Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti della Provincia di Salerno

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Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti della Provincia di Salerno
FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 21/09/2014
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INDICE
IN PRIMO PIANO
21/09/2014 La Sicilia - Nazionale
Al via la 4ª edizione di Pharmevolution «Così cambierà il mondo delle farmacie»
7
SANITÀ NAZIONALE
21/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale
il Dilemma: Farmaci per Ebola solo per i Medici occidentali
10
21/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Sclerosi laterale amiotrofica In piazza per la ricerca
12
21/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale
I batteri «buoni» promettono molti benefici all'organismo Alcuni accertati, altri da
dimostrare
13
21/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Studi incoraggianti sull'impiego nelle malattie allergiche
15
21/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Spray «ai bacilli» da usare al posto del sapone
16
21/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Trapianto di microbioma contro le infezioni gravi
18
21/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Così si coltiveranno le piante di cannabis per uso terapeutico
19
21/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Per eliminarli il bisturi non serve quasi mai
22
21/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Più facile capire se i calcoli al rene torneranno
23
21/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Assistenza diversa da Regione a Regione
25
21/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Un consorzio di ricerca per trovare la cura della Sindrome di Rett
26
21/09/2014 Il Sole 24 Ore
Mente e corpo, uniti è meglio
28
21/09/2014 Il Sole 24 Ore
Una casa per l'Alzheimer
30
21/09/2014 Il Giornale - Nazionale
Un'alleanza contro il dolore
31
21/09/2014 Il Giornale - Nazionale
La psoriasi favorisce le malattie cardiache
32
21/09/2014 Il Giornale - Nazionale
Alla Mayo Clinic un computer indicherà le cure più efficaci
33
21/09/2014 Il Fatto Quotidiano
Come salvare la Sanità senza tagli lineari
34
21/09/2014 Avvenire - Nazionale
Sla, 120 piazze mobilitate per alimentare la speranza
35
21/09/2014 Avvenire - Nazionale
È la Giornata mondiale In Italia i malati sono 600mila
36
21/09/2014 Il Gazzettino - Nazionale
Chirurgo denunciato per una maxi-evasione
37
21/09/2014 Il Manifesto - Nazionale
«Yes», vinceremo la prossima volta
38
21/09/2014 Libero - Nazionale
Latorre: «Così Girone mi ha salvato»
39
21/09/2014 Libero - Nazionale
I consigli dei diabetologi per risparmiare
40
21/09/2014 Libero - Nazionale
Oms: vaccinarsi contro l'influenza in arrivo
41
20/09/2014 TOP
"PICCOLI" LAVAGGI SICURI
42
20/09/2014 Elle
BEAUTY
43
VITA IN FARMACIA
21/09/2014 Corriere della Sera - Milano
Emergenza profughi in Centrale «Un appello a medici e pediatri»
46
21/09/2014 Corriere della Sera - Milano
Tribunale, avvocati e giudici: «Non chiudete l'ambulatorio»
47
21/09/2014 Corriere della Sera - Roma
La nostra posta
48
21/09/2014 La Repubblica - Bari
Favori al clan Parisi l'Asl passa al setaccio tutti i documenti sulle invalidità
50
21/09/2014 La Repubblica - Bologna
Primarie, Lusenti attacca Bonaccini e Balzani "Sulla sanità zero parole"
51
21/09/2014 La Repubblica - Milano
"Medici, venite a curare i siriani"
52
21/09/2014 La Repubblica - Roma
Aghi, provette e siringhe così in un anno la Regione ha risparmiato 246 milioni
53
21/09/2014 La Stampa - Torino
Giungla delle partecipate Ecco i nomi a rischio
55
21/09/2014 QN - Il Resto del Carlino - Modena
Caccia al bandito in tuta «Arginare le rapine contro i commercianti»
56
21/09/2014 QN - Il Resto del Carlino - Rovigo
Addio alla ricetta rossa, così abbiamo meno burocrazia
57
21/09/2014 Il Gazzettino - Pordenone
Indagine fiscale sul chirurgo
58
21/09/2014 Il Gazzettino - Treviso
Redditi da fame: blitz dal chirurgo
59
21/09/2014 Il Gazzettino - Treviso
E' morto l'ufficiale giudiziario Frusi
60
21/09/2014 Il Gazzettino - Venezia
«Decidiamo subito sul sito dell' ospedale »
61
21/09/2014 Il Mattino - Avellino
Ospedale, contestato l'atto aziendale del manager
62
21/09/2014 QN - La Nazione - Arezzo
Madia e Lanzetta, il giorno delle ministre Lavoro e legalità al centro dell'attenzione
63
21/09/2014 QN - La Nazione - Livorno
Farmacie comunali, il M5S ci ripensa: «Sospendere il bando»
64
21/09/2014 QN - La Nazione - La Spezia
Screening oculare, l'Asl stoppa le farmacie
65
21/09/2014 QN - La Nazione - Lucca
Codice della fascia economica Attenti alla stangata sulle ricette
66
21/09/2014 QN - La Nazione - Prato
Oste finisce di nuovo sott'acqua «Ora basta, mobili da buttare»
67
21/09/2014 QN - La Nazione - Viareggio
«I soldi dell'affitto destinati alla scuola»
68
21/09/2014 QN - La Nazione - Viareggio
Stop all'autocertificazione del reddito Occorre controllare se la fascia è corretta
69
PROFESSIONI
Il capitolo non contiene articoli
PERSONAGGI
Il capitolo non contiene articoli
IN PRIMO PIANO
1 articolo
21/09/2014
La Sicilia - Ed. nazionale
Pag. 4
(diffusione:64550, tiratura:80914)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Al via la 4ª edizione di Pharmevolution «Così cambierà il mondo delle
farmacie»
Settantadue espositori, oltre tremila metri quadrati di area fieristica, una trentina di relatori tra i più autorevoli
esperti in campo farmaceutico, 12 convegni, 4 corsi Ecm e un corso Fad. Sono i numeri della quarta edizione
di Pharmevolution, la convention-evento siciliana che mette assieme tutti gli attori della filiera del farmaco per
una riflessione a 360 gradi sul mondo della salute e del benessere. Una maratona di eventi che prenderà il
via sabato 27 settembre alle 10 con il taglio del nastro e l'apertura dei lavori congressuali al centro Etnafiere
di Belpasso, Catania (programma su www. pharmevolution. com), per concludersi domenica 28 con corsi
Ecm per farmacisti e medici di base. Proprio la partnership con i medici di base, che assieme ai farmacisti
rappresentano i professionisti della salute più vicini al cittadino, è una delle novità di Pharmevolution 2014.
«La presenza dei medici generici - anticipa Gioacchino Nicolosi, vicepresidente di Federfarma Nazionale e
presidente di Federfarma Catania - consentirà di avviare un dialogo sulla sanità del futuro, sempre meno
ospedalizzata, sempre più delegata al territorio. Se è impensabile chiedere ulteriori investimenti alla sanità
pubblica è pur vero che non si possono tagliare i servizi al cittadino. Tanto più alla luce del recente studio del
Centro ricerche di Economia in sanità Ceis dell'Università di Roma Tor Vergata, secondo cui solo il 41% dei
pazienti in trattamento antipertensivo rispetta la prescrizione del medico e assume correttamente i farmaci.
Secondo il Ceis, portare il dato attuale al 70% per i soli pazienti ipertesi significherebbe risparmiare 100
milioni di spesa ospedaliera in 10 anni. Un obiettivo che potrebbe essere raggiunto con il Pharmaceutical
care, la presa in carico del paziente da parte delle farmacie e il monitoraggio dell'aderenza alle cure e ai
trattamenti terapeutici. Un modello - fa notare Nicolosi - che potrebbe estendersi a patologie diffuse, come il
diabete, e comportare risparmi a più zeri per la sanità pubblica. Passando da una farmacia dispensatrice solo
di farmaci, com'era quella dei nostri padri, a una farmacia dispensatrice di farmaci e servizi, abbiamo dato
prova di saper reagire al cambiamento, di essere un settore vivo e vitale, che ha ancora molto da dire e da
offrire in termini di sanità territoriale. Adesso - conclude Nicolosi - ci attende una sfida ulteriore e lanceremo il
messaggio ai colleghi siciliani proprio dal palco privilegiato di Pharmevolution. Noi siamo pronti a metterci
risorse, impegno e dedizione per migliorare la qualità di vita del paziente, ma ci aspettiamo che anche il
Servizio sanitario nazionale, che ne trarrebbe indiscussi vantaggi in termini economici, faccia la sua parte».
L'appello di Nicolosi a un nuovo impegno delle farmacie sul fronte di servizi sempre più all'avanguardia, sarà
lanciato nel corso dell'evento clou: il convegno di Federfarma Sicilia su "La sanità del futuro", in programma
domenica alle 10.30, a cui parteciparanno anche la presidente di Federfarma Nazionale Anna Rosa Racca, il
presidente Regionale Francesco Mangano, il segretario generale Fimmg Catania Domenico Grimaldi, il
direttore del dipartimento pianificazione strategica assessorato regionale alla Salute Salvatore Sammartano e
il segretario Fofi Maurizio Pace. Tante le novità di questa quarta edizione di Pharmevolution, a partire
dall'assegnazione, nella giornata inaugurale, dei premi Federfarma a diversi farmacisti per gli anni di
professione e ad alcuni giovani. Sempre nella giornata di sabato si terrà l'atteso convegno con la delegazione
francese, presieduta da Phlippe Liebermann, che farà il punto sui problemi del sistema farmacia per i cugini
d'Oltralpe. La Francia, infatti, sarà la Nazione ospite di Pharmevolution 2014. Altra novità sarà la
presentazione del primo screening regionale per la diagnosi precoce della celiachia, che vedrà i farmacisti
siciliani in prima linea nell'individuazione dei soggetti a rischio celiachia. Come di consueto, nella due giorni,
sarà dato ampio spazio alla formazione con corsi Ecm, Fad e seminari per farmacisti e medici di base. Il tutto
nella cornice di un'elegante area fieristica in cui verranno presentate le ultime novità delle aziende dell'health
care, del beauty care, dei servizi e delle professioni legati al mondo della farmacia, un'occasione per far
incontrare domanda e offerta e per tentare di dare una scossa a un comparto stremato dalla crisi ma ancora
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 21/09/2014
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21/09/2014
La Sicilia - Ed. nazionale
Pag. 4
(diffusione:64550, tiratura:80914)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
vivo e vitale, in grado di fornire nuove risposte alla crescente domanda di salute del territorio. 21/09/2014
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 21/09/2014
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SANITÀ NAZIONALE
26 articoli
21/09/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 17
(diffusione:619980, tiratura:779916)
il Dilemma: Farmaci per Ebola solo per i Medici occidentali
Questione morale La scelta di quali pazienti curare con le poche medicine disponibili è morale ma anche
pratica e sociale
MICHELE FARINA
Gli americani, il britannico, ora l'infermiera francese di Medici senza Frontiere: operatori sanitari che dopo
aver contratto il virus in Africa, cercando di salvare vite, vengono curati (e salvati) in Occidente con terapie
sperimentali non disponibili ai malati dove Ebola divampa. L'impennata dell'epidemia in Liberia, Sierra Leone
e Guinea (metà delle 2.622 vittime sono morte nel giro dell'ultimo mese) pone un dilemma morale? E'giusto
dare medicine si spera salvavita soltanto ai «nostri»?
Jean-François Delfraissy, dell'Istituto nazionale della salute e della ricerca medica a Parigi, dice a Le Monde
che il problema si porrebbe «se avessimo medicine che guariscono nel 100% dei casi. Ma per il momento
non è così. Sperimentiamo questi farmaci, di cui non conosciamo bene gli effetti, sui pazienti occidentali
perché le dosi disponibili sono minime». Senza contare che malati sotto trattamento «come l'infermiera
francese si prendono dei rischi». Cavie più che privilegiati? La questione morale, sostiene Delfraissy, è
semmai la grande differenza nelle strutture di assistenza: se l'epidemia fosse scoppiata in Francia «il tasso di
mortalità sarebbe stato del 15%» contro il 50% che si registra nei Paesi africani colpiti dove risulta «difficile
anche solo l'idratazione dei pazienti, essenziale per tentare di salvarli».
Non vede un dilemma morale il ministro della Cultura della Sierra Leone, Peter Bayuku Konteh, che è anche
cittadino italiano e milanese d'adozione, in queste ore impegnato nella supervisione del blocco dell'intera
popolazione. Konteh dice al Corriere : «Ben venga la sperimentazione dovunque sia fatta. La nostra priorità è
contenere l'epidemia. Noi qui crediamo comunque che prima di usare questi farmaci in Occidente, i ricercatori
li abbiano già sperimentati in Africa».
Quali farmaci: Delfraissy cita il cocktail americano di anticorpi Zmapp, «praticamente esaurito». L'antivirale
Tkm-Ebola canadese, «disponibili una quarantina di dosi». E il favipiravir prodotto in Giappone, «di cui ci
sono in deposito 30mila compresse». Non è con queste poche armi che si può fermare quella che il Consiglio
di Sicurezza dell'Onu ha definito «una minaccia alla pace internazionale». D'altra parte dice al Corriere
Stefano Zannini, 42 anni, direttore del supporto alle operazioni di Medici senza Frontiere Italia, anche volendo
dare le poche dosi ai malati in Africa si porrebbe un altro dilemma: «Ebola sta viaggiando a 700 nuovi casi
alla settimana. A chi dare i farmaci? Ai più giovani, alle donne, ai pazienti di un Paese o di un altro?». È
anche una questione pratica: «Quando decidi di beneficiare solo una parte della popolazione, il rischio di
incidenti e tumulti aumenta». Altro dilemma: «Vale di più, per il bene collettivo, salvare la vita di un medico
che poi a cascata può salvarne decine di altre o è più corretto riservare a tutti lo stesso trattamento, limitando
però anche il numero di personale medico e dunque anche di pazienti salvati grazie alle loro cure?».
Msf ha 2.239 operatori sul terreno di Ebola, di cui 239 internazionali (16 italiani). Secondo Zannini «purtroppo
i farmaci sperimentali oggi disponibili non possono avere un impatto importante o immediato sull'epidemia».
Qualora ci fossero «andrebbero dati a chi ne ha più bisogno: pazienti e operatori sanitari». Chi resta fuori?
«Le persone a rischio, per cui si aspetta il vaccino. Ma questa adesso non è la priorità».
@mikele_farina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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L'emergenza Sono già più di 2500 le vittime del virus
Le vittime di Ebola sono già più di 2500, mentre i contagiati sono il doppio. Tre gli Stati africani più colpiti:
Liberia (a sinistra la vedova di una vittima) , Sierra Leone e Guinea La Casa Bianca invia tremila militari
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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La discussione
21/09/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 17
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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La Casa Bianca ha annunciato che invierà tremila militari per aiutare gli operatori sanitari ad arginare il
contagio. Obama ha parlato di «situazione fuori controllo» Guinea, assassinati gli operatori sanitari
La psicosi per Ebola ha causato l'aggressione a colpi di machete e l'assassinio di otto , tra medici e
giornalisti, che si erano recati nel villaggio di Womè, in Guinea, per sensibilizzare sul virus La Sierra Leone
resta «chiusa» per 3 giorni
La Sierra Leone in quarantena per tre giorni (finisce oggi). Il governo di Freetown ha costretto la popolazione
a non uscire dalle case per non diffondere il virus
21/09/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 57
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Sclerosi laterale amiotrofica In piazza per la ricerca
In occasione della Giornata Mondiale e della VII Giornata Nazionale sulla Sla, oggi 21 settembre i volontari di
AISLA saranno in 120 piazze italiane con l'iniziativa «Un contributo versato con gusto», per far conoscere la
Sclerosi laterale amiotrofica e raccogliere fondi per l'assistenza dei malati (che in Italia sono oltre 6 mila) e
per la ricerca su questa patologia a oggi ancora senza cura. La Sla è una malattia neurodegenerativa
progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono
i movimenti della muscolatura volontaria. I proventi raccolti finanzieranno il progetto «Operazione Sollievo»,
nato per alleviare le sofferenze dei malati che si trovano a convivere ogni giorno con la Sla, prevedendo
sostegno economico, supporto per la gestione del malato tra le mura domestiche e fornitura di strumenti utili
a migliorare la qualità della vita. Inoltre, sarà attivo il numero 45502 per sostenere la ricerca sulla Sla: si
possono donare 2 euro con un sms, oppure 2 o 5 euro da rete fissa. I fondi serviranno per dare vita al
progetto della prima Biobanca nazionale dedicata.
6 mila
()
Le persone affette
da Sclerosi laterale amiotrofica in Italia. Le cause della malattia sono ancora sconosciute, la diagnosi difficile
Per saperne di più Associazione italiana Sclerosi laterale amiotrofica
www.aisla.it
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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Il numero
21/09/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 58
(diffusione:619980, tiratura:779916)
I batteri «buoni» promettono molti benefici all'organismo Alcuni accertati,
altri da dimostrare
Specificità Ogni probiotico ha un «punto d'attacco» diverso nell'intestino e azioni differenti
ELENA MELI
Provate a digitare la parola "probiotici" in un motore di ricerca per le pubblicazioni scientifiche. In pochi
secondi sarete sommersi da una valanga di oltre 11 mila studi che spaziano fra gli argomenti più vari e
soprattutto, a prima vista, dipingono i batteri "buoni" dell'intestino come una sorta di panacea per tutti i mali:
sarebbero in grado di prevenire malattie come obesità, allergie, asma, dermatiti, aiutare contro l'ipertensione,
migliorare la sopravvivenza dopo trapianti, perfino "dialogare" con il nostro cervello per spingerci a scegliere i
cibi più adatti perché loro stessi possano proliferare.
Un vero e proprio mondo a parte con cui conviviamo, che ha prerogative tali da far ipotizzare utilizzi ben più
vasti della classica fialetta di "fermenti lattici" per ristabilirsi dopo una diarrea.
Così la fantasia si è sbizzarrita e già oggi i probiotici si trovano un po' ovunque, perfino nei cosmetici (si veda
articolo nella pagina accanto ). Ma quali benefici possono dare davvero, qual è il modo più corretto e sensato
di usarli, come si scelgono? Per rispondere a queste domande la prossima settimana, durante il Forum
Internazionale dell'Osservatorio Nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza Paidòss a Napoli,
un'intera giornata sarà dedicata a discutere quel che sappiamo a oggi sui batteri buoni e le loro
caratteristiche. «Fare chiarezza è indispensabile perché, a fronte di centinaia di probiotici, sono pochi i batteri
sui quali abbiamo certezze e indicazioni precise per l'uso clinico - osserva Giuseppe Mele, presidente
Paidòss -. Molti credono che basti la parola "probiotico" ad attestare la bontà di un integratore o di un
qualsiasi altro prodotto, ma la faccenda non è così semplice: le conoscenze di medici e consumatori devono
migliorare perché possano essere fatte scelte consapevoli e mirate».
Gli equivoci, infatti, non mancano, tanto che un documento pubblicato in estate su Nature Reviews ha fatto
notare come sul mercato si possano trovare pure prodotti pubblicizzati facendo un uso "disinvolto" del
termine probiotico, che invece ha un significato molto preciso. Come recita la definizione dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità, si tratta di "un organismo vivente che, somministrato in adeguata quantità, comporta
un beneficio all'ospite".
Il documento pubblicato su Nature Reviews , nel richiamare alla necessità di criteri più stringenti perché un
prodotto possa affermare di contenere probiotici, prende peraltro a esempio la normativa italiana
sull'argomento, una delle più rigorose. Il ministero della Salute ha infatti emanato linee guida in cui si
specifica che la parola "probiotico" può essere usata sull'etichetta di integratori e alimenti solo se i batteri
appartengono a ceppi usati tradizionalmente per integrare la microflora intestinale e sono caratterizzati
geneticamente, se sono attivi nell'intestino e presenti in quantità tale da moltiplicarsi, se ne sono dimostrati
sia la sicurezza per l'uso umano, sia i benefici ottenibili.
Necessario anche indicare i ceppi batterici presenti, oltre alla quantità di cellule vive per ciascuno di essi.
«Questo perché i probiotici non sono tutti uguali - spiega Lorenzo Morelli, docente di biologia dei
microrganismi all'Università Cattolica di Piacenza e coautore del documento apparso su Nature -. L'attività
biologica dipende dal ceppo di appartenenza: ceppi simili possono avere azioni opposte o assai diverse. Ciò
implica che prendere un probiotico "perché tanto non fa male" può portare a grosse delusioni. Meglio
chiedere consiglio al medico o al farmacista e sapere sempre ciò che si sta assumendo».
«In soggetti con un'alterata permeabilità intestinale, come i prematuri o alcuni pazienti in terapia intensiva, il
probiotico "sbagliato" potrebbe perfino provocare infezioni - interviene Salvatore Cucchiara, direttore
dell'Unità di gastroenterologia ed epatologia pediatrica del Policlinico Universitario Umberto I di Roma -. Ogni
probiotico ha un "punto d'attacco" diverso nell'intestino e azioni differenti da valutare approfonditamente: non
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
dossier medicina Probiotici Gli equivoci su questi microrganismi non mancano, anche perché non sono tutti
uguali
21/09/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 58
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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basta uno studio per poter dire che un ceppo sia utile, servono prove certe».
I ceppi al vaglio dei ricercatori sono tanti, per cui non è facile raccogliere un numero sostanzioso di dati per
ciascuno. Quelli per cui ciò è avvenuto sono i più studiati da decenni, come spiega Mele: «Sappiamo, ad
esempio, che il Lactobacillus rhamnosus GG è utile per le diarree acute da infezioni, per prevenire la diarrea
da antibiotici e quella di chi è ricoverato in ospedale; il Lactobacillus reuteri , invece, serve contro le coliche
infantili. Questi ceppi sono stati ben caratterizzati e sappiamo, ad esempio, che il L. rhamnosus resiste agli
acidi gastrici e alla bile, aderisce molto bene all'intestino e lo colonizza efficacemente, tanto da poter essere
ritrovato nelle feci anche quattro settimane dopo il trattamento; in più migliora la risposta immunitaria: tutte
caratteristiche che lo rendono un probiotico "ideale" in caso di alterazioni della flora batterica intestinale».
Posto che conta parecchio quali batteri stiamo introducendo con l'integratore o l'alimento di turno, i ricercatori
sottolineano anche l'importanza della "dose": «Per arrivare a una quantità ragionevolmente utile di probiotici
mangiando, ad esempio, un formaggio arricchito, finiremmo per otturarci le arterie di colesterolo» ironizza
Cucchiara . «Con meno di un miliardo di batteri vivi è difficile che si possa avere un qualunque effetto, perciò
è importante verificare il dosaggio di probiotici nel prodotto che si acquista - sottolinea Morelli -. Detto ciò, non
per forza una quantità molto elevata di batteri è meglio. Il loro compito è riprodursi una volta arrivati
nell'intestino, per cui è inutile sovraccaricarsi con miliardi e miliardi di microrganismi».
«Non esistono neppure prove scientifiche che dimostrino una superiore efficacia delle combinazioni di
probiotici rispetto a un ceppo singolo - aggiunge Morelli -. Infine, attenzione ai prodotti che si propongono con
una data di scadenza molto lontana, per esempio di anni: è vero che in una situazione ideale e nella forma di
preparazione più adatta al ceppo (in polvere o in sospensione, ndr ) i probiotici possono sopravvivere a lungo,
ma è abbastanza difficile che tali condizioni di temperatura, umidità, luce e così via si mantengano quando il
prodotto passa dall'impianto di produzione ai magazzini e poi ancora dalla farmacia a casa nostra».
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Quanti batteri vivono con noi Numero di microrganismi per grammo di tessuto (o fluido) oppure per cm2 di
superficie CUOIO CAPELLUTO Da 100 mila a 1 milione OCCHI Da 10 a mille CAVO ORALE 1 miliardo
INTESTINO TENUE Da 100 mila a 1 milione INTESTINO CRASSO Da 1 miliardo a 100 miliardi CUTE
UMIDA Da 1 milione a 100 milioni CUTE SECCA Mille D'ARCO
21/09/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 58
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Studi incoraggianti sull'impiego nelle malattie allergiche
Nessun dubbio sull'opportunità di usare i probiotici per ripristinare l'equilibrio della flora intestinale in caso di
diarree infettive o da antibiotici. Altrettanto certo il loro impiego per prevenire questi disturbi. Ma quali sono le
patologie per cui si sono accumulate più evidenze sull'efficacia dei batteri buoni e per le quali è più probabile
un prossimo ampio uso in clinica dei probiotici? Oltre alla sindrome del colon irritabile e altre condizioni di
disagio intestinale, molti dati esistono per le malattie allergiche, perché ripristinare o modificare la flora
batterica intestinale può riportare in carreggiata le risposte anomale del sistema immunitario.
Pare sia possibile anche nell'asma: una ricerca italiana recente mostra che il Lactobacillus reuterii ,
somministrato per due mesi a bambini dai sei ai 14 anni con asma allergico (da acaro della polvere), aumenta
i livelli di sostanze prodotte dal sistema immunitario che riducono l'infiammazione, diminuendo invece quelle
che la promuovono. «Dopo il trattamento, i bronchi sono risultati meno infiammati, i sintomi e il controllo
dell'asma sono leggermente migliorati - spiega Michele Miraglia Del Giudice del Servizio di allergologia
pediatrica della Seconda Università di Napoli, autore dello studio -. I dati, che confermano quanto è già stato
osservato negli animali, sono perciò promettenti: l'obiettivo, ora, è studiare i probiotici in altre condizioni
allergiche, come la rinite, e in associazione con la vitamina D (anch'essa ha capacità immunomodulanti, ndr )
per capire se l'effetto positivo possa essere potenziato. I dati che indicano un possibile uso dei batteri buoni
per prevenire e migliorare le malattie su base allergica sono molti e incoraggianti, ma va detto che a oggi non
esistono prove sufficienti per raccomandarne l'uso: servono conferme». Quasi certo invece è che possano
servire come adiuvanti "esterni" delle vaccinazioni negli anziani, come spiega Lorenzo Morelli, docente di
biologia dei microrganismi all'Università Cattolica di Piacenza: «Negli over 75 spesso l'antinfluenzale non è
efficacissima, perché il sistema immunitario non produce abbastanza anticorpi. Somministrando probiotici per
3 o 4 giorni la risposta aumenta e con essa il grado di "protezione" del paziente».
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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Prospettive Modificare la flora intestinale per agire sul sistema immunitario
21/09/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 59
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Spray «ai bacilli» da usare al posto del sapone
Oggetto di curiose prove, ma anche di seri piani di ricerca aziendali Test estremo L'inventore del prodotto a
base di Nitrosomonas eutropha non fa la doccia da 12 anni
Julia Scott May è una giornalista del New York Times che, qualche tempo fa, si è sottoposta a un
esperimento curioso: per un mese ha eliminato shampoo, bagnoschiuma, deodorante e qualsiasi tipo di
prodotto per la pelle, e ha usato per la propria "igiene" soltanto uno spray a base di Nitrosomonas eutropha ,
un batterio che si trova in abbondanza in acque sporche e non trattate. Una follia? No, perché, come esistono
germi buoni nel nostro intestino, così ve ne sono sulla pelle: secondo i ricercatori che hanno seguito Julia e
gli altri volontari su cui si sta sperimentando lo spray batterico, questi "probiotici cutanei" sarebbero capaci di
mantenere la pelle pulita e profumata (si nutrono dell'azoto nel sudore e lo "neutralizzano"), avrebbero
capacità antinfiammatorie e immunomodulanti, difenderebbero la cute dagli agenti patogeni esterni.
I detergenti portano via continuamente questa preziosa pellicola di "amici per la pelle": da qui, l'addio al
sapone e la colonizzazione con N. eutropha suggerita dagli autori dell'indagine, assertori del metodo. Uno di
loro usa il sapone due volte a settimana, l'inventore dello spray addirittura non fa la doccia da dodici anni.
Comprensibilmente, Julia ha riferito sul quotidiano statunitense di temere non poco per la sua vita sociale;
invece, nessun cattivo odore («Perfino dopo la palestra», precisa lei) e la pelle man mano sarebbe diventata
più morbida, chiara e liscia, con i pori meno dilatati.
Chi non volesse essere così estremo potrebbe scegliere prodotti per l'igiene personale rispettosi della flora
cutanea, ma è difficile dire quali siano i migliori, come spiegano i dermatologi intervistati dalla giornalista
statunitense: i saponi liquidi contengono più conservanti, ma quelli solidi sono più concentrati e alcalini; inoltre
molti detergenti hanno liste di impronunciabili ingredienti i cui effetti sul microbioma cutaneo sono del tutto
ignoti.
Così non sorprende scoprire che, accanto ai visionari statunitensi con il loro spray al Nitrosomonas , anche
alcune aziende cosmetiche stiano mettendo a punto saponi e creme a base di Lactobacilli, Bifidobatteri o loro
estratti. Ma possono funzionare davvero?
«Il razionale scientifico esiste perché la flora batterica della pelle è molto importante per il benessere
cutaneo: i batteri di un soggetto allergico ad esempio sono diversi da quelli di uni sano, per cui modularne la
quantità potrebbe essere d'aiuto per tutti, anche per chi ha patologie specifiche - osserva Lorenzo Drago,
responsabile del Laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologiche dell'Istituto Ortopedico Galeazzi di
Milano -. Tuttavia, i batteri devono essere vivi per avere un effetto, ed è molto difficile mantenerli tali in creme
o soluzioni cosmetiche per uso topico; né abbiamo prove che dimostrino l'efficacia degli estratti di probiotici».
Risultati promettenti per la salute della pelle arrivano dagli studi che seguono la via più standard di
somministrazione dei probiotici, quella per bocca: Drago, ad esempio, ha verificato che il Lactobacillus
salivarius riduce i sintomi della dermatite atopica negli adulti e sta ottenendo dati analoghi nei bambini. «I
probiotici hanno un effetto immunomodulante, diminuiscono ad esempio le citochine che favoriscono
l'infiammazione - spiega Drago -. Inoltre, sappiamo che i soggetti con dermatite allergica hanno una flora
alterata e un intestino la cui funzione di barriera non è più perfetta. Riportare il microbioma nella norma
potrebbe aiutarli, perciò l'obiettivo è identificare i ceppi di probiotici utili allo scopo e le strategie per
aumentarli, sia modificando la dieta per favorirne la moltiplicazione, sia somministrando i probiotici stessi.
Guai però al "fai da te", pensando che qualunque "fermento lattico" possa far bene a un allergico: alcuni
ceppi possono avere effetti negativi, inoltre talvolta nelle preparazioni vengono impiegate sostanze
potenzialmente allergizzanti (come lattosio, glutine, proteine della soia, ndr ) che possono restare presenti in
tracce e creare problemi a chi è ipersensibile. I probiotici devono essere maneggiati con cautela, soprattutto
in caso di malattie allergiche». Un campo dove, peraltro, sembrano particolarmente promettenti:
«Nell'intestino si trova la maggioranza delle cellule immuni per far fronte al contatto continuo con l'esterno
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Sperimentazioni Sarebbero capaci di mantenere la pelle pulita, neutralizzare il sudore, difendere la cute
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(tossine, residui alimentari, miceti, sostanze di ogni genere che arrivano dall'esterno attraverso
l'alimentazione, ndr) - osserva Giuseppe Mele, presidente Paidòss -. Mucosa e flora batterica costituiscono la
barriera principale dell'organismo, che i probiotici possono migliorare».
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PER ESSERE UN PROBIOTICO UN MICRORGANISMO DEVE Rimanere stabile e vitale dopo la coltura, la
manipolazione e lo stoccaggio, prima del consumo e fino alla data di scadenza Sopravvivere alla digestione
gastrica e ai succhi biliari e pancreatici Aderire alla mucosa intestinale Essere attivo nell'intestino in quantità
tale da riprodurvisi efficacemente Indurre un beneficio funzionale o clinico Essere innocuo e sicuro per l'uso
umano Per essere efficace, il probiotico deve essere assunto in una dose non inferiore a 1 miliardo di cellule
vive Non tutti i probiotici sono uguali, l'azione è ceppo-specifica (per esempio, due ceppi diversi di
Lactobacillus acidophilus possono avere effetti diversi) ALCUNI DEI PROBIOTICI PIÙ STUDIATI E LE LORO
APPLICAZIONI CLINICHE GIÀ APPROVATE LACTOBACILLUS RHAMNOSUS GG Trattamento della
diarrea acuta da infezioni; prevenzione della diarrea da terapia antibiotica e della diarrea durante un ricovero
ospedaliero ALCUNE DELLE PATOLOGIE PER LE QUALI SI STA STUDIANDO L'USO DEI PROBIOTICI
(con buoni risultati, ma senza che vi siano ancora prove definitive di efficacia) MALATTIE INFIAMMATORIE
INTESTINALI MALATTIE DEL SISTEMA IMMUNITARIO ALLERGIE DERMATITI ASMA OBESITÀ
EPATOPATIE IPERTENSIONE SINDROME METABOLICA LACTOBACILLUS CLAUSII Utilizzato talvolta per
la prevenzione della diarrea da terapia antibiotica LACTOBACILLUS CASEI Prevenzione della diarrea
durante il ricovero ospedaliero LACTOBACILLUS REUTERI Trattamento delle coliche infantili
SACCHAROMYCES BOULARDII Trattamento della diarrea acuta da infezioni
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Trapianto di microbioma contro le infezioni gravi
Le possibili applicazioni dei probiotici sembrano quasi infinite, a scorrere le ricerche che li coinvolgono. Anche
se, come sottolinea il gastroenterologo Salvatore Cucchiara: «Tante sono osservazioni sporadiche: per un
uso concreto in clinica servono prove solide. Certo, i settori in cui si indaga sono molti, dalle patologie
articolari a quelle immuni, dalle malattie respiratorie a quelle cutanee, fino a disturbi comportamentali».
L'elenco delle condizioni che qualcuno, almeno una volta, ha tentato di "curare" con i probiotici è sterminato:
uno studio pubblicato su Clinical Gastroenterology and Hepatology , ad esempio, rivela che i probiotici
sarebbero in grado di prevenire l'encefalopatia epatica in pazienti con cirrosi, mentre secondo una ricerca
uscita su PLoS ONE un mese di fermenti lattici potrebbe ridurre l'accumulo di grasso nel fegato, problema
comune, legato a obesità e diabete. I chili in eccesso, peraltro, potrebbero essere combattuti migliorando la
flora batterica intestinale, stando a una ricerca della New York University; su Hypertension medici australiani
riferiscono, inoltre, che introdurre una buona quantità di probiotici tutti i giorni aiuterebbe a ridurre la
pressione alta.
Senza contare le opportunità che sembra promettere un metodo ancora più "drastico": il trapianto di flora
batterica intestinale da un soggetto sano. Si isola e purifica la flora batterica di un donatore per darla sotto
forma di liquido al ricevente. In Italia viene eseguito nei pazienti con infezioni intestinali gravi (è stata
dimostrata una notevole efficacia) soltanto al Policlinico Gemelli di Roma.
Qui si sta sperimentando anche su casi di diabete e colite ulcerosa; uno studio su pazienti con sclerosi
multipla dovrebbe iniziare a breve.
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Primi risultati In Italia si effettua al Gemelli di Roma
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Così si coltiveranno le piante di cannabis per uso terapeutico
Enti designati Gli esperti veneti collaborerannocon Stabilimento chimico militare di Firenze Garanzie
Produzione e lavorazione devono rispettare procedure rigorose
Ruggiero Corcella
«Non può esserci nulla di amatoriale nel produrre derivati dalla canapa, non solo per un quadro legislativo,
che comunque è un riferimento ineludibile, ma anche perché dietro c'è tutta una professionalità per realizzare
qualcosa che alla fine possa essere di aiuto nella salute di certe patologie invece di essere un'incognita se
gestita malamente».
A spiegarlo è stato il professor Marcello Donatelli, direttore del Centro di ricerca per le colture industriali
(CRA-CIN il più grande ente italiano di ricerca in agricoltura, controllato dal Ministero delle Politiche Agricole)
durante l' "open day" sulla cannabis terapeutica, organizzato di recente dalla sede distaccata di Rovigo del
CRA-CIN. «Non sfruttare le capacità interne al Paese per sopperire alla richiesta di cannabis a livello
medicale sarebbe autolesionismo», ha proseguito il direttore, sottolineando con orgoglio il ruolo di eccellenza
di tutto l'ente. L'istituto di Rovigo, in particolare, non è solo l'unico in Italia in grado di produrre cannabis a uso
medico in ambiente indoor, ma uno dei più quotati a livello internazionale nel campo della ricerca sulla
canapa.
Fondato nel 1912 dall'agronomo Ottavio Munerati come "Regia Stazione sperimentale di bieticoltura", l'istituto
produce diverse varietà di cannabis medica a differenti contenuti di cannabinoidi (THC, CBD, CBG, THCV e
CBDV), a fini di ricerca scientifica. Nel 2002 il direttore, Gianpaolo Grassi, ha voluto che la sede si
specializzasse nella canapa.
E adesso sarà proprio l'istituto di Rovigo a supportare e "istruire" gli specialisti dello Stabilimento chimicomilitare farmaceutico di Firenze, nella coltivazione delle piante utilizzate per i medicinali a base di cannabis,
oggetto dell'accordo di collaborazione siglato giovedì scorso tra ministeri della Salute e della Difesa per
l'avvio della produzione nazionale di cannabis medicinale allo Stabilimento fiorentino.
«Il CRA collaborerà con lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (SCFM) - ha confermato il
ministero delle Politiche Agricole - fornendo il supporto logistico tecnico e operativo che si renderà
necessario. Il criterio concordato di valutazione del luogo, oltre la professionalità e capacità operativa
specifica, è stato quello della sicurezza, che lo SCFM può garantire». Sui circa 60 ettari di terreno coltivati a
Rovigo, ondeggiano distese di piante provenienti da diverse parti del mondo, dalla Siberia alla Cina, dal
Nepal fino al Sudafrica. Vengono studiate per migliorarne la varietà, soprattutto ad uso tessile.
Appena varcato il cancello di ingresso del Centro, su un rettangolo di 3 mila metri quadrati recintato e
controllato da telecamere di sicurezza svettano le piante del Progetto Europeo "Multi Hemp" che punta alla
selezione di genotipi a basso contenuto di THC (tetraidrocannabinolo, la sostanza psicoattiva della canapa)
per la produzione di fibra di qualità. Sì, perché la vocazione e la missione originaria dell'Istituto di Rovigo
sono gelosamente custodite. «Siamo una Stazione di ricerca in agricoltura - ha ribadito all'"open day" il
professor Donatelli -. Coltiviamo materiale vegetale adatto anche alla trasformazione in medicinali, ma non
facciamo medicinali. La produzione di sostanze che hanno un contenuto psicotropo ha problemi di sicurezza
molto particolari. Quindi un minimo di produzione a livello sperimentale può sicuramente essere gestita qui,
poi però ci devono pensare istituzioni più attrezzate dal punto di vista della sicurezza, come lo Stabilimento
chimico farmaceutico militare di Firenze».
Ai piani superiori dell'edificio del Centro ci sono i laboratori, dove vengono selezionate le varietà e analizzato
il contenuto dei principi attivi. Alcune stanze ospitano le "scorte" di cannabis: quelle con molto THC
(tetraidrocannabinolo, la sostanza psicoattiva), molto cannabidiolo o cannabigerolo, che sono i cugini minori
del THC perché non psicotropi. Ma anche quelli senza THC, utili come placebo in determinati studi clinici
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La decisione A Rovigo Centro di ricerca a supporto della produzione farmacologica Scelti i referenti per un
compito che richiede competenza e sicurezza
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(randomizzati, in cieco o in doppio cieco). L'intero complesso è sotto vigilanza e con allarmi. All'interno ci
sono regole severe da rispettare sui controlli e la sicurezza. Il materiale che può contenere sostanze
stupefacenti viene tenuto in frigoriferi o in stanze con chiusura blindata, sotto protezione.
Il cuore della produzione per uso farmaceutico è la "serra controllata", all'interno di un capannone blindato. In
un'atmosfera da fantascienza, sotto la luce giallognola delle lampade a 600 Watt che forniscono 25 mila lux,
le piantine selezionate all'origine vengono "allevate" in ambiente quasi sterile. «Qui non ci sono insetti, nè
possibilità di contaminazioni pericolose - dice Grassi - e non usiamo prodotti chimici per trattare le piante. Per
arrivare ad avere anche la produzione di un vegetale che poi possa essere trasformato o destinato a farmaco
bisogna seguire procedure specifiche e ottenere un materiale che sia caratterizzato da livelli elevati di
salubrità e di assenza di contaminazione. La pianta deve produrre il massimo e il prodotto deve essere
uniforme in qualunque stagione e con qualsiasi temperatura. Una delle caratteristiche ricercate dal prodotto
farmaceutico è proprio la costanza e la standardizzazione del principio attivo». Questo per dare la massima
garanzia al paziente e al medico, sia sull'origine che sull'efficacia del farmaco.
Ma quanta sostanza si può ottenere? «In questa serra alleviamo mediamente 150 piante. Ogni pianta
produce una quantità di fiori, che è la parte più ricca e di interesse, per circa 30 grammi, per cui diciamo circa
4,5 chili di materiale per ciclo. Con un lavoro intensivo, possiamo arrivare anche a quattro cicli l'anno».
Il percorso di produzione della canapa per uso medico, oltre ad essere normato dalla legge (la 309 del
1990), deve seguire altre regole ben precise. «La canapa medica - precisa Grassi - deve essere fatta
esclusivamente con cloni, cioè materiali riprodotti geneticamente, non sono ammessi i semi. Le varietà
devono essere registrate, ben definite, depositate presso Centri adatti a questo scopo che sono in Italia o in
Europa ».
La produzione deve rispettare dall'inizio alla fine i canoni della "Good agricultural practice", cioè tutta una
serie di fasi ben definite e scritte. E bisogna porre molta attenzione a tutti i passaggi di lavorazione.
«L'essicazione ad esempio - esemplifica il direttore dell'istituto di Rovigo -. Sembra una banalità, ma se viene
eseguita male può causare la crescita di muffe. Dunque va fatta a bassa temperatura, con
un'apparecchiatura particolare e al buio. Anche la conservazione è fondamentale per la stabilità dei principi
attivi. La sterilità dovrebbe essere garantita con i raggi gamma, come accade oggi in altri laboratori all'estero.
Occorre infatti considerare che queste sostanze potrebbero essere assunte da categorie di malati con un
sistema immunitario indebolito».
A Firenze si dovrà tenere conto di tutto questo. La produzione della materia prima e la sua trasformazione in
medicinale in Italia consentirà di abbattere i costi dei farmaci a base di cannabis. E darà così maggiori
possibilità di accedere alle cure ai malati che ne hanno bisogno.
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Le Regioni che hanno legiferato sull'uso della cannabis terapeutica. A queste si aggiunge la Provincia di
Bolzano. Mancano tuttavia i regolamenti attuativi. Nella foto, cannabis al Centro di ricerca di Rovigo Per
saperne di più Il sito del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura http://sito.entecra.it/
Le indicazioni
Quali sono le principali indicazioni per quanto riguarda l'utilizzo
dei medicinali a base
di cannabis? Anche
se medici e scienziati
si dividono sul tema,
si può dire che i campi meno controversi sono quelli delle cure palliative, della terapia del dolore cronico
(compreso quello neuropatico connesso alla sclerosi multipla), della terapia di supporto contro la nausea
e il vomito nella chemioterapia.
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L'efficacia della cannabis è stata studiata (con risultati non definitivi) per glaucoma,
traumi cerebrali, ictus, sindrome di Tourette, epilessia e artrite reumatoide. L'uso
della marijuana
è ipotizzato anche
per ridurre i dosaggi degli oppiacei e in altre patologie come le sindromi ansioso-depressive, le malattie autoimmuni e l'asma bronchiale. Gli studi clinici sono però ancora troppo pochi .
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Per eliminarli il bisturi non serve quasi mai
Spesso stanno "nascosti" nelle vie urinarie senza dare fastidio oppure vengono eliminati l'urina senza che ce
ne accorgiamo. Ma se i calcoli si incastrano lungo il percorso, possono provocare una colica renale. In questo
caso si comincia con antidolorifici non steroidei, per passare eventualmente agli oppioidi; poi occorre fare
un'analisi del calcolo per capire di quali minerali è composto. Oltre agli esami delle urine, che danno indizi sui
cristalli precipitati, per la diagnosi si usa l'ecografia, e se restano dubbi la TAC spirale. Una volta stabilito
dove si trova a di che cosa è fatto il calcolo, se è piccolina (meno di 1 centimetro) si può tentare la terapia di
espulsione , con farmaci che rilassano la muscolatura liscia di uretere e uretra. Se entro un mese non si
hanno risultati o se ci sono infezioni, la funzione renale peggiora o il dolore persiste si passa alle terapia
interventistiche . «Che nell'80% dei casi risolvono il problema - spiega Vincenzo Mirone, segretario della
Società Italiana di Urologia -. Il trattamento di prima scelta è la litotrissia extracorporea , che non richiede
anestesia o sedazione: le onde d'urto focalizzate sul calcolo lo frantumano dall'esterno, con un'ottima
efficacia e scarsi effetti collaterali».Su calcoli fino a 2 centimetri la terapia è risolutiva in circa il 70% dei casi.
«Se il calcolo è troppo grande o ci sono altre ragioni, si può passare all'ureteroscopia laser - aggiunge Mirone
-. Con un catetere si entra nell'uretra risalendo fino al calcolo, e lo distrugge con il laser. Unico inconveniente:
bisogna lasciare il catetere in sede per favorire l'escrezione dei frammenti. Talvolta sono invece indicate le
procedure percutanee, che prevedono un'incisione per l'inserimento dei cateteri, ma data la grande efficacia
delle terapie mininvasive vi si ricorre di rado. L'essenziale, in ogni caso, è affrontare il problema senza
rimandare troppo. Trascurare i calcoli può portare a danni renali».
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Le cure
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Più facile capire se i calcoli al rene torneranno
Individuati i maggiori fattori di rischio Dieta Non serve evitare i cibi ricchi di calcio. Neanche se si «fanno
sassi» di questo minerale I tempi Nel 40-50% dei casi il secondo episodio si verifica entro tre annidal primo
Alice Vigna
Il dolore è lancinante, fortissimo. Secondo molti, paragonabile soltanto al travaglio del parto. Le coliche renali
sono fra le emergenze che più spesso portano al Pronto soccorso e chi le ha provate vive nel terrore che
possano ricapitare, magari all'improvviso, quando ci si trova lontano da casa o da un ospedale dove trovare
sollievo. Una spada di Damocle che pende sulla testa di circa un italiano su dieci: tante sono infatti le persone
che almeno una volta hanno avuto un calcolo renale.
Ora, stando ai risultati di una ricerca pubblicata di recente sul Journal of the American Society of Nephrology
, sembra possibile riuscire a individuare meglio chi è più a rischio di trovarsi ancora alle prese con un calcolo
che non si riesce a espellere con le urine e che, bloccandosi da qualche parte fra rene e uretra, provoca i
classici dolori della colica renale. Gli autori, un gruppo di urologi del Mayo Clinic Urology Research Center,
hanno raccolto i dati di oltre 2200 pazienti che hanno avuto una colica renale fra il 1984 e il 2003; quindi,
hanno studiato quelli andati incontro a una secondo episodio entro il 2012 per individuarne le caratteristiche
ricorrenti. Il risultato è un test in 11 domande cui ci si può sottoporre su internet (in inglese,
http://www.qxmd.com/calculate-online/nephrology/recurrence-of-kidney-stone-roks) che predice la probabilità
di una nuova colica renale nell'arco di 2, 5 o 10 anni.
Sono stati identificati alcuni fattori di rischio per le ricadute: per esempio essere giovani e maschi, avere
parenti stretti che hanno sofferto di calcolosi o avere avuto in passato coliche renali attribuibili a un calcolo,
anche se il "sassolino" non è stato mai visto attraverso gli esami. Scoprire chi ha un maggior pericolo di
recidive, come spiega Andrew Rule della Mayo Clinic: «Significa poter consigliare diete specifiche e terapie
farmacologiche preventive solo a chi ne ha davvero bisogno, tranquillizzando chi invece, con buona
probabilità, non avrà mai un altro calcolo».
«È uno strumento messo a punto da poco e che quindi dovrà essere validato su un numero maggiore di casi
- commenta Vincenzo Mirone, segretario della Società Italiana di Urologia, che al trattamento della calcolosi
renale dedicherà un simposio la settimana prossima a Firenze, durante il Congresso Nazionale -. Detto ciò,
l'intento è lodevole, perché sarebbe utile riconoscere i pazienti a rischio. Oggi la prevenzione delle ricadute è
la stessa per tutti: l'esame del calcolo, con la prescrizione di una dieta per ridurre la possibilità che se ne
formino altri, ed ecografie semestrali per individuare eventuali nuovi "sassolini" che potrebbero provocare
coliche». «Lo strumento predittivo messo a punto dagli statunitensi non è particolarmente raffinato e i fattori in
gioco sono in gran parte già noti (si veda il grafico ) ; in più il decorso dei calcoli è spesso imprevedibile interviene Giovanni Gambaro, direttore dell'Unità di nefrologia del Complesso Integrato Columbus
dell'Università Cattolica di Roma, che a ottobre durante il prossimo congresso della Società Italiana di
Nefrologia affronterà proprio la questione dei fattori di rischio nelle recidive -. Però questi dati possono essere
utili: i calcoli a base di acido urico, ad esempio, recidivano effettivamente di più; vero anche che la familiarità
conta parecchio, visto che i calcoli di ossalato di calcio sono determinati per il 50% da fattori genetici. La
quota di pazienti che va incontro a ricadute non è irrisoria: succede nel 40-50% dei casi entro tre anni dal
primo episodio. Quel che serve è soprattutto verificare che la calcolosi non sia dovuta ad altre malattie:
iperparatiroidismo, malattie infiammatorie croniche intestinali e alcuni difetti renali, ad esempio, favoriscono la
comparsa dei calcoli e in questi casi una recidiva è quasi sicura, se non si cura il problema a monte». Anche
la sindrome metabolica è legata alla calcolosi perché comporta alterazioni della resistenza all'insulina che a
loro volta rendono l'urina più acida, promuovendo la precipitazione di alcuni sali: per questo tenere il peso
forma e controllare pressione, glicemia e colesterolo è utile per allontanare lo spettro di nuove coliche.
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Diffusione Lo studio Analizzate oltre 2mila persone che ne hanno sofferto Un problema che
riguardaalmenoun italianosu dieci
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Quando però non c'è nessuno di questi problemi, è complicato farsi un'idea dell'effettiva probabilità di
ricadute. Così chi voglia sentirsi più al sicuro deve bere molto per diluire al massimo le sostanze che tendono
a precipitare formando "pietruzze" nelle vie urinarie, ridurre il consumo di sale e bevande zuccherate, seguire
una dieta che preveda un buon apporto di vegetali e non ecceda con le proteine animali. «Non serve invece
evitare i cibi che contengono calcio, neppure se si tende a fare calcoli a base di questo minerale -spiega
Gambaro -. Se c'è poco calcio in circolo, infatti, cresce l'assorbimento intestinale di ossalato, che favorisce la
formazione dei calcoli ancor più del calcio stesso. Ma bisogna ammettere che per seguire le prescrizioni
dietetiche occorre essere molto motivati. Così, per aiutare chi non è troppo ligio alle regole o continua ad
avere coliche nonostante tutto, si possono prescrivere ad esempio farmaci a base di citrato di potassio, molto
efficace nell'inibire la precipitazione dei calcoli».
Nella figura qui sopra la più comune irradiazione del dolore in caso di colica renale RENE VESCICA
URETRA URETERE Finché i calcoli rimangono nei reni non ci sono disturbi rilevanti (vaghi mal di schiena,
fitte e dolori) Quando i calcoli finiscono nell'uretere provocano la colica renale con dolore violento e, a volte,
nausea, vomito e sudorazione fredda Gli italiani che hanno avuto almeno un episodio di calcolosi renale
nell'arco della vita (incidenza stimata, 100 mila nuovi casi all'anno) I casi in cui i calcoli sono di ossalato di
calcio o fosfato di calcio I fattori che, secondo gli ultimi studi, favoriscono la ricomparsa di calcoli e coliche
renali dopo un primo episodio: Età (le recidive sono più probabili nei più giovani) Sesso maschile Razza
bianca caucasica Storia familiare di calcolosi renale Presenza di sangue nelle urine Calcoli di acido urico
Diagnosi di calcolo ostruttivo nel rene Presenza di un qualsiasi altro calcolo, anche non ostruttivo
Manifestazione passata di dolori attribuiti a calcoli, anche se non è stato possibile vederli con gli esami LA
COLICA RENALE I SINTOMI CHE COSA FAVORISCE IL RIPETERSI DELLE COLICHE LE STRATEGIE
PER EVITARE RICADUTE 10% 70-75% Aumentare l'introito di acqua bevendone almeno due litri al giorno
Non abusare di proteine animali preferendo frutta e verdura Non ridurre l'apporto di calcio, anche in presenza
di calcoli di ossalato di calcio Utilizzare farmaci che diminuiscano la probabilità di formazione dei calcoli,
come il citrato di potassio CALCOLI RENALI Corriere della Sera / Mirco Tangherlini
L'esperto risponde
alle domande dei lettori sui problemi
dei reni all'indirizzo Internet forum.corriere.it/malattie_renali
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Assistenza diversa da Regione a Regione
Difficoltà Alcune Asl non garantisconointerventi basilaria causa della carenza di risorse
M. G. F.
È nella ricerca che va avanti la speranza di alleviare le sofferenze di una malattia responsabile di gravi
disabilità motorie e intellettive. Così, prosegue la mobilitazione delle famiglie per la raccolta di fondi, questa
volta per finanziare il progetto «Utilizzo di nuovi farmaci per sconfiggere i difetti neuronali della Sindrome di
Rett» (si veda articolo sopra ).Grazie alla campagna "sms solidale", lanciata dall'Associazione Italiana Rett
(AIRETT), sarà possibile fino al 5 ottobre donare 2 o 5 euro tramite un messaggio inviato dal cellulare al
numero 45509, oppure chiamando da rete fissa (per informazioni dettagliate, si può visitare il sito
dell'Associazione: www.airett.it).
Oltre a sostenere la ricerca scientifica, l'Associazione supporta la formazione di medici e terapisti presso
centri all'avanguardia a livello internazionale.
«Nelle strutture che si occupano di malattie rare non sempre s'incontrano medici specializzati nella Sindrome
di Rett e spesso le famiglie sono disorientate - afferma Lucia Dovigo, presidente di ARIETT - . Per questo,
grazie ai fondi già raccolti in passato, abbiamo finanziato con borse di studio la formazione di medici, per ora
presso cinque centri: Policlinico Le Scotte di Siena, Ospedale San Paolo di Milano, Gaslini di Genova e, di
recente, Bambino Gesù di Roma e Policlinico di Messina. Gli specialisti sono un punto di riferimento per
pazienti e famiglie: dalla stesura di un adeguato piano di riabilitazione e trattamento dei sintomi, alla
programmazione del day hospital, ma anche per il semplice consulto telefonico».
Nel nostro Paese, secondo l'Associazione, manca un protocollo che tenga conto di tutte le sfere che la
Sindrome di Rett coinvolge: motoria, cognitiva, relazionale. E c'è una disparità di trattamento tra malate. «La
presa in carico di una bambina con la Sindrome di Rett cambia da Regione a Regione, addirittura da un'Asl
all'altra - denuncia Dovigo -. In alcuni casi ci dicono che non sono necessarie le terapie riabilitative, in altri
vengono interrotte quando le ragazze compiono 18 anni. Alcune Asl, a causa della carenza di risorse, non
riescono più a garantire interventi che pure costituiscono l'unica arma per contrastare la progressione della
malattia».
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La denuncia Ingiuste disparità
21/09/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 63
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Un consorzio di ricerca per trovare la cura della Sindrome di Rett
Le possibilità oggi Prima si fa la diagnosi, più si possono ridurre i danni con metodi riabilitativi Le speranze Si
studianole tre mutazioni genetiche principali responsabili della patologia
Maria Giovanna Faiella
Nei primi mesi di vita crescono apparentemente sane, come le loro coetanee, ma poi lo sviluppo si blocca.
Anzi, regredisce. E, poco a poco, già a partire dal primo anno di età, cominciano a perdere anche le abilità
già acquisite, come l'uso della parola, delle mani e delle gambe, il controllo dei movimenti, l'interesse per
l'ambiente che le circonda.
È subdola e invalidante la Sindrome di Rett, malattia rara neurodegenerativa, di origine genetica, che
colpisce quasi esclusivamente il sesso femminile. La chiamano anche "Sindrome delle bimbe dagli occhi
belli", perché chi ne è affetto riesce a comunicare solo con lo sguardo.
«Si tratta di una sindrome con diverse varianti che comportano una serie di sintomi a seconda dei casi spiega Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" di Milano -. C'è chi ha
maggiori difficoltà a livello cognitivo o di comunicazione, chi nel movimento degli arti, alcuni malati hanno le
convulsioni, altri hanno problemi respiratori. Di solito, li accomuna un atteggiamento autistico. Di certo,
quanto prima si fa la diagnosi, tanto più si possono ridurre i danni attraverso interventi riabilitativi».
Ad oggi non esistono cure per la Sindrome di Rett, ma i risultati preliminari di alcuni studi potrebbero
trasformarsi in possibili terapie. Per individuarle, stanno lavorando da tempo ricercatori di base e clinici
specializzati, che alcuni mesi fa hanno deciso di utilizzare in modo integrato competenze ed esperienze,
condividendo modelli sperimentali e risultati di studi in corso. E così, prestigiosi Istituti di ricerca italiani si
sono uniti in un consorzio, AIRETT Research Team, promosso dall'Associazione Italiana Rett, nata a Siena
più di vent'anni fa per volontà di alcuni genitori, con lo scopo di aiutare le famiglie a superare l'isolamento e a
convivere con la disabilità delle figlie. Fanno parte del consorzio, oltre all'Associazione AIRETT, l'IRCCS
"Mario Negri" di Milano, l'Istituto Superiore di Sanità, l'IRCCS- stituto Auxologico di Milano, l'Istituto di
Neuroscienze del Cnr di Pisa, il Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino, l'Istituto di Genetica e
Biofisica del Cnr e l'Unità operativa complessa di Genetica Medica dell'Università di Siena.
«Per combattere una malattia rara così grave e invalidante, si è ritenuto necessario unire le forze - riferisce
Silvio Garattini -. C'è chi ha condotto un maggior numero di studi per individuare i geni mutati nella Sindrome,
chi ha sviluppato colture in vitro che riproducono quest'anomalia genetica. Ciascun gruppo mette a
disposizione la sua esperienza, ci si confronta e si cerca insieme la strada da percorrere per sviluppare la
terapia più appropriata». Proprio grazie alle diverse competenze, per esempio, gli studi del team proseguono
occupandosi contemporaneamente delle tre mutazioni genetiche individuate come principali responsabili
della Sindrome: MECP2, CDKL5 e FOXGI. Un modo nuovo di fare ricerca, quindi, per ottimizzare anche le
risorse sempre più limitate.
«Come spesso accade soprattutto per le malattie rare, anche nel caso della Sindrome di Rett la ricerca va
avanti grazie ai soldi donati alle associazioni - sottolinea Lucia Dovigo, presidente di AIRETT -. Per questo,
abbiamo promosso una campagna di sensibilizzazione (si veda sotto ) per far conoscere la malattia e
raccogliere fondi a sostegno del progetto "Utilizzo di nuovi farmaci per sconfiggere i difetti neuronali della
Sindrome di Rett". Infatti, se da un lato, si punta sulla terapia genica per arrivare quanto prima a una cura
della Sindrome di Rett, dall'altro, per migliorare l'assistenza e la qualità di vita delle bambine malate occorre
far regredire i sintomi della malattia, ritardare, rendere meno grave o, se fosse possibile, arrestare la perdita
delle loro abilità». L'obiettivo principale di questo progetto di ricerca è proprio quello di testare un nuovo
trattamento farmacologico con elevate potenzialità in uno studio pre-clinico. «Dati preliminari indicano che la
terapia è in grado di normalizzare i meccanismi del metabolismo neuronale, con effetti sia sul coordinamento
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Neurologia Malattia rara Un'associazione e sette Centri uniti La condizioneche viene anche chiamata «delle
bambinedagli occhi belli»
21/09/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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che sull'apprendimento motorio» conclude Dovigo.
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CORRIERE DELLA SERA Le caratteristiche 1 caso ogni 10 mila nuovi nati La stima dell'incidenza della
Sindrome di Rett, malattia neurologica rara, nel mondo I principali sintomi sono Perdita progressiva della
motricità, delle capacità manuali, dell'interesse per l'ambiente sociale Possono essere presenti anche disturbi
del sonno, difficoltà respiratorie, crisi epilettiche Colpisce esclusivamente il sesso femminile È la seconda
causa di ritardo mentale nelle bambine Si manifesta di solito dopo i primi 6-18 mesi di vita: dopo una fase
iniziale di sviluppo normale, le capacità psicomotorie acquisite regrediscono velocemente Foto: Jacqueline
Roberts Per saperne di più Composizione, obiettivi e studi in corsodell'AIRETT Research Teamwww.airett.it
21/09/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 32
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Mente e corpo, uniti è meglio
I due sistemi immunitario e nervoso hanno in comune alcune caratteristiche chiave come il riconoscimento,
utile per i trapianti, e la memoria
Alberto Mantovani
e Gilberto Colbellini
Due sistemi fisiologici separati secondo l'inquadramento disciplinare della ricerca e dell'insegnamento,
apparentemente privi di connessioni e con funzioni differenti. Il sistema immunitario e il sistema nervoso
centrale appaiono così, a prima vista. In realtà, hanno in comune più di quanto si potrebbe pensare.
Innanzitutto la complessità, che per entrambi è il risultato di pressioni selettive che si sono esercitate nel
plasmare darwinianamente la loro organizzazione anatomo-fisiologica, e che fa sì che il sistema nervoso e il
sistema immunitario di un mammifero e soprattutto di un essere umano siano estremamente più sofisticati e
articolati di quelli di un organismo più semplice e primitivo quale, ad esempio, un granchio.
Nei millenni, l'evoluzione darwiniana ha forgiato non solo la forma e la sostanza di questi due sistemi, ma
anche le loro funzioni nell'organismo singolo. Ad esempio, nel sistema immunitario le cellule che
costituiscono la parte più sofisticata delle nostre difese, ovvero le cellule dell'immunità cosiddetta specifica o
adattativa - per intenderci quelle che fanno gli anticorpi - sono selezionate in base alla stessa logica
darwiniana che governa le risposte adattative delle popolazioni biologiche alle sfide ambientali: quelle non
funzionalmente adatte vengono eliminate durante lo sviluppo e quelle che rispondono in modo appropriato si
moltiplicano differenzialmente quando interagiscono con un antigene specifico. Anche i neuroni, dopo la
nascita, vanno incontro a processi di proliferazione "spontanea" e selezione darwiniana, dettati dalle
esperienze con l'ambiente, che lasciano sopravvivere quelli che stabiliscono le connessioni anatomiche
funzionali; inoltre, per tutta la vita i processi di sinaptogenesi (formazione di sinapsi) che scolpiscono
l'anatomia fine del cervello sono modulati da dinamiche di potatura selettiva e "rassodamenti" differenziali.
I due sistemi condividono non a caso alcune parole chiave. La prima è riconoscimento: sia il sistema nervoso
sia quello immunitario, infatti, riconoscono se stessi e i loro componenti come tali - il cosiddetto self - e
distinguono tutto ciò che gli è invece estraneo (non-self). È il motivo, ad esempio, per cui rigettiamo un
trapianto. E per entrambi i sistemi, la mancata «coscienza di sé», ovvero l'incapacità di differenziare il self dal
non-self, è causa di malattia: nel caso del sistema immunitario, ad esempio, è alla base dello sviluppo delle
patologie autoimmuni. Le patologie psichiatriche, in modo particolare le psicolosi, sono a loro volta frutto di
apprendimenti disadattativi condizionati da predisposizioni genetiche e da esperienze che sfavoriscono un
funzionamento integrato della coscienza del cosiddetto sé psicologico.
Un'altra parola chiave accomuna i due sistemi: memoria. Una proprietà, quest'ultima, fondamentale
ovviamente per il sistema nervoso centrale, ma anche per l'immunità. È infatti sulla base della memoria
immunologica che, se siamo vaccinati contro il virus dell'epatite B, il nostro sistema di difesa ci protegge
dall'epatite B ma non, ad esempio, dal virus dell'epatite A. E sempre sulla base della memoria immunologica,
se abbiamo contratto il morbillo, pur venendo a contatto con lo stesso virus non ci ammaliamo più.
Ricordiamolo sempre, ma soprattutto in questi tempi di propaganda delinquenziale contro i vaccini, che le
vaccinazioni sono una strategia sofisticata, efficace e sicura per comunicare con il sistema immunitario,
insegnandogli da quali patogeni proteggerci!
Fino a qualche anno fa si pensava che la memoria fosse una caratteristica della sola immunità specifica o
adattativa. In realtà, recenti studi stanno portando a un vero e proprio cambiamento di paradigma. È stato
dimostrato che anche l'immunità più primitiva, chiamata innata, che condividiamo con gli organismi
evolutivamente più semplici, ma che è assolutamente fondamentale anche per organismi complessi quali
siamo noi - come ha scoperto tra gli altri il Premio Nobel per la Medicina Jules Hoffmann, in autunno ospite di
Humanitas University in qualità di visiting professor - ha una forma di memoria. Il contatto con i microbi, ad
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neuroimmunologia
21/09/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 32
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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esempio quelli che ci accompagnano nel nostro intestino, viene «ricordato» e contribuisce a fare maturare le
cellule dell'immunità innata. Si tratta di una prospettiva nuova che potrebbe aprire a straordinarie opportunità
anche di tipo terapeutico. Mentre alla base dell'immunità adattativa, inclusa la memoria, vi è un
riarrangiamento strutturale dei geni che codificano per i recettori (anticorpi e recettori della cellula T), le basi
molecolari della «memoria» immunitaria innata sono probabilmente di tipo epigenetico: in sostanza mutano i
sistemi di regolazione dell'espressione di alcuni geni importanti per l'espressione e le interazioni delle
molecole dell'immunità innata. In qualche modo, dunque, questa «memoria» contribuisce a dare forma
all'intero sistema immunitario e potrebbe spiegare fenomeni ereditarietà dell'immunità acquisita, che in
passato erano stati usati impropriamente per sostenere la validità del lamarckismo in biologia.
Al di là delle similitudini e delle parole chiave condivise, sistema nervoso centrale e sistema immunitario
comunicano, inoltre, tra loro. Negli ultimi anni sono emerse conferme ed elementi esplicativi di fenomeni
"neuroimmunologici" già intravisti in passato. Ad esempio, mediatori del sistema nervoso della famiglia delle
ammine aromatiche - l'esempio più noto è l'adrenalina - sono stati isolati negli organi linfoidi, cioè lontano dal
sistema nervoso centrale e nel cuore del sistema immunitario. Inoltre, recentemente è emerso che il nervo
vago, importante elemento del sistema nervoso centrale, ha un importante ruolo nel controllo
dell'infiammazione sistemica che, se non correttamente governata, si traduce nella sepsi o shock settico, cioè
in un quadro clinico molto grave. Non dimentichiamo poi che le citochine, mediatori del sistema immunitario,
esercitano un controllo sui mediatori del sistema nervoso centrale causando febbre, sonnolenza e mancanza
di appetito, che si manifestano quando le nostre difese naturali si attivano per sconfiggere un'infezione.
Infine, nel cuore stesso del sistema nervoso centrale sono presenti cellule dell'immunità - chiamate microglia
- che appartengono alla grande famiglia dei macrofagi: queste cellule danno forma al sistema nervoso e
contribuiscono al suo funzionamento.
Per il futuro, la speranza - e la frontiera della ricerca - è che una sempre migliore comprensione dei segnali
di comunicazione fra questi due così importanti e complessi sistemi che convivono e rendono così
straordinariamente performante il nostro organismo possa tradursi non solo in nuove conoscenze, ma
soprattutto nello sviluppo di terapie innovative per molte malattie.
Humanitas e Università degli Studi di Milano
Sapienza Università di Roma
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notte dei ricercatori
Sogno, creatività, futuro: è il tema scelto per l'edizione 2014 della Notte Europea dei Ricercatori in calendario
venerdì 26 settembre, in contemporanea per tutto il continente Europa. 300 gli eventi in Italia e 22 città
coinvolte con decine di iniziative organizzate dagli enti di ricerca nazionali. Per informazioni e dettagli:
www.nottedeiricercatori.it
21/09/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 33
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Una casa per l'Alzheimer
Un milione di malati, tre milioni di famiglie italiane coinvolte nel pianeta Alzheimer e, purtroppo, previsioni
devastanti di allargamento dei numeri di una malattia drammatica che risale con metodo la catena dell'età e
colpisce pazienti sempre più giovani. «Se la reazione obbligata non può che essere nella ricerca, e sulla
proteina GDF 111 che parrebbe utile a invertire il processo degenerativo c'è qualcosa di più di una speranza,
la risposta dovuta oggi ai malati - dice Emmanuele Emanuele - è una sola: il rispetto per la persona che ha
perso la connessione con il proprio presente e gran parte del passato personale, familiare e collettivo della
vita». Per il presidente della Fondazione Roma, l'Alzheimer «mostra l'esistenza umana senza filtri, straziata,
senza consapevolezza alcuna di quello che si è stato, di quello per cui si è vissuto e combattuto. Mostra
uomini e donne spaventate che sono la metafora della grande paura dell'uomo contemporaneo, l'altra faccia
della turbolenza esistenziale e tecnologica in cui siamo immersi. Ed è gravissimo, e per me rappresenta la
demarcazione netta tra cosa è civile e cosa è incivile nel comportamento degli umani che il senno non
l'hanno ancora perduto, che i malati di Alzheimer vengano trattati senza il rispetto dovuto alla persona che
ciascuno di loro resta». Per questo la Fondazione costruirà a Roma, alla Bufalotta, un centro che si ispira al
"villaggio" olandese De Hogewyk a dieci minuti dalla cittadina di Weesp dove si tenta il recupero più con la
"terapia del ricordo" che con le medicine per cercare di ritrovare le coordinate della mente. Emanuele ha
avuto il via libera amministrativo in sei mesi (vero e proprio record a Roma, anche se manca ancora un
passaggio) ed è pronto a dare il via libera ai lavori per ospitare i primi 100 malati.
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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emanuele / fondazione roma
21/09/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Un'alleanza contro il dolore
Parte da Parma e coinvolge oltre venti centri ospedalieri il progetto Apod
Luigi Cucchi
Negli ospedali italiani, si continua a soffrire, quasi fosse un obolo da pagare per guarire. Secondo
l'Organizzazione mondiale della sanità il 90% del dolore può essere controllato nei pazienti ricoverati negli
ospedali. Da anni il problema è all'attenzione dei grandi organismi internazionali che si occupano di sanità ed
hanno promosso numerose campagne internazionali, tra cui una all'insegna di «Verso ospedali senza
dolore», per una cultura più attenta alla sofferenza. L'Italia nel passato ha avviato una sperimentazione in 20
ospedali. Si stima che il dolore possa essere oggi controllato efficacemente nel 90 per cento dei casi. La
medicina ha sviluppato la capacità di tenere sotto controllo il dolore nel 95% dei casi. Tutti i pazienti possono
ricevere trattamenti efficaci dalle strategie terapeutiche di cui disponiamo: interventi invasivi e non invasivi,
neurochirurgici e psicologici, una vasta gamma di farmaci. Il mondo medico tende però a respingere come un
insulto l'affermazione che il dolore dei pazienti sia trascurato. Di altra opinione sono molti pazienti: lamentano
che i propri dolori, grandi e piccoli, non siano presi in seria considerazione. É importante cercare indicatori
oggettivi. Da tempo si è affermato il criterio proposto dall' Oms: per valutare l'efficacia dei programmi di
controllo del dolore acuto in particolare quello da cancro - si deve considerare come indice il consumo
annuale di analgesici oppioidi. Rispetto a questo dato, l'Italia occupa uno degli ultimi posti in Europa.
Nonostante nove ricoverati su dieci accusino qualche forma di dolore e quasi la metà lo avverte «al limite
della sopportabilità», meno di un terzo dei paziente riceve cure contro il dolore. Non solo: l'80 per cento delle
persone che rivelavano dolore intenso e il 60 per cento di quelli che segnalano un dolore moderato, non
ricevono alcun trattamento efficace per tali sintomi. Le cause di dolore sono: interventi chirurgici (23,8%),
traumi (6,9%), procedure diagnostiche (6,7%), cancro (5,0%), ma nella maggioranza dei casi la causa è
andata persa (32,6%) . Ora un nuovo progetto: Ambulatory Pain Open Door (Apod) è stato lanciato
dall'azienda ospedaliera universitaria di Parma che, nello spirito della legge 38, intende sviluppare una rete di
cure palliative e terapia del dolore, e garantire la continuità assistenziale e terapeutica nel campo delle cure
antalgiche. Il progetto Apod mette in contatto diretto i medici di medicina generale con gli specialisti del
dolore: per favorire un dialogo più serrato fra la medicina territoriale e la specialistica, e per aiutare i medici di
famiglia a identificare più rapidamente il tipo di dolore avvertito dai pazienti. L'effettiva sviluppo delle Reti,
passa anche dall'instaurazione di un rapporto interpersonale, diretto, fra medici che operano negli stessi
distretti territoriali. In tal modo i medici sul territorio sapranno anche dove - e a chi - indirizzare i casi più
complessi. Parma, Firenze, Roma, Milano, Castelfranco Emilia, Modena, Verona, Vicenza, Napoli, Orvieto,
Palermo, Torino, Cagliari, Cremona, Bari e Genova, attraverso ospedali universitari, centri d'eccellenza e Asl
sono attivi nel progetto Apod, che si svilupperà in 3 fasi: un primo passo teorico, nel quale i centri specialistici
apriranno le porte ai medici di famiglia, per una sessione di formazione nella quale sarà illustrato il progetto.
Nella seconda fase il terapista del dolore affiancherà il medico di medicina generale nella visita ai pazienti. Si
termina con la fase applicativa e l'adozione in ambulatorio, nell'arco di 30 giorni, gli strumenti terapeutici
appresi, condividendo con lo specialista i dati sulla terapia consigliata.
Foto: OBBIETTIVO L'alleanza tra specialisti e medici sul territorio si propone di offrire la continuità
assistenziale e terapeutica nel campo delle cure antalgiche
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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OSPEDALI Una rete di specialisti e medici di famiglia
21/09/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:192677, tiratura:292798)
La psoriasi favorisce le malattie cardiache
Luisa Romagnoni
La psoriasi può essere una malattia molto invalidante. Le lesioni cutanee (o placche) che provoca (di solito su
cuoio capelluto, gomiti, ginocchia, regione sacrale e unghie), spesse ed estese, sono causa di prurito,
desquamazione e dolore. Una sintomatologia pesante che si associa ad un significativo deterioramento della
qualità di vita, sia da un punto di vista fisico che psicologico. Ma non solo. Anche se minimamente estesa
sulla superficie corporea, la psoriasi (patologia cronica infiammatoria della pelle e non infettiva), può essere
legata a comorbilità. Diversi studi hanno infatti dimostrato che, l'essere affetto dalla malattia, espone ad una
maggior incidenza della sindrome metabolica, quindi di obesità, diabete, patologie cardiovascolari (il rischio
per quest'ultime è triplicato nella popolazione più giovane). Di psoriasi ne soffrono circa 125milioni di persone
nel mondo e oltre 1milione e mezzo in Italia. Pazienti per i quali oggi, la ricerca studia nuovi approcci
terapeutici, capaci di agire in modo più rapido e persistente nel sollievo dai sintomi disabilitanti, determinati
dalla malattia. Lo sottolineano due studi clinici di fase III (Erasure e Fixture), pubblicati di recente sul New
England Journal of Medicine . É stata presa in considerazione una molecola, secukinumab, un inibitore
dell'interleuchina-17A, che ha rivelato elevata efficacia nel miglioramento dei sintomi della psoriasi a placche
(la forma più comune): più del 70 per cento dei pazienti trattati con secukinumab 300 mg, ha raggiunto una
risoluzione completa (indice PASI 100, un valore che corrisponde ad una cute completamente esente da
lesioni) o quasi completa (PASI 90), delle manifestazioni cutanee, nelle prime 16 settimane di trattamento.
«La pubblicazione sul NEJM dei due studi registrativi di Fase III che dimostrano un'efficacia sostenuta nel
tempo di secukinumab, è una conferma che questa terapia è ideale nella psoriasi», dichiara David Epstein,
division Head di Novartis pharmaceuticals. Questi dati, che costituiscono parte della documentazione a
supporto delle domande regolatorie, sono importanti, poiché le persone affette da questa malattia
disabilitante, hanno un forte bisogno di terapie efficaci.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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RICERCA
21/09/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Alla Mayo Clinic un computer indicherà le cure più efficaci
A Rochester, nel Minnesota, la Mayo Clinic e l'IBM hanno annunciato il lancio di un progetto pilota che vede
Watson, il computer cognitivo di IBM, abbinare con rapidità i pazienti alle cure cliniche più adeguate. È
attualmente in corso una fase di sperimentazione, con l'obiettivo di introdurre l'attività come pratica clinica
all'inizio del 2015. «In una malattia come il cancro - ove il tempo è un fattore essenziale - la velocità e la
precisione offerte da Watson ci permetteranno di sviluppare piani di trattamento individuali in modo più
efficiente per fornire esattamente la cura che le esigenze dei pazienti richiedono», ha dichiarato Steven
Alberts, primario di oncologia medica presso la Mayo Clinic. Gli studi clinici forniscono ai pazienti l'accesso a
terapie nuove ed emergenti, ma coinvolgere i pazienti nei test è una delle attività più difficili della ricerca
medica. Attualmente è un processo che viene fatto manualmente dai coordinatori clinici che si occupano,
attraverso le cartelle cliniche e le condizioni del paziente, di abbinarli a un determinato protocollo di studio. Al
momento, Mayo Clinic sta conducendo oltre 8.000 studi che coinvolgono l'uomo, oltre ai 170mila che sono in
corso in tutto il mondo.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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ROCHESTER
21/09/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 11
(tiratura:100000)
Chiara Daina
STUDIOSI E CAMICI: " MENO ESAMI, MENO FARMACI E PIÙ PREVENZIONE " Un sistema sanitario
efficiente non è solo una questione di tagli, come vorrebbe il governo Renzi che nelle scorse settimane ha
ventilato una nuova spending review da tre miliardi per la sanità italiana. Neppure un traguardo limitato alla
lotta agli sprechi e alla corruzione, che, ricordarlo non guasta, secondo il primo libro bianco Ispe sanità nel
2013 ha pesato per 23 miliardi di euro. La sanità virtuosa dovrebbe avere a che fare anche con un metodo di
remunerazione dei medici e del personale sanitario fondato sulla salute e sulla prevenzione piuttosto che
sulle prestazioni in caso di malattia, come accade da sempre. È QUESTA la proposta uscita dal workshop
organizzato dalla Fo n d a zione Allineare Sanità e S a l u te che si è tenuto ieri all ' Università degli studi di
Milano alla presenza di 200 persone, tra camici bianchi e responsabili di Asl di Piemonte, Lombardia, Veneto,
Friuli Venezia Giulia, Toscana e Lazio. " Sarebbe più conveniente se il medico di famiglia o lo specialista
fosse remunerato con delle quote basate sull ' età del paziente - spiega Alberto Donzelli, dirigente dell ' Asl di
Milano e membro del Consiglio direttivo della Fondazione - : dai 15 anni scatta un coefficiente di
moltiplicazione della quota per ogni anno di longevità. In questo modo, il medico avrà tutto l ' interesse a
garantire il benessere del paziente " . In pratica, meno esami, meno farmaci inutili e più attenzione a uno stile
di vita sano e sicuro. " Il dottore sarà più incentivato a dispensare consigli per una dieta equilibrata, lo
svolgimento di attività fisica, l ' utilizzo del casco e delle cinture e a proibire il fumo. Oggi le priorità sono
sempre altre " . Come la prescrizione facile di farmaci, di tac e risonanze magnetiche, e l ' abbassamento
delle soglie di diabete o ipertensione, tanto per fare due esempi. Senza contare il fenomeno del disease
mongering , cioè l ' invenzione di malattie (come calvizie, menopausa, tristezza da lutto e la sindrome delle
gambe irrequiete) per favorire l ' ingresso di nuove medicine e fare così gli interessi delle industrie del
farmaco.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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Come salvare la Sanità senza tagli lineari
21/09/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Il 2014 tra gli anni più difficili per i pazienti L'assistenza ai nuclei colpiti e l'avvio del progetto della prima
Biobanca nazionale sulla malattia tra gli obiettivi di Arisla
EMANUELA VINAI
Lo straordinario successo dell'Ice bucket challenge non si è esaurito ai primi freddi d'autunno e la VII
Giornata nazionale della Sla che si celebra oggi coinvolgendo 120 piazze italiane lo dimostra. «Solo gli Usa
hanno raccolto 113 milioni di dollari, ma, soprattutto, le secchiate d'acqua gelata hanno lasciato la
straordinaria presa di coscienza planetaria che la Sla esiste, creando così le premesse per molte altre
azioni», commenta Mario Sabatelli, neurologo, presidente della commissione medico-scientifica di Aisla,
l'Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica. Grazie al coinvolgimento di migliaia di persone in tutto il
mondo la raccolta fondi per questa grave patologia ha toccato vette difficilmente raggiungibili per una malattia
rara. I malati di Sla in Italia sono oltre 6mila e, ad oggi, ancora senza cura. Il 2014 è stato un anno
particolarmente difficile per le persone con Sla e per le loro famiglie, denuncia l'Aisla: si sono infatti ridotte le
risorse per il sostegno all'assistenza domiciliare dei malati, provenienti dal Fondo per la non autosufficienza
del ministero della Salute. «Le onlus e tutto il Terzo settore, attraverso la collaborazione con le istituzioni
nazionali e locali, possono fare moltissimo per ascoltare le necessità dei malati di Sla e per migliorare la
qualità della loro vita con aiuti concreti», ha dichiarato Massimo Mauro, presidente di Aisla. «ln 31 anni di
attività la nostra associazione, grazie ai volontari e alla generosità di tante persone incontrate anche in
occasione della Giornata nazionale, ha potuto dedicare all'assistenza dei malati 1,3 milioni di euro e oltre 5
milioni alla ricerca scientifica sulla patologia». Grazie appunto al successo della campagna virale di
quest'estate, l'Aisla ha raccolto finora più di 1milione e 800mila euro e una tale iniezione di fondi lascia
positivamente sbalorditi e apre una serie di prospettive per il futuro. Le possibilità di utilizzo saranno vagliate
nel corso dei prossimi giorni. «Ci sono molte idee ma ancora non è stato definito nulla di preciso», fanno
sapere dall'Aisla; «a breve saranno resi noti i progetti cui saranno destinati i fondi». Oltre a finanziare i bandi
di progetti dell'Arisla, la fondazione dedicata a seguire la ricerca, le disponibilità liquide serviranno per
finanziare l'assistenza ai malati e alle famiglie e a dare vita al progetto della prima Biobanca nazionale
dedicata alla Sla, in grado di raccogliere un numero ampio di tessuti e campioni biologici e di rendere quindi
più efficace il lavoro dei ricercatori. Di sicuro, i soldi arrivati «saranno utilizzati in maniera efficace, efficiente e
trasparente - garantisce Sabatelli - perché nella ricerca più idee si testano e più probabilità ci sono di trovare
soluzioni. Testare costa, oggi ci sono più soldi che aumentano le possibilità di riuscita». La Sla è una malattia
neurodegenerativa multifattoriale, determinata cioè dal concorso di più circostanze e resta una malattia che a
volte è molto difficile da diagnosticare. La ricerca in questo settore resta fondamentale e anche la Società
italiana di neurologia (Sin) sottolinea il ruolo della ricerca scientifica e l'importanza dell'assistenza ai pazienti.
«Teniamo aperta la speranza, perché la ricerca viaggia con la speranza - dichiara Adriano Chiò, coordinatore
del Centro Sla del dipartimento Neuroscienze Ospedale Città della salute e della scienza di Torino -.
Dobbiamo pensare ad approcci diversi di terapia, dato che più si approfondisce questa malattia e più si vede
quanto è complessa», precisa il neurologo. «La vera punta avanzata della ricerca è sezionare tutte le cause
che differenziano la Sla in tipologie diverse, andando così verso lo studio di terapie geniche personalizzate».
Per ottimizzare la sperimentazione, visto anche la scarsità di pazienti per singolo centro che rende difficile
iniziare ricerche a largo raggio, la soluzione è unire le forze: «Negli ultimi 3-4 anni - conclude Chiò - si è
assistito alla nascita di grandi consorzi internazionali in Europa e negli Usa che lavorano insieme cercando di
capire come combinare risorse, capacità, idee». L'elenco aggiornato delle piazze protagoniste della VII
Giornata nazionale sulla Sla è consultabile sul sito www.aisla.it.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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Sla, 120 piazze mobilitate per alimentare la speranza
21/09/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:105812, tiratura:151233)
È la Giornata mondiale In Italia i malati sono 600mila
Il nostro Paese in prima linea sul fronte della ricerca scientifica. Risulta sempre più decisiva la diagnosi
precoce della patologia che ha costi socio- sanitari elevatissimi
Le cifre sono da brivido (25 milioni di persone colpite nel mondo, oltre 600mila in Italia) con conseguenti costi
sanitari e sociali che rischiano di mettere in ginocchio i sistemi sanitari di tutto il mondo. Ma uno scacco
all'Alzheimer è possibile, partendo dalla prevenzione e dalla diagnosi precoce di questa malattia, la più
comune forma di demenza. Indispensabili sono i continui progressi della ricerca scientifica, che in questo
campo ha fatto passi importanti negli ultimi anni aiutando a comprendere i meccanismi con cui evolve la
patologia e a realizzare percorsi di cura all'avanguardia. Questi i temi che saranno affrontati oggi, in
occasione della Giornata mondiale dell'Alzheimer. Sebbene non esista una terapia definitiva per combattere
questa malattia, una diagnosi precoce è possibile con tecniche di imaging potentissime e sempre più
accurate. «La risonanza magnetica o la Pet - spiega infatti il professor Carlo Ferrarese, direttore scientifico
del Centro di Neuroscienze dell'Università di Milano-Bicocca - sono strumenti potentissimi in grado di
effettuare una diagnosi precoce o addirittura preclinica della malattia di Alzheimer. Effettuare la diagnosi
precoce della malattia risulta fondamentale per alcune strategie terapeutiche». Alla diagnosi precoce è
dedicato anche «la più grande iniziativa di ricerca sulle malattie neurodegenerative mai creata», ovvero
"Actifcare" (ACcess to TimelyFormal Care): si tratta di un progetto europeo di programmazione congiunta
nell'ambito delle malattie neurodegenerative che parla anche italiano, in quanto sono direttamente coinvolti
l'Unità operativa Alzheimer-Centro per la memoria dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Centro
San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia, il Servizio di statistica medica & Information technology della
Fondazione Fatebenefratelli per la ricerca e la formazione sanitaria e sociale di Roma e la Clinica neurologica
dell'Università di Brescia. L'obiettivo del progetto, finanziato anche dal ministero della Salute, e lanciato nelle
scorse settimane a livello europeo, è favorire le sinergie tra i Paesi del Vecchio continente per l'identificazione
delle cause e lo sviluppo di trattamenti e cure per i pazienti affetti da malattie neurodegenerative: in breve,
abbreviare i tempi di diagnosi. Dal punto di vista terapeutico destano poi attenzione e interesse alcune novità
in fase di sperimentazione, che andrebbero ad agire sulla proteina beta amiloide che si deposita nel cervello
delle persone affette da Alzheimer, bloccandone l'accumulo, inibendone la produzione o rimuovendola con
anticorpi, mentre dal punto di vista dell'assistenza stanno prendendo sempre più piede gli "Alzheimer Café",
oltre 100 in Italia secondo una mappatura di FederAlzheimer (organizzazione nazionale di volontariato
dedicata alla promozione della ricerca medica e scientifica sulle cause, sulla cura e sull'assistenza per la
malattia di Alzheimer), luoghi pubblici che sono un punto di incontro per i pazienti, i loro familiari e le figure
professionali.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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Alzheimer.
21/09/2014
Il Gazzettino - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Chirurgo denunciato per una maxi-evasione
La Finanza contesta una dichiarazione infedele per 2,6 milioni Il dottor Cattelan: «Sbagliano, mi hanno
trattato come Riina»
La Guardia di Finanza lo accusa di un'evasione milionaria. Lui, chirurgo plastico cinquantunenne con Centri
medici in Veneto e Friuli, si difende: «Mi hanno trattato come fossi Totò Riina. Ma quale evasione, tutto quello
che guadagno lo reinvesto nella mia attività». Per ora l'unica certezza è il sequestro di un appartamento e di
un garage a Conegliano, dove il medico Alessandro Cattelan vive, e di un altro mini appartamento a Padova.
La Guardia di finanza non ha dubbi, come ha messo nero su bianco in un comunicato stampa nel quale parla
di un affermato chirurgo plastico che dichiarava redditi di qualche migliaia di euro, ma aveva centinaia di
clienti che visitava e operava negli studi medici di Pordenone, Conegliano, Padova e Lodi. Uomini e donne
che inseguono il sogno della bellezza eterna e della magrezza tanto in voga anche in tempo di crisi. Cattelan,
una laurea in medicina all'Università di Padova e una specializazzione cum laude in Chirurgia Generale a
Modena, nei suoi Centri medici Aurora offriva iniezioni di botulino, di acido ialuronico, ma anche veri e propri
interventi di mastoplastica o lifting. Un giro d'affari, secondo la Finanza, di un migliaio di pazienti-clienti che lo
hanno portato, dal 2009 al 2013, a evadere anche nelle vesti di dietologo, 2,6 milioni di euro. Dietologo. Già.
Perché il dottor Cattelan offre anche consulenze per dimagrire, commercializzando "prodotti utilizzati per
finalità dietetiche ed estetiche i quali - è l'accusa della Gdf - l'Azienda del farmaco qualifica come medicinali
che pertanto potevano essere venduti solo nelle farmacie". «Macchi farmaci - tuona arrabbiato Cattelan -. È
una vita che dico che non si dimagrisce con i farmaci ma con una corretta alimentazione. I prodotti che ho
acquistato li ho comperati da una azienda che li vende in tutta Italia». Secondo le Fiamme Gialle Cattelan ha
fatto una dichiarazione infedele e dovrà rispondere anche di esercizio abusivo della professione per aver
venduto gli integratori-farmaci. «Mi hanno trattato come Riina. Io e mia moglie siamo stati svegliati alle 6.30
da quattro uomini che ci hanno fatto vedere i tesserini della Guardia di Finanza e l'atto di perquisizione.
Contemporaneamente altri quattro uomini sono andati nei centri medici e tre a casa di mia madre
settantenne. Un vero blitz come fossi un criminale per cercare contabilità parallela che non hanno trovato». ©
riproduzione riservata
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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PERQUISIZIONI Fiamme Gialle durante una verifica (archivio)
21/09/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 7
(diffusione:24728, tiratura:83923)
«Yes», vinceremo la prossima volta
Tariq Ali
Il risultato scozzese farà felici gli unionisti di ogni sorta, dagli orangisti ai tories, fino ai laburisti. Il Regno Unito
è salvo. Hanno vinto di 400.000 voti. Non un grande trionfo: una vittoria tuttavia, e la sconfitta del movimento
indipendentista. Attendo i dati definitivi su età, genere e classe prima di commentare questi aspetti, ma la
storia non finisce qui. La loro vittoria è stata resa possibile da un Project Fear («Progetto Paura», ndr ) che ha
richiesto una campagna mediatica di feroce intensità che sarebbe piaciuta a Goebbels. Riporta alla memoria
le recenti offensive in Sudamerica, ma lì avevamo vinto nonostante l'opposizione del 99% dei mezzi
d'informazione. Anche qui i media hanno avuto il sostegno di una violenta campagna delle grandi aziende,
banchieri in testa, e tutti i partiti mainstream. Nonostante ciò, il voto per l'indipendenza era quasi al 45% e a
Glasgow e Dundee ha ottenuto la maggioranza. Quanto la memoria sia corta di questi tempi lo dimostra
l'elevazione di Gordon Brown a salvatore dell'Unione. Buona la sua performance a base di lacrime di
coccodrillo per quell'Nhs che lui e Blair avevano già cominciato a privatizzare e indebolire con dubbie
iniziative finanziarie private. Il ministro della Sanità del New Labour Alan Milburn ora lavora per l'industria
farmaceutica, in un'azienda che aveva aiutato da ministro! Che succederà ora? Cameron userà la vittoria per
presentarsi come il salvatore dell'Unione e non del tutto a torto. Dopo tutto il Project Fear è stato lanciato a
Downing Street con Nick Clegg ed Ed Moribund (Miliband, ndt ) costretti a servire da paggi. Allo stesso tempo
Cameron porterà avanti (con le misure della devo-max) una legge che squalificherà i deputati scozzesi dal
votare su questioni inglesi. Questo manterrà i Tories uniti, lo Ukip felice e il Labour fregato. Niente più carne
da cannone scozzese per i voti di Westminster sulla finanziaria! In Scozia il Snp farà un intenso esame di
coscienza. Come avranno fatto a perdere nelle loro roccaforti? Non si saranno impegnati abbastanza?
Salmon (senza la «d», ndt ) dovrebbe lasciare e subentrargli Sturgeon? Salmond ha dato le dimissioni. è
stata una decisione onorevole e a novembre il Snp eleggerà un nuovo leader che con ogni probabilità sarà
Nicola Sturgeon. che dovrà fare un'autopsia rigorosa. A sinistra la vivace e non settaria Radical
Independence Campaign ha lottato bene. È importante conservare e rafforzare una corrente come questa
nella politica scozzese per perorare la causa di una Scozia diversa, e questo significa tenere unito il
movimento. La Scozia radicale non scomparirà, e qui il modello non dovrebbe essere alcuna regressione ai
comprovati fallimenti della sinistra socialista ma più qualcosa di simile al Podemos spagnolo. Vi saranno
tristezza e demoralizzazione ed è perfettamente comprensibile, ma non durerà a lungo. La politica britannica
sta peggiorando, non migliorando. La paura conduce alla passività e anche se in questo caso gli unionisti
sono riusciti a portare alle urne i timorosi, potrebbero non riuscirci di nuovo. La speranza porta all'attività e
questo è ciò che la campagna per l'indipendenza ha rappresentato. Vinceremo la prossima volta. traduzione
di Leonardo Claus i
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VISTA DA SINISTRA
21/09/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Latorre: «Così Girone mi ha salvato»
CHIARA GIANNINI
Lui che si accascia al suolo, la compagna Paola che subito capisce cosa sta succedendo e chiama il collega
Girone. Salvatore che lo carica sulle spalle per portarlo «in ospedale senza perdere tempo». E poi i soccorsi
immediati del medico, il dottor Raieev Ranian, «un angelo custode» che gli inietta la medicina miracolosa e
gli salva la vita. Massimiliano Latorre parla per la prima volta dopo il suo rientro in Italia. Ed è un fiume in
piena affidato (...) segue a pagina 13 segue dalla prima (...) alla sua pagina Facebook. C'è tutto, nella lettera
confessione. I momenti della paura e l'angoscia di quando si è sentito male, i ringraziamenti a chi gli è stato
vicino e una frecciata a chi non l'ha fatto, il racconto dei soccorsi, l'amicizia con Salvatore. E poi l'amore per
Paola, la compagna che da quasi tre anni sa stargli accanto nonostante i sacrifici, le difficoltà, le distanze
fatte di nottate a parlare via Skype divisi da viaggi aerei stremanti e da una costrizione della quale l'Italia
intera non sa ancora darsi una ragione («Paola ha subito capito cosa mi stesse accadendo», scrive il marò
raccontando gli attimi del malore). Massimiliano, ora che si guarda indietro, non risparmia parole per
ringraziare tutti coloro che lo hanno aiutato e supportato dallo scorso 31 agosto, giorno in cui è stato colpito
dall'ischemia cerebrale. Tutti, anche quelli che non hanno «avuto il coraggio di fare neanche una telefonata»,
scrive senza riferimenti espliciti. Ma con parole chiare. Ed è impossibile non leggere, tra le righe, il desiderio
di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. E Latorre lo fa con eleganza, senza affondare il colpo. Anzi, dice:
«Capisco e non ne sono turbato, quando volete, sapete dove trovarmi. Io non ho mai portato rancore a
nessuno, sono così per carattere». La lettera poi prosegue con la descrizione dell'arrivo veloce del ministro
della Difesa, Roberta Pinotti, «che si è letteralmente catapultata a New Delhi» puntualizza «per farmi sentire il
suo affetto» e del Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, «sempre vicino e
presente». Il malore, poi il lento recupero. Il marò racconta e si racconta. «Il comandante Mendicini, i dottori
Caruso e Marrocco. Con umanità e simpatia hanno esaminato la mia situazione e vigilato sui trattamenti
ricevuti». E ancora. Il rientro, poi le terapie che sta facendo: «Capo Nasole, Capo Morabito e tutta l'equipe
medica dell'ospedale di Taranto quotidianamente mi aiutano e rendono possibile la mia riabilitazione e il
colonnello Sirimarco e i carabinieri di Taranto vigilano su di me ogni giorno». Finalmente a casa, «circondato
dall'affetto di amici, parenti e figli», il fuciliere di Marina si sta riprendendo pian piano (potrà restare in Italia a
curarsi per quattro mesi, poi dovrà tornare a New Delhi: il processo intanto proseguirà con una nuova udienza
il 14 ottobre). «Sono rientrato sul suolo patrio da una settimana, ma mi sembra solo ieri. Mi rendo conto che
molte cose sono cambiate, a cominciare dalla mia salute e nonostante le sedute di fisioterapia mi rendo conto
che lunga e tortuosa sarà la strada che spero mi consentirà di tornare un uomo simile a quello che ero fino al
31 agosto». Latorre ha buone parole anche per i giornalisti, che definisce «amici. Hanno recepito il mio
appello affinché privacy e discrezione prevalessero sgombrando immediatamente il campo». E poi ringrazia
«i diplomatici e la comunità italiana». Le parole più sentite, però, Max le rivolge al collega Salvatore: «Il suo
rientro è da me atteso come uomo, come amico, ma anche come capo team che sente costantemente la
responsabilità dei propri uomini». E non dimentica ciò che insieme alla moglie Vania hanno fatto per lui e
Paola «durante quella terribile settimana passata in ospedale». Quello di Max, lo dice lui stesso, è «un grazie
a metà», ma a giudicare dai commenti al suo post l'Italia lo ha recepito nella sua interezza. «Ti auguriamo di
guarire presto, Leone», gli scrive qualcuno. Max ce la sta mettendo tutta: «Pmpt», conclude. «Per Mare e per
Terram», come un vero leone del San Marco.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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Il marò racconta gli istanti drammatici dell'ischemia
21/09/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:125215, tiratura:224026)
I consigli dei diabetologi per risparmiare
LARA LUCIANO
È ormai un 'tormentone' quasi quotidiano: «bisogna ridurre la spesa». E su questo versante si sdono mossi
anche gli esperti della Società Italiana di Diabetologia (SID), con l'obiettivo di individuare e tagliare gli sprechi
in sanità - e in diabetologia in particolare - per offrire un'assistenza moderna e di alto livello alle persone con
diabete che vivono in Italia. A cominciare dagli inibitori di pompa protonica, al primo posto come voce di
spesa complessiva per il SSN e sicuramente non indispensabili per tutti quelli che li assumono, per finire agli
esami di laboratorio, in molte circostanze prescritti con troppa superficialità e con automatismi che
andrebbero eliminati. Solo per i dosaggi della vitamina D si stima che si spendano in Italia 15-20 milioni di
euro l'anno, pari ad un 1/3 del tetto di spesa stabilito dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFa) per i DPP-4
inibitori. Ridurre le prescrizioni improprie di farmaci e di esami di laboratorio e strumentali significa liberare
risorse per cogliere le opportunità fornite dall'innovazione e per fornire prestazioni sanitarie al passo coi tempi
e complessivamente migliori. E finalmente, dopo anni di confronti anche tesi, società scientifiche dell'area
diabetologica, Ministero della Salute e AIFa stanno cominciando ad affrontare questo tema con una visione
comune. Gli esempi più recenti, dopo la stesura congiunta del Piano Nazionale Diabete, sono i riconoscimenti
ricevuti per i recentissimi Standard Italiani per la cura del diabete, le interazioni per definire un algoritmo
terapeutico condiviso, la revisione dei criteri prescrittivi delle terapie basate sulle incretine, che riammette alla
rimborsabilità l'associazione dei DPP4 inibitori con insuline basali. Lo scorso mese di luglio la SID, insieme
all'Associazione Medici Diabetologi (AMD), ha inviato all'AIFa una lettera contenente ulteriori riflessioni in
merito alle attuali norme sulla rimborsabilità delle incretine. «Fra l'altro, facevamo presente che, nella maggior
parte dei casi, l'alternativa all'associazione incretina+insulina basale è la terapia insulinica basal-bolus racconta il professor Enzo Bonora, presidente della SID - e che tale complessa strategia terapeutica,
sommando il prezzo di rimborso del farmaco al prezzo di rimborso dei dispositivi (strisce per il monitoraggio
glicemico, lancette e aghi), costa in media 600 euro in più all'anno per paziente, rispetto all'associazione
insulina basale+inibitore DPP-4 e circa 200 euro in più all'anno, se confrontata con l'associazione insulina
basale+agonista recettoriale GLP-1. Questo significa in pratica che, ogni 1000 pazienti trattati con inibitore
DPP-4+insulina basale invece che insulina basal-bolus si risparmiano 600 mila euro all'anno e ogni 1000
pazienti trattati con agonista recettoriale GLP-1+insulina basale, anziché insulina basalbolus, si risparmiano
200 mila euro».
Foto: Enzo Bonora, presidente della SID
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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SPESA SANITARIA E TAGLI. Gli interventi 'mirati' proposti dalla Società Italiana di Diabetologia SID
21/09/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Oms: vaccinarsi contro l'influenza in arrivo
(E. S.)
L'influenza, i vaccini e la prevenzione delle infezioni virali emergenti al centro del dibattito europeo durante
The Fifth ESWI Influenza Conference, chiusa ieri a Riga. lo stato di avanzamento delle linee guida europee
per la vaccinazione dell'adulto e dell'anziano, che vedono la partecipazione di della European Society for
Clinical Microbiology and Infectious Diseases (ESCMID), della World Association for Infectious Diseases and
Immunological Disorders (WAidid) e della European Union Geriatric Medicine Society (EUGMS), sono state
illustrate dalla professoressa Susanna Esposito, coordinatrice del Gruppo Vaccini dell'ESCMID e Presidente
della WAidid. Novità della prossima stagione 20142015 sarà l'avvio in tutta Europa, Italia inclusa, di studi
clinici sull'efficacia dei nuovi vaccini influenzali quadrivalenti - già in commercio dallo scorso anno negli Stati
Uniti - che, rispetto ai vaccini trivalenti attualmente sul mercato in Europa, hanno il vantaggio di offrire
protezione contro due ceppi di virus influenzale B (il virus B della linea Victoria e quello della linea
Yamagata). Inoltre, si svolgeranno ricerche per la migliore definizione dei correlati di protezione dei vaccini
influenzali e per il tentativo di sviluppare un vaccino influenzale universale. Redazione:
[email protected]
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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Riga. La raccomandazione dalla '5th Influenza conference' ESWI
20/09/2014
TOP - N.38 - 25 settembre 2014
Pag. 54
"PICCOLI" LAVAGGI SICURI
I laboratori Fiocchi di Riso Happybimbo sono da sempre impegnati nella diffusione di una corretta igiene per i
bambini. In particolare promuovono una campagna informativa contro I'1,4-Diossano, una sostanza a rischio
tumorale nascosta spesso nei detergenti per bimbi. Per sostenere quest'iniziativa fino a fine mese si possono
acquistare nelle farmacie aderenti quattro detergenti della linea Bagno Fiocchi di Riso (tra cui il
Bagnoschiuma Sa di Me) al prezzo di due. Per info: www.fiocchidiriso.com
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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NEWS
20/09/2014
Elle - N.10 - ottobre 2014
Pag. 85
(diffusione:100000)
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/09/2014
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BEAUTY
20/09/2014
Elle - N.10 - ottobre 2014
Pag. 85
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luogo esclusivo per la cura del sé.
VITA IN FARMACIA
22 articoli
21/09/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 3
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Emergenza profughi in Centrale «Un appello a medici e pediatri»
Pediatri, medici, personale sanitario. Tutti coloro che potrebbero dare una mano per affrontare l'emergenza
della Centrale. L'appello arriva da Pierfrancesco Majorino e Marco Granelli, rispettivamente l'assessore alle
Politiche sociali a alla Sicurezza: «Facciamo un appello a tutti i pediatri e medici disponibili a darci
volontariamente una mano, per intensificare la presenza in Stazione Centrale, specialmente a tutela dei
bambini in arrivo». Situazione drammatica. «Lo facciamo - proseguono i due assessori - consapevoli del
carico di lavoro straordinario che spessissimo sta già sulle spalle dei medici. È, dunque, un appello, il nostro,
rivolto nel nome del senso civico, della generosità». Il Comune punta anche il dito contro Governo e Regione:
«I flussi migratori, infatti, continueranno ed oggi, per responsabilità della linea poco chiara del Governo, non è
affatto prevedibile il sistema nazionale nel quale saranno inseriti (o come ora, non inseriti) i migranti che
arrivano dalla Siria o dall'Eritrea, per andare verso altre città d'Europa. Inoltre, la Regione, sul tema del
presidio sanitario permanente, continua a non scegliere. Quindi, siamo costretti a chiedere una mano ai
volontari e all'associazionismo che opera in campo medico un ennesimo sforzo per rendere più efficace
l'azione di assistenza a chi arriva, anche a tutela dei cittadini milanesi e di chi si trova in stazione».
La replica, dopo le polemiche dei giorni scorsi sui bambini che dormivano per terra in stazione, arriva dall'ex
vicesindaco, Riccardo De Corato: «I controlli sanitari sugli immigrati e le visite mediche soprattutto sui
bambini che arrivano nel nostro Paese devono essere disposti prima di ogni altra cosa, appena costoro
sbarcano sulle coste italiane e non quando sono a Milano, Torino, o chissà dove, dopo aver attraversato
l'Italia. Invece, il Comune fa sapere che sta cercando medici e pediatri volontari per assistere, in Stazione
Centrale, gli immigrati in arrivo a Milano. È importante che ci sia questo supporto sanitario anche a Milano,
ma rischia di essere inutile se questi bambini non vengono visitati subito dopo lo sbarco».
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Foto: Comune Pierfrancesco Majorino è assessore comunale alle Politiche sociali
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
46
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Immigrazione Majorino e Granelli: servono volontari
21/09/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 9
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Tribunale, avvocati e giudici: «Non chiudete l'ambulatorio»
Dopo vent'anni è destinato a chiudere tra le proteste l'ambulatorio medico del Palazzo di giustizia. L'ultimo
giorno di apertura - salvo ripensamenti- sarà il 30 settembre.
La decisione è dell'Asl di Milano. «Ci hanno chiesto di pagare l'affitto - spiega il direttore sanitario, Enrico
Bolzoni -. Ma è una spesa che non troviamo giustificata perché, dati alla mano, l'ambulatorio è poco
utilizzato. Di qui la scelta di chiuderlo».
La stanza si trova al primo piano del Palazzo di Giustizia, di fronte agli uffici dell'Ordine degli avvocati. Tutti
dispiaciuti per la decisione: «È spiacevole vedere eliminare un servizio per una questione economica - dice
Paolo Giuggioli, presidente dell'Ordine -. La cifra chiesta è risibile: si tratta, infatti, di 10 mila euro».
Sta partendo anche una raccolta di firme, un'iniziativa appoggiata dai sindacati e da gruppi di lavoratori della
Tribunale, convinti della necessità di avere un presidio medico all'interno della struttura, dove ogni giorno
vivono o sono di passaggio migliaia di cittadini.
La questione è seguita dalla Commissione manutenzione del Tribunale, a cui sarebbe piaciuto trasferire
l'ambulatorio medico dal 1° piano al pianterreno, anche per renderlo più accessibile. Ma niente. «Abbiamo
esaminato i dati dell'attività annuale - insiste Bolzoni -. L'ambulatorio è utilizzato soprattutto per farsi misurare
la pressione. E non ci risultato più di 200 visite l'anno. E, oltretutto, dovremmo pagare pure l'affitto. Meglio
chiudere».
Avvocati e pm stanno cercando di convincere l'Asl a cambiare idea. L'incarico di medico dell'ambulatorio è da
20 anni di Gildanna Marrani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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La stretta L'Asl: poche visite, inutile pagare l'affitto. Vent'anni di attività
21/09/2014
Corriere della Sera - Roma
Pag. 12
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Giovanna Pari
ATAC /1
Parioli, 90 minuti per 3 km
Ancora sull'abolizione delle linee che servivano i Parioli. Leggo la risposta dell'Atac di qualche giorno fa sul
riordino delle linee (abolizione del 926, nuovo percorso del 52): bella parola la razionalizzazione, ma la zona
di largo Pizzetti è rimasta completamente scoperta. Fino a metà luglio con il 52 si arrivava a Largo Chigi
direttamente; oggi (giovedì 11 settembre, ore 18,00) attesa di 40 minuti a Largo Chigi; bus 53 stracarico, in
via Pinciana cambio, attesa del 910 per via Antonelli 15 minuti. Totale per circa 3 Km: un'ora e mezzo!!
Prima, da largo Pizzetti a Piazza Augusto Imperatore si arrivava con il 926; ora, come suggerisce il sito per
chi desidera solo mezzi di superficie, occorre prendere il 910, poi il 19, e infine il 628. E la chiamano
razionalità?
ATAC /2
Qualche proposta per i bus
A sostegno della revisione delle linee Atac propongo di prolungare la linea 16 da via Palestro in via XX
Settembre verso Porta Pia, Corso Italia,Via Morgagni, Via Bari, Piazza Lecce, Via Catanzaro, Via Ravenna,
Viale XXI Aprile, Via Santa Costanza, Piazza Istria con capolinea a Via Bressanone. Con la modifica
proposta, andrebbe soppresso il 61, sostituito nel medesimo percorso dal 16, 542 e 544. Si libererebbe via
XX Settembre dal capolinea del 16 e viale Washington dal 61.
Antonio Coppi
ATAC /3
Percorsi «fermi» da 2 anni
Il percorso del 445 e 542 su viale XXI Aprile, Piazza Gnoli, Via Barracco e Piazza Marucchi va assolutamente
ripristinato in entrambi i sensi.La deviazione su via Nardini e via Giorgi e nell'altro senso su via Corvisieri era
dovuta al cantiere per la Metro B1, lavori terminati da due anni! Atac cosa sta aspettando ?
Lettera firmata
Alberi da ripiantare
Un cedro per piazza Galeno
Si potrebbe domandare al Servizio Giardini del Comune se il cedro caduto a piazza Galeno una decina di
anni fa ( ma forse da più tempo) si può considerare secco? E' anche diventato un cenotafio per un caduto
della strada! E' per questo che non viene sostituito?
Serena M. Cecchini
BALDUINA
Una farmacia «amica»
In zona Balduina c'è un'ottima farmacia in Via Livio Andronico 8: è aperta dalle 8 alle 20, da lunedì a sabato,
ininterrottamente. Ma non sono solo i comodissimi orari ma il personale che ci lavora, farmacisti e non che
,con il loro modo di fare affabile unito all'estrema competenza e cortesia, rendono l'ambiente piacevole e
tranquillizzante.
Si possono fare anche vari esami tra i quali elettrocardiogramma e alcune analisi a prezzi davvero contenuti.
Roberto Cannavò
Aziende
Sempre «guasti tecnici»?
Nella rubrica «Ci pensa il Corriere», sulla pagina «Lettere al Corriere della Sera», la spiegazione del fatto
lamentato, la cui risoluzione è sempre o quasi dovuta all'intervento del quotidiano, è invariabilmente
accompagnata da una motivazione stucchevole e indisponente: il cosiddetto disguido tecnico, e simili poco
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
48
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La nostra posta
21/09/2014
Corriere della Sera - Roma
Pag. 12
(diffusione:619980, tiratura:779916)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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credibili giustificazioni. Ora, dal momento che i disguidi tecnici statisticamente avvengono molto di rado da
soli, c'è da scommettere che nella maggior parte dei casi citati si è trattato molto più banalmente di errori
umani, per incompetenza, incuria, superficialità o omissione di atti di ufficio, sicché le società fornitrici di
servizi più frequentemente chiamate in causa sarebbero più credibili se non si nascondessero dietro al
paravento dell'asserito disguido tecnico ma ammettessero l'avvenuto errore umano, impegnandosi a
sanzionarlo.
Antonio Benazzo
21/09/2014
La Repubblica - Bari
Pag. 2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Favori al clan Parisi l'Asl passa al setaccio tutti i documenti sulle invalidità
Il sindaco Decaro chiede gli atti alla procura "Se non ci sono le condizioni, interverremo" Sotto osservazione i
lavori della commissione esaminatrice
ANTONELLO CASSANO FRANCESCO PETRUZZELLI
DALL' ASL, che promette verifiche sulle commissioni invalidi civili, al Comune di Bari che chiederà gli atti alla
Procura. Scattano i controlli sulle false pensioni di invalidità, case popolari e cure gratis di cui usufruiscono i
fratelli del boss Savino Parisi. «Da lunedì faremo verifiche su quelle pensioni di invalidità».
Il direttore generale dell'Asl Bari, Domenico Colasanto, ha intenzione di avviare un monitoraggio in tempi
brevi. «Al momento non ci sono le condizioni per stabilire a quale epoca risalgano quei riconoscimenti di
invalidità - ammette il dg- anche perché le commissioni invalidi civili godono della più ampia autonomia per
legge. Ma da lunedì potremo verificare in quale periodo siano state autorizzate queste invalidità. La legge
consente il ricontrollo ed eventualmente la revoca delle pensioni. Nel caso fosse tutto confermato, vorrà dire
che quella commissione che ha concesso le invalidità ha commesso un illecito penale». Colasanto assicura
anche piena disponibilità nei confronti della magistratura che sul caso ha già aperto un'inchiesta: «Se c'è un
dubbio da parte degli inquirenti, la Asl ha tutto l'interesse a collaborare e rivedere quei giudizi».
Sul caso vuole vederci chiaro anche il Comune di Bari. Non usa giri di parole il sindaco Antonio Decaro:
«Faremo immediatamente una nota alla Procura della Repubblica per avere gli atti e capire il da farsi. Se le
carte non arriveranno, aspetteremo la chiusura delle indaginie quindi il decadimento del segreto istruttorio».
«Se negli anni passati- aggiunge - queste persone hanno ottenuto case e pensioni evidentemente avevano i
requisiti per farlo. Noi come Comune da tempo stiamo monitorando le assegnazioni degli alloggi popolari, sia
quelle degli anni passati, sia quelle in corso perché riteniamo che per ogni casa liberata da un abusivo ci
possa essere una famiglia che ha realmente bisogno di un alloggio popolare». Anche l'assessore all'Erp
Vincenzo Brandi sta seguendo il caso: «Dagli uffici risulta che proprio lo scorso anno a Japigia i vigili urbani
effettuarono dei controlli sulle palazzine popolari e non furono trovate irregolarità. Se riscontreremo delle
serie anomalie anche grazie al ruolo investigativo della Procura, partiranno immediatamente le ordinanze di
revoca dell'assegnazione dell'alloggio. Vogliamo cristallizzare tutte le situazioni dell'edilizia residenziale e non
a caso con la polizia municipale stiamo pedinando da tempo i falsi poveri che puntualmente si presentano
negli uffici per reclamare una casa».
Ma ora sotto accusa sono soprattutto quelle commissioni miste formate da componenti di Asl e Inps che
stabiliscono se esistono i presupposti per concedere le pensioni di invalidità, legatea requisiti reddituali,
oppure le invalidità civili concesse con criteri universali, indipendentemente dal reddito. Fatto sta che i fratelli
del boss Savinuccio devono aver superato controlli, sulla carta, rigorosi per vedere riconosciute invalidità al
100 per cento o almeno in misura superiore al 74 per cento. «La Commissione periferica Asl - spiega un
dirigente dell'Asl Bari - è formata da un medico legale che ne assume la presidenza, uno specialista in
medicina del lavoro e un medico dipendente Asl. Tre presenze integrate da uno specialista nella branca e da
un assistente sociale per i riconoscimenti connessi ai sensi della legge 104. Possono essere presenti anche
un medico Inps e un rappresentante di categoria delle associazioni di invalidi civili». Quindii componenti del
clan Parisi devono aver avuto parere favorevole da sette professionisti riuniti in commissione.
«Le visite portano via 15-20 giorni. Successivamente spetta all'Inps validare la richiesta di invalidità,
rifiutarlao effettuare ulteriori verifiche». Una trafila che in Puglia hanno sostenuto in 237mila. Tanti sonoi
pugliesi che nel 2013 hanno usufruito di pensioni e invalidità. Un numero enorme se confrontato con le cifre
delle altre regioni italiane. Da sola la Puglia raccoglie il 10 per cento delle invalidità civili nazionali.
Foto: BOSS Le indagini hanno accertato decine di casi di pensioni di invalidità dai 400 ai 1000 euro mensili
percepiti dai familiari
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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L'emergenza criminalità
21/09/2014
La Repubblica - Bologna
Pag. 2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Primarie, Lusenti attacca Bonaccini e Balzani "Sulla sanità zero parole"
L' assessore : c'è un tesoretto di 200 milioni per migliorare i servizi Merola: "Scommetto su Stefano, Roberto
deludente sui gay" LA GIORNATA
Merola scommette su Stefano Bonaccini. Il giorno dopo il primo confronto tra i candidati a governatore, il
sindaco di Bologna chiude la porta a Balzani. Dice: «Non lo appoggerò. Mi ha deluso. Non può derubricare i
diritti degli omosessuali a una "questioncina". E non voglio un presidente di Regione che mi dice di obbedire
a un Prefetto». Rimanda invece al 24 settembre l'appoggio a Bonaccini, ad alcune condizioni.
«Mercoledì prossimo lo vedrò. Se avrò una risposta positiva sulla Città Metropolitana da mettere al centro
del sistema regionale, sul fatto che abbiamo troppi aeroporti e che bisogna puntare su Bologna, e sul fatto
che il 5% dei fondi europei per questa città sono pochi. Se avrò risposte positive faremo un patto per la nuova
Regione». Il sindaco Merola va dunque verso l'appoggio al leader regionale, mentre dall'attuale assessore
alla Sanità Carlo Lusenti arriva una stoccata ai candidati: «Non hanno parlato di sanità. Io sono perché si
parli sempre di sanità». Lusenti, ospite ieri degli stati generali del Welfare al Parco Nord e impegnato in un
faccia a faccia con il segretario Pd Raffaele Donini (aspirante a succedergli in viale Aldo Moro proprio con
delega alla Sanità) guarda da lontano la partita ma annuncia un "tesoretto" di 200 milioni di euro sul settore
sanità, tra riparto del fondo nazionale 2014 e circa 41 milioni di euro in arrivo grazie al "cosiddetto" payback
farmaceutico e ospedaliero. Risorse da reinvestire in tre direzioni: sul personale; sugli investimenti tecnologici
e su un "piano straordinario per l'accessibilità", che vuole puntare soprattutto a un ampliamento di orari e
aperture dei servizi, a una maggiore produzione di prestazioni e a intervenire sulle liste d'attesa. Intanto c'è
attesa per il secondo e ultimo confronto tra i pretendenti a viale Aldo Moro (martedì sera alle 19,30 in via
Oberdan 22 dagli "innovatori" di Matteo Lepore). (s.b.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: ASSESSORE Il responsabile della Sanità dell'Emilia Romagna Carlo Lusenti
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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In primo piano
21/09/2014
La Repubblica - Milano
Pag. 5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Medici, venite a curare i siriani"
Appello del Comune per trovare professionisti volontari disponibili a lavorare alla stazione Centrale Si
cercano anche pediatri per soccorrere i minori. In un anno sono transitati 10mila bambini Tweet di Majorino a
Renzi e Alfano "La smettete di far finta di niente?"
LUCA DE VITO
SERVONO medici volontari in stazione Centrale per aiutare i profughi siriani.
È la richiesta lanciata dal Comune per cercare di rispondere ai bisogni di cure quotidiane che per queste
famiglie diventano sempre più pressanti. «Facciamo un appello a tutti i pediatri e medici disponibili a darci
volontariamente una mano - ha detto pubblicamente l'assessore ai Servizi sociali Pierfrancesco Majorino per intensificare la presenza in Stazione Centrale, specialmente a tutela dei bambini in arrivo. Lo facciamo
consapevoli del carico di lavoro straordinario che spessissimo sta già sulle spalle dei medici». Le motivazioni
che stanno dietro alla richiesta sono sostanzialmente due. Da una parte c'è il flusso di profughi in transito da
Milano che non accenna a diminuire: in media ne arrivano 500 al giorno, e venerdì ne sono arrivati più di 600.
In totale in un anno sono passati oltre 38mila siriani fra cui 10mila bambini. Una marea di persone che non si
prevede possa diminuire a breve e che arriva in condizioni non sempre ottime: se generalmente gli adulti
sono in salute (molte delle famiglie siriane che passano dalla Centrale sono benestanti) per i bambini c'è un
continuo bisogno di cure. Dall'altra parte c'è la scarsa risposta da parte dei medici finora: sono soltanto
quattro i camici bianchi della guardia medica che volontariamente si alternano al presidio quotidiano in
Centrale dalle 12 alle 18, a cui si aggiunge il lavoro degli aderenti all'Associazione culturale pediatri, che
arrivano ogni giorno dalle 10 alle 12 per assistere ai bambini.
Ma sono pochi, vista la quantità di persone che ogni giorno si presenta al gazebo mobile.
Senza contare poi che le forze sono ancora ridotte, i farmaci scarseggiano e il lavoro è principalmente quello
di fare una visita generale e di dirottare sul 118 se ci sono casi più complicati. «Quello che servirebbe in
stazione Centrale è un presidio fisso, con più di un medico e farmaci - spiega Faustino Boioli, presidente dei
Medici volontari italiani- anche se le situazioni in cui ci troviamo a lavorare sono molto difficili, visto che non è
possibile identificare queste persone e per chi fa il nostro lavoro è una complicazione non da poco».
La questione del presidio permanente - ovvero l'ambulatorio della Centrale - è diventata un caso politico.
Palazzo Marinoe il Pd in consiglio Regionale avevano chiesto di riaprirlo, ma dal Pirellone è arrivata una
bocciatura. «La Regione sul tema del presidio sanitario permanente, continua a non scegliere - ha detto
Majorino - . Quindi, siamo costretti a chiedere una mano ai volontari e all'associazionismo che opera in
campo medico un ennesimo sforzo per rendere più efficace l'azione di assistenza a chi arriva, anche a tutela
dei cittadini milanesi e di chi si trova in stazione». E poi, via Twitter, ha lanciato un duro messaggio al
governo per chiedere un intervento più deciso sul tema: «Renzi e Alfano la smettete di far finta di niente di
fronte a quel che avviene a Milano coi profughi? Cosa deve capitare ancora?».
PER SAPERNE DI PIÙ www.comune.milano.it
Foto: L'EMERGENZA Ogni giorno in stazione Centrale arrivano centinaia di siriani
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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I profughi
21/09/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Aghi, provette e siringhe così in un anno la Regione ha risparmiato 246
milioni
Gli effetti dell'introduzione della Centrale unica degli acquisti sulla sanità del Lazio Dai pacemaker ai farmaci ,
fissati i prezzi di riferimento per oltre 500 prodotti
MAURO FAVALE
HANNO strappato i prezzi migliori per gli aghi ipodermici e per le garze, hanno risparmiato 4 euro su ogni
pasto per i pazienti degli ospedali, hanno ridotto anche del 50% il costo di prodotti che già valevano pochi
centesimi. Alla fine, però, il conto è di quelli importanti: 246 milioni di euro, con il segno meno davanti. Perché
tanti sono i soldi risparmiati nel 2014 dalla Regione Lazio nel comparto della sanità, soltanto per quanto
riguarda l'acquisto di beni e servizi.
Una razionalizzazione della spesa («Da questo punto di vista non si tratta di tagli», assicurano in via
Cristoforo Colombo) ottenuta grazie al potenziamento della Centrale unica degli acquisti. La direzione,
guidata dal maggio 2013 da Elisabetta Longo, ha fatto di necessità virtù. Così, in una Regione con la sanità
commissariata da 8 anni, con un disavanzo che a fine anno (salvo sorprese) dovrebbe assestarsi ancora sui
200 milioni di euro, il primo accorgimento è stato operare una stretta sugli acquisti.
«Siamo stati tra i precursori a livello nazionale - spiega la Longo - nel fissare i prezzi di riferimento per i
dispositivi medici». Un provvedimento che ha riguardato oltre 500 prodotti ai quali è stato assegnato un range
da cui nessuna Asl ha potuto discostarsi. E così, per esempio, gli aghi ipodermici per siringa sono passati da
0,0013 di euro a 0,008. Lo stesso per le garze, da 0,33 centesimi di euro a 0,27. O le provette sterili per i
prelievi: da 0,0124 a 0,058. Tutti prodotti di larghissimo consumo nella sanità, ordinati in quantità enormi, le
cui riduzioni incidono in maniera significativa sui bilanci finali.
Effetto delle gare centralizzate, l'altra grande leva a disposizione della Centrale unica degli acquisti. Grazie a
questo strumento oggi una "giornata alimentare" per ogni paziente (dalla colazione alla cena passando per il
pranzo e la merenda) costa circa 11 euro. Quattro in meno rispetto alla media del 2012. Allora, prima della
gara centralizzata, un pasto giornaliero in alcune Asl arrivava a costare anche 25 euro. «Ma con il risparmio
non ne risente la qualità - spiega la direttrice della centrale - perché per i capitolati sulla ristorazione che
abbiamo preparato hanno partecipato anche alcuni nutrizionisti». Lo stesso vale per le operazioni di lavaggio
e pulizia della biancheria, delle lenzuola, dei materassi: prima, per una giornata di degenza, il costo medio
era di 5,5 euro. Oggi è sceso a 3.
Per non parlare dei farmaci o di apparecchiature mediche più delicate, comei pacemaker: per acquistarne
uno cosiddetto "tricamerale" prima la Regione Lazio pagava fino a 3589 euro. Oggi, invece ne paga 2.200
euro, con un risparmio di quasi il 40%.
I risultati ottenuti nel 2014 vengono giudicati «incredibili» dal governatore Nicola Zingaretti: «Prima c'erano
più costi, più sprechi e meno servizi - prosegue - ora abbiamo meno costi, meno sprechi e servizi migliori per
i cittadini». Al di là dei trionfalismi, però, i risparmi sono significativi e dimostrano come sia possibile attivare
processi di spending review all'interno della sanità. «Quando manca il coordinamento- spiega la Longoquando tutto è lasciato ai singoli, allora è più facile che il mercato sia fuori controllo. Se c'è una governance
centrale, invece, diventa più difficile dare spazio a comportamenti singoli poco equilibrati». Anche per questo,
l'altro fronte sul quale si muove la centrale unica è quello di "affiancamento" alle Asl nei processi di acquisto,
obbligandole per alcuni prodotti ad operare sul cosiddetto "mercato elettronico" (utilizzando Mepa e Consip,
le agenzie attraverso le quali si rifornisce la pubblica amministrazione). Per tutto il resto, invece, ci sono le
gare della Centrale unica.
LE PROPOSTE PACEMAKER Prima della Centrale unica un pacemaker costava alla Regione Lazio 3.589
euro Oggi ne costa circa 2.200 GARZE Le garze da quattro strati costano alla Regione Lazio 0,27 centesimi.
Fino a due anni fa, 0,33 centesimi 34 PASTI Una "giornata alimentare" (dalla colazione alla cena) costa alla
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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Sanità
21/09/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
sanità del Lazio 11 euro. Prima la media era 15 12 AGHI Adesso un ago ipodermico costa alla Regione 0,008
centesimi. Prima il prezzo era di 0,013
PER SAPERNE DI PIÙ www.regione.lazio.it www.roma.repubblica.it
Foto: IL GOVERNATORE Nicola Zingaretti è presidente della Regione Lazio dal marzo del 2013 Al centro,
una corsia di ospedale: tra i provvedimenti recenti della Regione, la Centrale unica di acquisti
21/09/2014
La Stampa - Torino
Pag. 41
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Giungla delle partecipate Ecco i nomi a rischio
Molte sono le persone già in pensione chiamate da Comune e Regione nelle loro partecipate. Gian Piero
Alessandrini, classe 1943, guida la società di cartolarizzazioni della città Ctt per 6 mila euro l'anno più i
rimborsi spese. Alle Farmacie Comunali siede come consigliere Nunzio Giannotti, 71 anni, 6 mila euro più
500 come gettone di presenza più premio di risultato. Maria Leddi è stata chiamata di recente alla guida della
holding comunale Fct : dovrebbe prendere 30 mila euro l'anno, compenso congelato in attesa di chiarire la
legge; ha comunque fatto sapere di essere disposta a ricoprire l'incarico a gratis. In Icarus siede invece come
consigliere Giovanni Stornello, 74 anni e 155 euro come gettone di presenza. Giancarlo Guiati, classe 1949,
guida invece InfraTo, società che segue progettazione e cantieri delle linee della metropolitana: p er lui
68976,84 euro l'anno. A Pracatinat la città ha nominato presidente Marina Bertiglia, classe 1950, 12.960 euro
l'anno più telefono, telepass e parte del carburante per le trasferte. Nello stesso ente siede Andrea
Coucourde, 66 anni, 202,50 euro a gettone fino a un massimo di 5.400 l'anno più parte delle spese di viaggio.
Alla Smat la tagliola di Renzi potrebbe riguardare il presidente Alessandro Lorenzi, 66 anni, pagato 68973,92
euro l'anno, e i consiglieri Silvana Sanlorenzo (64 anni e compenso di 16.650 euro) e Pietro Tartaglino (67
anni e 16.650 euro).
Anche la filiera dei rifiuti ha i suoi guai. Alla presidenza di Trm (inceneritore) a 70 mila euro l'anno c'è Bruno
Torresin, 68 anni; a quella di Amiat, Maurizio Magnabosco, 69 anni, 83.500 euro più eventuali premi di
risultato. Altre poltrone pesanti riguardano i trasporti: alla presidenza di Sagat il sindaco Fassino ha nominato
Giuseppe Donato, 64 anni, il cui compenso non è ancora stato comunicato; in Sitaf (autostrada TorinoBardonecchia) c'è invece come consigliere Sergio Rossetto, 75 anni, 28 mila euro l'anno più 200 di gettone e
rimborsi spese; all'Agenzai per la Mobilità Metropolitana, revisore dei conti è l'ex direttore delle Finanze del
Comune Domenico Pizzala, classe 1945.
Nell'agenzia Turismo Torino, il collegio dei revisori è guidato da Edoardo Sortino, classe 1941, per 12 mila
euro l'anno, mentre al museo del Cinema c'è (sempre come revisore e sempre a 12 mila euro) Claudio
Saracco, 74 anni. Giovanni Ferrero, 65 anni, è nel cda del consorzio Csi.
A nc he la Regione avrà molto da lavorare se l'applicazione della legge sarà drastica. Chiamparino ha
appena nominato alla guida di Sito Giambattista Quirico, 67 anni, il cui predecessore prendeva 60 mila euro
l'anno. Al vertice di Scr , società della Regione che gestisce gli appalti, c'è Mimmo Arcidiacono, 70 anni, a 60
mila euro. Molto più alto il compenso del commissario dell'Asl To1 Giovanna Briccarello, 67 anni: 121.884.
Minore, invece, l'indennità di Bruno Geraci, 74 anni, presidente del Corecom a 32.500 euro ann ui . [a. ros.]
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Palazzo Civico e Regione
21/09/2014
QN - Il Resto del Carlino - Modena
Pag. 4
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Rete Imprese sugli assalti a parrucchiere e farmacia PROPOSTE Le associazioni incontreranno il questore
nei prossimi giorni
VALENTINA BELTRAME
SOLO, con una pistola finta nella mano destra, uno zainetto nero nella sinistra, grandi occhiali da sole
rotondi, tuta nera con pantaloni a vita bassa e scarpe sportive bianche con le strisce scure. E' l'identikit del
rapinatore che in tre giorni ha rapinato il parrucchiere Sax in viale Medaglie d'Oro e la farmacia Santa
Caterina all'angolo tra lo stesso viale e via Muratori. Aveva il volto travisato anche da una sciarpa che lo
copriva fino al naso e berretto nero. Italianissimo, secondo le testimonianze della parrucchiera e della
farmacista alle quali ha chiesto i soldi brandendo l'arma giocattolo. E giovane, tra i venti e i trent'anni al
massimo. E' lui che polizia e carabinieri stanno cercando: si ipotizza si tratti di un balordo a caccia di soldi,
forse un tossicodipendente, un bandito di basso calibro che però va fermato al più presto. E' stato ripreso
dalle telecamere di videosorveglianza e, per gli inquirenti, potrebbe avere all'attivo almeno un altro 'colpo', in
particolare uno scippo avvenuto sempre nello stesso quartiere alcuni giorni fa. La descrizione combacia.
L'ipotesi è di essere di fronte a un balordo disposto a tutto pur di procurarsi denaro contante, da spendere
magari in droga. Le forze dell'ordine stanno indagando per incastrarlo, così come stanno lavorando per
risalire ai rapinatori che hanno assaltato con i manganelli la gastronomia in via Bergamo. In quel caso si
tratterebbe di criminali più violenti, che potrebbero aver messo a segno le rapine registrate negli ultimi tempi
in zona Morane, come per esempio al bar Gerri e in una oreficeria. «ESPRIMIAMO solidarietà e vicinanza ai
due esercenti di via Medaglie d'Oro e viale Muratori, vittime di altrettante rapine. Nello stesso tempo ci preme
riaffermare con chiarezza che in città, come sosteniamo da mesi, è in atto una pericolosa recrudescenza
della microcriminalità, che va contrastata mettendo in campo ogni sforzo in termini investigativi e di presidio
del territorio». Così si esprimono Lapam, Confcommercio-Fam, Confesercenti, Cna della città di Modena a
seguito alle due rapine subite dal parrucchiere e dalle farmaciste in zona Medaglie D'Oro. «Da tempo puntualizza Rete Imprese città di Modena - denunciamo la presenza di diverse situazioni di degrado e di
insicurezza in altrettante parti della città, chiedendo alle istituzioni che si passi dalle parole ai fatti. Perché la
paura si sta insinuando tra commercianti e residenti ed a maggior ragione è dunque necessario rafforzare,
con nuovi e più efficaci strumenti, il contrasto alla microcriminalità per rimettere in sicurezza pezzi di città».
«A tale proposito - prosegue la nota di Rete Imprese - incontreremo nei prossimi giorni il questore di Modena
con cui faremo il punto sulle strategie messe in campo dalle forze dell'ordine ed al quale presenteremo le
nostre proposte per fronteggiare ed arginare degrado e microcriminalità». «Ci rivolgiamo alle istituzioni dello
Stato come pure all'amministrazione comunale, affinché il problema sia affrontato in modo adeguato con
l'auspicio di una soluzione in tempi brevi. Lo spirito con cui ci poniamo - conclude Rete Imprese - è, come
sempre, di piena collaborazione e di fiducia verso le forze dell'ordine, di cui comprendiamo le difficoltà
operative per i tagli avvenuti in questi anni. Nella consapevolezza che va difeso un valore, come quello della
legalità, senza il quale rischiano di saltare i capisaldi della convivenza che hanno reso grande la nostra città».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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Caccia al bandito in tuta «Arginare le rapine contro i commercianti»
21/09/2014
QN - Il Resto del Carlino - Rovigo
Pag. 9
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Addio alla ricetta rossa, così abbiamo meno burocrazia
Anche se ieri il servizio informatico ha avuto qualche intoppo funzionando a singhiozzo, pare che l'offerta
complessivamente funzioni. E' stato assegnato in questi giorni il Premio nazionale eGov 2014 alla Sanità
veneta. «Efficienza interna e semplificazione» è la categoria nella quale Regione Veneto e Arsenàl.IT (il
Consorzio tra le Aziende Sanitarie Venete per l'informatizzazione) si sono aggiudicati il prestigioso
riconoscimento. Al concorso partecipavano 112 progetti da tutta Italia, suddivisi in 4 categorie. Un peso
particolare, nella scelta della giuria, ha avuto il successo della dematerializzazione della «ricetta rossa» che,
partita in Veneto il primo settembre, ha visto trattate in questa modalità innovativa 1 milione 283 mila 250
ricette, pari all'85% delle prescrizioni effettuate dai medici di base. Di queste, il 67% è stato preso in carico
dalle farmacie, che hanno erogato digitalmente il 97% dei farmaci prescritti. Anche l'Azienda Sanitaria Ulss 18
ha partecipato in maniera molto attiva al conseguimento di questo importante traguardo regionale. «Addio
alla ricetta rossa, arriva il promemoria» è il titolo della campagna di comunicazione messa in atto dalla sanità
polesana. Dal 1 settembre tutti i cittadini sono stati informati del «pensionamento» della classica ricetta rossa:
tocca ora al medico di famiglia, al momento della prescrizione medica, consegnare al paziente un semplice
promemoria stampato su carta bianca con il quale recarsi in farmacia e ritirare il farmaco prescritto. Grazie a
un collegamento telematico tra medici, Azienda Ulss 18, farmacie, Regione e Ministero dell'Economia è già
stato realizzato un buon risparmio di carta, più efficienza ed efficacia. Ad oggi quasi tutti i medici di famiglia e
pediatri attivi sul territorio dell'Azienda sanitaria sono collegati in rete e in grado di spedire la ricetta. Il
promemoria bianco contiene due codici: il numero di ricetta elettronica e il codice fiscale dell'assistito. Con
questo può recarsi alla farmacia di fiducia e ricevere il farmaco prescritto dal proprio medico. Non avendo
valore legale, come in precedenza la ricetta rossa, il foglio bianco serve esclusivamente come promemoria.
Questo percorso sarà successivamente esteso alle prescrizioni specialistiche erogate dai medici dell'Azienda
Ulss 18. Il processo di digitalizzazione sarà chiuso completamente dal 2015 quando la ricetta rossa
scomparirà del tutto e al cittadino basterà recarsi in farmacia con la propria tessera sanitaria per ricevere il
farmaco prescritto. La parola d'ordine a livello locale e regionale è risparmio. E' stato infatti calcolato che i
risparmi a livello regionale derivanti dalla dematerializzazione della ricetta rossa ammontano a 3.244.901
euro annuo per il Sistema Sanitario Regionale Veneto. Nell'Azienda Ulss 18 vengono prodotte ogni anno
circa 2.572.442 prescrizioni, delle quali 1.775.649 farmaceutiche e 796.793 di specialistiche: l'eliminazione
della ricetta rappresenta il primo importante esito del progetto «Fascicolo Sanitario Elettronico Regionale»
(Fser), iniziativa della Regione coordinata per l'appunto dal consorzio Arsenàl.IT. Tutto questo garantisce agli
assistiti dell'Azienda Ulss 18 maggiore sicurezza, tempi più rapidi nell'erogazione dei servizi e contenimento
della spesa sanitaria. Roberta Panini
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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SANITA' IERI IL SERVIZIO PERO' HA FUNZIONATO A SINGHIOZZO
21/09/2014
Il Gazzettino - Pordenone
Pag. 1
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Indagine fiscale sul chirurgo
La Guardia di Finanza lo accusa di aver occultato redditi per 2,6 milioni
La Guardia di Finanza di Pordenone ha cominciato a indagare sui "conti" di Alessandro Cattelan, chirurgo
plastico cinquantunenne di Conegliano, nel maggio 2013. Il medico, noto in Friuli e nel Veneto, opera sia
come chirurgo estetico (dal botox alla mastoplastica, dall'acido ialuronico alla liposuzione) che come
dietologo. E, dopo aver controllato e visionato decine di documenti, centinaia di schede di pazienti, ricevute,
ritiene di aver scoperto un'evasione milionaria: 2,6 milioni di euro. Ma non solo. Secondo gli investigatori
Cattelan avrebbe anche commercializzato prodotti dietetici che in realtà erano farmaci e come tali potevano
essere venduti solo nelle farmacie, denunciando alla fine il professionista per dichiarazione infedele ed
esercizio abusivo della professione. Accuse che il chirurgo (con studi medici Aurora e Aurora Nutrition a
Pordenone, Conegliano, Padova e Lodi; una laurea in medicina e una specialità in chirurgia generale)
respinge con rabbia e amarezza, pronto a dare battaglia in Tribunale. Il comunicato della Guardia di Finanza
di Pordenone descrive Cattelan come un affermato chirurgo plastico che dichiarava redditi di qualche migliaio
di euro ma con centinaia di pazienti - donne e uomini che spendevano negli anni anche diecimila euro per
inseguire l'eterna giovinezza o la magrezza alla Chanel - che visitava in diversi studi medici, due dei quali
intestati a una società della quale era anche amministratore. Un'incongruenza, così la definisce la Guardia di
Finanza, che ha dato vita alla verifica fiscale «per accertare se i redditi dichiarati erano tutti quelli conseguiti o
se una parte era stata nascosta al fisco». Altri controlli hanno riguardato una seconda società, anche questa
amministrata dal chirurgo, che si occupava della commercializzazione di prodotti dietetici e ormonali.
Un'indagine che le Fiamme Gialle ritengono esaustiva in quanto ha permesso di «constatare che il chirurgo
plastico nel corso degli ultimi cinque anni aveva occultato al fisco 2,6 milioni di euro». La presunta evasione
fiscale ha portato al sequestro di un appartamento con garage a Conegliano e un mini-appartamento a
Padova, di proprietà del professionista. Infine c'è l'aspetto dei prodotti dietetici che secondo la Guardia di
finanza sarebbero invece farmaci. E dà anche i numeri: 131 prodotti commercializzati che potevano essere
venduti solo nelle farmacie, visto che tali sono qualificati dall'Azienda italiana del farmaco. Un'accusa, questa,
che ha fatto letteralmente imbestialire il chirurgo: «Non ho mai dato farmaci per dimagrire. Quei prodotti sono
integratori alimentari». © riproduzione riservata
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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Specialista in estetica e dietologia con studi in città, Veneto e Lodi
21/09/2014
Il Gazzettino - Treviso
Pag. 2
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Redditi da fame: blitz dal chirurgo
Un giro di centinaia di pazienti nei suoi centri estetici ma poche migliaia di euro di guadagni L'ALTRA
ACCUSA Farmaci venduti come prodotti dietetici
Susanna Salvador
PORDENONE La Guardia di Finanza di Pordenone aveva cominciato a indagare nel maggio del 2013. E
adesso presenta il conto ad Alessandro Cattelan, 51 anni, di Conegliano, noto in Friuli e in Veneto per la sua
attività di chirurgo estetico e plastico (dal botox alla mastoplastica,alla liposuzione) e di dietologo. Dopo aver
controllato e visionato decine di documenti, centinaia di schede di pazienti, ricevute, le Fiamme gialle sono
convinte di aver scoperto un'evasione milionaria: 2,6 milioni di euro sottratti al Fisco. Ma non solo. Secondo
gli investigatori Cattelan avrebbe anche commercializzato prodotti dietetici che in realtà erano farmaci, e
come tali potevano essere venduti solo nelle farmacie, denunciando alla fine il professionista per
dichiarazione infedele ed esercizio abusivo della professione. Accuse che il chirurgo (con studi medici Aurora
e Aurora Nutrition, a Pordenone, Conegliano, Padova e Lodi, una laurea in medicina e una specialità in
chirurgia generale) respinge con rabbia e amarezza. Pronto a dare battaglia in Tribunale. La Guardia di
Finanza di Pordenone non ha dubbi: Cattelan è un affermato chirurgo plastico che dichiarava redditi di
appena qualche migliaio di euro aveva centinaia di pazienti - donne e uomini che spendevano negli anni
anche diecimila euro per inseguire l'eterna giovinezza o la magrezza alla Chanel - che visitava in diversi studi
medici due dei quali intestati a una società della quale era anche amministratore. Un'incongruenza: così la
definisce la Guardia di Finanza. Che ha dato vita alla verifica fiscale «per accertare se i redditi dichiarati
erano tutti quelli conseguiti o se una parte era stata nascosta al fisco». Per le Fiamme Gialle l'indagine può
dirsi conclusa e avrebbe permesso di accertare che il chirurgo plastico nel corso degli ultimi cinque anni
aveva occultato al fisco 2,6 milioni di euro. La presunta evasione ha così portato al sequestro di un
appartamento con garage a Conegliano e un mini-appartamento a Padova di proprietà del professionista.
Altri controlli hanno interessato inoltre una seconda società, anche questa amministrata dal chirurgo, che si
occupava della commercializzazione di prodotti dietetici e ormonali. Secondo la Guardia di finanza quei
prodotti sarebbero in realtà farmaci: 131 prodotti commercializzati che potevano essere venduti solo nelle
farmacie visto che tali sono qualificati dall'Azienda italiana del farmaco. Un'accusa, questa, che ha fatto
letteralmente imbestialire il chirurgo: «Non ho mai dato farmaci per dimagrire. Quei prodotti sono integratori
alimentari».
Foto: La Guardia di Finanza ha passato al setaccio i conti dei centri Aurora di Cattelan: uno è anche sulla
Crevada in Comune di San Pietro di Feletto
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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L'INDAGINE Il medico coneglianese Alessandro Cattelan accusato di aver nascosto 2,6 milioni di euro al
Fisco
21/09/2014
Il Gazzettino - Treviso
Pag. 25
(diffusione:86966, tiratura:114104)
E' morto l'ufficiale giudiziario Frusi
Per oltre vent'anni era stato ufficiale giudiziario dirigente presso la pretura di Conegliano, dopo avere
ricoperto incarichi analoghi in altre città. All'età di 89 anni si è spento serenamente l'altra sera il dottor Oscar
Frusi persona di grande sensibilità e umanità. Era da tempo malato e il decesso è avvenuto nella sua
abitazione in via dei Cappuccini , poco lontano dall'ospedale civile Santa Maria dei Battuti, dove viveva con la
moglie che gli è sempre stata accanto. Veneziano di origine, si era laureato in giurisprudenza a Padova nel
1951 ed era giunto a Conegliano nel 1970 dal tribunale di Verona. In precedenza per diversi anni aveva
prestato servizio a Gemona del Friuli e Tarcento. Era diventato ufficiale giudiziario subito dopo la laurea,
continuando una tradizione di famiglia, con il nonno e il padre che a loro volta avevano operato nella
magistratura, con incarichi di responsabilità. Era una persona che era stata sempre molto apprezzata per
l'affabilità e la cortesia verso tutti e che sapeva interpretare con comprensione e umanità la sua professione
talvolta difficile e scabrosa, per le situazioni che doveva affrontare applicando la legge. Lascia la moglie
Mirella Riello, i figli Renzo, medico odontoiatra che è stato anche consigliere comunale dal 1995 a 2007,
quando decise di non ricandidarsi, e Luca, farmacista, titolare della farmacia in via Distrettuale a Sarano di
Santa Lucia di Piave, oltre che i nipoti Linda, Giuseppe, Michele e Federico. I funerali si svolgeranno domani
alle 15 in Duomo. © riproduzione riservata
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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LUTTO A CONEGLIANO Il dirigente dell'ex pretura da tempo malato. I funerali domani in duomo
21/09/2014
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 29
(diffusione:86966, tiratura:114104)
«Decidiamo subito sul sito dell' ospedale »
L'ex sindaco Luigino Moro «Niente scelte di retroguardia»
Maurizio Marcon
SAN DONÀ DI PIAVE «Basta rinvii: bisogna decidere subito sul sito dell'ospedale unico: di questa scelta ha
bisogno il Veneto orientale per poter avviare celermente la riorganizzazione delle strutture sanitarie
collegate». Luigino Moro, esponente di punta del Pd portogruarese, capogruppo consiliare di maggioranza a
San Stino, prende posizione per una scelta immediata sul sito, diversamente da quanto sta emergendo in
alcune frange del partito in vista delle prossime elezioni regionali. «Fare una battaglia - sostiene Moro - per
far rinviare alla Conferenza dei sindaci la scelta sul sito dell'ospedale unico è una battaglia di retroguardia
che fa parte del vecchio modo di far politica. Viceversa avere subito l'ospedale unico ci permetterà di avere gli
ospedali di prossimità per gestire a costi assolutamente minori ricoveri post acuzie e di anziani non
diversamente collocabili. Da ex sindaco (10 anni a Caorle e 10 a San Stino, ndr. ) ricordo quanto importante
fosse gestire certe situazioni sociali di anziani. Al di là delle valutazioni rispetto a rischio idraulico e viabilità,
emerse con la relazione dei tecnici regionali, serve una decisione politica, e subito, che tenga conto di
contenere le fughe verso il Friuli e dell'attuale presenza delle strutture sanitarie nel territorio. Insomma è
necessario decidere e mi dispiace che la segreteria di Zona del Pd non abbia assunto iniziative in merito
all'ospedale unico». Una critica quindi ad Alessandro Coccolo, segretario di Zona del Portogruarese del Pd e
vicesindaco di Cinto Caomaggiore. «Sulla necessità di scegliere subito la sede dell'ospedale unico - replica
Coccolo sono perfettamente d'accordo con Luigino Moro, lungi da me fare polemica con lui (entrambi sono
Renziani della prima ora, ndr .). Come Zona Pd del Portogruarese in questi due anni, sulla base del
documento provinciale del Pd siglato ancor prima dell'inizio del mio mandato di segretario mandamentale, in
cui a chiare lettere si parla per il Veneto orientale di ospedale Unico di rete e della conversione di Jesolo in
centro di riabilitazione, mi sono costantemente rapportato con i nostri amministratori presenti in Conferenza
dei sindaci». Luigino Moro invita il suo partito a prendere posizione sul sito dell'ospedale EX SINDACO
Foto: OSPEDALE Luigino Moro invita il suo partito a decidere
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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Maurizio Marcon
21/09/2014
Il Mattino - Avellino
Pag. 38
(diffusione:79573, tiratura:108314)
Ospedale, contestato l'atto aziendale del manager
Ospedale «Criscuoli», la notizia, della possibile esecutività, dell'Atto aziendale adottato dal direttore Asl
Sergio Florio sta suscitando diffuso malumore, rabbia e tensione. A Sant'Angelo dei Lombardi ed in Alta
Irpinia, c'è rabbia tra gli operatori del settore, esperti, politici, sindacalisti e cittadini che, negli anni passati
hanno fortemente lottato per la difesa dell'Ospedale «Gabriele Criscuoli», con annesso Polo Riabilitativo del
«Don Gnocchi» affinché questo presidio ospedaliero, polo di riferimento sanitario per tutta l'Alta Irpinia e zone
limitrofe, venisse inserito nella rete degli Ospedali che assicurano l'emergenze-urgenze.
Questo Atto aziendale penalizzerebbe in modo esclusivo la sanità ospedaliera dell'Alta Irpinia. Il presidio
ospedaliero «Criscuoli» - è la posizione del Comitato di difesa, ne esce mortificato con la sua storia
d'impegno e di professionalità assicurata, pur tra mille difficoltà, dagli operatori e dai Dirigenti di strutture.
Nei prossimi giorni, a cura del Comitato verrà promosso un incontro convegno con Sindaci, amministratori,
esperti ed operatori, per la pianificazione di iniziative, anche clamorose, per costringere il ritiro e la revoca
dell'Atto Aziendale, che mortifica solo l'Ospedale «Criscuoli», tradendo aspettative e diritti, negando
l'evidenza dei fatti, la quantità di prestazioni rese, l'utilizzo dei posti letto, la facile accessibilità e fruibilità da
tutto il territorio, che favorisce l'immediatezza di soccorso e di prestazioni, spesso, se non quasi sempre, vitali
per i pazienti.
«La buona operatività dell'ospedale Criscuoli - evidenzia la nota diffusa dal Comitato di difesa - assicura la
funzione di filtro verso l'Azienda Ospedaliera "Moscati" di Avellino, sempre più ingolfata da tanti utenti e
spesso impossibilitata a dare risposte di eccellenza a cui è chiamata. Quindi si affilano le armi per una nuova
fase di lotta, a cui nessuno potrà sottrarsi, che solo la revoca dell'Atto Aziendale ed il potenziamento
dell'Ospedale Criscuoli, con l'autonomia strutturale ed organizzativa della Direzione Sanitaria, della
Diagnostica per Immagini, del Laboratorio di Analisi, della Farmacia, della Medicina, Chirurgia, Dialisi,
Anestesia e Rianimazione e con il Pronto Soccorso, attrezzato con Ortopedia e Terapia intensiva, può
smontare. Non è più tempo di tagli lineari e mortificanti solo in un territorio, già fortemente penalizzato e per
una struttura che ha già dato ed ha i numeri, utenza, tassi di utilizzo, qualità, offerta e centralità territoriale,
che invece è solo da potenziare!».
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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Sant'Angelo
21/09/2014
QN - La Nazione - Arezzo
Pag. 21
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Marianna al centro S.Agostino di Cortona, Carmela alla festa Pd di Foiano
GIANCARLO SBARDELLATI
di GIANCARLO SBARDELLATI DUE MINISTRE del governo di Matteo Renzi nello stesso giorno di ieri
sabato, a Cortona e Foiano, come forse non era mai successo in Valdichiana. Nella città etrusca ha concluso
la tre giorni di studi delle Acli nazionale, tutta dedicata al tema «Il lavoro non è finito», Marianna Madia,
ministra per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione, che ha messo in risalto alcune problematiche
lavorative che sono nell'agenda del governo per i prossimi mesi, come il superamento delle politiche di
austerità, il fisco, la lotta alla povertà e le riforme istituzionali. Madia, nel suo intervento ha anche assicurato:
"Non vogliamo abbassare i diritti dei lavoratori, il governo mette risorse per la riforma degli ammortizzatori
sociali". Il presidente nazionale delle Acli Gianni Bottalico ha incentrato alcuni punti del suo intervento
sull'articolo 18: "Un problema - ha detto - che deve essere sterile e fuorviante. Non deve diventare un totem,
né una sua ulteriore riforma, le priorità sono altre. Invitiamo il governo a mettere da parte questo punto per
concentrarsi invece su altre cose, come la riforma dell'apprendistato, potenziando i percorsi di formazione e
di riqualificazione professionale, garantendo ammortizzatori sociali efficaci, attraverso il sostegno al reddito
ed alla formazione permanente". NEI GIORNI scorsi presenti anche altri membri del governo come Andrea
Olivero (vice ministro alle Politiche agricole); Luigi Bobba (sottosegretario al Lavoro); Luca Lotti
(sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri). Di fronte al rischio di una riduzione del
lavoro a mero strumento per fare profitto, le Acli hanno riflettuto su una prospettiva economica radicalmente
nuova che poggia sul valore dell'uomo e della comunità. La tre giorni di confronto a Cortona è servita
soprattutto per individuare un nuovo modello di lavoro buono e giusto, equamente retribuito e rispettoso della
dignità del singolo. A FOIANO la quarta Festa Provinciale delle Donne Pd. Al centro della festa, divenuta un
classico appuntamento della politica settembrina, il tema della legalità e del ruolo nelle donne nelle istituzioni.
Non a caso l'appuntamento clou della festa è stato l'incontro di ieri pomeriggio con Maria Carmela Lanzetta,
ministro Agli Affari Regionali del Governo Renzi, già sindaco antimafia del Comune di Monasterace, che è
stata intervistata dalla giornalista del TG3 Costanza Mangini. Per il ministro Lanzetta nelle prossime
settimane anche l'impegnativo compito di gestire il delicato passaggio alle nuove Province così come
disegnate dalla riforma Delrio. Lanzetta ha toccato molti punti della legalità, considerato che in passato per
anni è stata nel mirino della 'ndrangheta (nel 2011 le era stata bruciata la farmacia mentre nel 2012 ignoti
spararono alla sua autovettura). Image: 20140921/foto/1559.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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Madia e Lanzetta, il giorno delle ministre Lavoro e legalità al centro
dell'attenzione
21/09/2014
QN - La Nazione - Livorno
Pag. 10
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Farmacie comunali, il M5S ci ripensa: «Sospendere il bando»
-CECINA- «FARO' tutto il possibile per scongiurare la dismissione delle farmacie comunali». La dichiarazione
del sindaco Samuele Lippi, rilasciata nel consiglio comunale in cui si parlava del bando per la cessione,
aveva convinto il Movimento Cinque Stelle ad astenersi dalla votazione, sospendendo il giudizio politico
concedendo al sindaco la possibilità di valutare alternative nei due mesi necessari per stilare il nuovo bando.
Dop quasi due mesi però «le dichiarazioni del sindaco non si sono tramutate in fatti concreti», anzi, «i tempi
per la dismissione delle farmacie comunali sono stati accelerati». Motivo per cui l'esponente pentastellato in
consiglio comunale, Giorgio Bonari, ha presentato una mozione per chiederne ufficialmente la sospensione.
«Rappresentano - spiega - una risorsa importante per le fasce più deboli e, se gestite in modo corretto ed
efficace, nonostante la crisi sono in grado di produrre utili». L'amministrazione invece ne ha deciso la
cessione del cento per cento delle quote a circa 2 milioni e 600mila euro, una cessione «necessaria per
raggiungere il pareggio di bilancio senza dover aumentare le tasse» avevano spiegato l'assessore Cartei e il
sindaco Lippi. Alternative? Ci sarebbe la cessione dei terreni comunali per i quali però non si riescono a
trovare acquirenti. «QUEI BENI (il terreno di via Ginori e gli ex Magazzini Comunali, al bando rispettivamente
per la quarta e sesta volta) non dimostrano nessuna reale volontà di non dismettere le farmacie comunali osserva Bonari - poiché è molto probabile che tali bandi di alienazione andranno deserti, non essendo
prevista la possibilità di scendere a trattativa privata, cosa che invece è permessa nel bando delle farmacie
nel caso dovesse andare deserto. Inoltre - continua - non è stato considerato di alienare una parte dei terreni
di via Ginori e degli ex Magazzini Comunali, per abbassare l'importo della vendita e favorire un potenziale
acquirente nè è stato previsto di mettere in vendita altri beni in possesso dell'amministrazione comunale
potenzialmente 'appetibili' per piccoli imprenditori, i cui bandi sono scaduti da mesi, se non anni». Ultima
colpa della giunta «non aver cercato alcuna collaborazione con il Movimento Cinque Stelle». Tutti motivi per i
quali chiedere la sospensione del bando, valutando anche un piano di rilancio delle farmacie. «Dall'analisi dei
bilanci degli ultimi tre anni - si sottolinea nella mozione - sono state riscontrate anomalie molto gravi, come ad
esempio gli errori commessi sulle rimanenze di magazzino, che rappresentano quasi la totalità del passivo.
Inopportuno quindi anche affidare la perizia per la vendita delle farmacie comunali allo stesso professionista
che ha sottoscritto i bilanci». c.m. Image: 20140921/foto/3787.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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IL DIBATTITO «IL SINDACO AVEVA PROMESSO DI VALUTARE ALTERNATIVE, INVECE HA
ACCELERATO LE PROCEDURE. E' UN ERRORE»
21/09/2014
QN - La Nazione - La spezia
Pag. 21
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Screening oculare, l'Asl stoppa le farmacie
SI CHIAMA Tonometro Icare one, è uno strumento utilizzato nello screening della pressione intraoculare, può
risultare fondamente per scoprire un malato di glaucoma, alcune farmacie sarzanese hanno in dotazione
l'apparecchio ma non possono usarlo perché l'Asl spezzina non lo consente. In quasi tutte le farmacie d' Italia
invece l' utilizzo dello strumento è consentito, addirittura nel nord dell' Europa il servizio sanitario lo regala a
chi soffre di problemi alla vista. Fra l' altro i dati nazionali che emergono in sono preoccupanti: 500mila è il
numero di persone che soffrono di glaucoma , 250mila non sanno di averlo, inoltre 20 milioni sono a rischio.
Attraverso lo strumento in dotazione anche alle farmacie sarzanesi attraverso la misurazione della pressione
oculare può esserere fatto un primo screening, poi in caso di valore alterato il paziente sarà invitato a
rivolgersi ad un medico oculistico. Ma per quale motivo l' Asl spezzina non consente ai farmacisti l' utilizzo
dell' Icare one? Secondo quando accertato da alcuni farmacisti ci sarebbe un'errata e restrittiva applicazione
di una normativa del 2009 quando veniva effettuato un elenco dei servizi che potevano essere effettuati in
farmacia. In quel caso infatti si trattava di servizi che addirittura avrebbero dovuto essere rimborsati ai
pazienti. C.G.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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IL CASO BOCCIATA LA MISURAZIONE DELLA PRESSIONE, UTILE PER SCOPRIRE I GLAUCOMI PRIMA
DELLA VISITA
21/09/2014
QN - La Nazione - Lucca
Pag. 4
(diffusione:136993, tiratura:176177)
DAL PRIMO ottobre non sarà più possibile autocertificare la propria fascia economica sulla ricetta medica
all'atto della prestazione o dell'acquisto del farmaco, né in farmacia né presso gli ambulatori. Con il passaggio
alla ricetta elettronica la posizione economica sarà infatti ricavata direttamente dalla banca dati «Sistema
tessera sanitaria» dell'Agenzia delle entrate e dalla banca dati Isee dell'Inps e i relativi dati, indicati
automaticamente sulla ricetta, non potranno essere modificati. E' possibile verificare subito la correttezza del
proprio codice e della propria fascia economica riportato sulla ricetta al momento della prescrizione. Se il
codice è corretto, non si deve fare niente. E' possibile verificare la correttezza del codice della propria fascia
economica anche on-line sul sito della Regione all'indirizzo www.regione.toscana.it/servizi-online/servizisicuri/servizi-attivati; è necessario aver attivato la carta sanitaria elettronica, avere il codice pin e installato il
lettore di smart-card. E' possibile verificare la correttezza del codice della propria fascia economica anche
presso gli sportelli automatizzati «Punti si» dell'Azienda Usl semplicemente inserendo la carta sanitaria
elettronica dell'assistito, non è necessario il codice pin. Se il codice è sbagliato, per evitare di pagare un
importo errato, è necessario fare l'autocertificazione con la Carta sanitaria elettronica attivata, on-line sul sito
della Regione Toscana, all'indirizzo http://www.regione.toscana.it/servizi-online/servizi-sicuri/servizi-attivati,
oppure presso gli sportelli automatizzati «Punti si» dell'Azienda Usl. Il codice della fascia economica non è
presente quando il reddito è superiore a 100mila euro.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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Codice della fascia economica Attenti alla stangata sulle ricette
21/09/2014
QN - La Nazione - Prato
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Famiglia si sveglia in un lago. Allagata la zona industriale
SVEGLIARSI in piena notte con l'acqua che arriva al letto, alta 40 centimetri, è qualcosa che non si dimentica
tanto facilmente. Riprovare quella stessa sensazione nemmeno due mesi dopo è davvero troppo. E'
arrabbiato Fabrizio Micheli, residente in via Puccini ad Oste, dopo i nuovi allagamenti che hanno messo in
ginocchio la zona industriale di Oste. Davanti a casa ci sono ancora i mobili accatastati lo scorso luglio: «Ci
hanno detto di tenere il materiale per fare vedere i danni al perito del Comune - attacca Micheli - Non è
ancora venuto nessuno a controllare, ma in compenso adesso abbiamo altri mobili da buttare. L'assessore
Calamai in questi mesi si è sempre negato, il sindaco non ci ha saputo dare spiegazioni e intanto ci chiedono
di pagare la Tasi per i servizi...». Tra le 3 e le 6 di ieri mattina si sono verificati allagamenti nelle zone di Oste
e Santorezzo. Le strade più colpite sono state via Quarto dei Mille, via Due giugno, via Puccini, via Pomeria,
via Della Robbia e via Siena. Allagati anche la palestra della scuola di via Deledda, il nuovo centro cottura e
una falegnameria di via Oste. Così com'era successo lo scorso luglio, secondo il Comune, il problema è da
ricondurre alla rete fognaria che «è entrata in pressione per la troppa acqua confluita tutta insieme». Il
sindaco, insieme all'assessore all'ambiente Calamai, ha monitorato in prima persona l'evolversi della
situazione. In campo per tutta la notte ci sono state la polizia municipale, tre squadre della Vab di Montemurlo
e della Misericordia di Oste. «Il Comune sta lavorando con determinazione, affinché siano trovate in tempi
rapidi delle soluzioni efficaci - sottolineano Lorenzini e Calamai - A Publiacqua chiediamo risposte al più
presto ». Per questo, già nelle prime ore della mattinata, il Comune ha inviato la richiesta per un incontro
urgente con la società. Il maltempo non ha risparmiato nemmeno la vallata dove si sono registrati diversi
allagamenti persino negli uffici dei vigili di Vernio, nella farmacia comunale di San Quirico e in alcuni tratti
della 325, dove la terra è franata. Silvia Bini Image: 20140921/foto/6466.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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Oste finisce di nuovo sott'acqua «Ora basta, mobili da buttare»
21/09/2014
QN - La Nazione - Viareggio
Pag. 17
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«I soldi dell'affitto destinati alla scuola»
L'ASSOCIAZIONE civica Massarosa ha lanciato l'hastag #SoScelte: il sindaco Mungai e l'assessore alle
partecipate Damasco Rosi vogliono regalare 15000euro l'anno alle farmacie per l'affitto. «Mentre noi
vogliamo destinarli per le scuole e per le maestre di sostegno ai bambini studenti con handicap - ha
sottolineato Alberto Coluccini -. Con 15.000euro l'anno possiamo incrementare il servizio di assistenza
didattica a cura del sociale per 880 ore e sopperire alla dotazione ministeriale insufficiente a coprire le reali
esigenze e garantire un diritto». E' stata già presentata una mozione per la variazione di bilancio al prossimo
consiglio comunale da parte del consigliere Alberto Coluccini che ribadisce come «in questo momento il
Comune deve occuparsi soprattutto dei problemi della scuola».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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MASSAROSA COLUCCINI CONTRO IL SINDACO PER LA FARMACIA
21/09/2014
QN - La Nazione - Viareggio
Pag. 3
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Stop all'autocertificazione del reddito Occorre controllare se la fascia è
corretta
STOP alle autocertificazioni di reddito per il ticket. Dal 1° ottobre cambia l'attuale modalità di autodichiarazione dello status economico per il pagamento del ticket: in sostanza non si dovrà più autocertificare
la propria fascia di reddito sulla singola ricetta, né in farmacia né negli ambulatori delle aziende sanitarie.
Infatti col passaggio alla ricetta elettronica il codice della fascia economica sarà già presente sulla ricetta,
ricavato direttamente dalla banca dati dell'Agenzia delle Entrate e dell'Inps. Sarà il medico a riportare sulla
ricetta, tramite collegamento telematico, la posizione economica dell'utente. La Regione, comunque, sta
valutando la possibilità di far slittare il termine al 31 ottobre per mettersi in regola. Sarebbero circa 30mila i
versiliesi dei quali non si hanno dato certi. OCCHIO quindi a eventuali errori: è opportuno verificare fin da
subito, e poi annualmente, che il codice della propria fascia sia presente e sia corretto. E' giusto che non sia
presente solo se la propria fascia economica è superiore a 100mila euro. Se invece il codice non c'è, o non è
corretto, sarà necessario fare l'autocertificazione. Dal 1° ottobre se nessun codice è presente sulla ricetta, il
cittadino dovrà pagare il ticket corrispondente all'importo massimo. E' possibile verificare ed eventualmente
autocertificare la propria fascia economica con la carta sanitaria elettronica precedentemente attivata (alla Asl
o in farmacia): direttamente on line sul sito della Regione: www.regione.toscana.it/servizi-online, essendo in
possesso di un lettore di smart card oppure in uno degli oltre 100 totem «Punto Si» presenti in tutte le Asl,
inserendo la propria tessera sanitaria attivata nel totem e seguendo la procedura indicata sullo schermo.
L'AUTOCERTIFICAZIONE va fatta per ogni componente del nucleo familiare. Le aziende sanitarie sono
tenute a effettuare controlli sulla veridicità del contenuto delle autocertificazioni. L'eventuale evasione dal
ticket su dichiarazione non vera comporta il recupero degli importi non pagati e l'applicazione della sanzione
amministrativa. Per evitare che i cittadini paghino un ticket errato, nel caso di fascia non corrispondente, o per
coloro per i quali la fascia non è resa disponibile dal sistema tessera sanitaria, le aziende sanitarie hanno
messo a punto iniziative specifiche volte a facilitare l'adempimento richiesto ai cittadini, con l'avvio della
prescrizione elettronica voluta a livello nazionale e in via di implementazione. Attingendo alle informazioni
della banca dati del Sistema tessera sanitaria dell'Agenzia delle Entrate e della banca dati degli assistiti, ogni
azienda sanitaria ha rilevato i nominativi che risultano privi di codice di fascia assegnato. Questi cittadini
riceveranno, se già non l'hanno ricevuta, una lettera da parte della propria azienda sanitaria, con allegato il
modulo per l'autocertificazione, così da facilitarne la restituzione all'azienda sanitaria. L'assistito potrà inviare
il modulo compilato e la copia di un documento di identità, utilizzando una delle diverse possibilità indicate
nella lettera stessa. Se il cittadino ha fatto l'autocertificazione o utilizza un Isee in corso di validità, non è
tenuto a fare niente e non dovrà tener conto della lettera. In tutte le Asl, nelle farmacie, negli studi dei medici
di famiglia, sono affisse locandine per informare in maniera corretta e uniforme la popolazione. Questi i codici
relativi alla diverse fasce di reddito: ERA (soggetti con reddito complessivo del nucleo familiare fiscale
inferiore a 36.151,98 euro); ERB (reddito complessivo del nucleo da 36.151,98 a 70.000 euro); ERC (reddito
da 70.000 a 100.000 euro). Image: 20140921/foto/8704.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/09/2014
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LA NOVITA' DAL 1° OTTOBRE LA DICHIARAZIONE DIVIENE AUTOMATICA