conquiste - CISL Scuola Ravenna
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conquiste dellavoro P otrebbero essere scavati partendo dalla Francia, per evitare problemi di ordine pubblico, i dodici chilometri di galleria del versante italiano della Torino-Lione. L’ipotesi, definita «plausibile» dal commissario di governo Mario Virano, è giudicata “saggia e percorribile” dal segretario generale della Filca-Cisl Piemonte Piero Donnola. Tra l’altro, aggiunge Donnola, “esiste un precedente simile, perché anche per il Traforo del Frejus le operazioni di scavo sono iniziate in territorio francese". Sulla Tav, sottolinea ancora il segretario generale della ON LINE Filca Piemonte, “abbiamo sempre detto che ci sono due priorità: realizzare l'opera e assicurare la tutela di chi ci lavora, operai e imprese, e delle forze dell’ordine. Far partire gli scavi dalla Francia è un espediente che risponde perfettamente a queste due esigenze. L'importante - conclude Donnola - è che i lavori, pur partendo dalla Francia, siano affidati a ditte e lavoratori italiani. Perdere importanti commesse in questo periodo di crisi dell'edilizia, e per colpa delle proteste dei No Tav, sarebbe l’ennesima beffa in questa complessa vicenda”. Carceri. Fns: dati sovraffollamento ancora allarmanti Finepenamai C entrotrentuno detenuti ogni mille posti letto. Il rapporto Bes 2014 (di Istat e Cnel) accende nuovamente i riflettori sull’emergenza sovraffollamento carceri. Emergenza “ancora grave nonostante i provvedimenti legislativi messi in campo”, osserva il segretario generale della Fns Cisl Pompeo Mannone. I motivi sono quelli che la Cisl indica da sempre: “Malfunzionamento della giustizia penale dato l’alto numero di detenuti in attesa di giudizio; limitato utilizzo delle misure alternative; mancati adeguamenti strutturali”. Non solo. I problemi complessivi del sistema carcere “ricadono sul personale che opera nel settore, svilito nelle proprie funzioni dalla mancata valorizzazione del lavoro svolto, dal blocco delle retribuzioni e dei contratti”. www.conquistedellavoro.it Direttore: Raffaele Bonanni - Direttore Responsabile: Raffaella Vitulano - Direzione e Redazione: Via Po, 22 - 00198 Roma - Tel. 068473430 - Fax 068541233. Email: [email protected]. Proprietà Conquiste del Lavoro Srl. Società sottoposta a direzione e coordinamento esercitata da altri soggetti. ”Impresa beneficiaria, per questa testata, dei contributi di cui alla legge n.250/90 e successive modifiche ed integrazioni”. Amministratore unico: Maurizio Muzi - Sede legale: Via Nicotera, 29 - 00195 Roma - Tel. 06385098. - Amministrazione, Uff. Pubblicità, Uff. Abbonamenti: Via Po, 22 i.12 - 00198 Roma - Telefoni 068473269 /270 - 068546742 /3, Fax 068415365 - Registraz. Tribunale di Roma n. 569 / 20.12.48. 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L’Italia insiste per politiche di crescita e occupazione. Londra ribadisce il no a Juncker presidente della Commissione. Intanto, ieri sera il leader Cisl Bonanni ha incontrato in Via Po il nuovo Presidente della Dgb Reiner Hoffmann. alle pagine 2 e3 Le riforme con il tic L e riforme in discussione in Parlamento vanno nella giusta direzione (ad eccezione della legge elettorale). Ma l’esigenza di partecipare e di fare rappresentanza dei cittadini non può essere superata con un “tic” nervoso che scatta nel Governo ogni volta che si parla di confronto con il sindacato. Petriccioli a pagina 4 A Termini Imerese torna la speranza con il progetto di auto ibride ed elettriche presentato da Grifa spa. Sono 35mila le vetture che verrebbero prodotte a regime. Fim: stringere sui tempi Di Marzo a pagina 5 ScalaMilano,oggisciopero Fistel:teatropenalizzato C isl e Fials - i sindacati a cui aderiscono la maggior parte degli artisti alla Scala - hanno dichiarato uno sciopero per le giornate di oggi e del 4 luglio. Cisl e Fials, infatti, protestano come gli altri sindacati per l’applicazione prevista dal decreto Franceschini delle norme per la Pa che riguardano la malattia con la riduzione dello stipendio nei primi 10 giorni, ma soprattutto per l’autonomia del teatro e i permessi di studio e insegnamento. E avvisano: se si andrà avanti così Expo e prima del 7 dicembre so- no fortemente a rischio. Secondo il segretario generale Fistel Cisl Lombardia Silvio Belleni da parte del Ministero non c’è la giusta attenzione nei confronti della Scala che “merita un orizzonte politico diverso”. Dalle norme attuali il teatro è invece penalizzato: dato che a Milano la produttività è più alta che negli altri teatri e quindi più pesante è il contratto integrativo, nel caso di malattia è più alta la decurtazione del compenso. Per la Scala servono “autonomia, risorse certe e un contratto autonomo”. Istat: Italia declinante. Calano nascite, matrimoni e immigrati e si allunga la vita U n Paese il calo. Così l’Istat fotografa l’Italia del 2013. Calano le nascite, per il quinto anno consecutivo, toccando il minimo storico di 514mila nuovi nati. Con l'80% dei nuovi nati che proviene da donne italiane ed il 20% da donne straniere (il numero medio di figli per donna scende da 1,42 nel 2012 a 1,39 nel 2013). Calano le immigrazioni dall’estero, con 279 mila ingressi nel 2013 contro i 321 mila del 2012 (42mila in meno). Crollano gli arrivi dalla Romania (-25% sul 2012) e dalla Cina (-12%). Calano i matrimoni religiosi rispetto al rito civile: tra il 2008 e il 2013 la quota di sposi che sceglie il primo passa dal 63% al 57%, mentre la quota di coloro che optano per il secondo cresce dal 37% al 43%. Nel 2013 si sono celebrati meno di 200 mila matrimoni, per un quoziente di nuzialità pari al 3,3 per mille, il più basso nella storia del Paese. L’unico dato che cresce è quello dell’emigrazione dal Sud: nel decennio 1993-2012, 2 milioni 388 mila persone hanno spostato la residenza dal Mezzogiorno al Centro-nord (solo nel 2013 116mila persone si sono spostate verso il centro-nord), mentre poco più della metà, 1 milione 275 mila, ha effettuato il tragitto inverso (65mila nel 2013). Così il Paese invecchia: a fine 2013, gli over 65 anni sono il 21,4% del totale (21,2% nel 2012), mentre gli under 14 scendono al 13,9% (dal 14% del 2012). In compenso aumenta la speranza di vita, a 79,8 anni per gli uomini e a 84,6 anni per le donne. Intesa positiva per l’indotto Sata di Melfi. Firmato l’accordo per i 1.650 addetti Acm. Salva l’occupazione e prevista l’armonizzazione del salario dei dipendenti dell’indotto con i lavoratori Fiat Boschetti a pagina 5 2 VENERDÌ 27 GIUGNO 2014 N Ue, Delrio: in prossimi sette anni 170 mld di fondi europei per Italia ei prossimi sette anni ci aspettano 170 miliardi di fondi europei, considerando anche i residui, sono una grande potenzialità, è il momento di assumersi una responsabilità vera. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, intervenendo alla presentazione delle stime sull' economia italiana del Centro studi di Confindustria, indicando come priorità il rilancio del Sud “che viene considerato un grande problema ma è anche una grande opportunità”. Tra l’altro, entro la settimana prossima inizieranno i lavori dell'agenzia per la coesione territoria- le che dovrà aiutare le Regioni a utilizzare i fondi europei, ha confermato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Sull'utilizzo dei fondi Ue, ha spiegato Delrio, “rispetto a 2011 quando eravamo al 15% della spesa oggi siamo messi meglio, in questi mesi abbiamo rafforzato ulteriormente l'attività vigilanza supporto e attuazione programmi e lanciato una nuova campagna sopralluoghi nelle regioni: 8400 interventi sono già stati censiti, di cui 400 che riteniamo prioritari e l'Agenzia per la coesione troverà il suo direttore e comincerà i lavori entro la settimana prossima”. DIBATTITO. Il nuovo capo del Dgb, Reiner Hoffmann, ha incontrato ieri a Roma i leader di Cisl, Cgil e Uil. Al vertice Eoral’Europadeivalori attualità R oma (nostro servizio) - Controvertice sindacale a Roma tra il sindacato tedesco e Cgil, Cisl e Uil. Mentre a Bruxelles i Capi di Stato e di Governo europei stringono sulle nomine delle nuove istituzioni comunitarie, i rappresentanti dei lavoratori premono per un cambio di passo delle politiche Ue. "E' necessario mettere insieme le nostre forze per ottenere un cambio di direzione in Europa, per risolvere insieme i problemi della crisi economica e rilanciare l'occupazione". Reiner Hoffmann, neoeletto segretario generale della Dgb, la Confederazione dei sindacati tedeschi, ieri si è presentato all'incontro con i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, con le idee chiare e con proposte per l'immediato, sia in considerazione delle recenti elezioni europee sia in considerazione di quelle che riguarderanno, nel prossimo autunno, il rinnovamento della segreteria della Ces, la Confederazione Europea dei Sindacati. "Questo incontro - ha spiegato Hoffmann dalla sala Giulio Pastore, presso la sede della Cisl nazionale di Roma - è un'ottima opportunità per influenzare il cambio di rotta necessario". Un cambio di rotta che appare possibile in Germania, dove i liberali hanno lasciato il posto nella nuova coalizione ai socialdemocratici, ma più difficile in Europa dove si è invece imposta la linea della Cancelliera Merkel. Ed è proprio sulla questione europea che Hoffmann concentra la sua attenzione auspicando un rilancio del ruolo della Ces per influenzare maggiormente le politiche comunitarie: "In vista della forma- Loscontro:primainuoviverticiolepolitiche? zione della nuova segreteria - ha spiegato il leader della Dgb - dobbiamo cominciare a pensare a chi potrebbe essere il nuovo segretario generale e i membri della segreteria perché abbiamo bisogno di un team forte e di una nuova offensiva sui temi del lavoro e della giustizia sociale". La necessità di un cambio di rotta in Europa è condivisa dal leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che rilancia la proposta degli Stati Uniti d'Europa: "Considerando la situazione internazionale - ha osservato Bonanni - dobbiamo concludere che i sistemi di sviluppo dovrebbero essere gestiti unitariamente; il sindacato, in Europa come in Italia, deve però tornare alle proprie radici, deve tornare a parlare con la gente senza dare per scontato che i successi del passato possano essere sufficienti". Anche secondo il leader della Uil, Luigi Angeletti, un sindacato europeo più forte è essenziale per l'Unione Europea e gli Stati membri: "Siamo in un momento in cui il processo di integrazione europea si è arrestato - ha spiegato Angeletti - e quando i processi si arrestano solitamente si comincia una fase di regressione; vogliamo una Ces forte per realizzare un vero cambiamento della politica economica". Anche secondo Susanna Camusso è necessario fare un passo avanti in Europa attraverso un rafforzamento della Ces: "In Italia Renzi pensa che sviluppo e innovazione sia- no a carico delle imprese e considera i sindacati come un intralcio al suo lavoro; anche la lettera indirizzatogli dalla Ces non ha trovato da parte sua nessuna risposta". Per quanto riguarda il prossimo Congresso della Ces, Bonanni ha auspicato una convergenza fra sindacati italiani e tedeschi sulla scelta del nuovo segretario generale della Ces ricordando come sia importante scegliere un leader convinto del ruolo della Ces e che aiuti il processo di integrazione politica dell'Europa. Proprio la Ces ieri si è rivolta direttamente ai leader europei riuniti a Bruxelles per chiedere di sostenere le proposte di François Hollande per un piano di investimenti pari al 2% del Pil europeo e di Matteo Renzi che chiede la rimozione delle misure di austerità e investimenti per la crescita e l'occupazione. “26 milioni di europei disoccupati dovrebbero essere la priorità dell'Unione europea”, ha sottolineato Bernadette Sègol. Ma la partita che in queste ore si sta giocando a Bruxelles sembra essere un’altra. Manlio Masucci conquiste del lavoro Stop al rigore. I sindacati dell’industria rivendicano un cambio di passo nella Ue L a fine delle politiche di austerità e l’avvio di una nuova fase di protagonismo sindacale per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini europei. E’ questo il messaggio che il sindacato europeo dell’industria, industriAll European Trade Union, ha lanciato nella risoluzione finale “Assicurare il futuro dell’Europa. Organizziamo subito la solidarietà!”, che riportiamo qui di seguito, approvata all'unanimità alla Conferenza europea su contrattazione collettiva e politiche sociali, che si è tenuta nei giorni scorsi a Vienna. I sindacati europei dell’industria fanno appello a una nuova offensiva in materia di redistribuzione, allo scopo di incrementare la quota del reddito nazionale destinata ai salari e quindi di lottare efficacemente contro gli effetti della crisi economica, in modo da assicurare le prospettive future dei lavoratori in Europa. Gli effetti della crisi sono drammatici. Le politiche e le strategie di austerità utilizzate dai governi e dalle istituzioni per combattere la crisi indeboliscono la democrazia, oltre ad essere miseramente fallite e a non aver fanno altro che aggravare ulteriormente la situazione dei lavoratori. Le istituzioni europee e nazionali ritengono che gli squilibri macroeconomici siano dovuti essenzialmente a quello che a loro giudizio sarebbe un livello eccessivo dei salari e delle prestazioni sociali, oltre che alle condizioni di lavoro e alle condizioni sociali. Le misure adottate hanno pertanto lo scopo di: - ridurre i salari; - ridimensionare il potere di intervento dei sindacati; - attaccare i sistemi di contrattazione collettiva e l’autonomia delle parti sociali; - indebolire i sistemi di protezione contro i licenziamenti facilitando il ricorso a impieghi atipici e riducendo i termini di preavviso e le indennità di licenziamento nell’ambito di una politica di “flessicurezza”; - indebolire le regole e ridurre prestazioni sociali e pensioni. Le conseguenze sociali, ancorché variabili da un paese all’altro, sono devastanti: - esplosione dei tassi di disoccupazione (i dati ufficiali attuali parlano di oltre 26 milioni di disoccupati e di più di 48 milioni di persone sot- toccupate, oltre agli inoccupati), in particolare tra i giovani, ciò che spinge molti di loro, seppure qualificati, all’esodo dai propri paesi d’origine colpiti dalla crisi; peggioramento delle condizioni di lavoro e aumento del lavoro precario, dell’esternalizzazione, della flessibilità nell’organizzazione del lavoro e della sostituzione dei normali salari con forme di pagamento variabili; - riduzione dei salari reali in 18 dei 26 Stati membri dell’Unione Europea; - allarmante aumento della povertà in tutta l’Unione Europea, in particolare a carico di donne, bambini, migranti e pensionati, oltre ad un aumento della povertà sul lavoro dovuta alla crescente precarizzazione dell’occupazione; - smantellamento della democrazia a seguito del ricatto esercitato da “un’alleanza non legittimata” (la Troika) su governi eletti e dalla cancellazione di diritti sociali quali l’autonomia della contrattazione collettiva o i sistemi di sicurezza sociale. A ciò si aggiunga che alcuni governi colgono ogni occasione per imporre ai lavoratori le proprie politiche neoliberiste adducendo a scusante le istituzioni europee e/o l’FMI. Tali misure non tengono conto delle grandi sfide per il futuro in materia di occupazione industriale in Europa, ovvero: - creare posti di lavoro dignitosi nelle industrie innovative e sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale; - affrontare le evoluzioni demografiche e migliorare la qualità del lavoro, affinché condizioni di lavoro dignitose siano in le ferrovie franceTagli alle Lasi,Sncf, sopprimerà 1.432 podi lavoro nel 2014. Come ferrovie stisiceselegge nel quotidiano franLes Echos, la causa si decalo senza sofrancesi: vestaaldelcontinuo suo rendimento nel Il progetto di budget la Sncf 2014. per l’anno prossimo, esamidal consiglio di amminisopprime nato strazione della società, “è insull’abbassamento 1.432 posti centrato dei costi”. La società pubblifrancese deve, quindi, di lavoro casopprimere l’1% degli effet- tivi tramite il prepensionamento di alcuni lavoratori che non verranno sostituiti. “Il CdA punta su una crescita del giro di affari del 2,5%, obiettivo ambizioso” secondo il quotidiano economico Les Echos. A trainare l’attività di Sncf, il gruppo Sncf Infra che approfitta dell’aumento dei lavori di rinnovo sulla rete e anche la filiale dedicata al trasporto di vicinanza, Keolis, che dovrebbe crescere del 6%. aumenta il salario miIkea: cresce Ikea nimo negli Stati Uniti: la dei dipendenti ameriil salario metà cani del colosso svedese ria partire dal prossimo anno in media il 17% in minimo ceverà più. Lo riporta il Wall Stresottolineando in Usa: etcheJournal, l'aumento si tradurrà 1,59 dollari in più l'ora a +17% l'ora in10,76 dollari. L'aumento è basato sul costo delle vita a metà dei nelle varie aree in cui si troi punti vendita Ikea dipendenti vano negli Stati Uniti. Ikea rassi- cura sul fatto che i salari più alti non si tradurranno in prezzi più alti per i consumatori. La decisione di Ikea di aumentare il salario minimo arriva mentre negli Stati Uniti c'è un acceso dibattito in corso sull'argomento, innescato dal presidente Barack Obama, che ha chiesto al Congresso di aumentare il salario minimo a 10,10 dollari l'ora dagli attuali 7,25 dollari. dei capi di Stato e di governo i popolari e i socialisti cercano un accordo sulle nomine e una sintesi sul patto di Stabilità sfidaquelladeiparametri Junckerpresidente,Londra(estampatedesca)ditraverso I big five Le alte cariche europee che entro l'anno dovranno essere rinnovate I possibili candidati Attualmente in carica Presidente Jean Claude Juncker Commissione europea (Lussemburgo) José M. Barroso (Portogallo) Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini (Italia) Catherine Ashton (Regno Unito) Presidente Consiglio europeo Helle Thorning-Schmidt (Danimarca) Herman Van Rompuy (Belgio) Presidente Europarlamento Martin Schulz (Germania) Martin Schulz (Germania) Presidente Eurogruppo Luis De Guindos (Spagna) Jeroen Dijsselbloem (Paesi Bassi) ANSA B ruxelles (nostro servizio) – Chi ha paura di Jean Claude Juncker?˘Sarebbe più corretto dire: chi si fida veramente dell’ex presidente dell’Eurogruppo? Evidentemente neanche l’influentissima stampa tedesca se la sente di seguire la linea tracciata dalla Merkel, e poche ore prima dell’inizio del vertice Ue dei capi di Stato e di governo, iniziato ieri sera, spara senza remore sul bersaglio grosso. Il giornale economico Handelsblatt sostiene in tutta schiettezza che il candidato alla Commissione europea sarà “un disastro” non solo per la Gran Bretagna, ma “per l’Europa intera”.˘Londra, infatti, farà presumibilmente mancare il suo voto favorevole a Juncker e per i columnist di Handelsblatt questo farà dell’Europa una comunità “senza una prospettiva economica liberale”, che “perderà peso politico sulla scena mondiale”. E’ interessante notare che il giornale finanziario ritiene l’avvento di Juncker alla Commissione “una sconfitta” per Angela Merkel, perché “allenterà il patto fiscale e consentirà al Parlamento Ue di acquisire maggiore potere sul Consiglio”. Non si nasconde dunque, la grande stampa tedesca, quasi più realista del re: il modello intergovernativo deve continuare a fare il bello e il cattivo tempo in Europa, dicono in sostanza i giornali liberal. Altro che più Europa. La logica dello Spitzenkandidaten (cioè del candidato del gruppo parlamentare Ue che ha ottenuto più voti), aggiunge poi un editoriale di Suddeutsche, sta finendo “in un vero e proprio massacro dietro le quinte”, e dunque “nessuno dovrebbe biasimare David Cameron” per lo linea con le necessità e le aspirazioni dei lavoratori; - aumentare i salari per rilanciare l’economia, garantire i sistemi di welfare ricostruendoli e migliorandoli e riconoscere il lavoro e i lavoratori quali fattore primario della vita economica e sociale. Il potere costituto in Europa non è in grado di comprendere tali sfide. L’attuale Unione Europea è un’unione economica e monetaria, ma non una vera unione per la maggior parte delle persone che vi vivono. Nel contesto della crisi economica e delle misure assunte per farvi fronte, il potere dei sindacati non cessa di indebolirsi. I lavoratori, i loro rappresentanti e i sindacati sono costretti a compromessi per poter garantire almeno una qualche forma di occupazione ai lavoratori, compromessi che non avrebbero mai accettato in altre condizioni. Assistiamo al crescente aumento della concorrenza tra paesi basata sul confronto dei contratti collettivi di lavoro e al fiorire di strategie nazionali – e persino di idee nazionaliste – mentre i lavoratori sono continuamente messi in concorrenza gli uni con gli altri. In questa situazione, il primo compito dei sindacati consiste nel riconquistare visibilità e potere in modo da poter lottare per il raggiungimento di migliori condizioni di vita e di lavoro per i lavoratori europei. I sindacati europei dell’industria incoraggiano l’alternativa di un’Europa della giustizia sociale per tutti i cittadini e non soltanto a vantaggio di pochi privilegiati. Il nostro compito consiste nel lottare per aumentare i posti di lavoro e per migliorarne le condizioni, oltre che per assicurare condizioni di vita e di lavoro dignitose. Stan- scontro che ha aperto in seno ai 28, perché in realtà si tratta “di una trappola politica perfetta ideata dai socialisti europei”. E Die Welt non è da meno, quando scrive che le trattative in corso per i top jobs nelle istituzioni europee dimostrano che il voto del 25 maggio è stato “preda del potere piuttosto che un processo di pace e democrazia”. Gli inglesi, da par loro, sono sempre più convinti che, sostenendo Juncker, Berlino stia “giocando col fuoco” (come dice il Telegraph), perché la nomina del presidente della Commissione sta maturando sullo scambio “annacquamento delle regole fiscali-voti”. Ma un allentamento dei vincoli, osserva Suddeutsche sarebbe “fatale” per l’Eurozona, perché potrebbe “innestare nuovi shock economici”. Ma del resto, se il Ppe vuole l’appoggio degli eurosocialisti per spianare la strada di Rue de la Loi all’ex premier lussemburghese, bisognerà premere per ammorbidire il percorso per rientrare dal debito, così come chiede la stessa Italia. “E’ assolutamente chiaro – spiega il capogruppo S&D uscente all’Europarlamento Hannes Swoboda – che Juncker dovrà cambiare le regole sul fiscal compact: è questa la condizione per il nostro sostegno”. Il Pse chiede inoltre nuove politiche per l’immigrazione e la ristrutturazione del mercato del lavoro. I socialisti tedeschi (Spd) avvertono Londra, affermando che “nessuno vuole che la Gran Bretagna lasci l’Unione europea”, ma allo stesso tempo “è sbagliato mettere il veto allo Spitzenkandidaten” che è legittimato a chiedere i voti per diventare presidente della Commissione. Per la Francia, le priorità Ue del prossimo quinquennio si basano su un piano d’investimento, che dovrebbe durare fino al 2019, e che dovrebbe mobilizzare risorse europee e nazionali, sia pubbliche che private. François Hollande invoca un miglior coordinamento delle politiche economiche e di bilancio, compreso l’introduzione del salario minimo in tutti i te questa situazione europea con le problematiche comuni che presenta, formuliamo le seguenti risposte europee comuni: - Aumenti dei salari reali sono utili dal punto di vista economico, oltre a rivelarsi socialmente responsabili, poiché una redistribuzione dai redditi da capitale ai redditi da lavoro è lo strumento più efficace per assicurare il rilancio dell’economica. È inoltre necessario aumentare il potere d’acquisto nei nuovi Stati membri dell’UE, al fine di eliminare le inaccettabili differenze in termini di salari e di tenore di vita rispetto ai vecchi Stati membri dell’UE, ovviamente senza che ciò comporti la riduzione dei salari e del tenore di vita nei vecchi Stati membri. Se tale risultato non dovesse essere raggiunto, il rischio di scontro tra i cittadini dei vecchi e dei nuovi Stati membri aumenterà, con possibili derive nazionaliste e xenofobe. In un tale contesto è essenziale impedire che i proventi realizzati dalle imprese nei nuovi Stati membri siano redistribuiti in maniera squilibrata alle case madri, essendo tale redistribuzione null’altro che un pretesto per non aumentare i salari e le prestazioni dei lavoratori nei nuovi Stati. - Misure effettive per migliorare la qualità del lavoro combattendo gli abusi di ricorso al lavoro part-time, limitando da un lato il ricorso ai contratti di lavoro temporaneo o interinale e il distacco dei lavoratori e dall’altra limitando la sempre maggiore flessibilità imposta sull’orario di lavoro. - In un’epoca di crisi, una politica attiva dell’orario di lavoro può costituire un valido strumento destinato ad assicurare, creare e redistribuire l’occupazione. Tuttavia le politiche in materia di orario di lavoro rivestono 28. Nella sua già problematica crociata contro Juncker, il premier inglese Cameron potrebbe restare davvero molto solo o quanto meno in compagnie assai discutibili. Starebbero, infatti, per mollarlo anche Svezia e Olanda, se è vero che i due primi ministri, Fredrik Reinfeldt e Mark Ruttehanno affermano che sono pronti a sostenere il candidato Ppe se emergerà una forte maggioranza favorevole al lussemburghese. Questo significa che a Cameron resterebbe un solo alleato, l’ungherese Viktor Orban. Secondo fonti Ue, la “reazione” della Gran Bretagna alla designazione di Juncker starebbe nella scelta di non firmare le conclusioni del Consiglio europeo, che diventerebbero così una semplice dichiarazione del suo presidente Herman Van Rompuy. ˘Oltre alla Commissione, c’è naturalmenteda riempire il resto delle caselle, e non sono poche. A cominciare da chi prenderà il posto dello stesso Van Rompuy alla presidenza permanente del Consiglio. La scelta dell’attuale premier danese Helle Thorning-Schmidt, sembra mettere tutti d’accordo, e l’opzione è gradita anche a Londra. Una socialista a Justus Lipsius (sede del Consiglio) potrebbe tuttavia complicare la corsa per un altro esponente Pse alla carica di Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza (troppi socialisti in posti chiave, fanno sapere gli inglesi), e nello specifico di Federica Mogherini, che in queste ore ha incassato l’endorsement del ministro degli Esteri olandese Timmermans (“senza dubbio è un’ottima candidata”), e dunque sembra aver recuperato posizioni su Massimo D’Alema (in caso di trasloco, alla Farnesina andrebbe Marta Dassù). Ma secondo il quotidiano olandese De Volkskrant, quello di Timmermans sarebbe solo un bluff, nel tentativo forse di bruciare un competitor. Sarebbe, infatti, proprio il ministro olandese in queste ultime ad avere le credenziali migliori per prendere il posto della baronessa Ashton. Se così non sarà, l’Aja punterà sull’attuale presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem per il posto di commissario agli Affari economici e monetari. Pierpaolo Arzilla un ruolo essenziale rispetto a tematiche quali la riduzione dello stress, il miglioramento dell’equilibrio tra vita privata e vita professionale e la gestione della transizione demografica. - Incoraggeremo un dibattito aperto su una nuova politica dell’orario di lavoro, compresa la sua possibile riduzione e altre modalità di regolamentazione. I guadagni in termini di produttività devono essere reinvestiti nell’interesse del lavoratore e non per aumentare gli utili. - I contratti collettivi rappresentano la più efficace protezione dei lavoratori, offrendo in generale al lavoratore condizioni migliori rispetto a quelle che avrebbe ottenuto diversamente. Rifiutiamo la strategia della Commissione che tende al decentramento della contrattazione collettiva. Sono invece necessari più contratti collettivi di migliore qualità a tutti i livelli, di impresa, settoriale, nazionale o transnazionale. A tale scopo è indispensabile rafforzare il nostro potere autonomo di contrattazione. - L’economia europea deve fondarsi sull’offerta di posti di lavoro dignitosi e non sulla precarietà. Le lavoratrici e i lavoratori devono essere in grado di guadagnarsi da vivere lavorando, senza doversi ritrovare occupati in lavori precari e/o mal pagati. Salari dignitosi devono andare di pari passo con una politica del mercato del lavoro e sociale coerente che sostenga la domanda e metta un freno alla povertà. - Rifiutiamo qualsiasi accordo tra Stati che favorisca il dumping sociale, la rimessa in discussione di diritti acquisiti sociali e nazionali a unico vantaggio delle multinazionali. (Traduzione di Gianni Alioti - Uff. Internazionale Fim Cisl) 4 SPARLAMENTO IL BLOG DI MASSIMILIANO LENZI VENERDÌ 27 GIUGNO 2014 “Oltre la concertazione”, ma dove ? S iamo entrati nell’era delle eclissi delle organizzazioni? Chissà, prevedere le evoluzioni (o involuzioni, come in questo caso, almeno per noi) delle società non è cosa mai facile. Di certo interrogarsi su come stia cambiando il nostro mondo, politico, sociale, organizzativo, più che un dovere diventa nel 2014 una necessità, perché con esso mutano i diritti e le condizioni economi- dibattito A qualunque velocità possa giungere tra di noi il cambiamento, di per sé non è sufficiente a garantire il miglioramento della società in cui viviamo. Per comprendere il senso del cambiamento occorre presidiare il fronte delle novità e delle riforme che sono in campo e fare la propria parte perché queste vadano nella direzione di cambiare per migliorare le condizioni dei cittadini e questo vale ancora di più quando si tratta di riformare le istituzioni democratiche. Dalla prossima settimana l’Aula del Senato sarà impegnata in un passaggio importante e delicato per l’attuazione del programma di legislatura sulle riforme istituzionali: dovrebbe infatti iniziare il voto in prima lettura del disegno di legge costituzionale del Governo che riforma il nostro sistema parlamentare, appone delle significative correzioni al Titolo V˚ della Costituzione e prevede l’eliminazione del Cnel. Come Cisl, già in occasione dell’audizione parlamentare, abbiamo espresso un giudizio in linea di massima positivo sull’impianto del provvedimento, pur evidenziando delle criticità che comunque l’ampio dibattito in Commissione e gli emendamenti condivisi presentati, che saranno votati in Aula, sembrano aver in buona parte risolto. che delle persone. Nei giorni scorsi, a Roma, partendo dal saggio di Stefano Zan: “Oltre la concertazione”, giuslavoristi, politici, rappresentanti del mondo del lavoro si sono confrontati appunto su questo. Un simposio, si sarebbe detto una volta, sul dove stiamo andando come Italia (e non solo) e su cosa cambierà nelle nostre vite quotidiane. In fondo l’inizio delle riflessioni di Zan comincia proprio dalla concertazione, che lui riconduce a quattro posizioni fondamentali in cui si sono divisi i favorevoli e contrari: 1) la concertazione è il modello ottimale; 2) la concertazione è superata; 3) la concertazione è dannosa; 4) la concertazione è superflua. Attorno a queste posizioni si è consumata negli ultimi anni la discussione pubblica e politica che, di fatto però, a parte giudizi di valore e pregiudizi, pro o con- tro la concertazione, non ha portato alla stesura di progetti di riforma e di prospettiva che andassero oltre il botta e risposta: “E’ buona”, "no, cattiva”. Nell’analisi di Zan, un ruolo importante nel cambiamento dello status quo lo avranno, oltre alla politica, all’economia, anche i sindacati. Che per essere ancor più forti ed incisivi dovrebbero, secondo l’autore di “Oltre la concertazione”, risolvere alcuni punti dirimenti su stessi, come la chiarez- za identitaria, il posizionamento strategico, il rischio della frammentazione. Il senso del percorso di Zan e del confronto su questo dovrebbe portare, alla fine, ad evitare le eclissi delle organizzazioni. Anche se, giova in questo tempo di egemonia delle leadership individuali rammentarlo, le prime organizzazioni a tramontare in Italia, sono stati i partiti politici e con essi il ruolo stesso della Politica. La democrazia partecipata richiede il dialogo e una legge elettorale che segua le indicazioni della Consulta Leriformeistituzionali edil“tic”delGoverno di Maurizio Petriccioli * Sul tema della riforma del bicameralismo, la creazione del Senato delle Autonomie garantisce una rappresentanza istituzionale adeguata a regioni e enti locali, fondamentale per un assetto delle istituzioni di tipo federale. L’eliminazione della “navetta” tra i due rami del Parlamento e la competenza prevalente della sola Camera dei Deputati semplifica l’iter e riduce i tempi di approvazione delle leggi. La riduzione del numero dei senatori (a 100 in base agli emendamenti presentati) e l’eliminazione dell’ indennità favoriscono il contenimento dei costi della politica. Gli emendamenti presentati ristabiliscono un principio di proporzionalità tra estensione territoriale, consistenza demografica di ogni singola regione e numero dei suoi rappresentanti in Parlamento e riconoscono alle regioni una rappresentanza più ampia rispetto a quella dei comuni risolvendo uno degli aspetti più problematici del testo originario. Inoltre, opportunamente, vengono integrate le compe- tenze legislative del Senato, originariamente assai ridotte, aggiungendo le materie inerenti i rapporti con la Ue e quelle più strettamente inerenti gli enti locali. In merito alle correzioni al Titolo V˚, riteniamo che l’eliminazione della legislazione concorrente Stato-regioni con conseguente riattribuzione di funzioni legislative allo Stato cen- Confindustria taglia le stime di crescita del Pil e rilancia l’allarme lavoro: altro che manovre correttive, serve una scossa Laripresaèancoracongelata conquiste del lavoro A Massimiliano Lenzi ltro che manovre correttive. Al Paese serve una scossa. A invocarla è il Centro studi di Confindustria, che fornisce l’ennesima fotografia di un’economia in stallo. Dal Centro studi arrivano stime in ribasso - rispetto a quelle di governo e Istat - sul Pil italiano: nel 2014 l’aumento sarà solo dello 0,2% e nel 2015 dell’1%. L'Istat aveva stimato un +0,6% per quest'anno e un +1% per il prossimo, un livello già inferiore alle ultime indicazioni del governo che parlano rispettivamente di +0,8% e +1,3%. Dati meno allarmanti per quanto riguarda il rapporto deficit/Pil: 2,9% quest’anno e 2,5% il prossimo. Male, ovviamente, il debito pubblico, che toccherà il 132% del Pil nel 2014, per iniziare a scendere nel 2015 (131,4%). I numeri più drammatici, però, non riguardano i parametri di Maastricht ma il lavoro. Sono 7,7 milioni le persone a cui manca il lavoro, totalmente o parzialmente. Complessivamente durante la crisi, aggiungono dall'associazione degli im- prenditori, 1 milione di persone hanno perduto il posto. Non è migliore il capitolo dei consumi: dall'inizio della crisi la spesa delle famiglie è calata complessivamente del 7,9%. Quest'anno i consumi saranno piatti (+0,1%), ma dal 2015 ci sarà la risalita (+0,8%). Se Confindustria chiede al governo una scossa che faccia ripartire l’economia, la Corte dei Conti chiede una scossa che rivoluzioni la Pubblica Amministrazione. La spending review, scrivono i giudici contabili nel Rendiconto generale dello Stato, non basta. Bisogna “ridisegnare e ripensare i confini della Pubblica amministrazione, comprese le modalità di prestazione dei servizi alla collettività, dalla salute all'istruzione”. La Corte invita a contenere il debito ma soprattutto ripensare l’intervento pubblico nell’economia, la cui estensione oggi è incompatibile con i vincoli di bilancio. Non solo. I giudici invitano anche a ridistribuire il carico fiscale in modo più favorevole a lavoro e impresa e affrontare una corruzione dilagante da cui “nessun organismo e nessuna istituzione possono ritenersi indenni”. “La corruzione - sottolinea il procuratore generale Salvatore Nottola - può attecchire dovunque: nessun organismo e nessuna istituzione possono ritenersene indenni” e “nessuna istituzione che abbia competenze pubbliche può ritenersi scevra di responsabilità di fronte al suo dilagare”. Expo 2015 con i suoi recenti scandali è “un caso emblematico” di deroghe a norme e controlli, “smantellati in virtù dell'urgenza, che hanno di fatto favorito la corruzione”. Tornando alla Pubblica amministrazione, quello richiesto dalla Corte “è un impegno che può essere affrontato solo alla luce di una chiara strategia di governo della spesa e di selezione dei terreni su cui è chiamato ad incidere l’intervento pubblico”. Un ridisegno, quindi, “frutto di una forte volontà politica e di un profilo ben definito di quello che deve essere il sistema pubblico dei prossimi decenni”. Non si tratta solo di eliminare gli sprechi e di riorganizzare le modalità di produzione e di accesso ai servizi. Occorre affrontare “direttamente il tema della sostenibilità futura di un sistema di prestazioni di servizi alla collettività (dalla salute e l’istruzione alle imprese e all’ambiente) originariamente concepito in un contesto economico, sociale e demografico più favorevole”. Quanto al sistema fiscale, la Corte sottolinea che nel 2013 la pressione fiscale è calata di “due decimi di punto”, ma a questa riduzione “non si è accompagnata una redistribuzione del carico tributario, intesa a favorire i fattori produttivi (redditi da lavoro e da impresa)”, un’operazione “decisiva anche nell’ottica della ripresa dell’economia”. Secondo la Corte “è improprio subordinare” questo tipo di redistribuzione “a recuperi di gettito (da evasione, da erosione, da mancata riscossione) sempre richiamati, ma che si rivelano largamente incerti nei tempi e nelle dimensioni”. Ilaria Storti trale e la previsione della clausola di garanzia siano idonei a risolvere il problema del vasto contenzioso tra Stato e regioni verificatosi in questi anni, assicurando una disciplina uniforme sull’intero territorio nazionale per materie di particolare rilievo, evitando il rischio di regimi differenziati soprattutto per quelle che più direttamente incidono sullo sviluppo (ad esempio produzione, trasporto e distribuzione dell’energia; grandi reti di trasporto) o sul sistema dei diritti (tutela e sicurezza del lavoro; previdenza complementare e integrativa; tutela della salute; ordinamento scolastico). Il percorso delle riforme si completa con la legge elettorale, in merito alla quale va detto che, anche se il modello proposto (“Italicum”) non riattribuisce al cittadino elettore il potere di scelta attraverso il voto di preferenza, fondamentale per la Cisl, dovranno comunque essere soddisfatte le istanze della Corte Costituzionale che ha censurato il precedente sistema (“Porcellum”). Tutto chiaro quindi, ma un dubbio è consentito e cioè che in questo cambiamento si voglia tenere ai margini il modello di democrazia partecipata e si cerchi di assegnare alla politica un ruolo di primazia, anche in quei campi in cui dovrebbe essere la negoziazione e non il Governo a trovare i punti di mediazione di un riformismo positivo per i cittadini. La esigenza di partecipare e di fare rappresentanza dei cittadini non può essere superata con un “tic” nervoso che scatta nel Governo ogni volta che si parla di confronto con il sindacato. Ecco perché oggi anche la nostra capacità di mettere in campo una azione sindacale autonoma e responsabile perde di senso in assenza di una interlocuzione positiva che contraddistingue le democrazie partecipate che hanno costruito in Europa un modello sociale attraverso il dialogo e la coesione. * Segretario Confederale Cisl Tessili Vari. L Rinnovo del contratto fermo da un anno. Lunedì nuovo sciopero nazionale di otto ore VENERDÌ 27 GIUGNO 2014 unedì 30 giugno nuovo sciopero nazionale di 8 ore in tutto il settore delle industrie dei Tessili Vari con manifestazione nazionale presso la sede di Confindustria a Varese. Il pomo della discordia - sottolineano in un comunicato unitario i sindacati del settore Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil - è il mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro, fermo al palo da oltre un anno (il contratto è scaduto il 31 marzo 2013) che coinvolge circa 20 mila lavoratori. L’associazione Tessili Vari, presieduta da Matteo Cavelli, non vuole sentire ragioni, nemmeno quelle di Confindustria, “proponendo - aggiungono polemici i sindacati - un modello di relazioni industriali “fai da te” nel rapporto con i lavoratori e si dichiara apertamente contro Confindustria e contro i sindacati”. In questi mesi “hanno alimentato il conflitto - continuano le tre sigle sindacali - al solo fine di accrescere la propria base associativa contrapponendosi in tal modo a tutte le organizzazioni imprenditoriali, in particolare Smi, che pure hanno rinnovato il contratto nazionale”. Dal canto loro, i sindacati fanno sapere che il solo obiettivo che li anima è quello di rinnovare il contratto per le migliaia di lavoratrici e lavoratori, anche loro così duramente colpiti dalla crisi in atto, così come hanno fatto per tutti gli altri settori tessili, né più né meno. Da qui l'inasprimento delle azioni di lotta e il nuovo sciopero del 30 giugno. Fiat Chrysler. Intesa firmata per il 1.650 addetti Acm, consorzio di 12 aziende dell’indotto Sata. Burmo (Fim): ”Scelta vincente” Melfi, acceleratore premuto conquiste del lavoro TERRITORIO & IMPRESE S volta positiva a Melfi per i 1.650 lavoratori del consorzio Acm, le 12 aziende dell’indotto dello stabilimento Sata della Fiat. È stata firmata un’ipotesi di accordo da Fim, Uilm, Fismic e Ugl. Ancora una volta la Fiom si è chiamata fuori. Punti di forza dell’intesa sono la salvaguardia dell’occupazione, prevedendo la solidarietà interaziendale fra le imprese per l’utilizzo dei lavoratori e l’armonizzazione salariale tra i lavoratori dell’indotto e quelli della Fiat. Buona la valutazione sindacale. ”L’ipotesi di accordo per le aziende del consorzio Acm dimostra che la scelta di aprire una finestra per l’automotive dentro il contratto nazionale metalmeccanico è stata vincente”. Commenta Leonardo Burmo, responsabile nazionale Fim Cisl per l’indotto Fiat, mettendo in evidenza che ”tale scelta consente a tutte le imprese fornitrici di rispondere alle esigenze produttive di Fiat senza abbandonare la cornice del contratto nazionale metalmeccanico. L’intesa firmata con il consorzio Acm va proprio in questa direzione e mette nelle condizioni l’indotto di sostenere la nuova missione produttiva che il gruppo Fca ha attribuito allo stabilimento Sata di Melfi”. Al momento nello stabilimento di Melfi dove si è prodotta la ”Grande Punto” prosegue la fase di avvicinamento all’avvio definitivo, imminente, della produzione della ”Jeep Renegade” e anche della ”500 X”. ”Con la firma dell’ipotesi di accordo anche l’indotto Fiat si dota di uno quadro normativo al passo coi tempi e con le sfide di mercati sempre più esigenti e competitivi dove contano la qualità dei prodotti e la rapidità delle risposte”. Spiega Giovanni Ottomano, responsabile Fim Cisl per l’indotto Fiat. ”La trattativa è stata lunga e difficile (cominciata ad aprile ndr) - continua il sindacalista della Fim - ma il risultato conseguito può dirsi in linea con le aspettative e con le priorità che ci eravamo assegnati nelle prime fasi del negoziato. Una su tutte la difesa dei posti di lavoro e mettere nelle condizioni l’indotto di supportare il nuovo progetto industriale che Fiat Chrysler ha assegnato alla Sata di Melfi con i nuovi modelli mini suv”. E ancora. ”Riteniamo che ci siano tutte le condizioni organizzative per affrontare la sfida della risalita produttiva con spirito costruttivo e condivisione degli obiettivi e per fare bene - conclude Ottomano -. Da lunedì terremo le assemblee nelle aziende per illustrare ai lavoratori i punti dell’ipotesi di accordo che sarà, infine, sottoposto al vaglio finale con i referendum”. Una nuova stagione avanza e i lavoratori si preparano ad affrontarla. Silvia Boschetti Rilancio. La Grifa spa presenta un piano da 35mila vetture a regime. Uliano (Fim): ”Si stringa sui tempi” TerminiImerese, c’èunprogettodiautoibrida P alermo (nostro servizio). Alle auto elettriche si era già fatto cenno nei mesi scorsi, ma la società promotrice del progetto aveva presentato la propria proposta direttamente alla Regione. L’idea stavolta è di un’azienda appena costituita con sede legale a Roma, la Grisa Spa, Gruppo Italiano Fabbriche Automobili, un piano, presentato al Mise, che avrebbe lo scopo di sviluppare la produzione a pieno regime di 35 mila vetture ibride ed elettriche all'anno negli ex stabilimenti Fiat di Termini Imerese. Ma di proposta si parla ancora e così i sindacati per la rinascita del sito industriale palermitano, vogliono vederci chiaro e con loro i circa 1.200 operai che attendono risposte. “Ben vengano tutte le proposte industriali che possano far ripartire il sito industriale di Termini Imerese, ma si faccia presto, da troppo tempo si parla di progetti e mai di tempi certi, ora chiediamo certezze” affermano Mimmo Milazzo, segretario Cisl Palermo Trapani e Ludovico Guercio segretario Fim Cisl Palermo Trapani. Ieri l’ennesimo incontro al Mise durante il quale è stato presentato ai sindacati il progetto di reindustrializzazione nel settore delle auto elettriche e ibride per lo stabilimento. “L’azienda intende entrare a pieno regime nel giro di diciotto mesi - ha commentato Giovanni Scavuzzo, della segreteria provinciale Fim Cisl - ci rivedremo il prossimo 8 luglio con la Grisa, restano da chiarire tanti aspetti, da quello industriale e quello occupazionale e i dettagli sugli investimenti. I suoi rappresentanti, presenti al tavolo, hanno fatto sapere intanto di attendere l’accordo di programma con il Mise per lo start up”. ma qualche data comincia ad uscire. “La nuova autovettura - ha annunciato l’ad di Grifa, Augusto Forenza - potrebbe essere immessa nel mercato italiano entro diciotto mesi dalla messa a punto definitiva del progetto. In tale arco di tempo si procederà alla creazione del prototipo e quindi ad una graduale assunzione di personale che, a regime, sarà non inferiore a 400 addetti”. Intanto, entro novembre, ha annunciato la Regione, saranno assegnati dei capannoni a Termini alla Mossi e Ghisolfi, che intende sviluppare le attività di produzione di biocarburante di seconda generazione. “Anche in questo caso l’azienda attende il contratto di sviluppo”. E ancora. “Gli ammortizzatori sociali scadranno a dicembre concludono Milazzo e Guercio - si accelerino i tempi, entro l’anno devono partire le nuove attività per poi entrare a pieno regime nei mesi successivi. Da troppo tempo i lavoratori at- tendono certezze sulla reindustrializzazione, ci auguriamo che dalle proposte si passi presto ai fatti concreti”. Cauto anche il segretario nazionale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano: “Nei prossimi incontri verificheremo nel concreto il piano industriale che ci è stato presentato. Sarà nostro obiettivo verificare concretamente e con massima attenzione l’effettiva fattibilità e prospettiva sul piano industriale e occupazionale. Ci auguriamo che finalmente si possano costruire le condizioni positive; per questo motivo abbiamo chiesto che i tempi, sia per l’iniziativa sull’auto, che quella sui biocarburanti con Mossi e Ghisolfi, partano imprenditorialmente e inizino a dare le prime risposte occupazionali”. L’incontro tra Mossi e Ghisolfi e le organizzazioni sindacali si terrà a settembre. Ma dopo tanti annunci, ultimo era quello della Pro Trade e dalla Career counselling, società di consulenza, per la realizzazione di auto elettriche a Termini per vetture di nuova generazione, la cautela sembra d’obbligo e a Termini attendono ancora un chiaro e netto segnale di ripresa, come un cancello che si apre e gli operai che tornano ad indossare le tute blu, dopo anni di attese e angosce. Angela Di Marzo 6 VENERDÌ 27 GIUGNO 2014 Sardegna. Prorogato di due mesi l’accordo sugli ammortizzatori sociali in deroga, ma la preoccupazione sul lavoro resta alta C gil, Cisl e Uil della Sardegna hanno firmato l'intesa con l'assessorato del Lavoro per la proroga di altri due mesi, fino al 31 agosto, dell'accordo quadro sugli ammortizzatori in deroga in scadenza a fine giugno. “Resta altissima - si legge in una nota sindacale - la preoccupazione per gli effetti negativi del decreto nazionale che ridisegnerà il sistema finora adottato, un testo che i sindacati giudicano peggiorativo”. Durante la riunione Marinora Di Biase (Cgil), Oriana Putzolu e Giovanni Matta (Cisl) e Gianni Olla (Uil) hanno sottolineato che “devono essere trovate le coperture per tutto il 2014. I sindacati hanno ottenuto che restino vincolati alle politiche attive e passive i 52 milioni di Fondi regionali utilizzati per anticipare i sussidi del 2013”. In riferimento alle nuove norme nazionali volte al superamento entro il 2017 dello strumento della mobilità così come concepito finora, i sindacati hanno espresso un parere negativo, aggiungendo che resta indispensabile accompagnare in questo percorso tutti i lavoratori coinvolti, attivando politiche attive del lavoro. “Non è accettabile - dicono i sindacati - restringere e modificare i criteri degli ammortizzatori senza restituire ai lavoratori una prospettiva”. Secondo Cgil, Cisl e Uil per farlo è indispensabile attivare percorsi di riqualificazione e reinserimento lavorativo, attraverso un piano per il lavoro da attuare anche in corrispondenza con gli strumenti della programmazione europea. Idee. Flaei e Fondazione Enérgeia lanciano un progetto all’insegna della partecipazione e dell’innovazione cronache Leretiinfrastrutturali perunnuovomodelloPaese conquiste del lavoro L e reti infrastrutturali rappresentano un fattore strategico di crescita non solo economica del Paese. Appaiono in grado di giocare un ruolo rilevante, ad oggi inespresso, nel riconfigurare le politiche sociali di partecipazione, di equilibrio sociale e di affidabilità per un’economia avanzata. Il momento cruciale della vita economica e civile che stiamo attraversando ha bisogno di proposte di questo tipo, in grado di mobilitare risorse e produrre valore economico in un quadro di coesione sociale. La Flaei Cisl e la Fondazione Enérgeia hanno interpretato in maniera innovativa questo indirizzo attraverso il Manifesto per le reti in Italia. L’obiettivo è quello di promuovere una strategia industriale che vada nella direzione di un’impresa responsabile e di uno sviluppo economico solidale. Le parti sociali diventano coagulo del rilancio industriale e civile del Paese attraverso un sistema di reti infrastrutturali materiali e immateriali in grado di utilizzare, nel modo più conveniente, da un lato i fondi pensione integrativi dei lavoratori, dall’altro la disponibilità di ogni cittadino al capitale, in una logica di controllo pubblico delle reti e di apertura alla responsabilità sociale, sia essa in termini di governance o di innovativi strumenti partecipativi. Questa prospettiva è stata approfondita in occa- sione di un confronto su “Strategia industriale, intrapresa responsabile e partecipazione sociale: la proposta della Società delle Reti” tenutosi a Roma presso il Parlamentino dell’Inail, al quale hanno preso parte Andrea Ciampani, direttore del Comitato Scientifico della Fondazione Enérgeia, Leonardo Becchetti, Università Tor Vergata, Sebastiano Fadda, Università Roma Tre, Eric Suschetet, presidente della Bgc Partners Inc coordinati dal segretario generale Flaei Cisl, Carlo De Masi. Una strategia industriale responsabile si propone come chiave di volta per una moderna società delle reti, capace di superare l’economia capitalista per un rilancio che abbracci una visione eudaimonica della prosperità, orientata a creare lavoro, in una dimensione collettiva di soddisfazione di necessità primarie come lo sono i servizi a rete di energia, trasporti e telecomunicazione. Le analisi proposte hanno messo in luce la necessità di un più equo equilibrio fra capitale e lavoro, con una valenza economica oltre che sociale, richiedendo il superamento degli storici steccati della divisione sociale del potere, rinsaldando i tradizionali temi della democrazia industriale con quelli della democrazia economica. Una tesi per altro sottolineata di recente dall’Ocse, che incoraggia soluzioni che prevedono il ricorso tutelato agli investimenti con i fondi pensione integrativi dei lavoratori, facilitando, in questo modo, i progetti di innovazione delle infrastrutture di interesse pubblico. La riattivazione degli investimenti, nel pubblico come nel privato - hanno sottolineato tutti gli intervenuti - è la condizione perché il nostro Paese trovi nuovi sbocchi e, finalmente, esca dalla crisi. Il progetto della Flaei Cisl ha trovato unanime consenso tra i relatori, sottolineato in particolare dal presidente della Bgc Partners Inc, Eric Suschetet, il quale ha offerto un plauso all’azione riformatrice degli attori sociali, in particolare al ruolo della Flaei Ci- sl, quale promotore di coalizioni sociali, e della strategia riformatrice evidenziata da Cisl Reti a beneficio dello sviluppo del Paese. Il rilancio industriale non può che venire da una moderna politica economica e sociale, deve, gioco forza, coniugarsi con un innovativo modello di industria. Le infrastrutture a reti, trasporti, energia e comunicazioni, costituiscono la chiave di volta dei processi produttivi avanzati. Occorre pertanto muovere proprio da questi servizi essenziali ai cittadini e alle imprese per invertire un cliché storico costruito sull’autoreferenzialità dei monopoli pubblici, nonché da fenomeni speculativi di crescente rilievo, per rilanciare il ruolo cruciale del lavoro e quello sociale dei cittadini/utenti dando vita ad un sistema originale di partecipazione in grado di equilibrare strategie industriali, offerta di servizi di qualità, remunerazione di capitale, in uno scenario di chiaro segno collettivo, che investe il sistema delle reti di utilità universale. ”La Flaei Cisl e la Fondazione Enérgeia - ha sottolineato Carlo De Masi - sono artefici di un’iniziativa capace di infondere nuova vitalità ai servizi pubblici essenziali, partendo dal valore strategico delle reti infrastrutturali. Il sindacato – ha proseguito De Masi – diviene oggi parte fondante di un modello innovativo di relazioni industriali, in modo da ribadire la centralità del lavoro, quella della partecipazione aperta ai cittadini/utenti, in una configurazione di mercato in grado di conservare il controllo dei beni primari”. Infine. ”Si tratta con tutta evidenza - ha concluso il segretario generale della Flaei - di un progetto di grande valore sociale che accomuna lavoratori, imprese e istituzioni attorno alla filosofia di una crescita industriale equilibrata e responsabile, di cui la Cisl si rende interprete proprio attraverso la nuova Federazione delle Reti. Superiamo così una visione esclusivamente economicistica dei servizi a rete, ricollocandoli nell’alveo di una utilità sociale che produce valore e lavoro, scandita dalla partecipazione”. Ubaldo Pacella 7 VENERDÌ 27 GIUGNO 2014 il sindacato prova a camLucchini, APiombino biare passo. L’occasione è l’assemdei delegati Lucchini, il luogo giusto conto blea secondo la Fim per mettere a fuoco un programma breve, in poalla rovescia l’obiettivo: chi punti. Il primo, spiega il segretario naFim Marco Bentivogli, è “fare di per la cessione. zionale tutto affinché la cessione dello stabilidella Lucchini di Piombino avvenFim: mento ga entro il mese di luglio e che, a partire fine della prima settimana, si chiustringere dalla da la possibilità di presentare offerte vinentro luglio colanti”. Il secondo è che in questo periodo il gruppo indiano Jindal è nella fase più avanzata per la verifica della possibilità di acquisizione; qualora ciò avvenisse è necessario che “il piano industriale da presentare entro il semestre successivo garantisca lo sviluppo degli asset produttivi e una riqualificazione industriale tecnologica dell'area a caldo dello stabilimento”. Infine, dice Bentivogli, bisogna “accelerare il percorso per concretizzare tutte le azioni previste nell'accordo di programma a partire dalla realizzazione di un polo per la rottamazione navale su cui, a prescindere dalla destinazione del- la nave Concordia, va riconfermato l'impegno del ministero della Difesa a destinare a Piombino le navi militari da dismettere e rottamare”. Piombino, come Taranto, Portovesme, Terni, Genova: sono il banco di prova, sostiene la Fim, della capacità del Governo e delle istituzioni locali “di difendere il settore primario dell'industria italiana e la nostra sovranità economica e con essa centinaia di migliaia di posti di lavoro”. Verso lo sciopero. I sindacati e le mosse del governo Perl’Ilva iltempo èscaduto conquiste del lavoro focus D ove va l’Ilva? Il governo ha veramente una strategia per lo stabilimento di Taranto? Sono domande che dalle parti dei sindacati in molti si pongono, e non da oggi. Ma il cambio della guardia tra Bondi e Gnudi nel ruolo di commissario, voluto dal governo Renzi, le dichiarazioni di alcuni ministri (in prima battuta il titolare dello Sviluppo Economico Guidi) sulla necessità di rivedere il piano industriale da poco messo a punto proprio da Bondi, hanno rafforzato le perplessità. Tanto che Fim Fiom e Uilm hanno annunciato per l’11 luglio una giornata di sciopero accompagnata da una manifestazione sotto Palazzo Chigi. Il problema, fanno notare dalla Fim, è che l’arrivo del nuovo commissario ha di fatto congelato la situazione, senza peraltro che sia stato avviato alcun contatto con i sindacati. I quali, tanto per dire, continuano a veder sfilare nello stabilimento di Taranto le delegazioni di alcuni potenziali investitori - ultima in ordine di tempo, mercoledì scorso, quella di Arcelor Mittal - delle cui intenzioni poco o nulla, se non forse nelle stanze di Palazzo Chigi, viene lasciato filtrare. Di certo, annota il segretario nazionale della Fim Marco Bentivogli, la designazione di Gnudi, in larga parte dettata dalla necessità di aprire un varco in un sistema bancario che nei confronti dell’Ilva si è dimostrato quanto mai prudente, finora si è rivelata poco incisiva. Lo dimostra il fatto che il primo problema di Taranto, almeno a breve, resta la mancanza di liquidità: ”L’Ilva fatica sia con i pagamenti all’indotto - dice Bentivogli - che con gli stipendi: questo mese i soldi in busta paga arriveranno, ma è chiaro che non si può tirare avanti così”. Quanto all’interessamento di Arcelor Mittal, non sarà certo il sindacato a chiudere la porta: ”È senz’altro una buona notizia che una grande multinazionale si interessi all’Ilva - conferma Bentivogli Bisogna però vedere qual è il disegno complessivo. Non dobbiamo dimenticare che Arcelor Mittal in Europa ha chiuso una a una tutte le aree a caldo dei suoi stabilimenti”. Qualche timore insomma c’è. Timore che va esteso anche alle mosse di alcuni player italiani che hanno rivelato apertamente di guardare a Taranto. Sostiene sempre Bentivogli che ”Ilva è un gruppo fortemente integrato sul piano produttivo”, dunque una manovra finalizzata ad una cessione ”a spezzatino” delle diverse attività (ipotesi: gli stabilimenti del Nord ai pretendenti italiani, Taranto ad Arcelor) finirebbe per danneggiare tutta la siderurgia italiana. Del resto sono in molti in Europa a tifare per un ridimensionamento di Taranto, che risolverebbe in gran parte il problema di sovracapità produttiva che affligge il settore. Particolare non secondario: il conto lo pagheremmo noi. Alla fine decisivo sarà il nodo delle risorse. Se andrà in porto l’aumento d capitale, se le banche concederanno ossigeno, se si chiarirà definitivamente il ruolo dei Riva, allora è possibile che il progetto elaborato da Bondi poco prima della sua uscita di scena abbia una chance. Nel complesso servono 4,1 miliardi fino al 2020 per realizzare un piano in due fasi. Prima fase: 1,8 miliardi per realizzare gli interventi previsti dall’Aia con scadenza 2016, più 635 milioni da spendere sulla sicurezza del lavoro. Seconda fase: un miliardo e 750 milioni da investire fino al 2020 in innovazione tecnologica. Il grosso di questi 4miliardi dovrebbe arrivare dall’aumento di capitale (1,8 miliardi), dal mercato e da risorse interne (1,5 miliardi). Qui entrano in ballo i Riva, perché una parte importante delle risorse potrebbe essere reperita chiedendo alla magistratura milanese di sbloccare gli 1,7 miliardi sequestrati alla famiglia nell’ambito delle indagini su reati fiscali e valutari. In caso di cambiamento degli assetti proprietari si aprirebbe lo spazio - ragiona Bentivogli - per il modello public company: ”Il governo potrebbe, anzi, dovrebbe, spingere in quella direzione. Che è coosa assai diversa dal chiedere la nazionalizzazione: lo fa già la Fiom e non ha senso. Una governance più aperta e partecipata sarebbe necessaria specie con l’ingresso di soci italiani che, con l’eccezione di Arvedi, non hanno il peso per essere decisivi, e per giunta sommano al profilo industriale quello speculativo”. C.D’O. Taranto. Le paure dei lavoratori, l’attesa di una svolta dopo l’incertezza “Cisentiamo abbandonati” T aranto Brindisi (nostro servizio) - Il presente e futuro dell’Ilva e la salvaguardia della siderurgia, settore strategico per il Paese, saranno al centro di una mobilitazione di Fim Fiom Uilm, fino alla protesta portata alle soglie di Palazzo Chigi il prossimo 11 luglio qualora perduri, sulla questione, l’inerzia del governo Renzi. L’assemblea nazionale sulla siderurgia e la prima apertura di un tavolo presso il Mise, a maggio scorso, si legge in un comunicato unitario, evidenziarono “l’assoluta emergenza” su cui il Governo si impegnava “a convocare in tempi brevissimi un incontro” poi, però, il nulla. Intanto si era costretti a prendere atto delle dimissioni del commissario Enrico Bondi anche su input di Federmeccanica e della nomina, ai primi di giugno, di Piero Gnudi il quale, a differenza del predecessore, venuto una sola volta a Taranto non ha ritenuto opportuno incontrare i sindacati. “Sia chiaro al Paese che la situazione qui è incandescente, a rischio di gestione democratica se non si danno certezze agli 11 mila lavoratori diretti e alle migliaia già in sofferenza nel sistema appalto”, rileva Daniela Fumarola, leader della Cisl Taranto - Brindisi, “ma ciò sarà possibile se il Governo dà alla questione Ilva rilevanza nazionale rivelando finalmente le proprie scelte di politica industriale, di investimenti, di capacità produttiva, di salvaguardia occupazionale, se assicura la copertura finanziaria per gli interventi di ambientalizzazione dello stabilimento nei tempi stabiliti e se garantirà la regolare erogazione degli stipendi”. In merito all’accelerazione data alla vertenza siderurgica Mimmo Panarelli, segretario generale della Fim Cisl Taranto - Brindisi confessa il proprio turbamento per “l’assenza di un benché minimo rumore o di uno sfiato, nemmeno a decine di metri di distanza, mentre ero l’altro ieri nello stabilimento”, con la preoccupazione che “l’andata via di Bondi possa decelerare l’applicazione dell’Aia e che Gnudi abbia ricevuto il solo mandato di decretare la fine della siderurgia a Taranto e, di conseguenza nel Paese, salvo consegnarla a buon mercato nelle mani di acquirenti stranieri”. Al Governo, dunque, ”chiediamo liquidità” incalza Panarelli “perché è da tempo che i fornitori non vengono pagati, per garantire gli stipendi ai dipendenti diretti e dell’appalto e perché al nuovo Commissario sia attribuita una dotazione finanziaria mirata, ciò che Bondi non ha mai ottenuto”. Il segretario Fim si dichiara consapevole della responsabilità sindacale nei confronti degli interessi dei lavoratori ma non omette di osservare come “nessuna istituzione locale, regionale o nazionale, meno che mai i parlamentari fanno sentire la loro vicinanza alla nostra lotta, sebbene rispetto al 2012 disponiamo di una legislazione a sostegno della siderurgia, salvo prendere atto della mancanza di molti decreti attuativi che solo un supporto istituzionale potrebbe accelerare”. A margine dell’assemblea unitaria delle Rsu di ieri Egidio, impiegato, delegato Fim, da 32 anni in azienda, ha confessato a Conquiste che “stiamo vivendo male in uno stabilimento dove non si sa chi comanda, né chi deve dare risposte ai problemi operativi. Da due anni non si hanno pezzi di ricambio e, paradossalmente, anche se si susseguono moniti a porre attenzione alla sicurezza non si riescono ad avere guanti nuovi, né indumenti specifici, né dotazioni antinfortunistiche.” Anche Francesco, 15 anni in Ilva, Rsu Fim nel reparto Agglomerato, vive “con profonda tensione il momento, come tutti i miei compagni di lavoro che devono fare fronte alle spese correnti come in ogni famiglia” e riflette che “se appena il 10% dell’Aia è stato realizzato, paradossalmente più che ai lavoratori è al Presidente del Consiglio che dovrebbero interessare le sorti dello stabilimento, perché qui si giocano interessi industriali estremamente delicati ed è sempre qui che si vede chi, come noi lavoratori e le nostre organizzazioni sindacali, ha davvero a cuore le sorti del Paese”. Massimo Caliandro 8 VENERDÌ 27 GIUGNO 2014 Note Book a cura di Andrea Benvenuti conquiste del lavoro social Blog e social network: ecco i siti con immagini creative commons Navigare sul web alla ricerca di immagini da collegare a un contenuto, per molti responsabili di siti, blog o profili social network, è un problema quotidiano. Nella maggior parte dei casi, infatti, gli operatori individuano, salvano e caricano foto senza preoccuparsi se l’immagine selezionata è protetta da copyright o da diritto d’autore. L’atteggiamento diffuso del “io speriamo me la cavo...” è non solo rischioso ma lede il diritto esclusivo dell’autore se non sussistono accordi di concessione e riproduzione. L’importanza di visualizzare un contenuto non si discute e la Rete, nel caso non si possa spendere, offre l’opportunità “di trovare una serie infinita di risorse di pubblico dominio o con licenza Creative Commons e di creare in autonomia i soggetti visivi”, come posta Michele Mancino sulla pagina “Community manager italiani” di Google+. Citando un articolo pubblicato, a sua volta, su Bufferapp, viene proposta una lista di link e strumenti che aiutano gli operatori a risolvere il problema delle immagini. Si tratta di 26 siti che forniscono database gratuiti, strumenti di ricerca, tool per creare da zero e modificare le immagini ma anche per tagliare e scoprire la provenienza di una foto e di come è stata utilizzata. Ecco allora lo short link creato per voi che vi porta direttamente alla pagina dove trovate tutti i siti: http://goo.gl/tYNMCG
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