Traduzioni 11 giugno 2014 Pagina 1/3 – Si sono incontrati un russo
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Ambasciata d’Italia a Mosca Rassegna della stampa russa Traduzioni 11 giugno 2014 Kommersant http://www.kommersant.ru/ Pagina 1/3 – Si sono incontrati un russo, un tedesco e un polacco – I Ministri agli Esteri tedesco e polacco sono riusciti a rallegrare Serghey Lavrov Sommario: I capi delle diplomazie di Russia, Germania e Polonia si sono incontrati ieri in formato troika e hanno discusso la situazione in Ucraina. I negoziati a porte chiuse sono stati tesi e i commenti pubblici dei tre Ministri sono tramutati persino in uno scontro verbale. Serghey Lavrov ha lasciato tutti interdetti, scoppiando a ridere nel momento più piccante È stato ormai il quarto incontro in formato troika dei capi delle diplomazie di Russia, Germania e Polonia negli ultimi anni, però è stato radicalmente diverso da tutti i precedenti. Soltanto il Ministro russo, Serghey Lavorv, di fronte alle telecamere si ostinava a parlare di cose che prima riempivano di significato questo meccanismo: progetti comuni in istruzione, studio della storia comune, facilitazione del regime visti per gli abitanti delle regioni confinanti. I suoi colleghi però non sono venuti in Russia per discutere di scambi studenteschi e simposi scientifici nel pieno della crisi ucraina. I partecipanti avevano concordato un nuovo incontro della troika ancora in febbraio. Però secondo le fonti di Kommersant vicini ai dicasteri di politica estera tedesco e polacco, Frank-Walter Steinmeier e soprattutto Radosław Sikorski in seguito hanno avuto dei dubbi circa la sua opportunità a causa della situazione intorno all’Ucraina. Una fonte nella delegazione russa tuttavia ha detto a Kommersant: i padroni di casa erano sicuri che gli ospiti sarebbero venuti. Nei suoi commenti in pubblico, i ministri agli Esteri tedesco e polacco non risparmiavano le critiche nei confronti di Mosca e delle forze filo-russe nel Sud-Est ucraino. “Se la Russia vuole dimostrare di essere favorevole alla de-escalation in Ucraina, il modo migliore di farlo e fermare l’afflusso di separatisti e armamenti attraverso il confine russo-ucraino, spiegava Radosław Sikorski. – Inoltre osserviamo con preoccupazione le azioni dei volontari russi in Ucraina, compresi i reparti provenienti dal Caucaso”. Il Ministro agli Esteri polacco ha altresì assicurato: le autorità ucraine “hanno diritto di utilizzare la forza nei confronti di forze armate illecite”, mentre “le questioni delle minoranze e delle lingue vanno risolte con metodi conformi alla costituzione e alle leggi del Paese, anziché con missili e mitragliatrici, come lo fanno i separatisti”. Nel corso della conferenza stampa, Frank-Walter Steinmeier ha rilevato: “L’escalation che abbiamo osservato ogni giorno nel corso degli ultimi mesi alla fine ha lasciato il posto a un’atmosfera nuova. Tenendo conto delle elezioni presidenziali in Ucraina e delle recenti trattative in Francia, voglio dire che vediamo la luce alla fine del tunnel”. Ha ripetuto la frase sulla “luce alla fine del tunnel” tre volte – evidentemente voleva crederci lui stesso. E poi nel corso della conferenza stampa entrambi gli ospiti – sia Frank-Walter Steinmeier sia Radosław Sikorski – hanno sottolineato diverse volte di non riconoscere “l’annessione” della Crimea da parte della Russia. Serghey Lavrov a un certo punto non ha resistito e ha spiegato ai giornalisti che a porte chiuse lui e i suoi colleghi non fanno gli uni agli altri lezioni di questo genere, però ha comunque risposto agli attacchi degli interlocutori. Innanzitutto ha ricordato al signor Sikorski che quando in gennaio-febbraio l’allora Presidente ucraino Viktor Yanukovich pensava di sopprimere le proteste del Maidan ricorrendo all’esercito, sia gli USA che l’UE che la NATO lo avevano esortato a non farlo (e non l’ha fatto). “La nostra convinzione è che la chiave alla distensione della situazione è la cessazione dell’operazione militare contro i protestanti, - ha dichiarato il Ministro agli Esteri russo guardando il suo collega polacco. – È allora che le persone che definisce separatisti, ne sono convinto, risponderanno con reciprocità”. Rivolgendosi invece al Ministro tedesco, ha aggiunto: “Frank-Walter ha detto che l’escalation sta lasciando il posto a un processo più tranquillo. Purtroppo non è così perché in parallelo con i contatti mirati alla ricerca della via d’uscita da questa situazione le azioni militari proseguono, e in alcuni casi persino acquistano maggiore intensità”. Invece la risposta più memorabile alla “lezione” dei colleghi Serghey Lavrov l’ha data senza parole. Radosław Sikorski alla fine dell’incontro ha detto che “era stato particolarmente felice di sentire dalla parte russa che questa non aveva intenzioni di ripetere qualcosa di simile alla Crimea”. In risposta, Serghey Lavrov ha riso fortemente. E i giornalisti stranieri poi si sono chiesti a lungo che cosa avrebbe potuto significare. Autore: E. Chernenko Taglio: medio Traduzione: Lev Kats Kommersant http://www.kommersant.ru/ Pagina 1/3 – A modo nostro, alla maniera di Bruxelles – L’Europa ha proposto un nuovo prezzo per il gas per l’Ucraina Sommario: Mosca e Kiev, con la mediazione della Commissione europea, continuano a discutere del prezzo di gas per l’Ucraina. Secondo le informazioni di Kommersant, ieri Bruxelles ha fatto la propria proposta di compromesso, dopo la quale i capi della delegazione russa sono ritornati in Russia appositamente per consultarsi con il Presidente Putin. Per ora non risultano tuttavia dettagli sui contenuti della proposta né sull’opinione di Mosca al riguardo. Ance se oggi scade l’ultimo termine annunciato da Gazprom di trasferimento dell’Ucraina ai pagamenti anticipati, è difficile che il monopolio affronti questo passo finché il dialogo non è arrivato a un’impasse. Ieri in tarda serata la Russia e l’Ucraina hanno continuato i negoziati con la partecipazione della CE riguardo alle condizioni di forniture di gas a Kiev. Un incontro analogo lunedì è finito con il nulla di fatto dal punto di vista formale, seppure le parti abbiano per la prima voolta riconosciuto di tenere negoziati concreti riguardo al futuro prezzo di gas per l’Ucraina. Le posizioni ufficiali delle parti non sono praticamente cambiate: il Ministro dell’Energia ucraino, Yury Prodan, ha continuato a insistere sul prezzo di 268,5 dollari per mille metri cubi (vigente solo nel primo trimestre di quest’anno), mentre il suo collega russo, Aleksandr Novak, sottolineava gli impegni di Naftogaz Ucraina per il pagamento di altri 1,5 miliardi del debito per le forniture in novembre-dicembre 2013, nonché 500 milioni per le forniture di maggio. Il signor Prodan ha menzionato un altro punto discutibile: Mosca insiste sulla riduzione del prezzo per il gas soprattutto grazie alla riduzione dell’imposta di esportazione (regolata dal Governo), mentre l’Ucraina teme che ciò permetterà alla Russia in seguito di rivedere facilmente il prezzo cancellando la disposizione. Per questo Kiev insiste sulla modifica della formula contrattuale del prezzo, modificabile solo con le trattative o in arbitrato. La fonti di Kommersant avevano detto che martedì Naftogaz intende estinguere almeno 1 miliardo di dollari del debito, il che darà un motivo alla parte russa di spostare ancora una volta il trasferimento dell’Ucraina al pagamento anticipato e di continuare a trattare. Ieri tuttavia al momento della consegna del quotidiano non ci sono state notizie riguardo al trasferimento di mezzi, Gazprom e Naftogaz Ucraina non commentano la situazione. Rispondendo alla domanda di Kommersant, Yury Prodan ha detto soltanto che “le trattative continuano” e non può svelarne i dettagli. Ciononostante, anche se formalmente le parti non hanno avvicinato le proprie posizioni, secondo i dati di Kommersant, lunedì è continuato il negoziato attivo circa il prezzo del gas. Una fonte vicina ai colloqui ha riferito a Kommersant che la CE ha fatto la propria proposta del prezzo, per discutere il quale Mosca ha preso una pausa. Martedì Aleksandr Novak e il capo di Gazprom Aleksey Miller sono tornati a Mosca da Bruxelles per riferire della situazione a Vladimir Putin. Dopo questa riunione, dei cui esiti non c’è stata notizia, la delegazione russa è ripartita per Bruxelles. Il nuovo round del negoziato sarebbe dovuto iniziare dopo le 23 ore Mosca. Nella fine di maggio il Commissario europeo Günther Oettinger aveva detto che il prezzo probabile era da 350 a 380 dollari per mille metri cubi, le fonti di Kommersant hanno detto che ultimamente si stesse parlando del prezzo di 360 dollari. Gli interlocutori di Kommersant nel settore concordano che finché il negoziato va avanti, Gazprom non ricorrerà alle limitazioni delle forniture di gas, anche se può continuare a tenere sulle corde l’UE e l’Ucraina, non annunciando apertamente un nuovo rinvio. “Penso che se il gas non è stato tuttora bloccato, rimane la speranza di trovare un accordo”, - dice Serghey Vakhrameev di Ankor Invest. Secondo lui, il prezzo medio europeo del gas al livello di 380 dollari per mille metri cubi sarà un buon risultato del negoziato per entrambi le parti. Autore: Y. Barsukov Taglio: medio Traduzione: Lev Kats Nezavisimaya Gazeta http://www.ng.ru/ Pagina 1/7 – A luglio i moldavi inizieranno a essere espulsi dalla Russia Sommario: Il Vice Ministro degli esteri Grigorij Karasin ha avvertito Chisinau delle conseguenze della firma dell’accordo con l’UE. Mosca rivedrà le condizioni di lavoro e soggiorno dei cittadini moldavi in Russia e questo potrebbe portare alla deportazione di 267mila moldavi schedati dagli organi di polizia della Federazione. Mosca prenderà la decisione di rivedere le condizioni di lavoro e soggiorno dei cittadini moldavi dopo la firma a Chisinau di un accordo di associazione con l'UE il 27 giugno. Lo ha comunicato a "NG" il leader del Partito Social Democratico di Moldavia Victor Şelin, riportando le parole dei suoi interlocutori nei corridoi del potere a Mosca. Şelin ha detto che dalla Russia saranno espulsi 267.000 moldavi schedati dagli organi di polizia russi. Agli altri verrà proposto di avvalersi del diritto di procedura semplificata per ottenere la cittadinanza russa, oppure di tornare a casa. Il viceministro degli esteri Grigorij Karasin reso nota questa prospettiva al primo ministro moldavo Iurie Leanca. "L'accordo di associazione con l'Unione europea non contraddice la cooperazione con la Russia", ha detto il primo ministro Iurie Leanca in un incontro con […] Karasin. "Vogliamo essere un partner sicuro e affidabile per la Russia, questo fatto (la firma dell'accordo con l'UE - "NG") ci fornirà una fruttuosa cooperazione con l'Oriente e con l'Occidente", ha detto il primo ministro. Grigorij Karasin è andato in Moldavia il 9 giugno e ha trascorso lì due giorni. Ha visitato Tiraspol, dove ha discusso con il leader della Transnistria Evgenij Ševčuk la situazione nella regione dopo l'entratadella Moldavia nella zona di libero scambio UE. Secondo il leader dei socialdemocratici moldavi Victor Şelin, Karasin "ha cercato di spiegare ai leader dell’alleanza di governo in Moldavia cosa accadrà dopo il 27 giugno". Non c’è dubbio sul fatto che la firma avverrà a Chisinau. "Anche a Mosca comprendono questo e avvertono: dopo la firma dell'accordo con l'Unione europea, la Federazione russa prenderà provvedimenti per proteggere il proprio mercato, introducendo dazi e accise supplementari sulle merci, revocando anche i certificati ora validi", ha detto Şelin a "NG". Ha detto che subito dopo la firma del contratto entrerà in vigore la delibera dell'UE sull'apertura del mercato moldavo alle merci europee. E la Russia in risposta chiuderà la propria, per proteggersi dalla riesportazione indesiderata. Victor Şelin ha detto che a Mosca, che ha visitato di recente, hanno parlato anche delle misure relative ai lavoratori immigrati moldavi. "267.000 moldavi verso i quali sono state depositate denunce presso gli organi di polizia della Federazione russa, saranno espulsi immediatamente. Agli altri (in totale, secondo varie fonti, nella Federazione Russa lavorano fino a 700 mila cittadini moldavi) verrà proposto di avvalersi del diritto di ottenimento semplificato della cittadinanza russa, altrimenti dovranno abbandonare il paese in cui risiedono", ha detto il politico moldavo. Le persone che lavorano in Russia sono gli elettori comunisti, che vorrebbero l'integrazione della Moldavia nell'Unione doganale. Recenti sondaggi hanno mostrato che i sostenitori dell’Unione doganale in Moldavia sono più di quelli che vorrebbero l’integrazione europea. Tuttavia, secondo il leader del partito "Moldavia Unita" Vladimir Ţurcan, i comunisti attraverso il loro leader, l'ex presidente Vladimir Voronin, hanno rifiutato lo slogan dell’integrazione nell’Unione doganale. Voronin, come rilevato anche dal socialdemocratico Victor Şelin, ha promesso ai rappresentanti dell'Unione europea e agli Stati Uniti di non tentare di rivedere l'accordo dopo le prossime elezioni parlamentari. In precedenza, una tale possibilità era stata prospettata a "NG" dal parlamentare del partito comunista Grigorij Petrenko: "Alcuni firmano, altri revocano la firma". Petrenko intendeva dire che dopo la vittoria alle elezioni, che tutti prevedevano andasse ai comunisti, loro strapperanno l’accordo con l'Unione Europea e si rivolgeranno all'Unione doganale e alla Russia. Ma oggi la situazione nel Partito comunista è tale che non si può parlare di una sua vittoria elettorale incondizionata: il partito entrerà al Parlamento, ma non otterrà il pacchetto di controllo. E parte dell'elettorato comunista si è già riorientato verso altri partiti di sinistra, che per ora promettono alla popolazione di muoversi in direzione della Russia. Cosa accadrà dopo le elezioni lo dirà il tempo. Secondo Victor Şelin i comunisti formeranno un'alleanza coi democratici e si avrà una nuova alleanza di governo, che, come quella precedente, sarà orientata verso l'UE. Ma al Parlamento possono entrare i piccoli partiti che si uniscono "in una sola lista". I socialdemocratici, per esempio, possono unirsi ai sindacati. E al Partito socialista, secondo Vladimir Ţurcan, si unirà "Moldavia Unita". Così la firma di un accordo con l'UE sta cambiando radicalmente la tavolozza politica della Moldavia. Ed è perfettamente possibile che la conseguenza dell'integrazione europea sia la scomparsa del partito più popolare del paese, quello comunista. Ricordiamo che l'accordo di associazione tra la Moldavia e l'Unione europea è stato siglato alla fine di novembre dello scorso anno al vertice dei paesi che partecipano al programma di "partenariato orientale" dell'UE, a Vilnius. L’UE ha invitato Chisinau a firmare il 27 di giugno un documento che comprende un accordo di libero scambio. La Russia ha già avvertito che l'associazione porterà ad una revisione delle relazioni economiche con la Moldavia. Ma le paure e miti che inquietano i cittadini di un paese che vuole integrarsi nella famiglia europea nascono dalla mancanza di esperienza della gente e dal fatto che conoscono troppo poco l'Unioneeuropea, ha detto l’ambasciatore polacco a Chisinau Artur Michalski. Egli ha ricordato che in Polonia c'erano persone che sostenevano che nulla di buono sarebbe venuto dall’integrazione europea, ma oggi"più dell'80% dei polacchi sono euroentusiasti e sostengono con forza la partecipazione del paese all'Unione europea". La decisione di sostenere finanziariamente la direzione europea della Moldavia è stata annunciata dal vicepresidente americano Joseph Biden. Nel corso della riunione a Kiev con il Presidente dellaRepubblica di Moldavia Nicolae Timofti, in occasione dell'insediamento del quinto Presidente dell'Ucraina Petro Porošenko, ha detto che gli Stati Uniti accorderanno alla Moldavia altri 8 milioni di dollari "per compiere con successo il consolidamento delle istituzioni pubbliche". Autore: Svetlana Gamova Taglio: medio Traduzione: Pablo Gortan Vedomosti http://www.vedomosti.ru/ Pagina 1/5 – La manovra di Igor Sechin Sommario: Rosneft non ha permesso la manovra fiscale, concordata tra il Ministero delle Finanze e il Ministero dell’Energia. Per l’ostinazione dei petrolieri il bilancio potrebbe dover pagare 300 miliardi di rubli già nel 2015 Il gravame fiscale sul settore petrolifero non dovrebbe aumentare drasticamente l’anno prossimo: lo ha deciso ieri alla riunione sulla manovra fiscale il vice primo ministro del Governo Arkady Dvorkovich, hanno detto a Vedomosti due funzionari che hanno partecipato alla riunione. Significa perdite importanti per il bilancio: l’anno prossimo avrebbe dovuto avere dal settore 250 miliardi di rubli in più. Secondo Dvorkovich, tale somma non dovrebbe riversarsi sul settore, spiega uno dei funzionari. La questione sarà ulteriormente discussa, dice il portavoce di Dvorkovich. 250 miliardi di rubli il bilancio avrebbe dovuto percepirli grazie a un forte aumento dell’imposta sulle importazioni del mazut – dal 66% di quella per il petrolio al 100%. I petrolieri hanno avuto paura. Il Ministero delle Finanze ha proposto un’alternativa – una manovra fiscale: così avrebbe anche eliminato i rischi per il bilancio legate alla formazione dell’unico mercato di gas e petrolio di Russia, Bielorussia e Kazakhstan. Il senso della riforma è questo: una forte riduzione delle imposte sull’esportazione di petrolio: dal 59% al 42% nel 2015, e poi fino al 30% (è il coefficiente limite, più o meno fino al livello di Kazakhstan – 80 dollari per una tonnellata, ora in Russia si è a 385 dollari per una tonnellata), - e un altrettanto forte aumento dell’imposta sull’estrazione di minerali utili; il tutto per un periodo di quattro anni. Il gravame sui petrolieri sarebbe cresciuto ma le spese sarebbero state compensate dall’aumento dei ricavato grazie a prezzi interni del petrolio più elevati e alla diminuzione delle accise. La manovra è stata approvata dal Ministero dell’Energia. Le perdite del bilancio, rispetto al piano, non sarebbero state grandi, dice un funzionario federale: l’aumento dell’imposta sul mazut, tenendo conto dell’indebolimento del rublo, avrebbe portato 300 miliardi di rubli, la manovra ne avrebbe portati via 30 miliardi. Rosneft tuttavia non ha gradito la manovra. La riforma colpirebbe i suoi progetti nuovi, come la Compagnia petrolchimica orientale, si è lamentato il presidente di Rosneft Igor’ Sechin con il Presidente Vladimir Putin. Da Dvorkovich la società ha presentato la propria visione della manovra, hanno detto i partecipanti alla riunione: l’imposta sul petrolio nel 2015 diminuisce fino al 51%, in quattro anni fino al 45%; l’imposta sulle estrazioni di minerali utili aumenta per il 2018 fino a 620 rubli anziché fino a 950 (nel 2014 è pari a 493 rubli); quanto all’imposta sul mazut, Rosneft e il Ministero delle Finanze sono d’accordo: un aumento graduale verso il 2018. Con questi parametri, la manovra sarà pagata dal bilancio, costatano i funzionari. Le entrate che vengono a mancare nel 2015-2017 potrebbero arrivare a circa 550 miliardi di rubli, valuta uno di loro: 300 miliardi, 200 miliardi e 50 miliardi di rubli rispettivamente. Il portavoce di Rosneft si è rifiutato di commentare. Rosneft ritiene davvero che sia opportuno aumentare gradualmente la tassa sulle estrazioni e diminuire l’imposta, dice un collaboratore della società. Non è che Dvorkovich abbia sostenuto la versione di Rosneft: ha riconosciuto che bisogna aiutare i petrolieri, e per farlo il bilancio potrebbe anche far fronte a un ammanco di entrate, spiega uno dei funzionari. Alla riunione sono state riportate le valutazioni del come la manovra avrebbe diminuito il margine della trasformazione di petrolio, e il vice premier è stato impressionato da questo numero, spiega uno dei partecipanti all’incontro: quasi di due volte, da 55 a 22 dollari. Dvorkovich ha chiesto di ammorbidire i parametri della manovra di modo che il margine non fosse diminuito così fortemente. Una variante probabile lo vede a livello di 30-32 dollari, dice l’interlocutore di Vedomosti. Allora si può accelerare la manovra – fino a tre anni, ha proposto inoltre Dvorkovich. Il suo portavoce ha confermato quest’idea rifiutandosi però di discutere alcun altro dettaglio della riunione. Naturalmente, 300 miliardi di rubli il Ministero delle Finanze non li darà via, dice un funzionario che conosce la posizione del dicastero: non più di 50-60 miliardi nel 2015 e circa 30 miliardi nel 2016. Ora il Ministero delle Finanze e il Ministero dell’Energia devono inventare una nuova versione della manovra nell’arco di una settimana. Si parla del seguente scenario: l’imposta sul petrolio e la tassa sulle estrazioni in tre anni dovrebbero avvicinarsi ai livelli dell’ultima versione del Ministero delle Finanze, ma in maniera meno drastica. Nel 2015 si può ridurre l’imposta più o meno fino al 50% anziché al 42%, riflette il funzionario, per il momento però sono soltanto ipotesi. I primi due anni il settore farà fatica, mentre per il 2018 la maggior parte del settore farà in tempo a modernizzarsi, la quota del mazut a basso costo diminuirà (ora è circa il 30%), ha spiegato il vice ministro dell’energia, Kirill Molodtsov. La trasformazione di petrolio sarà aiutata in primo luogo dalla riduzione delle imposte sui derivati di petrolio: diminuiranno ancora più velocemente rispetto a quanto programmato prima dal Ministero delle Finanze. Ciò dovrebbe portare a un aumento dei prezzi interni (che sono calcolati come differenza dei prezzi esterni e delle spese per i trasporti e l’imposta d’esportazione). Affinché l’aumento dei prezzi di benzina non superi 1,5 rubli, il Ministero propone di diminuire le accise in maniera ancora più drastica e forte, forse persino di azzerarle, spiega uno dei funzionari. Ciò potrebbe diminuire di un terzo le entrate nei fondi regionali delle strade, ma le entrate generate dalla tassa sulle estrazioni potrebbero costituire un’altra fonte per i fondi, continua lui. I produttori di petrolchimica e di cherosene per motori aerei saranno aiutati tramite accise negative (sottrazioni o risarcimenti): nella versione precedente era previsto stanziare 4050 miliardi di rubli per questi aiuti, ora questa somma potrebbe aumentare, conclude l’interlocutore del quotidiano. Tutte queste però sono soltanto idee: le versioni sono tante, i calcoli precisi e la costruzione intera non si sono ancora formati, sottolineano i funzionari. Il nuovo scenario va inventato in pochissimo tempo – fino all’inizio del processo di bilancio, cioè già a giugno, e non è affatto scontato che Sechin sarà d’accordo con questo bilancio, bisognerà discuterne con lui separatamente, dice uno dei funzionari: “Ora però i funzionari devono scendere a un compromesso affinché non fosse approvato lo scenario fantastico dello stesso Sechin”. La diminuzione dell’imposta sui derivati di petrolio in teoria potrebbe far salire il margine, ma in che modo precisamente per ora se ne può discernere solo in ambito teorico, avverte il direttore del Centro di gas e petrolio di Mosca EY, Denis Borisov: il prezzo di benzina e del carburante diesel non sarà deteminato soltanto dal prezzo net-back ma anche da altri fattori. Autore: M. Papchenkova Taglio: alto Traduzione: Lev Kats Izvestia http://izvestia.ru/ Pagina 11 – Il Patrimonio Mondiale dell’Umanità d’Italia è arrivato alla Vozdviženka Sommario: La mostra fotografica UN.IT-UNESCO si e’ aperta al Museo Statale dell’Architettura nel quadro dell’Anno Incrociato del Turismo. Presso il Museo di Architettura Ščusev si possono ammirare le fotografie del Colosseo e i paesaggi del litorale delle Cinque Terre. Al Museo Statale di Architettura Ščusev, nel quadro dell’Anno incrociato del turismo ItaliaRussia, si è aperta la mostra “UN.IT – UNESCO Italia. I luoghi del Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO in Italia, attraverso gli occhi dei fotografi italiani”. L’esposizione comprende 150 fotografie di 14 autori, che ci presentano strutture architettoniche famose e angoli suggestivi della loro patria. Anastasija Firsova, curatrice della mostra per la parte russa, ha spiegato a “Izvestija” che per disporre le fotografie era “importante rispettare i criteri cronologici e territoriali”. “L'esposizione parte dalle incisioni rupestri, nelle sale successive presenta l’Italia medievale e moderna, e infine si conclude con gli scavi archeologici del XXsecolo. Il circolo si chiude: partiamo dall'antichità per tornarvi, ma da un’altra direzione. Anche il criterio territoriale è stato rispettato: il pubblico segue un percorsoche dal nord Italia scende verso il Sud passando per il Centro”, ha detto la Firsova. In ognuna delle sale sono state isolate alcune piccole raccolte di fotografie, dedicate all’uno o all’altro dei siti del Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO. Gli spettatori possono vedere le più famose strutture architettoniche e gli edifici meno popolari tra i turisti. Il primo gruppo è rappresentato da fotografie che raffigurano il Colosseo e l'Arco di Costantino a Roma, il Palazzo Ducale di Venezia come anche la Cattedrale di San Marco e quella di Santa Maria della Salute, assieme ad altri simboli d'Italia. Alcune foto sono dedicate a Villa d'Este, che si trova nell’antica città di Tivoli.Questi luoghi suggestivi sono noti a molti attraverso i dipinti di Alexandre Benois, che vi ha trascorso parecchio tempo. Non meno splendidi i paesaggi del litorale delle Cinque Terre, i laghi di colore verde e turchese sulle Dolomiti, i cui dintorni ospitano palafitte preistoriche. Irina Korobina, direttrice del Museo Ščusev, ritiene che la mostra sia improntata a un "forte impatto educativo". “Per noi questa mostra è una grande gioia. Sono sicura che molte persone vorranno visitarla e conoscere la storia dell'architettura italiana partendo dai monumenti a cui è stato concesso dall'UNESCO lo status di Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Spero che nasca in loro il desiderio di andare in Italia e di vedere dal vivoquesto miracolo”, dice la Korobina. La mostra prosegue fino al 7 di settembre. Autore: Ol’ga Zav’jalova Taglio: basso Traduzione: Pablo Gortan
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