male e redenzione - Accademia Petrarca
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MALE E REDENZIONE sofferenza e trascendenza in René Girard A cura di Paolo Diego Bubbio e Silvio Morigi Edizioni Camilliane Stampato con il contributo dell’Università degli Studi di Siena - Dipartimento di Studi Storico-Sociali e Filosofici, Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo INDICE In copertina: Piero della Francesca, Flagellazione (parte sinistra). Urbino, Palazzo Ducale. © 1991 Foto Scala, Firenze - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali Edizioni Camilliane Strada S. Margherita 136, 10131 Torino, Italia www.camilliani.org/camilliani/repository/edcamilliane © Paolo Diego Bubbio e Silvio Morigi 2008 I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo sono riservati. Prima edizione 2008 Stampato da AGAM (Cuneo) ISBN 978-88-8257-169-6 Gli Autori Ringraziamenti VII X Introduzione XI 1Secolarizzare il male. La teoria mimetica e L’Adolescente di Dostoevskij Paolo Diego Bubbio 17 2Male metafisico, verità romanzesca e vocazione vittimaria nell’opera di Victor Hugo Federica Casini 41 3Mediazione oggettuale. Girard, Bataille, e una nuova teoria dell’oggetto Giuseppe Fornari 73 4 Jules De Gaultier e René Girard Alice Gonzi 107 5 Fuori dalle città, tra le città: René Girard e il male radicale Michael Kirwan 133 6Un essere “vuoto di essere”, “morale e risolutamente manicheo”. Il demoniaco e la demonologia come “sapere paradossale” in René Girard 151 Silvio Morigi 7 Il dono ambivalente della libertà Alberto Signorini 247 GLI AUTORI Paolo Diego Bubbio è nato a Torino nel 1974. Dottore di ricerca in Ermeneutica filosofica, è professore a contratto di Filosofia della Religione presso l’Università degli Studi di Torino e Research Fellow presso la University of Sydney. Da più di dieci anni si occupa della nozione di sacrificio e del pensiero di René Girard, al quale ha dedicato una monografia dal titolo Il sacrificio intellettuale. René Girard e la filosofia della religione (1999). Ha inoltre pubblicato Il sacrificio. La ragione e il suo altrove (2004) e L’Esistenza e il Logos. Filosofia, esperienza religiosa, Rivelazione (2007, insieme a Piero Coda). Tra i numerosi saggi pubblicati su riviste italiane e internazionali: “Oblazione e paradosso. Fascino e ambiguità nell’evoluzione del pensiero di René Girard” (2004); “Literary Aesthetics and Knowledge in René Girard’s Mimetic Theory” (2007). Federica Casini è professore a contratto di Letteratura francese presso l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo. Specializzata nello studio della ricezione critica del pensiero di René Girard, ha pubblicato il volume Bibliographie des études girardiennes en France et en Italie (2004). È autrice di vari articoli sull’opera di Victor Hugo, riletti in chiave mimetica. Ha tradotto il saggio inedito di Girard “Mostri e semidei nell’opera di Hugo” (2006). Giuseppe Fornari, docente di Storia della Filosofia presso l’Università di Bergamo, ha collaborato con René Girard, di cui ha curato svariate edizioni italiane, e ha approfondito lo studio teorico e storico delle sue idee in numerose ricerche, ottenendo la definizione di un nuovo paradigma mimetico-sacrificale, VII che si configura come un programma di rilettura genetica e non riduzionistica della cultura e della storia del pensiero. Tra le ricerche da lui pubblicate: Fra Dioniso e Cristo (2001; II ed. allargata Da Dioniso a Cristo 2006); Il caso Nietzsche (con R. Girard, 2002); la monografia su Leonardo da Vinci La bellezza e il nulla (2005); Le due paci (con M. Ceruti, 2005); Filosofia di passione (2006). Ha pubblicato anche saggi su Manzoni, Schmitt, Arendt, Derrida. Alice Gonzi è nata a Sinalunga (SI) nel 1976. Dottore di ricerca in Scienze Filosofiche, è assegnista e professore a contratto di Filosofia della Religione presso l’Università degli studi di Siena – Arezzo. Si occupa prevalentemente della prima produzione di R. Girard, con particolare attenzione ai rapporti intercorrenti tra la nozione di bovarismo in Jules de Gaultier (di cui è in corso di pubblicazione una monografia) e quella di desiderio mimetico in Girard. Tra i saggi pubblicati: “Zarathustra a Parigi nel primo Novecento: Nietzsche e Jules de Gaultier” (2007); “La valeur métaphysique et salvatrice du bovarysme”, in Jules de Gaultier, Le Bovarysme. La psychologie dans l’œuvre de Flaubert (2007, con una serie di studi coordinati da Per Buvik). re e Filosofia di Arezzo dell’Università di Siena. Si è occupato del tema del sacrificio nella cultura britannica tra 800 e 900, del personalismo francese, e di R.Girard, su cui ha pubblicato articoli e contributi tra cui: “La metafora del radio. Sociologia dei sociologi e sociologia romanzesca” (1998), “Nervature kierkegaardiane nel pensiero francese del 900. Da G. Marcel a D. de Rougemont e R. Girard” (2002); “Il dio del linciaggio riuscito” (2004); “Polemos e agape” (2007). Altri suoi scritti: Amore sacrificale. L’ ‘Atonement’ in F. D. Maurice e W. Temple (1987); L’ ‘agape’ come forma della testimonianza cristiana e il cristianesimo come ‘morte della religione’: R. G. Collingwood e W. Temple (1990); La vertigine della profondità: E. Mounier (2006). Alberto Signorini è nato a Milano nel 1950. Laureato in Filosofia, insegna Filosofia della storia presso la Libera Università di Città della Pieve (PG). Studioso di René Girard, ne ha tradotto gran parte degli scritti inediti: in particolare, Il risentimento - Lo scacco del desiderio nell’uomo contemporaneo (1999) e La pietra scartata - Antigiudaismo cristiano e antropologia evangelica (2000), di cui ha anche scritto un’ampia introduzione. Michael Kirwan è nato a Leeds (Nord dell’Inghilterra) nel 1959. Nel 1980 si è unito alla Compagnia di Gesù ed è stato ordinato sacerdote. Nel 1998 ha completato il dottorato in Teologia con una tesi sulla teologia del martirio alla luce del pensiero di Girard. È Direttore del Dipartimento di Teologia dell’Heythrop College (University of London) e Lecturer di teologia sistematica e teologia pastorale. È l’autore di Discovering Girard (2004) e di un volume su René Girard e la teologia di imminente pubblicazione. Silvio Morigi è nato a Faenza (RA) nel 1946. È professore associato di Filosofia della Religione presso la Facoltà di LetteVIII IX RINGRAZIAMENTI INTRODUZIONE Innanzitutto desideriamo ringraziare gli Autori dei saggi contenuti in questo volume. Tutti loro hanno realizzato uno splendido lavoro. Si Deus est, unde malum? Se Dio c’è, da dove viene il male? Così si interrogava S. Agostino più di quindici secoli fa. Il problema è stato oggetto, come è ovvio, di molteplici analisi, filosofiche e non, e vi sono stati molteplici tentativi di risposta. Il problema, tuttavia, ha continuato a riproporsi, come è naturale che sia per una questione – quella del male, appunto – che tocca da vicino la vita di ogni essere umano. Il male fisico, certo, e connesso ad esso la malattia e la sofferenza; ma anche il male morale, la malvagità e la crudeltà umane continuano a rappresentare interrogativi con i quali l’animo umano si confronta, cercando risposte e chiarimenti e interrogandosi sulla possibilità di una redenzione. L’attuale panorama del pensiero filosofico sembra caratterizzato da una parte da una tecnicizzazione della filosofia (la cosiddetta “filosofia analitica”, predominante nella cultura anglosassone) e dall’altra da una riflessione che tende a porre l’accento sulla relatività e sull’inconoscibilità della verità (particolarmente presente soprattutto nel pensiero francese degli ultimi decenni). Nel primo caso il tema del male viene affrontato mediante una riformulazione (che si avvale spesso di raffinati strumenti logico-formali, come in Alvin Plantinga) dei problemi classici della teodicea e della teologia razionale in Occidente. In questo caso il limite che si profila è quello di usare termini come “Dio”, “male”, “onnipotenza divina” senza confrontarsi, con sensibilità storica ed ermeneutica, col modo in cui essi vengono, spesso radicalmente, riproblematizzati e ridefiniti sia nell’ambito delle teologie contemporanee (ebraica, cattolica, protestante, ortodossa, e an- Ringraziamo l’Editore, per la disponibilità e l’interesse con cui ha seguito questa iniziativa. Infine, è doveroso ringraziare il Dipartimento di Studi Storico-Sociali e Filosofici della Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo (Università degli Studi di Siena) per il supporto finanziario. Agostino da Ippona, Confessioni, VII. XI che non cristiane), sia in quello dell’antropologia culturale, delle scienze umane, della storia delle religioni. Nel secondo caso, invece, il problema del male, mentre esso resta ben vivo in tutta una linea della cultura filosofica francese del Novecento (da Emmanuel Mounier e Gabriel Marcel a Emmanuel Lévinas e Paul Ricoeur), sembra essere trascurato, classificato come insolubile. All’interno di questo panorama culturale, tuttavia, una voce si distingue dal coro. È quella di René Girard. Definire René Girard, “etichettarlo” come critico letterario, antropologo, teorico della cultura o filosofo è un’operazione destinata sin dall’inizio al fallimento. Si potrebbe dire che ciascuna di queste “etichette” gli si addice, ma che nessuna di esse rende giustizia al suo pensiero. Nato ad Avignone il 25 Dicembre 1923, Girard ha lasciato la Francia nel 1947 e si è stabilito negli Stati Uniti, dove ha svolto la sua intera carriera accademica. Le sue prime pubblicazioni appartengono all’ambito disciplinare della critica letteraria, con interessanti riflessioni su Malraux e Stendhal; ma fin dall’apparizione del suo primo volume, Mensonge romantique et vérité romanesque (Menzogna romantica e verità romanzesca, 1961), fu subito chiaro – almeno ai lettori attenti di quel volume – che le riflessioni di Girard sulla natura mimetica del desiderio (il soggetto imita i desideri del proprio modello, chiamato dunque da Girard mediatore del desiderio) andavano ben oltre la mera critica letteraria. Nel suo volume del 1972, La violence et le sacré (La violenza e il sacro), Girard avanza la sua tesi fondamentale: la convergenza del desiderio provoca inevitabilmente violenza, e dal conflitto l’umanità non sa uscire se non tramite il sacrificio di un capro espiatorio. Tutti i miti del pianeta avrebbero come referente quel medesimo evento fondatore, ovvero l’espulsione della vittima sacrificale. Il vero “shock” per la cultura occidentale arriva però nel 1978, quando Girard pubblica Des Choses cachées depuis la fondation du monde (Delle cose Per una ricostruzione dell’intero percorso intellettuale ed editoriale di Girard si veda F. Casini, Bibliographie des études girardiennes en France et en Italie, L’Harmattan, Paris 2004, pp. 9-40. XII nascoste sin dalla fondazione del mondo), nel quale afferma che i testi che compongono la Bibbia, e in particolar modo i Vangeli, non sono assimilabili agli altri miti, in quanto proclamano l’innocenza della vittima. Per denunciare il meccanismo bisogna esserne fuori, ci vuole un uomo che non debba nulla alla violenza, non pensi secondo le sue norme e sia del tutto estraneo ad essa, quando l’umanità intera è prigioniera di questo circolo. Il fatto che sia racchiuso nei Vangeli un sapere autentico della violenza mostra dunque che tale sapere non può essere di origine semplicemente umana. Da allora, Girard ha dedicato i suoi sforzi alla chiarificazione della “teoria mimetica”, ribadendo la natura profondamente demistificatrice dei testi evangelici. Il suo pensiero è stato oggetto di una crescente attenzione in tutto il mondo, suscitando aspre critiche ed entusiasti consensi. Non è questo il luogo per fornire un resoconto dettagliato del pensiero di Girard – lavoro che, peraltro, è già stato egregiamente svolto in altre sedi. Questo brevissimo excursus era però necessario, oltre che per fornire al lettore alcune coordinate concettuali In italiano, si vedano: A. Carrara, Violenza, sacro, rivelazione biblica. Il pensiero di René Girard, Vita e Pensiero, Milano 1985; R. Germanò, La teoria del sacrificio secondo René Girard, Pontificia Università Lateranense, Roma 1989; S. Tomelleri, René Girard. La matrice sociale della violenza, Franco Angeli, Milano 1996; P. D. Bubbio, Il sacrificio intellettuale. René Girard e la filosofia della religione, Il Quadrante, Torino 1999, pp. 11-16; A. Colombo, Il sacrificio in René Girard. Dalla violenza al dono, Morcelliana, Brescia 1999; P. Mancinelli, Cristianesimo senza sacrificio: filosofia e teologia in René Girard, Cittadella, Assisi 2001; C. Tugnoli, Girard. Dal mito ai Vangeli, Edizioni Messaggero, Padova 2001; M. Gentile, Giustizia e desiderio. La verità della Vittima nel pensiero di René Girard, Giappichelli, Torino 2003; C. Tarditi, Al di là della vittima. Cristianesimo e fine della storia, Marco Valerio, Torino 2004. In inglese, si vedano C. Fleming, Mimesis and Violence, Polity Press, Cambridge, 2004; M. Kirwan, Discovering Girard, DLT, London, 2004. In francese: F. Chirpaz, Enjeux de la violence, Éd. Du Cerf, Paris 1980; J.B. Fages, Comprendre Girard, Privat, Toulouse 1982; C. Orsini, La pensée de René Girard. Retz, Paris 1986; E. Haeussler, Des figures de la violence. Introduction à la pensée de René Girard, L’Harmattan, Paris 2005; S.Vinolo, René Girard: du mimétisme à l’hominisation, L’Harmattan, Paris 2005. XIII grazie alle quali orientarsi più facilmente nei saggi contenuti in questo volume, anche per introdurre il tema intorno al quale si sono confrontati gli autori dei vari contributi qui inclusi: il tema del male e della redenzione, della sofferenza e della trascendenza. Già nel 1979, Jacques Guillet scriveva: “C’è qualcosa di affascinante nell’opera e nel modo di procedere di René Girard. Una prospettiva coerente, capace di spiegare i primi processi di ominizzazione nel mondo animale fino alle raffinatezze dello snobismo di cui si dilettava Marcel Proust, una capacità eccezionale di confrontare e illuminare gli uni con gli altri i domini più diversi, i comportamenti animali e la storia dei miti, le analisi freudiane e le grandi opere letterarie della nostra civiltà, dalla Genesi a Dostoevskji. C’è anche una preoccupazione calorosa per l’umanità, un senso profondo delle minacce che pesano su di essa, il bisogno di trovare il punto giusto, la parola efficace per illuminare e per risolvere. Non si può restare indifferenti a questa passione per l’uomo, a questo bisogno di convincerlo, di salvarlo”. E nessuno degli autori che hanno contribuito a questo volume è certo rimasto indifferente di fronte al pensiero di Girard: tutti hanno accettato la sfida di confrontarsi con i “concetti” girardiani (ha scritto Jean-Pierre Dupuy che “Girard è un artigiano del concetto”) per chiarire che luogo abbia il problema del male all’interno della visione del mondo aperta dalla teoria mimetica. Ciascuno di loro lo ha fatto, come è giusto, dal proprio particolare punto di vista e anche fornendo la propria interpretazione del pensiero di Girard. Non si è trattato, in altri termini, soltanto di chiarire che “risposta” si possa dare al problema del male a partire dai presupposti girardiani – anzi, un obiettivo di questo tipo sarebbe sicuramente, e giustamente, sembrato pretenzioso da un lato e pedissequo J. Guillet, René Girard et le sacrifice, in “Etudes”, 351, Luglio 1979, p. 91 (trad. nostra). J.-P. Dupuy, Ordini e disordini. Inchiesta su un nuovo paradigma, Hopefulmonster, Firenze 1986, trad. di A. Ciapetti, p. 110 (ver. or. Ordres et desordres, Seuil, Paris 1982). XIV dall’altro –, bensì di instaurare un dialogo ermeneutico con il pensiero di Girard al fine di fornire al lettore, più che una “spiegazione” (e d’altra parte, cercare di “spiegare” il male non è forse una pericolosa tentazione metafisica, che finisce con il depotenziarlo e talvolta persino con il negarlo?), una “chiarificazione”, offrendo spunti di riflessione suscettibili di ulteriori approfondimenti. Il saggio di Paolo Diego Bubbio prende l’avvio da un confronto con uno degli autori più amati da Girard, Dostoevskij, per sottolineare, attraverso un’analisi della nozione di malattia nei due autori, la concretezza dell’approccio girardiano e la necessità di una “secolarizzazione” del male. Anche l’analisi di Federica Casini si concentra su uno scrittore preso in considerazione, sebbene non approfonditamente, da Girard, ovvero Victor Hugo, e mostra come nel suo itinerario letterario possa essere possibile rinvenire quel percorso di redenzione dal male metafisico che rappresenta uno dei punti centrali del discorso girardiano. Giuseppe Fornari affronta direttamente e criticamente la teoria mimetica, proponendo, attraverso il confronto con il pensiero di Georges Bataille, una nuova teoria dell’oggetto e la nozione di “mediazione interna positiva”. Alice Gonzi confronta il percorso di René Girard con quello di Jules de Gaultier, identificandone affinità e differenze ed evidenziando la nozione di autenticità. La riflessione sistematica di Micheal Kirwan si confronta da vicino con la recente letteratura riguardante il problema del male, e attraverso la lettura kantiana del libro di Giobbe giunge a sottolineare una sostanziale convergenza tra Girard e la filosofia della religione contemporanea. Silvio Morigi si confronta con la demonologia che si delinea nella teoria mimetica, il cui esito si riassume nella tesi, apparentemente paradossale, per cui “l’essenza del demoniaco è avventarsi contro il demonio”. Infine, il saggio di Alberto Signorini connette il problema del male a quello della libertà, il cui “dono ambivalente” rimane un tema centrale con il quale tutti, cristiani e non cristiani, devono confrontarsi. Sette contributi compongono dunque un “mosaico” che tenta di gettare luce sui temi del male e della redenzione, della soffeXV renza e della trascendenza nel pensiero di René Girard. Ci pare opportuno concludere con una citazione di Girard stesso, che a nostro parere esprime bene l’opera del pensatore francese ma anche lo spirito con il quale abbiamo realizzato questo volume: “Io credo che occorra incoraggiare tutti gli sforzi, nel nostro universo, per dimostrare che il mondo angosciante e insignificante allo stesso tempo nel quale noi sembriamo penetrare ha molto più senso di quanto non sembri, è veramente un’avventura straordinaria che gli uomini sono chiamati a vivere, forse la più grande avventura dell’umanità, cioè sfuggire al sacrificio, sfuggire a quelle forme di non-sapere e di menzogna che permettono alle società chiuse di rinchiudersi su se stesse. E a mio piccolo modo, io vorrei contribuire a ciò, a rendere la vita vivibile”. Paolo Diego Bubbio Silvio Morigi Intervista trasmessa l’8 gennaio 1979 su TF 1 nel corso della trasmissione Questionnaire di J.-L. Servan-Schreiber, in C. Orsini, La pensée de René Girard, op. cit., p. 19 (trad. nostra). XVI 1 SECOLARIZZARE IL MALE. LA TEORIA MIMETICA E L’ADOLESCENTE DI DOSTOEVSKIJ Paolo Diego Bubbio Il male esiste ed è il desiderio metafisico stesso. (René Girard, Menzogna romantica e verità romanzesca) 1. Una singolare omissione Il problema del male è sicuramente centrale nella teoria mimetica introdotta da René Girard. Tuttavia, malgrado l’affermazione icastica di Girard stesso che ho scelto come ex ergo di questo saggio, comprendere veramente che cosa sia il male nell’universo interpretativo proposto da René Girard – marcare, per così dire, i confini del problema e metterne in luce le connessioni, soprattutto quelle meno evidenti – non è impresa da poco. Infatti, pur limitandosi alla suddetta perentoria affermazione di Girard, sorge la domanda: che cos’è il desiderio metafisico? Piuttosto che affidarci a definizioni astratte – e anche quelle di Girard inevitabilmente lo sono – ci affideremo al metodo girardiano, consegnandoci a un testo letterario. Secondo il pensatore francese, sono infatti le opere romanzesche, molto più che non le filosofie e le dottrine, a svelare la natura del desiderio metafisico e, dunque, del male. Il testo letterario oggetto delle riflessioni che seguiranno è L’adolescente di Fëdor Doestoevskij. Doestoevskij è, R. Girard, Mensonge romantique et vérité romanesque, Grasset, Paris 1961. Trad. it. Bompiani, Milano 1965, p. 19 (d’ora in poi MRVR). 17