Lezione del 20 marzo 2014
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Tuber magnatum Pico Tuber melanosporum Vitt. Tuber albidum Pico Tuber aestivum Vitt. Tuber macrosporum Vitt. Tuber brumale Vitt. Tuber mesentericum Vitt. Il corpo del fungo prende il nome di micelio. Il micelio è costituito da ife. Le ife sono sottili filamenti ramificati ad accrescimento apicale. Il più esteso organismo vivente è un fungo: copre una superficie di 10 km2 peso stimato di 600 tonnellate età stimata di 2400 anni Stabiliscono rapporti mutualistici con gli organismi viventi Si nutrono a danno di organismi viventi Si nutrono di sostanze organiche in decomposizione Saprofitismo Mineralizzazione La mineralizzazione è l'insieme dei processi demolitivi della sostanza organica con formazione, quali prodotti finali, di composti inorganici sotto forma di acqua, anidride carbonica e sali minerali (ammonio, fosfati, solfati e cationi metallici). Rappresenta la fase finale della decomposizione ossidativa della sostanza organica Umificazione L'umificazione è l'insieme dei processi demolitivi enzimatici, dovuti a varie specie di batteri e funghi, attraverso i quali la sostanza organica in decomposizione subisce un processo di rielaborazione a partire da composti organici più o meno semplici, alcuni di difficile decomposizione, altri sottratti alla completa mineralizzazione. Parassitismo Simbiosi Rapporto mutualistico tra due specie. Nei funghi possono esserci due tipi di simbiosi: 1)Licheni 2)Micorrize Sistematica dei funghi I funghi sono principalmente raggruppati in: 1)Zigomiceti 2)Ascomiceti. È la divisione più ampia comprende circa 30000 specie, vi appartengono funghi unicellulari e pluricellulari, prevalentemente saprofiti e parassiti. Ci sono anche alcuni funghi simbionti alcune delle quali producono corpi fruttiferi di valore gastronomico (come le spugnole e i tartufi). 3)Basidiomiceti Fungo epigeo Fungo ipogeo Il tartufo Fungo ipogeo Ascomicete Simbionte Fungo simbionte, si unisce alle radici di una pianta ospite e genera una micorriza (ectomicorriza) Ciclo vitale del tartufo Ottenimento piantine micorrizzate Ottenimento piantine micorrizzate Principali caratteristiche di un terreno per la realizzazione di una tartufaia coltivata Dimensioni: Da pisello fino a quelle di una grossa patata. Può superare il chilo. Forma: Da sferica a ovale più o meno variamente lobata. Più irregolare che nel tartufo nero. Tuber magnatum Pico Tartufo bianco pregiato Peridio: Giallo-ocraceo con zonature brunerugginose. Liscio Odore: intenso ricorda aglio e formaggio grana Maturazione da settembre a dicembre Gleba: Bianco-grigiastra nei tartufi immaturi, nocciola a maturità, possibile presenza di zone rosso scure. Numerose venature bianche sottili e ben definite. Spore: Da sferiche a ovali, colore ocra, reticolo a maglie larghe Caratteristiche del terreno: terreni di medio impasto da franco argilloso a franco sabbioso, da neutro a sub-alcalino (pH 7 – 8,5), calcare (7 – 40 %) sostanza organica tra 1 e 8%. Cresce bene nei fondovalle o presso corsi d’acqua in terreni leggermente in pendenza. Ama l’umidità ma non vuole i ristagni e suoli asfittici. Vuole terreni ben areati. In Emilia Romagna è comune in tutta la regione. T. albidum T. magnatum Choiromyces meandriformis Falso tartufo bianco Dimensioni: Da pisello fino a quelle di un’albicocca. In rari casi, nei erreni sciolti, può arrivare a 10 cm di diametro. Forma: Globosa più o meno regolare. Odore: forte, ricorda l’aglio Tuber albidum Pico Bianchetto o marzuolo Peridio: Giallo-ocraceo, brunorugginoso, bruno-aranciato. Liscio Gleba: Biancastra negli esemplari immaturi, rosso-bruno scuro a maturità. Le venature sono bianche, grossolane, ben definite e rade. Maturazione: da dicembre ad aprile Spore: Da sferiche ad ovali, di colore ocrabruno e reticolate. Maglie del reticolo in genere più piccole che in bianco pregiato. È un tartufo che si adatta bene a condizioni pedo-climatiche differenti. Diffuso in tutta la regione, nelle pinete litoranee, grazie al terreno sabbioso, si possono raggiungere le dimensioni maggiori. Preferisce terreni sabbiosi ma si ritrova anche in terreni argillosi. Preferisce pH da neutro a sub-basico ma si ritrova anche in situazioni di pH sub-acido. Associato a querce, noccioli, pioppi, salici, pini e cedri. Dimensioni: Da nocciola fino a quelle di un’arancia (200 – 300 g). Tuber melanosporum Vitt. Tartufo nero pregiato Peridio: Nero con zonature rugginose, verrucoso Odore: intenso e gradevole Forma: Rotondeggiante, può presentarsi irregolare negli individui più grandi Maturazione da novembre a marzo Gleba: Biancastra nei tartufi immaturi, nero-bruno tendente a volte al violaceo o al rossiccio a maturità. Numerose venature biancastre sottili e ben definite. Spore: ellissoidali, scure, ornate da spinule Caratteristiche del terreno: sub-alcalino (pH 7,5 – 8,5), calcare (10 – 50 %), struttura soffice e porosa che garantisce buona aerazione e drenaggio. Preferisce pendici calde e assolate non troppo ricche di vegetazione. Quasi assente in Emilia Romagna Tuber brumale Vitt. Tartufo nero d’inverno Dimensioni: Da nocciola fino a quelle di un’arancia. Peridio: Nero con grosse verruche piramidali, a volte simili a volte maggiori rispetto al nero pregiato. Odore: intenso simile a quello di una rapa Forma: Rotondeggiante, più o meno irregolare. Maturazione da dicembre-gennaio a aprile Spore: Ellittiche, ocra chiaro e ricoperte da spinule fitte Gleba: Biancastra nei tartufi immaturi, da fuliginosa a nero-bruno a maturità. Venature bianche grossolane e rade che confluiscono in ampie zone biancastre. Simbiosi con: roverelle, tigli, carpini, noccioli, pini, cedri Tartufo nero d’inverno e tartufo nero pregiato possono essere confusi dal momento che maturano in periodi simili, hanno similitudini morfologiche (peridio, colorazione gleba). Si differenziano per l’aspetto delle venature e per la morfologia delle spore. Il tartufo nero d’inverno è comune in Emilia Romagna. Generalmente lo sviluppo di Tuber brumale nelle tartufaie naturali, segnala un peggioramento delle condizioni ecologiche ed un regresso nella produzione di specie più pregiate; per esempio il Tuber brumale compare nelle tartufaie di Tuber melanosporum, quando l’area bruciata si inerbisce e diventa troppo ricca di sostanza organica e lettiera; nelle tartufaie di Tuber magnatum compare soprattutto quando il suolo presenta sintomi di asfissia, segnalati dalla presenza di abbondante muschio. Lo sviluppo di Tuber brumale sembra favorito quando il pH del terreno si avvicina alla neutralità o addirittura scende a valori sotto pH 7. Meno esigente di luce del T. melanosporum ma più esigente dei T. magnatum, si localizza in prevalenza sulle bordure dei boschi e nei giardini. Tuber aestivum Vitt. Tartufo estivo o Scorzone Peridio: Nero con grosse verruche piramidali, le facce laterali presentano striature fra loro parallele. Dimensioni: Da nocciola fino a quelle di un’arancia. Odore: Gradevole e delicato ricorda le nocciole. Forma: Rotondeggiante, più o meno irregolare. Maturazione da giugno a novembre Gleba: Biancastra nei tartufi immaturi, nocciola a maturità. Venature fitte, esili e biancastre. Spore: Rotonde o ovali, ocra e reticolate Tartufo estremamente comune, scarse esigenze pedo-climatiche, può crescere dalla pianura fino a 1000 m s.l.m. Predilige terreni calcarei, con caratteristiche chimico-fisiche simili a quelle idonee per T. melanosporum. È però meno esigente e sopporta bene anche quantitativi relativamente elevati di sostanza organica e si adatta anche ai climi continentali (T. melanosporum si adatta meglio al clima mediterraneo). Micorrize con querce, carpini, noccioli, pini, faggi, betulle. Forma pianelli meno estesi rispetto a melanosporum. Tuber uncinatum, per alcuni una specie a parte per altri una varietà autunnale di T. aestivum. T. uncinatum ha carpofori con verruche meno pronunciate rispetto a T. aestivum. La gleba è più scura con un aroma più deciso e gradevole. Matura in autunno e non forma pianelli sviluppati come quelli del tartufo estivo. Analisi del DNA non hanno evidenziato differenze significative tra T. aestivum e T. uncinatum. L’uncinato è diffuso nelle provincie di Parma e Piacenza. Tuber macrosporum Vitt. Tartufo nero liscio Dimensioni: Da nocciola fino a quelle di una noce o un uovo. Peridio: Nero con zonature bruno-rugginose estese. Le verruche sono piccole e danno al tartufo un aspetto finemente rugoso. Forma: Generalmente rotondeggiante. Odore: Gradevole, ricorda quello del bianco pregiato. Maturazione da luglioagosto a dicembre Spore: Decisamente grandi, colore bruno scuro, reticolo a maglie irregolari. Gleba: Biancastra nei tartufi immaturi, bruna o bruna-rugginosa a maturità. Venature fitte, esili e biancastre che virano leggermente al bruno se esposte all’aria. Tartufo abbastanza raro, in Emilia Romagna, e tende a fruttificare nelle medesime aree di sviluppo di T. magnatum. Micorrize con querce, carpini, tigli, pioppi, salici, noccioli, betulle. Tuber mesentericum Vitt. Tartufo nero comune Dimensioni: Da nocciola fino a quelle di un’arancia. Forma: Rotondeggiante, più o meno regolare con un incavo basale più o meno accennato. Peridio: Nero. Le verruche sono pronunciate ma più piccole rispetto al tartufo estivo. Odore: Non troppo gradevole, ricorda il catrame. Proprietà organolettiche migliorano con la cottura. Maturazione da settembre a gennaio Gleba: Biancastra nei tartufi immaturi, grigio-bruna o nocciola a maturità. Venature fitte, biancastre. Spore: Elissoidali, ocra e dotate di un reticolo a maglie interrotte. In Italia è diffuso un po’ ovunque, in Emilia Romagna lo si ritrova, seppur sporadicamente, nei querceti collinari. Predilige terreni calcarei a pH neutro o sub-alcalino. Tollera un contenuto abbastanza elevato di sostanza organica e cresce bene nei boschi con una fitta vegetazione. Micorrize con faggi, querce e carpini.
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