Notes 08/2006
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il giornale degli architetti della provincia di lecco NOTES - n. 8 / marzo 2006 - Poste Italiane Spa - Spedizione in A.P. - 70% DCB Lecco In caso di mancato recapito si prega inviare al CPO di LEcco, Via Lamarmora, 10 per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il diritto fisso dovuto marzo06 Lecco area ex-SAE il letto dalla terra all’aldilà in margine alla mostra “Lecco contemporanea” attenti alla Cina nonsolostars bio-compatibilità, eco-sostenibilità, bio-climatica la semiotica funzionalista di Gregg Fleishman Olanda 2006 cantieri stradali compatibilità ed ecosostenibilita concorso di progettazione a Brivio SIT IV copertina: loft&galleria zona Navigli n tes marzo06 editore Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Lecco direttore responsabile Ferruccio Favaron Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Lecco direttore editoriale Tiziana Lorenzelli CONSIGLIO DELL'ORDINE coordinamento editoriale Gerolamo Ferrario PRESIDENTE Ferruccio Favaron VICE PRESIDENTE Elio Mauri VICE PRESIDENTE Massimo Dell’Oro SEGRETARIO Marco Pogliani TESORIERE Vincenzo Daniele Spreafico CONSIGLIERI Ileana Benegiamo Fernando De’ Flumeri Massimo Mazzoleni Elena Todeschini Diego Toluzzo Alessandra Valsecchi redazione Massimo Dell’Oro, referente Ordine Guido De Novellis, itinerari Elisabetta Gheza, bioarchitettura Elena Todeschini, osservatorio giovani Massimiliano Valsecchi, trasporti progetto grafico e impaginazione Daniela Fioroni Via Roma, 28 - 23900 LECCO tel 0341 287130 - fax 0341 287034 [email protected] Via Roma, 28 - 23900 LECCO tel 0341 287130 - fax 0341 287034 Gli articoli firmati esprimono solo l’opinione dell’autore. Non impegnano l’editore né la redazione. Stampato nel marzo 2006 da Tipografia Commerciale Via Ugo Bassi, 17 - Lecco copertina: fotografia di Yang Zhenzhong retro copertina: Milano, Loft&Galleria sui Navigli, architetti associati Ferrari Scaramelli, 2005 NOTES - n. 8 / marzo 2006 Tariffa a regime libero: Poste Italiane Spa Spedizione in A.P. - 70% DCB Lecco; Iscr. Tribunale di Lecco n. 12/03 Reg. Giorn. e Periodici del 1/10/2003 il giornale degli architetti della provincia di lecco segreteria e pubblicità Anna Acquistapace Raffaella Oluic n tes n tes indice 2 Lecco area ex-SAE di Giorgio Melesi e Gerolamo Ferrario, architetti 6 il letto dalla terra all’aldilà di Alessandro Ubertazzi, architetto 8 in margine alla mostra “Lecco contemporanea” di Massimo Dell’Oro, architetto 10 attenti alla Cina di Tiziana Lorenzelli, architetto 12 nonsolostars a cura di Sergio Fumagalli, architetto 14 bio-compatibilità, eco-sostenibilità, bio-climatica di Elisabetta Gheza, architetto 16 la semiotica funzionalista di Gregg Fleishman di Tiziana Lorenzelli, architetto 18 Olanda 2006 di Guido De Novellis, architetto 20 cantieri stradali di Giulio Maternini e Silvia Foini, ingegneri 22 compatibilità e ecosostenibilita [II parte] di Gian Carlo Cerveglieri, ingegnere a cura di Elisabetta Gheza, architetto 24 concorso di progettazione a Brivio a cura di Gerolamo Ferrario, architetto 26 SIT di Elisabetta Gheza, architetto 28 rubriche Laura Farina, architetto Paolo Ripamonti, commercialista Diego Toluzzo, architetto Marco Gatti, ingegnere 36 IV copertina: loft&galleria zona Navigli Da questo numero ritorniamo a fare il giornale da soli. Gli ingegneri hanno deciso di non continuare il cammino intrapreso preferendo riprendere autonomamente la diffusione di un loro periodico. La nostra pubblicazione è nata per essere uno strumento di aggiornamento e documentazione dello stato dell'architettura, così da incentivare qualche riflessione non solo fra i nostri iscritti, ma fra tutti quelli che sono coinvolti nel processo di trasformazione del territorio, sarà pertanto sempre aperta ai contributi, come in questo numero, di qualche collega ingegnere. Questa impostazione, che ha avuto lusinghiero riscontro fra i lettori, merita di essere continuata non riducendo il giornale ad un bollettino contenente informazioni che si possono facilmente trovare altrove, come nel nuovo sito che si sta predisponendo su internet e sulla cui utilità ed efficienza abbiamo attivato un'importante sfida. Si tratta di proseguire con impegno, consolidando la nostra presenza nel dibattito in corso sul problema della qualità architettonica ed urbana, continuando a coinvolgere tutti i soggetti interessati nel processo di trasformazione in atto. Manterremo pertanto invariata la linea redazionale, privilegiando sperimentazione e ricerca senza tralasciare aspetti tecnici e costruttivi, così da ribadire l'unitarietà dei diversi soggetti che concorrono allo sviluppo del progetto e la necessità sempre più impellente di fare gioco di squadra. Solo in questo modo, a mio avviso, è possibile porsi in una società nella quale i cittadini sono quotidianamente bersagliati da modelli di vita in cui non si riesce più a distinguere il bello dal brutto, l'utile dal superfluo, dove la nostra attività è troppo spesso funzionale a dare forma a luoghi ed ambienti che concorrono ad un'anestesia collettiva in cui l'architettura dei maestri, tanto di moda e sbandierata dai media, è lontanissima da quella che normalmente si fa. Dove un fatto, epocale come la riforma del governo del territorio introdotta dalla nuova legge regionale, viene divulgato riducendone l'interesse alle possibilità di recupero dei sottotetti che si andranno a costruire. Nelle aule dell'università ci hanno insegnato e insegniamo che il nostro lavoro deve contribuire a migliorare le condizioni del vivere e dell'abitare. A questo si aggiunga il saper affrontare, dando risposte concrete, alcuni temi che assillano questi tempi, quali la questione ambientale ed il rapporto con il paesaggio, realizzando spazi e luoghi in cui l'uomo possa vivere, muoversi, pensare e operare al meglio. Negli ultimi dieci anni si è progettato sempre di più, soprattutto in termini virtuali, ma costruito sempre meno, mentre l'edilizia corrente si è impadronita della scena urbana oltre che delle periferie: la crisi economica e le istituzioni, con le loro pastoie burocratiche, hanno contribuito a produrre più carta che buoni edifici. Da più parti si invoca la qualità del prodotto architettonico come mezzo per migliorare città e territorio, dando appropriate risposte alle esigenze delle fasce sociali più deboli e trascurate, bambini, adolescenti ed anziani, così da modificare le attuali tendenze, dopo decenni di espansione urbana incontrollata da pianificazione carente e da norme di tutela che si sono limitate ad occuparsi del non fare invece che del fare bene. Occorre coinvolgere enti pubblici ed operatori privati nella ricerca della qualità architettonica utilizzando, sempre più con certezza delle regole, l'istituto del concorso per l'affidamento degli incarichi di progettazione, ma soprattutto per realizzare poi le opere migliori. Produrre immagini accattivanti è oggi alla portata di tutti, non è necessario essere architetti, e questo rappresenta il pericolo di quest'era digitale, in cui l'architettura, quella vera, materica, capace di adeguare il Paese alle esigenze della nuova società postindustriale, potrebbe anche dissolversi in pregevoli esercizi virtuali. Il fare architettura non può basarsi solo sull'acritica applicazione delle tecniche di rappresentazione virtuale: pur riconoscendone l'importanza, si deve aver ben presente che sono solo un mezzo e non il fine del nostro operare. La differenza sta nel saper riflettere, privilegiando l'uso della composizione architettonica, senza ricorrere all'anonimo utilizzo delle infinite soluzioni ottenibili con le nuove tecnologie digitali, capaci di produrre effetti positivi ma anche negativi e che rischiano di disabituarci a far fronte con rigore ai temi che ci vengono quotidianamente posti. Dobbiamo pertanto valorizzare la nostra attività ben consci del ruolo sociale e delle responsabilità che ci vengono attribuite, infondendo nella coscienza collettiva l'idea della insostituibilità delle nostre prestazioni intellettuali, così da favorire il riscatto della dignità del nostro operare, liberandolo da quella presunzione elitaria dove è stato da anni relegato. All'inizio del terzo millennio la qualità del fare architettura si può recuperare ritrovando un giusto equilibrio tra i nuovi ideali e gli strumenti disponibili, rivalutando in modo creativo la pratica progettuale ma soprattutto ritornando ad ascoltare i veri bisogni della gente comune, così da riprendere, oltre a realizzare palazzi, a costruire un pensiero, trascendendo la sfera tecnica per pervenire a quella estetica e sociale. Ferruccio Favaron 1 PRIMO PIANO Introduzione all’incontro Il 30 Gennaio, organizzato da G.Melesi l’architetto Pigoli ha presentato il suo progetto sull’area "Ex-Sae". Dovrebbe essere il primo di una serie di dibattiti promossi dall'Ordine Architetti per stimolare un dialogo interno alla categoria su temi di rilievo che interessano il territorio Planimetria generale dell’intervento C Lecco, area ex SAE on l'incontro si è voluto aprire un confronto all'interno dell'esercizio della professione finalizzato all'individuazione di un possibile ambito entro cui sviluppare, accrescere, nel sostegno critico, la responsabilità complessiva dell'architetto nel quotidiano impegno lavorativo. Sono così emersi fattori che con l'operare, necessariamente, devono poter essere trasmissibili. E' il racconto di cui parla l'architettura, attraverso le testimonianze di Aalto, Zumthor e di Fumet, dove nel quotidiano impegno, che diventa occasione d'incontro personale, è possibile rispondere a ciò che viene prima dell'opera, motivi che risiedono nella profondità del proprio cuore. Aalto ci ricorda "quanto lontana dalla vita quotidiana è la vita emotiva e istintiva dell'uomo che compie il suo lavoro quotidiano... e quanto tempo occorre perché tutto ciò che nasce nel mondo dei pensieri si sviluppi e prenda forma"1; "e questo", dice Zumthor, "ha a che fare con la saggezza, la ragione e soprattutto con la verità. Dare corpo a questa tacita attesa è il compito artistico dell'Architettura, che dispone di quella delicata qualità che in certi momenti possono farci capire qualcosa che mai in precedenza avevamo potuto capire in quel modo"2. "Perciò quello che nella bellezza merita veramente amore", sono le parole di Fumet, "non è tanto lo splendore con cui si manifesta, quanto il richiamo che essa contiene, non lo splendore che produce, quanto il fuoco che racchiude, non il cristallo in cui si riflette, quanto il dono miracoloso di sé"3. Nelle parole di Giovanni Paolo II agli artisti4: "La bellezza che trasmetterete alle generazioni di domani sia tale da DESTARE IN ESSE LO STUPORE! Di fronte alla sacralità della vita e dell'essere umano, di fronte alle meraviglie dell'universo, l'unico atteggiamento adeguato è quello dello stupore. Da qui, dallo stupore, potrà scaturire quell'entusiasmo di cui parla Norwid nella poesia [La bellezza è per entusiasmare al lavoro, / il lavoro è per risorgere]5. Di questo entusiasmo hanno bisogno gli uomini di oggi e di domani per affrontare e superare le sfide cruciali che si annunciano all'orizzonte. Grazie ad esso l'umanità, dopo ogni smarrimento, potrà ancora rialzarsi e riprendere il suo cammino. In questo senso è stato detto con profonda intuizione che "la bellezza salverà il mondo"1, è stato trovato il punto di riflessione per affrontare, lontani dal riconoscimento acclamato, la realtà di un lavoro quotidiano che prende e da significato a tutta la nostra vita; ed ancora con le parole dell'architetto Michelucci"7 non sono i luoghi che devono cambiare, ma le persone che li abitano", è stato espresso un desiderio condiviso: "uno spazio è sempre POVERO, quando è privo di capacità di relazioni, ed è sempre BELLO quando è generativo di incontri, di possibilità sinora inesplorate. E' questa forse la felicità dell'architetto". Giorgio Melesi 1 ALVAR AALTO, Idee di Architettura - La trota e il ruscello di montagna, 1947, p. 91 PETER ZUMTHOR, Pensare Architettura - Un mondo da vedere, 1988, p. 15 3 STANISLAV FUMET, Processo all'Arte, 1929, p. 41 4 GIOVANNI PAOLO II, Lettera agli artisti, 1999 5 CYPRIAN NORWID, Promedithion:Bogumil vv. 185-186: Pisma wybrane, Warszawa 1968, vol.2,p.216 6 F.DOSTOEVSKIJ, L'idiota, P.III, cap.V, Milano 1998, p.645. 7 G.MICHELUCCI, Abitare la natura, Politecnico di Vienna 1989, p.55. 2 vittime o complici? Alcune considerazioni a margine dell'incontro sul progetto per l’area "Ex-Sae" N ell'attuale panorama del nostro lavoro, mi sembra che il ruolo dell'architetto, del progettista in generale, stia sempre più scivolando verso una posizione di debolezza schiacciato in mezzo tra due figure sempre più predominanti: quella costituita da "Enti pubblici/Istituzioni" da una parte e quella del "Costruttore/Imprenditore/Committente" dall'altra. Quello che ho, piuttosto banalmente, chiamato "Enti pubblici/Istituzioni" è un mostro pluricerebrato (Comuni, Province, ASL, Vigili del fuoco, Soprintendenze, Enti parchi, ecc. ecc. per non parlare degli esperti ambientali, ma quello è un altro discorso) che emette, anziché fiamme o veleno, VINCOLI, di ogni tipo e quantità, che, per noi architetti, hanno lo stesso effetto paralizzante della kryptonite per Superman. Ma anche la seconda figura mitologica in campo, quella del "Costruttore/Imprenditore/ Committente", in qualche modo emette vincoli. Di altra forma, certo, sono vincoli di natura quantitativa/economica. L'importante per chi ci mette i soldi (e con mille ragioni non c'è dubbio) è che venga realizzata la maggior volumetria (o superficie) possibile, nella maniera più economica (in termini di costi e di tempo) e più "appetibile" per i futuri acquirenti. La qualità è, nella quasi totalità dei casi, solo un optional. E noi architetti, lì in mezzo (salvo in quei casi in cui la figura del progettista si fonde con quella del "Costruttore/Imprenditore/Committente" e allora si può solo recitare il "mea culpa") come un vaso di coccio tra due vasi di ferro, cerchiamo di fare del nostro meglio considerando tutti i vincoli, e i tempi biblici per i permessi, e l'ottusità dei funzionari, e le pretese dei costruttori, e come sono fortunati i nostri colleghi stranieri che non hanno tutte queste pastoie fra i piedi... e vai col disco di lagne e piagnistei. Ma, e qui vengo all'atto di accusa, mi sorge qualche dubbio. 3 4 Siamo proprio sicuri che questo continuo appellarsi ai maledetti vincoli, che sono reali ed oggettivi certamente, non sia alla fine solo una disperata ricerca di alibi? Siamo sicuri che i vincoli, chiamiamoli istituzionali di norme e leggi, non possano diventare uno stimolo per affrontarli e risolverli in maniera innovativa e convincente senza per forza ripiegarsi sull'utilizzo delle soluzioni (morfologiche, tipologiche e tecnologiche) più collaudate e meno problematiche dal punti di vista progettuale? E anche la supina accettazione dei voleri della committenza non rappresenta forse un alibi per nascondere la nostra perduta autorevolezza o le nostre incapacità professionali nel proporre, motivare con spiegazioni tecniche appropriate e infine imporre scelte progettuali di livello qualitativo più alto (e non parlo di capolavori dell'architettura) dove trovino finalmente applicazione le teorie apprese nelle aule universitarie, condivise e sostenute a parole ma quasi mai realmente messe in pratica? E se questi sono alibi, e con questo non voglio mettere in alcun dubbio un'applicazione corretta, scrupolosa e coscienziosa da parte di chicchessia, la realtà professionale per la maggior parte di noi si identifica con un termine preciso e significativo: resa. La resa spesso incondizionata di fronte alle difficoltà che i vincoli, di qualunque natura siano, di volta in volta ci impongono. Certo, generalizzare è semplicistico e pericoloso, ma, Tutte le immagini dell'articolo, per gentile concessione, riguardano il progetto del relatore, che ringraziamo per la disponibilità Viste del modello a giudicare dagli esempi che abbiamo quotidianamente sotto gli occhi, alle occasioni malamente sprecate per intervenire significativamente su aree urbane importanti per posizione e portata storico-simbolica, direi che sono pochi i progettisti che non si sono rassegnati a cedere le armi. A questo punto, mi sembra indispensabile una serena ma obiettiva e severa riflessione, senza ipocrisie che vedono sempre negli "altri" i colpevoli e con i piedi ben piantati nella realtà del lavoro senza fughe verso mondi irreali, sulla nostra disciplina e sul nostro effettivo grado di preparazione. Ed è una riflessione a cui l'Ordine deve contribuire, anzi ne ha l'obbligo e deve essere il principale protagonista, stimolando e promuovendo incontri, dibattiti, e convegni per discutere, con tutti gli attori in campo (colleghi, enti, costruttori), questi problemi per cercare di proporre soluzioni concrete, se possibile. Se anche non si riuscisse ad ottenere questo risultato, se non altro queste iniziative, certo tutte da definire e preparare con estrema cura, potranno servire per riportare l'attenzione dei protagonisti sulla qualità e sulla valenza simbolica, sociale e culturale del fare architettura spostando così radicalmente il tiro che attualmente vede al centro del mirino solo una serie di cifre che devono alla fine quadrare. Gerolamo Ferrario ARREDO U Letto barocco Una lettura storica dell'arredo dalle sue origini più remote e misteriose (III parte) il letto, dalla terra all’aldilà di Alessandro Ubertazzi* Un tipico esempio di letto importante, è costituito dal baldacchino con tende laterali: questi mobili sono adatti a formare, attorno al giaciglio, un vero e proprio microclima rispetto all'intero ambiente, grande e praticamente impossibile da scaldare: negli ambienti molto alti, infatti, il caldo si stratificava nella parte superiore. Ho parlato in precedenza della necessità di aerare il pagliericcio su cui si è dormito: in un esempio tratto da l'"Encyclopédie" pubblicata da D. Diderot (1713-1784) e J.B. Rond detto d'Alembert (1717-1783) si trova un manufatto che consente e, quasi, sollecita questa operazione. Il documento evidenzia efficacemente l'idea costruttiva di questo specifico mobile. Esso riflette un sapere ormai ben codificato; il letto è proprio quello che conosciamo: il piano del materasso è distante dal pavimento, la struttura orizzontale è costituita da un'armatura formata dalla trave principale disposta lungo l'asse centrale (che consente di suddividere i carichi sulle sue parti laterali e sostiene il pagliericcio senza che questo ceda più di quel tanto nel suo mezzo); esiste la "testata" e si riscontra un tentativo di ornamento. C'è, insomma, un poco di tutto quello che, ancora oggi, è necessario perché il mobile, nelle sue diverse forme sia, al tempo stesso, uno strumento pratico per dormire e anche sufficientemente espressivo. A ben vedere il letto rappresentato nella pagina dell'"Encyclopédie" non è molto dissimile da quello di Sant'Eldrado: anche questo è costituito da quattro appoggi, c'è un pagliericcio, ci sono già delle lenzuola. Ci sono letti di fine Ottocento, molto parigini, dotati di curiosi tendaggi: più che nei letti sembra quasi di entrare in stanze dalle finestre molto ornate. Oggi come oggi, non so dire se il fatto che il letto preveda delle protezioni laterali sia solo per contrastare il freddo o per conseguire una dimensione più raccolta dell'ambiente a disposizione per il sonno; probabilmente l'idea di un microclima particolare corrisponde a un microambiente alStanza da letto veneziana trettanto particolare che consente di dare scala alla propria esistenza in una delle fasi più "naturalistiche" della nostra vita terrena. Un concetto molto interessante su come orientare il letto o, meglio ancora, la persona nel letto, viene evidenziato dai bioarchitetti: in realtà, questo accorgimento non appartiene tanto al disegno del mobile, quanto alle condizioni igieniche derivanti dall'ambiente nel quale il mobile è collocato. Anche l'ipotesi "biologica" delle apparecchiature per equipaggiare gli ambienti (nei quali l'uomo svolge la sua vita) ha un suo indiscutibile fascino: per gli appartenenti a questa corrente di pensiero, il mobile non esisterebbe per sé stesso ma come attrezzatura collocata appunto all'interno di uno spazio. Peraltro, qualsiasi architetto degno di questo nome sente il dovere di concepire ambienti, cioè luoghi umani più o meno complessi, nelle tre dimensioni: in questi, gli oggetti non "galleggiano" senza regola ma devono stabilire relazioni molto precise con le pareti o, meglio, con tutto quello che esse comprendono. Secondo coloro che si autodefiniscono bioarchitetti, nella migliore delle ipotesi, la persona deve poter dormire con la testa orientata in modo tale da assecondare le linee di forza del magnetismo terrestre (che, non solo per quei professionisti architetti, sembra essere uno dei vincoli fondamentali della nostra esistenza fisica); si tratta di una realtà della quale non ci accorgiamo ma che c'è. In questo senso, noi viviamo immersi in una vera e propria "gabbia di forze" che, fra l'altro, cambiano in funzione delle variazioni dell'assetto elettromagnetico del cuore della Terra. In verità, il magnetismo impone al nostro ambiente delle regole energetiche nelle quali ci possiamo spostare con maggiore o minore fatica e con la conseguenza di stare più o meno bene. Sappiamo, peraltro, che, come di norma quasi tutti gli animali esistenti, gli antichi arrivavano a percepire direttamente queste caratteristiche ambientali; i nostri progenitori erano più vicini di noi alle logiche originarie della nostra specie, più vicini di noi alla condizione di appartenenza al mondo animale naturale zoologico; forse per questo è sembrato necessario inventare una nuova disciplina, la bioarchitettura. Si potrebbero esaminare infiniti esempi di letto: ci sono fra l'altro anche quelli emblematici e spettacolari. In questo senso, la cinematografia ci ha restituito delle immagini particolarmente fantasiose: a titolo di esempio riporto quello di Sandra Milo in un famoso film di Fellini. In fondo, andare a dormire è un po' come rientrare nel ventre della mamma e, anzi, in molti riti funerari di culture primitive (cfr. ad esempio i Purépeche del Messico) il morto è sepolto come se dormisse, raggomitolato in posizione "fetale", avvolto perfino dentro una coperta. In questo senso, il letto ci consente rispettivamente di tornare all'origine e di essere consegnati al futuro dell'aldilà. Plance extraite de l'encyclopedie Riferimenti bibliografici per le illustrazioni. • Piercarlo Santini, Facendo mobili con..., Poltronova Edizioni, Milano, 1977 • Aa.Vv. La sedia italiana, ICE (Istituto Nazionale per il Commercio Estero), Roma, 1983 • Rita Cirio e Pietro Ferrari (a cura di), Il salotto cattivo; splendori e miserie dell'arredamento borghese; almanacco Bompiani 1976, Bompiani, Milano, 1975 • Liubov Faenson (a cura di e introduzione), Cassoni italiani dalle collezioni d'arte dei musei sovietici, Editoriale umbra e Aurora Art Publishers, Perugia e Leningrado, 1983 • Clelia Alberici, Mobili regionali italiani: il mobile lombardo, Görlich Editore, Milano, 1969 • Andrea Disertori e Anna M. Necchi Disertori, Il mobile lombardo, riconoscere gli stili e distinguere i falsi, Giovanni De Vecchi, Milano, 1992 • Alvilde Lees-Milne (a cura di), La stanza del gentiluomo inglese, Umberto Allemandi & C., Torino, 1987 (edizione originaria, Inghilterra, 1986) • Mary Eden e Richard Carrington, La filosofia del letto, Longanesi & C., Milano, 1968 (edizione originaria, Inghilterra, 1960) • Hubert Juin, Le lit, Atelier Hachette-Massin, Parigi, 1980 • Simon Jannes, L'antica Roma, Istituto Geografico De Agostani, 1991 (edizione originaria, Londra, 1990) • Gorge Hart, L'antico Egitto, Istituto Geografico De Agostani, 1991 (edizione originaria, Londra, 1990) • Bartolomeo Durante, Storia dell'Abbazia di Novalesa, Gibaudo Editore, Cavallermaggiore, 1988 Sandra Milo *Professore Ordinario di Disegno Industriale alla Facoltà di Architettura di Firenze e Politecnico di Milano Argomento trattato nell’ambito del Corso "Dal letto di Nefertiti al metrominimal; viaggio nella storia dell'arredamento in sette tappe", organizzato da Confartigianato-Unione Artigiani di Lecco, nell’autunno 2004. MOSTRE A Casa Bigoni a Pescarenico, 1930, Mino Fiocchi La costruzione della città e la sua caratterizzazione architettonica nel ‘900 in margine alla mostra “Lecco contemporanea” di Massimo Dell’Oro poca distanza dalla chiusura della mostra “Lecco Contemporanea 1900-1960” mi piacerebbe aprire con questo primo intervento uno spazio di dibattito sui temi che entrano a pieno titolo nella nostra specifica disciplina. Credo infatti che il grande merito della mostra svoltasi a Villa Manzoni sia stato quello di portare all'attenzione del grande pubblico proprio quei temi che, come la costruzione della città e la sua caratterizzazione architettonica, hanno attraversato l'intera stagione novecentesca della cultura dell’architettura. La sapiente mixture di materiali, tavole originarie, materiali fotografici e documenti audiovisi hanno felicemente colpito l'immaginazione dei numerosi visitatori e di questo dobbiamo essere grati all'intero staff organizzativo. Rivisitando, tra gli spazi espositivi, le fasi di crescita urbana, supportato da un approccio che sappia leggere, di una città, le diverse parti e le sue architetture, non solo nella comprensione delle presenze monumentali ma anche delle continue aggiunte e modificazioni, tipologiche e formali, di elementi più minuti o addirittura nel recupero di progetti o piani non realizzati, mi piacerebbe restituire due spunti di riflessione che credo possano emergere con chiarezza dalla visita di questa mostra. Il primo è la conferma che il periodo degli anni ‘30 costituisce per Lecco un vero e proprio spartiacque della sua recente storia. Si può affermare che la nostra città, storicamente caratterizzatasi come nodo di scambio, di cerniera delle relazioni con il territorio, dalla metà dell' 800 fino a proprio gli anni ‘30, sia stata caratterizzata da un legame stretto e costante tra l'iniziativa della" produzione imprenditoriale" e l'iniziativa di una "forte infrastutturazione", a testimonianza di una lungimiranza nell'interpretare il ruolo della città, che non troverà nei periodi successivi una tale intensità e continuità. Non casualmente tutte le ipotesi di qualificazione della polis nelle sue funzioni di centro produttivo in espansione, trovano fervide basi nel periodo degli anni trenta; infatti proprio a partire dagli anni ‘20 sono stati i grandi insediamenti industriali a determinare sia la nuova dimensione urbana sia le modalità di espansione, costituendo presenze massicce nella zona lungo la ferrovia ed in altri lotti restati liberi all'interno del perimetro urbano, tanto da condizionare fortemente la formazione del tessuto circostante, la nuova rete stradale, gli allineamenti ed i caratteri degli edifici che vi sorgeranno accanto. Ma sono anche gli anni in cui Lecco realizza tutte le attrezzature di servizio ,scolastiche e dell'assistenza che vanno ad integrare quella stretta contiguità esistente tra residenza e produzione, che ha definito e definisce in parte ancora oggi l'immagine fondamentale della nostra città. Non casualmente dagli elementi esposti negli spazi della mostra si frappongono gli ampliamenti viari verso il colle di Santo Stefano, futuro viale Turati - 1932, l'emergere di un nuova idea di città, alternativa alla città borghese lungo l'arco lacuale 1937, ma anche un piano di ampliamento ferroviario come quello presentato dall'ingegnere Amigoni 1927. Progetti ed idee, come altre di quel tempo che ci restituiscono, proprio nello specifico temporale riferito ai temi in oggetto, una delle principali dicotomie, quella tra la città della produzione o città residenziale-turistica che Lecco ha dovuto affrontare dagli inizi del secolo scorso e che neppure in epoca "fascista" ha saputo risolvere. Negli anni immediatamente successivi al dopoguerra riscontriamo invece per lo più l'attuazione e la realizzazione dei programmi predisposti negli anni precedenti. Qui si arriva al secondo elemento che volevo porre in evidenza ma che un po' provocatoriamente lascio aperto ad eventuali futuri contributi perché forse le realizzazioni hanno molte volte " tradito" le buone intenzioni. Avendo davanti agli occhi, per esempio le grandi immagini esposte del viale Turati ci domandiamo un po' stupiti dove siano gli standard qualitativi di molti interventi similari e di quel periodo nel nostro paese e dove sia la qualità di opere di architettura, difficilmente rintracciabile nei prospetti messi in evidenza per l'occasione. Fortunatamente l'impianto disegnato trova proprio la sua conferma invece nel cono ottico sul cui fondale si colloca a consolidarne la prospettiva urbana il volume corretto della chiesa di San Francesco realizzata su progetto di Mino Fiocchi proprio nel 1950. 9 11 Piano edilizio ferroviario, 1927, Ing. Amigoni 12 Asilo Opera Pia a Belledo, Fiocchi 13 Ingresso cimitero monumentale, 1904 14 L’industria del ferro lungo il Gerenzone 15 Case aziendali Fiocchi a Belledo 16 Case cooperativa La Popolare a Pescarenico ARTE L Li Dafang La scena creativa cinese ci propone dei linguaggi nuovi in arte suscitando l'interesse dei collezionisti e del mercato attenti alla Cina di Tiziana Lorenzelli a grande espansione economica cinese ci spaventa e ci sembra influisca negativamente sui nostri mercati. L'altissima produttività che caratterizza l'industria di questo paese controverso, contamina anche la sfera dell'arte, che trova proprio nella rigidità del sistema politico gli spunti per esprimere il proprio desiderio di rompere le righe e di volare con la fantasia. "Sotto il profilo della creatività individuale la Cina è stata per moltissimo tempo un gigante dormiente" sostiene la critica Daniela Palazzoli. Dopo i massacri di Piazza Tienanmen del 1989, tra gli artisti si diffonde il senso di frustrazione, in un clima in cui il consumismo dagli anni novanta inizierà a trasformare la cultura popolare in cultura di massa. Senza preavviso le ruspe oggi irrompono nei vecchi quartieri per iniziare la costruzione di una nuova Cina disegnata su modello occidentale su fondamenta che affondano in un sistema sociopolitico sabbioso. Naturalmente gli artisti cinesi provengono da luoghi anche molto distanti tra loro, con culture e sensibilità differenti, ma, forse anche perché ci pervengono organizzati in importanti collettive, ne percepiamo più marcatamente l'unità in contrapposizione alla nostra estetica. Sono venuta per la prima volta a contatto con la fotografia cinese grazie ad "Out of the Red" del 2003, senz'altro una delle mostre più coinvolgenti e innovative a cui ho potuto partecipare negli ultimi anni. Organizzata dal gallerista milanese Primo Marella insieme ad Alessandro Consolo, grazie alla forza conferita dalla ricchezza espressiva e dalla diversità degli autori, ha dimostrato anche la straordinaria capacità dei giovani cinesi di usare i linguaggi del digitale. Marella, un guru nel campo dell'arte fotografica, ha aperto recentemente una galleria a Pechino proprio perché vivere lì gli consente di approfondire meglio la conoscenza degli artisti. Nel catalogo della mostra egli racconta: "Gli artisti, che rappresentano una classe sociale povera non ancora premiata dallo sviluppo economico (ma pronta per esserlo a breve), esprimono ora tutto il loro potenziale investigativo e creativo e denotano già un sufficiente distacco rispetto alle generazioni che li hanno preceduti, da cui si differenziano per avere avuto, pur nel rispetto della loro origine e della loro tradizione, la capacità di raggiungere un linguaggio artistico più universale e connesso a ciò che avviene nel resto 11 Followme, Wang Qingsong del mondo, e danno per primi la prova tangibile di essere già usciti da un isolamento culturale". Sempre nel 2003 il Centro Pompidou ha organizzato la colossale esposizione "Alors la Chine?", con una rassegna allargata alle arti, all'architettura, al cinema e alla musica, una panoramica della vitalità e creatività della nuova Cina, dove però la quantità delle opere esposte, la multidisciplinarietà affrontata dal tema, ha reso più dispersiva la comprensione dei lavori dei vari artisti, seppur già conosciuti, privilegiando a mio parere l'aspetto grottesco e provocatorio e meno la sottigliezza percettiva di un popolo che anche solo attraverso la calligrafia riesce ad evocare forme artistiche sublimi. A seguito di queste mostre, i cui pro- tagonisti oggi fanno parte delle collezioni dei più prestigiosi musei d'arte contemporanea internazionali, tra cui il PS1 del Moma, l'Italia ha poi contribuito tra l'altro con "Officina Asia" nel 2004 alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna, la mostra di grande successo "Cina: prospettive d'arte contemporanea" inaugurata allo spazio Oberdan di Milano nel 2005 e "Hospitality-From Beijing to Milano" a cura di Marella Arte presso il Superstudio Più di Milano, appena conclusa. Per chi fosse incuriosito da questo ambito le informazioni sono consultabili nei siti degli eventi nominati. Foto tratte dalla mostra "Cina: prospettive d'arte contemporanea" Yang Zhenzhong Huang Yan TESTIMONIANZE Autore: Filippo Simonetti Vista dell'atrio di ingresso del palazzetto sportivo di Carnago, concorso 1997 - realizzazione 2000/2001 Un percorso di formazione e di tenacia in cui i concorsi aiutano nonsolostars di Sergio Fumagalli I l nostro mestiere di architetti è proprio strano: esaltante da una parte nella misura in cui ti permette di sviluppare la tua creatività, molto faticoso e frustrante dall'altra perché ti viene poco riconosciuto quale merito. Voglio parlare del mestiere di progettista naturalmente partendo dalla mia esperienza, per sostenere una tesi: esiste nel pensiero comune una antipatica e distorta banalizzazione della figura dell'architetto che vede schierati soli in campo, da una parte le grandi stars, prevalentemente architetti stranieri, e dall'altra i consulenti arredatori. Questo non favorisce il lavoro di gran parte di noi architetti comuni e ci relega, inevitabilmente ad elemosinare incarichi ed accettare temi minori, noiosi e squalificanti, pur di lavorare. Il nostro sforzo oggi, deve essere quello di promuovere l'immagine di architetti professionisti capaci, di convincere i nostri potenziali committenti, soprattutto con le nostre realizzazioni (e questo è il motivo per cui è importante far conoscere il nostro lavoro), che esistono anche i buoni architetti che sanno interpretare la professione al meglio, che sanno portare a compimento un incarico completo, che sanno proporre qualità accanto ad una buona professionalità, che hanno la cultura e la preparazione necessaria per competere con le società di ingegneria. Racconto qui la mia personale "lunga marcia" di architetto, quasi 25 anni, per dire che ci siamo anche noi. Un percorso che mi ha permesso di giungere solo negli ultimi anni, con una "gavetta" quindi estenuante, a progettare cose mie ed ottenere alcuni riconoscimenti. Certo da noi uno come me è ancora "giovane architetto under 50". Ma i nostri colleghi europei fanno queste cose in un tempo abissalmente più breve e quindi abissalmente più redditizio, in ambiti socioculturali dove l'apprezzamento per l'intervento di architettura contemporanea di qualità è tale che vede la più ampia promozione da parte degli amministratori pubblici e dei promoter privati, e si vede gratificata spesso dalla partecipazione di larga parte della popolazione all'inaugurazione di un'opera. Il mio percorso formativo parte da una Facoltà di Architettura, negli ultimi anni 70, che mi ha dato poco più di niente, e prosegue con quella che considero la mia vera scuola che è stata la pratica decennale dai Bbpr a Milano. Si passa alle prime esperienze con alcuni amici conosciuti nell'ambito dell'ordine di Como (quando Lecco ancora non c'era) con piccole commesse che arrivano sempre con il contagocce, forse perché nessuno ci conosce, o a pochi interessa un percorso di sperimentazione con tutte le incognite che esso contiene, o perché l'ingenuo entusiasmo giovanile mi ha sempre spinto a rifiutare la messa a libro paga da parte delle imprese edili, ma soprattutto perchè subiamo lo strapotere dei tecnici edili, veri e propri "professionisti condotti" sul territorio. E' così che, necessariamente inizia l'esperienza dei concorsi di architettura dove si premia il progetto (e quasi sempre la qualità); qui si sperimenta la collaborazione con diversi compagni di lavoro, nella convinzione che questo sia il metodo più idoneo per stimolare la reciproca creatività e competenza e perché rimaniamo convinti che i concorsi di architettura sono un importante strumento di qualità nel lavoro di un architetto, in particolar modo per un giovane architetto, soprattutto perché permettono di affrontare ed acquisire conoscenze su diversi temi di architettura e di operare in diversi contesti. Sono questi i motivi che mi hanno portato anche ad attivarmi per la divulgazione di questo strumento come membro della commissione concorsi presso il nuovo Ordine degli architetti di Lecco ed a collaborare attivamente alla stesura dei documenti direttori sui concorsi da parte della Consulta degli Ordini lombardi. Negli ultimi dieci anni, dopo aver partecipato a più di cinquantacinque concorsi con FLarchitetti e altri, si affaccia la possibilità finalmente di sperimentare il mestiere su commesse di una certa rilevanza, commissionate dagli Enti pubblici che hanno creduto a questo strumento. I progetti di concorso che vengono messi in cantiere (di cui cinque completati) mi hanno consentito di avviare una stagione di importanti realizzazioni nelle quali mi sono confrontato con una duplice realtà: da una parte ho potuto sviluppare l'esperienza della pratica professionale con l'approfondimento della progettazione esecutiva, la direzione delle opere ed il coordinamento degli aspetti legati alla sicurezza dei cantieri; dall'altra ho affrontato il confrontoscontro con la normativa sugli appalti pubblici e con tutte le implicazioni che questa complicata materia ha sul progetto. Nella mia personale esperienza è significativo e, credo del tutto atipico, il fatto che i lavori più Autore: Filippo Simonetti Vista dall'alto di piazza Di Vittorio a San Giuliano Milanese, parte dell'intervento di riqualificazione delle aree centrali,- con M.Castelletti e S.Santambrogio Concorso 1995 realizzazione 1999/2000 importanti siano scaturiti da concorsi vinti. In fondo, è più facile portare a compimento un progetto, già scelto e premiato dal committente e quindi più difendibile, piuttosto che dover lottare strenuamente per salvaguardare un progetto in tutto il suo lungo sviluppo, con la sola forza dell'idea, contro chi ha spesso una visione del tutto diversa dal tuo concetto di qualità, che guarda quello che gli proponi e non "si ritrova" rispetto a quello che vede in giro, abituato da sempre ad un certo livello di proposta e soprattutto poco incline alla sperimentazione. E' per questi motivi che chiediamo continuamente un rafforzamento dello strumento concorso. Ci pare di poter dire che anche nella nostra zona si noti un significativo aumento dell'interesse per questo strumento che avrebbe bisogno di un ulteriore salto di qualità. Come? Semplicemente rifacendosi alle esperienze migliori che abbiamo conosciuto in questi ultimi anni. Per esempio insistendo con le amministrazioni e gli enti pubblici per mettere a concorso, di progettazione piuttosto che di idee, almeno un tema ritenuto strategico, tra i tanti che ogni Ente ha in agenda e che in ogni caso finisce per affidare tramite gara. Consigliare di dotarsi di un coordinatore (pescando dall'albo apposito), che possa garantire il controllo dello sviluppo dell'intero processo che porta dalla stesura del bando alla realizzazione dell'opera. In particolare, per garantire la qualità ed il controllo dei costi (si perché la qualità non è affatto sinonimo di costi in più) vanno focalizzati i termini precisi da mettere nel bando e va individuata da subito la giuria che deve essere composta da personalità di provata competenza sul tema della qualità del progetto. In conclusione auspichiamo, noi che non siamo stars ma nemmeno ci sentiamo solo consulenti arredatori, un po' più di attenzione e rispetto per chi dimostra con il proprio lavoro, costante e tenace, di onorare questo che rimane pur sempre un bellissimo mestiere. 13 BIOARCHITETTURA Leonardo da Vinci, 1940, L’uomo Vitruviano Lecco, 24 novembre 2005. Riflessioni sul rapporto tra progettazione e sostenibilità ambientale bio-compatibilità, eco-sostenibilità, bio-climatica di Elisabetta Gheza P rogettare in modo biocompatibile, significa progettare facendo attenzione alla qualità e alla salubrità degli ambienti interni in cui l'uomo vive. L'attenzione alla progettazione degli ambienti interni deve puntare al benessere fisico e abitativo dell'uomo, inteso come assenza di fattori di malattia, di stress e di disagio psicofisico. La progettazione ecosostenibile ha, invece, alla base la salvaguardia e l'equilibrio dell'ambiente esterno, con particolare riferimento al consumo delle risorse (rinnovabili e non rinnovabili) e all'inquinamento ambientale. L'architettura bioclimatica studia l'involucro edilizio in relazione all'ambiente e al clima esterno ad esso e al suo consumo energetico: l'obiettivo è quello di ridurre al minimo i consumi energetici, ottimizzando l'energia solare e l'insolamento. Poiché le condizioni esterne variano a seconda del sito e per un determinato sito variano anche nel tempo, un edificio bioclimatico dovrebbe modificarsi, integrarsi ed adattarsi ad esso. I tre termini hanno alla base l'interesse comune per il benessere e la salute (ambientale, climatica ed umana). Se la biocompatibilità fa riferimento all'ambiente interno, l'ecosostenibilità guarda all'ambiente esterno, come la bioclimatologia rimanda al rapporto tra interno ed esterno. La centralità, nell'approccio progettuale sia esso bioclimatico, biocompatibile e/o ecosostenibile, è dell'UOMO, grazie al quale i tre termini non rimangono disgiunti ma sono connessi l'uno all'altro e l'uno con l'altro si influenzano vicendevolmente. Il costruire dunque non può prescindere dal luogo dove sorgerà l'edificio ma soprattutto dall'uomo che vi abiterà. L'uomo, con le sue necessità ed i suoi bisogni, dovrebbe sempre essere sempre al centro di un progetto architettonico che, nel contempo, parte dal luogo. La maggior parte degli edifici moderni esiste a prescindere dal rapporto con il paesaggio o con l'insieme urbano già esistente: è una vita astratta, che vede applicate soluzioni predefinite, che trasmette la sua astrattezza anche all'interno dove l'uomo prova la sensazione del "nulla". Un progetto che applica i principi dell'ecosostenibilità, della biocompatibilità e della bioclimatica agli insediamenti edilizi, si basa su un metodo di progettazione alternativo rispetto agli attuali. Un metodo che, a partire dalla conoscenza del luogo, permetta di definire e perseguire con chiarezza gli obiettivi di salvaguardia dell'ambiente, di uso razionale delle risorse, di risparmio energetico, di benessere fisico e di qualità formale. Un tale progetto deve necessariamente avere un carattere olistico e multidisciplinare e deve seguire un metodo progettuale che faccia propri alcuni passaggi tra loro strettamente correlati. • Analisi del sito, ovvero lettura analitica dei fattori ambientali (aria; acque superficiali; suolo, sottosuolo e acque sotterranee; ambiente naturale ed ecosistemi; paesaggio; aspetti storico-tipologici; ecc.), dei fattori climatici (clima igrotermico e precipitazioni; disponibilità di fonti energetiche rinnovabili come sole, vento, acqua, ecc.; disponibilità di luce naturale; clima acustico; campi elettromagnetici; ecc.), storici, sociali e culturali. Questa lettura permette di operare scelte progettuali opportune, trovando la giusta combinazione fra orientamento dell'edificio, caratteristiche morfologiche, dimensionali, distributive e tecnologiche, risparmiando e usando razionalmente risorse energetiche ed ambientali, e proteggendo gli abitanti dai diversi tipi d'inquinamento, attraverso un corretto rapporto con il sole, il vento, l'acqua ed il verde. • Definizione degli obiettivi progettuali, nell'ambito degli obiettivi generali di salvaguardia dell'ambiente (sia globale che durante la fase costruttiva e durante il ciclo funzionale dell'edificio), uso razionale delle risorse e rispetto del genius loci (rapporti con la committenza). I dati emersi dall'analisi del sito permettono di perfezionare la definizione degli obiettivi progettuali che devono caratterizzare l'intervento specifico. • Individuazione e verifica delle soluzioni, in relazione agli obiettivi progettuali, fino alla definizione del progetto come sintesi di tutti i fattori coinvolti. Questa fase è caratterizzata da una continua attività di verifica delle scelte progettuali lungo tutto il processo edilizio e considerando l'intero ciclo di vita dell'organismo insediativo in relazione agli obiettivi generali e a quelli specifici del progetto ecosostenibile. I principali punti di metodo descritto dovrebbero essere adottati nello sviluppo di tutti i progetti di edifici e diventano irrinunciabili quando si tende all'ottimizzazione delle prestazioni dell'edificio stesso. 15 DESIGN L’ Gregg Fleishman Si è recentemente conclusa al Museo del Patrimonio Industriale e All'Università di Bologna una mostra straordinaria del famoso designer californiano la semiotica funzionalista di Gregg Fleishman di Tiziana Lorenzelli architettura e il design californiano vengono considerati sperimentali, d'avanguardia, anticonformisti; i mobili sono spesso concepiti come opere d'arte, come icone in cui riconoscersi e attraverso cui glorificare se stessi, la cui apparente irrazionalità formale spesso nasconde lunghi processi di elaborazione progettuale. Il desiderio edonistico di varietà e di distinzione ha determinato la vivace dinamica della Functional Art attingendo nuovi criteri espressivi per realizzare pezzi in prevalenza di ottima qualità, costosi da produrre, spesso realizzati in edizioni limitate, da considerarsi un investimento come un quadro o una scultura, da usare non senza un pizzico di poesia. Gregg Fleishman rappresenta uno degli esempi più significativi tra i designer che operano in California. Nelle sue opere si legge il pragmatismo impresso dalla sua formazione di architetto e dagli studi come strutturista sotto l'egida di Konrad Wachsmann, mescolato al genio creativo che si esprime attraverso la ricerca, al lavoro isolato dell'artista che si immerge totalmente nel proprio lavoro e che prova e riprova nel tentativo di sfruttare al meglio le potenzialità del materiale. L'aspetto scultoreo e la prorompente espressività dei progetti vengono elaborate da Fleishman basandosi sull'analisi meticolosa delle tecnologie e dell'ergonomia; attraverso l'uso di un multistrato di betulla di alta qualità proveniente dalla Finlandia, scelto tra molti altri per le sue particolari caratteristiche di omogeneità che lo rendono maggiormente affidabile, l'architetto ha ottenuto una produzione la cui complessità formale è conferita dalla modularità e dall'intaglio e che risponde a prestazioni strutturali stabilite a priori. Nelle sedute le matrici dei disegni curvilinei richiamano gli stilismi dell'arte precolombiana e sono generati da un equilibrato rapporto estetico-funzionale che soddisfa le caratteristiche di resilienza necessarie per l'assemblaggio garantendo una flessibilità ottimale per il comfort. Dopo la messa a punto della prima sedia Lumbarest, la cui gestazione ha richiesto vari anni di ricerca e trentaquattro prototipi per perfezionarne il molleggio, Fleishman ha progettato Rock 'N' Roll (che fa parte della collezione del Vitra Museum), costituita da un'unica lastra di compensato lungo circa due metri e mezzo che si arrotola su se stessa diventando una flessuosa chaise longue. La complessa poltroncina Nebula estrapola i vantaggi di questo tipo di articolazione strutturale dovuta all'intaglio; il suo leitmotiv è la spirale, che conferisce molleggio alla seduta e che si sviluppa a corolla per formare lo schienale, richiamando il decorativismo dell'Art Nouveau. Aumentando la complessità dei disegni, gradualmente è possibile estrapolare i vantaggi e isolare gli svantaggi; a seconda dei tagli le diverse zone si comportano strutturalmente in maniera differente: c'è un contrasto tra le parti portanti che devono essere relativamente rigide e le superfici di appoggio che flettono per aderire al corpo e consentono un piacevole molleggio. La formazione scientifica di Fleishman lo ha stimolato a ricercare diversi campi in cui esprimere la propria creatività; nel suo studio galleria e laboratorio, sono infatti esposte biciclette, sferoidi, giochi per l'infanzia, tricicli, auto avveniristiche, giunti strutturali e ogni tipo di prototipo che egli si diverte a sperimentare. Il concetto di questi prodotti è quello di minimizzare i processi di produzione e lo spreco di materiali e di massimizzare le proprietà d'uso ma per quanto la semplicità e la razionalizzazione della costruzione suggerirebbero una produzione automatizzata su larga scala, non essendo soddisfatto dalla qualità della lavorazione ad opera di terzi, Fleishman realizza da sé in laboratorio le proprie idee: "Produrre i miei pezzi da solo, aiuta e incentiva il miglioramento del progetto e del processo di fabbricazione.Lavoro come un artista nel campo del design; l'arte permette una certa indulgenza, arroganza, martirio e anche una giustificazione per mantenere le distanze dalla commercializzazione che non rincorro." La dicotomia tra oggetto funzionale e opera d'arte si carica di valenza semantica attraverso il brillante modo di presentare i mobili disassemblati e fissati su tavole di legno dipinto predisposte per essere appese alla parete, in cui l'oggetto d'arredo perde i suoi connotati funzionalistici che rivelerà soltanto una volta srotolato, montato e utilizzato. un esercizio di sovrapposizione che enfatizza l'aspetto semiotico e la straordinaria incisività del progetto, mostrando più chiaramente il disegno intaglia to,aggiun- Nebula 17 Nuova onda Nuova onda Rock’n’roll gendo una dimensione interattiva al lavoro e palesando con sottile ironia il gioco di un artista concettuale. Riferimonto Interni n. 414 L’ ITINERARI Amsterdam, Unstudio Ordine degli Archittetti organizza un viaggio studio in Olanda. Quattro intensi giorni alla scoperta delle nuove edilizie residenziali, dalle isole di Amsterdam al recupero del porto di Rotterdam. Dalle architetture ardite del quartiere universitario di Utrecht, alla visita della sede degli architetti olandesi a Rotterdam, si cercherà di fornire un'ampia panoramica delle ultime tendenze dell'architettura mondiale senza dimenticare la tradizione storica dei Behrens, Dudok e Rietvelt. Nel dettaglio la Commissione Viaggi dell'Ordine sta organizzando, con l'ausilio di Gattinoni Viaggi, un viaggio studio tra Amsterdam e Rotterdam. Il ritrovo sarà a Lecco Mercoledì 24 maggio alle 18.30, dove un bus privato ci porterà a Malpensa per prendere un volo di linea KLM alla volta della capitale olandese. Alloggeremo in hotel 4 stelle comodamente raggiungibile dalle principali linee di trasporto pubblico. Il Giovedì mattina sarà dedicato alla visita dei nuovi insediamenti residenziali sulle isole, in particolare: • Borneo Sporenburg (1993-99) Progetto urbanistico: West 8, Adriaan Geuze, Daniel Jauslin, Rudolph Eilander (Da Claus en Kaan a Rem Koolhas, 13 progetti per 13 architetti) Nella zona orientale di Amsterdam si assiste da anni ad una vera e propria metamorfosi. L'Oostelijke Havengebied (la zona portuale) viene completamente edificata. Il cambiamento incomincia con la ristrutturazione dei magazzini (Pakhuizen) sull'Entrepothaven in appartamenti, seguito successivamente dallo sviluppo dell'isola KNSM in un vero e proprio quartiere. Vicino è situata l'isola di Java (Javaeiland). Lo sviluppo edile più recente si è concentrato Olanda 2006 di Guido De Novellis Amsterdam, MVRDV 1 Hilversum, NIO, Cyclops Utrecht, OMA, Educatori nella zona orientale delle penisole Borneo e Sporenburg. Le nuove tipologie abitative sono costituite da blocchi di 3 piani con accessi sulla strada e con l'altezza del soffitto di 3,5 m al piano terra. • Java-eiland ( 1995-98) Sjoerd Soeters • KNSM Sumatrakade (1990-96) Jo Coenen, Venetiahof (Architektenburo Wintermans) Sulla KNSM en Java-eiland sono stati realizzati blocchi di edifici molto alti. La caratteristica di questo piano urbanistico è la forma massiva degli edifici, 1257 appartamenti per 2500 abitanti. • Entropotdok, interessante ristrutturazione di un vecchio magazzino ai Docks (1988) caffè di Oud, simbolo dell'architettura De Stjil. Mentre il pomeriggio ci sposteremo nel centro di Amsterdam per visitare alcune architetture tra le quali: • New Metropolis (1990-97) Renzo Piano Building Workshop Il Nuovo Museo della Scienza e della Tecnica è situato nella parte sud dell'IJ-tunnel. Ricoperto completamente di rame verde, con una terrazza a gradini come copertura dell'edificio, da cui si può ammirare una magnifica veduta di Amsterdam. • Osdorp WoZoCo's 100 abitazioni sociali (1997) MvRvD • Museumplein (1999) Sven Ingvar Andersson, l'area dei musei da Rembrand a Van Gogh • National Museum Vincent van Gogh (1963-1973) Rietvelt, van Dillen, van Tricht L'ampliamento del museo (Kisho Kurokawa 199199) è costituito da un edificio ovale collegato tramite il seminterrato al museo del Rietveld. Venerdì mattina andremo con bus privato ad Hilversum a visitare il Municipio, opera di Dudok (1930) e successivamente The Cyclops, opera degli olandesi NIO Architecten ed altre opere di recente costruzione particolarmente innovative. Sabato ci sposteremo, sempre in bus privato a Rotterdam, passando per Utrecht. Qui faremo visita al campus universitario dove le opere di Mecanoo, Rem Khoolaas, Weil Arets, e molti altri maestri ci occuperanno gran parte della giornata. Arrivati a Rotterdam avremo comunque il tempo di visitare in centro la piazza dei West 8 e il celeberrimo La Domenica sarà dedicata alla visita delle architetture cittadine ed in particolare la Sede degli architetti Olandesi, il NIO, opera di Jo Conen. Qui avremo la possibilità di accedere agli archivi ed alle mostre temporanee, estremamente interessanti. Altri edifici da visitare: • Museumpark, Kunsthal (1987-92) Rem Koolhas, Fuminori Hoshino. All'interno del museumpark sorge l'edificio della Kunsthal (Sala dell'arte), che unisce attraverso percorsi pedonali su pendenze il parco con la Westzeedijk. • Toren op Zuid (2000) Renzo Piano L'edificio 98m d'altezza per 23 piani è la sede della KPN. É leggermente inclinato ed è sorretto da un palo d'acciaio, sulla parte dell'edificio rivolto all'Erasmusbrug una parete alta 40m, sulla quale vengono proiettati animazioni a carattere sociale e culturale. • Complesso edilizio (1991-95) Mecanoo Sulla Rochussenstraat sorge quest'edificio per appartamenti, uffici, un ospedale per bambini e l'ampliamento dell'ufficio di polizia. 2 3 4 5 Domenica sera prenderemo il volo per Milano. Saremo a Lecco verso mezzanotte. Il costo totale della gita è di 750 Euro. Il numero dei posti è limitato, chi è interessato è invitato a contattare la segreteria dell'Ordine. 6 1 Utrecht, Arets, Library 2 Utrecht, Mecanoo, Ecomi 3 Amsterdam, Dearchitekt 4 Amsterdam, Renzo Piano 5 Amsterdam, MVRDV, Silod 6 Utrecht, Neutelings 7 Amsterdam, MVRDV, Wozoc 7 TRAFFICO e TRASPORTI La classificazione dei cantieri stradali in funzione delle caratteristiche dell'ambiente cantieri stradali (I parte) di Giulio Maternini* e Silvia Foini** L’ apertura e l'esercizio di un cantiere, condizioni normali e non eccezionali in ambito urbano ed extraurbano, sono attività che dovrebbero essere soggette al rispetto di una serie di procedure e adempimenti, attivi e passivi, finalizzati alla salvaguardia della incolumità di coloro i quali possono interferire, anche episodicamente o per un brevissimo tempo, sulla attività del cantiere, in quanto transitano, a piedi o a bordo di automezzi, in prossimità del cantiere stesso. Tuttavia vi sono altri importanti aspetti che devono necessariamente essere presi in considerazione al fine di migliorare le condizioni ambientali dei luoghi circostanti i cantieri stradali come: la necessità di far coesistere con i lavori tutte le attività economiche, commerciali ed amministrative che risiedono nella zona e che offrono dei servizi; i possibili impatti diretti e indotti come l'aumento di traffico nella rete viaria di avvicinamento e accesso all'impianto, imbrattamento del territorio circostante l'area di impianto, intrusione visiva e deterioramento del paesaggio, rumori e vibrazioni. Poichè le imprese appaltatrici di lavori stradali non sono ancora soggette ad alcuna direttiva o regolamento che consentano di migliorare le condizioni ambientali dell'area di cantiere stessa e delle zone limitrofe, vengono proposti di seguito alcuni elementi che potrebbero essere utilizzati dalle ditte operanti nel settore stradale per la riduzione degli impatti ambientali prodotti dagli interventi che interessano la sede stradale, con la finalità di introdurre un "Regolamento Ambientale per i Cantieri Stradali"1, che indirizzi le scelte delle imprese sulle modalità di organizzazione del cantiere stradale e di svolgimento dei lavori, ed apra la strada ad una eventuale certificazione ambientale. ALCUNI ELEMENTI SULLA SICUREZZA NELLE AREE ADIACENTI AI CANTIERI STRADALI2 La presenza di un cantiere stradale, provoca, nella maggior parte dei casi, una diminuzione del livello di sicurezza nel tratto di strada interessato la cui valenza dipende da diversi fattori. Risulta che nella gestione dei cantieri stradali si devono considerare alcuni aspetti che nulla hanno a che vedere con la natura o la specificità dei lavori, ma che impongono la messa in opera di procedure e modalità operative riguardanti la sicurezza del cantiere. Per riuscire ad imporre dei comportamenti finalizzati a ridurre la pericolosità locale indotta da teli, reti o altri speciali accorgimenti a difesa dell'incolumità dei pedoni e dei ciclisti che transitano in prossimità del cantiere. I mezzi utilizzati per la delimitazione devono essere segnalati con luci rosse fisse mantenute accese dal tramonto all'alba e con dispositivi rifrangenti opportunamente intervallati lungo il perimetro interessato dalla circolazione. Parcheggi ed aree di sosta Se il cantiere occupa spazi per la sosta in zone dove essi sono limitati o dove vi è necessità di un numero elevato, è necessario reperire nuove aree di parcheggio nelle immediate vicinanze, in modo da non penalizzare la circolazione e da rendere ugualmente fruibili le attrezzature ed i servizi adiacenti all'area di cantiere. E' inoltre necessario prendere in considerazione gli aspetti che riguardano la localizzazione e la visibilità delle entrate e delle uscite dai parcheggi rispetto al cantiere, oltre alla valutazione delle probabili interferenze delle manovre dei veicoli nel parcheggio rispetto al regolare flusso di transito nella zona di lavorazione; si deve inoltre riuscire a consentire sempre l'accesso ai mezzi dei residenti e a quelli di emergenza. Accesso alle attività presenti nella zona di cantiere Indipendentemente dal tipo di accesso, se esso viene mascherato, anche solo parzialmente, da un cantiere, si possono creare notevoli danni alla circolazione in prossimità dell'area di lavorazione, con la formazione di lunghe code, manovre brusche a causa delle incertezze di comportamento da parte degli automobilisti, difficoltà di manovra, che rendono l'intera zona pericolosa e particolarmente disturbata. In presenza di lavorazioni stradali, risulta infatti molto importante riuscire a mantenere visibili e facilmente raggiungibili gli accessi agli edifici, ma soprattutto ai servizi presenti nella zona interessata. Un metodo per continuare a rendere fruibili le attività pubbliche, è prevedere la posa in opera di pannelli esplicativi da porre nelle immediate vicinanze della struttura che, con opportune didascalie ed illustrazioni, ne segnalino la presenza e ne permettano una fruizione immediata. 1 Per una trattazione completa sull'argomento si rimanda alla pubblicazione di Giulio Maternini, "Regolamento ambientale per i cantieri stradali", Editrice EGAF s.r.l., Forlì, ottobre 2004. 2 L'argomento relativo al segnalamento temporaneo dei cantieri stradali ed alla loro delimitazione non viene trattato perché si rimanda al Disciplinare tecnico relativo agli schemi segnaletici, differenziati per categoria di strada, da adottare per il segnalamento temporaneo, pubblicato sul Supplemento Straordinario della Gazzetta Ufficiale del 26-9-2002. 21 * Presidente di AIIT - Sezione Lombardia (Associazione Italiana per l'Ingegneria del Traffico e dei Trasporti). Professore associato di Ingegneria dei Trasporti, Dipartimento di Ingegneria civile dell'Università degli Studi di Brescia ** Ingegnere nel Comune di Brescia, dottoranda in "Tempi e luoghi della città" presso il Dipartimento di Ingegneria civile dell'Università degli Studi di Brescia dal cantiere e quindi a minimizzare il rischio si dovrebbe realizzare una analisi di sicurezza, prendendo in considerazione gli effetti che le attività di cantiere possono provocare sulla viabilità circostante e sulle relative componenti di traffico. Questa analisi dovrebbe aiutare ad individuare i fattori di rischio della circolazione, affrontando il problema dal punto di vista dell'utente della strada e cercando di indagare le modalità con cui lo spazio stradale è percepito, interpretato ed utilizzato dai diversi utenti che ne fruiscono. Per le strade in esercizio, l'analisi di sicurezza può risultare piuttosto efficace in quanto i fattori di rischio in presenza dei cantieri sono spesso numerosi e in molti casi essi potrebbero essere rimossi con interventi di basso costo. A causa del continuo mutare delle condizioni del cantiere, per svolgere un'analisi corretta e completa, il cantiere dovrebbe essere esaminato più volte, in diversi momenti della sua vita, in modo da verificare se l'evoluzione dello scenario ha luogo senza incrementare i pericoli per la sicurezza della circolazione. Regolazione del traffico in presenza di cantieri stradali Per mantenere il livello di servizio desiderato delle strade è necessario mettere a punto delle soluzioni che risultino uniformi a livello nazionale. All'esecutore dei lavori deve essere imposto l'obbligo di realizzare il cantiere e di eseguire i lavori in modo da effettuare il minimo ingombro possibile della strada, così da non creare eccessivo intralcio e da evitare, salvo casi di assoluta necessità, di chiuderla al traffico, con conseguente deviazione della circolazione su itinerari alternativi non sempre comodi da percorrere e semplici da segnalare. Se la strada non venisse chiusa, si deve cercare di mantenere costante il transito in condizioni di sicurezza, adottando, a tal fine, tutti i provvedimenti e gli accorgimenti che saranno ritenuti necessari. Incolumità dei pedoni e dei ciclisti Anche in presenza di una lavorazione stradale, la continuità dei percorsi per pedoni e ciclisti deve essere sempre garantita, se necessario con percorsi di emergenza; in casi particolari, se ciò non è possibile, si deve valutare l'allestimento di strumenti che aiutino l'attraversamento. Sul lato del cantiere dove possono transitare le "utenze deboli", la delimitazione va realizzata con le barriere od anche con parapetti o recinzioni colorate in rosso o arancione stabilmente fissate, costituite S CONCORSI Si è concluso a fine novembre il concorso di progettazione bandito dall'Amministrazione Comunale e riguardante la sistemazione, con un intervento più che altro di arredo urbano, di un piccolo spazio situato nella frazione di Beverate, in modo, da una parte, di valorizzare la presenza e la memoria storica di un'antica vasca di approvvigionamento d'acqua, detta "Tromba", e dall'altra di proporre soluzioni progettuali che possano farlo diventare luogo d'incontro e di socializzazione Progetto vincitore: Arch. Sotomayor Paredes David Eduardo (Capogruppo) Arch. Francesco Cottone, Arch. Alberto Samarotto (coprogettisti) Arch. Emiliano Coccolo (collaboratore-artista); Progetto Segnalato - Gruppo arch. P. Mencacci Concorso di progettazione per la sistemazione della "Tromba" di Beverate e la riqualificazione dello spazio urbano adiacente concorso di progettazione a Brivio a cura di Gerolamo Ferrario Progetto 2° Classificato: Arch. Mattia Colombo (Capogruppo) Arch. Bruno Cesana (coprogettista) Arch. Maurizio Romanò (collaboratore-artista), Arch. Moreno Marazzo (consulente), Barbara Dell'Oro (collaboratrice); Progetto 3° Classificato: Arch. Rodolfo Sicilia (Capogruppo) Arch. Francesco Gemelli(coprogettista) Arch. Roberto Mancuso (collaboratore-artista); Progetto Segnalato: Arch. Paola Mencacci (Capogruppo) Arch. Toni Mattioli, Arch. Gabriele Liberato Troisi (coprogettisti) Morgan Maggiolini, Arch. Tonino Bucciarelli (collaboratori-artisti), Michele Boccia, Pietro Sciarra, Ing. Frederic Kraemer, Alessandro Ciocci (collaboratori) 25 Progetto vincitore - Gruppo arch. Sotomayor Progetto 2° Classificato Gruppo arch. M. Colombo Progetto 3° Classificato Gruppo arch. R. Sicilia TERRITORIO S Ortofoto a colori del territorio www.sit.comune.fi.it/ortofoto/ Il Sistema Informativo Territoriale, una delle più moderne tecnologie informatiche che permette di snellire, velocizzare e rendere più trasparente la Pubblica Amministrazione SIT di Elisabetta Gheza i definisce col termine Sistema Informativo Territoriale (SIT) una struttura costituita da un insieme di strumenti, tecnologie e procedure operative preposta all'acquisizione, archiviazione, gestione, trasformazione, analisi e visualizzazione di dati spaziali georeferenziati. Il SIT è uno strumento per la gestione delle informazioni relative al territorio, dove per informazione territoriale s'intende un'informazione riferibile univocamente ad un punto della superficie terrestre. Associare la posizione geografica ad informazioni alfanumeriche relative ad oggetti e fenomeni che insistono sul territorio ("georeferenziare"), consente di svolgere su di esse elaborazioni ed interrogazioni complesse basate sulla loro posizione assoluta e relativa. Introducendo il riferimento geografico, il SIT consente quindi di creare relazioni fra dati che altrimenti non sono relazionabili. Con l'ausilio di appositi strumenti software il SIT consente di schematizzare le componenti del territorio (infrastrutture di trasporto, dissesti, uso del suolo, aree coltivate, risorse turistiche, ecc.) mediante oggetti grafici ed eseguire analisi ed elaborazioni a supporto delle attività di governo del territorio a qualunque livello. Non ultimo, il SIT consente di rendere disponibile l'informazione geografica all'insieme dei soggetti che operano sul territorio, siano essi Enti, professionisti o cittadini, garantendo l'aggiornamento continuo dei dati e assicurandone l'interscambio attraverso la standardizzazione dei formati. I SIT rappresentano dunque una delle conquiste tecnologiche più interessanti per la gestione del territorio, giacché permettono di creare una corrispondenza biunivoca tra insiemi di oggetti posizionati sul territorio secondo le loro coordinate precise (edifici, aree naturali o edificate, archi viari, linee ferroviarie, archi e bacini idrici, rilievi naturali o artificiali, ecc.) ed archivi di dati e informazioni, quantitative o qualitative, che li riguardano. La recente "Legge regionale per il Governo del Territorio" (L.R. 11 marzo 2005, n. 12) riprende ed evidenzia l'importanza di un tale strumento, dedicandovi l'intero art. 3 "Strumenti per il coordinamento e l'integrazione delle informazioni", nel quale si ribadisce che "...1. La Regione, in coordinamento con gli enti locali, cura la realizzazione del Sistema Informativo Territoriale integrato, di seguito denominato SIT, al fine di disporre di elementi conoscitivi necessari alla definizione delle scelte di programmazione generale, settoriale e di pianificazione del territorio e all'attività progettuale. Il SIT è fondato su basi di riferimento geografico condivise tra gli enti medesimi e aggiornato in modo continuo. Gli elaborati dei piani e dei progetti approvati dagli enti locali, inseriti sulle basi geografiche fornite dal SIT, vengono ad esso conferiti in forma digitale per ulteriori utilizzazioni ai fini informativi..." La contestualità prevista dalla L.R.12/2005 per il rinnovo degli strumenti di pianificazione comunale e la costruzione del SIT riveste un particolare significato. Il SIT viene, infatti, a costituirsi come bacino informativo fondamentale per la costruzione non solo dei piani sovraordinati (PTCP, ecc.) ma anche, e soprattutto, a livello locale del Piano di Governo del Territorio, nel momento in cui raccoglie e mette in relazione con facilità e precisione tutti gli elementi del quadro conoscitivo territoriale, ed offre un costante appoggio per la consultazione in tempo reale dei diversi dati sul territorio, ai fini del continuo aggiornamento dei progetti e dei programmi operativi. Il SIT costituisce un'interfaccia dinamica permanente tra l'evolversi dei quadri conoscitivi e degli strumenti progettuali, ed è uno strumento essenziale per permettere che la pianificazione si configuri come attività continua, costante e sistematica, che interrelaziona di continuo analisi, valutazioni, formulazione di scelte, loro attuazione, verifica e monitoraggio degli esiti diretti e degli effetti collaterali ad esse conseguenti. E' concepito come strumento polivalente, ovvero flessibile e versatile utilizzabile per i propri fini dal Comune come dalla Provincia, dalla Regione, dalle Comunità Montane, ecc., dando inoltre la possibilità di comunicazione tra i diversi livelli di governo del territorio. La Legge sottintende la costituzione di un SIT che si proponga quale strumento per l'interpretazione del territorio sotto i suoi molteplici aspetti. Non si tratta di un SIT pensato e costruito per le esigenze di uno specifico livello di governo del territorio, ma di una struttura trasversale a disposizione dell'intero apparato pubblico che con esso interagisce e dialoga. Dotarsi di una struttura autonoma dedicata alla gestione dei dati territoriali significa compiere, soprattutto per gli enti locali, un rilevante sforzo organizzativo, economico ma anche concettuale. Strutturalmente, infatti, un SIT è composto: - da attrezzature hardware; da un software (GIS) e da una serie di pacchetti applicativi che forniscono le funzioni e gli strumenti per memorizzare, analizzare e visualizzare informazioni geografiche; - da personale adeguatamente preparato non solo all'utilizzo specifico dei comandi del software, ma soprattutto al mantenimento e aggiornamento dei dati in loro possesso; - da procedure operative interne all'organizzazione strutturate in modo da permettere il controllo e la validazione delle cartografie prodotte; - da una base cartografica aggiornata, che funga da supporto unico e da denominatore comune per la visualizzazione e il confronto di tutti i dati contestualmente o successivamente raccolti attraverso formati numerici diversi; - da un insieme di archivi alfanumerici di descrizione degli oggetti e dei fenomeni, dati che devono essere corretti e aggiornati. In tale quadro, è fondamentale la costruzione per tappe di ogni S.I.T. (dalla fase di "individuazione e raccolta dei dati riferiti alle risorse essenziali del territorio, alla loro diffusione, conservazione e aggiornamento, ecc), affinché esso si ponga come parametro per il rinnovamento delle modalità di lavoro dei diversi settori amministrativi, soprattutto per quanto attiene il coordinamento fra uffici, l'interscambio e la verifica incrociata delle informazioni raccolte. 27 normative 28 di Diego Toluzzo NUOVA LEGGE SUL RECUPERO SOTTOTETTI Sul 1° Supp. Ordinario del 30/12/2005 al B.U.R.L. è stata pubblicata la "L.R. 27/12/2005 n° 20 - modifiche alla L.R. 11/03/2005 n° 12 (Legge per il governo del territorio), in materia di recupero dei sottotetti esistenti". La Legge, composta da un solo articolo, modifica gli art. 63, 64, 65 della nuova (l'ultima in tal senso risaliva al 1975 L.R. n° 51) disciplina urbanistica ed edilizia lombarda. La precedente bozza è stata quasi completamente cassata in quanto anche ad una semplice scorsa era verificabile la macchinosità della stessa nonché vi erano tutta una serie di ulteriori riferimenti che poco c'entravano con l'urbanistica, l'edilizia ed il territorio. Chi non ha avuto il piacere di esaminarla ma se vuole comprendere quali siano stati gli atteggiamenti e le impostazioni dei legislatori allora più soggetti a dover cercare situazioni di maggioranza (per i voti necessari a far passare la Legge) che a legiferare correttamente può esaminare il sito internet della Regione Lombardia. Di fatto e contro le stesse affermazioni e comunicati antecedenti alla L.R. n° 12/'05 ove si cercava di far passare le nuove norme, relative ai sottotetti, come se nulla fosse stato modificato od era da modificare, si è dovuto invece procedere con la rettifica. Ho partecipato ad una "giornata di studio" (riferita alla L.R. n° 12/'05) ove sulla cattedra parecchi luminari sia dell'urbanistica sia della giurisprudenza affermavano o sostenevano le posizioni degli uffici Regionali e, appunto, esternavano come nulla fosse stato modificato, e qui si entrava in "usi", "situazioni legislative consolidate", "prassi", etc. per avvalorare la tesi del mantenimento di quanto legiferato. Purtroppo sono stati smentiti così come quelle "cassandre" che auspicavano un diverso comportamento delle P.A. nei confronti di cittadini, imprese, etc. sulla scorta del "chi avuto ha avuto..." sebbene fior di aree e di immobili erano, nel frattempo, stati compravenduti tenendo in considerazione il "bonus" del sottotetto. La modifica in oggetto non è certo una perla di chiarezza e trasparenza ma ciò fa parte del gioco. Occorre far ben lavorare anche gli avvocati! Magari non solo gli avvocati ma anche i "consulenti" in materia. Facendo (part-time) come Responsabile di un U.T.C. ho già avuto qualche problema conseguente alla nuova normativa: - chi presentava D.I.A. prima del 31/12/2005; - chi aveva in ballo un Permesso di Costruire chiedeva che almeno gli venisse emanato l'avviso di rilascio; - chi voleva sapere se era necessario pagare OO.UU. e quanto ulteriore, prima del 31/12/2005; - chi avanzava diritti immediati di poter realizzare il sottotetto sebbene avesse appena iniziato i lavori dell'edificio in cui si sarebbe applicata la nuova norma dei sottotetti; - etc. A distanza di oltre un mese emergono ogni giorno problematiche diverse. Tra i vari commenti a freddo, ovvero appena uscita la legge, quello più esaustivo, sebbene ed ovviamente non esplicativo di tutte le casistiche che emergeranno, è quello fatto dal dott. M. Cavicchini sul sito Internet dello Studio Bosetti e Gatti che consiglio tutti di consultare sia perché esplicativo di alcune precipuità quale quella degli adempimenti in materia di impatto paesistico che, come ben detto dall'autore, è non regolarmente applicato se non addirittura disatteso. Altre particolarità sono oggetto dell'articolo: - nozione di sottotetto esistente - le deroghe - competenze e potere dei Comuni - titoli abitativi tra cui la cosa più saliente è che, secondo l'autore, il recupero dei sottotetti possa avvenire solamente con P.d.C. in deroga. Ciò non fa comodo né ai progettisti né agli U.T.C. e forse non è nemmeno così che ci si debba comportare. Personalmente non ritengo che tale riflessione (perché appunto come tale si presenta nell'articolo) sia supportata da norme; anzi la modifica all'art. 64, dice esattamente il contrario ovvero: "Esso non richiede preliminare adozione ed approvazione di P.A. ed è ammesso anche in deroga ai limiti ed alle prescrizioni degli strumenti di pianificazione comunale vigenti ed adottati ad eccezione del reperimento di spazi per parcheggi pertinenziali secondo quanto disposto dal comma 3". Peraltro la L.R. 12/'05 stabilisce all'art. 40 ove possa essere applicata la deroga e non è certo questo il caso. Va da sé che la parolina magica che era mancante ai vecchi art. 63, 64, 65 della L.R. 12/'05 ("deroga agli strumenti urbanistici vigenti ed adottati") che ha precluso, per il lasso di tempo trascorso dal marzo al dicembre 2005, il recupero dei sottotetti è stata rimessa al suo posto. Peraltro, se qualcuno avesse letto il mio precedente articolo sulla L.R. 12/'05, ne ritrova conseguenzialità con quanto allora evidenziavo in merito all'art. 27 ove si dichiarava che il "sottotetto esistente" rientra a far parte del volume dell'edificio e che nella nuova L.R. 20/'05 viene ripreso al comma 2 della modifica dell'art. 64. Ci si batterà fra non molto per la definizione dei 5 anni trascorsi dall'agibilità così come ci si scontrerà (U.T.C. e professionista) sul 25% della S.l.p. complessiva. Ogni Comune ha suo R.E. e N.T.A. proprie del P.R.G. con parametri di valutazione della S.l.p. non univoci. Si tratterà di capire, visto che qualche Comune o Consorzio di Comuni sta già operando per l'adeguamento a AGENDA 21 in materia di ecosostenibilità e risparmio energetico, se quanto previsto al punto 6 dell'art. 64, così come modificato, dovrà rispettare tali nuove norme o rispettare solamente i "Regolamenti vigenti nonché alle norme nazionali e regionali sicurezza di Marco Gatti in materia di impianti tecnologici e di contenimento dei consumi energetici" come citato dalla Legge. Sulle esclusioni vi sarà ulteriore battaglia: - verranno ancora le vecchie norme che vietavano il recupero in determinate zone omogenee quando ora si parla invece di individuare determinate tipologie di edifici o di intervento (e queste ultime parole lasceranno anch'esse spazio al contenzioso)? - come verranno conteggiati i sottotetti in funzione dei nuovi P.G.T.? Di circolari sulla nuova disciplina urbanistica Lombarda si parla che ne debbano uscire almeno 19. Ma ciò non basta infatti vi è in programma, anzi è già stata esaminata dalla Camera il 28/06/2005, il testo del d.d.l. "Principi in materia di governo del territorio" che detterà, a livello nazionale, le nuove indicazioni in materia o quantomeno i "principi" in attuazione del comma 3, art. 117 della Costituzione così come riformato dalla Legge Costituzionale n° 3/'01 ed in attuazione della L. 131/2003. Ormai comincio a sentirmi vecchio e non più ricettivo sia come professionista sia come tecnico comunale, a tutto questo bailamme. Non so, per voi che leggete, sé venga condivisa quest'ultima mia posizione mi auguro che sia solo mia e momentanea. la prevenzione dei rischi di caduta Ormai è un dato di fatto: tutte le ASL della Regione Lombardia si stanno allineando al DGR n° 7/18344 con l'obiettivo di ridurre sensibilmente gli infortuni sui luoghi di lavoro derivanti dalle cadute dall'alto. Bergamo, Brescia, Milano ed adesso anche Lecco hanno adeguato i rispettivi Regolamenti Locali di Igiene e già in moltissimi Regolamenti Edilizi Comunali esiste l'obbligo di utilizzo dei sistemi di aggancio anticaduta conformi alla Normativa Europea UNI EN 795. Ma quando è obbligatorio mettere in sicurezza le coperture? Chi deve progettare i sistemi di accesso e di ancoraggio? Quali sono i sistemi da utilizzare e quali certificazioni bisogna richiedere agli installatori? Iniziamo con il dire che l'obbligo di adeguamento è relativo a tutte le nuove coperture, di edifici pubblici e privati aventi qualsiasi tipologia d'uso, nonché alle coperture esistenti in occasione degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. A tal fine devono quindi essere previsti e predisposti idonei sistemi per l'accesso in sicurezza sulla copertura e sistemi che consentano lo stazionamento sicuro degli operatori (solitamente dispositivi di protezione collettiva e/o di ancoraggio ai quali collegare i D.P.I. anticaduta). Le soluzioni adottate devono essere evidenziate negli elaborati grafici di progetto, presentati sia ai fini del rilascio del "Permesso di Costruire" che nel caso di "Denuncia di Inizio Attività" (D.I.A.). Gli ancoraggi devono possedere i requisiti di resistenza minimi previsti dalla norma tecnica di riferimento UNI EN 795 e installati in modo da consentire movimenti in sicurezza su qualsiasi parte della copertura, dal punto di accesso fino al punto più lontano. Questi dispositivi devono essere mantenuti in perfetta efficienza attraverso adeguati programmi di manutenzione, eseguiti secondo quanto previsto dal fabbricante. Il mantenimento dei requisiti è a carico del proprietario dell'edificio o figura equivalente. Deve essere predisposta anche un'idonea cartellonistica da cui risulti, ove previsto, l'obbligo dell'uso dei dispositivi anticaduta e la posizione degli ancoraggi qualora non fossero facilmente individuabili sulla copertura. Le modalità di accesso in sicurezza dovranno essere definite nel "Fascicolo dell'opera" ex art. 4 D.Lgs. 494/96, o in caso di inapplicabilità della norma, in specifico documento redatto dal progettista che dovrà essere in ogni caso messo a disposizione del proprietario dell'edificio e/o del conduttore. Oltre alla dichiarazione di conformità per i singoli componenti si dovrà richiedere all'installatore anche la dichiarazione della messa in opera secondo le indicazioni del costruttore e/o delle norme di buona tecnica, la dichiarazione del collaudo finale e il documento tecnico di verifica della corrispondenza tra la soluzione adottata e quella prevista in sede progettuale. Le attestazioni faranno parte della documentazione a corredo dell'immobile e dovranno essere conservate all'interno del "Fascicolo dell'opera" o nel documento redatto dal progettista per ottenere il rilascio del "Certificato di agibilità" ovvero della "Comunicazione di fine lavori" ai sensi del DPR 6/6/01 n° 380. 29 letture 30 di Gerolamo Ferrario musica di Gerolamo Ferrario Mikael Niemi MUSICA ROCK DA VITTULA Ed Feltrinelli - 2006 The Mars Volta FRANCES THE MUTE Universal - 2005 "...la nostra regione in realtà non faceva parte della Svezia. ...vi eravamo stati inclusi per caso. Un appendice settentrionale, un terreno paludoso e deserto dove viveva della gente che riusciva solo in parte ad essere svedese... Avevamo solo un'infinita quantità di zanzare, di imprecazioni finlandesi e di comunisti..." Pubblicato in Italia una prima volta nel 2002 dalla casa editrice Iperborea, esce ora per i tipi della Feltrinelli, in edizione economica, il primo romanzo dello scrittore svedese Mikael Niemi. Il libro narra le avventure dell'infanzia e adolescenza di Matti, protagonista e voce narrante, e del suo amico Niila ed è ambientato nella cittadina di Pajala (dove è nato lo scrittore), di cui Vittula costituisce un quartiere povero di periferia, sperduta nell'estremo nord della Svezia, nella regione del Tornedalen, al confine con la Finlandia. Le vicende del libro hanno inizio nei primi anni sessanta quando le strade del quartiere vengono asfaltate e il protagonista, bambino di cinque anni, conosce il taciturno Niila e la musica rock, Elvis Presley e i primi 45 giri dei Beatles, che inizia a imperversare ovunque e che giunge, pur con molte difficoltà, in quelle terre isolate un po' fuori dal mondo e dal tempo. Sarà un'infatuazione istantanea che sconvolgerà la vita dei due fanciulli, togliendoli, almeno in parte, dall'isolamento culturale e fisico della loro terra. Terra che il libro descrive abbondantemente sia dal punto di vista fisico che sociale. E' la descrizione di un mondo dove le condizioni estreme di vivibilità sono a volte compensate dal fascino di una natura quasi incontaminata e ricca di fenomeni meravigliosi quali ad esempio l'aurora boreale e dove i contrasti si sprecano, in un territorio di confine che è ufficialmente Svezia ma in cui tutti si sentono più legati, ad esempio nella lingua e nelle usanze, alla vicinissima Finlandia. E' un mondo ai margini, quasi primitivo, dove la violenza e la compiaciuta, e sempre oggetto delle più strampalate vanterie, dimostrazione di forza bruta e di gretto maschilismo, vanno di pari passo con lo spaventoso consumo di alcool, pur, o forse proprio per questo, in un ambito culturale intriso di rigido fanatismo religioso. In definitiva, un libro che non è solo di "formazione" ma che ci apre le porte, toccando tasti descrittivi diversi, su un mondo emarginato (Vittula è la periferia di una periferia), pieno di contraddizioni e così lontano, non solo fisicamente, dalle nostre lande solari e temperate... anche negli inverni più rigidi. In attesa delle nuove uscite datate 2006, uno dei lavori più interessanti della passata stagione è stato senza dubbio "Frances the mute" degli americani Mars Volta. E' un album interessante perché ripropone, pur nelle inevitabili differenze che le tante influenze musicali hanno portato nei 35 anni passati tra gli originali ed il nuovo lavoro, un genere furoreggiante nei primissimi anni settanta e noto come "progressive" che ha contaminato il rock con incursioni nella musica classica e nel jazz e che annoverava fra le sue fila gruppi del calibro di King Crimson, Yes, Van Der Graaf Generator, Genesis del primo periodo, solo per fare alcuni nomi. Frances The Mute è, per di più, un concept-album, concepito cioè come un'unica storia che si sviluppa nei vari brani, e questa è un'altra caratteristica fine anni '60-inizio '70 con illustri precedenti come ad esempio degli Who. Le radici anni '70 e "progressive" del disco emergono anche nel numero dei brani (cinque, anche se tre poi suddivisi in sottobrani) con durate che oscillano dai sei minuti di "The Widow" alla mezz'ora della conclusiva "Cassandra Geminni", con i tipici barocchismi classicistici del genere, e sfocianti spesso in una lisergica ed allucinata psichedelia stile Pink Floyd; nel timbro vocale del cantante Cedric Bixler mai così vicino a quello di Robert Plant dei fantastici giovani Led Zeppelin (e il sound tipico degli Zeppelin emerge prepotentemente in alcuni squarci dei vari brani) e in alcune aperture di musica latina con schitarrate che richiamano alla memoria i Santana degli esordi. Certo, poi il punk, la new-wave, l'hip-hop, il crossover e altro ancora non sono passati invano in questi sette lustri e nessuno potrebbe scambiare i "Mars Volta" ed il loro suono, arricchito e complicato da tutti i generi succedutisi, con quello di una band "prog" degli anni '70. Resta però il fascino sorprendente di questo album e il rispetto per questo gruppo che ha rispolverato, aggiornandolo in alcuni brani sfolgoranti, particolari sonorità legate ad una felicissima e prolifica epoca del rock e in particolare ad un genere, che pensavamo, a torto e con qualche rimpianto, morto e sepolto. Tracklist: Cygnus.....Vismund Cygnus • The Widow • L'Via L'Viaquez-Miranda that ghost just isn't holy anymore • Cassandra Geminni segnalazioni culturali 32 di Tiziana Lorenzelli segnalazioni culturali di Laura Farina Il Museo di Palazzo Belgioioso Il film Il Prof. Nathan Shapira, californiano relatore presso il Politecnico di Lecco e quindi in visita della zona, mi raccontò del Museo del settecentesco Palazzo Belgioioso come di un piccolo tesoro nascosto nel cuore della nostra città. Il museo archeologico costituisce una preziosa testimonianza di un patrimonio storico locale impensato, risalente fin dal paleolitico, peraltro allestito con grande cura, con un'immagine coordinata raffinata, chiara e intelligente. Ricco di esemplari impagliati il museo naturalistico al piano superiore, dove gli architetti potranno ammirare alcune curiose costruzioni di nidi la cui precisione e forma sembra dettata da una elaborata progettazione. A completamento della visita il Museo Storico e il Planetario. Ieri ho visto "Match point", di Woody Allen. Londra. Club esclusivi. Un giovane maestro di tennis irlandese (bello ma povero, oh yeah !) cerca il suo posto al sole. Ci casca, nella rete dei ricchi, il pesciozzo. Come un baccalà. Sta con loro nel palco al Covent Garden. Che lirica ! Sposa la figlia con le gambe storte, che poesia ! Appartamento tutto finestre sul Tamigi. La City. Dove adesso lavora. Si arrampica. Fino a quando non casca nel letto di lei, dell'amante. Su e giù. Giù, più che su. Giudicate voi. Attricetta americana senza copione. Il grande amore. Biondo, naturalmente. Carnoso. Il matrimonio è dark. Gambe secche. Bocca senza labbra. Inglese. Lavata col Dixan. Brillante di sterline. Lei, la moglie, ride sempre. Boh ! La vita è la favola che ti racconti. CIAK ! "Voglio un figlio, amore mio, voglio un figlio!" E si infila il termometro in bocca. Forse sta ovulando. Lui, il povero baccalà, sta facendo colazione con l'ultimo modello sfornato dai Kellogg's. Cereali al cacao. Occhi puntati sulla City nello smog. Non lo sa, non ancora, che un bel pesciolino sta sguazzando nel ventre dell'attrice. Non è un'orata, no, nemmeno un branzino. Un ibrido di baccalà irlandoamericano senza pedigree. "Ammazzarlo, bisogna. Bisogna ammazzarlo." (Mogli e buoi dei paesi tuoi) "E poi lei non è neppure mia moglie." BANG ! Colpo di fucile. Ora è lei la secca. Secco pure suo figlio, l'embrione, il bastardo o quel che l'è quel che l'era. Così lui, il baccalà, se la scampa. Fortuna e giustizia sempre dalla parte dei più buoni. Tanto che come premio finale gli danno un nuovo embrione. Ma questa volta DOC, dalla pancia britannica e perfetta di sua moglie. FINE DEL FILM. novità fiscasli 33 di Paolo Ripamonti, commercialista L. 23.12.2005 n.266 (Legge Finanziaria per il 2006) Ove diversamente non indicato le disposizioni sono entrate in vigore il 1° gennaio 2006. La "manovra finanziaria" per il 2006 si completa così con il precedente D.L. 30.9.2005 n. 203, convertito nella L.2.12.2005 n. 248 (c.d. "decreto collegato"), le cui novità sono state già brevemente anticipate nella precedente circolare. Vengono comunque ribadite per connessione di argomento. Novità in materia di immobili RIGUARDANTI LE IMPOSTE DIRETTE (IRPEF - IRES) • E' stata prorogata al 31.12.2006, la detrazione IRPEF su spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio residenziale. Aumenta la percentuale di detrazione dal 36 al 41% sulle spese effettivamente sostenute nel corso dell'anno. Restano invariate le altre modalità già note: limite massimo di ¤ 48.000,00 anche per interventi già iniziati in precedenti anni, recupero della detrazione in 10 anni (5 e 3 anni per chi abbia non meno di 75 ed 80 anni), invio della prescritta domanda prima dell'inizio dei lavori e le altre modalità operative. • Parimenti prorogata al 31.12.2006 è la detrazione dall'IRPEF lorda delle spese sostenute per l'acquisto di unità immobiliari site in fabbricati interamente recuperati da imprese di costruzione o ristrutturazione oppure da cooperative edilizie (interventi di ristrutturazione, risanamento conservativo e restauro). Il costo della ristrutturazione è assunto pari al 25% del prezzo pagato sempre con il massimo di ¤ 48.000,00 per ciascuna unità immobiliare. Anche in questo caso l'aliquota della detrazione passa dal 36 al 41%. Gli interventi devono essere conclusi entro il 31.12.2006 e la compravendita o l'assegnazione ai soci di cooperativa, deve intervenire entro il 30.6.2007. La detrazione viene recuperata in 10 anni (in 5 e 3 anni con i limiti di età già esposti). • Viene prorogata sempre al 31.12.2006, la detrazione dall'IRPEF lorda, delle spese sostenute per l'effettuazione di interventi di tutela, manutenzione e salvaguardia di aree boschive contro i rischi di dissesto idrogeologico, con innalzamento dell'aliquota della detrazione su tali spese dal 36% al 41%. L'ammontare massimo di spesa è, in questo caso, ¤ 100.000,00 mentre la fruizione è facoltativamente suddivisa in 10 o 5 anni. • Motivo dell'innalzamento dell'aliquota della detrazione nei casi precedenti è il fatto che è scaduta il 31.12.2005, per mancata proroga in ambito CEE, l'applicazione dell'IVA agevolata del 10% su talune prestazioni riguardanti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria su fabbricati a prevalente destinazione abitativa. Pertanto dal 1° gennaio 2006 questi interventi tornano ad aliquota del 20%. • E' stata introdotta la facoltà da parte del venditore (persona fisica, società semplice od ente non commerciale) di terreni edificabili o fabbricati posseduti da meno di 5 anni (per questo secondo caso con alcune limitazioni), di derogare al regime ordinario di assoggettamento ad imposizione diretta (quali redditi diversi) delle plusvalenze immobiliari realizzate tramite la cessione a titolo oneroso di tali beni. Anziché l'inserimento della plusvalenza realizzata in cumulo agli altri redditi, è possibile chiedere al notaio rogante l'applicazione di un'imposta sostitutiva dell'IRPEF pari al 12,5%. La facoltà dovrebbe essere quasi sempre favorevole considerato che l'aliquota IRPEF più bassa è quella del 23%. • Per analogia di argomento ricordo che il "collegato" alla Finanziaria sopra citato, ha riaperto (per la quarta volta), la possibilità di affrancare i valori di terreni edificabili e non, mediante perizia di professionista abilitato con riferimento al valore del terreno al 1° gennaio 2005 e asseverazione entro il 30.6.2006. Deve essere corrisposta un'imposta sostitutiva del 4% sul valore di perizia in unica soluzione od in tre rate annuali di pari importo. RIGUARDANTI LE IMPOSTE INDIRETTE (REGISTRO, IPOTECARIE E CATASTALI) • E' stata pure introdotta la facoltà di indicare nell'atto di compravendita di immobili ad uso abitativo e relative pertinenze, limitatamente alle cessioni fra persone fisiche che non agiscano nell'esercizio di attività commerciali, artistiche o professionali, il prezzo effettivo della transazione con richiesta di assoggettamento alle imposte di registro, ipotecaria e catastale sul valore catastale c.d. "automatico" normalmente inferiore. In precedenza il valore della transazione veniva dichiarato pari o leggermente superiore al valore catastale "automatico" per contenere le imposte indirette sui trasferimenti. RIGUARDANTI L'I.C.I. • Ricordo che sempre il provvedimento collegato aveva introdotto norma interpretativa dell'art.7 del D.Lgs. 30.12.92 n.504 (istitutivo dell'ICI) per cui sono considerati esenti da I.C.I. gli immobili utilizzati dagli enti non commerciali destinati esclusivamente all'esercizio di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative, sportive e di religione o di culto, ancorché condotte in forma commerciale. La novità consiste proprio nel fatto che l'esenzione si estende anche alle attività svolte in forma commerciale. Non si dà luogo a rimborsi o restituzioni per il passato. Il Comune, nella sua autonomia regolamentare, può comunque subordinare l'esenzione a che il fabbricato sia oltre che utilizzato anche posseduto dall'ente non commerciale ed a particolari modalità di richiesta della esenzione. • Ancora nel "collegato" è inserita norma interpretativa secondo la quale è area edificabile il terreno per il quale lo strumento urbanistico generale preveda una finalità edificatoria anche in assenza del relativo strumento attuativo, quindi anche in assenza di effettiva possibilità 34 edificatoria. La norma ha risolto, a favore dei Comuni, una disputa giurisprudenziale in atto tra opposte sentenze di Corte di Cassazione. Novità in materia di reddito d'impresa In materia di reddito d'impresa, la legge Finanziaria per il 2006 ha previsto: • la riapertura della rivalutazione dei beni d'impresa e delle aree fabbricabili, risultanti dal bilancio relativo all'esercizio in corso alla data del 31.12.2004, tramite il versamento di un'imposta sostitutiva delle imposte dirette e dell'IRAP (12% per i beni ammortizzabili, 6% per i beni non ammortizzabili e 19% per le aree fabbricabili); • la nuova modifica del periodo minimo di ammortamento fiscale dell'avviamento, che viene portato a 18 anni (era stato portato da 10 a 20 anni con il "collegato" un mese prima); • l'ulteriore modifica dei nuovi criteri di ammortamento dei beni materiali strumentali utilizzati esclusivamente per lo svolgimento delle attività di distribuzione e di trasporto di gas naturale e di energia elettrica. • Per connessione di argomento con la determinazione del reddito d'impresa, ricordo la modifica introdotta con il D.L. 203/05 a valere già sul 2005, che interessa gli immobili patrimonio locati da imprese. Per gli immobili patrimonio (generalmente residenziali locati) posseduti da imprese (diversi quindi da immobili strumentali e immobili-merce), la determinazione del reddito è di tipo "catastale" con riconoscimento di un abbattimento forfetario del 15% del canone di locazione a titolo di riconoscimento di spese di manutenzione (da confrontare con la rendita catastale generalmente più bassa). Ora tale abbattimento viene trasformato in un tetto massimo di riconoscimento per spese di manutenzione ordinaria effettivamente sostenute. Poiché le spese di manutenzione ordinaria sono poste a carico del conduttore, conseguirà, normalmente, un aumento dell'imponibile per le società ed imprese che gestiscono immobili. Contrariamente a quanto segnalato nella precedente circolare, la modifica si applica, per espressa estensione, anche agli enti non commerciali, mentre le persone fisiche proprietarie di immobili continueranno a godere della riduzione forfettizzata del 15% sul canone di locazione. Per interventi di manutenzione ordinaria si intendono opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici o quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti. Novità in materia di reddito delle persone fisiche Relativamente all'IRPEF, la legge Finanziaria per il 2006 ha previsto, tra l'altro: • limitatamente al periodo d'imposta 2005, la detrazione dall'IRPEF lorda (nella misura del 19%) delle spese documentate sostenute dai genitori per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido da parte dei figli, per un importo dell'onere complessivamente non superiore a 632,00 euro annui per ogni figlio ospitato negli stessi; • l'ulteriore proroga, per l'anno 2006, del limite di 3.615,20 euro di non concorrenza alla formazione del reddito di lavoro dipendente dei contributi di assistenza sanitaria integrativa; • l'ulteriore proroga, per l'anno 2006, della parziale tassazione dei redditi di lavoro dipendente dei "transfrontalieri"; pertanto, anche per quest'anno, i redditi di lavoro dipendente prestato all'estero in zone di frontiera e in altri Paesi limitrofi, nel caso in cui la prestazione venga fornita in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto da soggetti residenti in Italia, concorrono a formare il reddito complessivo ai fini IRPEF per l'importo eccedente 8.000,00 euro; • la proroga al 2006 della "clausola di salvaguardia" ai fini IRPEF: in pratica, ai fini della determinazione dell'IRPEF dovuta sul reddito complessivo per tale anno, i contribuenti possono applicare, se più favorevoli, le disposizioni del TUIR in vigore al 31.12.2002, ovvero al 31.12.2004. Le novità in materia di IVA In materia di IVA, si segnalano alcune novità: • la proroga al 31.12.2006 del regime di indetrabilità dell'IVA relativa all'acquisto o al leasing di veicoli: la percentuale di indetraibilità si riduce dal 90% all'85%; in pratica sull'acquisto o la locazione finanziaria di autovetture, motocicli ed altri autoveicoli è possibile detrarre il 15% dell'iva (in precedenza il 10%). Le relative spese di gestione (carburante, manutenzioni) rimangono invece ad IVA indetraibile al 100% (alcuni soggetti "professionali" possono detrarre l'IVA: agenti e rappresentanti, autonoleggio, taxi); • l'inapplicabilità della disciplina delle c.d. "carte carburante" agli autotrasportatori di cose per conto terzi: in pratica, tali soggetti, se acquistano carburanti per autotrazione presso gli impianti stradali e intendono esercitare il diritto di detrazione dell'IVA, nonché documentare la spesa ai fini delle imposte dirette, hanno la facoltà di richiedere ai distributori il rilascio della fattura; • l'estensione ad ulteriori imprese (da individuare con successivo provvedimento del direttore dell'Agenzia delle Entrate), oltre a quelle operanti nella grande distribuzione, dell'esclusione (a determinate condizioni) dall'obbligo di certificare mediante scontrino fiscale i corrispettivi riscossi dai clienti (sostituita dalla trasmissione telematica all'Agenzia delle Entrate dei corrispettivi settimanali per ciascun punto-vendita). Novità in materia di agevolazioni Con riferimento alle agevolazioni, le principali modifiche apportate sono le seguenti: • ai fini del riconoscimento del credito d'imposta per nuove assunzioni (artt. 7 della L. 388/2000 e 63 della L. 289/2002), ove il datore di lavoro presenti l'istanza di accesso all'agevolazione prima di aver disposto le relative assunzioni, le stesse vanno effettuate entro 30 giorni dalla comunicazione dell'accoglimento dell'istanza da parte dell'Agenzia delle Entrate: in tal caso, l'istanza è completata, a pena di decadenza, con la comunicazione dell'identificativo del lavoratore, entro i successivi 30 giorni; • il c.d. "premio di concentrazione" (ex art. 9 del DL 35/ 2005 convertito nella L. 80/2005) viene esteso anche agli imprenditori agricoli; • viene concesso un assegno pari a 1.000,00 euro per ogni figlio nato ovvero adottato nell'anno 2005, ai soli nuclei familiari con un reddito complessivo lordo, riferito all'anno precedente, non superiore a 50.000,00 euro; • viene concesso un assegno pari a 1.000,00 euro per ogni figlio nato nell'anno 2006, secondo o ulteriore per ordine di nascita, ovvero adottato, anche in tale ipotesi ai soli nuclei familiari con un reddito complessivo lordo, riferito all'anno precedente, non superiore a 50.000,00 euro. Novità in materia previdenziale Tra le novità previdenziali contenute nella legge Finanziaria per il 2006, si segnalano: • l'esonero dei datori di lavoro dal versamento, fino all'1%, dei contributi sociali alla Gestione prestazioni temporanee dei lavoratori dipendenti (es. assegni per il nucleo familiare, maternità e disoccupazione): si tratta della riduzione dell'incidenza degli "oneri impropri" sul costo del lavoro (c.d. "cuneo fiscale"); • l'obbligo di presentazione, da parte delle imprese, del documento unico di regolarità contributiva (DURC) al fine di accedere ai benefici ed alle sovvenzioni comunitarie per la realizzazione di investimenti; • l'introduzione di alcune misure compensative per le imprese che conferiscono il trattamento di fine rapporto (TFR) a forme pensionistiche complementari; tali misure si applicano però a partire dal 2008, analogamente alla rinnovata disciplina della previdenza complementare. Ulteriori novità contenute nella legge Finanziaria per il 2006, delle quali merita dare un cenno, sono le seguenti: • la deducibilità, in capo ai soggetti IRES, dei fondi trasferiti per il finanziamento della ricerca, a titolo di contributo o liberalità, a favore di determinati soggetti (es. università, fondazioni universitarie, istituzioni universitarie pubbliche, enti di ricerca pubblici, ecc.); • la facoltà di destinare il 5 per mille della propria imposta IRPEF dovuta in dichiarazione per il 2005, al finanziamento della ricerca o ad altre finalità sociali indicando il codice fiscale dell'Ente beneficiario; • la previsione di alcune agevolazioni di carattere fiscale, amministrativo e finanziario a favore dei distretti produttivi; • la proroga, per il periodo d'imposta in corso all'1.1.2005, dell'aliquota IRAP dell'1,9% per il settore agricolo e le cooperative della piccola pesca. La presente per dare solo alcuni cenni, mentre meritano approfondimento alcuni argomenti come la rivalutazione dei beni d'impresa. Altro importante istituto che necessita invece di autonoma circolare: la c.d. programmazione fiscale che riguarderà il triennio 2006/2008 ed alla cui adesione è collegata una possibile definizione degli anni 2003-2004. Scadenziere Tra le scadenze di routine di questa parte dell'anno ricordo: • l'invio della Comunicazione annuale IVA per il 2005 per via telematica entro il 28.02.2006, • il saldo IVA annuale per l'anno 2005 dei soggetti iva trimestrali al 16.03.2006 (la scadenza è rinviabile con le scadenze IRPEF 20/6 - 20/7 con piccole maggiorazioni), • la consegna del CUD per l'anno 2005 ai dipendenti ed il rilascio della certificazione delle ritenute fiscali operate a lavoratori autonomi ed ai percettori di dividendi nel corso del 2005, entro il 15.03.2006. Ricordo altresì l'adempimento introdotto lo scorso anno, che riguarda i fornitori di esportatori abituali che ricevono dichiarazione d'intento per l'effettuazione di operazioni senza applicazione di IVA ai sensi dell'art.8 1° comma lett. C DPR 633/72 (IVA). Detti fornitori devono effettuare comunicazione, esclusivamente in via telematica, dei nominativi dei richiedenti, entro il giorno 16 del mese successivo dal ricevimento della richiesta. Infine è stato ulteriormente prorogato al 31.03.2006 il precedente termine del 31.12.2005 per l'adozione delle nuove misure minime di sicurezza in materia di trattamento di dati personali (privacy), compresa la predisposizione del Documento programmatico sulla sicurezza (DPS) qualora vengano effettuati trattamenti di dati "sensibili" o giudiziari con strumenti elettronici. bacheca NOTES sta riscuotendo larghi consensi anche da parte di enti e istituzioni. La redazione invita chiunque lo desideri a collaborare, sottoponendo progetti interessanti, proponendo argomenti da trattare, articoli e suggerimenti per contribuire alla crescita della rivista. AAA Cercasi Offresi Sono disponibili presso la Segreteria dell’Ordine Architetti curricula di persone che offrono e cercano collaborazione. Ulteriori aggiornamenti e notizie sono consultabili sul sito dell’Ordine www.lc.archiworld.it 35 IV COPERTINA Ristrutturazione di un capannone industriale risalente all'inizio del secolo scorso a loft per uso abitazione e spazio galleria d'arte arredo etnico che si inserice in un'architettura minimalista a carattere industriale Destinazione: abitazione, laboratorio artistico&galleria Località: Milano - zona Naviglio Pavese Progetto: Architetti Associati Anna Ferrari Silvana Scaramelli, via Lecchi 9, Milano committente privato: professione show-girl nel mondo dello spettacolo televisivo Realizzazione: dal 1/2003 al 7/2005 Ditta costruttrice: Impresa Ziliani s.r.l. Via Palmamova 155/1 - milano Materiali: legno, pietra, ferro, alluminio, vetri di diversa cromatura (dai trasparenti ai colorati) Tecnologie: impianto riscaldamento a pannelli a pavimento sistema illuminazione e sonoro articolato e comandato da una stazione dj Superficie: circa 510 mq. loft&galleria zona navigli di Anna Ferrari, Silvana Scaramelli A Questo progetto riguarda l'interno di un complesso industriale vetrario del secolo scorso trasformato in laboratorio di pelletteria dopo la guerra. Nei primi anni 90 gli spazi vengono suddivisi in unità abitative ad uso residenziale e in studi (fotografici, grafici...). La ristrutturazione coinvolge una superficie totale di 507 mq. comprensiva di soppalchi; ne scaturisce l'idea del classico loft con la peculiarità di una suddivisione in due distinte funzionalità: residenziale e di galleria d'arte con annesso laboratorio. Per la fase progettuale ci si è avvalsi di uno studio 3D e successivo sviluppo di disegni tecnici e quotati. L'organismo architettonico originario è volutamente conservato ma riadattato alle nuove esigenze in particolare a quella abitativa. L'aggiunta di due grandi lucernari e la scelta di un cromatismo chiaro rinnovano e valorizzano l'ambiente mettendone in risalto l'ordito spaziale e la trama essenziale della copertura. Il piano terra è suddiviso in due ampi saloni: uno residenziale, l'altro laboratorio artistico. Il primo è composto da un grande soggiorno, da una zona pranzo e da una cucina ricavata all'interno di una costruzione a serra realizzata ex novo sull'area giardino. Il laboratorio artistico è composto da una sala al piano terra e da una parte soppalcata. La caratteristica del progetto riguarda l’inserimento della nuova costruzione inserita all'interno del loft residenziale tale da inscrivere un volume ridotto, adibito a zona notte, nel volume preesistente. Per realizzare tale struttura è stato creato un sistema di soppalchi e tramezzi con strutture portanti in ferro (travi e pilastri IPE), lamiere e telai in alluminio, pareti scorrevoli in vetro. Alla zona notte si accede da un corpo scala a tipologia industriale con parapetto in lamiera in ferro a doppio tramezzo. La scelta di questo elemento a parete è subordinata all'esigenza della committenza di avere più superfici libere per gli allestimenti d'arte. Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Lecco
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