in India, la Thai in Tailandia, il Silat, molti stili Cinesi ed ovviamente il Karate ad Okinawa con il Maestro Sugino. Cercavo le “radici” cercavo di comprendere meglio quello che mi era stato detto: le Arti Marziali sono una montagna e la cima è una sola. Credo solo adesso di aver capito e mi considero solo un allievo dei miei Maestri. Dal 1983 l’esperienza con il Maestro Shirai, il Maestro Kase, il Maestro Enoeda mi ha molto segnato. Nella grande Scuola del Maestro Shirai ho incontrato Maestri e grandi persone, veri amici e non. Il Maestro Maurizio Marangoni poi è stato per me come un fratello maggiore e da lui ho appreso molte verità (a volte anche scomode) che continuo a riportare ai miei allievi. Sono stato Fondatore dell’ISI e suo Vice Presidente, della FIKTA, e di altri enti ed organizzazioni mondiali ed europei. Direttore Tecnico della FESIK e Direttore di Gara Mondiale nella WKC, nonché fondatore e Direttore Tecnico della FEDIKA dalla quale mi sono ritirato per poter meglio concentrarmi sullo studio del mio metodo, il Makotokai. Che cosa significa per lei Karate Do? Escludendo le radici storiche che tutti ben conosciamo, le cose per me stanno così: un bel giorno camminando per una strada tranquilla incontri una persona. “buongiorno, ti dice, il mio nome è Karate Do…tu come ti chiami?”. Da qui inizia una conversazione che porta il nuovo amico dopo un po a dirti: “sei una persona interessante, posso unirmi alla tua Via?” Il Karate Do non è una sola Via e non ha un solo significato. Non siamo noi che ci incamminiamo lungo la Via del Karate ma è il Karate Do che segue la nostra Via, nel bene e nel male, gratificandoci con la sua presenza. Il Karate Do è come uno strumento, ad esempio un violino, molti lo usano bene cercando di imparare a suonare ed alcuni diventano Maestri, concertisti e famosi solisti, altri lo lasciano li ad invecchiare o lo fanno diventare un ricordo ed altri poi cercano di trasformarlo in una tavola da surf oppure lo usano per piantare chiodi… Non siamo noi a camminare sulla strada del Karate è impossibile. Esiste solo la Via del Karate che noi crediamo che sia, ma sbagliamo ancora perché quella è solo la nostra vita ed è il Karate Do che si compiace di seguirci. Esiste solo il significato personale del Karate Do, esso varia da persona a persona. Credetemi, chi ha una opinione precisa sul significato filosofico (non storico) del Karate Do in realtà offre solo la sua interpretazione ed è per definizione un principiante. Che cosa l’ha portata ad un certo punto della sua vita da “marzialista” a diventare insegnante? Il puro caso… Ho studiato Fisica all’università e non ho mai voluto specificatamente diventare un insegnante di Arti Marziali. Confesso che la cosa che mi interessa di più ancora oggi è migliorare la mia tecnica e la comprensione della Vita. L’insegnamento, seppur accurato e consapevole, era un effetto collaterale, come “missione” l’ho completamente accettato solo da pochi anni. Quale significato ha per lei la parola “maestro”? Maestro è colui che sa, fa e fa fare. Indica la Via a coloro che la cercano ed aiuta chi rimane indietro. Maestro è colui che non si accontenta di conoscere la tecnica di combattimento ma cerca di comprendere la Vita nella sua interezza. Maestro è chi ha sbagliato più degli altri e quindi può spiegare l’errore. Maestro è colui che impara da tutto ciò che lo circonda, ed infine, Maestro è chi vivendo impara a morire e morendo insegna la vita. Detto tra noi…mi ci sono voluti molti anni di errori per diventare un buon Insegnante, adesso cerco di migliorarmi ancora. Sappiamo che lei è un uomo di cultura, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e di esperienze formative, ci illustrerebbe gentilmente come e perché è arrivato all’elaborazione del suo metodo chiamato “MAKOTOKAI”? Innanzi tutto Vi ringrazio per non averlo chiamato Stile. Sapeste che piccola baraonda e tempesta mentale genera nei più la parola Stile. Il Makotokai è un metodo di allenamento che è stato creato da me e dai miei allievi negli anni basandosi su molte esperienze personali. La base del Makotoaki è il Karate Shotokan e da esso si parte. Una delle caratteristiche più interessanti del Makotokai è il movimento a “recupero di energia” che consente un grande risparmio energetico ed una maggiore efficacia dei colpi. Questo proviene dal mio studio delle Arti Cinesi con il grande Maestro Ho, dal quale sono stato chiamato Figlio. Quali sono le caratteristiche principali del Karate Makotokai? Quali studi sono previsti all’interno di questo metodo? Quali sono gli obiettivi della pratica? Come ho detto, una delle caratteristiche più interessanti del Makotokai è il movimento a “recupero di energia” che consente un grande risparmio energetico ed una maggiore efficacia dei colpi. Per provare le nostre teorie e quello che facevamo abbiamo costruito una macchina che misura oltre all’impatto anche l’accelerazione e lo scostamento dall’asse perfetto di trasmissione della forza. L’abbiamo chiamato MAIMAC che significa Makiwara – impattometro – accelerometro. Tramite questa macchina abbiamo scientificamente provato che gli atteggiamenti tipici del Karate tradizionale e le sue tecniche non solo non sono efficienti in termini di velocità ma anche scarsi in termine di forza di penetrazione. Questa era già una ipotesi ma usando una macchina e criteri di sperimentazione scientifica con sistemi in doppio cieco, abbiamo definitivamente dimostrato che gli atteggiamenti forzati di alcune tecniche fondamentali non solo sono controproducenti in termini fisiologici ma anche del tutto privi di quella potenza leggendaria che è stata inculcata in occidente da leggende, film e racconti vari. Il MAIMAC ci ha poi portato sulla strada giusta, indicandoci quali erano e sono I correttivi per trasformare una tecnica di potenza mediocre in qualcosa di veramente efficace. Ed eccoci al Makotokai… I fondamentali Makotokai sono su misura e non impongono un canone stilistico rigido. I fondamentali Makotokai rendono più libero chi pratica guidandolo ad una reale ed efficace trasformazione. Difficile spiegare oltre ed a parole,comunque per fare un esempio, tutti coloro i quali si sono prestati a poche ore di studio sulla macchina hanno migliorato la potenza dei loro colpi fino a moltiplicarla per più volte. Vorrei aggiungere che sono stati “usati” karateki esperti sia italiani che giapponesi e tutti si sono ampiamente stupiti dei risultati. La chiave è quel movimento a recupero di energia di cui parlavo prima. Ovviamente, perché praticare la ricerca della potenza dei colpi se poi non si colpisce niente? Ecco quindi la necessità di avere un Karate a contatto per poter lavorare con più chiarezza di idee. Molti credono che il Makotokai sia un sistema simile allo stile Kyokushinkai ma non è così, certo c’è il contatto ma le radici ed il modo di muoversi sono completamente diversi. Difficile da spiegarsi sulla carta, ma credetemi se vi dico che inventare l’acqua calda non è il mio stile di vita. Le sue lezioni e i suoi stage si contraddistinguono da quelle di molti altri insegnanti per la serenità e l’armonia di fondo. Crede che queste siano indispensabili per la formazione dei praticanti? Non esiste vera forza se non vi è armonia. Non ci può essere trasmissione da parte di un insegnante ad un allievo se non vi è armonia. Il Maestro di Arti Marziali impartisce lezioni, esse a volte sono facile ed a volte sono dure ma non vi è motivo per non insegnare che tutto si muove in armonia e semplicità. Io credo di essere una persona fortunata ed è per me un onore che gli Allievi vogliano da me imparare. Con questo atteggiamento di riconoscenza io mi accingo sempre ad insegnare. Diversamente non potrei. Quali altre arti marziali conosce in maniera approfondita oltre al Karate? Pratico con assiduità lo studio del Taiji e del Pa Kwa Chang oltre alle cinque armi cinesi classiche. Che cosa l’ha spinto verso lo studio di altre discipline? La bravura dei Maestri che ho avuto la fortuna di incontrare. Nel passato ero solito chiedere di confrontarmi in combattimento amichevole con chi avevo di fronte. Solo così è possibile comprendere che chi hai incontrato è in grado di poterti insegnare qualcosa. Molte volte ho incontrato solo “forme” ma sono stato fortunato ed alla fine ho incontrato il mio Maestro il mio secondo Padre. Egli ha colmato I miei vuoti e completato il mio addestramento di base. Le riporto alcune frasi scritte su una dispensa per tecnici della sua passata organizzazione, inerenti allo scopo sportivo e al problema olimpico del Karate: “….c’è da augurarsi che il Karate riesca un giorno ad essere assorbito tra le discipline organizzate dal Comitato Internazionale Olimpico (C.I.O.). Il traguardo olimpico aprirà così una nuova fase di espansione del Karate che porterà ad una dimensione veramente internazionale, un qualche cosa che non riguarderà più i soli addetti ai lavori…..” Condivide ancora questa opinione? Se il Karate andasse alle Olimpiadi sarebbe un bene per il Karate sportivo ed un probabile disastro per il Karate tradizionale. Personalmente credo che tutto ciò che deve accadere è un bene, anche quando appare diverso e quindi se il Karate andrà alle Olimpiadi ben venga. Noi continueremo a studiare comunque. Che cosa si augura per il Karate del futuro e i suoi praticanti? Il Karate può essere un incontro positivo per una persona. Il Karate del futuro non sarà diverso dall’uomo del futuro, quindi mi auguro che sia un Karate sorridente, potente (intelligente) e sereno, come vorrei che fosse l’uomo del futuro. Se una persona volesse praticare con lei ed i suoi allievi cosa deve fare? Semplicemente venire ad allenarsi in uno dei numerosi appuntamenti aperti che abbiamo durante l’anno. Troverà persone simpatiche ed aperte che si allenano con serietà e consapevole serenità. Grazie Maestro per la sua cortesia. Le auguriamo tutto il bene possibile per lo sviluppo e la divulgazione del MAKOTOKAI. Le diamo appuntamento per un’altra chiacchierata per continuare questo viaggio alla ricerca del Karate Do.
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