Giuseppe Accardi, Gli scritti di spiritualità delle monache di Port Royal
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Giuseppe Accardi, Gli scritti di spiritualità delle monache di Port Royal
Relazione Canazei (23-25 giugno 2011) LE COSTITUZIONI DEL MONASTERO DI PORT-ROYAL: LO SVILUPPO DELLA RIFORMA NEI SUOI ASPETTI STORICI E DOCUMENTARI. di Fulvio Accardi. Indice Capitolo I. La riforma di Port-Royal Sezione (a) Il contesto globale § 1. Storia della riforma a) Il passaggio dalla giurisdizione di Cîteaux a quella parigina b) Gli intrecci con la corrente giansenista § 2. Le regolamentazioni monastiche dell’epoca a) Le nuove disposizioni della Chiesa romana b) Le regole e le costituzioni di altri monasteri c) Costituzioni benedettine, cistercensi, e altre coeve Sezione (b) Le Costituzioni di Port-Royal. § 1. Genesi e sviluppo del documento a) Le fonti rielaborate b) Elementi benedettini, cistercensi e controriformistici c) Il singolo apporto degli autori d) La pubblicazione Capitolo II. Liturgia e preghiera a Port-Royal Sezione (a) Le limitazioni concernenti la lettura § 1. § 2. § 3. § 4. § 5. Dalle disposizioni tridentine alle regole benedettine e cistercensi Le restrizioni e motivazioni teologico-spirituali Le regole per la lettura dei testi sacri e liturgici Le regole per la lettura degli scritti di pietà e spiritualità La questione della predicazione femminile Sezione (b) I testi liturgici adottati nel monastero § 1. Primo gruppo. Testi condivisi a) Il Messale e il Salterio b) La versione francese dell’AT e NT c) Scritti sull’uso del canto plano § 2. Secondo gruppo. Testi particolari a) Le Ore dell’Officio e l’Orologio dell’adorazione eucaristica b) Esame del culto sacramentale Sezione (c) La regolazione della preghiera § 1. Scritti di circolazione esteriore a) Le nuove dispute teologiche e sulla preghiera b) Gli scritti dei direttori e frequentatori del convento, da Saint-Cyran ad Arnauld, da Nicole a Pascal § 2. I testi normativi specifici a) Dalle Costituzioni alle Conferenze b) Gli scritti sulla preghiera di mère Agnès Arnauld Capitolo III. Percorsi della spiritualità a Port-Royal Sezione (a) Le tre badesse Arnauld § 1. Mère Angélique de Sainte-Madeleine: studio dell’epistolario a) L’elemento etico-religioso § 2. Mère Agnès Arnauld: la formazione di un’immagine o modello di perfezione monacale a) L’originale concezione della preghiera eucaristica b) La controversia dello Chapelet secret § 3. Mère Angélique de Saint-Jean: la direzione spirituale da incarico a vocazione a) Miséricordes, Discours, Conférences: il modello della resistenza all’autorità in nome della fede b) Il progetto della collezione memorialistica Sezione (b) Percorsi sotterranei della normatività. § 1. La dialettica tra liturgia e preghiera monasteriale a) Il controllo normativo della vita quotidiana e spirituale b) La valorizzazione della conversazione interiore, dello slancio spirituale e dell’individualismo nascente c) L’evoluzione delle nuove dispute teologiche gianseniste: la concezione particolare dell’interiorità dell’individuo. d) La proliferazione di norme per la gestione della vita quotidiana § 2. L’indagine dell’ordinario e l’intervento dello straordinario attraverso la cura ossessiva della prassi liturgica e della preghiera metodica. a) La liturgia ordinaria e l’oblio dell’artificio b) L’ordinarietà per non tentare dio. c) L’inserzione del soprannaturale nella vita quotidiana attraverso la preghiera e l’esercizio delle virtù eroiche Capitolo IV. Gli aspetti storico-politici della spiritualità di Port-Royal Sezione (a) L’immagine di Port-Royal § 1. La rappresentazione-proiezione identitaria § 2. L’interpretazione degli avvenimenti storici in chiave cristica e apocalittica Sezione (b) La problematica concezione del principio di autorità e d’obbedienza § 1. I dispositivi di rappresentazione della comunità § 2. Gli strumenti della resistenza. Relazione Presenterò di seguito una parte del primo capitolo della mia ricerca. Le sezioni non corrispondono precisamente a quelle indicate nell’indice, essendone la stesura ancora in corso. Un raffronto comparativo. Propongo qui di seguito una sintetica presentazione dei risultati ottenuti dal raffronto di varie regole e costituzioni legate ciascuna a suo modo e reciprocamente con le Constitutions de Port-Royal. I dettagli saranno esposti in nota secondo un ordinamento tematico, certo non per esteso né in maniera sistematica, dati i limiti di spazio della presente relazione e tenendo conto degli gli sviluppi continui della ricerca. Innanzitutto mi sembra necessario precisare in quale accezione parlo di regole e costituzioni. La regola è la più antica legge di un ordine religioso, generalmente opera del fondatore, contenente i precetti generali e spirituali della fondazione di una comunità che vuole mettere in pratica un’ideale condiviso, codificato e infine scritto per le generazioni successive. In quanto documento contenente i principi essenziali di spiritualità, la Regola si propone come un minumum di fondamento, una serie di linee-guida per la vita monastica e religiosa e non stupisce che molte comunità abbiano successivamente steso delle loro proprie costituzioni come tentativi di interpretazione e applicazione della Regola. Col Concilio Laterano IV (1215), Innocenzo III stabilì che ogni nuova fondazione di ordine religioso dovesse adottare una Regola precedente come sua base. Le Costituzioni sono dunque sempre posteriori alla Regola fondatrice e spesso formate da diversi capitoli di epoche differenti. Inoltre, sono generalmente approvate dal vescovo del luogo, piuttosto che dal papa, come accade per le Regole, e comprendono un numero maggiore di dettagli sull’osservanza delle norme generali. Mentre le Regole sono considerate perpetue e immodificabili se non direttamente dalla Santa Sede, le Costituzioni possono essere modificate ai capitoli generali1. Per quanto riguarda la Francia, si può parlare di ricezione tardiva del cattolicesimo tridentino2: le decisioni conciliari accettate direttamente non furono infatti che quelle concernenti le materie dogmatiche, in ragione delle libertà gallicane3; successivamente, molte furono ratificate dall’ordine di Cîteaux, oltre che dai riformati che seguivano la «stretta osservanza»4. La venticinquesima e ultima sessione del Concilio di Trento (1563) concernente l’organizzazione dei regolari e dei monaci, fu in seguito integrata con le ordinanze di Pio V e di Clemente VIII, stabilendo che case degli ordini si raggruppassero in congregazioni o province nazionali con a capo un superiore e i vescovi, o i loro rappresentanti, perché vigilassero sul rispetto della Regola, l’elezione dei superiori, la formazione dei novizi ecc. Più in generale, la Controriforma in Francia consisté nel rinnovamento degli antichi ordini, contro gli abusi invalsi della vita monastica5. Nel diciassettesimo secolo, proliferarono dunque considerevolmente le stampe di Regole e 1 Dictionnaire de droit canonique, cont. tous les termes du droit canonique avec un sommaire de l'hist. et des institutions et de l'état actuel de la discipline, par Raoul Naz, Antoine Villien, Étienne Magnin, A. Amanieu, Paris, Letouzey et Ané, 1965, VI, col 463-464. 2 La Controriforma in Francia fu praticamente identificata con la Società di Gesù, che, col proposito di essere il braccio destro del papato, ebbe cura di mettere in pratica i decreti conciliari a tutto campo, quando invece essi venivano applicate normalmente a discrezione dei responsabili delle parrocchie, delle diocesi o degli ordini religiosi. Cfr. L. Willaert, La restauration catholique (1563-1648), vol. XVIII di Histoire de l’Eglise, ed. Fliche et Martin, Paris, 1960. 3 Già sul finire del XIV secolo, Gregorio XI avanzò il diritto papale sulle nomine degli abati dei monasteri maschili, contro le pretese del re e dei principi in ordine ai loro diritti di nomina. La controversia si concluse solo col Concordato di Bologna (1515) tra Leone X e Francesco I e la soppressione del metodo elettivo. Secondo il concordato, il re presentava i suoi candidati al papa, che li istituiva abati commendatari. 4 Cfr. Lekai, The Rise of the Cistercian Scrict Observance in Seventeenth Century France, Washington, 1968 e Zakar, Histoire de la stricte observance de l’Ordre Cistercien. Depuis ses débuts jusqu’au généralat du Cardinal de Richelieu, Roma, 1966. Sull’evoluzione delle dispute tra le osservanze benedettine, vedi Louis J. Lekai, The White Monks: a History of the Cistercian Order, Okauchee (Wis.), Our Lady of spring Bank, 1953. 5 In breve: l’abolizione delle pluralità di incarichi, il limite di età minima per la nomina delle badesse (40 anni) e per la ricezione delle novizie (16 anni), l’istituzione di una confessione a cadenza mensile anche presso il confessore ‘straordinario’ che visitava il convento due o tre volte all’anno, ordinariamente non connesso alla vita del monastero e infine, l’ammissione dei candidati ai voti sono dopo un attento esame, per assicurare che non fossero forzati nella scelta di entrare in convento. Costituzioni6. Per quanto concerne invece le costituzioni cistercensi e benedettine, esse presentano numerose similitudini, in ragione della Regola comune su cui si fondano, con le coeve Costituzioni di Port-Royal7. Queste si possono inoltre confrontare con quelle delle Annonciades8 e delle Visitandine9, per i rapporti che all’inizio della sua carriera ebbe con esse mère Angélique, come pure con quelle delle carmelitane10, arrivate a Parigi grazie all’intermediazione di Pierre Bérulle, per gli stretti legami che ebbe con loro mère Agnès. Ovvio che il debito delle Costituzioni di PortRoyal alla Regola di san Benedetto sia considerevole e ciò trova le sue ragioni nel desiderio dell’osservanza integrale della Regola e della pratica dei primi padri cistercensi. Port-Royal restaurò l’antico horarium per il Divin Officio, regolò la preghiera privata secondo l’attenzione benedettinocistercense ai metodi formali, osservò il silenzio e l’astinenza, come accadeva nella Stretta Osservanza, e istituì le elezioni libere all’interno di una struttura gerarchica ben definita. In seguito, comunione e confessione diventarono i cardini principali della vita monastica di Port-Royal, soprattutto a partire dalla collaborazione tra Saint-Cyran e la riformatrice. Ciò è un segno caratteristico che differenzia le Constitutions dalle altre coeve, per la sottile esplicazione dei sacramenti sviluppata in molti capitoli. Nel raffronto comparativo condotto11, ho dapprima cercato di elaborare una schedatura dell’orario del Divin Officio12 e del tempo concesso alla preghiera mentale come significativo per 6 Le Ursuline, ad esempio, produssero una piccola biblioteca di Regole, Costituzioni, Direttori, ecc. (cfr. soprattutto la Regle de S. Augustine et Constitutions es Religieuses Ursulines de la Congregation de Paris, 3 voll., Paris, 1705 e il Directoire des Novices de l’Ordre de Ste Ursule de la Congregation de Paris, Paris, 1664). Parimenti, anche le Clarisse, dell’ordine fondato da san Francesco, ebbero cura di mantenere la composizione di esplicazioni e precisazioni dell’antica Regola. 7 In particolare, la riforma di Port-Royal condivide con Cîteaux la particolare raccomandazione al silenzio e all’astinenza (cfr. Constitutions (1721), p. 46, da mettere in relazione al BnF f. fr. ms. 13891, foll. 95 ss. « La manière de parler par signe, pratiquée en l’ordre de Cisteaux »), come pure l’antico uso di ricevere la comunione su entrambe le specie (Constitutions (1721), p. 212), seppure a Cîteaux fosse stato soppresso già nel XV secolo (cfr. M. C. Hontoir, La dévotion au Saint-Sacrement chez les premiers cisterciens in Studia Eucharistica, Antwerp, 1946, p. 149 e Fulgence Schneider, L’ancienne messe cistercenne, Tilbourg, 1929, pp. 207-208). 8 La Règle des Religieuses de l’Ordre de la B. V. Marie, autrement appellé de l’Annonciade (Paris, 1681). Da esse si trae testimonianza dei rapporti che Mère Angélique de Saint-Jean Arnauld d’Andilly intrattenne con le Annonciades: nel loro convento passò la sua prigionia tra il 1664 e il 1665. Questa Règle si caratterizza per una forte devozione alla Vergine Maria, come principale modello di imitazione, come descritto non tanto dalle scritturistiche, quanto piuttosto dalle leggende. Quando mère Angélique de Saint-Jean fu condotta al convento delle Annonciades, non mancò di sottolineare la sua lontana familiarità al culto mariano (Angélique de Saint-Jean Arnauld d’Andilly, Relation de captivité, avec une introdution de Louis Cognet, Paris, Gallimard, 1954, p. 34). 9 La Règle de S. Augustin et Constitutions et Directoire pour les Sœurs Religieuses de la Visitation fu pubblicata alla fine di un lavoro di comunità decennale, nel 1700. Nella Règle, al di là dei richiami alla carità, come amore di dio e per il prossimo, si notano diverse specificazioni che regolano la presenza degli uomini (pp. 87-91), o igieniche (p. 99), seppur modellate in rispetto della castità, ma si rivelano spesso misure strettamente moralistiche. Il Petit Office de la Sainte Vierge Marie è recitato in pieno giorno senza seguire l’Ora appropriata e l’enfasi è posta sulla preghiera metodica, una disattenzione che nelle Constitutions è impensabile, programmando quest’ultime minuziosamente ogni attività del giorno e della notte. I contatti tra i fondatori de l’Ordine della Visitation de Sainte-Marie e Port-Royal sono molteplici: oltre alla figura di François de Sales, con cui mère Angélique si ricorda che, al momento della prima persecuzione (1664-1665), l’arcivescovo di Parigi Hardouin de Péréfixe mandò una superiora e sei suore dal convento della Visitation di Parigi per supplire alla mancanza delle madri al convento di Port-Royal de Paris, essendo tutte le mères ribelli non firmatarie. 10 Nelle Règle et Constitutions de l’Ordre de Notre Dame de Mont-Carmel, selon la réformation de Saincte Thérèse (Lyon, 1626), è notevole l’enfasi posta sulla preghiera, personale o contemplativa che sia: diversamente che nelle Constitutions di Port-Royal, sulla regola cistercense, e in particolare sulla preghiera liturgica, questa Regola si ispira alla vita contemplativa e di preghiera incentrata sulle virtù private, nello spirito del Carmelo. 11 Le annotazioni più interessanti cercano di evidenziare l’influenza reciproca tra i vari documenti. Si trovano in nota i riferimenti essenziali (cfr. passim). 12 Nella Règle et constitutions des religieuses de la Congrégation de Saint Bernard, Dressée premièrement en Savoy et en Dauphiné par Bulle expresse de N. S. P. Urbain VIII de l’an 1628, è interessante notare che il Divin Officio sia inserito nel capitolo degli Exercises de Devotion, con una conseguente connotazione individualistica, forse anche pietistica della spiritualità. Inoltre, si riordina l’Officio in maniera più rilassata, per dar spazio ad una mezzora di un giudizio per l’intero atteggiamento verso la preghiera nella comunità13, per poi rilevare i punti di differenza anche su altri argomenti, ad esempio riguardo la questione della dote delle novizie14 o dell’elezione della badessa15. Si può notare che normalmente le costituzioni dei conventi femminili cistercensi nella Francia del XVII secolo non fossero che l’adattamento delle Regole e Statuti dei conventi maschili, per ovvie ragioni di affinità nell’orientamento spirituale16. In generale, lo studio comparativo ha mostrato come rispetto alle regole benedettine e cistercensi coeve, quelle di Port-Royal riescano a mantenere una fedeltà più stretta alla Regola di San Benedetto. Comparandole alle altre regole di congregazioni moderne, è curioso notare che queste ultime siano più austere e rigide moralmente anche secondo il cliché invalso per delineare questa severità come ‘giansenista’, come ad esempio nella Regola delle Visitandine17. Nel contesto generale le Constitutions mostrano un’influenza forte della Controriforma, evidente nei riferimenti al Concilio in materia di spiritualità come di gestione della vita quotidiana. Nello specifico, attenzionando il focus principale del nostro raffronto, concentrato nell’individuazione delle diverse regolamentazioni della preghiera, emerge un dato che vorrei proporre nei termini di una distinzione tra preghiera monastica tradizionale, benedettina o cistercense e la tendenza controriformistica verso una preghiera mentale più formalizzata e controllata18. Questa dialettica guida lo sviluppo delle Constitutions, permanendo come cardine di tutti gli scritti di Port-Royal sullo spirito della preghiera e della vita monastica in generale, in cui si ricorda continuamente che l’elemento caratterizzante della preghiera è che essa sia il frutto di meditazione dopo i Vespri (Règle (1628), pp. 44-46). Le Constitutions di Port-Royal differiscono da queste costituzioni savoiarde per la loro fedeltà all’eredità benedettino-cistercense, destinata a durare a lungo. 13 Le Constitutiones strictioris observantiae ordinis cisterciensis (1640) presentano diverse affinità con quelle di PortRoyal, per l’accento posto sulle caratteristiche cistercensi di povertà (Constitutions (1721), pp. 211-212 e Constitutiones (1641), p. 130), silenzio (Constitutions (1721), p. 41-42 e Constitutiones (1641), p. 75) e preghiera contemplativa, col diretto richiamo alle parole di Benedetto. Il dato interessante riguarda soprattutto il tempo dedicato alla meditazione: le Constitutiones prescrivono due momenti di meditazione al giorno, perché brevi, puri e fervidi (Constitutiones (1641), pp. 83-84); le Constitutions invece si limitano a precisare l’ispirazione pneumatica (Constitutions (1721), pp. 41-42). 14 La questione se si dovesse chiedere una dote per accettare una novizia nell’ordine fu aspramente combattuta tra mère Angélique e il vescovo Zamet per la diversità dei loro punti di vista, l’una contro, l’altro pro (Mémoires touchant la vie de M. de Saint-Cyran, par M. Lancelot, pour servir d’éclaircissement à l’histoire de Port-Royal, Cologne, aux dépens de la Compagnie, 1738,, t. I, p. 384). Ma cfr. anche Arnauld, La conduite canonique de l’Eglise pour la réception des file dans les monastères, pubblicata nel 1668, ma composta attorno al 1658 (Œuvres de messire Antoine Arnauld, ParisLausanne, D’Arnay et Cie, 1781, t. XXXVII, p. 33-160), dove cita la sezione sulla dote delle Constitutions come esemplare. 15 Il diritto all’elezione triennale rimase prerogativa del monastero di Champs, anche al momento in cui il badessato passò da Angélique ad Agnès Arnauld (Constitutions (1721), pp. 24-30). Il monastero di Parigi, una volta scisso, tornò alla nomina regale secondo gli accordi descritti negli atti Affaires de Port-Royal (BnF f. fr. ms. 15807). Diversamente, nella Règle de Saint Benoist, avec les Déclarations et Constitutions pour les Religieuses de l’Abbaye de Nostre-Dame de S. Paul, près Beauvais (post 1665) la nomina della badessa sembra più sottomessa alla nomina regale, così come nei Règle et statuts de l’ordre de Saint Benoist réformées par R. P. M. Estienne Poncher, Evesque de Paris, (16481; 16662). 16 Inoltre, secondo Dom Edward Cuthbert Butler, essendo che nella Regola di san Benedetto è dedicato poco spazio alla normalizzazione della preghiera mentale, una miriade di commentari è proliferata: ciò comportò il riadattamento di diverse costituzioni benedettine (Benedictine Monachism, studies in Benedictine Life and Rule, Speculum Historiale, 1962, p. 247). Nelle Costituzioni di Port-Royal, i capitoli sull’umiltà e l’obbedienza sono i primi ad essere completati nei manoscritti, come pure quelli (capp. 17-18) che riguardano la sistemazione dell’orario delle Ore, le modifiche di stagione ecc., che seguono nei dettagli la Regola di san Benedetto (capp. 8-20). Parallelamente, fioriscono i commentari ad opera delle tre badesse Arnauld per favorirne la comprensione e la pratica all’interno della comunità (cfr. BnF f. fr. mss. 13907-13; 17794; 19713-14). Lo stesso uso di stilare commentari è presente nella Règle du bienheureux père S. Saint Benoist, avec les Constitutions accommodées à icelle pour les religieuses bénédictines de Nostre Dame des Anges de Saint Cyr (1633). Ricordiamo che Jeanne Arnauld, prima di diventare la mère Agnès de Saint-Paul Arnauld di PortRoyal, fu prima ospite della casa di Saint-Cyr. 17 Jacques Gres-Gayer, L’idée de l’Eglise selon les jansenistes et les protestantes, «Chroniques de Port-Royal» 47/1998, p. 42 ricorda che le tendenze rigoriste sono presenti nell’insieme della Riforma cattolica e solo dopo vengono racchiuse nel concetto polemico di giansenismo. 18 Regolazione della vita religiosa nei minimi dettagli, cfr. Léopold Willaert, La restauration catholique (1563-1648), vol. 18 della voluminosa Histoire de l’Eglise, par Fliche et Martin, Paris, 1960, p. 43. raccoglimento, discrezione e libertà: non è un esercizio nel senso ignaziano del termine. Spontanea, generata dal cuore, impregna tutta la vita dell’orante, fino a circondarlo di un clima di preghiera e delineare la figura di marca benedettina e non solo dell’homo orans che si nutre delle scritture, aspettando l’unzione dello spirito e l’esperienza di dio. Se da una parte, secondo le parole di Louis Cognet, l’umanismo avrebbe teso a rimpiazzare Dio con l’uomo fulcro di ogni cosa, tale spirito contemplativo afferma con vigore la trascendenza dell’ideale umano stesso19. 19 La spiritualité française du XVII siècle, Paris, 1949, p. 27. Henri Bremond, nel suo importante contributo sulla storia religiosa francese, mette in contrasto l’humanisme dévot e l’école française, come lo scontro tra impegno (morale) nel mondo e il ritiro austero e rigoroso (Histoire littéraire du sentiment religieux en France depuis la fin des guerres de religions jusqu’à nos jours, Paris, Bloud et Gay, 1925-1929. Vol. IV, La conquête mystique. L’école de Port-Royal [1929]). Aspetti documentari I primi testimoni delle Constitutions contengono passaggi più ricchi e spirituali che gli altri, mostrando lo slancio della composizione in un percorso che infine si assesta su uno stile più legalistico e rigido, in osservanza alla tradizione di questo genere di documenti. Da ciò è possibile ritenere che in vista di organizzare e gestire la riforma del suo monastero, mère Angélique avesse preparato qualche spiegazione dalle antiche regole che funsero come fonti dirette per le costituzioni20. La sistemazione dell’orario del Divin Officio, delle regole per l’elezione della badessa, dei tempi e i luoghi per il silenzio ecc. rimase l’obiettivo precipuo, probabilmente al tempo in cui si apprestava al trasferimento a Parigi nel 1626. Ellen Weaver ritiene che i primi abbozzi delle Constitutions risalgano più precisamente al periodo della fondazione dell’Institut du SaintSacrement (1633)21. Quando esso fallì (1638), fu incorporato a Port-Royal, e alcune delle sue pratiche vennero adottate a Port-Royal, soprattutto l’adorazione eucaristica, divenendo parte della tradizione e nel decennio seguente fu commissionata a mère Agnès la stesura delle costituzioni. Negli anni delle querelles attorno alla Fréquente Communion e delle Provinciales (1655-1656), vennero modificate le sezioni sulla penitenza e la comunione e, dopo vari arrangiamenti, il documento pervenuto pervenne alla stampa nel 1665. Segnaliamo ad ogni modo l’esistenza di diversi manoscritti della versione finale, ciascuno corredato da diverse annotazioni che chiarificano le citazioni interne o a testi patristici o alle Scritture22. Entrando nel dettaglio dei manoscritti accomunati dal titolo di Constitutions de Port-Royal, presentiamo una rassegna essenziale per restituire una panoramica dei testimoni diretti. - Il ms BnF 19850 rappresenta la più antica versione originale delle Constitutions: risale al 1648 e differisce dalla versione a stampa soprattutto per quanto concerne il diritto della badessa alla nomina del superiore del monastero delegato del vescovo. - Il ms Maz 3337 rappresenta uno stato intermedio tra la versione finale e l’archetipo. Datato 1656, sviluppa maggiormente le sezioni dedicate alla confessione e alla comunione. È notevole l’influenza arnauldiana nei capitoli concernenti la confessione e la comunione23. D’altra parte il manoscritto reca la dicitura: « [Constitutions] dressées par la Reverende Mère Agnès de St. Paul Arnauld, et reveües par Messire Antoine Arnauld Son Frere ». - I mss 1-2 degli Archives départimentales di La Vienne sembra essere una copia del Maz 3337. - Il ms 1317 conservato alla Bibliothèque de la ville de Lyon presenta la versione finale della sezione sulla dote, ma un paragrafo dedicato alla preghiera accompagnata dal canto plano lascia intendere che sia una copia ad uso di un’altra congregazione locale. La datazione oscilla tra il 1656 e il 1665, periodo in cui era temerario scegliere il modello di vita monastica di Port-Royal, tacciata di filogiansenismo. - Il ms BnF 19707 sembra essere una bozza per la stampa. Include, primo fra tutti, l’Avis sur la publication; il breve saggio sull’Esprit du monastère de Port-Royal e un abbozzo di quel che sarà la sezione, curata da Jacqueline Pascal, sul Réglement pour les Enfans e delle 20 Tra cui: la Regola di san Benedetto, la Carta Charitatis, gli Statuti cistercensi e la Règle de saint Benoît a l’usage des Religieuses Cisterciennes (cit. supra), 21 Alcuni abbozzi scritti di riforma possono inoltre essere rintracciati nel Journal de Port-Royal (1679) conservato presso la Bibliothèque de Port-Royal, in cui si trovano dei Chapitres des Constitutions de Port-Royal qui ne se trouvent point dans l’édition imprimée; ou qui n’y sont qu’en partie, costituiti da brevi commentari sulla carità, l’obbedienza, la castità, la beneficenza e un capitolo sulle dispense e i permessi. 22 Cfr. BnF f. fr. ms. 13886 e BPR, ms. PR 145bis. Da aggiungere che le esplicazioni delle regole ecc. testimoniano la circolazione frequente di tali testi anche fra le monache al contrario dell’ammissione di ignoranza che veniva loro richiesta al momento della firma del formulario, come testimonia il carteggio tra Antoine Arnauld e Mère Angélique de Saint-Jean nei mss. PR 358-361. 23 Lo testimonia lo scambio epistolare tra mère Agnès Arnauld e Antoine Arnauld: in una lettera del 17 marzo 1647 chiede espressamente la correzione (Lettre LXXXI, in Lettres de la mère Agnès Arnauld, abbesse de Port-Royal, publiées sur les textes authentiques avec une introduction par M. P. Faugère, éd. par Mlle Rachel Gillet, Paris, Benjamin Duprat, 1858, p. 133) mentre nella successiva lo ringrazia infine per il lavoro svolto (ivi, p. 134). Pensées sur la Cérémonie de la Vesture e de la Profession. Una variante significativa si rileva tra i manoscritti del 1648 (BnF 19850, p. 22) e 1656 (Maz 3337, p. 15), e la versione definitiva a stampa, che cambiano : «De l’oraison mentale qui se fait en commun…» in «Oraison secrette…». L’allocuzione oraison mentale era usata dai gruppi che seguivano la preghiera metodica (gli oratoriani come i gesuiti). L’oraison secrette suggerisce la preghiera ispirata, come raccomanda nel secondo capitolo la Regola di san Benedetto. Mère Agnès, guidata da direttori oratoriani24, favorì questo tipo di meditazione, mentre mère Angélique, diretta da Saint-Cyran, preferì la preghiera libera e spontanea, come nella tradizione benedettina. La variazione del termine mostra come il ‘primo Port-Royal’ non abbia voluto assolutamente rinunciare al rigore della riforma. Saint-Cyran e Angélique da una parte, sostenitori della preghiera benedettina e cistercense, convinti che il rinnovamento della vita cristiana dovesse passare dall’emancipazione dalle sintesi scolastiche e un ritorno alla purità delle Scritture dei padri e dei primi cristiani, si dovettero confrontare con Angélique Saint-Jean, ins de Barcos, Blaise e Jacqueline Pascal (soeur ins de Sainte-Euphémie) che tesero invece, nel desiderio di mettere in pratica la teologia agostiniana della conversione, a radicalizzare le tendenze filopneumatiche o mistiche in un rigorismo quasi primitivista o pessimista25. 24 E. Weaver avanza l’ipotesi «che mère Angélique e mère Agnès [fossero] influenzate nella composizione delle Constitutions dal confessore cistercense di Port-Royal, Dom Maurgier, che fu una figura importante della Stretta osservanza» (The Evolution of the Reform of Port-Royal. From the Rule of Citeaux to Jansenism, Paris, Beauchesne, 1978, p. 51). 25 Parimenti, davanti l’affaire della firma del formulario, ebbero ancora avvisi diversi e scelsero comportamenti differenti. Pascal, Euphemie e Saint-Jean per il rifiuto deciso, « Il faut premièrement savoir que, dans la vérité des choses, n'y a point de différence entre condamner la doctrine de Jansénius sur les cinq Propositions, et condamner la Grâce efficace, saint Augustin, saint Paul etc. » (Ecrit sur la signature du formulaire, cit. in Charles Augustin SainteBeuve, Port-Royal, Paris, Hachette, 1848, t. III, p. 18, cfr. Bl. Pascal, Œuvres complètes, Jean Mesnard (ed.), Desclée de Brouwer, vol. IV, 1992, pp. 1176 ss.). Barcos e Singlin si risolsero accogliendo la raccomandazione all’obbedienza, convinti che la preghiera fosse l’unico strumento adatto alla polemica. Un terzo grado ‘mezzano’ fu rappresentato dalla posizione di Arnauld e Nicole, che proposero la distinzione di fatto e diritto. Cfr. Déclaration envoyée au Pape Clément IX sur la fin de l’année 1668 par Monseigneur l’Evêque de Chaalons, in Divers actes, lettres et relations des religieuses de Port-Royal du Saint Sacrement, touchant la persécution & les violences qui leur ont été faites au sujet de la signature du formulaire, in Divers actes, lettres et relations des religieuses de Port-Royal du Saint Sacrement touchant la persécution et les violences qui leur ont été faites au sujet de la signature du Formulaire, 1711, n. 11, pp. 188-189. La pubblicazione Nella sentenza del 17 novembre 1664 l’arcivescovo Péréfixe interdì e privò le monache di Port-Royal dei sacramenti26. Sin da quando aveva ricevuto le Bolle per il suo ufficio, nell’aprile del 1664, Péréfixe aveva cominciato a visitare il monastero di Parigi per rimediare alla resistenza, fino ad inasprire sempre più la sua posizione. In agosto l’arcivescovo si espresse con amarezza27 e prese la decisione di disperdere le dodici monache non firmatarie in diversi conventi parigini, dove sarebbero rimaste per un anno. A Port-Royal furono inviati una superiora dell’ordine della Visitazione e altri confessori, tra cui anche dei gesuiti, per poi riunire le recalcitranti nel giugno del 1665 nel monastero di Champs28. La storia della pubblicazione delle Constitutions si presenta in questo quadro turbolento. La notizia della pubblicazione olandese (Mons, 1665) arrivò a Racine che la riferì subito a Nicole29. Nello stesso anno usciva presso il medesimo editore Gaspar Migeot30 il Nouveau Testament de Port-Royal, detto di Mons. Migeot sottopose le Constitutions e il NT al censore diocesano Maes e ottenne l’approvazione nel 9 settembre 1665. Subito dopo arrivò la concessione dei privilegi di stampa da parte di Filippo IV di Spagna, in ragione dell’avversione spagnola per la guerra di successione. L’edizione del 1674 appare invece un periodo in cui i seguaci di Port-Royal cercano di riunirsi attorno alla comunità. Madame de Longueville aveva costruito un piccolo castello vicino il monastero e mademoiselle de Vertus un piccolo ritiro, mentre i solitaires vivevano nelle Granges. Come nota Sainte-Beuve, Port-Royal aveva ormai grande fama nell’elite intellettuale dell’epoca. Questa seconda edizione non presenta varianti significative con la prima, ma porta la dicitura: «A Bruxelles, chez Lambert Marchant» e le stesse approvazioni della 1665. Il privilegio è concesso stavolta da Carlo II, futuro Filippo V, successore di Filippo IV morto nel 1665 e impegnato subito nella guerra contro Luigi XIV per i Paesi Bassi31. L’edizione del 1721 presso l’editore parigino Guillaume Desprez non ebbe problemi a ottenere l’approvazione dal reggente Philippe d’Orleans, in nome di Luigi XV, segno che il clima era notevolmente cambiato. Avrebbero infatti seguito i fenomeni dei gemissements sulle rovine, dei pellegrinaggi e dei miracoli di saint-Médard32. Innanzitutto bisogna notare che la prima pubblicazione delle Constitutions rappresenta il coronamento di un certo assestamento della riforma, con la sua istituzionalizzazione come lascito perpetuo alle generazioni successive; tuttavia esse furono anche utilizzate in supporto alla campagna di difesa di Port-Royal dalle misure punitive concernenti la firma del formulario33, in 26 «A rimedio di un così grande male e per cattivare una ribellione tanto ingiuriosa dei giudizi dei superiori ecclesiastici, … finché Dio non darà loro la grazia di riconoscere i loro errori» (Sentence de m. l’Arch de Paris, portant interdiction des Sacrmeens aux Religieuses de P.R. des Champs & privation de voix attive et passive, etc…, in Divers Actes…, cit., n. 9, pp. 24-25). 27 «Vous etez pures comme des Anges et orgueilleuses come Lucifer» (Divers actes…, cit., n. 2, p. 96). 28 Le monache interpretarono positivamente l’evento, in quanto opportunità di una loro nuova riunione. Cfr. Journaux de ce qui s’est passe à Port-Royal, depuis la Communauté fut transférée à Port-Royal des Champs, jusques à la pax qui leur fut rendue en 1669, in Divers Actes…, cit., n. 11, pp. 1-2. 29 Abrégé de l’histoire de Port-Royal, d’après un Manuscrit préparé pour l’impression..., par A. Gazier, Paris, Société française d'imprimerie et de librairie, 1908, p. 197. 30 Migeot era legato a Port-Royal da quando a Parigi aveva conosciuto l’editore Savreux, imprigionato per aver pubblicato alcune carte del monastero e di intellettuali prossimi, in particolare le Provinciales, nel 1656. 31 Nel 1676 Luigi XIV avrebbe vinto la battaglia campale di Ninove e con l’Arret du Champ de Ninove riprendeva la sua guerra ideologica contro Port-Royal (Charles Augustin Sainte-Beuve, Port-Royal, Paris, Hachette, 1848, t. V, p. 5). Ma è evidente che l’approvazione da parte di Carlo II aveva un carattere simbolico. Infine nel 1679 Luigi XIV concludeva la guerra contro la Spagna con il Trattato di Nijmegen, col quale annetteva la Franca Contea e altre fortezze nei paesi bassi belgi. Luigi XIV si lamentava spesso, come riporta Sainte-Beuve (Port-Royal, cit., t. III, p. 153, usando l’espressione: «Ces Messieurs de Port-Royal, toujours ces Messieurs!»). 32 C. Gazier, Histoire de la société de Port-Royal et de la bibliothèque de Port-Royal, Paris, 1966. 33 Assieme ad altri atti di appello da parte delle monache (i Divers actes, Défenses e Réponses al re o a Péréfixe, ecc.), o le varie apologie e difese da parte di personaggi autorevoli vicini al monastero (Apologie pour les religieuses de Port- quanto esempio di purezza e ortodossia della tradizione ecclesiastica della la riforma, partecipando al contempo ad un circuito esteriore alla vita del monastero, cioè la tattica delle pubblicazioni polemiche tra regimi politici in scontro aperto34. Ciò mostra come la riforma e le Constitutions poterono intessere una dialettica articolata con la cultura e la società e in questo slittamento a fini storico-apologetici la riforma rischiò di essere deviata dal suo obiettivo estraneo alle logiche delle querelles. D’altra parte, le monache e i messieurs scrissero molte dichiarazioni pubbliche, ma continuarono a occuparsi delle pratiche interne al monastero, seppure, poco a poco, il monastero spariva, le risorse del monastero venendo sottoposte a misure punitive, come ad esempio con la proibizione dell’ingresso di nuovi membri, nell’obiettivo esplicito di annichilire la comunità35 e tranciare i legami con l’esterno36. Royal, di Antoine Arnauld, Claude de Sainte-Marthe e Pierre Nicole, in Œuvres de messire Antoine Arnauld, ParisLausanne, D’Arnay et Cie, 1779, t. XXIII, n. XVII, p. 165). 34 Cfr. Jansenisme et politique; textes choisis et présentés par René Taveneaux, Paris, A. Colin, 1965; E. Preclin, Les conséquences sociales du jansénisme, in Revue d’histoire de l’Eglise de France, t. XXI, 1935, pp. 335-391; Dave K. Van Kley, The Jansenist and the Expulsion of the Jesuits from France, 1757-1765, New Heaver, Yale University Press, 1975. 35 Cfr. Sainte-Beuve, Port-Royal, cit., t. V, pp. 556-557. 36 In una lettera del 13 maggio 1673, mère Angélique de Saint-Jean scrive (PR ms. Let 359, fol. 31): « essi [i nemici di Port-Royal] temono che la gente che arriva possa portare con sé lo spirito di Port-Royal ». Conclusioni Plures efficimur, quoties metumur a vobis. (Tert., Ap., 50, 13) La riforma si delinea dunque in varie fasi. Un primo periodo, di circa vent’anni (1608-1626), più o meno fino al trasferimento parigino, vede la riforma nello sforzo di modellarsi fedelmente alla Regola di san Benedetto, seguendo gli ideali benedettini e cistercensi in un contesto più ampio che è il XVII secolo in congiuntura con la complessa ricezione della controriforma in Francia. Il ‘deserto’ di Chevreuse, tanto caro a Port-Royal fu il terreno fertile dove poté essere sperimentato l’ideale di rinnovamento concepito da Saint-Cyran e i suoi discepoli, ispirati ai cristiani dei primi secoli, fino alla formazione di quel gruppo compatto e delineato che furono i solitaires o messieurs de PortRoyal.Ciò coincideva con l’ascesa di Antoine Arnauld come difensore delle dottrine di Saint-Cyran e Jansen e la rete di polemiche teologiche e politiche, dalle quali scaturì la querelle del formulario che legò le sorti della comunità di Port-Royal alle vicissitudini delle condanne gianseniste. Nell’ambito di tale periodo comincia la stesura e la pubblicazione delle Constitutions come documento sia storico sia politico proprio nel momento in cui vengono utilizzate come strumento apologetico della comunità fino all’elaborazione di un mito di resistenza/martirio, che legò alla comunità ai suoi sostenitori e viceversa. Le Constitutions venivano dunque pubblicate proprio nel periodo in cui la riforma cominciava a perdere vigore, a causa della separazione dei conventi, la persecuzione, le restrizioni punitive, ecc. Nondimeno, bisogna ricordare che nello stesso tempo esse assunsero valore di rappresentazione storica e memoriale e decretarono la costituzione del mito di Port-Royal, in quanto cristallizzazione degli ideali fondatori originari. Per capire le dinamiche di una riforma si deve infatti porre attenzione ai documenti e agli eventi delle persone coinvolte. Normalmente si tende a scrivere una storia del movimento da una prospettiva ben precisa, attraverso la analisi testuale e riportando biografie di persone significative. Concentrandomi sulla seconda maniera, in attesa di utilizzare altrove e più ampiamente la prima, aggiungo che tale fattore personale con coincide direttamente col carisma weberianamente inteso, da individuare nella fondatrice-riformatrice37, ma agisce anche la dinamica inversa, l’identificazione delle successive badesse nella prima riformatrice, nelle modalità di interiorizzazione del ruolo di gruppo all’interno del sé proprio, fino a coincidere col ruolo stesso e diventare persona simbolica. Questo processo è chiaro nella figura di Saint-Jean e si esprime massimamente nel corpus dei scritti che rielaborano altri delle precedenti mères, sotto forma di commentari, Remarques, Commentaires, Conferences, Discours ecc. Ciò mostra la volontà di mantenere una stretta continuità, fino a delineare un’immagine ben precisa della comunità che venne tramandata a lungo, a sua volta acquisendo nuove valenze sia nell’uso che nella interpretazione da parte dei continuatori. A margine di queste considerazioni, anzi per spiegarle ulteriormente, vorrei aggiungere alcune riflessioni. Mi sembra che per quanto riguarda il caso di Port-Royal, la mitizzazionestoricizzazione dela comunità e delle sue vicissitudini parte dall’evento della perdita fattuale della riforma, le modalità mediante le quali essa vien concepita e praticata, nonché la sua ascesa e caduta e il permanere come mito di rappresentazione della comunità, determinando un salto dall’ambito strettamente storico a quello culturale o di storia della cultura. Inoltre, importa notare come le Constitutions funzionino sia come definizione di un ideale sia come strumento per la sua realizzazione. Già nella princeps del 1665, si sottolinea che il tipo di vita seguito dalla comunità e infine scritto nelle regole resta in perfetto accordo con l’idea di perfezione cristiana cui tendono e 37 Max Weber, Sociologia delle religioni, a cura di Chiara Sebastiani, Torino, Unione tipografico-editrice torinese, 1976. Cfr. anche Basil Parrington, A Sociological Approach to the History of a Religious Order, in Id. (ed.), The cistercian spirit: a symposium, Washington, Cistercian Publications, 1973, p. 139. assumono per ciò stesso un valore edificante universale38. Attuare tale perfezione incontrò spesso ostacoli che vennero superati solo con la perseveranza dell’esercizio39, resa possibile dall’unzione40, conformemente alle prescrizioni della Regola di san Benedetto. Essa è il cuore e l’origine della riforma di Port-Royal, incentrata sul rispetto rigoroso della liturgia e delle codificazioni liturgiche della preghiera in generale, mantenendo un forte distacco dal misticismo. Talvolta però esso sembra apparire tra gli scritti della comunità: ciò avviene in ragione della vicinanza di Saint-Cyran alla école française e di direttori spirituali vicini all’Oratorio, nonché per l’eredità lasciata dalle relazioni intessute nel periodo dell’Institut. Questi contatti apportarono infatti alla spiritualità di Port-Royal gli elementi di un misticismo molto astratto, basato sull’esaltazione del sacerdozio (Bérulle), sull’adorazione e l’annichilamento in Cristo sommo sacerdote (Saint-Cyran), ma ciò avvenne sempre in dialettica con l’impianto benedettino-cistercense della preghiera contemplativa e delle cerimonie liturgiche41. Se a Port-Royal si dà esperienza mistica, è mediante l’unione a dio per via di preghiera modellata e sedimentata nella tradizione della liturgia, nella parola istituzionalizzata, scolpita definitivamente e l’unica permessa, contornata dal silenzio cistercense dominante. È il silenzio stesso l’esperienza di dio, saturato dalla parola di lode che, opportunamente sorretta dalla comunità nella sua articolazione e pronuncia, conduce all’incontro tra l’anima contemplativa e il divin amato invisibile e reale. Port-Royal è ascolto tra le parole: per questo, con la distruzione del monastero vengono meno le sue pratiche liturgiche, le quali non sono tanto originali in sé, ma nel fatto che venissero praticate in esclusività, che fossero l’unica parola condivisa. Le stesse esplicazioni di passi scritturali, le conferenze e i discorsi pubblici, la voix des abbesses (Th. Carr), sono saturi di riferimenti alle Scritture e rappresentano, per l’alto grado di istituzionalizzazione nella struttura ecc., una cerimonia in sé. La tradizione che ha tentato di conservare lo spirito di Port-Royal nell’austerità, tralasciando però la tradizione liturgica, ha finito per impoverirlo e fondere l’austerità nel rigore, al di là della Regola, determinando l’estinzione del carattere benedettino-cistercense di Port-Royal42. 38 « Or, ce que ces Constitutions ont de particulier, que ce n’est pas une lettre seche qui commande simplement comme dans la lot de rigueur, mais des avis pleins de lumière qui éclairent en commandant, & qui s’arrestent moins à prescrire ce qu’il faut faire, qu’à marquer les dispositions de grâce avec lesquelles tous les Chretiens doivent daire de semblables actions. Les points les plus difficiles de la perfection Chrestienne y sont représentez d’une maniere si édifiante & si remplie d’Onction quo est porté à les embrasser par l’amour qu’on en conçoit: & ce qu’elles enferment en commun à toutes les conditions du Christianisme, qui est l’esprit de foy & de charité qui doit accompagner tout ce que font les fideles, est tellement répandu dans toutes ces instructions qu’il n’y a personne qui ne puisse y apprendre à vivre & à agir en Chrestien dans quelque forme de vie où il se trouve engagé par la providence divine ». (Avis sur la publication, in Constitutions (1665), pp. [XI]-[XII]). 39 « Il est difficile de s’imaginer de beaux règlements quand on ne demeure dans la spéculation, & quo ne défend point jusqu’à la pratique. L’esprit de l’homme a une fécondité merveilleuse pour se former de belles idées; ses fictions [II] agréent souvent plus d’abord que la verité, & la vertu réelle ne paroît pas aller si loin que celle qu’il figure. Mais tout cela s’évanouit lorsqu’il s’agit d’executer ces projets s parfaits en apparence. Il se presente des difficultés que l’on n’avoit prévues, on rencontre des inconvénients ausquels on n’avoit pas remedié. Il y a des vertus qui paroissent posées, de sorte que la pratique de l’une semble nuire à celle de l’autre» (Avis sur la publication de ces Costitutions de PortRoyal, in Constitutions (1665), p. [I]-[II]). 40 Come specifica, ricalcando un adagio classico agli esergo di molte regole e statuti, l’edizione del 1721 : «Les Constitutions du Monastère de Port-Royal qui se verront da ce livre, se sont faites par cette même conduite de l’Esprit de Dieu, et on les a longtemps pratiquées avant que de les écrire» (Avis sur la publication, in Constitutions (1721), p. [V]). Allo stesso modo, scrive Louis Cognet: «Quando nel 1647 mère Agnès comincia la composizione delle Constitutions, esse « sono una sorta di riassunto e codificazione delle diverse regole che, poco a poco, mère Angélique mise in uso nella sua comunità » (La réforme de Port-Royal 1591-1618, Paris, Sulliver, 1950, p. 158). 41 Ad esempio, quel tipo di atteggiamento che Port-Royal ha verso la preghiera di ispirazione, irrazionale o mistica, che si ritiene generalmente una caratteristica giansenista, è in realtà già cistercense. Nota E. Weaver: « Much which was stigmatized as Jansenist at Port-Royal was in fact - at least in its source and in its purest form - Cistercian » (The Evolution…, cit., p. 46). 42 Come mostra lo studio sulle suore di Sainte Marthe condotto da Cucile Gazier, Après Port-Royal. LOrdre hospitalier des Soeurs de Sainte-Marthe de Paris, Paris 1923. E. Weaver sottolinea: « After the distruction of the monastery, the liturgical life was gone also. The devote of Port-Royal may have continued the practices of devotion and ascetism – Concludendo, seppure sia indubbia e notevole l’influenza dei personaggi coinvolti nella loro stesura, da Arnauld a Saint-Cyran, le Constitutions non sono principalmente un riflesso di quel che la propaganda antigiansenista ha voluto far credere come pseudo-calvinismo giansenista, quanto piuttosto un tentativo di rielaborazione della vita monastica benedettino-cistercense alla luce della Controriforma e della cosiddetta Ecole française, come avveniva per molte altre comunità. Ciò spiega perché la mancanza di questo asse nei gruppi che successivamente dichiararono di voler portare avanti la tradizione del monastero non assomigliassero affatto al Port-Royal che risulta dagli scritti, rischiando di ridursi a simbolo di un moralismo rigorista o di un cattolicesimo legalista, in particolare per quanto concerne i sacramenti della confessione e della comunione e consolidando quel giudizio negativo, nato nelle polemiche ed esteso poi a Port-Royal. Questa dinamica di rigorizzazione dell’austerità ha coinciso con la radicalità della proposta di vita derivata dall’interpretazione gianseniana della dottrina della grazia di sant’Agostino e ha finito col determinare la formazione dell’etichetta etico-religiosa di ‘giansenismo’. Esso rappresentò piuttosto una serie di reazioni cattoliche contraddittorie alle ugualmente contraddittorie forze intellettuali e spirituali nate dal Rinascimento e dalla Riforma tra il XV e il XVI secolo. indeed, austerity - but without the liturgical life and the contemplative prayer how cold and barren the structure became! In truth it was no longer Cistercian » (The Evolution…, cit., p. 156).
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