il giornale degli architetti e degli ingegneri della provincia di lecco
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il giornale degli architetti e degli ingegneri della provincia di lecco NOTES - n. 6 / maggio 2005 - Poste Italiane Spa - Spedizione in A.P. In caso di mancato recapito si prega inviare al CPO di LEcco, Via Lamarmora, 10 per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il diritto fisso dovuto maggio05 Oscar Niemeyer letto da Nefertiti a Sant’Eldrado Tangram architettura 2004 il profumo: la bellezza dell’indefinibile lavori di bonifica di amianto progettare con software interoperabile salone del mobile 2005 intersezioni rotatorie Roma Oleg Zastrow paesaggio la firma digitale testo unico dell’edilizia e gli impianti architetti sulle nevi arte e architettura n tes maggio05 editore Associazione degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri della Provincia di Lecco direttore responsabile Ferruccio Favaron Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Lecco CONSIGLIO DELL' ORDINE CONSIGLIO DELL' ORDINE PRESIDENTE Ferruccio Favaron VICE PRESIDENTE Elio Mauri SEGRETARIO Arnaldo Rosini TESORIERE Alfredo Combi CONSIGLIERI Davide Bergna Carmen Carabús Massimo Dell’Oro Gerolamo Ferrario Massimo Mazzoleni PRESIDENTE Teodoro Berera VICE PRESIDENTE Maurizio Faravelli SEGRETARIO Angelo Valsecchi TESORIERE Sergio Clarelli CONSIGLIERI Giancarlo Alderighi Gian Carlo Cerveglieri Antonio Molinari Giuseppe Riva Matteo Calvi segreteria e pubblicità Anna Acquistapace Raffaella Oluic segreteria e pubblicità Adele Graziano Via Roma, 28 - 23900 LECCO tel 0341 287130 - fax 0341 287034 [email protected] Via Roma, 28 - 23900 LECCO tel 0341 286107 - fax 0341 286794 [email protected] direttori editoriali Teodoro Berera Tiziana Lorenzelli Arnaldo Rosini referenti per gli enti pubblici Alfredo Combi Angelo Valsecchi coordinamento editoriale Sergio Clarelli Gerolamo Ferrario ricerca iconografica e itinerari Guido De Novellis progetto grafico e impaginazione Daniela Fioroni Via Roma, 28 - 23900 LECCO tel 0341 286107 - fax 0341 286794 Gli articoli firmati esprimono solo l’opinione dell’autore. Non impegnano l’editore né la redazione. Stampato nel maggio 2005 da Tipografia Commerciale Via Ugo Bassi, 17 - Lecco copertina: Letto africano, tratto da “The bed and bath book”, Terence Conrad, Ed. Alexandra Towle, 1978 retro copertina: Casa a Canoas di Niemeyer, particolare della veranda, foto di Matteo Piazza NOTES - n. 6 / maggio 2005 Tariffa a regime libero: Poste Italiane Spa Spedizione in A.P. - 70% DCB Lecco; il giornale degli n tes n tes indice 3 incontro con l’architetto O. Niemeyer di Sergio Sergentini, giornalista e Matteo Piazza, architetto 6 dal letto di Nefertiti a quello di Sant’Eldrado di Alessandro Ubertazzi, architetto 9 Tangram architettura 2004 di Alfredo Combi, architetto 10 il profumo: la bellezza dell’indefinibile di Giulio Ceppi, architetto 12 lavori di bonifica di amianto di Sergio Clarelli, ingegnere 14 progettare con software interoperabile [I parte] di Vittorio Caffi, architetto 18 salone del mobile 2005 di Tiziana Lorenzelli, architetto 20 intersezioni rotatorie di Massimiliano Valsecchi, ingegnere 22 Roma di Guido De Novellis, architetto 24 intervista a Oleg Zastrow a cura della redazione di Notes 26 “il paesaggio la cosa più abbondate che c’é sulla terra” José Saramago di Carmen I. Carabús, architetto 28 la firma digitale di Antonio Molinari, ingegnere 30 testo unico dell’edilizia e gli impianti di Matteo Calvi, ingegnere 32 architetti sulle nevi di Alfredo Combi, ingegnere 33 arte e architettura di Eugenio Guglielmi, architetto 34 rubriche a cura di dott. Paolo Ripamonti, arch. Diego Toluzzo Cosa cambia nel mondo delle professioni intellettuali? Per il momento ancora niente. Negli ultimi anni il dibattito sul futuro delle professioni è stato molto vivace. Da tutte le parti è emersa l'ineluttabile necessità di dar corso a quei mutamenti che ci consentano di essere all'altezza delle sfide del nuovo millennio, utilizzando le grandi risorse intellettuali disponibili e valorizzando le specifiche competenze in un corretto rapporto concorrenziale. Attraverso una riforma in cui abbia grande rilevanza la formazione permanente così da garantire quell'innalzamento del livello professionale a garanzia della qualità del prodotto ma anche e soprattutto a tutela del cittadino-committente. Riforma che mediante la rivisitazione del sistema universitario sappia coinvolgere tutte le componenti di una società in costante evoluzione. Nel tentativo di trovare finalmente un'adeguata risposta al problema, accelerando nello stesso tempo le procedure, nel recente decreto legge sulla competitività il Governo ha inserito cinque punti contenenti disposizioni in materia di libere professioni, in cui sono state definite anche le modalità di riconoscimento delle associazioni non regolamentate, tema su cui spesso la disputa ha raggiunto i toni più accesi. La riforma delle professioni e quindi non solo dell'attuale sistema fondato su Ordini e Collegi ma anche del riconoscimento delle nuove professionalità emergenti, sembrava potersi realizzare in questa fine legislatura. Anche questo tentativo è però tramontato: visti i contrasti incontrati nel dibattito in Senato, il Governo ha ritirato l'emendamento delega e cancellato i quattro commi dell'articolo 2 che facevano riferimento a Ordini e Associazioni. Secondo il ministro Castelli si tornerà alla procedura del disegno di legge e, a nostro avviso con molta probabilità, anche in questa legislatura non se ne farà nulla. Almeno su un argomento c'è qualche certezza in più: la Gazzetta Ufficiale n. 75 del 1° aprile 2005, ha pubblicato la legge 31 marzo 2005, n. 43 di conversione del D.L. n. 7/2005 che, tra gli altri provvedimenti, all'art. 1 - septies "Organi di ordini professionali" prevede le principali disposizioni del regolamento elettorale per il rinnovo degli ordini. Nel testo si legge: "1. Nel procedere al riordino del sistema elettorale e della composizione degli organi degli ordini professionali, come previsto dall'art. 4, comma 3, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328, al fine di uniformare e semplificare le procedure, va assicurata la rappresentanza unitaria degli iscritti agli albi professionali nei consigli nazionali e territoriali con un numero di componenti dei consigli territoriali da sette a quindici in ragione del numero degli iscritti, un numero di quindici componenti per i consigli nazionali, e con una durata di quattro anni per i consigli territoriali e di cinque per i consigli nazionali. La durata è estesa a tutte le professioni dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328. ....omissis". Il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, nella seduta del 7 aprile 2005 ha, in prima lettura, espresso giudizio positivo in merito allo schema del regolamento elettorale, inviandolo poi al Consiglio di Stato prima dell'approvazione definitiva: incrociando le dita, se non sorgono altri problemi non ci saranno ulteriori proroghe ed entro giugno si potranno finalmente attivare le procedure elettorali. 1 2 La Regione Lombardia con l'approvazione in scadenza di legislatura della nuova "Legge per il governo del territorio" ha introdotto nuovi principi che mutano completamente la disciplina urbanistica. Dopo anni che da più parti si auspicava il superamento delle zoning, esce di scena il Piano Regolatore con le sue zone omogenee ed esordisce il Piano di Governo del Territorio. A poco più di un mese dalla pubblicazione ed in attesa degli indispensabili chiarimenti previsti, accanto ad interessanti novità restano i dubbi e le incertezze della prima lettura. Sembrerebbero venir meno le regole rigide con cui si è convissuto negli ultimi trent'anni. Ai comuni è riconosciuta più autonomia nel governo del proprio territorio. Fra gli strumenti di spettanza comunale e quelli di competenza di province e regione è chiesto solo il requisito della verifica di compatibilità. Il Piano Territoriale Regionale sarà uno strumento di programmazione e di conoscenza con cui definire a grande scala le politiche di governo del territorio ma senza la pretesa di controllo delle scelte di pianificazione comunale. Può in particolare prevedere la realizzazione di infrastrutture di interesse regionale e sovraregionale con immediata efficacia nei confronti dei livelli provinciale e comunale, ad eccezione per quanto compreso nei parchi naturali e nelle aree naturali protette. E' previsto un nuovo strumento, il Piano Territoriale Regionale d'Area, il cui rapporto con la pianificazione provinciale è però da meglio definire. Il ruolo di coordinamento delle province sembra indebolito, mentre in coerenza con il nuovo titolo V della Costituzione sembra particolarmente valorizzato quello dei comuni, anche se nei confronti dei più piccoli si dovranno inevitabilmente semplificare alcune delle nuove procedure previste. Così come andranno definiti i limiti della negoziazione con le forze economiche per evitare un'eccessiva egemonia degli interessi in gioco nei confronti della pianificazione locale. Ci sono comunque interessanti innovazioni e ci si limita a citare quelle relative ai concetti di compensazione e perequazione, alla compatibilità delle scelte di pianificazione con le risorse effettivamente attivabili ed alla prevista incentivazione della qualità del prodotto architettonico. Quest'ultime, connesse all'assegnazione di un premio volumetrico e quindi di un incentivo economico da effettuarsi in presenza di progetti di particolare valenza architettonica, tipologie innovative, edilizia sperimentale con applicazione di nuove tecnologie etc. Proprio su questi temi è aperta la sfida in cui i nostri Ordini intendono svolgere un ruolo decisivo e propositivo impegnandosi affinché, dopo le prime sorprendenti dichiarazioni del nuovo assessore regionale, tutto non finisca nel "se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi" tanto caro al Principe di Salina. Ferruccio Favaron PRESIDENTE ORDINE ARCHITETTIPPC DI LECCO Teodoro Berera PRESIDENTE ORDINE INGEGNERI DI LECCO INTERVISTA Sergio Sargentini e Oscar Niemeyer, foto courtesy Sargentini In un’intervista inedita il messaggio di umanità d’un giovanotto di 97 anni, che il Salone del Mobile ha omaggiato nella mostra inaugurale incontro con l’architetto Oscar Niemeyer di Sergio Sargentini, foto Matteo Piazza R io de Janeiro Brasile 12 gennaio 2005 ore 10 -3940 Copacabana S.S. : ...l'architettura moderna è impotente di fronte ai forti interessi economici e non riesce a dare soluzione agli innumerevoli disagi dell'uomo, soprattutto l'uomo comune al quale bisognerebbe rendere conto anche perché rappresenta la maggioranza. Qual'è il suo parere in proposito? O.N. : Per me il problema è il regime, in cui noi viviamo, il regime capitalista, che genera la discriminazione sociale e la città è divisa tra poveri e ricchi... Stiamo vivendo una situazione molto difficile, d'altra parte le città crescono senza controllo, le città dovrebbero avere una densità di popolazione limitata, invece la popolazione si è moltiplicata, il potere immobiliare è molto forte, occupa gli spazi vuoti che sono importanti, necessari. Pian piano il rapporto fra volumi e spazi liberi sta sparendo... Tutte queste cose rendono difficile l'azione dell'architetto. In generale l'architetto non legge, legge poco. Spesso esce dalla scuola e diventa un buon professionista, ma senza esperienza di vita e di questo mondo perverso in cui dovrà vivere... Penso che sia meglio leggere un romanzo invece del libro di architettura, perché sappiamo già che cos'è l'architettura. Ogni architetto sta cercando di fare una cosa fatta bene con la propria architettura. Per me l'architettura è importante quando compie un suo obbiettivo, quando è bella, quando sorprende, tutto il resto è pura ripetizione. L'architettura che faccio io è basata sul cemento armato che ci offre tutto (ed in Brasile costa meno), cerchiamo di ridurre i sostegni, le colonne, per raggiungere un'architettura più libera, più sciolta, rappresentando così in una maniera migliore il cemento armato. Ritengo però che non debba esistere un'architettura ideale, sarebbe una ripetizione, sarebbe la monotonia, ogni architetto deve avere la sua propria architettura, questa non è una critica ai colleghi. Faccio il mio lavoro perché mi piace, non faccio quello che gli altri vorrebbero che io facessi. Non voglio fare un'architettura che piaccia agli altri, faccio quello che sento, che mi fa piacere, ma sono anche consapevole che la vita è più importante dell'architettura... L'architettura non cambia niente è la vita che può cambiare. Inoltre, in realtà, so che l'essere umano è 4 insignificante, ognuno di noi realizza una piccola storia che con il tempo svanisce e quindi ognuno di noi deve essere umile e fare in modo che gli altri siano i nostri compagni nell'avventura della vita, dobbiamo essere solidali ed avere una posizione politica coerente, contro la borghesia, contro la disegualianza, in un mondo più giusto come Marx ha suggerito. E quando tutti saranno uguali, quando non ci saranno più differenze di classi sociali, l'architettura sarà più semplice, sarà più umana, si rivolgerà ai problemi della società, il potere immobiliare sparirà e la vita sarà migliore per tutti. Quando ero piccolo vivevo con mio nonno, era una vita comoda. Lui era Ministro del Supremo Tribunale Federale, aveva appeso alla parete il ritratto del Papa, mia nonna apriva la finestra e ci trovavamo nell'oratorio e la messa era detta in casa, era una famiglia piena di pregiudizi. Quando ho cominciato a vivere da solo mi sono dimenticato di tutte queste cose, ho capito che il mondo è troppo ingiusto, che l'essere umano non è nessuno e che è necessario cambiare queste cose. In questo ufficio, tutti i martedì abbiamo lezione di filosofia e un altro giorno una lezione sul cosmo, non basta soltanto guardare il cielo per sapere che siamo piccoli, dobbiamo essere modesti, darci le mani... (ora capisco il gesto del caloroso saluto con cui mi ha stretto la mano). Vivere nella migliore maniera possibile, noi siamo i figli della natura, e come lei invecchiamo, la vita è un attimo e questo attimo deve essere vissuto bene, ecco tutto". S.S. : Quindi l'architettura non può risolvere i problemi dell'uomo più debole, indifeso...? O.N. : Questo si risolve andando a protestare sulla strada, non con l'architettura, l'architettura non risolve. Il problema sociale è quello che informa, è quello che mi dice cosa fare... S.S. : Come vede la Città del futuro rispetto a Brasilia? O.N. : Migliore, più semplice. A questo punto preme un pulsante sullo scrittoio arriva un suo aiutante e guardandomi O.N. : Cercherò di farti vedere l'ultimo progetto. E' una costruzione nel sud del Brasile, alla frontiera con il Paraguay, questo è il Rio Grande, le cascate di Iguaçu. Farò un palazzo che accompagna le curve del terreno: qui c'è l'amministrazione, poi ho creato un grande lago, ho fatto un collegamento fra l'ammini- Casa a Canoas (Rio), architetto Oscar Niemeyer, foto Matteo Piazza, marzo 2005 5 strazione e l'auditorio e in mezzo c'è la torre di cui avevamo bisogno, con il ristorante, dall'altra parte del fiume si trova il Paraguay. Il progetto è piaciuto loro così tanto che ci hanno chiamato per fare una cosa simile dalla loro parte. Si rivolge al suo aiutante O.N. : Vedi se ci sono delle fotografie di quel palazzo di Minas... questo è un palazzo di 150 metri di lunghezza, ci sono 4 colonne e sopra una lastra e tutto il palazzo è sospeso con tiranti, abbiamo ridotto gli appoggi e la struttura diventa più semplice e più audace più chiara nel risolvere i problemi statici. S.S. : Quale tipo di materiale intende usare? O.N. : Cemento armato, qui in Brasile costa meno, ma l'architettura si sviluppa con l'evoluzione della tecnica; la prima costruzione il primo arco, la prima curva, le cattedrali... possiamo tornare al passato solo per curiosità. Barca funeraria egizia Una lettura storica dell'arredo dalle sue origini più remote e misteriose dal letto di Nefertiti a quello di Sant’Eldrado di Alessandro Ubertazzi* ggi, nel settore del mobile, diamo quasi tutto per scontato. In realtà, abituati come siamo a vivere in case relativamente complete e anche complesse, ci rendiamo poco conto del significato che il mobilio assume per la nostra stessa vita e, comunque, in rapporto alle finalità e ai contenuti funzionali e rituali che altre culture o altre comunità gli conferiscono in relazione alla loro vita. Ma quali sono gli archètipi del mobile? Credo che gli archètipi dei mobili esistenti nel nostro contesto occidentale siano tutti sostanzialmente riconducibili ad alcune funzioni essenziali, originarie e primigenie: "giacere", "sedersi", "disporre di un piano di lavoro" e "contenere cose di vario genere"... Parliamo dapprima delle attrezzature per giacere. Nell'Odissea vi è una pagina molto bella che descrive il letto di Ulisse. Nonostante l'astuto, mitico eroe greco appartenesse alla classe dominante, il giaciglio, ricavato nel cavo di un vero e proprio albero di ulivo, nel quale dormiva con la sua sposa non offriva particolari comodità. Desidero ricordare qui che l'ulivo è ancora oggi il legno evocativo della fedeltà coniugale ed è spontaneo pensare che dormire fisicamente nell'alveo di un albero di quel tipo avesse certo anche una grande intenzione simbolica e un intenso significato rituale legato alla fondamentale ipotesi culturale occidentale che la famiglia sia il nucleo costitutivo della società (in molti altri ambienti umani non è necessariamente così). Se è vero che uno dei letti antichi lo possiamo così conoscere attraverso una puntuale narrazione epica, girando per i musei del mondo (e qui ricordo in particolare il Metropolitan Museum di New York) si possono osservare direttamente molti interessanti letti che sono stati prodotti nell'antico Egitto da bravissimi artigiani. Già quattro/cinquemila anni fa, infatti, gli ebanisti egiziani realizzavano talune suppellettili che si rivelano ancora oggi necessarie e utili: molte di queste ci sono pervenute quasi intatte dalle profondità della storia perché rimaste in un contesto ambientale caldo e asciutto che le ha preservate dal degrado e dalla Poggiatesta egizio O ARREDO Poggiatesta dei Baluba consunzione. Gli antichi egiziani producevano mobili, assai simili a quelli che facciamo noi oggi, mediante asce, scalpelli, pialletti e attrezzi praticamente uguali ai nostri. In realtà, il letto primigenio caratteristico della cultura africana originaria (che afferisce molto più tardi alla nostra) è un dispositivo, ancora in uso presso talune popolazioni che vivono ai margini della civiltà occidentale; esso è molto semplice, adatto solo a sostenere la testa del dormiente. Evidentemente fin dall'inizio, questa parte del corpo era già considerata un elemento umano essenziale e importante, forse la cosa più importante di cui la persona poteva disporre; perciò essa veniva rialzata su una specie di appoggio. Il letto si riduce così ad un semplice (ma penso piuttosto scomodo) poggiatesta. In realtà, questo poggiatesta è una piccola scultura che presenta un ripiano leggermente ricurvo: il dormiente si accucciava per terra e vi adagiava il suo cranio. Più ancora che le membra, l'arcaico letto africano sembra concepito per far riposare il cervello mentre la testa, come parte del tutto, assume un evidente significato riassuntivo e rappresentativo di tutta la persona. Se giacere significa poter dormire e ritornare metaforicamente nel grembo materno, la testa assume comunque un'importanza essenziale e simbolica. Se, some si è detto, la posizione indotta da quel curioso mobile non doveva essere (e non è) particolarmente comoda, essa fornisce però uno degli insegnamenti più importanti che derivano dalle riflessioni sul mobile e, in generale, perfino sui modi di vivere. Non è infatti necessariamente vero che l'eleganza della vita di un essere umano possa o debba essere fondata sulla ricerca di comodità; essa è, semmai, fondata sulla ritualità che egli ha nel porsi e nel proporsi e, soprattutto, nella ricerca personale di contenuti espressivi e comunicativi, sulla ricerca di un equilibrio interiore ed esteriore. L'eleganza personale è frutto di una ricerca altrettanto personale: la praticità, invece, non può essere confusa con la ricerca, con la affermazione e la comunicazione della propria tendenziale ricchezza valoriale. Certe popolazioni afri- 7 cane e anche estremorientali dormono in quel modo non necessariamente comodo forse perché ritengono, così, di potersi distinguere dagli altri esseri del regno animale al quale, peraltro, noi stessi ancora apparteniamo molto esplicitamente. Il letto diventa, così, lo strumento per sottrarre la testa (e la mente) dalla natura naturale e proiettarla in un desiderabile futuro autonomo da questa. Prescindendo da quell'attrezzo, certo un po' primordiale, il letto assume nel tempo delle forme molto più facilmente riconducibili a mobili come li intendiamo oggi. Inizialmente si tratta di giacigli dotati di gambe che incominciano a sollevare l'intero corpo dal suolo; peraltro questo è spesso costituito da terriccio compattato (raramente, infatti, il suolo delle abitazioni di quasi tutte le popolazioni antiche e di molte tra quelle contemporanee in varie parti del mondo è rifinito con materiali nobili).... La scelta di elevare il corpo dell'uomo, di distaccarlo e direi quasi, di farlo "lievitare" dalla terra (alla quale peraltro appartiene e tornerà) è un passo concettualmente molto importante. Il letto è, così, un giaciglio che permette di ottenere alcune prime elementari condizioni di igiene del sonno. I nostri recenti antenati avevano osservato e riflettuto (e perciò sapevano bene) che il letto non può ridursi a una semplice superficie su cui coricarsi; essi hanno escogitato trucchi, hanno introdotto accorgimenti che sono il frutto evidente non solo di congetture sulla forma ma soprattutto sulle logiche igieniche e comportamentali atte a realizzare correttamente questo mobile. Per esempio, la parte sottostante del letto deve essere aperta e ventilata; il pagliericcio e, comunque, lo strato della speciale sostanza che serve per attutire la durezza del supporto, deve poter traspirare, deve poter respirare e Letto romano lasciar "girare l'aria". Il nostro letto come quello dei nostri diretti progenitori era costituito da pareti laterali, quattro gambe e un pianale di assi sulle quali veniva posato un "paglione", un sacco fatto di crine vegetale o animale (spesso le "barbe" e le foglie che avvolgono la pannocchia del granoturco) o, nei casi più ricchi, di lana. Il materasso e lo stesso pagliericcio dovevano essere rivoltati, girati tutti i giorni perché rilasciassero gli umori emessi dai corpi durante il sonno; il letto doveva cioè essere "fresco". Fin dagli esempi di due/tremila anni a.C., si capisce benissimo Letti egiziani che l'intenzione di staccare il corpo da terra e di collocarlo su una superficie dotata di un "sacco" cedevole corrisponde alla necessità di ventilare le strutture, di scongiurare l'accumulo di mala-aria. Questo concetto permane nella tradizione colta dei nostri mobilieri in quasi tutti i tempi (oggi forse non più): poiché il dormire era ed è considerato un'attività rigeneratrice del fisico, questa azione deve essere impeccabile anche sotto il profilo della salubrità e della igiene per evitare una triste gamma di acciacchi. Un letto particolarmente antico (che appartiene già alla tipologia evolutiva caratteristica della Tavola tratta dall’Encyclopedie nostra cultura Occidentale e che ho potuto osservare recentemente) è rappresentato in un affresco dei primi del Mille dell'era moderna (a cavallo, cioè, fra l'evo antico e quello moderno, ancora fra le ultime espressioni della bassa romanità). Il dipinto si trova presso l'Abbazia della Novalesa, al confine con la Francia e raffigura, fra l'altro, il letto in cui sarebbe nato Santo Eldrado e che lui stesso avrebbe utilizzato nel seguito della sua vita. Nella rappresentazione artistica esso è ripetuto varie volte. Costituito da quattro piantane tornite, relativamente bassotte e dotate di una specie di "pigna" ai quattro angoli, Cappella di Sant’Eldrado nell’abazia di Novalesa esso prevede certamente un'armatura (che non si vede), delle sponde che lo definiscono e un pagliericcio, probabilmente un sacco di paglia, di foglie o di piume. Mi sembra difficile che il pagliericcio fosse di lana perché questa sostanza allora era preziosa e serviva soprattutto per fare i vestiti. Nel letto si nasce, ci si riproduce, ci si riposa, ci si rigenera, ci si ammala e si muore: nel letto succede quasi tutto. [Segue nel prossimo numero] Bois gravé del XV secolo Riferimenti bibliografici per le illustrazioni. • Clelia Alberici, Mobili regionali italiani: il mobile lombardo, Görlich Editore, Milano, 1969 • Andrea Disertori e Anna M. Necchi Disertori, Il mobile lombardo, riconoscere gli stili e distinguere i falsi, Giovanni De Vecchi, Milano, 1992 • Alvilde Lees-Milne (a cura di), La stanza del gentiluomo inglese, Umberto Allemandi & C., Torino, 1987 (edizione originaria, Inghilterra, 1986) • Mary Eden e Richard Carrington, La filosofia del letto, Longanesi & C., Milano, 1968 (edizione originaria, Inghilterra, 1960) • Hubert Juin, Le lit, Atelier Hachette-Massin, Parigi, 1980 • Simon Jannes, L'antica Roma, Istituto Geografico De Agostani, 1991 (edizione originaria, Londra, 1990) • Gorge Hart, L'antico Egitto, Istituto Geografico De Agostani, 1991 (edizione originaria, Londra, 1990) • Bartolomeo Durante, Storia dell'Abazia di Novalesa, Gibaudo Editore, Cavallermaggiore, 1988. *Professore Ordinario di Disegno Industriale alla Facoltà di Architettura di Firenze e Politecnico di Milano Argomento trattato nell’ambito del Corso "Dal letto di Nefertiti al metrominimal; viaggio nella storia dell'arredamento in sette tappe", organizzato da Confartigianato-Unione Artigiani di Lecco, nell’autunno 2004. 8 V CONCORSI Alessia Silvetti e Diego Combi alla premiazione Il progetto per Piazza XI Febbraio a Dervio è risultato tra i primi quindici segnalati Tangram architettura 2004 di Alfredo Combi Venerdì 18 marzo scorso, in Vaticano, nel Palazzo della Cancelleria, con la splendida cornice della sala dei Cento giorni del Vasari, due giovani lecchesi, l'architetto Alessia Silvetti e il suo collega designer Diego Combi, di Cremeno, hanno ricevuto il "Tangram dell'architettura 2004". L'artistico premio è stato assegnato dal Consiglio nazionale Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in collaborazione con la rivista "Chiesa Oggi: architettura e comunicazione", della Dibaio editori. A rappresentare Lecco Silvetti e Combi hanno ripensato la piazza della chiesa parrocchiale di Dervio, piazza XI Febbraio, trasformandola da parcheggio in salotto e balcone sul lago. Un percorso di porfido e ciotolato l'attraversa, sfociando in un pontile di liste di teak sul lago. Oltre a svolgere la funzione di piazza è luogo di transito in quanto accesso alla spiaggia del paese. La riqualificazione prevede un percorso lungo il quale si incontrano alcune panchine d'acciaio in circolo, quasi un salotto all'ombra dell'albero presente sulla piazza, oggi in posizione marginale. Una piccola cascata d'acqua è lo snodo di passaggio, che trasforma la piazza in un balcone, maggiormente aperto sul lago di quanto lo è oggi. Il percorso sottolinea l'esperienza religiosa con i suoi simboli e significati per ridare un valore ed una funzione alla piazza. Il progetto è risultato tra i 15 progetti segnalati dalla giuria nazionale, dopo i primi dieci classificati. Questo concorso a livello nazionale è il primo ad essere stato organizzato per via telematica senza trasmissione cartacea e solamente via internet. Per maggiori informazioni visitare il sito internet all'indirizzo www.sagrati2004.architetturaitalia.it/EsitiSegnalati.asp TECNOLOGIE La dimensione olfattiva, sebbene sottomessa alla ridondanza visuale del nostro tempo, è quella che più di tutte le altre riesce a suscitare ed evocare emozioni e immagini immediate, senza che intervenga nella percezione un processo di cosciente razionalizzazione il profumo: la bellezza dell’indefinibile di Giulio Ceppi A rrivare in modo così diretto alle emozioni, prescindendo in larga parte dalle differenze sociali e culturali, fa dell'olfatto il senso più suggestivo da indagare ma allo stesso tempo difficile da controllare e progettare; tanto che spesso il racconto del mondo osmico assume i toni dell'indeterminato e dell'indistinto, prendendo a prestito da altre dimensioni sensoriali le parole o le immagini in grado di definirlo. Di fatto la sinestesia è sintomatica della ricchezza dell'esperienza olfattiva, capace di condensare in sè ricordi e memorie lontane e di "dare forma" a desideri sfuggenti. Nell'esuberante panorama sensoriale contemporaneo è dunque importante restituire all'olfatto la sua specifica dimensione poichè, oltre a saperci sedurre ed emozionare nel profondo, allo stesso tempo è il senso che più ci permette di sperimentare il fascino dell'ineffabile, la bellezza dell'indefinibile. Il profumo allo stato solido: la tecnologia delle Isole Olfattive L'universo della profumazione è per sua natura sfuggente, dinamico, volatile e indefinibile: controllare la dimensione olfattiva dello spazio, trattenerne le dinamiche nel tempo per un paesaggio olfattivo in forma più stabile e continua è sempre stata una sfida culturale di grande suggestione. Oggi la tecnologia delle Isole Olfattive (tecnologia I.O) consente di gestire l'anima ineffabile della profumazione, di darle una temporalità e una spazialità fino ad ora incontrollabili. Ifatti la quasi totalità dei sistemi a rilascio controllato dei profumi avviene tramite nebulizzazione: le goccioline di profumo si distribuiscono in un'ampia area, normalmente nella parte superiore dell'ambiente e tendono poi a sedimentare, per effetto della gravità, precipitando terra. Anche se la concentrazione del profumo è uniforme, dopo poco tempo il profumo stesso non è più percepibile perchè sottratto alla nostra fonte di rilevamento, il naso. L'evaporazione puntuale è invece un sistema diffusivo localizzato in un punto definito dello spazio (Isola Olfattiva). Si sfrutta l'effetto "camino", dove la quantità di fragranza emessa è controllata dall'altezza del "camino" di emissione. Si crea un sistema di equilibrio dinamico (emissione della fragranza) continuo, che consente di controllare l'intensità e la durata del segnale olfattivo e di governare l'ampiezza della zona di percezione: il sistema di evaporazione puntuale è matematicamente, dimensionalmente e temporalmente programambile Diventa quindi possibile controllare osmicamente lo spazio, ipotizzare obiettivi di marketing olfattivo, e relizzarli tramite il controllo di soglie e volumi, corridoi e stanze, angoli e passaggi, in cui giocare architettonicamente e dinamicamente con la percezione del profumo: un'architettura invisibile, un design subliminale, un altro elemento di interazione arricchimento sensoriale per il progettista, la cui grammatica va però compresa e controllata con coscienza ed intelligenza, come sempre accade quando si parla di Progetto (notarsi la maiuscola). [articolo apparso su GAP Casa, n. 193] N SICUREZZA Scoibentazione in ambiente confinato di intonaco contenente amianto E' necessario ed auspicabile che nei lavori di bonifica da amianto il Coordinatore della sicurezza 494 abbia adeguati requisiti lavori di bonifica da amianto di Sergio Clarelli ei lavori di bonifica da amianto, in genere, si ha la presenza di un'impresa principale e di un'impresa subappaltatrice e, tra le due, la seconda è spesso (ma non necessariamente) l'impresa abilitata per la bonifica. Inoltre, capita di frequente, in questi lavori, che alla bonifica segua un'ulteriore lavorazione (ad esempio alla rimozione della coibentazione contenente amianto di tubazioni, spesso segue una ricoibentazione, come pure alla rimozione di una copertura in cemento amianto, spesso segue la messa in opera di una nuova copertura e così via) oppure che la stessa venga preceduta da altre lavorazioni (come ad esempio installazione di ponteggio da parte di altra ditta), per cui se pur non ci sia una contemporaneità di interventi, ci sono spesso sovrapposizioni di lavorazioni nel tempo, nello stesso cantiere, affidate ad imprese diverse. Quanto su indicato, unitamente alla presenza del rischio amianto, spesso congiunto al rischio di caduta dall'alto (entrambi rischi particolari di cui all'elenco contenuto nell'Allegato II del Decreto Legislativo n. 494/96, come modificato ed integrato dal Decreto Legislativo n. 528/99) comporta, molto spesso, che, ai sensi dell'articolo 3 del Decreto in questione, il committente o il responsabile dei lavori, contestualmente all'affidamento dell'incarico di progettazione, è tenuto a designare il Coordinatore per la progettazione e, prima dell'affidamento dei lavori, a designare il Coordinatore per l'esecuzione (le due figure possono coincidere nella stessa persona). Come noto, salvo casi particolari, il Coordinatore per la progettazione e il Coordinatore per l'esecuzione dei lavori devono essere in possesso dei requisiti di cui all'articolo 10 del Decreto Legislativo n. 494/96 e successive modifiche ed integrazioni, vale a dire di: • apposito titolo di studio (laurea tecnica, diploma universitario in ingegneria o architettura e diplomi di scuola secondaria superiore, tutti uniti ad attestazioni di esperienze lavorative pregresse nel settore delle costruzioni, rispettivamente di uno, due e tre anni); • attestato di frequenza ad un corso sulla sicurezza del lavoro nei cantieri edili di 120 ore organizzato da vari enti, autorizzati per legge. In questo corso di formazione, devono essere trattati i seguenti argomenti: • la legislazione vigente in materia di sicurezza e salute sul luogo di lavoro; • le malattie professionali; • le statistiche sulle violazioni delle norme nei cantieri; • l'analisi dei rischi; • le norme di buona tecnica e criteri per l'organizzazione dei cantieri e l'effettuazione dei lavori in sicurezza (uso delle macchine, dei Dispositivi di Protezione Individuali, ponteggi e opere provvisionali e così via); • le metodologie per l'elaborazione di piani d sicurezza e coordinamento. Per esperienza consolidata, in questi corsi, al tema amianto, sono dedicate, se previste, non più di 2 o 4 ore, raramente 6 ore. In base alla normativa vigente, ai suddetti professionisti basta il possesso dell'attestato di partecipazione a questo corso di 120 ore (nei cui contenuti, come visto, è appena, eventualmente, previsto qualche cenno al delicato problema amianto), unitamente ad una minima esperienza nel settore delle costruzioni, per svolgere le funzioni di Coordinatori della sicurezza anche nei cantieri di bonifica da amianto che, come noto, comportano rilevanti problematiche di lavorazione, sanitarie e di contaminazione ambientale. Alla luce di tutto quanto su riportato, con riferimento al cantiere di bonifica da amianto, emergono in modo evidente le difficoltà che potrebbe avere il Coordinatore 494 qualora egli fosse in possesso unicamente dei contenuti forniti dal suddetto corso di 120 ore. La norma, mai come in questo caso, fornisce la soluzione del problema, per consentire che anche il Coordinatore 494, come gli altri soggetti interessati a vario titolo all'intervento di bonifica da amianto (operatori e coordinatori amianto dell'impresa di bonifica, medici del lavoro e tecnici dell'organo di vigilanza), possa svolgere con consapevolezza e serenità il proprio compito. La soluzione, ad avviso dello scrivente, sta nell'acquisizione dei contenuti specifici del corso abilitante, di livello gestionale, di almeno 50 ore, previsto dall'articolo 10 del DPR 8 agosto 1994. In sostanza, anche se la legge, attualmente vigente, consente al Coordinatore 494, in possesso soltanto dei requisiti di cui al Decreto Legislativo n.494 e successive modifiche ed integrazioni, di gestire la sicurezza in fase di progettazione e in fase di esecuzione anche nei cantieri di bonifica da amianto, ad avviso dello scrivente, appare improrogabile la necessità di compensare la sua naturale lacuna mediante l'acquisizione della suddetta abilitazione. Pertanto, appare opportuno, necessario e giustificato che per i lavori di bonifica da amianto il Coordinatore 494 abbia, oltre ai requisiti previsti dal Decreto Legislativo n. 494/96, come modificato ed integrato dal Decreto Legislativo n. 528/99, anche l'abilitazione di tipo gestionale di cui all'articolo 10 del DPR 8 agosto 1994. Comunque, l'etica professionale, come noto, consiglia al professionista di astenersi dall'accettare un incarico per il quale non ha competenza né consapevolezza specifiche. Infine, qualora il Coordinatore 494, già in possesso dei suddetti due requisiti avesse anche la prevista sorveglianza sanitaria, avrebbe, a parere dello scrivente, tutti i requisiti necessari per poter effettuare un controllo, consapevole ed autorizzato all'interno del cantiere di bonifica (in particolare di quello per la decoibentazione (che senza ombra di dubbio presenta maggiori problematiche e rischi); solo in tal modo sarebbero possibili le verifiche ed i riscontri diretti, all'interno del cantiere, previsti dall'articolo 5 del Decreto Legislativo n. 494/96 e successive modifiche e integrazioni, considerando anche le difficoltà legate al tipo di lavorazione (DPI particolarmente limitativi dei movimenti, scarsa visibilità, scivolosità e così via). 9 TECNOLOGIE Il modello 3D consente l'estrazione dei documenti nelle varie fasi di vita dell'edificio (Romo 2003) Come condividere e scambiare i dati tra diversi sotfware in modo automatico e senza interveti manuali progettare con software interoperabile [I parte] di Vittorio Caffi* I l progetto di architettura è certamente un nodo cruciale nell'ambito dell'intero processo di produzione edilizia, poiché in esso si pongono le premesse relative all'intero ciclo di vita di un fabbricato. Se è vero che "è sul progetto che bisogna lavorare per salvare il grosso della qualità"1 in edilizia, è fondamentale, per chi il progetto lo elabora, dotarsi di strumenti che gli consentano di predisporre, in maniera corretta e organica, le informazioni che servono di supporto alle ulteriori fasi della produzione e che, in gran parte, ne condizionano gli esiti. Le IT2 possono concretamente favorire l'interazione e integrazione tra i soggetti protagonisti della fase progettuale e quale ausilio per meglio strutturare il prodotto finale, il "progetto", che deve essere chiaro e privo di ambiguità interpretative per assicurare una corretta esecuzione delle opere. Se al progetto, poi, si attribuisce il senso più esteso di "pacchetto informativo" a corredo di un fabbricato, agilmente consultabile e aggiornabile nel tempo, coerentemente con le modifiche cui può andare soggetto l'edificio, diventa un potente strumento gestionale, una base informativa utile durante tutto il ciclo di vita del costruito. L'attività progettuale può perciò assumere un ruolo centrale nel processo di produzione edile, a condizione di essere in grado di garantire le informazioni necessarie a tutte le altre fasi del processo. In realtà gli operatori del processo edile, tra i quali gli stessi progettisti, utilizzano applicazioni software dedicate a uno specifico compito, che spesso non sono in grado di scambiare reciprocamente informazioni, poiché ottimizzate per lo scopo per il quale sono concepite e dotate di proprio formato di rappresentazione dei dati, di solito non direttamente interpretabile da altri software3. Nel caso del disegno 2D, un edificio viene rappresentato come un insieme di punti, archi, linee e poligoni, mentre un modellatore 3D rappresenta l'edificio per solidi e/o superfici. Un software di computo metrico si preoccupa dell'edificio in termini di quantità di materiali e componenti, mentre un software per il calcolo strutturale tratta, oltre che gli aspetti geometrici dell'edificio, le proprietà meccaniche degli elementi portanti. Un software per l'analisi energetica a sua volta La frammentazione del sistema informativo edilizio contrapposta al modello informativo a oggetti condiviso secondo l'IAI. descrive i volumi del fabbricato e le proprietà dei materiali, in funzione del tipo di verifica da eseguire. Ciascun software si occupa di un particolare aspetto della progettazione, e perciò richiede dati specifici. Affinché il progetto di architettura si possa effettivamente porre quale fonte di dati a monte delle altre fasi produttive, è necessario che gli strumenti software utilizzati dal progettista possano condividere e scambiare dati con i software utilizzati dagli altri operatori in maniera semplice e sicura, secondo il concetto di interoperabilità: chi utilizza le IT per il progetto deve imparare a conoscere e sfruttare software interoperabili. Il software interoperabile Il software interoperabile è tale se è in grado di condividere e di scambiare dati con altri software in modo automatico, senza bisogno di interventi manuali sia per reinserire informazioni già definite sia per integrare eventuali perdite di dati che possono essere la conseguenza di operazioni di scambio non eseguite correttamente. Premessa per l'interoperabilità è la possibilità di costruire un modello 3D a oggetti - nel caso di un edificio gli oggetti possono essere i componenti strutturali quali fondazioni, travi pilastri, le chiusure, gli elementi impiantistici, ecc. - che sia in grado di contenere i dati relativi alle caratteristiche dei singoli componenti. Dal modello interoperabile CAD3D a oggetti è possibile ottenere facilmente e velocemente i dati per un software di computo metrico, per un software di calcolo strutturale, senza bisogno di nuovi input da parte dell'operatore e senza perdita di informazioni. Lo sviluppo di tale concetto è avvenuto negli ultimi dieci anni grazie alle attività di ricerca e sviluppo dell'International Alliance for Interoperability - IAI - un'associazione a carattere internazionale per la definizione di uno standard, pensato espressamente per il settore AEC (Architecture, Engineering and Construction) e per il Facility Management (FM), utile per la definizione di un archivio di progetto integrato basato su modello informatico. L'obiettivo dell'IAI è quello di garantire l'interoperabilità dei software per l'industria edilizia, al fine di facilitare lo scambio di informazioni attraverso l'utilizzo di un unico modello di progetto Object oriented, condiviso dagli operatori (committente, progettista, produttori, esecutori...), basato su uno standard definito IFC (Industry Foundation Classes). L'IAI, organizzato in 11 gruppi, o Capitoli internazionali, è rappresentata in Italia dal Capitolo Italiano, costituito ufficialmente a novembre 2004, che si occupa della diffusione e dell'adattamento dello standard IFC in ambito nazionale. L'organizzazione comprende oltre seicento membri, tra cui aziende produttrici di software e istituti di ricerca. Per avere informazioni si può consultare i siti http://www.iaiinternational.org e http://iaiweb.lbl.gov/ Informazione strutturata in maniera convenzionale e con IPDB. Il protocollo IFC (Industry Foundation Classes) Lo standard IFC, sviluppato dall'IAI permette di avere un linguaggio condiviso da tutti i domini disciplinari del progetto, capace di descrivere i dati necessari per rappresentare un edificio nella sua complessità e costruire un archivio integrato di progetto - definito come Integrated Project Database, IPDB - condiviso tra gli operatori. L'IPDB permette di evitare errori legati a 15 Elaborazione di prospetti e piante a partire dal modello informativo a oggetti condiviso. 16 inserimenti di dati ripetuti, garantisce la coerenza dei dati di progetto lungo tutto il processo, accresce efficienza ed efficacia delle comunicazioni, facilita lo scambio di dati e informazioni tra i progettisti, ciascuno per il proprio campo disciplinare: l'ingegnere strutturale, per esempio, può accedere ai dati forniti dall'architetto in maniera semplice e diretta e viceversa può fornire all'architetto i dati aggiornati secondo le proprie simulazioni e verifiche, in maniera che il progetto architettonico possa essere modificato correttamente e rapidamente, senza perdite di informazioni né di tempo. Le IFC - costruite a partire dalla norma ISOSTEP 10303 e riconosciute esse stesse come standard ISO/PAS 16739 - costituiscono un vero e proprio sistema per classificare e descrivere elettronicamente, in un formato utilizzabile da un software, gli oggetti che possono fare parte di un progetto edile: porte, pareti, finestre, impianti, elementi spaziali eccetera. Le applicazioni conformi alle IFC sono in grado di condividere e scambiare dati senza bisogno di conversione da un formato a un altro. Oggetti creati da un'applicazione CAD, saranno letti correttamente in tutte le loro caratteristiche da una qualsiasi altra applicazione conforme, ossia interoperabile, che potrà eseguire, per esempio, una simulazione energetica. La seconda applicazione, a sua volta, potrà aggiungere informazioni agli oggetti, e metterle a disposizione della prima. In questo modo è possibile costruire un vero e proprio documento di progetto condiviso tra operatori edili, utile per tutto il ciclo di vita dell'edificio [la II parte sul prossimo numero della rivista]. Elaborazione di dettagli costruttivi a partire dal modello informativo a oggetti condiviso (Tarandi, 2003). 1 Da G. Turchini, La qualità del progetto e la qualità del processo, in L'architetto n.° 146, maggio 2000. IT: Information Technologies. Accanto a tale dizione è diffusa anche quella, più estesa, di Information and Communication Technologies - ICTs. Le due forme, peraltro da ritenersi equivalenti, si differenziano per l'enfasi che la seconda pone sulla comunicazione dell'informazione come fase a sé rispetto al trattamento della stessa. Un altro acronimo utilizzato dagli addetti ai lavori è ITC - Information Technologies in Construction - che circoscrive palesemente il campo di riferimento. In questo testo si utilizza sempre la dizione IT, intesa come equivalente a ICT e anche a ITC. 3 Addirittura succede che versioni diverse dello stesso software non siano in grado di garantire sempre un corretto scambio di dati. 2 *Vittorio Caffi - Architetto, Dottore di Ricerca in Ingegneria ergotecnica edile - Docente Politecnico di Milano C A M I N I • • S T U F E P A R Q U E T P A V I M E N T I • • P A V I M E N T I B A G N I • P A R E T I S O P R A E L E V A T I C E • S I R I V E S T I M E N T I V E N T I L A T E • A R R E D O U S I T A L I A L A C U LT U R A D E L F U O C O coordiniamo dal progetto alla realizzazione di prestigio Andreani Geom. Paolo Via E. Monti, 13 zona ponte A. Visconti di Lecco GALBIATE tel 0341 364053 - fax 0341 271140 e-mail [email protected] www.andreani.it U F F I C I O • • G DESIGN Letto, Living Divani Letto in stile di Paolo Lucchetta Il mobile in stile supera lo stile del mobile mentre la finanziaria entra in famiglia salone del mobile 2005 di Tiziana Lorenzelli rande successo di visitatori al Salone del Mobile di Milano, alla sua ultima presentazione nella vecchia fiera in attesa di spostarsi nell'Aprile 2006 nella neo inaugurata sede di Rho-Pero. Un grande afflusso di stranieri, il 52% secondo il Cosmit, che compensano la stasi del mercato interno, orientato sempre di più verso il contract e l'hospitality nei quali le ditte italiane trovano uno sbocco che le afferma su scala internazionale proprio per l'alta qualità del prodotto e l'affidabilità professionale. In un Salone che negli ultimi anni ha basato la propria fama sull'innovazione creativa e costruttiva del mobile contemporaneo, è agli occhi di tutti una vistosa ripresa del settore del mobile in stile, forte dell'interesse esercitato nella fascia alta dei compratori del mercato russo, e ultimamente anche cinese. Lo stupore evocato dalla qualità dei dettagli e delle tecnologie d'avanguardia che hanno contraddistinto il design italiano, appare indirizzato verso ambiti che sono sempre stati considerati dell'architetto colto di serie b. Il mobile in stile è il vero protagonista del salone, con i suoi riccioli dorati in fedele Rococò, oversized per incontrare le esigenze dei nuovi ricchi mondiali, per cui l'esagerazione è un must. Il falso è la nuova icona dell'applicazione delle nuove tecnologie a controllo numerico. Mentre il designer di grido si cimenta in sculture in tondino di acciaio difficilissime da produrre rigorosamente artigianalmente, i prototipi del nuovo antico presentati al salone, intagliati a mano, costituiranno la matrice per una realizzazione completamente industrializzata, sfidando le nuove frontiere dell'automazione. Nel Fuori Salone il gruppo Charme, il private equity italiano creato da Luca di Montezemolo (insignito della laurea ad Honorem in Disegno Industriale al Politecnico di Milano, con un cerimoniale d'altri tempi) ha fatto un ingresso trionfale nel regno del mobile con una grandiosa mostra al Palazzo delle Ex Poste. Nello spazio che ha saputo ben sfruttare la suggestiva archeologia industriale esistente, con ambientazioni che esaltavano la qualità superlativa delle ditte rappresentate, l'unico assente era il mobile protagonista, quello scaturito dal genio del designer piuttosto che dalla pianificazione finanziaria. L'acquisizione del 30% della Frau, oltre che della Gufram e della Cappellini, da parte del gruppo Charme, testimonia l'interesse dei gruppi finanziari verso il settore arredo. La grave crisi in cui versa la produzione mobiliera a causa della congiuntura negativa in questi ultimi anni ha spronato il passaggio di mano di aziende storiche a potenti finanziarie. La Cassina, famosa per aver reso noto al mondo il design dei maestri moderni da Le Corbusier a Rietveld acquisendone i diritti, dopo un periodo di espansione all'estero negli anni novanta è stata oggetto di diverse transazioni ed oggi è di proprietà del gruppo Fimalac, la Holding Company francese basata su investimenti in aziende leader nei loro paesi per cui la ditta di mobili rappresenta solo una piccola fetta di mercato. Anche la B&B Italia, punto di riferimento del design del mobile, attraverso i cui prodotti si leggono i vari passaggi dell'evoluzione socioculturale italiana nei decenni, rappresenta un esempio della trasformazione da azienda a conduzione familiare ad azienda multinazionale in seguito alla partecipazione finanziaria del Fondo Opera di cui il gruppo Bulgari rappresenta l'azionista di riferimento. Ci si chiede se i meccanismi che spingono i produttori che hanno fatto la storia del design del mobile italiano ad affidarsi a gestioni esterne sono solo una risposta alla situazione di crisi che grava sul mercato, oppure sono le finanziarie stesse che dopo aver assimilato i famosi nomi della moda ora puntano a una nicchia importante del made in Italy, tuttora primo paese esportatore di arredo al mondo con un valore di 11.280 milioni di Euro. Ma potrebbe accadere per le aziende del mobile quello che accade nella moda? Secondo Duilio Gregorini, vicepresidente della Zanotta: "Può darsi che ciò porti alla concentrazione di più aziende in mano a grosse finanziarie, ma l'arredo è un ambito in cui non si può prescindere dalla ricerca per basarsi solo sui principi dettati dalla finanza. E' difficile che ci si avvicini a ciò che è accaduto nella moda con interventi di grossi capitali stranieri, perché il margine di guadagno nell'industria dell'arredamento è meno ghiotto rispetto a quello della moda. Esistono poi delle differenze sostanziali tra i due settori, uno basato su linee di prodotti che fanno capo allo stesso stilista, l'altro su un rapporto strettissimo tra diversi progettisti e il processo di produzione, simbiosi che richiede frequentazioni e verifiche quotidiane". 19 Libreria Kazè di Toyo Ito produzione Horm Tavolo Trotzdem di Ingo Maurer con sistema di illuminazione incorporato Interni, la rivista che si pone come osservatorio permanente e aggiornato sul design e l'architettura, è stato promotore della mostra Openair presso la Triennale di Milano, con un intervento che connota in modo permanente il grande giardino della nota istituzione milanese, alla quale saranno donate le sculture oggetto della mostra. L'edificio della Triennale, in preparazione per accogliere la Collezione Permanente del Design Italiano, il nucleo centrale del futuro museo del Design, è stata quindi restaurata anche all'esterno, riportando in auge la famosa scultura "I bagni Misteriosi" di Giorgio de Chirico. Rocker progetto Ron Arad, con Driade e Marzorati e Ronchetti Scultura in barre di acciaio inox lucido accostate a mano una all'altra per realizzare una poltrona a dondolo esposta alla mostra Openairdesign TRASPORTI Inghilterra – periferia londinese : “La rotatoria magica”, una curiosa applicazione per incroci complessi Sempre più diffuse sulle nostre strade, le rotatorie risultano spesso una efficace soluzione di moderazione del traffico a favore della sicurezza stradale intersezioni rotatorie di Massimiliano Valsecchi* I n alcuni paesi europei le rotatorie sono da decenni considerate i principali e più efficaci elementi di "traffic calming" (moderazione del traffico). Di recente anche in Italia l'esigenza di migliorare la sicurezza e di ridurre il numero di incidenti e di vittime della strada ha portato ad una maggiore e diffusa sensibilizzazione. Infatti, il Piano Nazionale della Sicurezza Stradale e i relativi Programmi Annuali di Attuazione pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti promuovono "azioni puntuali" miranti al miglioramento della sicurezza, che si concretizzano spesso con la progettazione e realizzazione di intersezioni rotatorie. Affrontando il tema dal punto di vista meramente tecnico, secondo i principi dell'ingegneria del traffico, come possiamo definire una rotatoria e perché progettarla? "Rotatoria" è una intersezione stradale composta da un'isola centrale insormontabile, parzialmente o completamente sormontabile (minirotatoria) di forma circolare, attorno alla quale si sviluppa una carreggiata a senso unico percorribile in senso antiorario sulla quale di innestano differenti strade. Nel caso particolare in cui l'isola centrale non è circolare (può essere, ad esempio "a biscotto") ma per il resto risulta simile ad una rotatoria, l'intersezione si dice "pseudo-rotatoria". Un utilizzo che si va diffondendo attraverso l'applicazione del concetto di moderazione del traffico è quello di rotatorie di tipo compatto come "porte d'ingresso di un centro abitato", che offrono una efficace misura di riduzione delle velocità, un elevato livello di sicurezza e, nel contempo, rendono disponibili spazi per l'arredo urbano (verde, fontane, opere d'arte, ecc.). Dal punto di vista della fluidificazione della circolazione, i principali vantaggi di realizzazione di una rotatoria sono: • la possibilità di eliminazione di intersezioni semaforiche, consentendo un'autoregolazione della capacità di smaltimento dei flussi di traffico variabili nelle diverse fasce orarie della giornata: in molti casi le code vengono ridotte o eliminate; • consentire la manovra di inversione in assoluta sicurezza (tale manovra riduce i percorsi degli automezzi e quindi l'inquinamento); • facilitare la manovra di svolta a sinistra, che diviene una svolta a destra in carreggiata a senso unico, migliorando notevolmente la sicurezza di tale manovra, solitamente una delle più pericolose nelle intersezioni a raso; • se posizionate all'inizio di un centro abitato, risultare percepibili dagli automobilisti in modo inequivocabile, così da indurre ad una velocità più moderata e ad una maggiore attenzione verso gli altri possibili utenti della strada (pedoni e ciclisti). Le diverse tipologie di rotatorie si riassumono, in sintesi, nei seguenti gruppi: • minirotatorie sormontabili (diametro esterno compreso tra 14 m e 18 m) • minirotatorie parzialmente sormontabili (diametro esterno compreso tra 18 m e 26 m) • rotatorie compatte (diametro esterno compreso tra 26 m e 50 m) • grandi rotatorie (diametro esterno compreso tra 50 m e 70 m). La scelta di qualsiasi soluzione deve essere subordinata alle condizioni di traffico e alla tipologia delle strade che si vanno ad innestare e, comunque, la modifica o la realizzazione di una nuova intersezione deve sempre essere preceduta da una analisi dei flussi di traffico e delle correnti veicolari in svolta. Ma quali criteri e metodi utilizzare per progettare le rotatorie? Le vecchie Norme C.N.R. per la progettazione delle intersezioni stradali non affrontavano in modo approfondito tale argomento e, pertanto, per alcuni anni sono state utilizzate quali Londra - Nottingh Hill: l’isola centrale della rotatoria è realizzata solamente con segnaletica orizzontale. Foto: Massimiliano Valsecchi riferimento le normative di altri paesi europei. Poi, nel 2001 sono state predisposte a carattere prenormativo le nuove "Norme sulle caratteristiche funzionali e geometriche delle intersezioni stradali", le quali dedicano finalmente alle rotatorie una sezione approfondita. Di recente, la Regione Lombardia ha emanato le "Linee guida - Zone di intersezione" (D.G.R. n°20829 del 16 febbraio 2005 - Allegato A) che forniscono un contributo notevole e apprezzabile, quanto necessario, al progettista, in particolare per la realizzazione di interesezioni a raso di tipo rotatorio. Le nuove linee guida affrontano, inoltre, temi specifici particolarmente interessanti quali: • il calcolo della capacità • visibilità e percezione • pendenze e scolo delle acque meteoriche • pedoni e ciclisti • trasporto pubblico locale • segnaletica orizzontale e verticale • illuminazione. Esse sono scaricabili direttamente dal sito www.trasporti.regione.lombardia.it cliccando su aree tematiche: strade e autostrade, quindi cliccare approfondimenti. * Membro ordinario A.I.I.T. sez. Lombardia (Associazione Italiana per l'Ingegneria del Traffico e dei Trasporti) 21 R ITINERARI oma Moderna può sembrare un paradosso per una metropoli che ha sempre giocato sullo stereotipo dell'"eternità". Immobilizzata nel mito di sé stessa, è arrivata in ritardo alle sfide del nuovo millennio che hanno caratterizzato le recenti evoluzioni delle capitali europee, e non solo. Presa dalle problematiche proprie di uno status di città storica di altissimo lignaggio, non ha affrontato i problemi infrastrutturali e sociali che risultavano sempre più pressanti. Segnato da una stagione di concorsi e trascinato da un evento di così ampio respiro come il Giubileo, questo rinnovamento ha preso, negli ultimi anni, a manifestarsi in maniera sempre più evidente. Proposte che se da un lato tendono a rinnovare l'immagine della città monumentale e museale, dall'altro rimandano ad una nuova immagine quasi virtuale, grazie ai nuovi concorsi, della Roma che verrà. La nuova sfida risulta dunque la trasformazione nella tradizione, terreno su cui questi anni l'Amministrazione ha scommesso molto, e su cui numerosi architetti hanno espresso le loro idee. E' dunque Roma laboratorio dell'innovazione che abbiamo posto al centro del nuovo itinerario. Come nella tradizione, anche questo articolo ha la pretesa di fornire esclusivamente degli stimoli, dei flash per sviluppare la curiosità nel lettore e per invitare gli architetti a toccare con mano la nuove opere d'architettura, e non solo in maniera metaforica. La sfida di una trasformazione nella tradizione Roma di Guido De Novellis L'Ara Pacis di Richard Meier Ideato da Richard Meier, è diventato presto un vero e proprio "caso". L'intervento progettato ha subito diverse modifiche, su richiesta degli organismi interessati: Regione, Comune e Ministero. Difatti, in seguito ai lavori di demolizione del vecchio padiglione del Morpurgo, il progetto del nuovo complesso museale dell'Ara Pacis prevede un ampio programma di riassetto dell'area del Mausoleo di Augusto. Il nuovo padiglione previsto da Meier sostituirà quello preesistente, edificato a protezione del monumento, già in cattivo stato di conservazione. Auditorium di Renzo Piano La scelta insediativa del complesso del nuovo Auditorium di Roma è stata quella di completare con un raccordo organico l'orografia del paesaggio esistente, riconiugando il tessuto urbano in quella frattura creatasi tra le pendici della collina dei Parioli e la pianura fluviale su cui sorge il Villaggio Olimpico. L'auditorium di Roma non è solo un grandioso complesso di edifici per la musica, ma un nuovo paesaggio dove architettura e natura danno forma ad un'idea sociale dell'arte. Un progetto ambizioso, forte e poetico. Ponte pedonale nel parco della Villa Dora Pamphili di Massimo D'Alessandro Associati Il ponte è stato commissionato nell'ambito di un programma di realizzazione d'infrastrutture per l'anno 2000, 'Anno del Grande Giubileo'. Esso costituisce il superamento di un'arteria viaria a doppia corsia ad alta densità di traffico e collega due parti del parco di Villa Doria Pamphili, non lontano dalla Città del Vaticano a Roma. Il ponte pedonale, in pianta, ha l'asse principale su un arco di cerchio. La passerella "galleggia" sopra la struttura di sostegno. Tale sistema è costituito da una combinazione di diaframmi verticali ed una trave reticolare orizzontale combinata. Mercati di Traiano - passerella di Campo Carleo di Nemesi studio Collegamento pedonale tra la zona monumentale dei fori e la Suburra, la passerella è autonoma dal muro romano, per permetterne la totale visibilità. "Realizzata con acciaio corten, oppone alla massa del monumento la leggerezza di due superfici che si piegano e si deformano per diventare una sorta di oggetto mutante, un silenzioso commento alla consistenza visiva e materica dell'architettura romana. " M.G. Zunino S. Maria della Presentazione di Nemesi studio L'opera consiste nella realizzazione di spazi sportivi annessi a un complesso parrocchiale in un quartiere di edilizia economica e popolare. E' una specie di cuore pulsante delle attività del quartiere, un edificio insieme laico e religioso, un luogo di culto e uno spazio di servizio. Il programma finale definisce un complesso capace di ospitare funzioni connesse alla liturgia - una cappella feriale, alcune aule per la catechesi, la casa del parroco - spazi legati allo svolgimento di attività sportive e attività anche propriamente civiche. Nuova stazione Termini L'intervento, progetto pilota per la riorganizzazione di altre 12 grandi stazioni italiane, ha visto la partecipazione di numerosi architetti, chiamati ad operare puntualmente su una serie di nodi della stazione in cui qualità del progetto e rinnovamento funzionale andassero di pari passo. Per la prima volta la stazione è vista come una unità architettonica e insieme un corpo in simbiosi con la città. Simbolo di questa filosofia sono i due interventi più significativi, la libreria disegnata da Pierluigi Cerri per la hall e il restauro dell'ala Mazzoniana curato dall'Atelier Mendini. 23 STORIA DELL’ARTE Storico dell’arte: la passione di una vita intervista a Oleg Zastrow A bbiamo incontrato Oleg Zastrow per parlare delle sue ricerche e dei suoi interessi in merito all'arte, all'architettura e alla storia. Lo studioso è ben noto nel territorio lecchese per le numerose pubblicazioni (articoli monografici e volumi) che egli ha curato nel corso degli anni. notes:Proprio a questo ultimo proposito, ci interessa sapere da quanto lei si occupa di studi a carattere storico-artistico. “Mi sto ormai avvicinando al traguardo del quarto decennio, da quando cioè ho iniziato a pubblicare le mie prime monografie: sembrerebbe un lungo periodo di tempo, ma a me pare talvolta di avere incominciato solo da ieri dato che, nel frattempo, se si sono moltiplicate le esperienze e le mie conoscenze, lo spirito di "avventura" che mi animava agli inizi è rimasto immutato”. notes:In una recente recensione in "Archivi di Lecco", scritta da Sergio Poli, su un suo tomo riguardante le chiese di Rossino, abbiamo letto che lei "ha curato la pubblicazione di questo ponderoso volume, ennesima tappa del suo lungo viaggio nella storia e nell'arte lecchese e comasca: ne è testimone l'impressionante bibliografia dell'Autore". Può esporre un accenno sull'entità numerica dei suoi lavori? “Sono stati pubblicati, fino ad ora e nel complesso, 186 miei studi e, in particolare, 54 volumi: questi ultimi curati da me quasi tutti integralmente. Peraltro, più che i numeri generali merita esporre l'entità intrinseca di ciascun libro. L'ultimo ad esempio, appena uscito, sulla parrocchia di santa Anastasia a Villasanta, è composto da 428 pagine di grande formato, con 509 illustrazioni e circa 850.000 battute”. notes: Lei non ama parlare di sé, bensì piuttosto del suo lavoro. “I dati personali mi paiono solo banali curiosità. Età, luogo di origine, ascendenze straniere, studi, stato della propria famiglia, luogo di residenza, aspetto, ecc sono, a mio avviso, marginali e non diversi nella sostanza dalla realtà di moltissime altre persone. Se vi è qualche cosa che potrebbe meritare di essere considerata ritengo sia ciò che una persona ha potuto elaborare, con il lavoro metodico e con la profonda partecipazione, sempre spinta dal desiderio di apprendere, di perfezionare le proprie conoscenze e di comunicarle a chi ne fosse interessato”. notes: Nel campo delle ricerche umanistiche, in particolare sulle chiese e sulle sacre suppellettili liturgiche, lei viene considerata una sicura autorità. Cosa le piacerebbe ancora esplorare? “Risponderei indirettamente ricordando una celebre immagine tracciata a carboncino da Francisco José Goya: la figura di un uomo di estrema vetustà, che appena si regge in piedi con due bastoni, ha sul lato una sua frase di commento: "Aun aprendo" (Ancora imparo). Così vorrei poter continuare fino a tarda età”. notes: I suoi interessi ed i relativi studi non spaziano solo nel contesto lecchese e comasco; può indicarci qualche altro territorio del quale si è occupato? “Per ovvii motivi di praticità, le zone più vicine sono anche quelle per me meglio frequentabili. Peraltro, anche solo restando in Lombardia, ho pubblicato lavori per importanti editori nelle province di Milano, Bergamo, Brescia, Sondrio, Lodi, Varese. Il mondo ecclesiastico lombardo antico, con le sue testimonianze architettoniche ed artistiche, è da considerarsi una delle zone più interessanti, non solo riferendoci all'Italia”. notes: Lei si occupa però anche di opere storico-artistiche, in specie ecclesiastiche, ben al di là della plaga meramente lombarda, così come risulta dalla consultazione dei titoli della sua bibliografia. “È vero. Ho compiuto studi su creazioni di pertinenza del territorio veneto, piemontese, ligure, romano, abruzzese, siciliano; occasionalmente ho pubblicato lavori circa creazioni d'àmbito europeo. Ricordo, ad esempio, che ho scoperto e pubblicato opere inedite custodite nei Tesori del Sacro Convento di Assisi e dell'Abbazia di Montecassino. Va d'altronde ricordato che non esiste un'arte autarchica e che al contempo gli oggetti di una cultura "viaggiano", da una zona all'altra, senza che sia possibile limitarne la circolazione”. notes: Quali nuove opere sta preparando, a breve termine? “Senza parlare qui di varie monografie, anticipo che sono in fase avanzata di elaborazione due ulteriori volumi: uno su Cremeno, in Valsassina e l'altro su Guanzate nel Comasco. Ma ulteriori progetti e ricerche su altri temi (salute e volontà permettendo) sono in fase di perfezionamento” 25 PAESAGGIO I Conca di Esino del Lario Corso per esperti in materia di tutela paesistico-ambientale "Il paesaggio la cosa più abbondante che c'è sulla terra" Josè Saramago di Carmen I. Carabús l corso si articolerà in una serie di incontri che, avendo come filo conduttore la formazione in materia di tutela del paesaggio, saranno dedicati alla gestione degli spazi territoriali privilegiando la qualità paesaggistica, alla luce delle nuove normative statali e regionali, che riprendono anche le indicazioni della Comunità Europea. L'applicazione di queste normative e indicazioni condizioneranno la pianificazione in atto nel territorio oltre che il metodo di valutazione progettuale. Il paesaggio-ambiente ha una connessione diretta con la qualità della vita; è il risultato delle nostre proposte e delle decisioni in materia; preservare l'ambiente significa proporre uno sviluppo del territorio che coniughi adeguatezza, sostenibilità, flessibilità ed efficienza. Ognuno di noi, finora, come professionista,ha avuto un rapporto con il paesaggio - ambiente, relativamente al suo progetto ed al suo intorno immediato; uno degli obbiettivi del corso è invece ampliare questa visione, mostrando come un rinnovo e un cambiamento della struttura urbana debbano far riferimento ad un contesto più vasto, che tenga conto di esigenze e priorità per una migliore fruibilità degli spazi territoriali, così da raggiungere l'obbiettivo di ridare equilibrio fra aree libere e aree costruite. Sicuramente il tema è materia di alta specializzazione, ma con questa serie d'incontri destinato ad operatori di architettura e urbanistica, si vuole, oltre che far conoscere la materia, stimolare una riflessione su un tema così importante e presente nella vita di tutti i cittadini. Saranno, infatti, proposti argomenti che spazieranno dal riconoscere un percorso storico della pianificazione, quale eredità culturale del nostro paese del dopoguerra, alla visione futura; dalla necessità di coordinare gli enti che predispongono la pianificazione e le autorizzazioni, alla importanza degli utilizzi dei sistemi di banca dati; fra tecnologia della pianificazione e conoscenza del nostro territorio (perché si lo si deve frequentare) si parlerà anche di mercato, perché, quali operatori, influenziamo offerta e domanda del prodotto architettonico. Le procedure del nuovo Codice dei Beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 27 “I paesaggi originari della Pianura Padana, fatti di selve leggendarie, si sono da tempo estinti. A essi sono sostituiti campi, pioppeti, canali, cascine e borghi. Una pianura costruita sulla fatica dell’uomo, ma anche al suo servizio per una produzione agricola dalle altissime rese”. Il paesaggio Italiano TCI della legge 6 luglio 2002, n. 137 che trovano riscontro nel DLgs 42/2004 e la riforma sostanziale della Legge per il Governo del Territorio ovvero la Legge Regionale n. 12 del 11 marzo 2005, rappresenteranno le linee guida del corso per Esperti in materia di tutela paesistico -ambientale riconosciuto dalla Regione Lombardia, organizzato dal nostro Ordine Provinciale con la partecipazione speciale del ANCE Lecco, dell'Arch. Umberto Vascelli Vallara, come invitato esterno, e di funzionari della Regione Lombardia. Parco del Curone Parco Monte Barro - Pescate Lago di Lecco Piani Resinelli - Abbadia Lariana I TECNOLOGIA Rilevanza giuridica e ammissibilità come mezzo di prova della provenienza e dell'integrità di un documento informatico o di un insieme di documenti informatici la firma digitale di Antonio Molinari l punto di partenza per l'utilizzo della firma digitale in Italia è rappresentato dalla legge sulla "Riforma della pubblica amministrazione e per la semplificazione amministrativa" n. 59 del 15 marzo 1997 (legge Bassanini), il cui art 15 recita: "Gli atti, i dati e i documenti formati dalla pubblica amministrazione e dai privati con strumenti informatici o telematici, i contratti stipulati nelle medesime forme, nonché la loro archiviazione e trasmissione con strumenti informatici sono validi e rilevanti a tutti gli effetti di legge; i criteri di applicazione del presente comma sono stabiliti, per la pubblica amministrazione e per i privati, con specifici regolamenti...". La prima definizione pratica di FIRMA DIGITALE, fornita dal DPR 445/2000 risulta essere: "il risultato della procedura informatica (validazione) basata su un sistema di chiavi asimmetriche a coppia, una pubblica e una privata, che consente al sottoscrittore tramite la chiave privata e al destinatario tramite la chiave pubblica, rispettivamente, di rendere manifesta e di verificare la provenienza e l'integrità di un documento informatico o di un insieme di documenti informatici". A seguito del recepimento, attraverso il DPR 137/2003, della Direttiva 1999/93/CE, la firma digitale ha assunto forme e definizioni diverse (e di conseguenza, valenze diverse), ovvero: FIRMA ELETTRONICA - l'insieme dei dati in forma elettronica, allegati oppure connessi tramite associazione logica ad altri dati elettronici, utilizzati come metodo di autenticazione informatica; FIRMA ELETTRONICA AVANZATA - la firma elettronica ottenuta attraverso una procedura informatica che garantisce la connessione univoca al firmatario e la sua univoca identificazione, creata con mezzi sui quali il firmatario può conservare un controllo esclusivo e collegata ai dati ai quali si riferisce in modo da consentire di rilevare se i dati stessi siano stati successivamente modificati; FIRMA ELETTRONICA QUALIFICATA - la firma elettronica avanzata che sia basata su un certificato qualificato e creata mediante un dispositivo sicuro per la creazione della firma. Dal punto di vista del riconoscimento di queste forme l'art. 10 del DPR 445/2000 recita: "Al documento informatico, sottoscritto con firma elettronica, in ogni caso non può essere negata rilevanza giuridica né ammissibilità come mezzo di prova unicamente a causa del fatto che è sottoscritto con firma elettronica in quanto la firma non è basata su di un certificato qualificato rilasciato da un certificatore accreditato o, infine, perchè la firma non è stata apposta avvalendosi di un dispositivo per la creazione di una firmasicura". Aprendo ora una parentesi piu' "tecnica" va precisato che la CRITTOGRAFIA è un procedimento matematico dalle origini antiche, ed è impiegata storicamente per garantire la riservatezza delle informazioni trasmesse a distanza; in ambito informatico, essa può trasformare un file di dati in un insieme di simboli incomprensibili e inutilizzabili per chiunque non possieda lo strumento per decifrarli. Esistono due tipi fondamentali di crittografia, a chiave unica (simmetrica) oppure a doppia chiave (asimmetrica), il tipo di crittografia adottato per la firma digitale è quello a doppia chiave con il quale le chiavi vengono generate in coppia da uno speciale algoritmo ed è impossibile ottenere una chiave a partire dall'altra e presenta le seguenti caratteristiche: - Un documento cifrato con una chiave può essere decifrato con l'altra e viceversa - Ogni chiave può cifrare o decifrare - La chiave che cifra non può decifrare lo stesso file - Una chiave è posseduta dal mittente (chiave privata) ed è segreta - L'altra chiave (chiave pubblica) è accessibile a tutti i destinatari Di fondamentale importanza per il meccanismo di firma sono gli algoritmi di Hashing, che permettono di creare da una sequenza di bit qualsiasi e di qualsiasi lunghezza (tipicamente un file) una sequenza di bit a lunghezza fissa correlata in modo molto stretto alla sequenza di partenza. Dato che la complessità degli algoritmi di crittografia asimmetrica è direttamente proporzionale alla dimensione del file da cifrare e alla lunghezza della chiave, in pratica si com- prime il file in input con un algoritmo di Hashing sicuro e di seguito l'algoritmo di crittografia asimmetrica viene applicato all'impronta ottenuta. I due standard attualmente applicati per la firma digitale sono: - Hashing sicuro: algoritmo SHA (Secure Hash Algorithm), normato ANSI 9.30.2 - Crittografia asimmetrica: algoritmo RSA, proposto da Rivest, Shamir e Adleman. Di fondamentale importanza risulta ora definire i già citati DISPOSITIVI SICURI; la normativa italiana prevede che il processo di firma sia eseguito internamente ad un dispositivo caratterizzato da elevati livelli di sicurezza e di protezione della chiave privata. In pratica questo requisito si traduce nell'uso di speciali smart card certificate ITSEC 4, le carte stesse sono normate dalla ISO 7816; queste memorizzano in modo inalterabile la chiave privata dell'utente e, inoltre, dispongono di firmware, micro-processore e memoria con caratteristiche sufficienti a eseguire on-board: - un algoritmo di inizializzazione in grado di generare e memorizzare stabilmente una coppia di chiavi pubblica/privata (quest'ultima in una zona di memoria inaccessibile dall'esterno); - un algoritmo di cifratura asimmetrica in grado di cifrare i dati in ingresso con la chiave privata memorizzata internamente. Con queste caratteristiche non è richiesto il trasferimento della chiave privata dell'utente sulla stazione di lavoro, la chiave viene creata dalla smart-card e rimane sempre stabilmente memorizzata nella sua memoria interna. Il riferimento per aggiornamenti normativi e tecnici: Il CNIPA ovvero il Centro Nazionale per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione(www.cnipa.it) 29 COMMISSIONE IMPIANTI Impianto aperto, foto Matteo Calvi Breve guida alla corretta applicazione del Testo Unico testo unico dell’edilizia e gli impianti di Matteo Calvi I l Testo unico dell'edilizia vuole essere uno strumento globale, per quanto riguarda le procedure necessarie per lo svolgimento delle opere di costruzione e manutenzione straordinaria, disciplinando, per quanto possibile in modo univoco, gli adempimenti da svolgere nei rapporti tra chi vuole compiere lavori edili e gli Enti di controllo. Questo non è ancora vero per quanto riguarda gli impianti di cui alla Legge 46/90 "Norme per la sicurezza degli impianti", in quanto la parte del Testo Unico che avrebbe dovuto recepire e modificare gli adempimenti di cui alla predetta Legge, sarà, forse, operativa dal primo luglio dell'anno in corso, sempre che non ne sia rimandata l'entrata in vigore, come capita da almeno tre anni. Si ricorda che le disposizione riguardanti gli impianti sono quelle del Capo V della Parte II del D.P.R. 380/2001, e precisamente dagli artt. 107 a 121. Fin qui potrebbe essere tutto chiaro, si continua a fare quello che le Leggi precedenti hanno sempre richiesto dal 1991: per il rilascio del Permesso di costruire o unitamente alla Dichiarazione di Inizio Attività devono essere allegati rispettivamente alla Domanda o alla Dichiarazione, gli elaborati di cui alla Legge 46/90, così come individuati dal D.P.R. 447/91. Invece l'Italico Genio Creativo ha fatto in modo che ogni Comune abbia in qualche modo adottato procedure diverse, così come hanno fatto gli Sportelli Unici (unici da molti punti di vista bisogna dire); così capita che in alcuni casi i progetti di massima impiantistici siano da allegare subito, in altri che vadano allegati unitamente all'inizio dei Lavori impiantistici, altri alla fine dei Lavori, altre volte non interessa affatto che siano consegnati, fino alla ciliegina sulla torta costituita dal Comune che accetta la Dichiarazione di Collaudo prevista dal Testo Unico non ancora in vigore. L'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Lecco già nell'ottobre del duemila aveva sostenuto un incontro coi Tecnici comunali, mediate il quale erano state illustrate le corrette procedure previste dalla Legge. Poiché esse sono ancora in vigore si pensa di fare cosa utile, allegando al presente articolo la tabella di applicazione della Legge, a suo tempo distribuita; si deve soltanto tener presente che la frase "Concessione edilizia" va sostituita con "Permesso di costruire". Preme infine ricordare una sola cosa: per un edificio ad uso civile, inteso come ad uso di civile abitazione, la Legge 46/90 richiede sempre il progetto di massima dell'impianto di riscaldamento. Questa progettazione è intesa ai fini della sicurezza e non al fabbisogno energetico dell'edificio, per il quale ci sono altre Leggi che ne richiedono la progettazione. Il progetto dell'impianto di riscaldamento ai fini della sicurezza richiede semplicemente l'individuazione delle eventuali posizioni dei passaggi del gas, della locazione del deposito di gasolio, di gpl o dei contatori del metano, la posizione delle caldaie, delle aerazioni e delle canne fumarie. Si è sempre equivocato sugli impianti di riscaldamento di potenzialità inferiore a 34,8 kW, che non sarebbero stati oggetto di obbligo di progetto, ma nella Legge tale limite è riferito esclusivamente agli impianti di trasporto gas, invece gli impianti di riscaldamento non hanno limiti, né inferiori né superiori, per la loro progettazione. Il Testo Unico contiene elementi poco chiari per la sua applicazione rispetto alla Legge 46/90, ed è questo il motivo principale per cui non è ancora entrato in vigore (con la sola eccezione degli edifici ad uso scolastico, per una volta tanto la scuola è più avanti del resto del Paese), si spera che quando sarà pienamente vigente l'applicazione sarà univoca e, soprattutto, chiara. AMBITI DI APPLICAZIONE DELLE LEGGE N°46 DEL 5 MARZO 1990 Elaborati da consegnare Sono soggetti alla 46/90: Categoria di impianto (art. 1 46/90) Elaborati obbligatori in comune nei casi di richiesta di: negli altri casi concessione edilizia, (anche per manutenzione dichiarazione di inizio attività fine dei lavori straordinaria, rifacimento) edificio edificio prima dei lavori dichiarazione per uso civile per altri usi PM DC PD conformità progetto PD Totalmente all'aperto NO NO NO NO NO NO NO Superficie <200m SI SI NO SI NO SI NO a) Impianti Superficie per uso civile 200m2 e <400m2 SI SI NO SI NO SI NO elettrici Superficie per altri usi 200m2 e <400m2 SI SI SI SI SI SI SI Superficie 400 m2 SI SI SI SI SI SI SI Parti comuni condominiali con potenza impiegata >6 kW SI SI SI SI SI SI SI Lampade a catodo freddo con potenza di alimentazione 1200 VA SI SI NO SI NO SI NO 2 Lampade a catodo freddo con potenza di alimentazione >1200 VA SI SI SI SI SI SI SI Tensione superiore 1000V SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI SI Unità immobiliari contenenti ambienti: ad uso medico a maggior rischio di esplosione o incendio * soggetti a normativa specifica CEI SI SI SI SI SI SI SI radiotelevisivi, antenne con obbligo di progetto protezione scariche atmosferiche Volume >200 m3 e altezza >5m SI NO NO SI NO SI NO Tutti gli altri casi b) impianti elettronici Coesistono con impianti elettrici SI NO NO SI NO SI NO c) impianti di riscaldamento Solo riscaldamento SI NO SI SI SI SI SI e di climatizzazione Canne fumarie collettive ramificate SI NO SI SI SI SI SI Climatizzazione con potenzialità >40000 frigorie/ora SI NO SI SI SI SI SI SI NO NO SI NO SI NO SI NO NO SI NO SI NO d) impianti idrosanitari Potenzialità inferiore 34,8 kW e) impianti trasporto gas f) impianti di sollevamento g) impianti antincendio Potenzialità superiore 34,8 kW SI NO SI SI SI SI SI Impianti con stoccaggio di gas per uso ospedaliero SI NO NO SI NO SI NO ascensori, montacarichi, scale mobili SI NO NO SI NO SI NO NO Attività non soggetta a prevenzione incendi SI NO NO SI NO SI Attività soggetta a prevenzione incendi SI NO SI SI SI SI SI n° idranti <4 SI NO NO SI NO SI NO n° idranti 4 SI NO SI SI SI SI SI n° apparecchi rilevatori <10 SI NO NO SI NO SI NO SI NO SI SI SI SI SI n° apparecchi rilevatori 10 LEGENDA: * Tali ambienti ad esempio sono: DC = Dichiarazione di conformità — autorimesse con più di nove posti auto PM = Progetto di massima — centrali termiche con potenzialità maggiore di 35 kW (salvo dichiarazione di ambiente ordinario) PD = Progetto definitivo — depositi di gas GPL e materiali combustibili (salvo dichiarazione di ambiente ordinario) 31 SPORT G Laura Luconi Davide Bergna L’Ordine Provinciale degli Architetti di Lecco trionfa al 19° Campionato Italiano di sci e si piazza al primo posto architetti sulle nevi di Alfredo Combi li Architetti Laura Luconi e Davide Bergna sono Campioni Italiani di sci nella gara di slalom gigante mentre Francesco Giordano è terzo assoluto nella gara di fondo. Il nostro Ordine ritorna dopo qualche anno sul gradino più alto nelle gare che si sono svolte sull'Abetone, in Provincia di Pistoia nei giorni 10-11-12 marzo, organizzate dagli Ordini Provinciali degli Architetti e Ingegneri di Pistoia e Prato. Circa duecento gli Architetti provenienti da tutta l'Italia che hanno gareggiato ad altissimo livello agonistico per conquistare l'ambito trofeo. Laura Luconi ha stabilito il miglior tempo femminile assoluto battendo le colleghe di Trieste e Pistoia. Davide Bergna ha sbaragliato il campo battendo l'amico rivale e vice campione Piero Luconi oltre ai colleghi della Valle d'Aosta, di Bologna e dell'Aquila. Alfredo Combi, coordinatore della squadra lecchese, ha contribuito classificandosi terzo nei master B. Il trofeo è stato vinto anche con la gara di fondo a tecnica libera, svoltasi su un impegnativo percorso di otto chilometri, con Francesco Giordano secondo nella sua categoria e terzo assoluto dietro ai colleghi di Bolzano e Milano. L'Arch. Piercarlo Suzani si è classificato secondo e Alfredo Combi terzo nella categoria pionieri. L'apporto di tutti i punteggi ottenuti dai concorrenti nelle due gare ha consentito all'Ordine di Lecco di vincere!!! Il Campionato Europeo, con presenze di colleghi stranieri, si è svolto con una gara di slalom svoltasi per la prima volta in notturna nella serata di venerdì 11 marzo e ha vinto l'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano. La forte Laura Luconi si è piazzata al secondo posto assoluto e l'imbattibile Bergna al terzo. E' stato veramente un successo incredibile! Un momento di grande commozione, molto applaudito dai partecipanti durante le premiazioni, è stato l'aver ricordato da parte dell'Architetto Alfredo Combi, l'amico Ing. Camillo Valentini, Sindaco di Roccaraso (AQ) organizzatore dei precedenti Campionati dell'anno 2004 e scomparso la scorsa estate. Alla sua memoria è stato dedicato un trofeo da assegnare annualmente su indicazione del gruppo organizzatore. Va riconosciuta agli Ordini di Prato e Pistoia una perfetta organizzazione ed una ospitalità da veri cultori della montagna che ha consentito ai numerosi partecipanti di trascorrere un piacevole soggiorno su piste ottimamente innevate e preparate. Il prossimo anno la manifestazione compirà vent'anni e verrà organizzata a Sestrière (TO). MOSTRE Salvatore Saponaro, Il ritorno del Fante, Bozzetto per il Monumento ai Caduti di Milano, 1928. (Architetti Muzio, Alpago Novello, Galbiati C on questa mostra all'ex Ateneo di Bergamo Alta tra il 21 maggio e il 5 giugno 2005 si chiude il ciclo dedicato al 1900 organizzato dall'Ordine Appc di Bergamo. La prima mostra della serie: "L'immagine della città, il Novecento architettonico a Bergamo", oltre che essere stata esposta nella città orobica, per la sua valenza è stata allestita dall'Ordine APPC a cura di Eugenio Guglielmi di Lecco nella Chiesetta Razionalista dell'Airoldi e Muzzi la scorsa estate. La seconda mostra "Architettura e ideologia, 1930-1945", programmata nel dicembre dello scorso anno, e stata accolta presso al nuova sede dell'Ordine di Bergamo. Non poteva mancare, a conclusione di questo percorso, l'argomento dell'integrazione tra le arti, occasione più generale per una riflessione sull'artista e la sua collaborazione con gli architetti. Questa terza e ultima mostra si basa sull'opera di due scultori come Leone Lodi (1900-1974) e Salvatore Saponaro (1888-1970) ed evidenzia ciò che si è sempre covato nell'humus culturale locale, senza mai venire pienamente alla luce a causa della considerazione limitativa con cui il termine di provincia e di tutta la sua immagine complessiva ha assunto in negativo. Nello stesso tempo affranca il costante riferimento che Bergamo ha avuto verso la città di Milano, tramite numerosi operatori e intellettuali che vi operavano, sia per professione che per studio. Salvatore Saponaro e Leone Lodi,due scultori tra gli architetti del Novecento Lombardo arte e architettura di Eugenio Guglielmi Leone Lodi, Monumento ai Martiri della Rivoluzione (opera distrutta), Bergamo, 1939 (Architetto Alziro Bergonzo) 34 letture di Gerolamo Ferrario musica di Gerolamo Ferrario Alessandro Piperno Beck Ed Mondadori - 2005 Interscope/Universal - 2005 CON LE PEGGIORI INTENZIONI uesta è la storia della festa di Gaia, passata agli anna“Q li -con il mio determinante contributo- come la più disastrosa e indimenticabile. Questa è la storia della mia fine... Questa è la storia della mia cacciata dall'Eden..." (estratto dal retro di copertina) Presentato da una gran parte della critica come l'evento letterario italiano dell'anno, il romanzo d'esordio di Alessandro Piperno, scrittore poco più che trentenne, narra l'epopea dei Sonnino, una ricca famiglia di ebrei romani, dal periodo a cavallo della seconda guerra mondiale dominato dalla personalità del nonno Bepy, commerciante di tessuti che con il suo spregiudicato e scandaloso vitalismo porterà la famiglia dai fasti iniziali al baratro del fallimento, fino ad arrivare ai giorni nostri con la conflittuale e tormentata figura del nipote Daniel, emblematica delle contraddizioni e dei travagli della nostra epoca. E' proprio attraverso la voce narrante di Daniel che prendono corpo i profili dei vari protagonisti del libro, tutti appartenenti a famiglie dell'alta borghesia romana, di antica formazione e nobili origini o di freschi arricchiti grazie al miracolo economico. Così conosciamo le gesta, gli amori, le ossessioni e le meschinità dei vari personaggi di questo mondo dorato e privilegiato: Nanni Cittadini (prima socio e poi rivale in affari del nonno) e la sua famiglia; la moglie, altrettanto libera, di Bepy e i loro figli Luca e Teo che sceglierà di ribellarsi al padre per stabilirsi in Israele e condividerne la causa; i nipoti e poi i conoscenti con i loro viziati rampolli compagni di scuola in istituti d'èlite; le loro feste sfarzose ed esclusive per esibire le proprie ricchezze e il proprio censo. "Con le peggiori intenzioni" è caratterizzato dalle molte pagine fitte di spietate e minuziose analisi psicanalitiche, a volte di esasperante prolissità, con cui il narratore viviseziona ogni dettaglio e risvolto, anche il più segreto, dell'animo di ogni personaggio con le conseguenze che inevitabilmente si rifletteranno sulle loro esistenze e sugli eventi del romanzo. Così la storia non si dipana quasi mai come un processo ordinato di fatti, ma viene più volte abbandonata e ripresa tra le tante descrizioni e interpretazioni freudiane di errori e psicosi, fino all'epilogo in cui Daniel racconta in prima persona le sue grottesche, a tratti esilaranti, inadeguatezze esistenziali emerse dall'inizio della sua formazione e amplificate dalla rovinosa ed ossessiva passione per Gaia, personaggio simbolo di un mondo opulento, ma tragicamente privo di valori. GUERO "Guero" è il nuovo album, il sesto per una major, dell'artista canadese-americano Beck considerato, a giusta ragione, uno dei geni dell'attuale panorama musicale. Sono passati ormai dodici anni dall'album d'esordio (Mellow gold - 1993) con il fulminante successo del brano "Loser", sorta di manifesto generazionale e Beck, a differenza del precedente lavoro "Sea changes" uscito nel 2002 dominato dalle limpide atmosfere di un classico country- folk rilassante e acustico, ritorna a giocare con i generi musicali più disparati ed eterogenei proponendoci quello che è l'elemento caratteristico di tutte le sue composizioni: l'uso sapiente dell'elettronica e della tecnologia moderna, dai campionamenti di suoni e rumori alle sovraincisioni da studio di registrazione, impiegata come strumento per esprimere se stesso, per accorpare le mille intuizioni e suggestioni contaminando gli stili musicali e cercando di fondere le melodie con il rumore ed il ritmo. "Guero" è sicuramente un album difficile, dalle tinte sostanzialmente cupe ed oppressive, che necessita di successivi ascolti per comprenderne a pieno la complessità musicale ricca di echi e rifacimenti di stili e generi, passando da ritmi vagamente latino-americani ("Missing" e "Què onda Guero"), al blues quasi primordiale e scarnificato ("Black tambourine" e "Farewell ride"), al gospel con intrecci funky, trip hop e drum'n'bass ("Earthquake weather"), al rap che rimanda alle sue prime esperienze ("Hell yes"); il tutto rielaborato e centrifugato con sfumature diverse e originali. In definitiva Beck, come il grande Syd Barrett geniale mente schizoide dei Pink Floyd delle origini negli anni '60, è uno sperimentatore e un innovatore che cerca di coniugare i ritmi della strada dei nostri giorni con le melodie e le forme musicali degli anni eroici del rock e della psichedelia, alla ricerca della massima libertà espressiva per abbattere le barriere esistenti tra i diversi generi dell'attuale panorama musicale. Tracklist: E-pro • Què onda guero • Girl • Missing • Black tambourine • Earthquake weather Helle yes • Broken drum • Scarecrow • Go it alone • Farewell ride • Rental car • Emergency exit 36 segnalazioni culturali di Tiziana Lorenzelli Ariella Vidach-AiEP Danza interattiva digitale www.aiep.org Quest'anno si è inaugurato alla Fabbrica del Vapore di Milano il DID, nuovo centro di danza interattiva digitale, uno spazio dedicato all'associazione culturale Ariella Vidach- AiEP, fondata nel 1996 dalla danzatrice e coreografa con il videoartista Claudio Prati. Questa associazione e compagnia di danza contempodi campionatura colore/suono ranea, si esprime attraverso Un esempio e un momento della performance spettacoli internazionali e si propaga con l'organizzazione di laboratori di studio e di ricerca, proponendosi di divulgare il sapere tecnologico nei confronti degli ambiti artistici e dei linguaggi contemporanei. Infatti l'aspetto più intrigante dell'approccio di Ariella Vidach è il connubio che è riuscita a creare tra il movimento del corpo e l'interazione con sofisticati sistemi tecnologici che ne esaltano alcuni aspetti, ribaltando il rapporto ortodosso tra danza e suono. La performance Danxy Music, è basata sul sistema interattivo Auxi, un sofisticato software appositamente creato per elaborare e mixare file audio attraverso la lettura di alcuni colori. Nel silenzio della sala bianca dello studio Did, Vidach balla seguita dai lettori ottici del computer, programmato per emettere una serie di suoni differenti in relazione al movimento e in relazione del colore dell'abbigliamento della ballerina. Un abbigliamento stratificato permette di ascoltare i diversi suoni prodotti, attraverso il lettore ottico, dai differenti colori degli abiti che vengono di volta in volta indossati, con interessanti intersezioni e contrasti ogni qualvolta il lettore colpisce i capi di diverso colore sul corpo in movimento, alternandosi. Una performance che senz'altro affascina sia per il contenuto tecnologico d'avanguardia del quale si ha un riscontro oggettivo in simultanea, sia per la qualità della coreografia studiata per godere appieno della geniale applicazione del software, sia per l'efficace utilizzo del supporto di video proiezione, nello spazio immacolato, sul quale viene proiettato in diverso modo e con diverse angolazioni il corpo del danzatore. Un lavoro apprezzabile per lo sforzo di ricerca e di contenuti concettuali, che stravolge i canoni ortodossi del rapporto tra danza e suono, in cui è la prima a seguire il secondo; in questo caso il suono è conseguenza del movimento. Gianni Bolis Anghiari, Castello di Sorci - dal 14 al 29 Maggio 2005 a cura di Eugenio Guglielmi Alla ricerca dell'uomo perduto. Il Castello di Sorci in prossimità di Anghiari, richiama subito i capisaldi della nostra storia patria, le dispute, le competizioni di grandi personaggi che permeano ancora fortemente il nostro immaginario collettivo. Anch'io ho riflettuto e ricercato in questi luoghi fin dal tempo degli studi adolescenziali che per ognuno di noi si ammantano di emozioni e di eroismi indelebili. Non avrei invece mai pensato che questa occasione mi portasse a riscoprire quella strada a ritroso insieme all'amico Gianni in un momento tutto particolare della sua vicenda artistica. Con l'opera di Bolis siamo di fronte ad una nuova figurazione che l'arte italiana sembrava avere dimenticato. Mi sento così di osannare ad una produzione non facile, non documentati va, non edonistica. La pittura o meglio, la sua immagine disegnata è scomoda, violenta per contenuti e riflessioni che fa emergere sul nostro destino. E' un'immagine esistenziale e solo cogliendo le sue radici all'interno di una magmatica cultura popolare (nel senso più nobile del termine) riusciamo ad avvicinarci con stupore alle forme avviluppate delle sue viti, quasi scheletriche sagome di una medioevale Totentanz, ai corpi grumosi di personaggi pietosamente descritti nella stasi che prelude alla morte come nell'osservazione di un corpo femminile in esibizione maniacale. I Toscani forse non conoscono a fondo la Valle Imagna, dove Bolis annidia la sua memoria generazionale; non conoscono le nostre antiche realtà chiuse bergamasche, i piccoli cimiteri di sassi grigi o le case di pietra con i ripidi tetti a spiovente, insomma la microstoria di una comunità ormai dimenticata. Ma i Toscani conoscono benissimo l'uomo ma non quello che è stato maldestramente ripulito, disinfettato dai pudori di una società troppo igieni sta e che oggi al minimo segnale di pericolo e di difficoltà si dispera. Ecco allora che un punto di incontro con l'esasperata "espressione" di Gianni Bolis si può trovare con questa terra. La serie dei preti realizzati tra il 2001 e il 2005 potrebbe infatti appartenere a quella umanità dimenticata, corrosa e inebetita dall' aspra natura maremmana, o diventare esposizione impietosa della caustica sagacia aretina nel cogliere gli aspetti più crudi, quasi caricaturali del potere. Ma se ritorniamo al bel disegnare e alla sensibilità del segno ecco allora che possiamo scorgere i lasciti colti di Piero che Gianni ama sommamente e medita almeno una volta all'anno in solitudine negli spazi di San Francesco. Voglio anche ricordare l'incontro che lo scorso anno Bolis ebbe con gli studenti del mio corso di Storia dell'Arte nei grandi spazi di Calenzano. Li conquistò sia con le sue opere esposte lungo le pareti dell'aula, che con la sua parola forte e concreta senza mezzi termini, adoperata come un racconto. Succede così che molti ancora oggi scelgano come ricerca finale per gli esami di profitto proprio la sua figura d'artista contemporaneo. E' questa un'altra prova che dimostra come Gianni Bolis conquisti sia chi l'ascolta e sia chi lo guarda, proprietà che solo pochi possiedono, quelli per esempio che come lui hanno saputo resistere fino ad ora all'equivoco invito dell'odierno "meticciato" Eugenio Guglielmi culturale. novità fiscali 37 di Paolo Ripamonti, commercialista GESTIONE SEPARATA INPS Nuovi importi per il 2005 iscritti alla gestione separata INPS. (collaboratori coordinati e continuativi, lavoratori "a progetto", professionisti senza Cassa, associati in partecipazione, venditori a domicilio, lavoratori autonomi occasionali). Per il 2005 il massimale annuo della base imponibile ai fini del calcolo dei contributi dovuti alla Gestione separata INPS è pari a 84.049,00 euro (era 82.401,00 per il 2004). Le aliquote contributive applicabili nel 2005 per le categorie più diffuse dei collaboratori coordinati e continuativi, dei lavoratori "a progetto" e dei professionisti senza Cassa sono riepilogate nella seguente tabella: Contribuzione Non iscritti ad altra forma previdenziale obbligatoria né pensionati Pensionati diretti Iscritti ad altra forma previdenziale obbligatoria o pensionati di reversibilità 18,00% fino a ¤ 38.641,00 19,00%oltrefinoa¤84.049,00 15% fino a ¤ 84.049,00 10% fino a ¤ 84.049,00 Ai fini dell'applicazione delle suddette aliquote, il lavoratore deve comunicare il superamento del limite di reddito di ¤ 38.641,00 ai propri committenti, responsabili del pagamento del contributo. Nei confronti dei collaboratori coordinati e continuativi e dei lavoratori "a progetto", i contributi dovuti sono ripartiti per 1/3, a carico del lavoratore e per 2/3, a carico del committente. Per i professionisti senza Cassa rimane ferma la facoltà di rivalsa del 4% sui compensi lordi. Per i venditori a domicilio e i lavoratori autonomi occasionali, non iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria e non pensionati, si applicano le stesse aliquote ma con una franchigia di 5.000,00 euro annui, considerando complessivamente i redditi derivanti da tali prestazioni, anche se relativi a più incarichi. Il lavoratore autonomo occasionale deve comunicare ai committenti interessati il superamento o meno del limite di esenzione di 5.000,00 euro all'inizio dei singolo incarico ovvero, tempestivamente, durante lo svolgimento, tenendo conto anche dei compensi percepiti da altri committenti. Dati catastali degli immobili con utenze energetiche, acqua e gas (per possibili incroci con immobili locati). Sono state stabilite le modalità attuative per la trasmissione telematica all'Anagrafe tributaria dei dati degli immobili presso cui sono attivate utenze relative alla somministrazione di energia elettrica, acqua o gas, come previsto dalla legge Finanziaria 2005. I dati identificativi dell'immobile, da comunicare all'Ana- grafe tributaria, sono per gli immobili urbani, i terreni agricoli, i fabbricati rurali: il Comune amministrativo e l'indirizzo, il Comune catastale se non coincidente con quello amministrativo, la sezione urbana, il foglio, la particella e il subalterno. Legge tutela della privacy Proroga termini adeguamento misure sulla privacy. Sono stati ulteriormente prorogati i termini per l'adeguamento alle nuove misure minime di sicurezza previste dal D.Lgs. 30.6.2003 n. 196 (Codice sulla tutela dei dati personali), entrato in vigore l'1.1.2004. Il termine per l'adozione delle nuove misure minime di sicurezza in materia di trattamento di dati personali, compresa la predisposizione del Documento programmatico sulla sicurezza (DPS) qualora vengano effettuati trattamenti di dati "sensibili" o giudiziari con strumenti elettronici è spostato al 31.12.2005. Si ricorda che il Garante della privacy ha reso disponibile sul proprio sito internet (www.garanteprivacy.it) una Guida operativa per la redazione del DPS. NUOVI COEFFICIENTI PER LA RIVALUTAZIONE DEL VALORE DEI FABBRICATI AI FINI ICI Con Decreto 22.2.2005 sono stati approvati i nuovi coefficienti per la rivalutazione del valore dei fabbricati ai fini ICI per il 2005, classificabili nel gruppo catastale "D" (es. capannoni industriali), in possesso dei seguenti requisiti: • non siano iscritti in catasto con attribuzione di rendita; • siano interamente posseduti da imprese (non da privati); • siano distintamente contabilizzati nelle scritture contabili. Per la determinazione della base imponibile dell'ICI da versare nel 2005, a tali immobili si dovranno applicare i suddetti coefficienti al costo stratificato per anno di formazione risultante dalle scritture contabili. La tabella dei coefficienti che può essere rintracciata sul sito del Ministero delle Finanze. 38 normative di Diego Toluzzo I SOTTOTETTI CON LA NUOVA LEGGE REGIONALE URBANISTICA La nuova Legge Urbanistica Regionale è stata pubblicata. Un'altra puntata della telenovela dei "sottotetti" ha avuto inizio ma è certo che per un po' non si potrà più "ristrutturare" gli spazi di sottotetto, preesistenti quasi quanto ai nuovi, così come si è fatto (seppure secondo le varie fasi intercorse con le altrettante situazioni create dalle norme) sinora. Va da sé che, contrariamente a quanto dichiarato nel sito di informazione quotidiana del Consiglio Regionale della Lombardia dal relatore del provvedimento ovvero che gli emandamenti "nella sostanza non hanno cambiato nulla rispetto alla normativa vigente in quanto si continuerà a recuperare i sottotetti con i medesimi criteri ora in uso visto che non è stato modificato il concetto di sottotetto esistente", ci vorrà parecchio tempo oltre a circolari interpretative e purtroppo cause amministrative (TAR ed altro) per capire esattamente come comportarsi. Già alcuni esperti se ne sono usciti con le loro disquisizioni. Gli articoli 63, 64 e 65 della nuova legge non recepiscono in toto quanto precedentemente legiferato dalle L.R., 15/96, 22/99 e 18/01 e quindi tutto cambia ma forse, sarebbe più facile dire ciò che non cambia. "E' consentito il recupero volumetrico al solo scopo residenziale del piano sottotetto esistente al momento della presentazione della domanda di permesso di costruire ovvero della denuncia di inizio attività". Ovvero non vi è ancora esatta definizione della data di esistenza del sottotetto e quindi continuerà ad essere possibile considerare come sottotetti esistenti quelli realizzati anche su nuove costruzioni purché ne sia eseguito il rustico e completata l'opera. Purtroppo la L.R. ancora non definisce, anche se di fatto le spetterebbe, se tale pratica sia soggetta a permesso di costruire o denuncia di inizio attività. Ma è un "busillis" in cui si sbizzariranno gli avvocati su ogni caso a loro sottoposto. Rimane il calcolo dell'altezza media ponderale mentre la deroga alle norme igienico-sanitarie sull'altezza dei locali invece è controversa. Da una parte si dice che le norme debbano essere rispettate e dall'altra si fa riferimento solo al calcolo dell'altezza media dell'alloggio non prescindendo che quasi tutti i R.L.I. indicano come altezza minima del locale abitabile i mt. 1,80. Ovvero non è così sancito che il locale abitabile possa avere una altezza minima di mt. 1,50. La cosa più appariscente è che comunque è sparita la deroga agli strumenti urbanistici vigenti né può interpretarsi, quanto all'articolo 64, come riproposizione delle precedenti leggi. Vi è perciò l'ovvio rispetto, anche per gli effettivi sottotetti esistenti, al P.R.G. ed agli strumenti urbanistici generali mentre, ove questi ultimi siano prima della L.R. 51/75, non vi è possibilità nemmeno di realizzare interventi quali: finestre, lucernari, abbaini e terrazzi né modificare altezze di colmo e di gronda e delle linee di pendenza delle falde per garantire i requisiti di abitabilità dell'alloggio/i ricavati. Il "recupero volumetrico" sarà pertanto la discriminante su cui ci si potrà attaccare per un recupero dei sottotetti sebbene già ci sia chi disquisisce sul fatto che la legge indichi "piano sottotetto" e non semplicemente sottotetto con tutte le logiche conseguenti: - unità ben precise ed individuate - etc., etc. Sino a giungere, qualche articolista compreso il Comune di Milano, che "non sarà più possibile recuperare sottotetti inabitabili secondo le procedure fino ad ora applicate". Anzi si pongono paletti alle pratiche in itinere in quanto si vuole dare possibilità di intrapresa solo per quelle i cui termini di decorrenza risultano scaduti. Quanto non decorso non può produrre alcun effetto. Tale regime fondato sulla transitorietà del periodo viene da una propria lettura dell'art. 40 del DPR 380/01 e perciò per essere valida la D.I.A. deve essere conforme alle norme vigenti al 30° giorno successivo alla sua presentazione. Se il sottotetto è quindi effettivamente esistente, ha tutte le altezze possibili etc. scatta la verifica degli strumenti urbanistici e delle norme R.L.I. che, come nel semplice caso di superamento dell'altezza massima prevista dalla zona di piano, si opporrebbero al recupero del sottotetto. Vi sono alcune interpretazioni che definiscono le possibilità di recuperare i sottotetti: 1) il recupero dei sottotetti sia conforme alle previsioni e prescrizioni dello strumento urbanistico generale (compreso il volume, la Slp e le distanze); 2) i nuovi edifici in costruzione abbiano ancora volumetria (o Slp) disponibile per sopralzare il piano sottotetto. Non concordo appieno con queste interpretazioni perché non sembrano prendere in considerazione quei sottotetti che inizialmente si prevedeva di poter recuperare ovvero gli effettivi sottotetti di cui il "recupero volumetrico" pare sia ancora sancito anche se la Legge non definisce come "ristrutturazione" l'intervento di recupero stesso. Tra i vari articoli sulla nuova normativa dei sottotetti non ne ho trovato nessuno che ha verificato i famosi articoli 63, 64 e 65 con l'art. 27 della nuova legge. Mi pare necessario evidenziare che per "nuova costruzione, ovvero ampliamento" si definisce quanto "all'esterno della sagoma esistente" senza alcuna individuazione di quali siano tali sagome e la loro individuazione secondo gli strumenti urbanistici comunali (in questo caso vigenti). Va da sé che la mia lettura equivale ad una qualsiasi delle interpretazioni citate; è comunque una diversa lettura rispetto a quelle che circolano. news tecnologiche di Tiziana Lorenzelli Per chi ne è ancora sprovvisto, trascrivo gli articoli 63, 64 e 65 della L.R. n° 149/2005: Art. 63 (Finalità e presupposti) 1. La Regione promuove il recupero a fini abitativi dei sottotetti esistenti con l'obiettivo di contenere il consumo di nuovo territorio e di favorire la messa in opera di interventi tecnologici per il contenimento dei consumi energetici. 2. Negli edifici destinati in tutto o in parte a residenza è consentito il recupero volumetrico a solo scopo residenziale del piano sottotetto esistente al momento della presentazione della domanda di permesso di costruire ovvero della denuncia di inizio attività. 3. Ai sensi di quanto disposto dagli articoli 36, comma 2 e 44, comma 2, il recupero volumetrico di cui al comma 2 può essere consentito solo nel caso in cui gli edifici interessati siano serviti da tutte le urbanizzazioni primarie, ovvero in presenza di impegno, da parte dei soggetti interessati, alla realizzazione delle suddette urbanizzazioni, contemporaneamente alla realizzazione dell'intervento ed entro la fine dei relativi lavori. 4. Si definiscono come sottotetti i volumi sovrastanti l'ultimo piano degli edifici di cui al comma 2 dei quali sia stato eseguito il rustico e completata la copertura. 5. Il recupero abitativo dei sottotetti è consentito, previo titolo abilitativo, attraverso interventi edilizi, purché siano rispettate tutte le prescrizioni igienico-sanitarie riguardanti le condizioni di abitabilità previste dai regolamenti vigenti, salvo quanto disposto dal comma 6. 6. Il recupero abitativo dei sottotetti è consentito purché sia assicurata per ogni singola unità immobiliare l'altezza media ponderale di metri 2,40, ulteriormente ridotta a metri 2,10 per i comuni posti a quote superiori a seicento metri di altitudine sul livello del mare, calcolata dividendo il volume della parte di sottotetto la cui altezza superi metri 1,50 per la superficie relativa. Art. 64 (Interventi ammissibili) 1. Gli interventi edilizi finalizzati al recupero dei sottotetti possono comportare l'apertura di finestre, lucernari, abbaini e terrazzi per assicurare l'osservanza dei requisiti di areoilluminazione, nonché, ove lo strumento urbanistico generale comunale vigente risulti approvato dopo l'entrata in vigore della L.R. 51/1975, modificazioni delle altezze di colmo e di gronda e delle linee di pendenza delle falde, purché nei limiti di altezza massima degli edifici posti dallo strumento urbanistico ed unicamente al fine di assicurare i parametri di cui all'articolo 63, comma 6. Art. 65 (Ambiti di esclusione) 1. Le disposizioni del presente capo non si applicano negli ambiti territoriali per i quali i comuni, con motivata deliberazione del consiglio comunale, ne abbiano disposta l'esclusione, in applicazione dell'articolo 1, comma 7, della legge regionale 15 luglio 1996, n° 15 (Recupero ai fini abitativi dei sottotetti esistenti). LiTraCon Cemento traslucido www.litracon.com L'architettura si arricchisce di un nuovo materiale: Il LiTraCon, un cemento traslucido inventato da Aron Losonczi, architetto ungherese. Si tratta di una combinazione di fibre ottiche e cemento fine che può essere prodotto in pannelli o blocchi prefabbricati. Il primo esempio di applicazione di questo materiale è stata la realizzazione della Europe Gate a Komaron in Ungheria, progettata da Losonczi in occasione della celebrazione dell'entrata dell'Ungheria in Unione Europea e inaugurata il 10 Maggio 2005. 3M Novec 1230 fluido di protezione contro gli incendi www.tycofireandsecurity.com La 3M ha inventato un'acqua che non bagna ma spegne il fuoco. Si tratta di un liquido che spegne le fiamme con una formula chimica (ketone fluorinato) che non inumidisce gli oggetti, come un computer o un quadro. Ideale per musei e uffici. E' un composto chimico in grado di trasformarsi da liquido in gas, è praticamente vapore sotto pressione. 39 corsi bacheca CORSO PER LA FORMAZIONE DI COORDINATORI DELLA SICUREZZA L'Associazione degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri della Provincia di Lecco sta organizzando un corso base per la formazione di Coordinatori della Sicurezza nei cantieri temporanei o mobili (art. 10 D.Lgs.494/96) Il costo dei corsi dipenderà dal numero dei partecipanti. La sede sarà a Lecco, indirizzo e date da definirsi. Coloro i quali fossero interessati possono comunicare, alla segreteria dell'Ordine, la pre-adesione al corso, via fax (0341/286794) o via e-mail ([email protected]) NOTES sta riscuotendo larghi consensi anche da parte di enti e istituzioni. La redazione invita chiunque lo desideri a collaborare, sottoponendo progetti interessanti, proponendo argomenti da trattare, articoli e suggerimenti per contribuire alla crescita della rivista. CORSO DI AGGIORNAMENTO E PERFEZIONAMENTO IN MATERIA DI SICUREZZA. L'Associazione degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri della Provincia di Lecco sta organizzando un corso di aggiornamento e perfezionamento in materia di sicurezza nei cantieri temporanei o mobili per Coordinatori della Sicurezza e Responsabili di Cantiere D.Lgs.494/96). Il costo dei corsi dipenderà dal numero dei partecipanti. La sede sarà a Lecco, indirizzo e date da definirsi. Coloro i quali fossero interessati possono comunicare, alla segreteria dell'Ordine, la pre-adesione al corso, via fax (0341/286794) o via e-mail ([email protected]) PROGETTAZIONE DEGLI EDIFICI IN ZONA SISMICA Il corso afferente le costruzioni in zona sismica, a seguito delle notizie ad oggi pervenute, si prevede possa iniziare nel prossimo mese di ottobre. Coloro i quali fossero interessati possono comunicare, alla segreteria dell'Ordine, la pre-adesione al corso, via fax (0341/286794) o via e-mail ([email protected]) entro il prossimo mese di giugno. Nelmesedimarzosisonotenutelevotazionipereleggere idelegatiInarcassadegliArchitettiedegliIngegneriperil quinquennio2005-2010.Sonorisultatieletti:Dott.Arch.ALFREDOCOMBIeDott.Ing.SERGIOCLARELLI.LaRedazione esprimeainuovidelegatiunauguriodiunproficuolavoro. IlConsigliodell'OrdineArchitettiricordaatuttigliiscrittiche lacompilazionedelmodulocontenenteleinformazionisulla partecipazionedegliArchitettiallevarieCommissioniedilizie, è obbligatoria. Siricordaaltresìchelostessomodulodevepervenirepresso laSegreteriadell'Ordine(viaRoman°28otramitefax0341 287034) entro il giorno 15 giugno p.v. Presso la Segreteria sono disponibili i tesserini di riconoscimento dell’Ordine Architetti di tutti coloro che hanno provveduto ad inviare la foto perché potesse avere valore legale. Errata Corrige Nel precedente numero di Notes del dicembre 2004 nell'articolo di presentazione dei risultati del concorso di Olgiate Molgora (pag. 7), fra i componenti del gruppo segnalato facente capo all'architetto V. Scortecci, sono stati erroneamente inseriti anche i nomi degli architetti Emanuele Panzeri e Martina Zappettino che niente hanno avuto a che fare con tale gruppo figurando invece fra i componenti del gruppo dell'architetto M. Riva risultato fra i vincitori e i segnalati del concorso di riqualificazione di 5 piazze a Lecco, presentato sempre sullo stesso numero della rivista (pagine 4 e 5). Ci scusiamo con i diretti interessati e con i lettori per il disguido accaduto. (G. Ferrario) AAA Cercasi Offresi SonodisponibilipressolaSegreteriadell’Ordine ArchitettielaSegreteriadell’OrdineIngegnericurriculadipersonecheoffronoecercanocollaborazione. Ulteriori aggiornamenti e notizie sono consultabili sui siti degli Ordini www.lc.archiworld.it • www.ordineingegneri.lc.it 40 Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Lecco
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