Vol. 5, n. 3, September-December 2009
Transcript
Vol. 5, n. 3, September-December 2009
ISSN 2035-0686 Vol. 5, n. 3, September-December 2009 Randomized trial on the efficacy of two non steroidal drugs in the prevention of skin damage induced by radiotherapy Elisabetta Garibaldi, Marco Gatti, Marie Paule Gardes, Enrico Raiteri, Elena Delmastro, Cristina Bona, Giuseppe Malinverni, Pietro Gabriele Clinical evaluation of a nutraceutical containing lycopene, soy isophlavones and vitamin C on the performance and duration of an intradermal filler Adele Sparavigna Meccanismo d’azione della tossina botulinica sul sistema nervoso centrale, dopo iniezione intramuscolo Matteo Caleo Infezioni cutanee: trattamento con acido fusidico/fusidato di sodio e con l’associazione acido fusidico-triamcinolone benetonide Antonino Di Pietro, Pietro Cazzola Mousse con tioconazolo 0,25% (TrosiDS®) come coadiuvante nella riduzione degli inestetismi cutanei della dermatite seborroica Giammaria Giuliani, Carolina Bussoletti, Alessandra D’Amore, Leonardo Celleno La terapia fotodinamica nel trattamento delle verruche volgari Fiorella Bini Studio prospettico a sei mesi sugli effetti di un prodotto topico in lozione e shampoo a base di timo-peptidi di sintesi a basso peso molecolare nel telogen effluvium cronico e nell’AGA iniziale della donna Donne Dermatologhe Italia - DDI La balneoterapia termale: applicazioni dermatologiche Steven Paul Nisticò, Massimo Gabellini, Rosita Saraceno, Caterina Schipani, Sergio Chimenti Efficacia di una maschera di torba e acqua termale salsobromoiodica nel trattamento della dermatite seborroica del viso Christian Pedrinazzi, Santa Andreoli, Elisa Battistini, Maria Letizia D’Errigo, Cesarina Gregotti, Plinio Richelmi Il progetto “Amor di Pelle 2009” Antonino Di Pietro Resveratrolo: review delle proprietà farmacologiche e salutistiche Maria Bucci, Andrea Fratter Indexed in: EMBASE, EMNursing, Compendex, GEOBASE Nel 2010 abbiamo deciso di annullare un Congresso che avevamo inizialmente programmato nel mese di aprile a Salsomaggiore. Perché? Semplicemente perché abbiamo voluto dare una prova di maturità, serietà e amicizia verso i colleghi e le aziende che ci sostengono. In pratica ci siamo accorti, solo dopo aver fatto i primi annunci ufficiali, che nella stessa settimana in cui avevamo programmato l’evento ci sarebbe stato il congresso della SIDCO che dopo varie vicissitudini interne aveva definitivamente confermato la data. Una rapida revisione del calendario ci ha mostrato che non c’era nessun altro week-end libero fino a giugno. Che senso aveva far finta di nulla e sovrapporre negli stessi giorni due congressi di dermatologia? Sarebbe stato sconveniente per gli amici della SIDCO e per le aziende che si sarebbero dovute sobbarcare doppie spese per una eventuale sponsorizzazione. All’unanimità il consiglio direttivo dell’ISPLAD ha deciso, allora, di annullare l’evento. Si dice da tempo che i congressi in dermatologia sono troppi! È vero e noi abbiamo voluto dare un buon esempio. Abbiamo così concentrato grandi energie ed entusiasmo sull’incontro ISPLAD-ADOI che ci sarà a Matera dal 17 al 19 giugno. Un momento di grande interesse e confronto scientifico, clinico e pratico che unirà sicuramente molti dermatologi, soprattutto quelli che amano i fatti e non solo le parole. Recentemente un nostro collega ha scritto che una nuova paziente è andata nel suo studio chiedendo se egli fosse un dermatologo plastico e se, quindi, esperto nella materia, poteva fare qualcosa di concreto e serio per aiutarla a mantenere la pelle giovane e sana. Chi è lungimirante ha capito il significato e la vera importanza di questa notizia. Se oggi un paziente si rivolge a un dermatologo chiedendogli se si occupa di terapie antiaging serie e concrete e vuol sapere se è un “dermatologo plastico”, e non un “medico estetico”, vuol dire che i dieci anni di vita dell’ISPLAD non sono stati spesi invano. In questi anni l’ISPLAD ha rafforzato il ruolo del dermatologo, per questo ora non dobbiamo più dire che siamo “medici estetici” per indicare la nostra competenza in materia. Un grazie di cuore a chi ha riportato il fatto e lo ha evidenziato rendendolo importante; grazie da parte di tutti i duemila soci “dermatologi plastici” dell’ISPLAD. In 2010, we decided to cancel a congress that had initially been planned for the month of April in Salsomaggiore. Why? Simply because we wanted to send out a friendly message and a demonstration of our support and maturity to all the colleagues and enterprises that have continuously supported us. The date for the Congress of SIDCO had finally been confirmed after various internal changes. And we only realized that it would have taken place in the same week in which we had planned our event after we had already made the first official announcements. A quick revision of our schedule made it clear that there would be no other weekend free until June. What sense would it have made to organise two overlapping congresses of dermatology? It would only have been an inconvenience both for our friends at SIDCO and for the enterprises that would have had to spend twice as much on any eventual sponsorship. Therefore, the Executive Committee of ISPLAD unanimously decided to cancel the event. For quite a while now, people have been saying that there are too many congresses of derm a t o logy! There is some truth to it and we wanted to give a good example. We then poured all our energy and enthusiasm into the ISPLAD-ADOI meeting that will take place at Matera from June 17th-19th. It will be an interesting moment of scientific, clinical, and practical exchange that will surely unite many dermatologists. Especially those who love a demonstration of facts and not only words. Recently, one of our colleagues wrote that a new patient came to his studio asking him if he were a plastic dermatologist, and if he, therefore, was an expert on the subject. The patient wanted to know if our colleague could do something concrete and serious to help him maintain young and healthy skin. The significance and true importance of this anecdote will be clear to any forward-looking person. If a patient comes to a dermatologist today, asking if he works with serious and concrete anti-aging therapies and wanting to know if he is a “plastic dermatologist” as opposed to an “aesthetic doctor”, it means that the ten years of ISPLAD have not been spent in vain. Throughout these past years, ISPLAD has continuously worked to bring the role of the dermatologist to the forefront. Nowadays, the need for us to use the term “aesthetic doctors” to indicate our competence of the subject no longer exists. A big, heartfelt thank you to those who have communicated this, proven it, and made it important. Thank you on behalf of the two thousand member “plastic dermatologists” of ISPLAD. Antonino Di Pietro Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 229 Sommario pag. 233 Randomized trial on the efficacy of two non steroidal drugs in the prevention of skin damage induced by radiotherapy Journal of Plastic Dermatology Elisabetta Garibaldi, Marco Gatti, Marie Paule Gardes, Enrico Raiteri, Elena Delmastro, Cristina Bona, Giuseppe Malinverni, Pietro Gabriele pag. 241 Clinical evaluation of a nutraceutical containing lycopene, soy isophlavones Editor and vitamin C on the performance and duration of an intradermal filler Antonino Di Pietro (Italy) Adele Sparavigna Editor in Chief Francesco Bruno (Italy) Co-Editors Bernd Rüdiger Balda (Austria) Salvador Gonzalez (USA) Pedro Jaen (Spain) dopo iniezione intramuscolo Matteo Caleo pag. 257 Infezioni cutanee: trattamento con acido fusidico/fusidato di sodio Associate Editors Francesco Antonaccio (Italy) Mariuccia Bucci (Italy) Franco Buttafarro (Italy) Ornella De Pità (Italy) Giulio Ferranti (Italy) Andrea Giacomelli (Italy) Alda Malasoma (Italy) Steven Nisticò (Italy) Elisabetta Perosino (Italy) Andrea Romani (Italy) Nerys Roberts (UK) e con l’associazione acido fusidico-triamcinolone benetonide Antonino Di Pietro, Pietro Cazzola pag. 265 Mousse con tioconazolo 0,25% (TrosiDS®) come coadiuvante nella riduzione degli inestetismi cutanei della dermatite seborroica Giammaria Giuliani, Carolina Bussoletti, Alessandra D’Amore, Leonardo Celleno pag. 271 La terapia fotodinamica nel trattamento delle verruche volgari Fiorella Bini Editorial Board Lucio Andreassi (Italy) Kenneth Arndt (USA) H.S. Black (USA) Lucia Brambilla (Italy) Günter Burg (Switzerland) Michele Carruba (Italy) Vincenzo De Sanctis (Italy) Aldo Di Carlo (Italy) Robin Eady AJ (UK) Paolo Fabbri (Italy) Ferdinando Ippolito (Italy) Giuseppe Micali (Italy) Martin Charles Jr Mihm (USA) Joe Pace (Malta) Lucio Pastore (Italy) Gerd Plewig (Germany) Riccarda Serri (Italy) Adele Sparavigna (Italy) Abel Torres (USA) Stefano Veraldi (Italy) Umberto Veronesi (Italy) Managing Editor Antonio Di Maio pag. 279 Studio prospettico a sei mesi sugli effetti di un prodotto topico in lozione e shampoo a base di timo-peptidi di sintesi a basso peso molecolare nel telogen effluvium cronico e nell’AGA iniziale della donna Donne Dermatologhe Italia - DDI pag. 287 La balneoterapia termale: applicazioni dermatologiche Steven Paul Nisticò, Massimo Gabellini, Rosita Saraceno, Caterina Schipani, Sergio Chimenti pag. 293 Efficacia di una maschera di torba e acqua termale salsobromoiodica nel trattamento della dermatite seborroica del viso Christian Pedrinazzi, Santa Andreoli, Elisa Battistini, Maria Letizia D’Errigo, Cesarina Gregotti, Plinio Richelmi pag. 301 Il progetto “Amor di Pelle 2009” Antonino Di Pietro NUTRIDERMATOLOGY pag. 307 Resveratrolo: review delle proprietà farmacologiche e salutistiche Maria Bucci, Andrea Fratter English editing Rewadee Anujapad Direttore Responsabile Direttore Generale Direttore Marketing Consulenza grafica Impaginazione pag. 251 Meccanismo d’azione della tossina botulinica sul sistema nervoso centrale, Registr. Tribunale di Milano n. 102 del 14/02/2005 Scripta Manent s.n.c. Via Bassini, 41 - 20133 Milano Tel. 0270608091/0270608060 - Fax 0270606917 E-mail: [email protected] Pietro Cazzola Armando Mazzù Antonio Di Maio Piero Merlini Stefania Cacciaglia Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 Abbonamento annuale (3 numeri) Euro 39,00 Pagamento: conto corrente postale n. 20350682 intestato a: Edizioni Scripta Manent s.n.c., via Bassini 41- 20133 Milano Stampa: Arti Grafiche Bazzi, Milano È vietata la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, di articoli, illustrazioni e fotografie senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore non risponde dell’opinione espressa dagli Autori degli articoli. Ai sensi della legge 675/96 è possibile in qualsiasi momento opporsi all’invio della rivista comunicando per iscritto la propria decisione a: Edizioni Scripta Manent s.n.c. Via Bassini, 41 - 20133 Milano Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 231 Randomized trial on the efficacy of two non steroidal drugs in the prevention of skin damage induced by radiotherapy Elisabetta Garibaldi Marco Gatti Marie Paule Gardes Enrico Raiteri Elena Delmastro Cristina Bona Giuseppe Malinverni Pietro Gabriele SU M M A R Y Randomized trial on the efficacy of two non steroidal drugs in the prevention of skin damage induced by radiotherapy The aim of this study is to evaluate the reparative properties of the Restitutio Restructuring Cream (RRC) produced in two formulations for the skin injuries caused by radiation in patients undergoing radiotherapy treatment: “A formulation”, cutaneous emulsion based on alginates; “B formulation”, cutaneous emulsion based on alginates, hyaluronic acid, and beta-glucan. A total of 64 patients were recruited in the protocol: 52 patients with breast cancer operated on conservatively and requiring postoperative radiotherapy and 12 patients with head and neck cancer requiring curative radiotherapy. Patients were randomized to receive, during radiotherapy, a topical treatment with RRC on the irradiated skin. Overall 39 patients reported skin toxicity at grade 1. Grade 2 of skin toxicity was observed in only 6 patients with breast cancer. We have not observed any cases of grade 3 or more of skin toxicity requiring break in radiotherapy treatment. Results were assessed not only in terms of grade and overall reduction in toxicity but also in terms of full regression of skin lesions with “ad integrum restitutio” and in terms of rapidity of repair of radio-induced damage. Both formulations of cream used showed good effectiveness though better for “B formulation”; “ad integrum restitutio” was good and occurred on average within 5 and a half weeks. KEY WORDS: Radio-dermatitis, Radio-induced skin injuries, Topical treatment Introduction Acute radio-dermatitis is a common collateral effect during radiotherapy for the treatment of several tumors such as those of head and neck, breast, soft tissue sarcomas as well as cutaneous cancers 1. Radio-dermatitis can appear with diff e rent grades, until it becomes, in the worst case, a real burn 2. Symptoms of radio-dermatitis can be quite significant (itch, burning, prickling pain) and sometimes they can necessitate a break in treatment. The radiation oncologists classifie acute damage from radiations according to a scale proposed by RTOG-EORTC 3, 4, reported in Table 1. The intensity of reactions depends on several factors related to the fractionation and total radiotherapy doses: the cutaneous injuries usually appear in doses over 40-45 Gy and in using hypofractionated treatment (high doses for a session) 5. Reaction intensity also depends on the kind of energy used: electrons release more energy in the skin and they may cause more damage than photons, with increased incidence of fibrosis and teleangectasia. Furthermore, when using photons, those with low-energy have a more superficial build-up than those of high energy determining more toxicity on the skin and subcutaneous soft tissues. Cutaneous injuries were also more common using cobalt or orthovoltage therapy. Radiotherapy Department, Institute for Cancer Research and Treatment – IRCC, Candiolo (TO), Italy Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 233 E. Garibaldi, M. Gatti, M.P. Gardes, E. Raiteri, E. Delmastro, C. Bona, G. Malinverni, P. Gabriele Table 1. RTOG-EORTC acute skin toxicity scale. Grade 0 Grade 1 Grade 2 Grade 3 Grade 4 No change over baseline Follicular, faint or dull erythema; epilation, dry desquamation or decreased in sweating. Tender, bright erythema; patchy, moist desquamation or moderate edema. Confluent, moist desquamation other than skin folds; pitting edema. Ulceration, hemorrhage, necrosis. Radiation-induced skin injuries are more common in the radiotherapy of breast cancer (Figure 1) (where used doses are of 50 Gy over the whole breast followed by a boost on the surgical bed of 10-16 Gy) or in the head and neck cancers (where in the case of radical intent used doses are higher, up to 70 Gy) and when photons with low energy (about 6 MV) sometimes associated with electrons are used. Furthermore, in the treatment of these diseases quite simple arrangements of beams are used to reduce and minimize the occurrence of side effects. Other factors that may affect the intensity of skin reactions are: the specific area of skin treated (being more frequent in locations such as the infra-mammary furrow, the neck, the axillae, the inguinal folds), the phototype ( m o re common in light skin), the intrinsic skin sensitivity, the size of the m a m m a ry gland and the possible concurrent or sequential use of chemotherapy, today increasingly frequent 6. Currently there is no standard approach for the prevention and treatment of radio-induced skin lesions, although several studies have been published on the use of various kinds of topical drugs (aqueous creams, aloe vera-based cre a m s , almond oil-based, with chamomile, hyaluro n i c acid, sucralfate, gentian violet or topical corticost e roids, etc...). The most part of this studies doesn’t 234 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 show however a clear superiority of an agent on the other7, 10. The review published in 2006 by Bolderston and coll, concludes that there is insufficient evidence to support or refuse specific topical agents for prevention or management of acute skin reaction 9. Also McQuestion in his paper published in 2006, draws same conclusions10. Table 2 summarises some of the most recent studies of literature (from 2000 to today) on this topic11,17. Our study aims to assess the reparative properties of the Restitutio Restructuring Cream (RRC) produced by the Ganassini Institute in two formulations (A and B) on skin injuries caused by radiation in patients undergoing radiotherapy treatment. Figura 1. Example of grade 2 acute skin toxicity in radiation treatment for breast cancer. Randomized trial on the efficacy of two non steroidal drugs in the prevention of skin damage induced by radiotherapy Table 2. Recent clinical studies of literature. Clinical study Year Kind of study N. pts Site Results Röper B et al. (Strahl Onk) (11) 2004 Phase III (Thêta-cream vs Bepanthol lotion) 20 Breast No differences in side effects; higher cost and problems with skin marks. Pommier P et al. (JCO) (12) 2004 Phase III (Calendula vs Trolamine) 254 Breast Calendula better (p < 0.001) Szumacher E et al. (IJROBP) (13) 2001 Phase II (Biafin) 60 Breast G2 83%; G3 2% No break or delay of RT Fisher J et al. (IJROBP) (14) 2000 Phase III (Biafin vs BSC) 172 Breast No differences p = 0.77 Leonardi MC et al. (Eur J Dermatol) (15) 2008 Double-blind random (MAS065D vs vehicle) 40 Breast MAS065D Better (p < 0.0001) Wells M et al. (Radiother Oncol) (16) 2004 Phase III (Sucralfate vs aqueous cream vs no cream) 357 Breast, H&N Anorectal area No differences and methods Materials This is a prospective study conducted in a project for the continuous improvement of quality assurance in radiotherapy18. It was conducted at Istitute for Cancer Research and Treatment (IRCC) of Candiolo (Turin) in 2007. The study aimed to evaluate the reparative pro perties of the RRC produced in two formulations (A and B) on injuries caused by radiation in patients undergoing radiotherapy treatment. Inclusion criteria were: – informed consent – patients with breast cancer operated on conservatively and requiring postoperative radiotherapy treatment – patients with head and neck cancer requiring radiotherapy with radical intent – Karnofsky performance status 90-100 – patients with negative history for allergy. Exclusion criteria were: - patients with history of cutaneous hypersensitivity to topical substances - patients with positive history for allergy - patients with connective tissue diseases - patients with history of psychological problems that could reduce compliance to treatment protocol. A total of sixty-four patients, candidate for radiation therapy, were recruited in the protocol: 52 patients with breast cancer operated on conservatively and requiring postoperative radiotherapy treatment and 12 patients with head and neck cancer requiring radiotherapy with radical intent. Administered doses for patients irradiated for breast cancer were as follows: 50 Gy in 25 fractions to the whole breast with 6 MV photons, over 5 weeks, and then a boost to the surgical bed of 10 Gy in 5 fractions with 6-9 or 12 MeV electrons, for a total dose of 60 Gy. Patients treated with radical intent for head and neck cancer received a prophylactic dose of 5054 Gy to the lymph nodes at risk, 60-66 Gy to the gross lymph nodes volume and 66-70 Gy to the gross tumor volume. The fractionated dose was of 180-00 cGy per day. 6 MV Photons were used, sometimes associated with 6-9 or 12 MeV electrons. Patients were randomized to receive, during radiotherapy, a topical treatment on the irradiated skin by means of the RRC produced in two formulations indicated as A or as B. Of the 52 breast cancer patients, 26 were treated with the “A formulation” and 26 with the “B Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 235 E. Garibaldi, M. Gatti, M.P. Gardes, E. Raiteri, E. Delmastro, C. Bona, G. Malinverni, P. Gabriele formulation”. Of the 12 head and neck cancer patients, 6 were treated with the “A formulation” and 6 with the “B formulation”. The cream was given to the patients by the Radiotherapy nurse before the start of treatment. The nurse was responsible for explaining to the patients the mode and timing of administration. Patients self administrated the cream, in quantities of about 3 grams per application from the first day of radiotherapy until the tenth day after the end of radiation treatment. Cream was administered twice a day, three hour before and immediately after the session of radiotherapy. Randomization was generated by computer and neither the patients nor the physicians and nurse knew which was formulation used by the patient for the whole duration of the radiation course. All patients underwent a baseline physical examination before the start of radiotherapy and then every week, during the treatment, or m o re if needed. Finally, at the end of the radiation course, every week during the first month of follow-up. Acute skin toxicity was evaluated a c c o rding to the RTOG-EORTC scale (Table 1). Compliance to the protocol was of 100%. Table 3. Radio-induced acute skin toxicity in patients treated for breast cancer.. Grade A Formulation (n° patients) B Formulation (n° patients) G0 9 6 G1 15 16 G2 2 4 G3 0 0 G4 0 0 Total patients 26 26 Table 4. Radio-induced acute skin toxicity in patients treated for head and neck cancer.. Grade A Formulation (n° patients) B Formulation (n° patients) G0 2 2 G1 4 4 G2 0 0 G3 0 0 G4 0 0 Total patients 6 6 2A). Toxicity observed in the 12 patients tre a ted for head and neck cancer is shown in Table 4 (Figure 2B). Overall 39 patients reported a grade 1 of skin toxicity: 31 treated for breast cancer and 8 R esults Toxicity observed in the 52 patients with breast cancer is shown in Table 3 (Figure A FORMULATION B FORMULATION A FORMULATION B FORMULATION A 16 4 14 3,5 12 3 10 2,5 8 2 6 1,5 4 1 2 0,5 B 0 0 G0 G1 G2 G3 G0 G1 G2 Figura 2. Acute skin toxicity distribution in patients treated for breast cancer (A) and in patients treated for head and neck cancer (B). 236 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 G3 Randomized trial on the efficacy of two non steroidal drugs in the prevention of skin damage induced by radiotherapy 18 16 14 12 G1 (A Formulation) 10 G1 (B Formulation) 8 G2 (A Formulation) 6 G2 (B Formulation) 6 2 0 0 weeks 1 weeks 2 weeks 3 weeks 4 weeks 5 weeks 6 weeks 7 weeks Figura 3. Regression time of radio-induced acute skin injuries in patients treated for breast cancer. G1: grade 1 of acute skin toxicity, G2: grade 2 of acute skin toxicity (RTOG-EORTC scale). treated for head and neck cancer. Grade 2 of skin toxicity was observed in only 6 patients with breast cancer. Of 31 patients with breast cancer showing grade 1 of acute skin toxicity, 15 were treated with “A formulation” and 16 with “B formulation”. Of 15 patients treated with “A formulation”, two recovered within 3 weeks and 13 within 5 weeks. Of 16 patients treated with “B formulation”, 10 showed re g ression of skin lesions within 3 weeks and 6 within 5 weeks (Figure 3). Of 6 patients with breast cancer showing grade 2 of acute skin toxicity, two were submitted to “A formulation” treatment and 4 to “B formulation”. The first two patients (treated with “A formulation”) re c o v e red within 5 weeks, while of the remaining 4 (treated with “B formulation”) 3 showed regression within 5 weeks and one within 7 weeks (Figure 3). Of 8 patients treated for head and neck cancer showing grade 1 of acute skin toxicity, 4 were submitted to topical “A formulation” and 4 to 4,5 4 3,5 3 2,5 G1 (A Formulation) 2 G1 (B Formulation) 1,5 1 0,5 0 0 weeks 1 weeks 2 weeks 3 weeks 4 weeks 5 weeks 6 weeks 7 weeks Figura 4. Regression time of radio-induced acute skin injuries in patients treated for head and neck cancer. G1: grade 1 of acute skin toxicity, G2: grade 2 of acute skin toxicity (RTOG-EORTC scale). Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 237 E. Garibaldi, M. Gatti, M.P. Gardes, E. Raiteri, E. Delmastro, C. Bona, G. Malinverni, P. Gabriele “B formulation”. In these patients regression of skin lesions was observed as follows: in those treated with “A formulation” 1 was cured within 3 weeks and the remaining 3 within 5 weeks; in patients treated with “B formulation” 1 showed recovery within 3 weeks and the remaining 3 within 5 weeks (Figure 4). Conclusions One of the main clinical activities of the physician radiotherapist is the monitoring of patients throughout the treatment course. During this activity the physician, sometimes supported by the radiotherapy nurse, has to treat any radio-induced skin lesions. The approach to this problem may be different depending on the philosophy of the centre. In some radiotherapy centres, topical drugs are generally not prescribed, unless of they are hygienic-behavioral type, until skin lesions appear. In this case the physician prescribes topical products if necessary. In other centres, targeted and planned protocols of intervention for disease are active. In the specific case of breast cancer topical application of a specific cream is suggested from the third week of radiation treatment. In other cases the prophylactic prescription of topical products is established from the beginning until the end of radiotherapy or sometimes even for one or two weeks after the end of treatment. Actually, data in recent years are lacking since with the use of high-energy radiation produced by linear accelerator (LINAC), acute skin toxicity is reduced significantly compared to the period in which cobalt therapy was routinely used. T h e re f o re, data indicating a definitive “gold stand a rd” treatment are not reported in the literat u re9-17. Bolderston et al., in their review concludes that skin washing, including gentle washing with water alone with or without mild soap, should be permitted in patients receiving radiation therapy to prevent acute skin reaction and no sufficient evidence there is to support or refuse a specific topical agent to prevent or menage acute skin reactions 9. The same conclusions are derived by McQuestion in his study11ì0. There f o re, we believe that each Institution should establish, on the basis of internal pro t ocols, common behavioral and data collection guidelines, taking in account also the cost-benefit balance in term of expences for the patients. 238 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 Our study would make a contribution to this topic; in agreement with the producer (Ganassini Institute) we tested the reparative properties of two creams with diff e rent characteristics in order to evaluate which of them would offer the best result in daily clinical practice. Results were assessed not only in terms of toxicity grade and overall reduction in toxicity but also in terms of full regression of skin lesions until “ad integrum restitutio” and in terms of rapidity of radioinduced damage repairs. This is of considerable importance if one considers that sometimes a severe grade of skin toxicity may require a treatment break that should be avoided since it is an unfavorable prognostic factor for expected outcome. In our study no grade G3-G4 toxicity was observed. This fact allowed that radiation treatment was finished without interruptions. In our study we can draw the following conclusions: we have not observed, as in many other published studies, any cases of grade 3 or more skin toxicity requiring treatment break; both formulations of used cream, showed good effectiveness, although with the “B formulation” the damage repair was overall quicker than with the “A formulation”: “ad integrum restitutio” was good and was on average within 5 weeks and half. The more grade 2 toxicity observed with “B formulation” could be explained with the fact that in this group of patients there were 3 patients with bulky breasts versus only 1 in the other group. Compliance to protocol was of 100% both because the two formulations did not cause uncomfortable side effects to the patients and because there was a close collaboration with the nurse who constantly and carefully followed our patients. In conclusion we believe that tested creams can be considered an effective coadjuvant in patients treated with radiotherapy for breast cancer and for head and neck cancer. References 1. Fletcher G. Clinical dose-response curves of human malignant epithelial tumors. Br J Radiol 1973; 46:1-12. 2. Emami B, Lyman J, Brown A, et al. Tolerance of norm a l tissue to therapeutic irradiation. Int J Radiat Oncol Biol Phys 1991; 21:109-122. Randomized trial on the efficacy of two non steroidal drugs in the prevention of skin damage induced by radiotherapy 3. James D Cox MD, Jo Ann Stetz BS, Thomas F Pajak. Toxicity Criteria of the Radiation Therapy Oncology Group (RTOG) and the European Organization for Research and Treatment of Cancer (EORTC). Int J Radiation Oncology Biol Phys 1995; 31:1341-1346. 4. National Cancer Institute, Cancer Therapy Evaluation program: “Common Toxicity Criteria Manual, Version 2.0 June 1, 1999”. 5. Perez CA, Kutcher GJ, Emami B, et al. Fitting normal tissue to therapeutic irradiation. Int J Radiat Oncol Biol Phys 1999; 44:855-886. 6. Tucker S, Turesson I, Thames H. Evidence of individual differences in the radiosensitivity of human skin. Int J Radiat Oncol Biol Phys 1984; 10:607-18. 7. Wickline MM. Prevention and treatment of acute radiation dermatitis: a literature review. Oncol Nurs Forum 2004; 31:237-47. 8. Richardson J, Smith JE, McIntyre M, Thomas R, Pilkington K. Aloe vera for preventing radiation-induced skin reactions: a systematic literature review. Clin Oncol (R Coll Radiol) 2005; 17:478-84. 9. Bolderston A, Lloyd NS, Wong RK, Holden L, RobbB l e n d e rman L. Supportive Care Guidelines Group of Cancer Care Ontario Program in Evidence-Based Care. The pre v e ntion and management of acute skin reactions related to radiation therapy: a systematic review and practice guideline. Support Care Cancer 14:802-17. Epub 2006. 10. McQuestion M. Evidence-based skin care management in radiation therapy. Semin Oncol Nurs 2006; 22:163-73. 11. Röper B, Kaisig D, Auer F, Mergen E, Molls M. ThêtaCream versus Bepanthol lotion in breast cancer patients under radiotherapy. A new prophylactic agent in skin care? Strahlenther Onkol 2004; 180:315-22. 12. Pommier P, Gomez F, Sunyach MP, et al. Phase III randomized trial of Calendula Officinalis compared with trolamine for the prevention of acute dermatitis during irradiation for breast cancer. J Clin Oncol 2004; 22:1447-1453. 13. Szumacher E, Wighton A, Franssen E, et al. Phase II study assessing the effectiveness of Biafine cream as a prophylactic agent for radiation-induced acute skin toxicity to the breast in women undergoing radiotherapy with concomitant CMF chemotherapy. IJROBP 2001; 51:81-6. 14. Fisher J, Scott C, Stevens R, et al. Randomized phase III study comparing Best Supportive Care to Biafine as a prophylactic agent for radiation-induced skin toxicity for women undergoing breast irradiation: Radiation Therapy Oncology Group (RTOG) 97-13. Int J Radiat Oncol Biol Phys 2000; 48:1307-1. 15. Leonardi MC, Gariboldi S, Ivaldi GB, et al. A doubleblind, randomised, vehicle-controlled clinical study to evaluate the efficacy of MAS065D in limiting the effects of radiation on the skin: interim analysis. Eur J Dermatol 2008; 18:317-21. 16. Wells M, Macmillan M, Raab G, et al. Does aqueous or sucralfate cream affect the severity of erythematous radiation skin reactions? A randomised controlled trial. Radiother Oncol 2004; 73:153-62. 17. Richardson J, Smith JE, McIntyre M, et al. Aloe vera for preventing radiation-induced skin reactions: a systematic literature review. Clin Oncol (R Coll Radiol) 2005; 17:478-84. 18. AIRO-ESTRO: Assicurazione di qualità in Radioterapia. Quality Assurance in Radiotherapy. Omicron Coop. Ed. Genova, 1997. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 239 Clinical evaluation of a nutraceutical containing lycopene, soy isophlavones and vitamin C on the performance and duration of an intradermal filler Adele Sparavigna SU M M A R Y Clinical evaluation of a nutraceutical containing lycopene, soy isophlavones and vitamin C on the performance and duration of an intradermal filler Aim of the study was to evaluate, clinically and by non-invasive instrumental evaluations, the efficacy and the tolerance of an intradermal filler associated to food supplement on principal ageing/photoageing skin signs. 26 female healthy volunteers were enrolled. They were divided into 2 groups. Group I (subjects performing intradermal implants with dermal filler associated to Innéov Re-Age Fermeté food supplement). Group II (subjects performing only intradermal implants with High Fill). The study duration was 28 weeks with 5 control visits. During the visits the following clinical and instrumental evaluations were performed: wrinkles grade at level of nasolabial folds and around the eyes, surface microrelief at level of the cheek, skin tonicity, skin brightness, skin replicas at level of nasolabial folds for wrinkles profilometric evaluation. Clinical and instrumental evaluations confirmed the antiage activity of “Innéov ReAge Fermeté and demonstrated as the food supplement increased the efficacy of the “High Fill” intradermal filler. Treatment tolerance was optimal (final investigators’ judgement: 100% = good-excellent); in fact no adverse event related to the tested products occurred during the entire study period. KEY WORDS: Intradermal filler; Food supplementation IIntroduction In recent years several studies have demonstrated that certain dietary supplements can exert beneficial effects on skin ageing. Nutraceuticals are mainly natural products that are used to supplement the diet by increasing the total dietary intake of important nutrients targeting a particular skin benefit. The interest of the dermatologist regarding the correlation between diet, wellness and skin healthiness has stimulated the discussion about the evaluation of the possible benefits. It is also a requirement by law that claimed skin benefits are substanti- ated by scientific evidence. Generally speaking, oral skin supplements are not expected to work entirely on their own: they can be considered beneficial when used in conjunction with traditional skin care regimens and a healthy diet. For example, taking a “beauty pill” shouldn’t encourage smoking or excessive sun exposure. A further step in oral supplementation for dermatological prescription is to support skin medical treatment effect. Aim of the present study was to verify the possibility that a specific product designed to improve skin firmness DermIng, Clinical Research and Bioengineering Institute, Monza. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 241 A. Sparavigna could improve the performance and the duration of an intradermal filler. The tested nutraceutical treatment was based on the assumption of lacto-lycopeneTM 12mg/die, soy isophlavones 100 mg/die and vitamin C 120 mg/die. Lycopene is a carotenoid pigment extracted from mature tomato. It is a strong anti-oxidant and stimulates epidermal and dermal cell functions. Coniugation of lycopene with milk proteins has been proved to increase bioavailability of lycopene. Soy isophlavones are antioxidant and stimulate dermal fiber production, especially in menopaused women, due to their oestrogen-like activity. Vitamin C is a strong free radical scavenger and is involved in collagen metabolism as an important cofactor. The efficacy of this combination of nutraceuticals had been already tested in vitro and in vivo. In particular, in vitro tests had demonstrated an increase in collagen synthesis of 64% and an increase on epidermal cell renewal equal to 79%. The composition of the formula and its activity on dermal firmness led to the hypotesis that such a treatment could be useful to support the performance and the duration over time of a hyaluronic acid filler. PurposeAim of the study was to evaluate, clinically and by non-invasive instrumental evaluations, the efficacy and the tolerance of an intradermal filler associated to food supplement on principal ageing/photoageing skin signs. Two different experimental groups were compared: Group I (subjects performing intradermal implants with dermal filler* associated to Innéov Re-Age Fermeté food supplement) Group II (subjects performing only intradermal implants with High Fill*). Selected volunteers, 13 for each study group, were healthy females, with aging or photoaging skin signs. It was also aim of this study to evaluate, at the end of the trial, the efficacy and the tolerance of the treatment judged by the volunteers. and methods Material The present study enrolled 26 female healthy volunteers with aging or photo-aging skin signs, who have then been divided into 2 different groups: Group I with food supplementation Group II without food supplementation. These subjects were under dermatological control for 6 months of treatment. During this period the following treatments were performed: No 2 Intradermal implants with the injectable p roduct, (one-month interval between the implants), for all included subjects. Food supplement - 2 tables/day, taken in the m o rning only by subjects included in the Group I, starting one-month before the first intradermal implant for a total of 28 weeks. Five visits were executed during the study: T-1 = 1 month before the first intradermal implant T0 = baseline (1st intradermal implant) T1 = 1 month after the first intradermal implant (2nd intradermal implant-retouche) T2 = 2 months after the first intradermal implant T6 = at the end of the study (final visit, 6 months after the 1st intradermal implant). To determine the efficacy of the study treatment, during the visits the following clinical and instrumental evaluations were performed mono-laterally at level of the right or left face side randomly (according to a predisposed randomisation list): – Wrinkles grade (visual score) at level of nasolabial folds and around the eyes (“crow’s feet”) using a reference photographic scale: 0 = No wrinkles 1 = Very weak wrinkles 2 = Weak wrinkles 3 = Quite evident wrinkles 4 = Evident wrinkles 5 = Very evident wrinkles * High Fill, F.D.P. Medical srl, Italy, higlhy purified medical device made of cross-linked hyaluronic acid of non animal origin that is gradually absorbed by the body. Sterile, non pyrogenic, viscoelastic, water insoluble, biologically compatible gel implant, without particulates. Each syringe contains: hyaluronic acid cross linked, 20 mg; sodium chloride, 7.2 mg; sodiummonohydrogen-phosphatdihydrat, 0.6 mg; water for injection, 1 ml. Viscosity: 6500 mPas. 242 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 Clinical evaluation of a nutraceutical containing lycopene, soy isophlavones and vitamin C on the performance and duration of an intradermal filler – – – – 6 = Marked wrinkles 7 = Very marked wrinkles Surface microrelief (visual score) at level of the cheek using a reference photographic scale: 1 = very regular - The primary lines present all the same depth. The secondary lines are well demarcated and form star like picture (apexes converge of several triangles) 2 = regular - Hiding and loss of secondary lines demarcation. Star-like pictures are still present but with less demarcated secondary lines 3 = irregular - Primary lines irregularity. Strong hiding of lines with low presence of star-like pictures 4 = very irregular - Strong deterioration in the skin. Deep primary lines distorsion and loss of secondary lines Skin tone (visual score): 0 = very mild 1 = mild 2 = medium 3 = marked 4 = very marked Skin brightness (visual score): 1 = very opaque 2 = opaque 3 = normal 4 = luminous Skin replicas at level of nasolabial folds for wrinkles profilometric evaluation. This evaluation is conducted through a sophisticated computerised image elaboration. Replicas are illuminated with a 45° incident light, which creates shadows behind crests that can be photographed, digitised and analysed. The shadows are transformed into a gre y scale, where grey intensities are dire c t l y p roportional to shadows intensities and t h e re f o re to wrinkle depth. Shadows are detected by thresholding. Defining an area within the image, and tracing a segment of known length in a defined position across the wrinkle and perpendicular to it, it is possible to calculate the profilometric parameters as follows: Ra = roughness average parameter which is the arithmetic mean of all ordinates from mean line of profile Rt = maximum wrinkles height Rz = wrinkles depth mean value Rmax = maximum wrinkles depth Rmin = minimum wrinkles depth Moreover, at the end of the study, volunteers’ compliance and the possible events which could have interfered to the test result were evaluated. Regarding treatment tolerance it was: – re c o rded the adverse events during the entire trial period; – evaluated any subjective sign and symptom as erythema, oedema, papules and pustules (dermatological assessment) in basal conditions (T-1), before each intradermal implant (T0, T1), 2 and 6 months after the1st implant (T2, T6). Statistical analysis of experimental data was carried out as follows: Evaluation 1 month, 2 and 6 months after the 1st intradermal implant versus basal conditions (T-1): Friedmann test followed by, in presence of statistically significant results, Tukey test, for all clinical evaluations. ANOVA test followed by, in presence of statistically significant results, Dunnett test, for all instrumental measurements. Evaluation 1 month, 2 and 6 months after the 1st intradermal implant versus basal conditions (T-1) and vs before the 1st implant (T0) Friedmann test followed by, in presence of statistically significant results, Tukey test, for all dermatological evaluations. Comparison Group I vs Group II time by time Wilcoxon test for all clinical and dermatological evaluations. Student t test for all instrumental measurements. ResultsNo “drop-out” occurred during the study; in fact all included subjects ended the trial as protocol directed. No other important event which may have interfered to the test results occurred during the study period. Efficacy evaluation Clinical evaluations Statistical analysis vs basal conditions (T-1) showed for the Group I (intradermal implants associated to the food supplementation): – starting from T1 an important and statistically significant (Tukey test p < 0.05 T1, T2 and T6 vs T-1) reduction of nasolabial folds Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 243 A. Sparavigna Table 1. Profilometry: nasolabial folds variation percentage vs baseline. Rt (maximum wrinkles height) Ra (roughness average parameter) –4% –9% –13% –11% –13% –21% –28% –25% –30% –30% –40% –38% * * * p<0.05 vs baseline °/* ** T1 * ** / * °/* * p<0.05 vs baseline ° p<0.05 vs Group II ° p<0.05 vs Group II ** p<0.01 vs Group II ** p<0.01 vs Group II T2 T6 (1 month after the 1st (2 months after the 1st (6 months after the 1st intradermal implant) intradermal implant) intradermal implant) T1 T6 T2 (1 month after the 1st (2 months after the 1st (6 months after the 1st intradermal implant) intradermal implant) intradermal implant) GROUP I (with food supplement) GROUP I (with food supplement) GROUP II (without food supplement) GROUP II (without food supplement) VARIATION vs BASELINE (%) GROUP I (intradermal implants and food supplementation) Rz (mean wrinkles depth) Rmax (maximum wrinkles depth) Rmin (minimum wrinkles depth) – – – – T1 T2 T6 (before the 2 intradermal implant) (2 months after the 1 intradermal implant) (6 months after the 1 intradermal implant) nd +2% +3% +0.2% (vs +2.4% Group II) (vs +1.2% Group II) -2.5% -2.1% -2% (vs -1% Group II) (vs -0.1% Group II) (vs -0.03% Group II) +9% +10% +8% (vs +0.3% Group II) (vs +6% Group II) (vs +5% Group II) score (of at least 1 degree) in 100% of treated subjects; a clinically and statistically significant reduction (Tukey test p < 0.05 T2 and T6 vs T-1) of skin roughness around the eyes (of at least 1 degree) in 77% of cases at T2 and in 78% at T6; a statistically significant increase (Tukey test p < 0.05 T2 and T6 vs T-1) of skin tonicity visual score in 77% of subjects at T2 and in 85% at T6; an evident and statistically significant improvement of skin brightness score, of at least 1 degree, (Tukey test p < 0.05 T1, T2 e T6 vs T-1) in 92% of included subjects at T1 and T2 and in 100% at T6; a tendencial improvement (no statistically significant variation vs baseline was found) of cutaneous micro-relief at T6, corresponding to a reduction of basal visual score in 38% of treated volunteers. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 st (vs -1.3% Group II) Regarding the Group II (only intradermal implants) was exclusively highlighted: 244 st – a statistically significant (Tukey test p < 0.05 T1, T2 and T6 vs T-1) reduction of nasolabial folds score (of at least 1 degree) in 100% of treated subjects at T1 and T2 and in 92% at T6, index of a very good and persistent filling activity of the injectable product; – an statistically significant improvement of skin brightness score, of at least 1 degree, (Tukey test p < 0.05 T2 e T6 vs T-1) in 85% of treated cases at T2 and in 69% at T6. Moreover study groups comparison confirmed the antiage activity of food supplement; in fact the reduction of skin roughness around the eyes, the increase of skin tonicity, the improvement of skin brightness at T2 and T6 and the improvement of cutaneous micro-relief at T6 resulted statistically significant (Wilcoxon test) when compared to the group II results at equivalent time-points. Skin profilometry The image analysis of nasolabial folds replicas for the Group I (intradermal implants associated to the food supplementation) highlighted at Clinical evaluation of a nutraceutical containing lycopene, soy isophlavones and vitamin C on the performance and duration of an intradermal filler Table 2. Tolerance: dermatological signs. SUBJECTS (%) GROUP I T-1 T0 T1 T2 T6 (baseline) (before the 1st intradermal implant) (before the 2nd intradermal implant) (2 months after the 1st intradermal implant) (6 months after the 1st intradermal implant) Erythema 61% 39% 39% 0% 46% Oedema 0% 0% 0% 0% 0% (intradermal implants and food supplementation) SUBJECTS (%) GROUP II T-1 T0 T1 T2 T6 (baseline) (before the 1st intradermal implant) (before the 2nd intradermal implant) (2 months after the 1st intradermal implant) (6 months after the 1st intradermal implant) Erythema 85% 69% 54% 23% 54% Oedema 0% 0% 0% 0% 0% (intradermal implants) T1, T2 and T6 a clinically and statistically significant reduction (Dunnett test p < 0.05 vs T0) of Ra and Rt parameters, that represent the mean roughness and the maximum wrinkle height (the absolute value between the highest and lowest peaks of a given profile). The reduction percentages of above mentioned parameters versus baseline (T-1) resulted more marked when compared to the ones obtained for the Group II; in particular in Table 1 are summarised, for each study time, the variation percentages of all measured profilometric parameters versus baseline (T-1) and the achived statistical significance in comparison to the Group II (Student t test). Obtained results show clearly as the food supplement intake increased the activity of filler product on nasolabial folds which appeared after the 1st intradermal implant and also after the 2nd significantly (Student t test) less deep and marked when compared to the Group II; at T6 this result is still present and clinically considerable, although no statistically significant difference versus control group was found. Volunteer’s efficacy judgment 69% of volunteers included in the Group I appreciated the efficacy of intradermal implants associated to the food supplementation on deep wrinkles (8% as very marked, 38% as marked and 23% as medium) and superficial wrinkles (46% as marked and 23% as medium). These p e rcentages are comparable to the ones obtained for the Group II. A more consistent percentage of subjects noted the antiage activity of the food supplement on skin tonicity (69%-15% as very marked, 31% as marked and 23% as medium), skin smoothness (78%-39% as marked and 39% as medium) and skin brightness (85%-8% as very marked, 46% as marked and 31% as medium), that resulted at the end of the trial visibly improved. Tolerance evaluation Dermatological assessment In Table 2 the percentages of subjects that presented subjective signs and symptoms as slight erythema, oedema are summarised. For both groups no statistically or clinically significant variation, as well as no worsening of basal conditions was noticed. Adverse events No adverse event related to the study products (injectable product or food supplement) occurred during the entire study period. For subjects n. 8 of Group I and n. 8, 11 and 13 of Group II the medical assessment performed at T2 and at T6 highlighted the presence of some intradermal little nudules imputable to a temporary thickening of the injectable product at level of the treated area. This is an expected effect dependent to a slower reabsorption of the filler and it is not considered an adverse event. Conclusions Clinical and instrumental evaluations confirmed the antiage activity of “Innèov Re-Age Fermeté” and demonstrated as the food supple- Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 245 A. Sparavigna GROUP I (with food supplement) T -1 (baseline) T 1 (1 months after the 1st intradermal implant). T 2 INTERMEDIATE VISIT (2 months after the 1st intradermal implant). T 6 FINAL VISIT (6 months after the 1st intradermal implant). ment increased the efficacy of the “High Fill” intradermal filler. Treatment tolerance was optimal (final investigators’ judgement: 100%=good-excellent); in fact no adverse event related to the tested p roducts occurred during the entire study period. L ectures Camarosa JG, Anthoine P, Tribo Boixareu MJ, Serra Baldrich E, Aubert L. Demonstration of the antiwrinkle efficacy of a cosmetic product. Correlation between clinical observations and instrumental methods. J Appl Cosmetol, 1997; 15:13-20. Corcuff P, Chatenay F, Leveque JL. A fully automated system to study skin surface patterns Int J Cosm Sci, 1984; 6:167-186. Corcuff P, Leveque JL, Grove GL, Kligman AM. The impact 246 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 of aging on the microrelief of peri-orbital and leg skin. J Soc Cosmet Chem, 1987; 82:145-152. Fernay, Voltaire The World Medical Association (1989) “World Medical Association Declaration of Helsinki”, HongKong. Hashimoto K. New methods for surface ultrastructure: comparative studies or scanning electron microscopy, transmission electron microscopy and replica method. Int J Dermatol, 1974; 131:357-381. Hoppe U, Sauermann G, Lunderstadt R. Quantitative analysis of the skin surface by means of digital signal processing. J Soc Cosmet Chem, 1985; 36:105-123. Sachs L. Applied statistics: a handbook of techniques. Heidelberg, Springer, 1981:536-539. Setaro M, Sparavigna A. “Irregularity skin index (ISI): a tool to evaluate skin surface texture” Skin Research and Technology, 2001; 7:159-163. Wilhelm KP, Elsner P, Berardesca E, Maibach HI. Bioengineering of the skin: Skin surface imaging and analysis. CRC Press, 1997; Boca Raton. Meccanismo d’azione della tossina botulinica sul sistema nervoso centrale, dopo iniezione intramuscolo Matteo Caleo SU M M A R Y Mechanisms of action of botulinum neurotoxin type A (BoNT/A) Botulinum neurotoxin A (BoNT/A) is a protease that enters peripheral motor nerve terminals and blocks the release of acetylcholine via the specific cleavage of the synaptic protein SNAP-25. Localized injections of BoNT/A are widely employed to treat several human conditions characterized by muscle hyperactivity. It is generally assumed that the effects of BoNT/A remain localized to the injection site. However, several neurophysiological studies have provided evidence that intramuscular administration of BoNT/A can result in reversible changes at the level of the central nervous system. These central actions may arise as a result of plastic modifications of central circuits, or be due to direct effects of the neurotoxin via retrograde axonal transport in motoneurons. KEY WORDS: Botulinum neurotoxin A, Central nervous system, Adverse events botulinica otulinum neurotoxin Neurotossina B La tossina botulinica è il veleno più Botulinum neurotoxins (BoNTs) are potente conosciuto, ed è un enzima di origine batterica. È un bisturi altamente selettivo che blocca la comunicazione nervosa a livello delle sinapsi, perché degrada una proteina, detta SNAP-25, coinvolta nel processo di rilascio del neurotrasmettitore alle terminazioni nerv o s e (per reviews vedi Schiavo et al., 2000; Caleo et al., 2009). Il bersaglio naturale della tossina è rappresentato dalla sinapsi neuromuscolare: a questo livello, la tossina blocca il rilascio del trasmettitore acetilcolina, e ciò casa la paralisi del muscolo. L’azione miorilassante della tossina persiste per un periodo di tempo molto lungo (mesi). In piccole dosi, la tossina è già da molti anni utilizzata con successo per il trattamento di tutta una serie di patologie caratterizzate da ipereccitabilità dei terminali nervosi (distonie, spasticità), e che necessitano di un effetto miorilassante (Davletov et al., 2005). Il botulino è inoltre ampiamente utilizzato per scopi cosmetici (rimozione delle rughe facciali), e le possibili applicazioni cliniche stanno continuamente aumentando di numero (Simpson et al., 2008a, b). Nonostante l’esteso utilizzo in clinica, para- p roduced by anaerobic bacteria of the genus Clostridium and are the most potent toxins known. Botulinum neurotoxin A (BoNT/A) exerts a long-lasting blockade of synaptic transmission by cleaving the synaptic protein SNAP-25 (for reviews, see Schiavo et al., 2000; Caleo et a l ., 2009). The natural target of BoNT/A is represented by the neuromuscular junction, where the toxin blocks the release of acetylcholine, resulting in flaccid muscle paralysis. The silencing properties of BoNT/A are exploited in clinical neurology for the tre a tment of disorders of the neuromuscular junction (e.g. dystonia, spasticity) characterized by h y p e rexcitability of nerve terminals (Davletov et al., 2005). BoNT/A is also widely employed for cosmetic treatments and autonomic disorders, and the range of BoNT clinical applications is continuously increasing (Simpson et al., 2008a, b). Despite this widespread use, relatively little is known on BoNT/A intracellular trafficking and potential central effects. Istituto di Neuroscienze, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Pisa, Italy Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 251 M. Caleo dossalmente non sono ancora completamente chiari i meccanismi di azione e di trasporto intracellulare di questa tossina. In particolare, si riteneva che gli effetti della tossina botulinica rimanessero estremamente localizzati a livello del muscolo iniettato. Tuttavia, ci sono dati nella letteratura scientifica che indicano che il botulino può agire anche a distanza dal sito di somministrazione. Queste azioni a distanza contemplano casi di diffusione a muscoli adiacenti (in cui la tossina va ad influenzare muscoli vicini a quello iniettato, muovendosi secondo un gradiente di concentrazione). Inoltre, ci sono tutta una serie di dati funzionali nei pazienti e nei modelli animali che dimostrano effetti a livello di sistema nervoso centrale a seguito della somministrazione intramuscolare della tossina (Caleo et a l ., 2009; C u rrà e Berardelli, 2009). Queste alterazioni sono state riscontrate sia a livello della circuiteria spinale che a livello di corteccia motoria, e sono transitorie, cioè scompaiono al termine degli effetti del botulino. Come si producono questi effetti a livello di sistema nervoso centrale? Una possibile spiegazione chiama in causa la plasticità del sistema n e rvoso, cioè la sua capacità di modificarsi in seguito ad un cambiamento degli stimoli pro v enienti dall’ambiente esterno. È importante ricord a re infatti che quando la tossina è iniettata intramuscolarmente, non si bloccano soltanto le sinapsi neuromuscolari, ma si modifica l’ingre sso sensoriale al sistema nervoso centrale (cioè le informazioni che il sistema nervoso centrale riceve dal muscolo iniettato). Quindi la modifica dell’ingresso sensoriale può provocare cambiamenti plastici a livello delle strutture centrali (Caleo et al., 2009). Una seconda ipotesi sull’origine degli effetti centrali del botulino postula un trasporto diretto della tossina lungo i fasci nervosi. Questa ipotesi nasce dalla considerazione che la tossina botulinica fa parte di una famiglia di tossine batteriche che comprende anche la tossina responsabile del tetano (tossina tetanica), per la quale è ben noto un trasporto lungo i fasci nervosi (Caleo e S c h i a v o, 2009). Esperimenti su modelli animali, già a partire dagli anni ’70, hanno in effetti mostrato che la tossina botulinica, specie quando iniettata ad alte dosi, è in grado di essere trasferita lungo le f i b re dei neuroni che proiettano al muscolo iniettato. Esperimenti più recenti di somministrazione del botulino nei muscoli facciali del ratto da laboratorio (in particolare, i muscoli che c o n t rollano il movimento delle vibrisse degli 252 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 In particular, it was generally held that the effects of BoNT/A remain restricted to the site of injection. However, there is now substantial evidence that intramuscular delivery of BoNT/A can result in central nervous system effects. N e u rophysiological effects of BoNT/A have been found to involve (i) spinal cord circuitry, (ii) brainstem, and (iii) motor cortex following intramuscular administration of the toxin (Caleo et al., 2009; Currà e Berardelli, 2009). These effects are reversible and disappear at the completion of toxin effects. How do these central actions arise? One first possibility involves plastic changes following BoNT/A-mediated blockade of neuromuscular transmission. In particular, a reduced sensory aff e rent input from the injected muscle might alter spinal circ u i t ry and cortical maps (Caleo et al., 2009; C u rrà e Berardelli, 2009). A second possibility postulates a direct action of BoNT/A on central neurons via re t rograde axonal transport. The notion that BoNTs could reach the central nervous system by re t rograde transport was initially supported by experiments with radiolabelled BoNT/A. It was found that the toxin is transferred to the ventral roots and adjacent spinal cord segments upon intramuscular injection in animal models (Caleo and Schiavo, 2009). M o re recently, experiments have shown that catalytically active BoNT/A is re t rogradely transported in rodent motoneurons (Antonucci et al., 2008). Following delivery of BoNT/A to the whisker pad of rats, most of the BoNT/A effects remain restricted to the injection site, but there are signs of toxin activity also in distant synapses in the brainstem (Antonucci et al., 2008). It is important to point out that these animal experiments were conducted with doses higher than those typically employed for neurological conditions and cosmetic treatments. However, a direct comparison of animal and human data should be regarded with caution, as retrograde transport of BoNT/A is likely to depend not only on the total amount of injected toxin, but also on type and size of the muscle, density of innervation, and levels of expression of toxin receptors in the specific pathways under consideration. Thus, there is evidence that BoNT/A, especially at high doses, can result in central nervous sys- Meccanismo d’azione della tossina botulinica sul sistema nervoso centrale, dopo iniezione intramuscolo animali) hanno dimostrato che una frazione della tossina iniettata è in grado di risalire lungo i nervi in forma attiva (Antonucci et al., 2008). Infatti, una massiccia degradazione di SNAP-25 si riscontra nel muscolo iniettato, ed una più piccola (ma rivelabile) degradazione di SNAP25 è presente nelle strutture centrali che pro i e ttano ai muscoli infiltrati. Quindi l’azione della tossina non si esplica soltanto nel muscolo iniettato, ma anche in strutture centrali che sono connesse con la zona di iniezione (Antonucci et a l ., 2008). Bisogna precisare che questi dati sui modelli animali sono stati ottenuti con quantità più alte di tossina botulinica rispetto alle dosi utilizzate in clinica neurologica e nei trattamenti cosmetici. Un paragone diretto tra le dosi usate nell’uomo e nell’animale è comunque complicato, in quanto bisogna tenere conto di vari fattori, quali il tipo e la dimensione dei muscoli considerati, la densità delle fibre aff erenti, e la disponibilità dei recettori per la tossina presenti sulle sinapsi neuromuscolari (Caleo et al., 2009; Currà e Berardelli, 2009). Ci sono quindi dati a supporto di una azione centrale (indiretta o diretta) della tossina botulinica dopo somministrazione intramuscolare, ma quali sono le ricadute pratiche di queste osservazioni? Ulteriori ricerche sono necessarie per chiarire questo punto. Da un lato, è possibile che gli effetti centrali potenzino l’efficacia terapeutica della tossina. In particolare, un effetto centrale di “silenziamento” dell’attività del motoneurone si potrebbe sommare all’effetto periferico di blocco della terminazione neuromuscolare, contribuendo così all’effetto terapeutico. Tuttavia, altri circuiti potrebbero essere coinvolti dall’azione della tossina (vedi ad esempio Wohlfarth et al., 2001), e causare quindi effetti collaterali. La possibilità di effetti a distanza è stata d’altro canto segnalata dalla Food and Drug Administration americana, ed è riportata espressamente sul foglietto illustrativo del farmaco. È importante segnalare che è estremamente semplicistico considerare solo l’effetto del botulino a livello delle sinapsi neuromuscolari. È invece più appropriato considerare la complessità delle modifiche innescate dalla somministrazione locale della tossina botulinica. A causa della plasticità del sistema nervoso, il blocco della transmissione in un muscolo può produrre delle modifiche sull’attività dei muscoli antagonisti, e condurre a cambiamenti nelle strutture centrali. Un altro punto importante da tenere presente è il blocco concorrente delle vie sen- tem effects, but what are the implications of these observations? Further investigation is needed to address this issue. On one hand, it is possible that the central actions contribute to the therapeutic efficacy of the toxin. Alternatively, these actions could result in side effects (e.g. Wohlfarth et a l ., 2001). It is important to point out that is extremely simplistic to consider the effects of BoNT/A to be restricted only to the neuromuscular synapses within the injection site. Through plastic rearrangements, BoNT/A may affect central circuits and the activity of antagonist muscles. In addition, it has been demonstrated that BoNT/A may also affect neuroexocytosis at sensory terminals. This has led to a series of studies probing the anti-nociceptive potential of the toxin (Montecucco and Molgo, 2005; Naumann et al., 2008), but at the same time highlights the complexity of BoNT/A effects. In conclusion, BoNT/A has been used for over 20 years to successfully treat a variety of conditions. Despite this widespread use, relatively little is known on BoNT/A intracellular trafficking and potential central effects. It is therefore important to fully characterize the spectrum of actions of this neurotoxin. There is substantial evidence that intramuscular injection of BoNT/A results in central nervous system effects. It is not yet clear whether these central actions actually contribute to the therapeutic efficacy of BoNT/A, or may result in side effects. A more detailed understanding of the central actions of BoNT/A will provide valuable information for present and future uses of this neurotoxin in clinical practice. References Antonucci F, Rossi C, Gianfranceschi L, Rossetto O, Caleo M. Long-distance retrograde effects of botulinum neurotoxin A. J Neurosci 2008; 28:3689-3696. Caleo M, Antonucci F, Restani L, Mazzocchio R. A reappraisal of the central effects of botulinum neurotoxin type A: by what mechanism? J Neurochem 2009; 109:15-24. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 253 M. Caleo soriali dopo infiltrazione con il botulino. In alcuni studi sperimentali è stato osservato come la somministrazione di tossina botulinica per scopi cosmetici (rimozione delle rughe della fronte) possa portare anche ad una diminuzione degli attacchi di cefalea (Montecucco e Molgo, 2005). Questo effetto anti-dolorifico può essere indipendente dall’azione di rilassamento muscolare, indicando che la tossina ha la capacità di agire su terminazioni sinaptiche diverse da quella neuromuscolare. Come è prevedibile, questi dati stanno conducendo a tutta una serie di sperimentazioni per l’impiego della tossina nella terapia del dolore (Naumann et al., 2008), ma allo stesso tempo indicano la complessità delle azioni prodotte dal botulino. In conclusione, l’efficacia della somministrazione di tossina botulinica in varie condizioni è dimostrata da più di venti anni di sperimentazione nei pazienti. Nonostante questo esteso utilizzo clinico, rimangono sorprendentemente poco noti alcuni aspetti di base dell’azione di questa tossina. È di fondamentale importanza, quindi, continuare la ricerca per caratterizzare compiutamente i vari effetti del botulino. Una più precisa chiarificazione degli effetti periferici e centrali della tossina botulinica porterà ad un utilizzo più razionale di questa molecola, ed alla definizione di ulteriori campi di applicazione. Ulteriori ricerche sono anche importanti per permettere a medici e pazienti di scegliere l’utilizzo del botulino valutando caso per caso costi e benefici, come per ogni farmaco. 254 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 Caleo M, Schiavo G. Central effects of tetanus and botulinum neurotoxins. Toxicon 2009; 54:593-599. Currà A, Berardelli A. Do the unintended actions of botulinum toxin at distant sites have clinical implications? Neurology 2009; 72:1095-1099. Davletov B, Bajohrs M, Binz T. Beyond BOTOX: advantages and limitations of individual botulinum neurotoxins. Trends Neurosci 2005; 28:446-452. Montecucco C, Molgó J, Botulinal neurotoxins: revival of an old killer. Curr Opin Pharmacol 2005; 5:274-279. Naumann M, So Y, Argoff CE, Childers MK, Dykstra DD, et al. Assessment: Botulinum neurotoxin in the treatment of autonomic disorders and pain (an evidence-based review): report of the Therapeutics and Technology Assessment Subcommittee of the American Academy of Neurology. Neurology 2008; 70:1707-1714. Schiavo G, Matteoli M, Montecucco C. Neurotoxins affecting neuroexocytosis. Physiol Rev 2000; 80:717-766. Simpson DM, Blitzer A, Brashear A, Comella C, Dubinsky R, et al. Assessment: Botulinum neurotoxin for the treatment of movement disorders (an evidence-based review): report of the Therapeutics and Technology Assessment Subcommittee of the American Academy of Neurology. Neurology 2008a; 70:1699-1706. Simpson DM, Gracies J, Graham HK, Miyasaki JM, Naumann M, et al. Assessment: Botulinum neurotoxin for the treatment of spasticity (an evidence-based review): report of the Therapeutics and Technology Assessment Subcommittee of the American Academy of Neurology. Neurology 2008b; 70:1691-1698. Wohlfarth K, Schubert M, Rothe B, Elek J, Dengler R. Remote F-wave changes after local botulinum toxin application. Clin Neurophysiol 2001; 112:636-640. Infezioni cutanee: trattamento con acido fusidico/fusidato di sodio e con l’associazione acido fusidicotriamcinolone benetonide Antonino Di Pietro 1 Pietro Cazzola 2 SU M M A R Y Skin infections: treatment with fusidic acid/sodium fusidate and with the combination fusidic acid-triamcinolone benetonide Staphylococcus aureus is the dominant pathogen in most skin infections. When choosing antibiotic treatment effectiveness against this bacteria is crucial. Among topical drugs fusidic acid (sodium fusidate) is one of the most potent antibiotics towards Staphylococcus aureus. Fusidic acid is effective as mupirocin, but it is more active in impetigo and it has superior patient acceptability. The clinical success rates of fusidic acid and retapamulin are comparable, but the last one gives site irritation in 2% of patients. The combination fusidic acid-triamcinolone benetonide is effective in the treatment of the skin infections with high inflammatory component. KEY WORDS: Skin infections, Fusidic acid/sodium fusidate, Triamcinolone benetonide Introduzione La cute in condizioni fisiologiche è 1 Servizio di Dermatologia Ospedale L. Marchesi di Inzago (MI), Italy 2 Specialista in Anatomia e Istologia Patologica e Tecniche di Laboratorio, Milano, Italy colonizzata da una flora batterica residente costituita prevalentemente dallo Staphylococcus epidermidis, da altri stafilococchi coagulasi negativi, dal Corynebacterium e dal Propionibacterium acnes1, 2. Questi batteri formano uno strato protettivo che impedisce l’adesione e la moltiplicazione dei patogeni. Nella genesi delle infezioni batteriche della cute un ruolo primario è svolto da fattori ambientali, locali e immunitari, oltre che dalla virulentazione della flora residente2. Le infezioni batteriche della cute possono essere distinte in primitive e secondarie. Le primitive si manifestano su una cute non affetta da altre condizioni morbose, mentre le secondarie si instaurano su precedenti lesioni (traumi, dermatosi, ecc.) e sono la conseguenza di una sovrapposizione batterica. Il più importante patogeno cutaneo è rappresentato dallo Staphylococcus aure u s che è responsabile di circa il 60% delle infezioni della cute, mentre il secondo posto spetta allo Streptococcus piogenes2. Nella Tabella 1 sono riassunte le principali infezioni batteriche della cute3. Il trattamento delle infezioni cutanee si basa generalmente sulla somministrazione di antiTabella 1. Aspetto clinico delle principali infezioni della cute (3). Caratteristiche Cellulite Infezione del derma, a margini poco demarcati, con eritema e dolore. Erisipela Infezione del derma e del sottocute, di colore rosso acceso, a margini demarcati, dolente. È presente febbre. Gruppo di foruncoli connessi tra loro con vie di drenaggio multiple Favo Follicolite Infezione papulare o pustolosa del follicolo pilifero Foruncolo Infezione di un follicolo pilifero e del tessuto perifollicolare circostante Impetigine Infezione superficiale della cute con vescicole ed erosioni eritematose che esitano in croste giallastre Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 257 A. Di Pietro, P. Cazzola biotici per via sistemica, o quando possibile, sulla loro applicazione topica4. È stato evidenziato che nelle infezioni cutanee più circoscritte il trattamento antibiotico topico è efficace quanto la somministrazione sistemica, se non addirittura superiore5. D’altra parte uno dei vantaggi del trattamento antibiotico topico è quello di raggiungere un’elevata concentazione tessutale locale nella sede dell’infezione, condizione indispensabile per esplicare l’azione batteriostatica o battericida 6 . Analogamente a quanto accade per le infezioni di altre sedi, anche per le infezioni cutanee la scelta dell’antibiotico dovrebbe essere guidata dalla sensibilità del batterio nei confronti della molecola da utilizzare, ma questa nella pratica clinica quotidiana, per ovvie ragioni, non viene testata. In genere, tenendo conto dei più frequenti patogeni in causa (Staphylococcus aureus, Streptococcus piogenes) vengono applicati antibiotici notoriamente attivi su tali germi. Attraverso questa strategia si abbrevia anche il tempo del loro utilizzo, che, quando diventa cronico rappresenta un fattore favorente l’insorgenza di resistenze7, 8. Da un’analisi effettuata sui dati del General Practice Research Database, che è la più ampia banca dati sulle prescrizioni effettuate dai medici di Medicina Generale, è emerso che nelle infezioni cutanee non meglio definite l’acido fusidico (fusidato di sodio) è il secondo antibiotico più prescritto e che nell’impetigine circa 1 caso su 3 viene trattato con tale molecola9. fusidico AcidoL’acido fusidico è un antibiotico naturale prodotto da un fungo, il Fusidium coccineum. Esso si caratterizza per la sua struttura simil-steroidea, chimicamente correlata con la cefalosporina P. Pur possedendo struttura simil-steroidea, l’acido fusidico è privo di attività ormonale. Per la sua scarsa idrosolubilità l’acido fusidico non viene utilizzato come tale, ma come suo derivato sodico (fusidato di sodio). L’acido fusidico inibisce la sintesi proteica batterica interferendo con il fattore G di allungamento (EF-G) durante la fase di traslocazione ribosomiale: ciò provoca dopo circa un’ora il collasso della parete batterica (Figura 1)10, 11. 258 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 Figura 1. Meccanismo d’azione dell’acido fusidico. EF-G + ribosoma GTP EF-G + ribosoma-GTP P EF-G + ribosoma-GDP Anione fusidato Anione fusidato-EF-G + ribosoma-GDP BLOCCO SINTESI PROTEICA BATTERICA In virtù della sua struttura steroidea l’acido fusidico ha una spiccata capacità di penetrare la cute sia intatta che danneggiata: tale caratteristica è fondamentale per l’uso topico un antibiotico (Figura 2)12-15. Studi di confronto hanno evidenziato che l’acido fusidico possiede una maggior capacità penetrativa della mupirocina (2,5% dopo 5 ore vs 0,06% dopo 177 ore)16. L’acido fusidico è particolarmente attivo nei confronti dello Staphylococcus aureus e delle sue varianti meticillino-resistenti17. A valori di MIC più elevati esso si è rivelato efficace anche sullo Streptococcus piogenes e sui Gram-negativi17. Gli studi sulla resistenza batterica nei confronti dell’acido fusidico sono piuttosto scarsi. I dati che si riferiscono a Scandinavia e Regno Unito evidenziano percentuali maggiori del 10%, mentre nelle restanti parti d’Europa esse sono nettamente inferiori a tale soglia ( 1 - 3 % ) 1 8 - 2 3. È stato segnalato che non si sviluppano resistenze se la terapia topica con acido fusidico non dura più di 2 settimane24. Le prime esperienze cliniche con acido fusidico topico nelle infezioni cutanee risalgono agli anni ’60 e da allora numerosi studi hanno confermato l’efficacia di tale antibiotico (Tabella 2)25-36. Con l’acido fusidico le percentuali di successo sono risultate comprese tra l’82% e il 100%32, 34. Infezioni cutanee: trattamento con acido fusidico/fusidato di sodio e con l’associazione acido fusidico-triamcinolone benetonide Figura 2. Penetrazione dell’acido fusidico in crema nella cute sana (a) e nella cute danneggiata (b). Modificata da 15. a) CUTE SANA Epidermide e corium sup. b) CUTE DANNEGGIATA Corium inferiore Epidermide e corium sup. Tessuto adiposo sottocutaneo Profondità cute Corium inferiore Tessuto adiposo sottocutaneo Profondità cute Tabella 2. Principali studi clinici con acido fusidico nelle infezioni cutanee. Forma farmceutica Risposte (%) Confronto Risposte (%) Infezioni cutanee Pakrooh, 1980 25 Ac. fusidico pomata n = 51 91% Acido fusidico crema n = 50 98% Ac. fusidico pomata n = 249 90% Acido fusidico crema n = 238 92% Ac. fusidico pomata n = 49 100% Antibiotici orali n = 41 83% Ac. fusidico pomata n = 30 NR Amoxicillina orale n = 30 NR Ac. fusidico pomata n = 191 86% Mupirocina n = 163 86% Ac. fusidico crema 95% Mupirocina n = 102 98% Ac. fusidico pomata n = 50 84% Mupirocina n = 50 90% Cassels-Brown, 198132 Ac. fusidico pomata n = 52 100% Neomicin/bacitracina n = 58 90% Morley et al., 1988 29 Ac. fusidico crema n = 51 88% Mupirocina n = 38 84% Sutton, 1992 33 Ac. fusidico pomata n = 93 97% Mupirocina n = 84 98% Chrìstensen et al., 199434 Ac. fusidico crema n = 128 82% Crema perossido H n = 128 72% Koning et al., 2002 35 Ac. fusidico crema + povidone-ioduro n = 78 87% Placebo crema + povidone-ioduro n = 82 59% Oranje et al., 2007 36 Ac. fusidico pomata n = 172 90% Retapamulina n = 345 95% 26 Baldwin et al., 1981 Pakrooh, 1977 27 Zelvelder, 1984 28 Morley et al., 1988 29 Langdon et al., 1990 30 31 Jasuja et al., 2001 n = 104 Impetigine Di particolare rilievo, per la numerosità dei casi trattati, è lo studio di confronto con mupirocina condotto da Morley et al. 29. Da tale indagine è emerso che i due principi attivi posseggono in generale efficacia sovrapponibile, anche se l’acido fusidico è risulato superiore nella cura del- l’impetigine (risposte cliniche: 88% vs 84%) e nelle forme più superficiali (diverse da impetigine, follicolite e paronichia) in cui la differenza ha raggiunto la significatività statistica (risposte cliniche: 97% vs 81%, p < 0,05). In tale studio l’acido fusidico è stato meglio tollerato della Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 259 A. Di Pietro, P. Cazzola mupirocina, con una incidenza di effetti collaterali nettamente inferiore (1% vs 7,4%) 29. Tali risultati sono stati confermati anche dallo studio di Langdon et al. che ha messo anche in evidenza che l’acido fusidico ha una maggiore accettabilità cosmetica rispetto alla mupirocina30. Non meno importante è stata l’osservazione, emersa da indagini di farmacoeconomia, che, rispetto alla mupirocina, l’acido fusidico offre un vantaggio economico del 40-80%37. Il confronto con retapamulina, un antibiotico di nuova generazione, ha evidenziato l’equivalente efficacia delle due molecole36; tuttavia, mentre l’acido fusidico è virtualmente privo di e ffetti collaterali, quest’ultima causa irritazione nella zona di applicazione nel 2% dei casi38. Retapamulina inoltre non è indicata nelle infezioni sostenute da ceppi di Staphyloccoccus aureus meticillina resistenti39. acido fusidicoAssociazione triamcinolone benetonide nelle infezioni cutanee con elevata flogosi locale Nelle affezioni cutanee con spiccata componente infiammatoria, come accade in corso di eczema, lo Stafilococcus aureus è isolabile in più del 90% dei casi40, 41. La sua presenza in genere può manifestarsi come impetiginizzazione delle lesioni o come cellulite, ma esso può essere anche più criptico, appare ndo sotto forma di escoriazioni, marcato eritema o fessurazioni 42. La colonizzazione delle lesioni da parte dello Stafilococcus aureus conduce a un circolo vizioso legato alla produzione di fattori di virulenza che inducono un’accentuazione della flogosi cutanea, la riduzione dell’effetto barriera, e l’ulteriore proliferazione batterica43. In tali condizioni i superantigeni stafilococcici non solo incrementano la flogosi, ma riducono anche la sensibilità nei confronti dei corticosteroidi43. Queste osservazioni suggeriscono quindi che in presenza di infezione stafilococcica-infiammazione allergica, o di infiammazione allergica-sovrainfezione stafilococcica, il miglior approccio terapeutico possa essere rappresentato dalla somministrazione topica di un antibiotico e di un corticosteroide associati in un unica formulazione. I risultati di diversi studi clinici hanno avvalorato tale ipotesi44-46. I derivati cortisonici ad uso topico, a seconda delle caratteristiche farmacobiologiche e delle 260 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 eventuali influenze sull’asse ipofisi-surrene, possono essere distinti in aspecifici,con spiccata attività antiinfiammatoria locale e generale, e s p e c ifici, con elevata attività antiinfiammatoria locale e scarsa attività sistemica47. Appartiene a quest’ultimi il triamcinolone benetonide, un corticosteroide ottenuto mediante esterificazione del triamcinolone acetonide con l’acido benzoil-beta-amino-isobutirrico. Gli studi farmacologici di tale molecola hanno mostrato una notevole attività antiinfiammatoria (fino a 17 volte superiore a quella del triamcinolone acetonide e più potente di quella del betametasone valerato), mentre la sua tollerabilità è ottima anche dopo trattamenti prolungati48. Quando confrontato con betametasone valerato nell’eczema da contatto, il triamcinolone benetonide ha determinato una risoluzione completa della sintomatologia in un numero maggiore di pazienti (Figura 3)49. Le caratteristiche farmacologiche e i risultati clinici indicano pertanto che il triamcinolone benetonide può essere considerato un corticosteroide ideale da impiegare congiuntamente all’acido fusidico. Infatti l’associazione precostituita fusidato di sodio-triamcinolone benetonide è particolarmente indicata nella terapia delle piodermiti batteriche con esagerata componente infiammatoria, allo scopo sia di eradicare l’agente batterico causale e sia di smorzare l’iperreattività cutanea50. Allo stesso modo nelle dermatosi allergiche e disreattive l’applicazione dell’associazione fusidato di sodio-triamcinolone benetonide è in Figura 3. Eczema da contatto: risoluzione dellla sintomatologia con triamcinolone benetonide e con betametasone valerato. Infezioni cutanee: trattamento con acido fusidico/fusidato di sodio e con l’associazione acido fusidico-triamcinolone benetonide grado sia di prevenire, sia di curare l’impetiginizzazione50. In conclusione, l’elevata penetrabilità cutanea di entrambe le molecole, la loro azione sinergica e la loro buona tollerabilità rendono l’associazione fusidato di sodio-triamcinolone benetonide una valida alternativa terapeutica per il trattamento topico delle dermatosi disreattive infette. Bibliografia 1. Cogen AL, Nizet V, Gallo RL. Skin microbiota: a source of disease or defence? Br J Dermatol. 2008; 158:442-5. 2. Chiller K, Selkin BA, Murakawa GJ. Skin microflora and bacterial infections of the skin. J Investig Dermatol Symp Proc. 2001; 6:170-4. 3. Stulberg DL, Penrod MA, Blatny RA. Common bacterial skin infections. Am Fam Physician. 2002; 66:119-24. 4. Gelmetti C. Local antibiotics in dermatology. Dermatol Ther. 2008; 21:187-95. 5. Koning S, Verhagen AP, van Suijlekom-Smit LWA, Morris AD, Butler C, van der Wouden JC. Interventions for the skin infection impetigo. Cochrane Database of Systematic Reviews 2004, Issue 2. Art. No.: CD003261. DOI: 10.1002/14651858.CD003261.pub2. 6. Stringel G, Bawdon R, Savrich M, Guertin L, Horton J. Topical and systemic antibiotics in the prevention of wound infection. J Pediatr Surg. 1989; 24:1003-6. 7. Espersen F. Resistance to antibiotics used in dermatological practice. Br J Dermatol. 1998;139 Suppl 53:4-8. 8. Dobie D, Gray J. Fusidic acid resistance in Staphylococcus aureus. Arch Dis Child. 2004; 89:74-7. 9. Petersen I, Hayward AC; SACAR Surveillance Subgroup. Antibacterial prescribing in primary care. J Antimicrob Chemother. 2007; 60 Suppl 1:i43-47. 10. Burns K, Cannon M, Cundliffe E. A resolution of conflicting reports concerning the mode of action of fusidic acid. FEBS Lett. 1974; 40:219-23. 11. Riber D, Venkataramana M, Sanyal S, Duvold T. Synthesis and biological evaluation of photoaffinity labeled fusidic acid analogues. J Med Chem. 2006; 49:1503-5. 12. Winkelman W, Gratton D. Topical antibacterials. Clin Dermatol. 1989; 7:156-62. 13. Knight AG, Vickers CF, Percival P. The percutaneous absorption of antibacterial substances. Br J Dermatol. 1969; 81:88-91. 14. Vickers CF. Percutaneous absorption of sodium fusidate and fusidic acid. Br J Dermatol. 1969; 81:902-8. 15. Stüttgen G, Bauer E. Penetration and permeation into human skin of fusidic acid in different galenical formulation. Arzneimittelforschung. 1988; 38:730-5. 16. Johnston C. Topical 2% mupirocin versus 2% sodium fusidate ointment in the treatment of primary and secondary skin infections. J Am Acad Dermatol. 1991; 24(5 Pt 1):797-8. 17. Verbist L. The antimicrobial activity of fusidic acid. J Antimicrob Chemother. 1990; 25 Suppl B:1-5 18. Ravenscroft JC, Layton A, Barnham M. Observations on high levels of fusidic acid resistant Staphylococcus aureus in Harrogate, North Yorkshire, UK. Clin Exp Dermatol. 2000; 25:327-30. 19. Tveten Y, Jenkins A, Kristiansen BE. A fusidic acidresistant clone of Staphylococcus aureus associated with impetigo bullosa is spreading in Norway. J Antimicrob Chemother. 2002; 50:873-6. 20. Osterlund A, Eden T, Olsson-Liljequist B, Haeggman S, Kahlmeter G; Swedish Study Group on Fusidic Acid-resistant Staphylococcus aureus. Clonal spread among Swedish children of a Staphylococcus aureus strain resistant to fusidic acid. Scand J Infect Dis. 2002; 34:729-34. 21. Osterlund A, Kahlmeter G, Haeggman S, OlssonLiljequist B; Swedish Study Group On Fusidic Acid Resistant S. Staphylococcus aureus resistant to fusidic acid among Swedish children: a follow-up study. Scand J Infect Dis. 2006; 38:334-4. 22. Lorette G, Beaulieu P, Bismuth R, Duru G, Guihard W, Lematre M, et al. Infections cutanées communautaires: bacteries en cause et sensibilité aux antibiotiques. Ann Dermatol Venereol. 2003; 130:723-728. 23. Hoeger PH. Antimicrobial susceptibility of skin-colonizing S. aureus strains in children with atopic dermatitis. Pediatr Allergy Immunol. 2004; 15:474-7. 24. Ravenscroft JC, Layton AM, Eady EA, Murtagh MS, Coates P, Walker M, Cove JH. Short-term effects of topical fusidic acid or mupirocin on the prevalence of fusidic acid resistant (FusR) Staphylococcus aureus in atopic eczema. Br J Dermatol. 2003; 148:1010-7. 25. Pakrooh H. Comparative trial of fucidin ointment and fucidin cream in skin sepsis.J Int Med Res. 1980; 8:254-9. 26. Baldwin RJ, Cranfield R. A multi-centre general practice trial comparing Fucidin Ointment and Fucidin Cream. Br J Clin Pract. 1981; 35:157-60. 27. Pakrooh H. A comparison of sodium fusidate ointment ('Fucidin') alone versus oral antibiotic therapy in soft-tissue infections. Curr Med Res Opin. 1977-1978; 5:89-94. 28. Zelvelder WG. A double blind comparative study of sodium fusidate (topical), amoxicillin (oral) and the combination of both drug in skin infections. Ti d s c h r Geneemiddelenonderz 1984; 9: 87-92. 29. Morley PA, Munot LD. A comparison of sodium fusidate ointment and mupirocin ointment in superficial skin sepsis. Curr Med Res Opin. 1988; 11:142-8. 30. Langdon CG, Mahapatra KS. Efficacy and acceptability of fusidic acid cream and mupirocin oinment in superficial skin sepsis. Curr Ther Research 1990; 48:142-148. 31. Jasuja K, Gupta S, Arora D, Gupta V. Bacteriology of primary pyodermas and comparative efficacy of topical application of mupirocin and sodium fusidate ointments in their treatment. Indian J Dermatol Venereol. 2001; 67: 132-134. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 261 A. Di Pietro, P. Cazzola 32. Cassels-Brown G. A comparative study of Fucidin Ointment and Cicatrin Cream in the treatment of impetigo. Br J Clin Pract. 1981; 35:153-5. 33. Sutton JB. Efficacy and acceptability of fusidic acid cream and mupirocin oinment in facial impetigo. Curr Ther Reserch. 1992; 51:673-678. 34. Christensen OB, Anehus S. Hydrogen peroxide cream: an alternative to topical antibiotics in the treatment of impetigo contagiosa. Acta Derm Venereol. 1994; 74:460-2. 35. Koning S, van Suijlekom-Smit LW, Nouwen JL, Verduin CM, Bernsen RM, Oranje AP, Thomas S, van der Wouden JC. Fusidic acid cream in the treatment of impetigo in general practice: double blind randomised placebo controlled trial. BMJ. 2002 26; 324:203-6. 36. Oranje AP, Chosidow O, Sacchidanand S, Todd G, Singh K, Scangarella N, Shawar R, Twynholm M; TOC100224 Study Team. Topical retapamulin ointment, 1%, versus sodium fusidate ointment, 2%, for impetigo: a randomized, observer-blinded, noninferiority study. Dermatology. 2007; 215:331-40. 37. Sutton JB, Langdon CG. An analysis of the cost effectiveness of fusidic acid cream and mupirocim oinment in the treatment of superficial skin sepsis in general practice. Br J Med Econ 1993; 6:37-43. 38. Long BA. Fusidic acid in skin and soft-tissue infections. Acta Derm Venereol 2008; Suppl.216:14-20. 39. Altargo. Riassunto delle caratteristiche di prodotto. 40. Hauser C, Wuethrich B, Matter L, Wilhelm JA, Sonnabend W, Schopfer K. Staphylococcus aureus skin colonization in atopic dermatitis patients. Dermatologica. 1985; 170:35-9. 41. Leung DY. Atopic dermatitis: new insights and opportu- 262 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 nities for therapeutic intervention. J Allergy Clin Immunol. 2000; 105:860-76. 42. Chu AC. Anctibacterial/steroid combination therapy in infected eczema. Acta Derm Venereol 2008; Suppl. 216:28-34. 43. Leung DY. The role of Staphylococcus aureus in atopic eczema. Acta Derm Venereol 2008; Suppl.216:21-27. 44. Strategos I. Fusidic acid-betamethasone combination in infected eczema: an open, randomized comparison with gentamicin-betamethasone combination. Pharmacotherapeutica 1986; 4:601-606. 45. Javier PR, Ortiz M, Torralba L, Montinola FL, Ke ML, Canete R. Fusidic acid/betamethasone in infected dermatoses -a double-blind comparison with neomycin/betamethasone. Br J Clin Pract. 1986; 40:235-8. 46. Ramsay CA, Savoje JM, Gilbert M, Gidon M, Kidson P. The treatment of atoipic dermatitis with topical fusidic acid and hydrocortisone acetate. J Eur Acadc Dermatol Venereol. 1996; 7 Suppl.1:S15-S22. 47. Frenk K, Estoppey A. Les effets sysemiques des corticoides topiques. Schweiz Med Wschr 1969; 99:845-849. 48. Troilo Ordonez E. Comparative evaluation of topical antiphlogistic and ocular hypertensive activities of steroids in eye lotions. Arz Forsch 1974; 24:2018-2023. 49. La Rosa P, Albanese A, Sposato N. Studio clinico controllato su un nuovo corticosteroide topico: il benzoil-betaamino-isobutirrato di triamcinolone acetonide. Rassegna di Dermatologia e Sifilografia 1974; 26:2-7. 50. Dermomycin Cort. Riassunto delle caratteristiche del prodotto. Mousse con tioconazolo 0,25% (TrosiDS®) come coadiuvante nella riduzione degli inestetismi cutanei della dermatite seborroica Giammaria Giuliani1 Carolina Bussoletti2 Alessandra D’Amore2 Leonardo Celleno2 SU M M A R Y Mousse containing tioconazole 0.25% (TrosiDS®) in the treatment of seborrheic dermatitis Seborrheic dermatitis is a papulosquamous disorder patterned on the sebum-rich areas of the scalp, face, and trunk. In addition to sebum, this dermatitis is linked to Malassezia, immunologic abnormalities, and activation of complement. S e b o rrheic dermatitis is a re c u rrent inflammatory chronic pathology that needs a safe and effective treatment with anti-inflammatory, anti-itch and antifungal activities and a pleasantness of use that promotes the adherence of the subject to the therapy. The efficacy, tolerability and cosmetic properties evaluations of dermocosmetic mousse containing tioconazole 0.25% (TrosiDS®) in the treatment of seborrheic dermatitis showed that the product has good cutaneous and cosmetics compatibilities and it’s efficacy in the reduction of the cutaneous problems due to seborrheic dermatitis such as redness, scales, itch. KEY WORDS: Seborrheic dermatitis, Tioconazole Introduzione La dermatite seborroica è una affezione cutanea molto diffusa senza una predominanza razziale o geografica, che si manifesta in entrambi i sessi con lieve prevalenza in quello maschile. Si presenta tipicamente sottoforma di placche eritematose, variando di gravità ed estensione dalle forme lievi (come la forfora) dove si osserva la formazione di squame giallastre, di piccole dimensioni che tendono a staccarsi, alla dermatosi che assume un’intensità maggiore e si presenta come chiazze più o meno estese, talora confluenti, lievemente eritematose su cui si posano squame grasse e giallastre stratificate. Le chiazze possono debordare sulla cute circ ostante costituendo la così detta corona seborroica. La dermatite seborroica dell’adulto si localizza elettivamente alle “sedi seborroiche”, quelle dove sono più numerose le ghiandole sebacee e più attiva la loro funzione, queste zone includono lo scalpo, il solco naso-labiale, le guance, le sopracciglia ed i padiglioni auricolari. Si tratta di un disturbo cronico infiammatorio la cui eziologia non è ancora nota, sebbene sia associata a fattori genetici, ambientali, neurologici e infettivi. In particolare la Malassezia, lievito presente nella normale flora della cute, rappresenta un fattore chiave fondamentale nella patogenesi della malattia; la sua attività è correlata a diversi fattori di rischio, tra cui un aumento dei livelli di sebo e alcune alterazioni immunologiche (diminuzione delle cellule T, attivazione del pathway alternativo del complemento). Poiché la dermatite seborroica è una patologia cutanea cronica ricorrente, nello sviluppo di un prodotto per il suo trattamento è necessario tener presente la sicurezza e l’efficacia degli ingredienti, nonché la possibilità di diminuire la velocità di ricomparsa dell’affezione. In accordo con ciò, un prodotto per il tratta- 1 R&D Giuliani S.p.A., Milano Unità di Dermatologia, Complesso Integrato Columbus, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma 2 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 265 Giammaria Giuliani, C. Bussoletti, A. D’Amore, L. Celleno mento dovrebbe incorporare un agente antifungino che è efficace e ben tollerato dai pazienti, oltre a presentare proprietà anti-infiammatorie e anti-pruriginose, caratteristiche necessarie per ridurre le recidive e promuovere l’aderenza del paziente alla terapia. L’obiettivo di un buon trattamento per la dermatite seborroica è sicuramente duplice: da un lato, il controllo dei sintomi, dall’altro possedere una gradevolezza d’uso che concorre all’aderenza alla terapia per ottenere una minor velocità di ricomparsa della patologia. Per questa ragione lo scopo di questo studio è stato quello di verificare la compatibilità cutanea, l’efficacia e le qualità cosmetiche di una mousse contenente tioconazolo (Tro s i D S®), come coadiuvante nella riduzione degli inestetismi cutanei dovuti a dermatite seborroica, nelle normali condizioni d’uso per 30 giorni consecutivi. presa tra i 20 ed i 61 anni (età media 41). La compatibilità cutanea è stata valutata: dai volontari inclusi nello studio, tramite compilazione di un diario giorn a l i e ro fornito al momento dell’inclusione e tramite controllo dermatologico eseguito al momento dell’inclusione e dopo 30 giorni di trattamento. L’efficacia cosmetica è stata valutata attraverso misurazioni strumentali, eseguite al momento dell’inclusione e dopo 30 giorni di trattamento: sebometria (Sebumeter SM 810, Courage+Khazaka), colorimetria (Chroma Meter CR200, Minolta) per la valutazione del rossore cutaneo, Sebutape® (film adesivo fotosensibile per la valutazione del grado di attività dei singoli follicoli pilosebacei e dell’uniformità nella loro distribuzione sulla superficie cutanea) e videodermatoscopia (Dermascope) per la valutazione delle lesioni eritemato-squamose. L’efficacia è stata valutata anche tramite autovalutazione dei volontari partecipanti alla sperimentazione che, dopo 30 giorni di trattamento, hanno espresso il proprio giudizio relativamente al quadro clinico (ro s s o re cutaneo, aspetto dei pori, desquamazione, prurito e idratazione). Le qualità cosmetiche del prodotto in studio DisegnoHannosperimentale partecipato allo studio 20 soggetti (5 maschi e 15 femmine) affetti da dermatite seborroica/seborrea del volto di età com- 100% 80% 80% 70% 60% 60% 3 4 55% 60% 40% 20% 0% 1 2 5 1: il prodotto induce un miglioramento del quadro clinico; 2: il prodotto riduce il rossore cutaneo; 3: il prodotto riduce la desquamazione; 4: il prodotto riduce il prurito; 5: il prodotto migliora l’idratazione. Figura 1. In grafico è riportata la percentuale dei volontari “soddisfatti” per ciascuna affermazione del questionario. 266 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 Mousse con tioconazolo 0,25% (TrosiDS®) come coadiuvante nella riduzione degli inestetismi cutanei della dermatite seborroica Figura 2. L’immagine fotografica si riferisce ad un soggetto partecipante allo studio prima (a sinistra) e dopo il trattamento (a destra). sono state valutate dai volontari al termine dello studio tramite questionario. Risultati Nessuno dei 20 volontari arruolati ha interrotto il trattamento. Valutazione della compatibilità cutanea Non è stata riscontrata nessuna reazione avversa cutanea. Nessuna sensazione di fastidio è stata riferita dai volontari partecipanti alla sperimentazione. Il prodotto in esame ha dimostrato un’ottima compatibilità cutanea. Valutazione dell’efficacia cosmetica I risultati ottenuti dalla sebometria dopo 30 giorni di trattamento hanno evidenziato che il prodotto in esame ha indotto una diminuzione della quantità di sebo presente sulla superficie cutanea del 3,79%. La colorimetria ha evidenziato che dopo 30 giorni di trattamento il prodotto con la mousse contenente tioconazolo ha indotto una diminuzione del rossore cutaneo del 2,97%. Mentre il confronto dei film adesivi fotosensibili Sebutape® ottenuti prima e dopo 30 giorni di trattamento, ha messo in evidenza che il prodotto in esame ha indotto, nel 40,00% dei volontari, una diminuzione dell’attività dei follicoli pilosebacei, con conseguente riduzione della quantità di sebo prodotta. I giudizi espressi dai volontari relativi all’efficacia cosmetica del prodotto (miglioramento quadro clinico, riduzione del rossore cutaneo, riduzione della desquamazione, riduzione del pruri- to e miglioramento dell’idratazione) hanno complessivamente espresso la soddisfazione dei soggetti (Figura 1). In particolare, il miglioramento del quadro clinico è molto evidente anche dalle immagini fotografiche (Figura 2). delle qualità cosmetiche V alutazione Dalla valutazione soggettiva sulle qualità cosmetiche del prodotto in sperimentazione (profumo, consistenza, stendibilità, assorbimento) è emersa un’ottima soddisfazione (Figura 3). Conclusioni Secondo le condizioni sperimentali adottate in questo studio la mousse contenente tioconazolo ha dimostrato un’ottima compatibilità cutanea dopo applicazione secondo le normali condizioni d’uso per 30 giorni consecutivi. Il prodotto in esame ha inoltre dimostrato un’ottima compatibilità cosmetica nel coadiuv a re la riduzione degli inestetismi cutanei dovuti a dermatite seborroica. Infatti i risultati ottenuti nelle misurazioni strumentali hanno dimostrato una diminuzione del rossore cutaneo e della quantità di sebo presente sulla superficie cutanea, mentre i Sebutape® hanno dimostrato una diminuzione dell’attività dei follicoli pilosebacei con conseguente riduzione della quantità di sebo prodotta. Tali risultati sono stati confermati dai giudizi Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 267 Giammaria Giuliani, C. Bussoletti, A. D’Amore, L. Celleno 120% 100% 100% 3 4 100% 80% 80% 1 2 80% 60% 40% 20% 0% 1: il prodotto ha un profumo gradevole; 2: il prodotto ha una consistenza gradevole; 3: il prodotto si stende facilmente; 4: il prodotto si assorbe facilmente. . Figura 3. In grafico è riportata la percentuale dei volontari “soddisfatti” per ciascuna affermazione del questionario. dei volontari che hanno particolarmente apprezzato la buona efficacia e le proprietà cosmetiche del prodotto. Bibliografia Di Antonio Sapuppo. Clinica dermosifilopatica 1986, Piccin. Elewski BE. Safe and effective treatment of seborrheic dermatitis Cutis. 2009; 83(6):333-8. Gupta AK, Batra R, Bluhm R, Boekhout T, Dawson TL Jr. Skin diseases associated with Malassezia species. J Am Acad Dermatol 2004; 51(5):785-98. 268 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 Gupta AK, Bluhm R. Seborrheic dermatitis J Eur Acad Dermatol Venereol 2004; 18(1):13-26. Gupta AK, Kogan N. Seborrhoeic dermatitis: current treatment practices. Expert Opin Pharmacother 2004; 5(8):1755-65. Gupta AK, Madzia SE, Batra R. Etiology and management of Seborrheic dermatitis. Dermatology 2004; 208(2):89-93. Gupta AK, Nicol KA. Seborrheic dermatitis of the scalp: etiology and treatment. J Drugs Dermatol 2004; 3(2):155-8. Johnson BA, Nunley JR. Treatment of seborrheic dermatitis Am Fam Physician 2000; 61(9):2703-10, 2713-4. La terapia fotodinamica nel trattamento delle verruche volgari Fiorella Bini SU M M A R Y Photodynamic therapy in the teatment of vulgar warts Current therapies for vulgar warts are not completely successful: treatment failures and high rate of recurrence are frequently seen. Photodynamic therapy has been suggested as a possible alternative treatment modality. In fact ALA-PDT has virucidal properties and ALA-induced PpIX accumulates selectively in proliferating infected cells. Besides ALA-PDT destroys subclinical virus-shedding areas, reducing the high rate of recurrence. 37 patients with vulgar warts were treated with 10% ALA-PDT after keratolysis of the warts to increase cutaneous penetration of ALA. The treatment was successful: after 1-4 treatments complete remission and no further recurrences were observed in 94% of patients. KEY WORDS: Topical photodynamic therapy, Vulgar warts, HPV Introduzione L’agente eziologico delle verruche è l’HPV, un virus a DNA con tropismo per l’epitelio squamoso. Le infezioni da HPV sono molto frequenti: vi è un grande numero di HPV ampiamente diffusi in tutto il mondo e con notevole capacità infettante. Si manifestano con diverse varietà di verruche: periungueali, plantari, piane, genitali, mucose. Il trattamento è difficile e spesso frustrante con la maggior parte delle terapie tradizionali: crioterapia, ablazione con laser o radiofrequenza, escissione chirurgica, applicazione di citostatici (podofillina, 5 fluorouracile), immunoterapici (imiquimod) o sostanze cheratolitiche accompagnata al courettage. Nessuno di questi trattamenti è completamente soddisfacente per i frequenti insuccessi terapeutici e per la molteplicità delle recidive locali. La terapia fotodinamica cutanea (TFDc) si pone come una modalità terapeutica innovativa per le lesioni da HPV. La TFDc è un trattamento non invasivo che utilizza l’applicazione di un fotosensibilizzante (FS) e la sua successiva attivazione da parte di una luce ad una specifica lunghezza d’onda. La produzione di specie reattive dell’ossigeno determina apoptosi e/o necrosi selettiva delle cellule neoplastiche o comunque patologiche. Dopo l’iniziale utilizzo per la terapia delle cheratosi attiniche, dell’epitelioma basocellulare, del morbo di Bowen, l’accresciuta esperienza nella reazione fotodinamica ha espanso la rosa delle applicazioni ad un sempre maggior numero di patologie, oncologiche e non, infiammatorie e infettive. L’attività fotodinamica di composti chimici contro microrganismi fu pubblicata più di cento anni fa: nel 1900 Oskar Raab osservò la tossicità del cloridrato di acridina su colonie di Paramecium caudatum dopo esposizione alla luce. Oggi conosciamo l’attività antibatterica della TFD sui Gram+ e sui Gram- antibiotico resistenti 1. Vi sono studi molto promettenti su micosi e leishmaniosi. Negli ultimi anni si è consolidato anche l’utilizzo della TFDc nei confronti dei virus. Il blu di metilene viene utizzato in numerosi centri trasfusionali europei per la fotodecontaminazione del plasma e si è dimostrato partico- GIRTeF- Gruppo Italiano Radiofrequenze e Terapia Fotodinamica, Firenze, Italy Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 271 F. Bini larmente efficace per la inattivazione del virus HIV 2. I meccanismi con cui la TFD esercita la sua azione antivirale sono molteplici. A carico dei virus la TFD determina perossidazione dei lipidi dell’envelope, degradazione delle proteine del capside, ossidazione e crosslinking di enzimi virali, fra cui la trascrittasi inversa, e delle basi di DNA e RNA virali. Ne conseguono perdita della capacità infettante ed inibizione della replicazione virale 3. Nelle cellule infettate l’azione fotodinamica determina inibizione dell’assemblamento dei ribosomi e ossidazione delle basi nucleotidiche: ne deriva blocco dell’attività cellulare e conseguentemente inibizione della replicazione virale 4, 5. La TFDc interviene anche con altri meccanismi 6, 7: l’accumulo di PpIX nelle cellule parassitate determina, dopo esposizione alla luce, distruzione cellulare per necrosi o apoptosi. Inoltre si attiva il sistema immunitario: infatti la flogosi indotta dalla TFDc favorirebbe l’azione delle citochine capaci di immunomodulare l’attacco alle particelle virali. Infine i processi di degenerazione microvasale determinati dal processo fotodinamico contribuiscono alla distruzione delle lesioni. I primi studi su TFDc e verruche risalgono agli anni ’70 ma non hanno dato risultati incoraggianti (Stahl et al. 1979; Viein et al. 1977). A partire dagli anni ’90 molteplici studi clinici hanno valutato l’efficacia della TFDc con 5-ALA su verruche cutanee e genitali 8-15 e piane (Mizuki D et al. 2003). I risultati di questi primi lavori tuttavia non sono completamente soddisfacenti; solo in una parte dei pazienti trattati si è rilevata la remissione delle lesioni 8. Il fallimento è presumibilmente legato alla scarsa penetrazione dell’ALA a causa della ipercheratosi che accompagna le verruche volgari. L’utilizzo di sostanze che incrementano la penetrazione del FS (EDTA 2% e DMSO 2%) 9 o la cheratolisi delle verruche preliminare alla TFDc con ALA 20% hanno consentito la remissione completa in una percentuale nettamente più elevata e in assenza di recidive 10. I cheratinociti contenenti il virus sono localizzati negli strati più superficiali dell’epidermide, entro lo strato granuloso. Tuttavia le verruche sono lesioni spesse, quindi è indispensabile l’utilizzo preliminare di sostanze cheratolitiche (urea, ac. salicilico) e di un adeguato courettage per ridurre lo spessore e consentire al foto- 272 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 sensibilizzante e alla luce di raggiungere i cheratinociti infetti 16, 17. In letteratura non sono segnalati effetti collaterali degni di nota 18, 19. L’unico evento avverso è il dolore: uno studio ha evidenziato in 1/5 dei pazienti dolore intenso che compariva durante l’illuminazione e in qualche soggetto poteva protrarsi fino a 30 ore 20. In alcuni casi è stato segnalato l’abbandono del trattamento o l’impiego di un anestetico 10; secondo altre esperienze invece è riferita un’eccellente tollerabilità al trattamento 21. Scopo Alladellolucestudio dei dati riportati in letteratura, abbiamo eseguito questo studio per valutare l’efficacia e la tollerabilità della TFDc in pazienti affetti da verruche cutanee. e metodi Materiali Abbiamo trattato 37 soggetti, maschi e femmine, di età compresa fra 7 e 57 anni, che presentavano verruche volgari (singole o multiple), plantari, piane del volto (Tabella 1). L’anamnesi non evidenziava patologie in atto o pregresse degne di nota né terapie farmacologiche che potessero interferire col trattamento o con la patologia virale. In alcuni casi le lesioni erano state trattate in precedenza con varie metodiche (ablazione con laser o radiofrequenza, cheratolitici topici) che tuttavia non ne avevano determinato la scomparsa. Sono state fornite accurate informazioni circa la metodica e raccolto il consenso del paziente o dei genitori nel caso di minorenni. Le lesioni sono state fotografate prima e dopo il termine del trattamento. Il semplice controllo clinico è stato ripetuto a 6 e, ove possibile, a 12 mesi. Tabella 1. Pazienti trattati per verruche = 37 Mani 11 Piedi 15 Piane del volto 3 Cutanee 3 Ungueali 5 La terapia fotodinamica nel trattamento delle verruche volgari Tutte le lesioni sono state sottoposte a trattamento domiciliare con cheratolitici nelle due settimane precedenti e a courettage in ambulatorio per ridurre l’ostacolo alla penetrazione del FS e della luce ad opera della ipercheratosi. È stata dedicata molta attenzione a questa fase in quanto i dati riportati in letteratura correlavano il buon esito del trattamento ad una accurata preparazione della lesione. Sono stati utilizzati: per le verruche piane una soluzione micropeeling a base di ac. salicilico e glicolico da applicare per toccature 1-2 volte al dì. Le verruche volgari e plantari sono state decapate con una crema al 50% di urea e courettage preliminare al trattamento. In caso di ipercheratosi particolarmente evidente o resistente è stato eseguito un debulking con laser o radiofrequenza previa applicazione di una crema anestetica. Sulla cute detersa ed asciutta è stato applicato il FS: 5-ALA al 10% per 2 ore per le verruche piane del volto, per gli altri distretti corporei è stato utilizzato 5-ALA al 10% per un tempo variabile dalle 5 ore alla modalità over-night. Questa diversità nel tempo di applicazione era correlata con la sede anatomica (per il volto sono stati scelti intervalli più brevi, per le zone palmo-plantari i tempi più lunghi) e col tipo di lesione (ad un maggior spessore corrispondeva un tempo di applicazione maggiore). Terminato il tempo di contatto, si procedeva alla rimozione del FS con garza umida e alla fotodiagnosi con una sorgente luminosa ad emissione nella banda del blu di circa 405 nm che evidenziava la fluorescenza rosa fuxia dell’area patologica. Quindi si illuminava con una sorgente luminosa a diodi con lunghezza d’onda di 630 nm (PDT-CLD 100, EPEM s.r.l.); veniva erogata una fluenza compresa fra 100J/cm2 (se veniva trattato il volto) e 180J/cm2 (per le altre sedi). La fotodiagnosi di controllo dimostrava la totale scomparsa della fluorescenza rosa fucsia, indice della completa metabolizzazione del FS. Durante il trattamento in alcuni casi è stato necessario raff reddare con un ventilatore o spruzzando acqua termale per lenire il fastidio procurato dall’azione della luce e interrompere momentaneamente l’illuminazione. Il paziente veniva quindi medicato con una crema lenitiva e poteva lasciare immediatamente lo studio. Se la cute trattata era fotoesposta, nei giorni successivi veniva raccomandata l’ap- plicazione di una crema solare a schermo totale. Non erano richieste altre medicazioni. Il trattamento veniva ripetuto ogni 2-3 settimane fino alla totale scomparsa delle lesioni. Risultati In 35 dei 37 soggetti trattati (94%) si è osservata la completa scomparsa delle verruche cutanee e l’assenza di recidive. Il numero di applicazioni effettuate è variato da 1 a 4: è stata sufficiente 1 seduta in 5 pazienti, sono state necessarie 2 sedute in 11 casi, 3 sedute in 12, 4 sedute in 7 casi. Due soggetti, entrambi affetti da verruche plantari multiple, hanno risposto parzialmente: in un caso è residuata una lesione, presumibilmente per mancanza di una adeguata verifica post trattamento (il paziente non si è presentato al controllo successivo alla seconda ed ultima seduta). L’altro paziente presentava una iperidrosi particolarmente accentuata e la cheratolisi preliminare non era stata efficace a causa della sede problematica delle lesioni (verruche multiple a livello della superficie plantare delle dita dei piedi). Nella quasi totalità dei pazienti dopo il primo trattamento si apprezzava una sensibile riduzione del diametro e della profondità delle verruche più grandi mentre quelle più piccole regredivano completamente. In nessun caso sono residuati esiti cicatriziali. Non si sono verificati effetti collaterali significativi, né disagi post trattamento e i pazienti hanno potuto riprendere senza difficoltà le loro abitudini quotidiane. L’unico evento avverso è stato il dolore durante l’irraggiamento, del resto ampiamente descritto in letteratura. Nel nostro studio è stata riscontrata una notevole variabilità della sintomatologia dolorosa, sia individuale che in base alla localizzazione delle lesioni. Per il trattamento delle verruche piane del volto e per le verruche volgari degli arti inferiori non è stato segnalato nessun fastidio se non una moderata sensazione di calore. Le sedi palmo-plantari e le dita sono state gravate da una maggiore dolorabilità durante l’irraggiamento, specialmente al primo trattamento. Il raffreddamento della cute con uno spray di acqua termale refrigerata, l’utilizzo di un ventilatore insieme all’illuminazione in modalità di pausazione hanno reso possibile il completamento della terapia. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 273 F. Bini Verruca periungueale prima e dopo 1 seduta di TFDc. Verruca del pollice prima e dopo 3 sedute. Verruche del 3°,4° e 5° dito, prima e dopo 2 sedute. 18 verruche plantari: prima e dopo 3 sedute. 274 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 La terapia fotodinamica nel trattamento delle verruche volgari Verruca del 3° dito prima e dopo 1 seduta. Verruche piane della fronte, prima e dopo 2 applicazioni. In tre soggetti (affetti da lesioni periungueali, al dorso del piede, alle dita della mano) il d o l o re si è protratto per alcune ore mentre in un caso (verruca plantare di grandi dimensioni a livello della prima articolazione metatarso-falangea) è stata riferita una sintomatologia particolarmente intensa con dolore trafittivo irradiato anche alla gamba e perdurato per tutta la notte. In tutti gli altri pazienti il dolore scompariva col termine dell’irraggiamento. In nessun caso si è comunque verificato l’abbandono della terapia. Discussione Dopo la messa a punto dell’attuale protocollo terapeutico, che prevede l’accurata rimozione della ipercheratosi associata alle verruche, la TFDc si è dimostrata altamente competitiva nei confronti dei trattamenti tradizionali delle lesioni HPV correlate. Il successo della terapia nel 94% dei casi trattati, l’assenza di recidive e di cicatrici residue ne rappresentano gli elementi salienti. Un followup più lungo e una casistica più ampia ci consentiranno di confermare o meno questi risultati preliminari. Gli svantaggi di questa terapia sono legati alla necessità di una accurata preparazione delle lesioni, al tempo di applicazione del FS, solitamente lungo e al dolore durante l’irraggiamento, del resto controllabile con alcune piccole strategie (raffreddamento, pausazione). I vantaggi della TFDc nel trattamento delle verruche cutanee sono riportati in Tabella 2 e sono ormai ben noti e comuni a tutti i quadri patologici che si avvalgono di questa metodica terapeutica. Ma vi sono alcune situazioni che rappresentano i punti di forza del trattamento fotodinamico delle lesioni da HPV: – in caso di lesioni numerose e/o molto estese; – in sedi problematiche o esteticamente rilevanti; – se le lesioni sono resistenti ai consueti trattamenti; – nei bambini o in soggetti problematici; – nei pazienti immunocompromessi (trapiantati, HIV/AIDS, ecc.). Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 275 F. Bini Il trattamento delle verruche volgari è spesso difficile e talora frustrante: non esistono mezzi per eliminare il virus in quanto tale e pertanto le tecniche di trattamento in uso mirano a distruggere le lesioni. Confrontata con le metodiche tradizionali, la TFDc rappresenta un approccio terapeutico vantaggioso ed efficace per il trattamento delle affezioni da HPV grazie alle sue attività citotossica selettiva, antivirale ed immunomodulante. Infatti non solo sarebbe in grado di distruggere selettivamente le cellule infettate, ma unirebbe la capacità di inattivare i virus a quella di stimolare la risposta immunitaria dell’organismo ospite. Inoltre il trattamento non è gravato da esiti cicatriziali, in quanto la cute sana non è danneggiata. L’altro problema del trattamento delle lesioni da HPV è rappresentato dalla frequenza delle recidive, dovute soprattutto alla presenza di virus latenti. Con la TFDc l’accumulo di FS si verifica in tutte le cellule infette, non solo nelle lesioni clinicamente evidenti ma anche nella cute apparentemente indenne anche se già contagiata, realizzando una bonifica di tutta la zona trattata. Pertanto la TFDc oltre a rappresentare un’efficace alternativa terapeutica per il trattamento delle verruche volgari, sarebbe anche in grado di attuare una prevenzione delle recidive. B ibliografia 1. McKenna K. Antimicrobial photodynamic therapy. Jour Dermatolog Treatment 2004; 15:256-69. 2. Lambrecht, B., Norley, S. G., Kurth, R. & Mohr, H. Rapid inactivation of HIV-1 in single donor preparations of human fresh frozen plasma by methylene blue/light treatment. Biologicals 1994; 22:227–31. 3.Wainwright M. Photodynamic antimicrobial chemotherapy (PACT)- J Antimic Chem 1998; 42:13-28. 4. Harris F., Chatfield LK, Phoenix DA. Phenothiazinium based photosensitisers--photodynamic agents with a multiplicity of cellular targets and clinical applications. Curr Drug Targets 2005; 6:615-27. 5.Wainwright M. Photoinactivation of viruses– Photochem Photobiol Sci 2004; 3:406-11. 6. Stender IM, Na R, Fogh H, Gluud C, Wulf HC. Photodynamic Therapy with 5 ALA or placebo for recalcitrant foot and hand warts: randomized double-blind trial. Lancet 2000; 355:963-6. 7. Abdel-Hady ES, Martin-Hirsch P, Duggan-Keen M, Stern PL, Moore JV, Corbitt G, et al. Immunological and 276 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 Tabella 2. Vantaggi della TFDc. Efficacia Sicurezza Assenza di invasività Nessuna limitazione dovuta ad età e condizioni generali Ottima tollerabilità Facilità d’impiego Effetti collaterali modesti Ripetibilità delle applicazioni senza perdita di efficacia Azione selettiva Non necessita di anestesia preliminare Non necessita di medicazioni post-trattamento Il paziente può tornare immediatamente alle sue attività abituali Tempi di guarigione rapidi Assenza di cicatrici residue viral factors associated with the response of vulvar intraepithelial neoplasia to photodynamic therapy. Cancer Res 2001; 61:192-6. 8. Ammann R, Hunziker T, Braathen LR, Topycal Photodynamic therapy in verrucae, a pilot study. Dermatology 1995; 191:346-7. 9. Smetana Z, Malik Z, Orenstein A, et al. Treatment of viral infections with 5-aminolaevulinic acid and light. Lasers Surg Med 1997; 21:351-8. 10. Stender IM, Lock-Anderson J, Wulf HC. Recalcitrant hand and foot warts succesfully treatment with photodinamic therapy with topical aminolaevulinic acid: a pilot study. Clin Exp Dermatol 1999; 24:154-9. 11. Fabbroncini G, Costanzo M, Riccardo A et al. Photodynamic therapy with topical aminolaevulinic acid for the treatment of plantar warts. J Photochem Photobiol B 2001; 61:30-4. 12. Fehr MK, Hornung R, Degen A, Schwarz VA, Fink D, Haller U, et al. Photodynamic therapy of vulvar and vaginal condyloma and intraepithelial neoplasia using topically applied 5-aminolaevulinic acid. Lasers Surg Med 2002; 30:273-9. 13. Stefanaki IM , Georgiu S, Themelis GC, Vazgiouraki EM, Tosca AD. In vivo fluorescence kinetics and photodynamic therapy in condilomata acuminate. Br J Dermatol 2003; 149:972-6. 14, Wang XL, Wang HW, Wang HS, Xu SZ, Liao KH, Hillemanns P. Topical 5-aminolaevulinic acid –photodynamic therapy for the treatment of urethral condylomata acuminata.Br J Dermatol 2004; 151:880-5. La terapia fotodinamica nel trattamento delle verruche volgari 15. Herzinger T, Wienecke R, Weisenseel P, Borelli C, Berking C, Degitz K. Photodynamic therapy of genital condylomata in men. Clin Exp Dermatol 2006; 31:51-3. 18. Morton CA, McKenna KE, Rhodes LE. Guidelines for topical photodynamic therapy: update. Br J Dermatol 2008; 159:1245-1266. 16. Stender IM, Na R, Fogh H, Gluud C, Wulf HC. Photodynamic Therapy with 5 ALA or placebo for recalcitrant foot and hand warts: randomized double-blind trial. Lancet 2000; 355:963-6. 19. Babilas P, Landthaler M, Szeimies R-M. Photodynamic therapy in dermatology. Eur J Dermatol 2006; 16:340-8. 17. Abdel-Hady ES, Martin-Hirsch P, Duggan-Keen M, Stern PL, Moore JV, Corbitt G, et al. Immunological and viral factors associated with the response of vulvar intraepithelial neoplasia to photodynamic therapy. Cancer Res 2001; 61:192-6. 20. Stender IM, Borgbjerg FM, Villumsen J, Lock-Andersen J, Wulf HC. Pain induced by photodynamic therapy of warts. Photodermatol Photoimmunol Photomed 2006; 22:304-9. 21. Fernàndez-Guarino M, Garcìa-Morales I, Harto A, Montull C, Pèrez-Garcìa B, Jaèn P. photodynamic therapy: new indications. Actas Dermosifil. 2007; 98:377-95 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 277 Studio prospettico a sei mesi sugli effetti di un prodotto topico in lozione e shampoo a base di timo-peptidi di sintesi a basso peso molecolare nel telogen effluvium cronico e nell’AGA iniziale della donna Donne Dermatologhe Italia - DDI SU M M A R Y Clinical investigation of the effects of topical lotion and shampoo containing synthetic thymus peptides on androgenetic alopecia and chronic telogen effluvium in women after a six month-period treatment The aim of the paper has been to study during a period of six month, of the efficacy and the tolerability of both the lotion and shampoo (Timosint®) containing synthetic low molecular weight thymus peptides (GKL02 Factor), in the initial phases of androgen tic alopecia (AGA), and chronic Telogen Effluvium (TE). Ten women (mean age 31,3 yrs) with AGA (Ludwig 1) and 105 female subjects (mean age 39,96 yrs) with chronic TE have been enrolled; The treatment schedule was as follows: – lotion: twice a day application in the first 15 days and then once a day in the following 22 weeks for a total period of treatment of 24 weeks; – shampoo: two or three times /week during the study period of 24 weeks. All the subjects underwent pull test, evaluation of symptoms (dandruff, seborrhea, redness, pruritus). Tolerability and cosmetic acceptance/tolerance were evaluated at the beginning of the treatment and after 30, 90 and 180 days. In AGA patients the improvement of pull test has been continuous becoming negative in study population after 180gg (p = 0,002). Symptomes decreased in all patients. In chronic TE, pull test become negative in 88% (72 cases out of 82) (p<0,0001) with a mean symptoms’ improvement of 88%. In both groups the tolerability was referred as positive in 100% of cases and no side effects were recorded. The cosmetic acceptance/tolerance was also referred as positive in 96% of the cases. In conclusion, synthetic thymus peptides showed significant efficacy and tolerability in the clinical treatment of initial AGA and chronic TE in women after a six month-treatment. KEY WORDS: Androgenetic alopecia and Telogen Effluvium (TE) in women, Synthetic Thymus peptides, Therapy Introduzione La terapia del telogen effluvium (TE) cronico 1-3 e dell’alopecia androgenetica (AGA) 4-6 richiede tempi lunghi di trattamento. Infatti sono due quadri dermatologici che impegnano i pazienti per mesi (TE) e anni (AGA). È necessario quindi che il dermatologo riesca a far com- prendere ai pazienti che la risposta terapeutica e la stabilizzazione del quadro clinico richiedono applicazioni giorn a l i e re e continuate. In un precedente lavoro abbiamo valutato gli effetti clinici dei timo-peptidi di sintesi nelle patologie sopramenzionate, per un periodo di tre Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 279 Donne Dermatologhe Italia - DDI mesi 7. Sulla scorta dei risultati positivi ottenuti è stato ritenuto utile prolungare l’esperienza (oltre tale periodo) per confermarne efficacia e tollerabilità. Pertanto in questo lavoro riportiamo gli effetti ottenuti nel TE cronico e nell’AGA iniziale femminile dopo un periodo di 6 mesi. Le esperienze del passato con gli estratti timici, somministrati per via topica nella cura dei disturbi del follicolo pilifero, hanno dato risultati positivi dal punto di vista clinico 8-10. Queste esperienze, tuttavia, sono state condotte con peptidi di derivazione animale con inevitabili rischi oggi non più ammissibili. I peptidi timici utilizzati in questo studio sono stati ottenuti attraverso tecniche di laboratorio (GKL02 FACTOR). Il loro basso peso molecolare ne assicura l’assorbimento e l’efficacia biologica. O biettivo Lo scopo dello studio è stato quello di valutare gli effetti di una lozione e shampoo a base di timo-peptidi di sintesi (Timosint®) nel trattamento del TE cronico e delle fasi iniziali dell’AGA femminile dopo un periodo d’uso di sei mesi con particolare riferimento alla loro efficacia e tollerabilità. Materiali e metodi Popolazione oggetto dello studio Sono state arruolate per lo studio due popolazioni di pazienti di sesso femminile: Il primo gruppo comprendeva 10 pazienti con AGA iniziale mentre Il secondo gruppo comprendeva 105 pazienti con TE cronico che hanno utilizzato il prodotto oggetto dello studio per un periodo di 180 gg. Criteri di inclusione – Pazienti di sesso femminile, di età compresa tra i 16 e i 70 anni; – Pazienti affette da TE cronico (oltre 6 mesi) o da AGA iniziale; – Sospensione delle terapie topiche farmacologiche e/o cosmetiche specifiche da almeno 30 giorni. Criteri di esclusione – Pazienti di sesso maschile; – Pazienti di età < 16 anni e > 70 anni; 280 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 – Pazienti in gravidanza e allattamento; – Pazienti affette da malattie sistemiche gravi; – Pazienti in trattamento con farmaci e/o cosmetici specifici; – Pazienti con allergia nota ad uno dei componenti del prodotto. Dose e somministrazione Il prodotto, la cui composizione aminoacidica è riportata nella Tabella 1, è stato applicato alla dose di 2 ml due volte al dì per 15 giorni, poi 2 ml una volta al dì per 22 settimane, per un totale di 24 settimane (6 mesi). Le pazienti sono state istruite a lavare il cuoio capelluto 2-3 volte alla settimana con shampoo non medicato (Timosint® shampoo con timopeptidi di sintesi). Parametri di valutazione La valutazione clinica è stata effettuata mediante la compilazione di una scheda da parte del medico specialista al momento dell’arruolamento, a 30 gg (T1), 90 gg (T2) e a 180 gg (T3). Sono stati valutati i seguenti parametri: Pull test: la valutazione si è basata sulla seguente scala: Grado 1 = neg (1-2 capelli); Grado 2 = pos + (3-4 capelli); Grado 3 = pos ++ (5-6 capelli); Grado 4 = pos +++ (> 6 capelli) e veniva effettuata al momento dell’arruolamento, dopo 30 gg (T1), dopo 90 gg (T2) e 180 gg (T3). La significatività del miglioramento del Pull test è stata valutata utilizzando il test non parametrico di Wilcoxon per dati appaiati. Desquamazione, Seborrea, Eritema, Prurito: La valutazione è stata fatta secondo il seguente Aminoacido Acido aspartico (Asp) Treonina (Thr) Serina (Ser) Acido glutamico (Glu) Prolina (Pro) Glicina (Gly) Alanina (Ala) Cisteina (Cys) Valina (Val) Metionina (Met) Isoleucina (Ile) Leucina (Leu) Tirosina (Tyr) Fenilalanina (Phe) Istidina (His) Lisina (Lys) Arginina (Arg) % w/w 6,18 2,86 2,09 8,6 8,12 33,45 11,21 0,09 4,88 0,44 2,91 5,42 0,01 1,98 0,2 6,98 4,59 Tabella 1. Composizione in aminoacidi di GKL02 FACTOR. Studio prospettico a sei mesi sugli effetti di un prodotto topico in lozione e shampoo nel telogen effluvium cronico e nell’AGA iniziale della donna s c o re: score 1 = neg; score 2 = pos +; score 3 = pos ++; score 4 = pos +++ con il fine di mettere in evidenza la % di miglioramento dopo 30 gg (T1), 90 gg (T2) e 180 gg (T3) di trattamento. Le pazienti sono state giudicate: a) migliorate se passate ad uno score inferiore; b) invariate se hanno mantenuto la stesso score; c) peggiorate se passate ad uno score superiore. È stato inoltre richiesto un giudizio da parte del medico a 30 gg (T1), 90 gg (T2) e 180 gg (T3) su Efficacia e Tollerabilità. Tale valutazione si è basata sul seguente grado di giudizio: Neg (scarsa); Pos + (discreta); Pos ++ (buona); Tabella 2. Pazienti con AGA. Età media 31,3 numerosità 6 2 2 0 10 Età 16-30 31-45 46-60 > 60 Totale % 60% 20% 20% 0% 100% 100% 3 80% 70% 60% 8 50% Figura 1. AGA. 40% Numero di pazienti in cui il Pull test è risultato essere: assente; pos +; pos ++; pos +++ al tempo T0, 90 gg, 180 gg. Il miglioramento tra T0 e 180 gg è statisticamente significativo: p = 0,002. 30% 10 0% 7 2 T0 Assente 90 gg Pos + 180 gg Pos ++ Gruppo di pazienti con AGA La Tabella 2 riassume la popolazione femminile arruolata con AGA. Desquamazione (D), Seborrea (S), Eritema (E), Prurito (P) valutati a T3 (180 gg) hanno dato i seguenti risultati (Figura 2): D = migliorata 100% S = migliorata 100% E = migliorato 100% P = migliorato 100% 20% 10% Risultati Pull test Si è avuto miglioramento del test in maniera progressiva sino ad arrivare alla normalizzazione di tutte le pazienti dopo 180 gg (T3) di trattamento, 3 pazienti che risultavano positive a 90 gg sono diventate negative a 180 gg. L’analisi statistica tra T0 e T3 è risultata essere significativa: p = 0,002 (Figura 1). Pull test 90% Pos +++ (ottima). Lo sperimentatore ha chiesto alle pazienti un parere circa il gradimento cosmetologico del trattamento basato su: consistenza del capello, gradevolezza della lozione e dello shampoo utilizzando la seguente scala: Neg (scarso); Pos + (discreto); Pos ++ (buono); Pos +++ (ottimo). Alla fine del trattamento è stato richiesto alle pazienti: a) un giudizio finale circa l’efficacia del trattamento (ottimo, buono, discreto, sufficiente e scarso); b) un giudizio di questo trattamento rispetto ai pre c e d e n t i (migliore, uguale, peggiore). Pos +++ Efficacia Segni clinici Buona 50% Figura 2. AGA Pazienti (%): migliorate, invariate, peggiorate dopo 180 gg (T3) di trattamento. Prurito 100 Eritema 100 Seborrea 100 Desquamazione 100 0% 50% Migliorate Invariate 100% Peggiorate Ottima 50% Figura 3. AGA. Giudizio dello sperimentatore al termine del trattamento. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 281 Donne Dermatologhe Italia - DDI Efficacia e Tollerabilità Il giudizio dello sperimentatore, in merito all’efficacia, dopo 180 gg di trattamento è stato: a) ottimo nel 50% delle pazienti; b) buono nel 50% (Figura 3). Il giudizio dello sperimentatore in merito alla tollerabilità è stato: a) ottimo nel 60% delle pazienti; b) buono nel 40% (Figura 4). Non è stato registrato nessun effetto collaterale. Gradimento cosmetologico 100% 90% 80% 70% 60 60 60 40 40 40 60% 50% 40% 30% Tollerabilità 20% Figura 5. AGA. 10% Buona 40% 0% Gradevolezza shampoo Scarso Gradevolezza shampoo Discreto Ottima 60% Buono 1 100% 90% Giudizio dello sperimentatore al termine del trattamento. 80% 13 1 6 10 25 28 70% Giudizio finale delle pazienti Le pazienti hanno espresso un giudizio buono nel 50% dei casi e ottimo nel 50% dei casi. La lozione e lo shampoo utilizzate sono stati ritenuti migliori dei precedenti trattamenti cosmetici nel 100% dei casi. Ottimo Pull test Figura 4. AGA. Gradimento cosmetologico Il giudizio delle pazienti sul gradimento cosmetologico del trattamento è stato uniformemente positivo. Le valutazioni relative alla gradevolezza della lozione, dello shampoo e della consistenza del capello sono riassunte nella Figura 5. Giudizio del paziente su: gradevolezza lozione, shampoo e consistenza capello. Consistenza capello Figura 6. Telogen effluvium cronico 36 60% 50% 40% 33 73 66 30% 20% 23 10% 0% T0 Assente 90 gg Pos + 180 gg Pos ++ Pos +++ Numero di pazienti in cui il Pull test è risultato essere: assente; pos +; pos ++; pos +++ al tempo T0, 90 gg e 180 gg. La significatività è stata: T0 verso T3 p < 0,0001 altamente significativa. Segni clinici Gruppo di pazienti con telogen effluvium La Tabella 3 riassume la popolazione femminile arruolata con TE. Prurito 91 9 Tabella 3. Eritema 91 9 Pazienti con TE. Età 16-30 31-45 46-60 > 60 Totale 282 Età media 39,96 numerosità 32 39 22 12 105 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 83 Seborrea % 30,48% 37,14% 20,95% 11,43% 100% 87 Desquamazione 0% 20% Migliorate 40% 60% Invariate 80% 15 2 Figura 7. Telogen effluvium cronico 9 4 Pazienti (%): migliorate, invariate, peggiorate dopo 180 gg (T3) di trattamento. 100% Peggiorate Studio prospettico a sei mesi sugli effetti di un prodotto topico in lozione e shampoo nel telogen effluvium cronico e nell’AGA iniziale della donna Pull test Il Pull test ha dimostrato un ulteriore miglioramento in quanto 7 pazienti che risultavano positive a 90 gg sono diventate negative a 180 gg. Il miglioramento del Pull test, valutato statisticamente, tra T0 e T3 è risultato essere altamente significativo e precisamente: confronto T0 verso T3 p < 0,0001(Figura 6). Efficacia Efficacia e Tollerabilità Scarsa 8% Ottima 19% Discreta 25% Figura 8. Telogen effluvium cronico Buona 48% Tollerabilità Ottima 28% Discreta 28% Giudizio dello sperimentatore al termine del trattamento. Buona 44% 100% 18 25 29 80% 70% 60% 50% 48 44 43 40% 30% 20% 28 27 25 10% 0% Scarso 3 3 7 Gradevolezza shampoo Gradevolezza shampoo Consistenza capello Discreto Buono Giudizio finale delle pazienti Conclusioni Lo scopo dello studio è stato quello di Gradimento cosmetologico 90% Il giudizio delle pazienti sul gradimento cosmetologico del trattamento è stato uniformemente positivo. Le valutazioni relative alla gradevolezza della lozione, dello shampoo e della consistenza del capello sono riassunte nella Figura 10. Le pazienti hanno espresso un giudizio ottimo nel 41% dei casi, buono nel 36%, discreto nel 16%, sufficiente nel 4% e scarso nel 3%. La lozione e lo shampoo utilizzate sono stati ritenuti migliori dei precedenti trattamenti cosmetici nell’75% dei casi, uguale nel 23% e peggiore nel 2%. Figura 9. Telogen effluvium cronico Giudizio del paziente su: gradevolezza lozione, shampoo e consistenza capello. Il giudizio dello sperimentatore, in merito all’efficacia, dopo 180 gg di trattamento è stato positivo nel 92% dei casi (Figura 8). Il giudizio dello sperimentatore in merito alla tollerabilità è stato positivo nel 100% (Figura 9). Non è stato registrato nessun effetto collaterale. Gradimento cosmetologico Giudizio dello sperimentatore al termine del trattamento. Figura 10. Telogen effluvium cronico Desquamazione (D), Seborrea (S), Eritema (E), Prurito (P) valutati a T3 (180 gg) hanno dato i seguenti risultati (Figura 7): D = migliorata 87%; invariata 9%; peggiorata 4% S = migliorata 83%; invariata 15%; peggiorata 2% E = migliorato 91%; peggiorato 9% P = milgliorato 91%; peggiorato 9% Ottimo valutare, per un periodo relativamente lungo (sei mesi), un composto (Timosint®) basato su un principio “funzionale” rappresentato da peptidi di sintesi a basso peso molecolare, sostanze naturali (Vitamina E, caffeina, Urtica dioica) e ingredienti cosmetici (proteine vegetali, pantenolo). I timo-peptidi di sintesi (contenuti sia nella lozione che nello shampoo) sono caratterizzati da un basso peso molecolare e sono stati ottenuti per sintesi e non attraverso estrazione da tessuti animali. Il peso molecolare medio dei singoli peptidi varia da 180 a 600 daltons e ciò favorisce la loro penetrazione trans-follicolare dopo applicazione topica 11. La composizione aminoacidica di tali peptidi Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 283 Donne Dermatologhe Italia - DDI ne determina gli effetti biologici. Il composto agisce: a) come pool per la sintesi delle cheratine 12; b) nella stimolazione della crescita cheratinocitaria 13; c) nella partecipazione all’omeostasi immunologica della cute 14. Gli “attivi” naturali (caffeina-Vitamina E-Urtica dioica) migliorano le condizioni di crescita del capello stimolando la produzione di energia necessaria al metabolismo follicolare e svolgendo un’azione di “scavanger”. Gli ingredienti cosmetici (estratti vegetali-pantenolo e proteine vegetali) aumentano il volume e la pettinabilità dei capelli. Dopo sei mesi di trattamento è stato registrato un miglioramento del Pull test: tre pazienti con AGA e sette con TE cronico che erano ancora positivi dopo 90 gg si sono normalizzati dopo i sei mesi di trattamento. Si può desumere che l’effetto positivo del prodotto si è esteso oltre agli iniziali 3 mesi di trattamento ed è l’espressione dell’attività stimolante dei timo-peptidi sulla fase di crescita dei cheratinociti. I sintomi desquamazione, seborrea, eritema e prurito sono ulteriormente migliorati sino alla fine del trattamento dei 6 mesi. Tali effetti sono l’espressione indiretta di una azione sul metabolismo dei cheratinociti, sul processo dell’infiammazione cutanea e sulla produzione di sebo. Sia la lozione che lo shampoo contengono attivi naturali come: tocopheryl acetate, caffeina, pantenolo, estratti vegetali in grado di migliorare le qualità cosmetologiche dei fusti Bibliografia 1. Headington JT. Telogen effluvium: new concepts and review. Arch Dermat 1993; 129:356-63. 2. Rebora A. Telogen effluvium. Dermatology 1997; 195:209-12. 3. Whiting DA Chronic telogen effluvium. Dermatol Clin 1996; 14:723-31 4. Rushton DH, Ramsay ID, James Kc, et al. Biochemical and trichological characterization of diffuse alopecia in women. Br J Dermatol 1990; 123:187-97. 284 pilari 15. L’efficacia e la tollerabilità sono state confermate anche a 6 mesi. La tollerabilità e le qualità cosmetologiche dei prodotti utilizzati, diventano cruciali quando i tempi di trattamento sono inevitabilmente lunghi come in questi casi. I dati ottenuti, confermano che l’uso della lozione e dello shampoo hanno avuto una ottima compliance da parte delle pazienti. Le citate qualità cosmetologiche dello shampoo sono state particolarmente apprezzate dalle pazienti che hanno riferito miglioramento del volume e della lucentezza dei capelli. In conclusione questa esperienza con peptidi a basso peso molecolare nel trattamento di alcune frequenti condizioni patologiche del cuoio capelluto come il TE cronico e l’AGA iniziale, dimostra che è possibile ottenere una risposta clinica sia sul fenomeno della caduta che sui sintomi ad essa associati come: desquamazione, seborrea, eritema e prurito. Si conferma pertanto, come già postulato nella fase progettuale dello studio che i peptidi a basso peso molecolare esercitano un effetto positivo sui quadri clinici considerati. Il progressivo miglioramento del Pull test sottolinea che il trattamento deve essere condotto per un lungo periodo affinchè lo stimolo portato a livello follicolare possa favorire: a) un veloce recupero del numero di capelli persi nel TE cronico; b) un rallentamento dell’evoluzione della miniaturizzazione dei capelli nell’AGA. 7. Donne Dermatologhe Italia (DDI). Clinical Investigation of the effects of topical lotion and shampoo containing synthetic thymus peptides on androgenetic and chronic telogen effluvium in women J Plastic Dermatol 2008; 4:199-205. 8. Mossler K, Hagedorn M. Local therapy with Thymus extract in patients with Alopecia areata totalis and universalis German Dermatol 1993; 11:3-8. 5. Rushton DH. Management of hair loss in women. Dermatol Clin 1993; 11:47-53. 9. Misciali C, Gnucci E, Borrello P, Tosti A. Studio di un prodotto contenente estratti della ghiandola del timo nella alopecia androgenetica femminile. Ann Ital Dermatol Clin Speriment 1994; 48:39-41. 6. Ludwig E. Classification of types of androgenetic alopecia (common baldness) occurring in the female sex. Br J Dermatol 1977; 97:247-54 10. Klobusch J, Mossler K, Rabe T, Runnebaum B. Current approach in the diagnosis and therapy of alopecia in gynecology. Ther Umach 1990; 47:985-90. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 Studio prospettico a sei mesi sugli effetti di un prodotto topico in lozione e shampoo nel telogen effluvium cronico e nell’AGA iniziale della donna 11. PhaCos: Pharmakokinetische Untersuchungen von GKLO2. Studien N. 9907. Internal Report 1999 Corporation, Ashland, (USA), Internal Investigational Report 2005. 12. Bosco I. “Le cheratine e la loro composizione in aminoacidi” in: Bosco I (Eds) “Dermatologia generale” SEU, Roma, 1970; 117. 14. Maurer HR. Preclinical investigation of thymic preparations GKLO1 and GKLO2. Internal Investigational Report 2005. 13. NeuroBiotec: Investigation of skin irritation of GKLO2 as aqueous solution (10%) using the EpiDerm model MatTek 15. Rondanelli M. “Le vitamine-come, quando, perché, Centro Scientifico Editore, Torino, 1995. Elenco partecipanti Andreassi Maria Gabrielle Barba Annalisa Barbaso Daniela Bassissi Paola Belloli Cristiana Benedetti Maria Cristiana Bertazzoni Marina Cannavò Patrizia Cantù Alessandra Maria Capezzera Rossana Caporicci Giuliana Carmagnola Anna Ciuffreda Adriana Cocciò Giovanna Costa Carla Maria De Padova Maria Pia Di Landro Anna Domaneschi Elisabetta Fabbrocini Gabriella Ferrara Caterina Fileccia Piera Giuliano Giuseppina Lapucci Ezia Lazzerini Sabrina Mazzola Giuseppina Montalbano Maddalena Pucci Romano Rigoni Corinna Solaroli Carmen Strumia Renata Tedeschi Aurora Tosti Antonella Vanotti Paola Zane Cristina Chieti Verona Torino Parma Milano Ponte a Moriano (LU) Vicenza Messina Milano Brescia Pollenza (MC) Torino Milano S. Benedetto del T. (AP) Parma Bologna Brignano D'Adda (BG) Cremona Napoli Spadafora (ME) Roma Pisa Ortonovo (SP) Gattico (NO) Palermo Milano Roma Milano Torino Ferrara Catania Bologna Luvinate (VA) Brescia Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 285 La balneoterapia termale: applicazioni dermatologiche Steven Paul Nisticò Massimo Gabellini Rosita Saraceno Caterina Schipani Sergio Chimenti SU M M A R Y Balneotherapy in Dermatology One of the most important activities that takes place at a traditional spa is balneotherapy, a natural approach to health and healing that uses hot spring water, gases, mud, and climatic factors as therapeutic elements. Over the past four centuries, the science of balneology has evolved into a medical specialty all over the world. The most famous example for balneotherapy is the Dead Sea in Israel with major indication for psoriasis. Bathing in water with a high salt concentration is safe, effective, and pleasant for healing and recovery. We will review the different balneotherapy options, their mechanism of action and their indications for dermatological disorders. We believe that balneotherapy could represent a valid choice in treating a wide variety of mild-moderate skin disorders and also an alternative or adjuvant treatment for patients who, for many reasons, can’t or don’t want to undergo traditional pharmacological therapy. KEY WORDS: Balneotherapy, Spa, Thermal water, Peloids Introduzione La terapia con acqua termale, detta anche Crenoterapia (dal greco: cura con acqua sorgiva termale), sfrutta il contatto con l’acqua utilizzandone le proprietà minerali e fisiche come il calore, la conducibilità elettrica e l’osmolalità. Essa ha rappresentato da sempre un importante presidio terapeutico. Sin dall’antichità erano ben noti gli effetti benefici che il contatto con le acque termali era in grado di esercitare su diverse patologie, molte delle quali di interesse dermatologico. Per tale motivo, in passato, a tali acque sono stati attribuiti poteri miracolosi e curativi, collegati al concetto ancestrale di “sacralità” dell’acqua 1. Ancora oggi la cura termale rappresenta una valida alternativa terapeutica o più spesso un metodo integrativo alle terapie farmacologiche, ma nonostante gli innumerevoli sforzi rivolti ad interpretare i meccanismi d’azione ed a svelare gli effetti clinico-biologici dei mezzi termali, manca una solida base scientifica, supportata da precisi protocolli terapeutici, che permetta un utilizzo non più empirico di tali acque 2, 8. Le proprietà terapeutiche delle acque termali sembrerebbero in gran parte dovute ad un vero e proprio “dinamismo chimico-fisico” in evoluzione, dipendente essenzialmente dalle condizioni geologiche che danno luogo alla formazione della acqua stessa e irriproducibile laboratoristicamente. Tale dinamismo rende ogni acqua unica e con precise proprietà, in base a quelle che sono le sue caratteristiche chimicofisiche. Per la legislazione italiana un’acqua termale, per essere definita tale deve possedere alcuni requisiti fondamentali: deve essere innanzitutto sorgiva, batteriologicamente pura e possedere proprietà terapeutiche. delle acque termali dermatologiche Classificazione Le acque termali possono essere classificate sulla base di specifici elementi chimicofisici distintivi (portata, temperatura, residuo fisso, concentrazione molecolare, composizione Clinica Dermatologica Università di Roma Tor Vergata Roma, Italy Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 287 S.P. Nisticò, M. Gabellini, R. Saraceno, C. Schipani, S. Chimenti chimica, etc.) e per il meccanismo di azione terapeutica 1-4. In base alla temperatura possiamo identificare acque ipotermali (tra 20 e 30 gradi), termali (tra 30 e 40 gradi), ed ipertermali (sopra 40 gradi); in base al residuo minerale in oligominerali (residuo minerale inferiore a 0,2 g/l), mediominerali (residuo compreso tra 0,2-1 g/l) e minerali (residuo superiore a 1 g/l). La classificazioni più nota avviene in base alla valutazione delle caratteristiche chimico-fisiche. Possiamo pertanto distinguere le seguenti acque termali: Acque sulfuree, che possiedono una quantità pari o superiore ad 1 mg di H2S (acido solfidrico) per litro. Sono tra le più studiate e di conseguenza si ha una maggiore conoscenza delle azioni biologiche. I composti solfurei vengono assorbiti dall’organismo sia con metodiche crenoterapiche interne (bibita, aerosol, irrigazioni, etc.) che esterne (fango, bagno, etc). L’assorbimento attraverso la cute, le mucose delle vie respiratorie, vaginali e l’apparato gastroenterico è stato provato ed ampiamente documentato. A livello cutaneo le acque solfuree esercitano essenzialmente azioni cheratoplastiche ed antiseborroiche. È noto che a pH cutaneo acido solfidrico stimoli la proliferazione dello strato spinoso esercitando una azione cheratoplastica. Sullo strato corneo lo zolfo possiede proprietà esfolianti e cheratolitiche, accentuate in ambiente alcalino quando l’elemento si trova soprattutto sotto forma di SH-. Il bisolfuro è infatti in grado di scindere, i ponti disolfuro liberando le due molecole di cisteina. Anche parte dell’azione antiseborroica sembra legata a questo meccanismo di contrasto nel p rocesso di diff e renziazione delle cellule sebacee. L’azione antiseborroica è legata anche alle p roprietà esfolianti, detergenti ed antimicrobiche. Acque solfate: In queste acque l’elemento predominante è lo zolfo in forma esavalente che nelle soluzioni idrominerali naturali è rappresentato dal solfato o ione solforico (SO4--). Acque arsenicali-ferrugginose: La classificazione delle acque con la denominazione di arsenicali-ferruginose è dovuta all’alta frequenza con la quale questi elementi si trovano associati nelle soluzioni idrominerali. La balneoterapia ed a volte la fangoterapia vengono utilizzate in alcune patologie come il lichen ruber planus e la psoriasi. I miglioramenti ottenuti sono pro- 288 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 babilmente dovuti all’affinità dell’arsenico per la cute. Questo elemento riveste infatti un ruolo nella fisiologia cutanea attribuibile alla sua azione biocatalizzatrice. Le acque arsenicali-ferruginose sono inoltre impiegate in malattie infiammatorie dell’apparato genitale femminile ed in alcune broncopatie. Acque carboniche: Contengono almeno 300 cc di CO2 per litro. Le acque ricche in CO2 o contenenti tale gas in quantità farmacologicamente attiva sono prevalentemente utilizzate, in Italia, con metodiche di balneoterapia ed idropinoterapia mentre in altri Paesi (Francia e Germania) il loro utilizzo, e la ricerca, sono notevolmente più estesi ed ampli. La balneoterapia in acqua carbonica (balneoterapia carbogassosa) non è solo una metodica di applicazione ma possiede particolarità che necessitano di un’analisi più approfondita. Le azioni più importanti della terapia carbogassosa sono quelle svolte a livello del microcircolo e del distretto venoso. Sono stati dimostrati infatti, effetti di vasodilatazione, ed di neovascolarizzazione con conseguenze dirette sul metabolismo tessutale. Acque radioattive: Le acque radioattive sono classificate, in relazione ad una proprietà radioattiva. Diversi possono essere gli elementi radioattivi presenti in traccia nelle acque minerali e tra questi il radio, il radon, il torio, l’attinio, l’uranio, etc. Il più importante ai fini terapeutici (nonché il più rilevante per quantità nelle acque minerali) è il radon, un gas disciolto nell’acqua che deriva dalla emanazione di una particella alfa da un atomo di radio. È una sostanza che viene assorbita molto facilmente attraverso le mucose (soprattutto degli apparati respiratorio e digerente) e la cute, diffonde molto rapidamente ai tessuti con un’affinità elettiva per i lipidi e viene eliminata in poche ore. La sua attività terapeutica è da attribuire alle radiazioni alfa dotate di basse proprietà di penetrazione (vengono fermate da un foglio di carta) e di buone capacità ionizzanti. Un’acqua viene classificata radioattiva quando possiede almeno 1 nC (o 2,75 UM) per litro. Gli effetti biologici delle radiazioni ionizzanti sono da attribuire alla cessione di energia ai tessuti che induce fenomeni di ionizzazione o eccitazione. Acque bromiche e acque iodiche: Completano il quadro per quanto concerne la classificazione. Esse sono poco utilizzate per la balneoterapia termale in dermatologia. La balneoterapia termale: applicazioni dermatologiche balneoterapiche Metodiche La balneoalneoterapia e la peloidoterapia rappresentano le due metodiche di utilizzo delle acque termali in dermatologia. La balneoterapia consiste nell’immersione completa della zona da trattare o nel contatto della stessa con l’acqua termale; tale tecnica t rova importanti applicazioni nella cura di diverse affezioni dermatologiche, in particolare psoriasi lieve e moderata, eczemi e dermatite atopica, dermatite seborroica,rosacea, lichen ruber planus, acne, prurigo, foruncolosi, micosi orticaria cronica, intertrigini. La balneoterapia può essere effettuata da sola o in associazione ad altre terapie dermatologiche. L’associazione con radiazioni ultraviolette pre nde il nome di Balneofototerapia. Spesso i risultati della terapia combinata sono superiori a quelli riscontrati in seguito alla sola balneoterapia o alla sola fototerapia, indicando così la Polla termale di Repole (KR), Italia. Stazione di Balneoterapia, Mar Morto, Israele. Cure termali in dermatologia. Cure termali Indicazioni dermatologhiche Balneoterapia Psoriasi lieve e moderata Eczemi Dermatite atopica Dermatite seborroica Rosacea Lichen ruber planus Acne Prurigo Foruncolosi Micosi Orticaria cronica Intertrigini Peloidoterapia Dermatite seborroica Sebopsoriasi Rosacea Acne Cellulite Dermatite da contatto p resenza di un sinergismo tra terapia termale e fototerapia selettiva. La peloidoterapia utilizza fanghi argillosi. I peloidi infatti, sono costituiti da argilla che “matura” nei crateri naturali dove sgorga acqua termale o in apposite vasche dove l’acqua termale scorre per il tempo necessario alla maturazione del fango; il fango è in grado di agire con due meccanismi: o semplicemente apportando calore, o favorendo meccanismi di scambio più complessi in base alla natura dei costituenti del fango stesso e alla capacità di indurre modificazioni in ambito cutaneo, riguardanti temperatua, pH, grado di umidità. Le patologie dermatologiche che ne traggono beneficio sono rapp resentate da dermatite seborroica, sebopsoriasi, rosacea, acne, cellulite 6, 7. Conclusioni In ambito dermatologico l’efficacia terapeutica delle cure termali è pertanto conseguente al contatto tra la cute ed il presidio termale utilizzato. A tutt’oggi disponiamo di limitati contributi scientifici atti a dimostrare le effettive modificazioni dell’assorbimento cutaneo ad opera delle acque termali e i dati consultabili sono per lo più dedotti da argomentazioni teoriche. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 289 S.P. Nisticò, M. Gabellini, R. Saraceno, C. Schipani, S. Chimenti I mezzi termali sare b b e ro in grado di interagire con l’ambiente cutaneo sulla base di supposte “funzioni a gradiente” legate a pH e composizioni elettrolitiche 10. L’uso di acque termali nel trattamento di malattie infiammatorie croniche della pelle è ormai ampiamente diffuso e sono riportati benefici clinici dopo peloidoterapia o crenoterapia eseguite in diverse stazioni termali 3, 6-9. Sono soprattutto le patologie dermatologiche a patogenesi immunologica, come gli eczemi allergici o irritativi da contatto, la psoriasi e la dermatite atopica, le malattie dermatologiche che più si avvalgono dell’utilizzo dell’acqua termale come presidio terapeutico. È stato pertanto ipotizzato un ruolo di tali acque su elementi del sistema immunitario e numerose ricerche sono state condotte in questo campo. Recenti studi hanno dimostrato l’effetto delle acque termali sul danno da radicali liberi 5, 9. È nota da tempo l’azione detergente, antiflogistica, decongestionante, cheratoplastica, sedativa del prurito di alcune acque e fanghi termali. Nel meccanismo di azione dei fanghi un ruolo importante è sostenuto dall’apporto di calore e dalla conseguente profusa sudorazione. Le modificazioni elettrolitiche provocate dalla sudorazione in ambiente termale attivano l’emuntorio cutaneo, che è di norma scarsamente utilizzato, determinando lo spostamento di importanti masse idriche tra i compartimenti intra ed extracellulari. Un aumento dei movimenti dell’acqua e dei sali (K, Na, Cl) a livello delle membrane cellulari sarebbe in grado di attivare gli scambi metabolici tra i vari compartimenti esistenti all’interno dell’organismo (cellule, spazi interstiziali, sangue) e di accelerare l’eliminazione dei diversi cataboliti 5. Per tale motivo le cure termali sono indicate per la terapia o per il supporto terapeutico di numerose affezioni cutanee: dermatiti da contatto, dermatite seborroica, sebopsoriasi, psoriasi, ittiosi, cellulite, guarigione delle ferite. Esistono dati della letteratura che pongono in relazione lo stress termico indotto dalla fangoterapia con le variazioni del livello plasmatico di ß-endorfine, che sembrano giocare un ruolo ben definito nella risposta allo stress; in particolare esse sembrano essere implicate nella percezione endogena del dolore, nella sua regolazione e forse nella mediazione degli effetti anestesiologici. La balneoterapia termale può essere considera- 290 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 ta una valida alternativa nel trattamento di forme lievi-moderate di psoriasi, anche nelle forme poco responsive o resistenti alle terapie tradizionali non sempre prive di effetti collaterali. Può essere considerato anche un metodo complementare di supporto alle terapie farmacologiche, utile durante i periodi di interruzione tra i vari cicli terapeutici. In conclusione, pur non potendo ovviamente pensare di avvalersi della terapia termale quale sostituto della terapia farmacologica, è comunque lecito supporre che quest’ultima possa rappresentare una valida alternativa terapeutica di supporto in numerose patologie dermatologiche, tanto da rendere auspicabile un approfondimento scientifico nell’ambito di un settore che risulta in continua espansione. Tabella riassuntiva. Acque termali Azioni Biologiche Sulfuree Antinfiammatoria Antitossica Vasodilatazione capillare - aumento permeabilità vasale Metabolismo protidico, glucidico, lipidico (fegato) Aumento motilità intestinale Attività mucolitica Azione antiseborroica, cheratoplastica Azione antisettica Solfate Fegato: trofica, antitossica, metabolica Properistalitica - antispastica Assorbimento intestinale Mucolitica, antinfiammtoria Arsenicali - ferrugginose Emopoietiche Anti-tiroidee Antinfiammtorie Carboniche Broncomodulante Antipertensiva Antiflebitica Favorente gli scambi gassosi Antispastica Aumento della diuresi Radioattive Analgesica Diuretica Antianafilattica Vasodilatrice - ipotensiva Bromiche - iodiche Disinfettanti La balneoterapia termale: applicazioni dermatologiche Bibliografia 1. Matz H, Orion E, Wolf R. Balneoterapy in dermatology. Dermatol Ther. 2003; 16(2):132-40. Review. Pub Med PMID: 12919115. 2. Le basi della dermocosmetologia termale. Lotti T, Ghersetich I. In manuale di dermocosmetologia termale. R. Caputo, M Monti Raffaello Cortina editore Milano 1995; 751-756. 3. Peroni A, Gisondi P, Zanoni M, Girolomoni G. Balneotherapy for chronic plaque psoriasis at Comano spa in trentino, Italy. Dermatol Ther 2008; Suppl 1: S31-8. Pub Med PMID: 18727814. 4. Gambichler T, Schropl F. Balneophototherapie bei patienten mit psoriasis vulgaris. Z Dermatol 1995; 181:176-81. 5. Falagas ME, Zarkadoulia E, Rafailidis PI. The therapeutic effect of balneotherapy: evalutation of the evidence from randomised controlled trials. Int J Clin Pract July 2009; 63:1068-1084. 6. Pittler Mh, Karagulle MZ, Ernst E. Spa therapy and balneotherapy for treating low back pain. Meta-analysis of randomized trials. Rheumatol 2006; 45:880-4. 7. Gamblicher T, Rapp S, et All. Balneotherapy of psoriasis: highly concentrated salt water versus tap water. Photodermatol Photoimmunol Photomed 2001; 17:22-5. 8. Gamblicher T, Mannke-Heimann A. Balneotherapy in small plaque parapsoriasis-four case reports. J Eur Acad Dermatol Venerol 1998; 10:179-81. 9.Schlessinger J. Spa dermatology: past, present, and future. Dermatol Cli 2008; 26:403-11 10. Mian E, Mian M. Riferimenti dell’assorbimento cutaneo in medicina termale. Clin Term 1992; 45:91-104. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 291 Efficacia di una maschera di torba e acqua termale salsobromoiodica nel trattamento della dermatite seborroica del viso Christian Pedrinazzi 1 Santa Andreoli 2 Elisa Battistini 3 Maria Letizia D’Errigo 3 Cesarina Gregotti 1 Plinio Richelmi 1 SU M M A R Y Efficacy of a peat and salsobromoiodic water mask in the treatment of seborrheic dermatitis of the face Seborrheic dermatitis is a common chronic inflammatory disease of the skin. It presents as red, flaking, greasy looking patches located most commonly on the scalp, nasolabial folds, eyebrows, ears and chest; itch is the most common simptom. Several topical treatment options are currently available to treat this condition although no one achieve long term remissions. This was a double-blind, prospective, clinical trial to evaluate the efficacy of peat and salsobromoiodic water vs placebo (vehicle cream), in the treatment of mild to moderate seborrheic dermatitis of the face. Eighty two patients with seborrheic dermatitis were randomly allocated to either apply a mask of peat and salsobromoiodine water (Undulna Spring - Terme della Versilia) or placebo to their facial lesions once a day for two weeks. All the patients were evaluated and scored before the first treatment, after seven days, at the end of treatments and after one month of follow up. Variations of the index of severity score, sebometry and idrocorneometry have been statistically analyzed. A total of 82 patients entered this study and 78 patients completed the treatment course. There was no significant difference in terms of demographic data and lesions severity score. There were statistically significant differences in the reduction of mean severity scores and sebometry and increase of idrocorneometry between the two groups at day 14 and at one month of follow up (p < 0,05). Peat and salsobromoiodine water significantly decreased mean of seborrheic dermatitis severity score from the first control (at day 7; p < 0,05). No adverse effects of this treatment were registered. The application of peat and salsobromoiodine water is an effective and safe treatment for mild to moderate facial seborrheic dermatitis KEY WORDS: Salsobromoiodine water, seborrheic dermatitis, Spa, Peat, treatment Introduzione La dermatite seborroica (DS) è caratterizzata dall’insorgenza di chiazze eritematose, desquamanti e di aspetto untuoso localizzate p revalentemente al cuoio capelluto, sopracciglia, ali del naso, pieghe nasolabiali, orecchie e petto. Il sintomo principale è il prurito accompagnato da una frequente sensazione di irritabilità cutanea. Il quadro clinico e la sintomatologia sono estremamente variabili da individuo a individuo. L’andamento è cronico recidivante e l’insorgenza multifattoriale. Il sesso maschile è il più colpito con due picchi di incidenza, uno tra 1 University of Pavia – Institute of Medical Hydrology; Department of Internal Medicine, Pavia, Italy 2 Dermatologo, Milano, Italy 3 Terme della Versilia Villa Undulna Cinquale di Montignoso (MS), Italy la pubertà e la quarta decade di vita e il secondo dopo i 50 anni. Tale patologia colpisce anche i lattanti ed è definita come dermatite seborroica infantile, con risoluzione spontanea nei primi mesi di vita 1-3. La prevalenza generale nei soggetti immunocompetenti è compresa tra l’1% e il 3%, mentre essa sale a valori compresi tra il 30% e l’83% nei pazienti affetti da AIDS 4-6. L’eziologia è multifattoriale e diverse ipotesi sono state suggerite tra cui l’iperseborrea, l’aggressione da parte di lieviti del genere Malassezia, fattori ambientali, emozionali, disturbi della nutrizio- Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 293 C. Pedrinazzi, S. Andreoli, E. Battistini, M.L. D’Errigo, C. Gregotti, P. Richelmi ne, predisposizione genetica nonché deficit del sistema immunitario 7. Diversi trattamenti, locali e sistemici, sono utilizzati nella cura della dermatite seborroica: cheratolitici, seboriducenti, antinfiammatori e antimicotici 8. Nessuno di tali presidi purtroppo riesce ad oggi a ottenere sistematicamente l’obiettivo principale: ottenere rapidi risultati e soprattutto durature remissioni. Lo scopo di questo studio è quello di valutare l’efficacia di un mezzo di cura crenoterapico, la torba applicata in impacco con acqua termale salsobromoiodica. e metodi Materiali Ottantadue pazienti (56 maschi e 26 femmine; di età compresa tra 19 e 62 anni) affetti da DS del viso lieve o moderata diagnosticata secondo criteri clinici, sono stati arruolati in questo studio prospettico, randomizzato, in doppio cieco, per valutare l’efficacia di applicazioni di torba e acqua salsobromoiodica versus placebo. I pazienti sono stati suddivisi in modo randomizzato in due gruppi e sottoposti ad applicazioni giornaliere di maschera di torba e acqua salsobromoiodica nel primo gruppo e di crema base nel secondo. Le due maschere venivano applicate per una durata di 20 minuti a seduta, rimuovendone l’eccesso al termine e massaggiando il residuo sull’area trattata. Ogni soggetto di entrambi i gruppi è stato sottoposto a quindici applicazioni. All’inizio, dopo 7 applicazioni, al termine delle 15 applicazioni e a distanza di un mese dall’ultima seduta sono stati osservati i seguenti dati: punteggio di severità globale per dermatite seborroica del volto, sebometria e idrocorneometria. Il peloide utilizzato (torba del lago di Massaciuccoli), era conservato a temperatura ambiente in recipienti non trasparenti, mescolato con acqua salsobromoiodica proveniente dal pozzo Undulna (Terme della Versilia). In recipienti analoghi era conservato il placebo, in questo caso una crema base. La torba veniva preparata in modo da assumere prima dell’applicazione la consistenza il più possibile simile a quella del placebo. I criteri d’esclusione erano i seguenti: assunzione di terapia sistemica per dermatite seborroica negli ultimi 3 mesi, applicazione di prodotti topici negli ultimi 30 giorni, positività al test per 294 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 anticorpi anti HIV, morbo di Parkinson, assunzione di farmaci immunosoppressori, infezioni in atto, stato di gravidanza e allattamento. Tutti i pazienti dovevano aver compiuto diciotto anni d’età ed aver sottoscritto un modulo di consenso informato. Per determinare il grado di severità della DS è stato utilizzato il sistema di valutazione suggerito da Koca et al. 9; per ottenere questo punteggio sono state osservate 4 aree del viso (sopracciglia, ali del naso, pieghe nasolabiali, regione retroauricolare) valutando il grado di eritema, desquamazione, prurito e papule e assegnando per ciascun area un valore da 0 a 3 (0 = assente; 1 = leggero; 2 = moderato; 3 = severo). La somma di tali valori corrispondeva al punteggio di severità della DS del volto. Il massimo punteggio raggiungibile è di 48 punti (4 x 4 x 3 = 48). Il prurito è stato valutato mediante una scala analogica visuale. Tale scala corrisponde ad una linea di 10 cm in cui lo 0 corrisponde ad assenza di prurito e 10 al massimo grado di prurito percepibile dal paziente. Seguendo tale scala i valori da 1 a 3 corrispondevano ad un prurito lieve, quelli da 4 a 6 ad un prurito moderato e quelli da 7 a 10 ad un prurito severo. Gli altri parametri sono stati assegnati sulla base dell’osservazione clinica eseguita sempre dallo stesso dermatologo in entrambi i gruppi. Le misurazioni dei valori di sebometria e idrocorneometria nella regione della fronte sono state eseguite utilizzando lo strumento Multi Skin Test Center MC 750 ed il software Dermacheck (Courage + Khazaka electro n i c GmbH). La sebometria è espressa in µg/cm2 e l’intervallo di normalità previsto è compreso in genere tra 100 e 220 per le zone osservate. La corneometria non è espressa da un’unità di misura standard, ma da un valore riproducibile compreso tra 0 e 120 che, secondo l’esperienza degli studi precedentemente effettuati, attesta come intervallo di normalità valori superiori a 45. Tutte le misurazioni sono state effettuate in ambiente climatizzato, con una temperatura costante di circa 21°C ed un’umidità relativa compresa tra 40 e 60% per evitare distorsioni della capacità rilevatrice delle sonde utilizzate. L’efficacia del trattamento con torba e acqua salsobromoiodica è stata determinata valutando l’eventuale riduzione del punteggio di severità della DS confrontando i valori medi dei due gruppi alla valutazione iniziale, al termine del trattamento e in corso di follow up. Lo stesso Efficacia di una maschera di torba e acqua termale salsobromoiodica nel trattamento della dermatite seborroica del viso procedimento è stato applicato agli altri due parametri: sebometria e corneometria. L’analisi statistica è stata condotta mediante test T di Student e il livello di significatività fissato a 0,05. R isultati Per questo studio sono stati arruolati 82 pazienti affetti da dermatite seborroica lieve e moderata e sono stati distribuiti in modo randomizzato in due gruppi di 41 pazienti ciascuno (31 soggetti di sesso maschile e 10 di sesso femminile nel gruppo trattato con torba e acqua salsobromoiodica e 29 soggetti di sesso maschile e 12 di sesso femminile nel gruppo trattato con placebo). Degli 82 pazienti, 78 hanno completato il ciclo di trattamento. Nel gruppo con torba e acqua termale una paziente ha interrotto le applicazioni per peggioramento del rossore e della desquamazione; nel gruppo di controllo tre pazienti di sesso maschile hanno interrotto le applicazioni per l’aumento della desquamazione e del prurito. L’età dei partecipanti allo studio era compresa tra 19 e 61 anni; l’età media era di 35,5 anni nel gruppo sottoposto a trattamento termale e di 32,7 anni nel gruppo trattato con placebo. Punteggio di severità Alla valutazione iniziale non vi erano differenze statisticamente significative tra le medie del punteggio di severità dei due gruppi [15,2 ± 5,9 (SD) versus 14,7 ± 5,2, p > 0,05]. Dopo 7 applicazioni nel gruppo trattato con torba e acqua salsobromoiodica si è osservata una diminuzione statisticamente significativa del 12,7% del punteggio medio di severità rispetto al gruppo trattato con placebo [12,4 ± 3,8 (SD) versus 14,2 ± 5,3, p < 0,05]; dopo 15 applicazioni si è osservata una ulteriore diminuzione statisticamente significativa del punteggio medio di severità stavolta del 19,5% rispetto al gruppo trattato con placebo [10,7 ± 3,6 (SD) versus 13,3 ± 4,9, p < 0,005]; anche dopo un mese di follow up si è mantenuta una diminuzione dei valori medi tra i due gruppi statisticamente significativa con una differenza del 14% [11,7 ± 3,5 (SD) versus 13,6 ± 4,3, p < 0,05] (Figura 1). Nel gruppo trattato con torba e acqua salsobro- Figura 1. Variazioni del punteggio medio di severità della DS dopo 7, 15 applicazioni e dopo 1 mese di follow up. Valutazione iniziale Torba e acqua salsobromoiodica Placebo Dopo 7 applicazioni Dopo 15 applicazioni Dopo 1 mese di follow up Tempo Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 295 C. Pedrinazzi, S. Andreoli, E. Battistini, M.L. D’Errigo, C. Gregotti, P. Richelmi moiodica si sono osservate diminuzioni statisticamente significative dei valori medi del punteggio globale di severità tra la prima valutazione e quelle successive già a partire dalla settima applicazione fino a tutto il periodo di follow up (p < 0,01). Sebometria Alla valutazione iniziale non vi erano differenze statisticamente significative tra le medie dei valori di sebometria espressa in mg/cm2 tra i due gruppi [227,9 ± 44,7 (SD) versus 223,5 ± 45,9, p > 0,05]. Dopo 7 applicazioni nel gruppo trattato con torba e acqua salsobromoiodica si è osservata una diminuzione statisticamente significativa del valore medio di sebometria del 7,7% rispetto al gruppo trattato con placebo [203,9 ± 33,6 (SD) versus 220,8 ± 45,6, p < 0,05]; dopo 15 applicazioni si è osservata una ulteriore diminuzione statisticamente significativa del valore medio di sebometria stavolta del 12,1% rispetto al gruppo trattato con placebo [191,1 ± 28,2 (SD) versus 217,4 ± 45,8, p < 0,005]; dopo un mese di follow up si è mantenuta una diminuzione dei valori medi tra i due gruppi statisticamente significativa con una differenza del 9,9% [197,7 ± 31,4 (SD) versus 219,5 ± 46,5, p < 0,01] (Figura 2). Nel gruppo trattato con torba e acqua salsobromoiodica si sono osservate diminuzioni statisticamente significative dei valori medi di sebometria tra la prima valutazione e quelle successive già a partire dalla settima applicazione fino a tutto il periodo di follow up (p < 0,005). Idrocorneometria Alla valutazione iniziale e dopo 7 applicazioni non vi erano differenze statisticamente significative tra le medie dei valori di idrocorneometria tra i due gruppi [rispettivamente 43,6 ± 7,8 (SD) versus 44,1 ± 8,2, p > 0,05 e 44,3 ± 7,6 (SD) v e rsus 44,0 ± 8,5, p > 0,05]. Dopo 15 applicazioni si è osservata una diff e renza statisticamente significativa del valore medio di idro c o rneometria di +6,7% rispetto al gruppo trattato con placebo [46,2 ± 7,0 (SD) versus 43,2 ± 8,1, p < 0,05]; dopo un mese di follow up si è mantenuta una diff e renza statisticamente significativa dei valori medi tra i due gruppi di +10% [46,1 ± 7,4 (SD) versus 41,9 ± 9,6, p < 0,05] (Figura 3). Figura 2. Variazioni del valore medio di sebometria dopo 7, 15 applicazioni e dopo 1 mese di follow up. Valutazione iniziale Dopo 7 applicazioni Placebo Torba e acqua salsobromoiodica 296 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 Dopo 15 applicazioni Tempo Dopo 1 mese di follow up Efficacia di una maschera di torba e acqua termale salsobromoiodica nel trattamento della dermatite seborroica del viso Figura 3. Variazioni del valore medio di idrocorneometria dopo 7, 15 applicazioni e dopo 1 mese di follow up. Valutazione iniziale Dopo 7 applicazioni Torba e acqua salsobromoiodica Placebo Il valore medio di idrocorneometria è aumentato nel gruppo trattato con torba e acqua salsobromoiodica dalla prima valutazione al termine dei trattamenti del 5,6% e diminuito invece nel gruppo trattato con placebo del 5,2%, ma tali differenze non si sono rivelate statisticamente significative (p > 0,05). Non si sono osservati effetti collaterali di alcun genere in entrambi i gruppi. Discussione Diversi mezzi crenoterapici sono utilizzati per la cura di varie dermatosi cro n i c o - re c i d i v a n t i come eczemi, psoriasi, acne e dermoangiopatie 10-12. Per la dermatite seborroica e gli stati pitiriasici in generale si utilizzano principalmente le acque sulfuree associate all’applicazione di fanghi 13, 14. La torba tuttavia, anche se poco utilizzata in Italia, risulta essere invece il peloide con l’azione sebonormalizzante e decappante più spiccata 10 ed esplica a livello cutaneo altre importanti azioni tra cui quella antinfiammatoria e antisettica 11. Le acque salsobromoiodiche sono pure utilizzate in ambito dermatologico per la loro Dopo 15 applicazioni Dopo 1 mese di follow up Tempo attività antiflogistica e stimolante sul microcircolo cutaneo. Per confermare tali proprietà nel presente studio sono stati esaminati gli effetti combinati di una torba terapeutica proveniente dal padule del lago di Massaciuccoli e di un’acqua termale salsobromoiodica del pozzo Undulna (Te rm e della Versilia). I risultati della loro applicazione versus placebo su pazienti affetti da DS del volto lieve e moderata sono stati significativi in termini di riduzione sia dell’indice di severità, che della secrezione sebacea misurata alla fronte; i valori di idratazione cutanea hanno mostrato un significativo miglioramento nel gruppo con torba e acqua salsobromoiodica. Quest’ultimo dato merita una riflessione aggiuntiva in quanto si evidenzia come da sola tale terapia riesca ad esplicare oltre ad un’azione normalizzante sulla secrezione sebacea e sulla flora cutanea, anche un notevole effetto idratante. Questo è reso ancora più evidente dallo scarso effetto rebound osservabile ad un mese dall’ultima applicazione (Figure 1-3). La torba a scopo terapeutico è principalmente utilizzata nella cura di affezioni di carattere reu- Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 297 C. Pedrinazzi, S. Andreoli, E. Battistini, M.L. D’Errigo, C. Gregotti, P. Richelmi moartropatico ed il meccanismo d’azione risulta ancora non ben chiaro. Recenti studi hanno comunque confermato l’azione specifica di alcune frazioni estratte dal peloide capaci di penetrare a livello cutaneo esplicando effetti antinfiammatori locali e sistemici 15, 16. La patogenesi della dermatite seborroica è tuttora sconosciuta; attualmente l’ipotesi più accreditata è quella multifattoriale e le fasi di riacutizzazione sembrano derivare da un alterato equilibrio tra secrezione sebacea, attività dei lieviti del genere Malassezia e alterazione della risposta immunitaria locale 8. Il trattamento crenoterapico descritto con torba Bibliografia 1. Gupta AK, Bluhm R, et al. Seborrheic dermatitis. Dermatol Clin 2003; 21:401-12. 2. Kligman AM, McGinley KJ, Leyden JJ. The nature of dandruff. J Soc Cosmetic Chem 1976; 27:111-39. 3. Lynch PJ. Dermatologic problems of the head and neck in the aged. Otolaryngol Clin North Am 1982; 15:271-85. 4. Erchiga VC, Martos OJ, Cassano AV, Erchiga AC, Fajardo FS. Malassezia globosa as the causative agent of pityriasis versicolor. Br J Derm 2000; 143:799-803. 9. Koca R, Altinyazar HC, Esturk E. Is topical metronidazole effective in seborrheic dermatitis? A double blind study. Int J Dermatol 2003; 42:632-5. 10. Agostini G. Manuale di Medicina Termale. 2a Ed. Torino - Ed. Archimedica, 2000. 11. Messina B, Grossi F. Elementi di Idrologia Medica. Soc. Edit. Universo, Roma. 12. Matz H, Orion E, Wolf R. Balneotherapy in dermatology. Dermatologic therapy 2003; 16:132-140. 5. Farthing CF, Staughton RCD, Payne Rowland CME. Skin disease in homosexual patients with AIDS and lesser forms for human Tcell leukaemia virus (HTLV III) disease. Clin Exp Dermatol 1985; 10:3-12. 13. Comacchi C, Hercogova J. A single mud treatment induces n o rmalization of stratum corneum hydration, transepiderm a l water loss, skin surface pH and sebum content in patients with s e b o rrhoeic dermatitis. JEADV 2004; 18:372-373. 6. Smith KJ, Skelton HG, Yeager J, Ledsky R, McCarthy W, Baxter D, et al. Cutaneous findings in HIV-1positive patients: a 42-month prospective study. J Am Acad Dermatol 1994; 31:746-54. 14. Santoianni, Monfrecola. Trattamenti con acque salsobromoiodiche: applicazioni in dermatologia. Clin term 1990;134-144. 7. Siadat AH, Iraji F, Shahmoradi Z, Enshaieh S, Taheri A. The efficacy of 1% metronidazole gel in facial seborrheic dermatitis: A double blind study. Indian J Dermatol Venereol Leprol 2006; 72:266-9. 8. Gupta AK, Bluhm R. Seborrheic dermatitis. JEADV 2004; 18:13-26. 298 e acqua salsobromoiodica è in grado di contrastare tali meccanismi sfruttando sinergicamente le proprietà descritte in precedenza: sebonormalizzante, antiflogistica e antisettica 11. Un ulteriore vantaggio di tale terapia è dato dall’estrema tollerabilità e dalle proprietà dermocosmetiche intrinseche del preparato utilizzato, quali la capacità decappante, idratante e lenitiva. Sulla base dei risultati del presente studio si può aff e r m a re che l’applicazione di torba e acqua salsobromoiodica è risultata più efficace del placebo (crema base) e che può essere utilizzata accanto ad altri presidi terapeutici per la cura della dermatite seborroica lieve e moderata del volto. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 15. Beer AM, Junginger HE, Lukanov J, Sagorchev P. Evaluation of the permeation of peat substances through human skin in vitro. Int J of Pharm 2003; 253:169-175. 16. Beer AM, Sagorchev P, Lukanov J. The impact of metalions on the activity spectrum of aqueous peat extract on the smooth musculature. Journal of trace elements in Medicine and Biology 2001; 15:143-47. Il progetto “Amor di Pelle 2009” Antonino Di Pietro SU M M A R Y “Amor di Pelle 2009” project Dry skin was the aim of the “Amor di Pelle” project. 1751 subjects were visited by 228 dermatologists, ISPLAD members. The measure of moisture content of the skin was assessed by electronic devices. 60% had dry skin (xerosis). The incidence of this skin problem was higher in menopausal women (62%) aged more than 65 years. The most important risk factors were smoking, UV exposure and living in cold geographycal areas. Atopic dermatitis, seborroic dermatitis and contact eczema were associated with dry skin in a high percentage of patients (respectively 86%, 72%, 70%). Forehead, zygomatic areas, back of the hand and décolleté were the body areas more frequently affected by dry skin. Itch was the main symptom of dry skin. Drinking a lot of water and using moisturing cosmetic creams alone were not able to prevent dry skin. KEY WORDS: Dry skin, risk factors. Introduzione L’ISPLAD anche quest’anno ha promosso “Amor di Pelle”, un’iniziativa, giunta alla seconda edizione, nata per sensibilizzare l’opinione pubblica sul ruolo della protezione quotidiana della cute e su i suoi effetti in termini di prevenzione. Focus di questa campagna è stato il grado di idratazione della cute, che, come noto, oltre al suo aspetto esteriore condiziona anche la sua fisiologia. Di tutti i dermatologi italiani coinvolti mediante un’apposita lettera d’invito, hanno partecipato a questa iniziativa 228 specialisti aderenti all’ISPLAD e distribuiti su tutto il territorio nazionale (l’elenco dei partecipanti è reperibile al sito www.isplad.org). Essi, gratuitamente, hanno visitato presso i loro studi 1751 soggetti, valutando strumentalmente il loro grado di idratazione cutanea e ottenendo da loro una serie di informazioni (professione, stile di vita, affezioni e sintomi cutanei lamentati, ecc.) attraverso la compilazione di un’apposita scheda di rilevamento dei dati anamnestici (Figura 1). L’elaborazione statistica di tale materiale ha permesso di costruire un quadro preciso, e per certi versi sorprendente, della xerosi cutanea nel nostro paese. Ciò significa che la campagna di sensibilizzazione dei pazienti ha conseguito, attraverso la loro collaborazione, anche l’obiettivo di re n d e re maggiormente visibile agli specialisti una condizione cutanea spesso erroneamente considerata solo sotto il profilo cosmetico. numeri Iprincipali della xerosi cutanea in Italia Il campione in esame era costituito dal 78% da donne, omogeneamente residenti in tutte le macro-aree regionali italiane (NordOvest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole). Tutte le età sono state rappresentate, con una netta prevalenza della fascia compresa tra 25 e 64 anni (78%). La categoria professionale più p resente è stata quella delle impiegate/i (23%), seguita dalle pensionate/i (13%), dalle casalinghe/i (13%) e dalle libere professioniste/i (11%). Nella Figura 2 sono illustrati schematicamente i risultati emersi. La secchezza cutanea è stata riscontrata nel 60% dei soggetti con netta prevalenza (legata anche Servizio di Dermatologia Ospedale L. Marchesi di Inzago (MI), Italy Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 301 A. Di Pietro Figura 1. Scheda di rilevamento dei dati anamnestici relativi ai soggetti partecipanti al progetto “Amor di Pe l l e ” . 302 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 Il progetto “Amor di Pelle 2009” Figura 2. Secchezza cutanea: principali dati del progetto “Amor di Pe l l e ” . 60% Tutti (n=1751) 62% Donne (n=1345) 71% Età 65-74 anni (n=154) Età ≥ 75 ann 76% (n=46) 50% Insegnanti/docenti (n=121) 70% Pensionati/e (n=224) 52% Studenti/studentesse (n=156) 86% Residenti Nord-Est Italia (n=239) Con dermatite atopica in atto 86% (n=50) 72% Con dermatite seborroica (n=105) 70% Con allergie cutanee da contatto (n=434) 73% Con prurito ricorrente (n=358) 65% Con prurito raro (n=448) Con prurito a ricorrenza non nota 88% (n=95) 60% Usano sempre creme idratanti (n=761) 66% Usano talvolta creme idratanti (n=634) 63% Bevono < 1 lt acqua al giorno (n=687) 51% Bevono > 2 lt acqua al giorno (n=176) Fumano sigarette 71% (n=56) 66% Sono donne in menopausa (n=476) 68% Lampade UV > 5 sedute/anno (n=121) Lampade UV sedute non specificate 91% (n=54) 71% Grado secchezza centro fronte <= 40 (n=153) 52% Grado secchezza centro fronte 60-70 (n=317) 32% Grado secchezza centro fronte oltre 70 (n=135) 72% Grado secchezza zigomo <= 40 (n=192) 49% Grado secchezza zigomo 60-70 (n=306) Grado secchezza zigomo oltre 70 39% (n=83) 69% Grado secchezza decollete 40-50 (n=150) 53% Grado secchezza decollete 60-70 (n=473) 48% Grado secchezza decollete > 70 (n=204) 68% Grado secchezza dorso mano <= 40 (n=343) 51% Grado secchezza dorso mano 50-60 (n=297) 42% Grado secchezza dorso mano 60-70 (n=117) 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 303 A. Di Pietro allo sbilanciamento del campione) del sesso femminile (62%). La fascia di età maggiormente colpita è quella degli over 65 anni con percentuali che si incrementano con l’età, passando dal 71% al 76%. Il 66% delle donne in menopausa ha secchezza cutanea. Questi dati si spiegano con la riduzione, in tale fase della vita muliebre, degli estrogeni che notoriamente condizionano l’idratazione tessutale. La secchezza cutanea è esacerbata dal periodo invernale con l’esistenza di un gradiente decrescente da nord a sud (Nord-Est 86%, Nord Ovest 83%, Centro 73%, Sud e Isole 71%) che sembra legato alla mitezza del clima. Tra gli stili di vita favorenti la xerosi cutanea spicca il ruolo del fumo: infatti il 71% dei soggetti dediti al tabagismo ha xerosi cutanea. Si tratta di una conferma su larga scala di quanto già verificato con gli studi di teletermografia da Di Carlo (2005). Questo Autore ha infatti dimostrato che il fumo determina sul microcircolo cutaneo una marcata vasocostrizione che nel distretto della mano si traduce in aspetti di “amputazione delle dita”. L’esposizione alle lampade UV rappresenta un altro fattore determinante nella genesi secchezza della cute dal momento che il 91% soggetti che si sottopone a questa pratica per un numero imprecisato di volte all’anno lamenta secchezza della cute. La causa di questa conseguenza è legata a un’alterazione dell’effetto di barriera che comporta una riduzione della capacità di trattenere l’acqua (capacitanza), con aumento della TEWL (Trans Epidermal Water Loss). Ciò è dovuto sia a una riduzione del livello dei lipidi dello strato corneo, sia a un’inibizione della sintesi dei lipidi di barriera (colesterolo, acidi grassi, ceramidi), e sia alla deplezione di vitamina E. Coloro che soffrono di dermatite atopica, di dermatite seborroica e di eczema da contatto sono i soggetti che con più elevata percentuale (rispettivamente 86%, 72%, 70%) lamentano secchezza cutanea. In questi casi la xerosi è un epifenomeno della loro patologia cutanea di base. Le zone più colpite dalla secchezza cutanea sono il décolleté, il dorso della mano, gli zigomi e il centro della fronte: si tratta delle aree maggiormente esposte agli agenti esogeni e quindi più sensibili alla disidratazione. 304 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 Fino all’88% degli individui che soffrono di prurito ha secchezza cutanea: il prurito è il sintomo soggettivo più fastidioso della xerosi dal momento che costringe il soggetto al grattamento con conseguente determinazione di lesioni (fissurazioni) che infettandosi e infiammandosi perpetuano il processo patologico. cutanea La secchezza si può prevenire? Il pensiero comune ritiene che bevendo molta acqua si possa prevenire la secchezza cutanea: i dati di questa indagine, al contrario, indicano che essa è presente nel 63% di coloro che assumono meno di 1 litro di acqua/die e nel 51% di coloro che ne bevono più di 2 litri/die. Anche le generiche creme idratanti non sembrano mettere al riparo dalla xerosi cutanea dal momento che questa si riscontra anche nel 60% di coloro che fanno sempre uso di tali preparati cosmetici. Allora che fare? Innanzi tutto eliminare i fattori di rischio come il fumo e l’esposizione ai raggi UV, poi affidarsi alle cure di figure professionali specializzate per un controllo periodico preventivo e per un consiglio su come proteggere quotidianamente la cute. Ringraziamenti Questo progetto è stato realizzato in collaborazione con “Programma Fissan per la protezione della pelle”. Letture consigliate Di Carlo A. A study of early effects of cigarette smoking by telethermography. J Plastic Dermatol 2005; 1(1):5-10. Di Pietro A, Sparavigna A, Di Maio A. Progetto cute sana 2005. Ed. Scripta Manent, Milano. Di Pietro A, Cazzola P. Microcirculation and skin aging. J Plastic Dermatol 2007; 3(1):77-80. Ferranti G. Histopathology and photoaging. J Plastic Dermatol 2007; 3(3):9-11. Iurassich S, Goione S. Skin throught sun, smoke and time. J Plastic Dermatol 2008; 4(2):191-196. Resveratrolo: review delle proprietà farmacologiche e salutistiche Maria Bucci 1 Andrea Fratter 2 SU M M A R Y Resveratrol: a review of pharmacological and health-promoting properties Resveratrol is a stylbenic poliphenolic molecule extracted from the skin of red grape and Poligonum cuspidatum which exerts many biological activity in human health maintenance. Resveratrol is one of the most effective phyestrogen in nature and is capable to reduce effectively signs and symptoms of menopausa such as hot flash and skin degradation. Resveratrol has been proven to be really effective in the prevention of several cardiovascular diseases reducing ateromatic lesions and lowering LDL cholesterol. Many biochemical and clinical investigations clarified that Resveratrol is capable to inhibit cancer cells growth activating specific enzymes (caspases) inducing apoptosis. This paper describes Resveratrol pharmacology and take into account the most recent scientific investigations and data regarding its application in medicine and health care. KEY WORDS: Trans-Resveratrol, Proanthocyanidins, OPC, Cancer prevention, Phytoextrogen Introduzione Da ormai diversi anni l’uva rossa è oggetto di studi e approfondite indagini biochimiche e farmacologiche per l’elevato contenuto in sostanze di natura fenolica e flavonica capaci di esercitare potenti attività antinfiammatorie, scavenger dei radicali liberi e protettive nei confronti di svariate malattie cardiovascolari e degenerative. In particolare, le parti dell’acino ove si concentra la maggior quantità di tali sostanze sono la buccia ove si rinviene il trans-resveratrolo e i semi dove si rinvengono gli antociani (OPC, dall'inglese “Oligomeric Proanthocynadins Complexes” ) . Il trans-resveratrolo, estratto soprattutto dalla buccia dell'uva rossa e dalle radici di una pianta denominata caprifoglio giapponese (polygonum cuspidatum) è una molecola polifenolica a struttura stilbenica (Figura 1) capace, una volta metabolizzata a livello enterico, di esercitare un’azione cardio e vasculo-protettiva e di inibire l’ossidazione delle lipoproteine a bassa 2 densità (LDL), conditio sine qua non per la formazione di aterosclerosi e infarto 6, 8. Recenti studi hanno chiarito il ruolo del resveratrolo nel contrastare la trasformazione e la crescita neoplastica interferendo con una proteina (NKkappa B) deputata a rendere le cellule cancerose resistenti alla chemioterapia 3. Figura 1. Resveratrolo, struttura molecolare. 1 MD, Dermatologo Pharm. D, Scienze Cosmetologiche e Nutrizione Funzionale Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 307 M. Bucci, A. Fratter Gli OPC (proantocianidine oligomeriche) sono molecole appartenenti alla famiglia chimica dei bioflavonoidi, ovvero sostanze antiossidanti gialle (dal latino flavus) prodotte dalle piante a scopi protettivi. Sono presenti in diverse piante e frutti specialmente nel mirtillo (vaccinium myrtillus), ribes (ribes nigrum) e nei semi dell’uva rossa (vitis vinifera seed extract). La principale azione di queste sostanza è quella di proteggere le strutture vascolari dagli insulti dei radicali liberi e per renderne l’endotelio più forte e resistente alla trasudazione dei liquidi (edema) o alla fuoriuscita di piccole quantità di sangue (ecchimosi, porpora). Favoriscono inoltre la rigenerazione della porpora retinica (rodopsina) e agiscono proteggendo la retina dai fenomeni degenerativi della macula e prevengono i danni a carico del polo vascolare ivi ubicato cui conseguono lo sfiancamento e la relativa trasudazione. Dal punto di vista vascolare, l'azione del resveratrolo è nota grazie al “paradosso francese”: in diverse località francesi, un'alimentazione ricca di grassi saturi è tuttavia correlata ad un minor numero di casi di patologie cardiovascolari che nei paesi anglosassoni. Per ottenere la massima efficacia dall’assunzione di queste sostanze è necessario assumerle in concentrazioni adeguate, ma soprattutto in un veicolo che ne ottimizzi l’assorbimento enterico e che ne limiti la bio-trasformazione enterica o epatica. Non è un caso che la natura abbia messo a disposizione dell’uomo l’uva e il suo “succo” per consentirgli di assorbire le molecole preziose che contiene così come gli altri frutti ove si raccolgono queste vere e proprie “sostanze della giovinezza”. Sembra, infatti, che il resveratrolo si assorba meglio a livello dell’intestino tenue quando è disperso in una modica quantità di alcol, che ne migliora la dissoluzione e la penetrazione nell’enterocita. Potrebbe sembrare un invito a bere molto vino rosso, ma in realtà l’alternativa è quella di bere una modica quantità di vino rosso al giorno, circa 2 bicchieri di vino (300 ml) e di assumere un integratore di uva rossa contenente l’estratto dei semi e della buccia e disperso in una veicolo idro-alcolico adatto ad ottimizzarne l’assorbimento enterico. Sia a livello cutaneo che sistemico, il resveratrolo, così come le OPC possono svolgere importanti funzioni grazie alla loro capacità di agire come estrogeno-simile il primo e capillaro-protettore le seconde: occorre predisporre un veicolo tecnico in grado di favorire la 308 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 penetrazione trans-cutanea delle sostanze assicurandone un’adeguata permeazione a ridosso della membrana basale epidermica. e longevità Resveratrolo Ricercatori della Medical School dell’Università di Harvard hanno dimostrato che il resveratrolo è in grado di attivare il “gene della longevità” in alcuni lieviti capace di aumentare la vita media del 70%. Tale effetto mima quello riconducibile alla restrizione calorica, l’unico metodo accertato in grado di aumentare in maniera significativa l’aspettativa di vita. Il resveratrolo attiva infatti un gene “sirtuina SIR” deputato alla restrizione dell’assunzione di calorie. Nonostante questo esperimento sia stato condotto solo nei lieviti, molto distanti da un punti di vista evolutivo, filogenetico e biochimico dall’uomo, lo stesso gene è presente anche nell’uomo e potrebbe dunque essere bersaglio dell’azione del resveratrolo. La capacità del resveratrolo di attivare questa famiglia di geni è connaturata nella sua struttura chimica e conformazione sterica e non nella sua attività come antiossidante. Il meccanismo d’azione attraverso cui espleta queste sofisticate regolazioni geniche è l’aumento del rate di “deacetilazione”. Le reazioni di acetilazione regolano la forma attiva o disattiva dei geni: questo concetto è fondamentale. In una cellula neoplastica, infatti, alcuni geni normalmente disattivati (oncogeni) potrebbero essere attivi perchè acetilati e quindi esprimere enzimi alterati causa del tumore. Grazie alla capacità di regolare le reazioni di deacetilazione e in sinergia di aumentare l’espressione dei “geni della longevità”, il resveratrolo può oggettivamente influenzare positivamente l’aspettativa di vita e ridurre l’incidenza di patologie neoplastiche e degenerative come visto. Il resveratrolo si pone quindi antesignano di una nuova categoria di agenti “modulatori dell’acetilazione” che potrebbero trovare impiego con successo nella prevenzione dei tumori. Uno dei più noti meccanismi biochimici alla base dell’invecchiamento consiste nella progressiva perdita, da parte delle cellule senescenti, della capacità di replicare in maniera perfetta il DNA nelle cellule figlie. Gli “errori” accumulati nella trascrizione del DNA cellulare dopo svariati processi replicativi finisce con l’attivare particolari sequenze geniche che si Resveratrolo: review delle proprietà farmacologiche e salutistiche autoreplicano e che nel corso del tempo si accumulano all’interno della cellula provocandone la degenerazione e la morte. La formazione di queste “cicatrici cellulari” è strettamente connessa all’aging e quindi la sua entità segnatamente alla morte più o meno precoce del soggetto. Il resveratrolo è in grado di ridurre il rate di formazione e deposizione di queste “cicatrici cellulari” tramite la stimolazione dei geni della longevità. e sistema cardiovascolare Resveratrolo Quando i patologi e i biochimici hanno studiato e analizzato le patologie cardiovascolari hanno identificato diversi fattori che contribuiscono in maniera sinergica alla loro insorgenza e questi fattori si estrinsecano già a livello delle singole cellule. Il ruolo del colesterolo e delle altre sostanze lipidiche come i trigliceridi è solo una piccola parte di un puzzle molto più vasto e articolato a livello biochimico che coinvolge molteplici fattori e intermedi. Fortunatamente, molti di questi fattori biochimici cellulari si possono controllare e modulare già con l'alimentazione e il resveratrolo, contenuto nel vino e in molte altre piante di uso alimentare, può contribuire attivamente nel prevenire alcune di queste patologie. Il “paradosso francese” insegna che una persona può mangiare anche notevoli quantità di cibi grassi e bere vino rimanendo relativamente protetta da patologie cardiovascolari: a cosa è dovuta questa azione preventiva e protettiva? La ragione principale è che nel vino, specialmente nel vino rosso, che specialmente i francesi bevono abitualmente, sono contenute elevate concentrazioni di resveratrolo che, come visto sopra, è un potente polifenolo antiossidante. Oggi si sa perfettamente che le lipoproteine a bassa densità (LDL) 1, giocano un ruolo chiave nell'insorgenza di alcune malattie cardiovascolari di elevata incidenza nei paesi occidentali come infarto, ictus e trombosi. Dal momento che le placche ateromatose, alla base dei fenomeni patologici poco sopra citati, sono riconducibili ad un effetto di ossidazione delle LDL da parte dei radicali liberi circolanti nel sangue e prodotti dai tessuti: un approccio razionale ed efficace per prevenire tali fenomeni è quello di aumentare il proprio intake di sostanze antiossidanti favorendo una pronta neutralizzazione dei radicali prima che possano svolgere la loro azione ossidativa e dannosa. È noto, ad esempio, che la vitamina E è in grado di svolgere una efficace azione antiossidante e protettiva delle membrane cellulari, ma da sola riesce a neutralizzare solo alcune forme radicaliche, non la maggior parte come sarebbe necessario. A tal uopo è necessario associare più sostanze antiossidanti in grado di instaurare una sinergia capace di ridurre drasticamente l’ossidazione delle lipoproteine e conseguentemente il rischio di patologie cardiovascolari. La patogenesi dell’aterosclerosi prevede proprio l’instaurarsi di un circolo vizioso che inizia con l’ossidazione delle LDL da parte dei radicali liberi, cui segue un indurimento e riduzione del lume dell’arteria e un danno dell’endotelio arterioso; a seguito di tali fenomeni inizia, come fenomeno compensativo e difensivo, la deposizione di collagene (fibrosi del tessuto) e ulteriore sintesi di radicali liberi che chiude il circolo. L’ossido nitrico è una molecola strategica nella regolazione fisiologica del cuore, ma soprattutto dei vasi sanguigni arteriosi. Secreto dalle cellule dell’endotelio vascolare è in grado di aumentare l’AMPc cellulare e di aumentare quindi il rilassamento della muscolatura arteriosa favorendo un maggior afflusso di sangue e conseguentemente una maggior perfusione dei tessuti. In diversi studi clinici è stato visto che una dieta ricca in colesterolo riduce la sintesi di ossido nitrico da parte della parete vasale di circa un terzo. Il resveratrolo così come il più noto xidenafil, molecola attiva del ViagraTM, è in grado ai aumentare la sintesi di ossido nitrico da parte della parete arteriosa, ma a differenza del Viagra che agisce solo sulle piccole arterie, è in grado di s v o l g e re l’effetto anche sulle arterie principali e di calibro maggiore dove più frequentemente si sviluppano ateromi e quindi stenosi con conseguente ipoperfusione. Da ultimo il resveratrolo agisce inibendo la proliferazione delle cellule endoteliali dei vasi riducendo quindi l’ispessimentro delle stesse14, e la relativa ipoperfusione tissutale. Il resveratrolo svolge altresì un’attività anticoagulante riducendo la tendenza all’aggregazione delle piastrine promossa da diversi mediatori proteici della coagulazione tra cui la trombina e il 12-HETE 4. Altre molecole contenute nel vino rosso sembrano agire in questo senso come la quercetina e lo stesso etanolo, ma nessuna di queste è in grado di esercitare un’azione tanto efficace nell’inibire l’eccessiva coagulabilità del sangue nei Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 309 M. Bucci, A. Fratter confronti dei diversi fattori coagulativi come il resveratrolo 4. e morbo di Alzheimer Resveratrolo Il morbo di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale attraverso l’eccessiva e non più controllata sintesi di una proteina alterata: la proteina “beta-amiloide” 2, 3. Quantità eccessive di questa proteina provocano un notevole incremento dello stress ossidativo che induce la progressiva morte delle cellule cerebrali. D’altra parte il sistema nervoso centrale è per buona parte costituito di acidi grassi insaturi e quindi i radicali liberi possono determinarne una progressiva alterazione chimica che si riverbera poi in un’alterazione funzionale. Tale progressiva perdita di cellule cerebrali porta alla tipica sintomatologia del malato caratterizzata da amnesie ricorrenti, calo pro g ressivo dello stato memo-cognitivo e deterioramento dello stato organico generale. Recenti studi hanno suffragato, anche se in via ancora preliminare, il ruolo del trans-resveratrolo nel ridurre la produzione di proteina-amiloide e quindi lo stress ossidativo causa della malattia 8. La supplementazione di trans-re s v e r a t rolo associato al complesso vitaminico A-E favorisce un’efficace protezione del SNC e mantiene le cellule neuronali vive più a lungo 6-8. del midollo spinale e Lesioniresveratrolo Un recente sudio condotto da ricercatori cinesi 9, ha suggerito un ruolo attivo del resveratrolo nel ridurre la componente infiammatoria di alcune lesioni spinali traumatiche. Se i risultati preliminari di questo studio verranno confermati da altre indagini successive, rappresenterebbero un notevole passo avanti per molti pazienti affetti da tali lesioni: infatti in seguito al trauma, l’organismo mette in atto alcuni processi compensativi che finiscono con l’aumentare l’alterazione funzionale e la disabilità del paziente tanto da spingere i medici a prescrivere massicce dosi di corticosteroidi o di salicilati per controllare la flogosi. Questo lavoro scientifico pre l i m i n a re cinese dimostra che il resveratrolo è in grado di revertire i segni infiammatori successivi al trauma 310 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 spinale con efficacia comparabile al Prednisone (un potente corticosteroide di sintesi), ma con un miglior profilo di compensazione delle lesioni e di riduzione del danno radicalico se iniettato immediatamente dopo il trauma. A fianco di questa importante azione di riduzione del danno radicalico, il resveratrolo inibisce specifici enzimi coinvolti nella modulazione della risposta cellulare al danno tissutale. Da quanto detto, sarebbe logico aspettarsi che un soggetto che assume quotidianamente resveratrolo sia più protetto e in grado di meglio sopportare un eventuale stroke o danno traumatico a danno della spina dorsale o dell’encefalo. Tale considerazione è stata di fatto dimostrata nelle cavie somministrando per 21 giorni resveratrolo 9: gli animali manifestavano minor danno ai nervi motori e minor danno cerebrale post-trauma. e tumori Resveratrolo L’oncologia è probabilmente la branca della medicina in cui il resveratrolo è stato ed è più diffusamente studiato. Il resveratrolo, di fatto, ha rappresentato una delle prime molecole di derivazione naturale a raccogliere solide evidenze sulla sua effettiva attività di bloccare a vari livelli l’evoluzione di diverse neoplasie. Il resveratrolo, non solo ha dimostrato di prevenire l’iniziazione neoplastica, ma di possedere interessanti attività nel trattamento di alcune neoplasie 3, 12. Il resveratrolo è in grado di bloccare a diversi livelli l’evoluzione e l’iniziazione neoplastica esercitando più di un meccanismo d’azione dall’azione agonista-antagonista nei confronti degli ormoni estrogeni e androgeni ad un ruolo attivo nella modulazione dell’espressione genica 3, 13. Alcune delle più recenti acquisizioni scientifiche dimostra che il resveratrolo causa la morte delle cellule neoplastiche che esprimono o meno il gene soppressore p53. È stato altresì chiarito che il resveratrolo agisce indipendentemente dal fatto che le cellule siano o meno estrogeno-sensibili12, 14. In aggiunta a queste scoperte, i ricercatori stanno iniziando a chiarire e a quantificare la capacità del resveratrolo di aumentare l’efficacia di altri farmaci chemioterapici antiblastici; ad esempio la vitamina D3 si converte in uno steroide capace di inibire la crescita delle cellule neoplastiche nel carcinoma mammario. Un equipe di Ricercatori francesi ha dimostrato che Resveratrolo: review delle proprietà farmacologiche e salutistiche il resveratrolo aumenta l’efficacia della vitamina D3 13. Altri studiosi hanno dimostrato che il resveratrolo può rendere suscettibili alla terapia antiblastica (cisplatino, pacitaxel, navelbina) le cellule farmaco-resistenti di alcuni linfomi nonHodgkin. Ancora, ricercatori austriaci hanno delucidato ed evidenziato l’attività del resveratrolo di bloccare la diffusione metastatica delle cellule neoplastiche alle ossa. I risultati clinici più eclatanti sono stati ottenuti nel trattamento dei tumori del pancreas, del seno e del rene. Anche il cancro del colon-retto e della prostata si sono dimostrati sensibili, ma in maniera minore dei succitati. Il resveratrolo si è dimostrato attivo in un’ampia gamma di neoplasie sia come preventivo, sia come agente di trattamento. La sua attività di inibizione della crescita neoplastica è strettamente connessa con la sua capacità di “distinguere” tra una cellula malata e una sana. Da questo concetto scaturisce un’importante considerazione: a differenza delle molecole antitumorali classiche che agiscono bloccando o rallentando drasticamente la capacità di tutte le cellule di replicarsi, il resveratrolo è in grado di agire solo sulle cellule malate risparmiando quelle sane e risultando così non tossico per queste ultime. Non solo risulta non tossico per le cellule sane, ma in aggiunta le protegge. Il resveratrolo non agisce meramente riducendo lo stress ossidativo portato dai radicali liberi, ma regolando l’espressione di geni, l’attività di enzimi e ormoni necessari allo sviluppo e promozione dei tumori 11. e vino Resveratrolo Nel tentativo di capire quanto resveratrolo sia effettivamente prodotto e contenuto nel vino, non bisogna dimenticare che il resveratrolo, come sopra detto, è una fitoalexina naturale prodotta dalla vite e da altre piante in risposta a infezioni fungine o microbiche. Per stabilire quanto resveratrolo possa essere contenuto in un bicchiere di vino rosso bisogna tenere in considerazione diversi fattori tra cui il tipo di vite, l’ubicazione ove la vite è stata piantata ed è cresciuta e, ancora più importante, il metodo con cui il vino è stato prodotto, fatto fermentare e lavorato. Ad esempio il vino ottenuto da piante su cui sono stati applicati pesticidi per limitare l’infestazione fungina, risultano scarsamente ricchi in resveratrolo così come quello ottenuto da vitigni cresciuti in luoghi umidi rispetto a quelli cresciuti in luoghi secchi. Un’altra importante considerazione è che il vino rosso contiene, a parità di condizioni, più resveratrolo del vino bianco e questo è dovuto al fatto che nel vino rosso vi è un maggior contenuto di sostanze presenti nella buccia dell’acino. Da tali considerazioni si può quindi comprendere che il vino rosso proveniente da alcune zone dell’Europa centro-meridionale come la Francia, l’Italia e la Grecia risultano essere i più ricchi in resveratrolo e polifenoli in genere. Il resveratrolo viene estratto ed isolato con metodiche chimico-fisiche molto sofisticate (distillazione frazionata, gas cromatografia) insieme ad altre sostanze polifenoliche sempre contenute nell’acino (buccia e semi) che ne aumentano l’assorbimento intestinale e ne completano l’attività antiossidante e protettiva per l’endotelio vascolare. In molte preparazioni per uso alimentare o farmaceutico il resveratrolo estratto dalla vite rossa è associato e sinergizzato da quello ottenuto dal Polygonum cuspidatum così da rendere più attiva la formulazione. nascosti nell’alcol I pericoliNonostante gli innumerevoli e importantissimi effetti benefici del vino sull’organismo va comunque ribadito che l’eccessivo consumo di alcol può determinare seri e spesso letali alterazioni del metabolismo degli org ani e ripercuotersi quindi anche molto negativamente sulla salute. Spesso la gente non si rende conto della pericolosità dell’alcol dal momento che è ancora vissuto come un alimento voluttuario, sinonimo di aggregazione sociale e soprattutto poco dannoso; in realtà rappre s e nta forse la più accettata forma di tossicodipendenza nei paesi occidentali con svariate ripercussioni a lungo termine sulla salute e sui re l ativi costi sociali. La letteratura scientifica accreditata ha ormai definitivamente chiarito il ruolo dell’alcol nell’indurre la formazione di neoplasie ed è stato altresì messo in chiara correlazione l’eccessivo consumo di alcol con l’aumento di incidenza di tumori al cervello, esofago, fegato ed altre forme 11. In aggiunta è ormai stato dell’arte la correlazione tra alcol e insorgenza di alcune patologie su base degenerativa tra cui la cirrosi epatica e varie forme di neuropatia periferica 3. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 311 M. Bucci, A. Fratter B ibliografia 1. Resveratrol has multiple action on heart health. Am J Physiol Heart Circ Physiol 2005; 288: H11318. Epub 2004 Oct 21. 2. Resveratrol tackles Alzheimer's plaques, shows lab study. J Biol Chem. Vol. 280, Issue 2005; 45:37377-37382. 3. Zbikowska, HM, et al. Antioxidants with carcinostatic activity (resveratrol, vitamin E and selenium) in modulation of blood platelet adhesion. J Physiol Pharmacol 2000; 51:513-20. 4. Pace-Asciak, CR, et al. The red wine phenolics transresveratrol and quercetin block human platelet aggre g ation and eicosanoid synthesis: implications for pro t e c t i o n against coronary heart disease. Clin Chim Acta 1995; 235:207-19. 5. Burkitt MJ, et al. Effects of trans-resveratrol on copperdependent hydroxyl-radical formation and DNA damage: evidence for hydroxyl-radical scavenging and a novel, glutathione-sparing mechnism of action. Arch Biochem Biophys 2000; 381:253-63. 6. Draczyska-Lusiak B, et al. Oxidized lipoproteins may play a role in neuronal cell death in Alzheimer disease. Mol Chem Neuropathol 1998; 33:139-48. 7. Jang JH, et al. Protective effect of resveratrol on betaamyloid-induced oxidative PC12 cell death. Free Radic Biol Med 2003; 34:1100-10. 8. Chanvitayapongs S, et al. Amelioration of oxidative s t ress by antioxidants and re s v e r a t rol in PC12 cells. Neuroreport 1997; 8:1499-502. 9. Yang YB, et al. Effects of resveratrol on secondary damages after acute spinal cord injury in rats. Acta Pharmacol Sin 2003; 24:703-10. 312 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3 10. Sinha K, et al. Protective effect of resveratrol against oxidative stress in middle cerebral artery occlusion model of stroke in rats. Life Sci 2002; 71:655-65. 11. Cal C, et al. Resveratrol and cancer: chemoprevention, apoptosis, and chemoimmunosensitizing activities. Curr Med Chem-Anti-Cancer Agents 2003; 3:77-93. 12. Landis SH, Murray T, Bolden S, Wingo P.A. Cancer statistics. CA Cancer J Clin 1999; 49: 8-31. 13. Wietzke JA, Welsh J. Phytoestrogen regulation of a Vitamin D3 receptor promoter and 1,25-dihydroxyvitamin D3 actions in human breast cancer cells. Department of Biological Sciences, University of Notre Dame, IN 46556, USA. J Steroid Biochem Mol Biol 2003; 84(2-3):149-57. 14. Rosenbaum Smith S M, Osborne M P. Breast cancer chemoprevention. Am J Surg 2000; 180:249-251. 15. Krishna PL. Bhat D, Lantvit K, Christov, Rajendra G Mehta, Richard C Moon, Pezzuto JM. Estrogenic and Antiestrogenic Properties of Resveratrol in Mammary Tumor Models. Program for Collaborative Research in the Pharmaceutical Sciences, Department of Medicinal Chemistry and Pharmacognosy [K.P.L.B., D.L., R.C.M., J.M.P.], College of Pharmacy, and Department of Surgical Oncology [K.C., R.G.M., J.M.P], College of Medicine, University of Illinois at Chicago, Chicago, Illinois 60612. 16. Castillo-Pichardo L, Martínez-Montemayor MM, Martínez JE, Wall KM, Cubano LA, Dharmawardhane S. Inhibition of mammary tumor growth and metastases to bone and liver by dietary grape polyphenols. Department of Biochemistry, School of Medicine, University of Puerto Rico, Medical Sciences Campus, San Juan, PR, USA. Clin Exp Metastasis. 2009 Mar 18. 4° Incontro ISPLAD-ADOI - “Il tempo della Dermatologia” nel bambino, nel giovane, nell’adulto, nell’anziano Informazioni generali Main Tpics Acne, dermatite atopica, Eczemi da contatto, Micosi, Psoriasi, Prurito, Ulcere Tumori cutanei (melanoma non melanoma) Dermocosmesi, Fotodinamica, Laserterapia, ecc. Sede e data: 17/19 giugno 2010 Hilton Garden Inn Matera-Via Germania Borgo Venusio, Matera, Italy 75100 E.C.M: L’incontro sarà accreditato Segreteria Organizzativa ITALYMEETING S.r.l Via Parsano,6/b 80067 Sorrento (NA) Tel.081/8784606 081/8073525 Fax 081/8071930 [email protected] - www.italymeeting.it Comitato Scientifico Ornella De Pità, Andrea Romani Segreteria ISPLAD Titti Longobardo Tel. 02/20404227 Fax 02/39541401 Cel. 320/6126835 [email protected] Segreteria Scientifica Maria Bucci, Francesco Cusano, Antonino Di Pietro, Stefano La Greca, Alda Malasoma, Maurizio Norat, Elisabetta Perosino, Gian Marco Tomassini Federico Ricciuti [email protected] Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2 313 Obiettivo della rivista Articoli in supplementi al fascicolo Il Journal of Plastic Dermatology, org a n o ufficiale dell’International-Italian Society of PlasticAesthetic Dermatology, si rivolge a tutti i dermatologi (e cultori della materia) che vogliono mantenersi aggiornati sia sugli aspetti patogenetici degli inestetismi e dell’invecchiamento della cute, sia sull’uso delle nuove tecnologie (laser, radiofrequenza, luce pulsata, ecc), delle sostanze esfolianti, dei materiali iniettivi per la supplementazione dermica, dei dermocosmetici, degli integratori, ecc. Il Journal of Plastic Dermatology pubblica, articoli originali, casi clinici, rassegne, report congressuali e monografie. Payne DK, Sullivan MD, Massie MJ. Women’s psychological reactions to breast cancer. Semin Oncol 1996; 23 (Suppl 2):89 Preparazione degli articoli Gli articoli devono essere dattiloscritti con doppio spazio su fogli A4 (210 x 297 mm), lasciando 20 mm per i margini superiore, inferiore e laterali. La prima pagina deve contenere: titolo, nome e cognome degli autori, istituzione di appartenenza e relativo indirizzo. La seconda pagina deve contenere un riassunto in italiano ed in inglese e 2-5 parole chiave in italiano ed in inglese. Per la bibliografia, che deve essere essenziale, attenersi agli “Uniform Requirements for Manuscript submitted to Biomedical Journals” (New Eng J Med 1997; 336:309). Più precisamente, le referenze bibliografiche devono essere numerate progressivamente nell’ordine in cui sono citate nel testo (in numeri arabi tra parentesi). I titoli delle riviste devono essere abbreviate secondo lo stile utilizzato da PubMed (la lista può essere eventualmente ottenuta al seguente sito web: http://www.nlm.nih.gov). Articoli standard di riviste Parkin MD, Clayton D, Black RJ, Masuyer E, Friedl HP, Ivanov E, et al. Childhood leukaemia in Europe after Chernobil: 5 year follow-up. Br J Cancer 1996; 73:1006 Articoli con organizzazioni come autore The Cardiac Society of Australia and New Zealand. Clinical exercise stress testing. Safety and performance guidelines. Med J Aust 1996; 164:282 Libri Ringsven MK, Bond D. Gerontology and leadership skill for nurses. 2nd ed. Albany (NY): Delmar Publisher; 1996 Capitolo di un libro Phillips SJ, Whisnant JP. Hypertension and stroke. In: Laragh JH, Brenner BM, editors. Hypertension: pathophysiology, diagnosis, and management. 2nd ed. New York: Raven Press; 1995, p.465 Figure e Tabelle Per favorire la comprensione e la memorizzazione del testo è raccomandato l’impiego di figure e tabelle. Per illustrazioni tratte da altre pubblicazioni è necessario che l’Autore fornisca il permesso scritto di riproduzione. Le figure (disegni, grafici, schemi, fotografie) devono essere numerate con numeri arabi secondo l’ordine con cui vengono citate nel testo ed accompagnate da didascalie redatte su un foglio separato. Le fotografie possono essere inviate come stampe, come diapositive, o come immagini elettroniche (formato JPEG, EPS, o TIFF). Ciascuna tabella deve essere redatta su un singolo foglio, recare una didascalia ed essere numerata con numeri arabi secondo l’ordine con cui viene citata nel testo Come e dove inviare gli articoli Oltre al dattiloscritto in duplice copia, è necessario inviare anche il dischetto magnetico (formato PC o Mac) contenente il file con il testo e le tabelle. Gli articoli vanno spediti al seguente indirizzo: Antonio Di Maio Edizioni Scripta Manent Via Bassini 41 20133 Milano E-mail: [email protected] [email protected]
Documenti analoghi
Aprile Vol.3 N° 1 - 2007
Francesco Antonaccio (Italy)
Mariuccia Bucci (Italy)
Franco Buttafarro (Italy)
Ornella De Pità (Italy)
Giulio Ferranti (Italy)
Andrea Giacomelli (Italy)
Alda Malasoma (Italy)
Steven Nisticò (Italy)...
Cop ISPLAD - Salute per tutti
Fabio Ayala (Italy)
Lucio Andreassi (Italy)
Kenneth Arndt (USA)
Nicola Balato (Italy)
H.S. Black (USA)
Lucia Brambilla (Italy)
Günter Burg (Switzerland)
Stefano Calvieri (Italy)
Michele Carruba (It...
Dicembre Vol.2 N° 3 - 2006
Associate Editors
Francesco Antonaccio (Italy)
Mariuccia Bucci (Italy)
Franco Buttafarro (Italy)
Ornella De Pità (Italy)
Giulio Ferranti (Italy)
Andrea Giacomelli (Italy)
Alda Malasoma (Italy)
Stev...