Dicembre Vol.3 N° 3 - 2007
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Vol. 3, n. 3, September-December 2007 Histopathology and photoaging Giulio Ferranti Anti-aging principles into cosmetic products. The certitudes Piera Fileccia Multicenter study for the evaluation of tolerance and efficacy of a new integrated aminoacidic treatment on the aging face Adele Sparavigna, Riccardo Forte, Francesco Saverio Dioguardi Long chain polynucleotides gel and skin biorevitalization Maurizio Cavallini, Marco Papagni Vitiligo Activity Index, a new activity evaluation index for bilateral vitiligo vulgaris Giovanni Menchini, Claudio Comacchi Use of self adhesive polyurethane dressing to gain compression of haemangiomas of infancy. Preliminary observations Lucia Restano, Carlo Gelmetti Efficacy, tolerability and cosmetic acceptability of Toléderm® in patients with inflammatory cutaneous diseases of the face Serena De Trane, Maria Concetta Fargnoli, Francesco Sera, Ketty Peris Poly-L-lactic acid: advices for the best results with low side effects Dvora Ancona Elastosis perforans serpiginosa induced by D-penicillamine Laura Scuderi, Lidia Francesconi, Franco Dinotta, Rocco De Pasquale, Maria Rita Nasca, Giuseppe Micali Targetoid hemosiderotic hemangioma: a trombosed hemangioma with low and complete clinical-dermoscopic regression Elisabetta Perosino Hirsutism: treatment with eflornithine cream combined with laser therapy Lucia Brambilla, Biancamaria Scoppio, Silvia Mariel Ferrucci A classical drug in a new formulation Stefano Veraldi Microcirculation, skin and anthocyanosides Antonino Di Pietro Indexed in: EMBASE, EMNursing, Compendex, GEOBASE Cari Colleghi, si chiude un anno di successi. Molti i traguardi raggiunti. Realizzati in pieno i progetti prefissati per il 2007. Un bilancio estremamente positivo per l’ISPLAD e la Dermatologia Plastica italiana. Abbiamo effettuato n. 15 corsi di aggiornamento in quasi tutte le regioni italiane, con essi sono stati coinvolti oltre 2.000 partecipanti e circa 100 docenti. Abbiamo avviato una collaborazione con i colleghi francesi con cui si sono svolti tre interessanti simposi. Abbiamo stabilito un contatto con i colleghi brasiliani i quali cominciano a iscriversi numerosi alla nostra associazione. Con la Spagna si è consolidata una fruttuosa amicizia e collaborazione scientifica. Ma altri importanti rapporti abbiamo in corso con vari paesi. Ad aprile in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità abbiamo organizzato a Roma un eccezionale Convegno sulle reazioni avverse ed effetti collaterali delle terapie estetiche. Incredibile il successo del Dear Colleagues, nostro sito www.isplad.org che nel 2007 ha visto A successful year ends with many of our goals attained. The objectives we set at the oltre 2.600.000 pagine lette, un vero boom. beginning of the year have all been fully accomplished. This is extremely positive news Siamo riusciti a parlare di ISPLAD e Dermafor ISPLAD and Italian Plastic Dermatology. tologia Plastica in oltre 130 articoli sui maggiori We organized 15 refresher courses in almost all the regions of Italy, in which 2,000 pargiornali in edicola. ticipants and approximately 100 teachers were involved. E infine la nostra rivista JPD che si è confermata We embarked on a collaboration with our French colleagues, which resulted in three sempre più un valido e serio riferimento scientivery interesting symposiums. fico; cominciano ad arrivare da tutto il mondo We have established a dialogue with our Brazilian colleagues, of which many have registered as members of our association. We’ve built up a fruitful friendship and scientifrichieste dei lavori pubblicati. ic collaboration with Spain. In addition, we have many ongoing relationships with varMa già siamo in piena attività per il 2008, molte ious other nations. In April, in collaboration with the Istituto Superiore di Sanità, we sono le iniziative che abbiamo in programma. Vi organized an outstanding conference in Rome on adverse reactions and side effects of annuncio una campagna di prevenzione sulle aesthetic therapies. macchie cutanee che faremo a marzo e il nostro The success of our website, www.isplad.org in 2007 was incredible: 2,600,000 read appoggio ad una iniziativa importantissima: la pages is a real boom. We were able to discuss ISPLAD and Plastic Dermatology in 130 Fondazione Onco-Cure di cui diamo l’annuncio articles of the major journals in circulation. in questo numero. Finally, recognition of our journal JPD as a valid and serious scientific reference conVi lascio ricordandoVi che dal 6 all’8 marzo a tinues to grow. A multitude of requests for its published content have started to arrive Milano ci sarà il nostro “2° Congresso Interfrom all over the world. nazionale”. Un evento pensato in grande, con We have a full schedule of activities planned for 2008 and many of them are already oltre 200 relatori e moderatori, circa 100 giornabeing implemented even as we speak. I take this opportunity to introduce you to our prelisti presenti con le più importanti testate di saluvention campaign against cutaneous blemishes which will start in March and our supte e benessere, un programma scientifico di granport of an important initiative: the Onco-Cure Foundation, whose announcement will de valore che spazierà in tutti i temi più attuali be published in this issue. I leave you with the reminder that from the 6th-8th of March, della dermatologia: l’invecchiamento, le reazioni our 2nd International Congress will take place in Milan. avverse alle terapie estetiche, il management This will be a very big event involving 200 speakers and moderators, and an estimated 100 journalists from the most prominent publications on health and wellness. The scimedico e gli aspetti legali, l’oncologia cutanea entific program of this congress will touch upon all the most current and relevant topics etc.. Non mancheranno i corsi pratici di aggiorof Dermatology: ageing, adverse reactions of aesthetic therapies, health management, namento, numerosissimi saranno i workshop legal aspects, Cutaneous Oncology e.t.c.. sulle novità delle terapie dermoplastiche e le We will continue to offer our practical refresher courses, of which many will be worknuove tecnologie. Vi aspetto quindi a Milano, shops on recent developments in Dermoplastic Therapies and new technologies. sicuro che ci ritroveremo in tanti con l’entusiaI hope to see everyone in Milan along with all the enthusiasm, friendship, and desire to smo, l’amicizia e la voglia di imparare che conlearn that distinguishes us all. traddistingue tutti noi. Girate la pagina e troverete un’altra attestazione Antonino Di Pietro di stima nei nostri confronti! Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 1 Sommario Journal of Plastic Dermatology pag. 9 L’istopatologia ed il foto-invecchiamento Giulio Ferranti Editor pag. 13 Antonino Di Pietro (Italy) I principi attivi antiaging nei prodotti cosmetici. Le certezze (Prima di due parti) Editor in Chief Francesco Bruno (Italy) Piera Fileccia pag. 19 Co-Editors Salvador Gonzalez (USA) Pedro Jaen (Spain) Multicenter study for the evaluation of tolerance and efficacy of a new integrated aminoacidic treatment on the aging face Adele Sparavigna, Riccardo Forte, Francesco Saverio Dioguardi Associate Editors Francesco Antonaccio (Italy) Mariuccia Bucci (Italy) Franco Buttafarro (Italy) Ornella De Pità (Italy) Giulio Ferranti (Italy) Andrea Giacomelli (Italy) Alda Malasoma (Italy) Steven Nisticò (Italy) Elisabetta Perosino (Italy) Andrea Romani (Italy) Nerys Roberts (UK) pag. 27 pag. 35 Long chain polynucleotides gel and skin biorevitalization Maurizio Cavallini, Marco Papagni Vitiligo Activity Index, a new activity evaluation index for bilateral vitiligo vulgaris Giovanni Menchini, Claudio Comacchi pag. 41 Impiego di lamine autoadesive di poliuretano per il trattamento compressivo degli emangiomi infantili. Osservazioni preliminari Lucia Restano, Carlo Gelmetti Editorial Board Lucio Andreassi (Italy) Kenneth Arndt (USA) Bernd Rüdiger Balda (Austria) H.S. Black (USA) Lucia Brambilla (Italy) Günter Burg (Switzerland) Michele Carruba (Italy) Vincenzo De Sanctis (Italy) Aldo Di Carlo (Italy) Robin Eady AJ (UK) Paolo Fabbri (Italy) Ferdinando Ippolito (Italy) Giuseppe Micali (Italy) Martin Charles Jr Mihm (USA) Joe Pace (Malta) Lucio Pastore (Italy) Gerd Plewig (Germany) Riccarda Serri (Italy) Adele Sparavigna (Italy) Abel Torres (USA) Stefano Veraldi (Italy) Umberto Veronesi (Italy) pag. 49 Efficacia, tollerabilità ed accettabilità cosmetica della crema Toléderm® in pazienti affetti da patologie infiammatorie cutanee del volto Serena De Trane, Maria Concetta Fargnoli, Francesco Sera, Ketty Peris pag. 55 Acido L-polilattico: consigli per ottenere i migliori risultati con minimi effetti avversi Dvora Ancona pag. 61 Elastosi perforante serpiginosa indotta da D-penicillamina Laura Scuderi, Lidia Francesconi, Franco Dinotta, Rocco De Pasquale, Maria Rita Nasca, Giuseppe Micali pag. 67 Emangioma emosiderotico targetoide: un angioma trombizzato a lenta e quasi completa regressione clinico-dermoscopica Elisabetta Perosino pag. 71 Irsutismo: trattamento con eflornitina crema in combinazione con laser terapia Lucia Brambilla, Biancamaria Scoppio, Silvia Mariel Ferrucci pag. 85 Una molecola classica in una nuova via di applicazione Stefano Veraldi pag. 89 Managing Editor Antonio Di Maio English editing Rewadee Anujapad Direttore Responsabile Direttore Generale Direttore Marketing Consulenza grafica Impaginazione Registr. Tribunale di Milano n. 102 del 14/02/2005 Scripta Manent s.n.c. Via Bassini, 41 - 20133 Milano Tel. 0270608091/0270608060 - Fax 0270606917 E-mail: [email protected] Pietro Cazzola Armando Mazzù Antonio Di Maio Piero Merlini Clementina Pasina Abbonamento annuale (3 numeri) Euro 39,00 Pagamento: conto corrente postale n. 20350682 intestato a: Edizioni Scripta Manent s.n.c., via Bassini 41- 20133 Milano Stampa: Arti Grafiche Bazzi, Milano Microcircolo, cute e antocianosidi Antonino Di Pietro È vietata la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, di articoli, illustrazioni e fotografie senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore non risponde dell’opinione espressa dagli Autori degli articoli. Ai sensi della legge 675/96 è possibile in qualsiasi momento opporsi all’invio della rivista comunicando per iscritto la propria decisione a: Edizioni Scripta Manent s.n.c. Via Bassini, 41 - 20133 Milano Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 7 L’istopatologia ed il foto-invecchiamento SU M M A R Y Giulio Ferranti Histopathology and photoaging The term “photoaging” describes the damage to the skin caused by intense and chronic exposure to sunlight. In this article the major changes in the photoaged skin histological structure are shown. The knowledge of the skin histopathology in photoaged skin is useful to follow the possible improvements due to therapies. KEY WORDS: Hystopathology, Skin, Photoaging Il ruolo dell’istopatologo nello studio dell’invecchiamento cutaneo correlato all’insulto attinico, è, a volte, considerato non di primaria importanza, in particolare per la difficoltà di procedere ad una biopsia incisionale nelle aree foto-esposte, ove la pregiudiziale estetica è molto significativa. Tuttavia i dati che si possono ottenere da un’attenta valutazione istologica sono senz’altro utili per ben definire il processo di foto-invecchiamento. Possiamo suddividere le alterazioni osservabili al microscopio, in modificazioni epidermiche ed in alterazioni dermiche. Figura 1. Per quanto riguarda le prime, la presenza di una vacuolizzazione pre s s oché lineare subito al di sotto della membrana basale (Figura 1), è un aspetto frequente nella cute foto-danneggiata. Analoghi vacuoli si osservano negli spazi intercellulari dello strato basale (Figura 2) e di quello malpighiano (Figura 3), anche se l’alterazione primaria si sviluppa in sede intrac e l l u l a re, ove le micro-vacuolizzazioni sono facilmente osserv a b i l i . Tali alterazioni esitano in una distorsione parziale o totale delle cellule sia dello strato basale che degli strati più superficiali. Analogamente ai cheratinociti, anche i melanociti risultano alterati. In particolare, grossolane vacuolizzazioni schiacciano e deformano il loro nucleo. O l t re alla presenza delle modificazioni sopradescritte, i cheratinociti mostrano alterazione della forma e delle dimensioni, con perdita della loro normale polarità, sino ad assumere aspetti francamente displastici (cheratosi attinica) (Figura 4). Una ulteriore manifestazione microscopica, che correla con una gravità crescente del danno foto indotto, è la p resenza, nello strato basale, di cellule colonnari, di colorito scuro, definite Dermatologo/Istopatologo Laboratorio di Istopatologia IRCCS IDI, Roma Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 9 G. Ferranti Figura 2. Figura 3. Figura 4. Figura 5. come “cellule discheratotiche”, ovvero “cellule staminali”. Risalendo lungo l’epidermide, si osservano cellule piuttosto grandi e chiare in seno allo strato spinoso. Un dato, spesso significativo, è rappresentato dalla presenza di uno o più cheratinociti necrotici, che, a volte, aggregandosi gli uni agli altri, vanno a costituire aree piuttosto estese di necrosi dell’epidermide. Il danno da foto-esposizione interessa anche le cellule di Langerhans che risultano ridotte di numero, ed i melanociti, la cui produzione di melanina mostra grossolane irregolarità (Figura 5). I corneociti appaiono spesso rigonfi, mentre la presenza di granuli pulvirulenti, riferibili a glicogeno, possono completamente infarc i re il citoplasma di alcune cellule malpighiane. Se le alterazioni dell’epidermide, in 10 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 corso di foto danneggiamento, sono piuttosto specifiche, ma a volte, sfumate, quelle relative al derma mostrano aspetti evidenti, grossolani ed, istologicamente, molto significativi. L’elemento focale è certamente rappresentato dalle alterazioni osservabili a livello della trama elastica. È infatti p resente una maggior produzione anomala di fibre elastiche che appaiono frammentate, ispessite, a volte disposte in strutture grossolanamente longitudinali ovvero aggregate in piccole masse amorfe, sia nel derma superficiale che profondo (Figure 6-7). I n t o rno alle fibre elastiche maggiormente alterate, è possibile osserv a re alcuni macrofagi contenenti piccoli frammenti di tali fibre. Si associano anche melanofagi (Figura 8), pre v a l e ntemente in sede perivasale, nel derma papillare. Sia nelle aree con minima f i b rolisi, sia nelle aree in cui le fibre elastiche si deformano sino a costituire masse solide amorfe, è possibile osserv a re alcuni mastociti. Le alterazioni della trama elastica, non repertabili nel derma papillare subito al di sotto della membrana basale dell’epidermide (g renz zone) (Figura 9), sono l’elemento più caratteristico del danno cutaneo foto-indotto ed è l’elemento maggiormente distintivo anche rispetto al crono-invecchiamento. Il riconoscimento dei parametri istopatologici che caratterizzano il fotoinvecchiamento può essere utile nello studio della patogenesi di questo processo ed anche nel monitorare eventuali miglioramenti correlati alle tante terapie proposte per arg i n a re tale patologia. L’istopatologia ed il foto-invecchiamento Figura 6. Figura 7. Figura 8. Figura 9. letture consigliate Montagna, Kirchner S, Carlisle K. Histology of sun-damaged human skin. J Am Ac Dermatol 1989; 21:907-18 Braverman IM, Fonferko I. Studies in cutaneous aging. I. The elastic fiber network. J Invest Dermatol 1982; 78:434-43 and nonexoposed aged skin. J Invest Dermatol 1979; 73:59-66 Gilchrest BA, Blog FB, Szabo G. Effect of aging and chronic sun exposure on melanocytes in human skin. J Invest Dermatol 1979; 79:141-3 Braverman IM. Elastic fiber and microvascular abnormalities in aging skin. Dermatologic Clin 1986; 4:391-405 Gilchrest BA, Murphy GF., Soter NA. Effect of chronic aging and ultraviolet irradiation on Langerhans cells in human epidermis. J Invest Dermatol 1982; 78:85-8 Sams WM jr. Sun-induced aging: clinical and laboratory observations in man. Dermatol Clin 1986; 4:509-16 Gilchrest BA, Soter JS, et al. The human sunburn reaction: histologic and biochemical studies. J Am Ac Dermatol 1981; 5:411-22 O’Brien JP. Actinic granuloma: an analysis of its origin in elastosis (“aging”) and a definition of necrobiotic (vascular), histiocytic and sarcoid variance. Int J Dermatol 1985; 24:473-90 Lavker RM, Sun T-T. Epidermal stem cells. J Invest Dermatol 1983; 81:121-7 Lavker RM. Structural alterations in exoposed Pinkus H, Mehregan AH, Staricco RG. Elastic globes in human skin. J Invest Dermatol 1965; 45:81-5 Chen H, Yuan J,Wang Y, et al. Distribution of ATPase positive Langerhans cells in normal adult human skin. Br J Dermatol 1985; 113:707-11 Aberer W, Schuler G, Stingl G, Hönigsmann H, Wolff K. Ultraviolet light depletes surface makers of Langerhans cells. J Invest Dermatol 1981; 76:202-10 Tsuji SA. A new elastic system component,“elastic sheet” in the human dermis: an electron micro s c opic study. Br J Dermatol 1988; 118:347-52 Lavker RM, Kligman AM. Chronic helioderm a t itis: a morphologic evaluation of cronic actinic dermal damage with emphasis on the role of mast cells. J Invest Dermatol 1988; 90:325-30 Chen VL, Fleishmajer R, Schwartz E, et al. Immunohistochemistry of elastotic material in sun-damaged skin. J Invest Dermatol 1986; 87:334-7 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 11 I principi attivi antiaging nei prodotti cosmetici. Le certezze (Prima di due parti) Piera Fileccia SU M M A R Y Anti-aging principles into cosmetic products. The certitudes Non invasive aging treatment is very requested by dermatologic patients. There are a lot of active and very tolerated principles into cosmetic products. The most important nowadays are antioxidants, !-hydroxy acids and retinoids. Antioxidants are active against environmental stress, !-hydroxy acids provoke tissue reparation via chemical flogosis and retinoids act by receptorial link and genic stimulation. The target are epidermis and dermis mechanisms and association of two or more molecules is important for wide activity on cutaneous aging and photoaging. KEY WORDS: Aging, Antioxidants, !- h y d roxy acids, Retinoids Introduzione L’indagine annuale dell’UNIPRO, l’associazione che riunisce le imprese cosmetiche e profumiere italiane, conferma la crescita del comparto cosmetico nel nostro Paese: i dati del primo semestre 2007 (1) attestano un aumento del fatturato pari a 2,7% rispetto all’anno precedente, per un valore complessivo del mercato prossimo agli 8.100 milioni di euro. La farmacia registra un trend di crescita costante negli ultimi 5 anni, superiore a qualunque altra categoria nel settore. Alla fine del 2007 si prevede un incremento del 5% delle vendite in questo canale. Analizzando la suddivisione per categorie di prodotti, si evidenzia che i cosmetici per il viso sono quelli più venduti in farmacia (29,3% del totale) con una netta prevalenza, tra questi, dei prodotti antietà e antirughe (122 milioni di euro in totale nel 2006), a riprova che un canale a cui si attribuisce serietà e competenza professionale è quello che meglio può dispensare questi prodotti. Ed è sul terreno degli antirughe e antietà che si poggia la maggior parte delle prescrizioni di noi Dermatologi Plastici, per cui l’aggiorn amento e la cosmetovigilanza sono indispensa- bili per la nostra competenza pro f e s s i o n a l e . Con questo lavoro si vuole fare il punto tra i “golden standard” attualmente utilizzati nelle formulazioni cosmetiche e compre n d e re quali sono le più promettenti tra le molecole che ci vengono proposte dall’industria cosmetica, infaticabile nel lanciare sul mercato nuove formulazioni per l’invecchiamento del viso. antiaging: le certezze Molecole Le molecole inserite nei cosmetici per l’invecchiamento della pelle devono avere un doppio target d’attività: epidermide e derma, con speciale risalto per il rapporto epidermico, che ne giustifica la definizione di cosmetico. Non possiamo, tuttavia, accontentarci solo di questo, visto che il bersaglio dell’invecchiamento, sia crono che foto, è il derma. Nella nostra analisi prenderemo in esame solo quelle molecole che hanno dimostrato un’azione congiunta sui 2 tessuti, magari a seguito di idonea veicolazione. La scelta si restringe agli antiossidanti, agli alfaidrossiacidi e ai retinoidi. Specialista in Dermatologia, Roma Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 13 P. Fileccia Antiossidanti L’aggiunta degli antiossidanti nelle formulazioni cosmetiche ha lo scopo di ridurre il fotodanneggiamento, quando vengono applicati sulla pelle prima dell’esposizione agli UV (2). La sinergia tra le diverse molecole antiossidanti provoca aumento di MED e PPD, aumentando così il potere fotoprotettivo dei filtri solari presenti. La sfida è favorire la penetrazione transcutanea delle molecole nella forma attiva. Vitamina C (acido l-ascorbico) La vitamina C è l’antiossidante del compartimento acquoso del corpo per eccellenza. L’uomo e gli altri mammiferi non sono in grado di essere autonomi rispetto al loro fabbisogno. Lo stress ossidativo ambientale abbassa i livelli di vitamina C della pelle (3). Fortunatamente l’apporto esterno riesce a compensare questa situazione, vista la capacità di penetrazione transcutanea della sostanza: studi con formulazione di vitamina C 10% marcata hanno mostrato nel maiale una penetrazione dermica fino a 8,2% e 0,7% nel sangue (4). La concentrazione più appropriata nel cosmetico è 20%. Per il trasporto è importante ridurre la carica elettrica, acidificando il mezzo (pH 3,5). I derivati stabili, come l’ascorbil-6-palmitato o il magnesio ascorbil fosfato, non vengono metabolizzati dalla pelle. La vitamina C è un preziosissimo contenitore del danno da UV: prelievi istologici dimostrano una riduzione delle “s u n b u rn cell” di 40-60% e del danno al DNA-UVA indotto del 62%. La sua principale attività è la stimolazione diretta della sintesi del collagene, essendo l’acido ascorbico il cofattore enzimatico della prolin- e lisil- idrossilasi. Studi in vitro hanno mostrato che i fibroblasti senescenti proliferano come quelli neonatali in presenza di vitamina C ed anche questi ultimi incrementano di 4 volte la proliferazione se esposti a piccole dosi di acido ascorbico. Di pari passo va la sintesi del collagene: i fibroblasti senescenti, in terreno arricchito da vitamina C, producono più collagene dei fibroblasti neonatali (5). Un altro elemento contro il fotodanneggiamento è l’inibizione della tirosinasi, con miglioramento delle “age spot”, e dell’enzima elastasi, con riduzione dell’elastosi solare. Un’attività importante della vitamina C è lo stimolo della sintesi di alcuni lipidi superficiali, aumentando sia l’idratazione superficiale che l’attività della barriera epidermica (6). 14 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Vitamina E (RRR-!-tocoferolo) La vitamina E è il più importante antiossidante del compartimento lipidico dell’organismo. È maggiormente presente nel corneo, specialmente nelle assisi più interne (7). Venendo consumata rapidamente per lo stress ambientale, la sua applicazione topica è particolarmente vantaggiosa (8). La forma attiva nei tessuti dei mammiferi è l’isomero RRR-!-tocoferolo, per cui il potere antiossidante delle forme esterificate, più stabili, è minimo (9). Gehering (10) ha dimostrato che l’applicazione topica di vitamina E aumenta l’idratazione del corneo e il potere barriera. Esperimenti in vitro (11) hanno confermato una riduzione dell’espressione dell’attività collagenasica attraverso l’inibizione dell’attività proten chinasi C. In definitiva, nonostante la grande quantità di dati presenti, mancano studi clinici che definiscano razionale e concentrazioni. All’opposto, le scienze di base hanno fornito dati certi sulla fisiologia, meccanismo d’azione, penetrazione, bioconversione e fotoprotezione: questi studi confermano un’azione anticarcinogenetica, fotoprotettiva e stabilizzatrice di barriera (12). Ubichinone (Coenzima Q10) L’ubichinone permette alla cellule di utilizzare l’ossigeno, essendo inserito nella tappa fondamentale della respirazione mitocondriale e, per la sua potente attività antiossidante, controlla la produzione radicalica nelle tappe di produzione dell’energia. È un antiossidante lipofilo, direttamente inserito nelle membrane cellulari e lavora in sinergia con la vitamina E nella tutela del comparto lipofilo dell’organismo (13). L’organismo, pur essendo in grado di sintetizzarlo, perde questa attitudine con l’avanzare del tempo. Infatti, il Coenzima Q10 è considerato come un biomarker dell’invecchiamento, visto che il suo declino si correla molto bene con l’invecchiamento cellulare. La supplementazione topica migliora questa carenza, risultando utile nella prevenzione e trattamento dell’aging cutaneo. Nel lavoro di Hoppe (14), volto a mostrare gli effetti del coenzima Q10 nella prevenzione del fotoinvecchiamento, si evidenzia la penetrazione fino agli strati vitali dell’epidermide, riduzione dei livelli di ossidazione nei cheratinociti umani, della profondità delle rughe e dell’attività collagenasica in fibroblasti UVA-irradiati. I principi attivi antiaging nei prodotti cosmetici. Le certezze Gli !-idrossiacidi (AHA) Gli !- i d rossiacidi sono un gruppo di acidi organici idrofili, strutturalmente correlati tra loro, derivati da fonti naturali (acidi della frutta) o sintetizzati in laboratorio. Sono stati usati per anni come esfolianti, idratanti ed emollienti. Le molecole più usate nel cosmetico sono l’acido glicolico e l’acido lattico. L’acido glicolico è incolore, inodore e insapore. Nei prodotti cosmetici la concentrazione oscilla tra 5 e 15%. Ditre (15) ha paragonato gli effetti dell’acido glicolico, citrico, lattico, tutti a concentrazione 25%, al placebo in applicazione topica per 6 mesi sull’avambraccio. Si è avuto un ispessimento del 25% sulla cute trattata attivamente, con stimolazione del turn-over epidermico e, a livello dermico, aumento dei mucopolisaccaridi acidi, miglioramento della qualità delle fibre elastiche e aumento della densità delle fibre collagene. Il meccanismo che è alla base di queste attività potrebbe essere l’attivazione del Transforming Growth Factor‚ a pH acido. Smith (16) ha studiato l’effetto dell’acido lattico al 5 e 12% applicato per tre mesi su 24 soggetti. Il trattamento al 5% ha migliorato la consistenza e lo spessore epidermico all’ecografia, senza alcun effetto sul derma; il preparato al 12% ha portato ad un aumento dello spessore e della consistenza in ambedue i comparti cutanei, con miglioramento visibile della rugosità. I prodotti cosmetici con concentrazioni di AHA < 8 % sono poco efficaci. Gluconolattone, acido lattobionico Il gluconolattone è la molecola più importante della seconda generazione di AHA. La sua struttura (Figura 1), che contiene un nucleo ciclico, presenta 4 gruppi -OH, che rende la molecola meno aggressiva per la pelle e con uno spiccato effetto idratante, specifica per zone “sensibili” come il contorno occhi e labbra. L’acido lattobionico appartiene alla terza famiglia degli AHA ed è composto, come si evidenzia in Figura 2, da una molecola di acido gluconico legata a una di galattosio con un legame etereo. O HO O OH OH OH Figura 1. Struttura chimica del gluconolattone. OH CH2OH O CH2OH OH !-idrossi COOH OH acido O OH OH Galattosio OH Acido gluconico Figura 2. Struttura chimica dell’acido lattobionico. L’acido lattobionico esercita un’azione antiossidante molto forte, per la capacità di chelare il ferro; inoltre, per i suoi 8 residui –OH, ha un importante effetto idratante, che contribuisce a migliorare il tono cutaneo e a ridurre le rughe sottili (13, 17). I retinoidi I retinoidi sono stati tra i maggiori artefici della nascita della cosmesi dermatologica. Lo studio degli effetti dei retinoidi sulla pelle ci ha insegnato molto più di quanto potevamo immaginare. La ricerca scientifica su questo argomento ha dimostrato come un prodotto topico può modif i c a re l’apparenza della pelle, interfere n d o profondamente con la sua struttura senza effetti collaterali dannosi. Il “golden standard” tra i retinoidi è la tretinoina, forma acida della vitamina A (retinolo) e suo metabolita. Gli studi iniziali dell’attivita della tretinoina sul fotoinvecchiamento risalgono a Kligman negli anni ’80 (18), che, dopo osservazioni su modello murino, confermò che anche sull’uomo l’applicazione topica di tretinoina allo 0,05% determinava un’ipertrofia dell’epidermide, eliminazione pro g ressiva dei cheratinociti displastici o atipici, dispersione uniforme dei granuli di melanina, neoformazione di collagene nel derma papillare e neoangiogenesi. È importante pure chiarire, come fece Kligman qualche anno dopo (19), che la risposta al prodotto non è immediata, infatti necessita di almeno 6 mesi, che i cambiamenti sono più istologici che macroscopici e che la neoangiogenesi, forse non così adeguatamente valutata, dà alla lunga un aspetto più colorito e migliora l’ambiente interstiziale, rimuovendo metabolici tossici accumulati in un tessuto privato della sua fisiologica irrorazione. Ma, come dice lo stesso Kligman “…Retin A is an authentic drug with a substantive capacity to prevent and treat disease…” e, come tale, in Italia non è Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 15 P. Fileccia ammesso nelle formulazioni cosmetiche. Quali delle attività standardizzate con l’uso della tretinoina sono evidenziabili utilizzando i retinoidi ammessi, cioè il retinolo e la retinaldeide? Retinolo Il retinolo rappresenta l’ingrediente più comune delle creme antiaging. Appartiene alla famiglia dei retinoidi. Nell’organismo il retinolo viene convertito nella sua forma attiva, l’acido trans-retinoico (tretinoina), attraverso un prodotto intermedio, la retinaldeide. Nel tempo si è creata una confusione tra i dermatologi sulla capacità del retinolo topico di far regredire i segni del fotodanneggiamento, nonostante la pletora di prodotti cosmetici antiaging che lo contengono. Non c’è consenso generale sulla conversione del retinolo ad acido retinoico sulla pelle: il primo è circa 20 volte meno potente del secondo, quindi per avere bioequivalenza è necessario raggiungere concentrazioni superiori (20). In uno studio recente su 24 pazienti sono state prescritte le concentrazioni 0,15-0,3- 0,6% da applicare per un periodo di 6 mesi. Le modificazioni cliniche ed istologiche si sono avute con le 2 concentrazioni più alte in tutti i pazienti ma solo nel 40% di coloro che utilizzavano 0,15%. Retinaldeide I cheratinociti trasformano il retinolo in retinaldeide e quindi in acido retinoico, processo enzimatico in 2 tappe che coinvolge una deidrogenasi. L’uso della retinaldeide è interessante per 2 motivi: 1. supera la prima tappa di ossidazione del retinolo; 2. poiché solo le cellule ben differenziate sono in grado di operare l’ulteriore ossidazione retinaldeide " acido retinoico, è possibile controllare la trasformazione e migliorare la tollerabilità (21). La retinaldeide è infatti meglio tollerata dell’acido retinico, che causa irritazione locale, riducendo la compliance del paziente. C onclusioni L’esame delle molecole più attive per c o m b a t t e re i segni dell’invecchiamento cutaneo rende conto dei grandi progressi che sono stati fatti nella comprensione dei meccanismi intrin- 16 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 seci ai tessuti la cui alterazione o, più semplicemente, il pro g ressivo esaurimento, porta alla perdita delle caratteristiche della pelle giovane e sana. È giusto, come ha intuitivamente pensato Kligman nel coniare il termine “cosmeceutico” attribuire a questa classe di prodotti un’attività dimostrata e misurabile e una tollerabilità che ne permetta un uso indiscriminato su qualunque tipo di pelle, in un arco di età di almeno quaranta anni, magari più volte al giorno. È nel giusto chi afferma che la scienza dermatologica ha fatto grandi passi avanti da quando ha imparato a interessarsi all’invecchiamento. Le tre categorie trattate - antiossidanti, !-idrossiacidi, retinoidi - sono quelle che hanno consolidato nel tempo le loro premesse di attività e tollerabilità ed è da loro che si parte per proporre nuove molecole che arrivino a potenziare i ragguardevoli risultati raggiunti. Alla prossima per parlare di questi progressi! Bibliografia 1. UNIPRO: I numeri della cosmetica. Marzo 2007 2. Burke KE. Photodamage of the skin: protection and reversal with topical antioxidants. J Cosmet Dermatol 2004; 3:149-55 3. Shindo Y, Wit E, Han D, et al. Dose response effect of acute UV irradiation on antioxidants and molecular markers of oxidation in murine epidermis and dermis. J Invest Derm 1994; 23:470-5. 4. Darr D, Combs S, Dunsten S, et al. Topical vitamin C protects porcine skin from UV radiation-induced damage. Br J Dermatol 1992; 127: 257-53 5. Savini I, Catni V, Rossi A, et al. 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J Invest Dermatol 1994; 103:770-4 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 17 Multicenter study for the evaluation of tolerance and efficacy of a new integrated aminoacidic treatment on the aging face Adele Sparavigna1 Riccardo Forte2 Francesco Saverio Dioguardi3 SU M M A R Y Multicenter study for the evaluation of tolerance and efficacy of a new integrated aminoacidic treatment on the aging face Age-related changes in the dermis mainly consist of reduced thickness and flattening of the dermo-epidermal junction. In aging skin less efficient biosynthetic activities make the newly formed collagen more easily attacked by collagenases and metalloproteinases. We have evaluated the activity of a specific treatment based on an injectable aminoacid mixture plus low molecular weight hyaluronic acid along with food and cosmetic supplementation of the same aminoacids. In the used mixture the aminoacids glycine, proline, leucine and e lysine are in a stechiometric ratio specifically studied to improve collagen neo-synthesis. The aminoacidic treatment produced a very statistically significant reduction of skin roughness evaluated both clinically and instrumentally; in particular, profilometric parameters were significantly decreased after 1 month and dramatically decreased after 4 months. Our results demonstrate that specific aminoacid formulations as substrates to collagen synthetic pathways may have a positive role in improving the ageing signs of the skin. KEY WORDS: Aminoacidic treatment, Aging face Introduction Age-related changes in the dermis mainly consist of reduced thickness and flattening of the dermo-epidermal junction (1). This is particularly true for sun-exposed skin and during menopause in women (2, 3). The alterations of the dermal connective tissue, corresponding mainly to a reduction of the extracellular matrix, are highly responsible for the wrinkling and sagging of the skin, since they determine deep modifications in the mechanical properties of ageing skin. Several studies have demonstrated that ageing unbalances the enzymatic activities related to the synthesis, remodelling and catabolism of the extracellular matrix components in the dermis: collagen, elastin and glycoaminoglycans. As a result, not only do ageing processes induce a reduction of the extracellular matrix, but its quality is also affected. Moreover, in aging skin less efficient biosynthetic activities make the newly formed collagen more easily attacked by collagenases and metalloproteinases. Nowadays, skin can be stimulated to improve quali-quantitative ageing alterations by the intradermal injection of biological substances able to induce a revitalization of the dermis. The most frequently used substance is natural, not cross-linked, low molecular weight hyaluronic acid. In fact, with ageing there is a decrease in the content of glycoaminoglycans in the dermis, in particular of hyaluronic acid, the major non-sulphated glycoaminoglycan of connective tissue ground substance. The reduction in hydrophilic glycoaminoglycans leads to a direct reduction in water content and skin turgor. Interestingly, not only can the injected simple hyaluronic acid molecules 1 Derming, Clinical Research and Bioengineering Institute 2 Italian Society of Aesthetical Medicine 3 Department of Internal Medicine, University of Milan Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 19 A. Sparavigna A, R. Forte, F.S. Dioguardi provide ground substance enrichment and deep hydration of the skin, but they also strongly stimulate fibroblasts to sinthetize new ground substance (4). Moreover, recent publications have suggested the possible positive role of the current greater availability of specific aminoacid mixtures as substrates to collagen synthetic pathways in human organs (5-7). Collagen has a complex molecular structure, due to its particularly regular aminoacidic content. Although there are several different collagen types, in each type every third aminoacid one is glycine, the smallest of all aminoacids. The quite monotonous composition of collagen peptides is not only limited to the highly regular recurrence of the glycine residue, but is also present in the following two positions, called positions X and Y, where position Y is hydroxyproline (OHpro) in 50% of the cases, and hydroxylisine (OHlys) in most of the remaining sequences. These aminoacids are very rarely found in proteins other than collagen. They are fundamental in a cascade of events allowing a reaction forming interand intra- molecular bonds strongly entangling three peptides into fibrils and firmly tightening them into the complex collagen units. Having one glycine every third aminoacid allows peptides to bend regularly and form a left-handed helical structure, entwined with two other peptides in a super-helical structure twisted to the right, greatly similar to the structure of a rope. This gives extraordinary tensile strength and flexibility to collagen fibers. Based on the above, a new integrated treatment was prepared, consisting of a specific “aminoacidic functional cluster” assembled in order to physiologically promote local collagen synthesis through chemotactic stimulus (see Table 1 for the composition) and which includes intradermal injections (injectable aminoacidic mixtures plus low molecular weight hyaluronic acid), cosmetic treatment and food supplementation. The present study was performed in order to evaluate the activity of this integrated treatment on the aging face. Injectable vials Oral solution Cream Liquid patch ted in the study. Investigations were carried out in 103 healthy female volunteers, aged 35 to 60 (average age: 47). All the enrolled subjects had low to moderate skin ageing/photo-ageing, according to a reference photographic scale, and had given their informed consent. Exclusion criteria were: pregnancy or lactation, use of permanent fillers in the past, presence of other systemic pathologies, like autoimmune disease, diabetes, liver and renal insufficiency, heart failure. Subjects who for any reason had taken drugs like aspirin or other NSAID’s, or systemic corticosteroids during the three month preceding the p resent study, were also excluded. The objective of the study was to evaluate the tolerance and efficacy of an intradermal injectable product associated to cosmetic treatment and food supplementation (J a l u p ro® and Proglyme®, Professional Dietetics s.r.l., Milan, Italy) over a treatment period of twenty-two weeks. The study was performed according to a multicenter open study protocol, and the treatment under investigation was administered as follows: 4 intradermal injections - done directly by participating dermatologists using the injectable product (Jalupro®); injections were done once a week, and the first one was done two weeks after the basal visits (subjects had already started to take cosmetic and food supplements two weeks before). Food supplement - one ampoule/day of aminoacid food supplement (Proglyme®, in water or in any other drink) was taken by the subjects from week T-2 to the last intradermal implant, for a total of six weeks. Cosmetic treatment - from T0 to T4: aminoacid cream, applied on the face twice a day (morning and evening) and liquid patch applied twice a week (30 minutes of setting). Three evaluation visits were performed during the study: at baseline (T0), 1 month after the last L-Proline L-Glycine L-Lisine L-Leucine 37,6 43,8 37,6 37,6 50 50 50 50 5,4 5,2 5,4 5,4 7 7 7 Table 1. Aminoacidic composition (%) delivered by tested products. 20 and methods Materials Five dermatological centers participa- Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Multicenter study for the evaluation of tolerance and efficacy of a new integrated aminoacidic treatment on the aging face intradermal implant (intermediate visit, T1) and at the end of the study period (final visit, T4, four months after the last intradermal implant). Clinical evaluations The tolerance of the study treatment was evaluated by recording and monitoring any adverse event and by dermatological assessment of objective symptoms as erythema, oedema, papules, pustules or other symptoms at baseline and on each successive visit. During the visits the following clinical evaluations (visual score) were performed on the right or left face side, according to a previously completed randomization list: skin roughness (at the level of nasolabial folds and periocular area according to reference photographic scales, skin smoothness (surface microrelief), skin tonicity and skin brightness. The efficacy of the study treatment was assessed by visual evaluation conducted at baseline, at T1 and at the end of the study. Wrinkles grade (at the level of nasolabial folds and in the area around the eyes) was determined using a reference clinical and photographic scale (0= no wrinkles, 1= very mild, 2= mild, 3= quite evident, 4= evident, 5= very evident, 6= marked, 7= very marked. 0, 1 and 7 are exclusion criteria). Surface microrelief evaluation was performed according to a cheek surface photographic scale (1= very regular, 2= regular, 3= irregular, 4= very irregular). Skin tone and skin brightness were evaluated using a visual score (0= very mild, 1= mild, 2= medium, 3= marked, 4= very marked for skin tone and 1= very opaque, 2= opaque, 3= normal, 4= luminous for skin brightness). At the end of the treatment (final visit) each volunteer gave her personal judgment on the efficacy of the study treatment on deep and superficial wrinkles, as well as on elasticity, smoothness and brightness of the skin. In this paper, we have arbitrarily decided to define as antiageing activity on the face the possible positive influence on skin aging evaluated and measured locally through any eventual improvement in the thickness of nasolabial skin folds, as described in Instrumental Evaluations. Instrumental evaluations A part of the enrolled subjects (n= 21) was also submitted to instrumental evaluations using the optical profilometry technique previously described in the literature (12-14). These subjects were also administered an additional intradermal injection at T4 and were reevaluated at T6 months. At baseline and subsequent visits (T1 and T4) skin replicas at the level of nasolabial folds were taken (right or left side, according to a randomization list). Replicas were obtained using silicone rubber (Optosil, Heraeus Kulzer GmbH & Co, KG) and allowed the evaluation of the dimension of the wrinkles by computerised image analysis. Image analysis of the replicas (optical profilometry): this evaluation was conducted through a computerised image elaboration (Image Pro Plus, Media Cybernetics Inc., USA). Replicas were illuminated with a 45° incident light, which creates shadows behind crests that can be photographed, digitised and analysed. The shadows were transformed into a grey scale, where grey intensities were directly proportional to shadow intensities and therefore to wrinkle depth. Shadows were detected by thresholding. By defining an area within the image, and by tracing a segment of known length in a defined position across the wrinkle and perpendicular to it, it was possible to calculate the following profilometric roughness parameters: Ra= roughness average parameter which is the arithmetic mean of all ordinates from the mean line of the profile. Rt= maximal depth of wrinkles. At baseline (T0), T1, T4 and T6 frontal and profile standard pictures of the 21 volunteers were also taken. Self-evaluations During the final visit, each volunteer filled in a questionnaire regarding the efficacy of the treatment under study on deep and superficial wrinkles, as well as on the elasticity, smoothness and brightness of the skin of their faces (using the same score for each item: very marked; marked; medium; mild; absent). Statistical analysis of data The statistical evaluations of the visual and instrumental data (adjusted means and standard deviation) and their relative graphs were performed at the times required by the protocol. The statistical analyses of the clinical and selfevaluation data were performed using the Wilcoxon and Friedman tests. The analysis of all parametric data was done using the Student’s t test. Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 21 A. Sparavigna A, R. Forte, F.S. Dioguardi Figure 1. Results of relevant clinical signs as erythema, oedema, papules, pustules or the like. Clinical evaluation of efficacy - The evaluation of the efficacy of the treatment under study took into account the above mentioned aging signs. An example of treatment efficacy is shown in F i g u re 1. The statistical evaluation of the clinical data was performed using the Wilcoxon test. One month after the last intradermal implant (T1), a significant and important improvement of nasolabial folds (p <0.001) in 74% of the treated cases was obtained; in particular, in 59% of the subjects the visual score improved by 1 degree, in 12% of the subjects by 2 degrees and in 3% of the subjects it improved by 3 degrees. Data obtained at the end of the test (T4), confirmed T1 Clinical evaluations Tolerance - The tolerance of the tested products was judged as very good and no adverse event occurred during the study period (final investigators’ opinion: 81%= excellent, 18%= good). The good tolerance was confirmed by the volunteers’ opinion; as a matter of fact, only few subjects underlined the appearance of a slight erythema with a burning sensation following the first cream and/or liquid patch application and lasting few minutes. Clinical evaluations performed during the entire treatment period demonstrated the absence 0% 0% 0% 2% 1% 4% 11% 0% 6% 0% 2.1% 1% 4% 11.5% 26% 30% 49.5% 29% 29% 47% 51% 63% 58% 52% 71% 69% 48.5% 47% 35.4% 26% 12% 0% 0% 0% 1% Wrinkles Skin tonicity Skin brightness Cutaneous skin area around microrelief the eyes Worsened Not changed Improved by 1 grade Improved by 2 grades Improved by 3 grades Figure 2. Visual evaluation one month after the last intradermal implant (T1). 22 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 15% 0% 0% 0% 0% Wrinkles Skin tonicity Skin brightness Cutaneous skin area around microrelief the eyes Worsened Not changed Improved by 1 grade Improved by 2 grades Improved by 3 grades Figure 3. Visual evaluation at the end of the treatment period (T4). 0% 0% 0% 18% 0% 1% 2% 44% 81% 54% Excellent Good Medium Poor Bad Figure 4. Tolerance evaluation of the tested product by the investigators at the end of the study. 12% 15% 24% 30% 28% 35% 42% 53% 50% 45% 35% 35% 15% 15% 3% Deep wrinkles Absent 7% 5% 1% Superficial wrinkles 3% Skin tonicity Light Medium 15% 4% 1% Smoothness Marked 23% 4% 0% Skin brightness Very marked Figure 6. Efficacy evaluation by the volunteers at the end of the study. results; in fact, in 72% of the subjects a statistically significant improvement (p <0.001), at least 1 degree, was still present (in 62% of the subjects it improved by 1 degree; in 10% of the subjects by 2 degrees). No worsened case was observed. 1 month after the last intradermal implant (T1), a very significant improvement in skin roughness in the periocular area was found in 51.5% of the subjects (p <0.001); in particular, in 49.5% of the subjects the visual s c o re improved by 1 degree and in 2% of the subjects it improved by 2 degrees. Moreover, at T1 one could see a very significant (p <0.001) i m p rovement in skin tonicity in 74% of the subjects (improved by 1 degree in 63% of the subjects and by 2 degrees in 11% of the subjects), in skin brightness in 88% of the subjects (improved by 1 degree in 58% of the subjects, by 2 degrees in 26% of the subjects Excellent Good Medium Poor Bad Figure 5. Efficacy evaluation by the investigators at the end of the study. and by 3 degrees in 4% of the subjects), and in cutaneous micro relief in 30% of the subjects (improved by 1 degree in all subjects), as re g a rds all enrolled subjects. Evaluations performed at the end of the study (p <0.001 T0 vs T4 for all considered visual scores) confirmed the T1 results, showing the bio-revitalizing activity of the study treatment. In fact, a statistically significant improvement (p <0.001) in the scores of wrinkles around the eyes, skin tonicity, skin brightness and cutaneous microrelief was found respectively in 53% (improved by 1 degree in 47% of the cases and by 2 degrees in 6% of the cases), 64.6% (improved by 1 degree in 51%, by 2 degrees in 11.5% and by 3 degrees in 2.1% of the cases), 85% (improved by 1 degree in 52%, by 2 degrees in 29% and by 3 degrees in 4% of the cases) and 29% (improved by 1 degree in all cases) of all studied cases. No worsened case was noticed. Volunteers’ judgment on efficacy - 82% of the volunteers appreciated the efficacy of the treatment on deep wrinkles (12% as very marked, 35% as marked, 35% as medium) while 92% of the subjects noticed the effect on superficial wrinkles (15% as very marked, 42% as marked, 35% as medium). Moreover, 92% of the subjects reported an improvement in skin tonicity (24% as very marked, 53% as marked, 15% as medium), 95% in skin smoothness (30% as very marked, 50% as marked, 15% as medium) and 96% in skin brightness (28% as very marked, 45% as marked, 23% as medium). The significance of the self-evaluation data was demonstrated by a Friedman test. A further assessment of global efficacy performed by the investigators confirmed these results (54%= very good, 44%= good, 2%= medium). Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 23 A. Sparavigna A, R. Forte, F.S. Dioguardi Instrumental evaluations An instrumental evaluation of the profilometric parameters was conducted on 21 of the 103 enrolled subjects. The statistical evaluation of the profilometric data was performed with a Student’s t test. The image analysis of nasolabial folds at T0, (baseline), T1 (intermediate visit) and T4 (final visit) provided the following results: statistically significant reduction, at T1 and T4, of average Ra (p <0.001 from mean basal value of 17.53 to 13.27 at T1 and 10.5 at T4, corresponding to 24% of reduction at T1 and 40% at T4); statistically significant reduction, at T1 and T4, of Rt (p <0.001 from mean basal value of 72.21 to 54.07 at T1 and 49.12 at T4, corresponding to 25% of reduction at T1 and 32% at T4). Moreover, regarding the comparison between data at T1 and T4, a progressive and statistically significant improvement of the Ra parameter (p <0.05 T1 vs T4 for Ra) corresponding to a 26% reduction was demonstrated. T6 evaluations (clinical scores of nasolabial folds, wrinkles around the eyes, skin tonicity, skin brightness, cutaneos microrelief and optical profilometry on nasolabial folds skin replicas) were performed two months after the additional intradermal implant. For all considered parameters, the results obtained from the comparison of T6 and T4 did not show any statistically significant variation, underlining how the “bio-revitalizing” effect (i.e., using physiological drives for promoting improvement of biological activities) of the study treatment seen at T4 was still present at T6, although during this period (from July to September) all subjects had exposed their face to strong sun irradiation for a long time and had not regularly taken the cosmetic and food supplements of the treatment under investigation. Discussion The activity of intradermal injections of hyaluronic acid as a biorevitalizer is already well-known: several studies in the literature report a good antiage efficacy due to extracellular matrix augmentation, deep hydration and even antioxydizing activity of hyaluronic acid. Adequate aminoacids refueling of the skin is evidently indispensable for the maintenance of its integrity or repair. One of the first studies on 24 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 this matter observed the negative incidence of protein-energy malnutrition effects on infection rate, healing, and mortality in elderly burn patients (8). Later, some other papers dealt with alterations of macronutrients balance and skin, especially regarding diabetes (9), anorexia nervosa (10) and postmenopausal women (11). All those papers linked poor availability of nutrition substrates and damage or atrophy of the skin. More recent studies have suggested the possible positive role of the current greater availability of specific aminoacids formulations as substrates to collagen synthetic pathways in other organs (5-7). Food supplementation with aminoacids has represented the first approach to the problem of atrophy in aging skin. This is certainly useful for the systemic treatment of the entire tegumentary apparatus. Ageing faces require stronger and more localized treatment, and in this case an intradermal injection of aminoacids could be a more effective choice, even more so if accompanied by the use of skin care cosmetics containing similar aminoacids formulations. For this reason, we have decided to evaluate the activity of a specific treatment based on an injectable aminoacid mixture plus low molecular weight hyaluronic acid along with food and cosmetic supplementation of the same aminoacids. In the used mixture the aminoacids glycine, proline, leucine and e lysine are in a stechiometric ratio specifically studied to improve collagen neo-synthesis. The aminoacidic treatment under study produced a very statistically significant reduction of skin roughness evaluated both clinically and instrumentally; in particular, profilometric parameters were significantly decreased after 1 month and dramatically decreased after 4 months. In particular, regarding the profilometric parameters, an important and significant decrease of average and maximum depth of nasolabial folds (filling efficacy) was demonstrated, while the reduction of the visual score of periocular wrinkles showed how the study product had an important “lifting” activity on the wrinkles (antiage activity). Clinical evaluations and efficacy judgements by the volunteers significantly confirmed the efficacy of the treatment. In conclusion, our results demonstrate that specific aminoacid formulations as substrates to collagen synthetic pathways may have a positive role in improving the ageing signs of the skin. The treatment protocol defined for the study was found effective. It remains to be established Multicenter study for the evaluation of tolerance and efficacy of a new integrated aminoacidic treatment on the aging face whether this treatment can be used for “combination” antiageing therapies, that is if it would be possible to combine it with other treatments like chemical peeling, laser resurfacing and fillers and, if so, using which protocols. 5. Vinciguerra P, Camesasca F, Ponzio D. Use of aminoacids in refractive surgery. J Refract Surg 2002; 18(S):S374-7. A 7. Babraj JA, Smith K, Cuthberson DJ, Rickhuss P, Dorling JS, Rennie MJ. Human bone collagen synthesis is a rapid, nutritionally modulated process. J Bone Miner Res 2005; 20:930-7 knowledgments The Authors wish to thank the following dermatologists who participated in this multicenter trial: Rigoni C., Cantù A., Frasca N. (Italian Women Dermatologists Association) Politi G.R. (Medical Center, Albenga) R eferences 1. Waller JM, Maibach HI. Age and skin structure and function, a quantitative approach (I): blood flow, pH, thickness and ultrasound echogenicity. Skin Research and Technology 2005; 11:221-235 2. Chen L et Al. The use of high-frequency diagnostic ultrasound to investigate the effect of hormone replacement therapy on skin thickness. Skin Research and Technology 2001; 7:95-7 3. Pierard GE et Al.Comparative effect of hormone replacement therapy on bone mass density and skin tensile properties. Maturitas 2001; 40:221-7 4. Ghersetich I. Management of aging skin. Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology 1995; 9 (Suppl.1): 51-51(1) 6. Vinciguerra P, TorresMugnoz I, Camesasca F. 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Authors describe the clinical experience on skin biorevitalization with long chain polynucleotide gel (Plinest®) for intradermal infiltration – a class III medical device, biocompatible, natural, entirely resorbable and not requiring allergy test. 143 patients of both sexes were submitted to 3 or 4 sessions of intradermal infiltration with the product in study according to the type of skin. The evaluations were performed before and 30 days after the last treatment. Results: The physician global assessment was positive in 91% of the cases, with a clinical improvement due to the reduction of superficial fine wrinkles and to a best appearance of the skin mainly pronounced in the cheeks, in the periocular area and in the neck. A digital skin measurement system for hydration, sebometry, pH and elasticity was performed in 14 patients. Data showed increase in hydration, and improvement of elasticity (21,8%). The product was very well tolerated and the injections did not cause much pain. There were no cases of severe side effects due to the product used in the study. The data obtained till now are in accord with the action of stimulous of secretion of collagenic and non collagenic proteins by fibroblasts, due to the activity of long polynucleotides molecules, but a greater number of cases are suitable to confirm these clinical results. KEY WORDS: Polynucleotides, Biorevitalization, Biostimulation, Aesthetic medicine, Aging Introduction The desire for a healthy youthful skin belongs to a wide range of age: from the third decade of life wrinkles can appear, mainly in sun exposed areas of the skin. The aging process depends on both intrinsic and environmental factors. Intrinsic factors are due to genetics and in women it depends on changements in hormone production during peri and post menopausal period. There are several environmental factors of skin aging among which UV radiation plays an important role. With aging the skin changes in different layers but there is no doubt that wrinkling of senescent skin is almost entirely the result of changes in the dermis (1, 2). In the aging process the dermis diminishes in bulk, in absolute terms the collagen decreases with age, elastic fibers are reduced in number and degenerate; and a steady decrease in the number and size of cells like fibroblast also appears (3). There are many treatment options, but nowadays in aesthetic medicine patients prefer low invasive, well tolerated pro c e d u res, making the skin fresher and younger. The best compliance is with treatments allowing the patients the prompt re t u rnto social life and without the interruption of normal daily activities. This is the reason why the skin biorevitalization is one of the more frequent treatments in aesthetic medicine. This study focuses on an original and new class III medical device for skin biorevitalization con- Department of Plastic Surgery IRCCS – Galeazzi Hospital - Milan, Italy Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 27 M. Cavallini, M. Papagni taining long chain polynucleotides gel. The product must be injected into the superficial derma and the integration between the gel and the matrix of the dermis optimize the biorevalization action of the skin. The purpose of this study is to describe the clinical experience on skin biorevitalization with long chain polynucleotides gel, focusing on safety, tolerability, techniques and clinical effects. Patients and methods nique can be used to treat the skin in every part of the face and of the body. the linear technique consists in the filling of superficial and/or medium dermis, following the wrinkles or the Langer lines, or in large areas as the cheek or in the nasolabial folds. the cross-link technique consists of a net of linear intersecting infiltrations. It allows the product to distribute over the whole area, and is mainly suggested for treating larger areas, for instance the cheek region. Patients The product Plinest® is a gel, consisting of highly purified - natural origin long chain polynucleotides (20 mg/ml concentration) (4). It is marked in pre-filled glass syringe with 1.3 ml of high molecular weight sterile and apirogenic polynucleotides. It is a class III medical device, biocompatible, of natural origin and allergy testing is not necessary. The product underwent many in vitro and in vivo tests, showing the absence of local and systemic toxicity respecting the UNI rules of medical devices (cytotoxicity for direct contact, allergic sensitization, mutagenicity testAmes test, intracutaneous reactivity, Irritation test). In the clinical use it is noted a high tolerability and total absence of important side effects. Infiltration techniques Plinest® is a handy product that can be injected into derma with very thin needles (30G), which greatly reduce any discomfort to the patient. The implant techniques used were : the serial puncture injections (micro wheals technique), the re t rograde linear injections and the cross-link technique. the serial puncture technique or micro wheals technique consists of serial intra dermal injections every 0,5-1 cm of small quantity of the p roduct to cover all the area to treat. This tech- From June 2005 to May 2007, 148 patients of both sexes (134 females and 14 males), with ages ranging from 32 to 75 years, were treated with long chain polynucleotides for skin biorevitalization. Inclusion criteria included: healthy patients, ages ranging from 18 to 75 years, written informed consent, five or more years of school, phototype I-IV and if female not in pregnancy or breast-feeding. Exclusion criteria included: severe concomitant diseases, hypersensitivity to the product in study, abuse of alcohol or other drugs and smoking (>20 cigarettes a day). Clinical evaluations were carried out before treatment (T0) and 30 days after the end of the initial treatment phase (follow up visit). The treatment efficacy was evaluated by patient and physician assessment and by the analysis of digital pictures. The objective and subjective tolerability of the product used was evaluated during each intradermal infiltration. The physician assessment was evaluated with a quartiles scale (worsened, unchanged, improved, highly improved) (5). The patients satisfaction rate was evaluated during the followup visit and has been recorded with a 0-10 visual analogue scale (VAS) with 0 designated as the absence of improvement and 10 the best improvement with the best satisfaction of the patient. The VAS was chosen because it is easily adminis t e red and is well accepted by patients (6). Treated areas Face Neck Décolleté Back of the hands Total Table 1. Treated areas. 28 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 132 55 14 9 210 Figure 1. Physician global assessment. Long chain polynucleotides gel and skin biorevitalization BEFORE AFTER Figure 2. a) Patient before neck treatment with long chain polynucleotides; b) The same patient one month after four treatments with long chain polynucleotides. A reduction of fine wrinkles, an improvement of tonicity and appearance of the skin are shown. Moreover, in 14 cases a digital skin measurement system (Callegari Soft 5,5) was used to determine, pre and post-treatment, skin surface hydration level, skin surface sebum content and skin pH level. The evaluation of the elasticity of the skin was evaluated with the principle of stress and deformation of skin by suction application. Negative pressure is created into the device, is measured the resistance of the skin to be sucked up by negative pressure (7, 8). This parameter is slightly lower in dense and supple skin, like young skin, while it is higher in adult skin, where the carrying structure of derma is compromised and cannot oppose resistance to an applied force. Protocols of treatment Two different protocols of treatment have been used: 1) prevention treatment, for younger skin, consisting of a 3 infiltrations treatment - one every 3 weeks - followed by a maintenance treatment every 2-3 months, and 2) recov e ry treatment, a stronger treatment for aging skin, consisting of 4 infiltrations treatment, one e v e ry 1-2 weeks, followed by maintenance sessions every 1-3 months. An average of 1 or 2 ready to use glass syringes are required per application. Results148 patients of both sexes (134 females and 14 males), were treated with long chain polynucleotides for skin biorevitalization, mean age 46 years (from 32 to 75 years). Five patients did not complete the investigations with the follow-up visit for reasons independent of the study, therefore 143 patients could be evaluated. In most cases (91 patients) only one skin area was treated, in 37 patients two skin areas were treated simultaneously and in the other cases (15 patients) more than two skin areas were treated simultaneously. The face was the skin area more frequently treated (132 patients), other treated areas were neck, décolleté and back of the hands (Table 1). The patients’ satisfaction rate, mean score of VAS evaluation, was 7.1. This subjective judgment was confirmed by the analysis of pre and post-treatment digital pictures. The physician global assessment during the follow-up visit (Figure 1) was positive. In fact in 91% of the patients the physician noted a clinical improvement (73% improved and 18% highly improved), due to the reduction of superficial fine wrinkles and to a better aspect of the skin that showed to be more tonic. In particular this result was noted in the treatment of the face, above all in the check, periocular area and neck (Figures 2a-2b). It has been pointed out that in the days immediately following infiltration it is clinically observed an increase in turgidity of the skin, but the best clinical results are visible approximately one month after treatments, thanks to the specific mechanism of action that promote an increase in the number of fibroblasts and their metabolic activation. Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 29 M. Cavallini, M. Papagni Skin hydration test N. patients Sex Pre Post Difference Diff % Skin elasticity test 14 F 62.06 74.00 11.94 14.69 N. patients Sex Pre Post Difference Diff % 14 F 17.69 14.81 2.88 21.78 Table 2. Patients evaluation with digital skin measurement system (Callegari Soft 5.5). Evaluations have been recorded before (pre) and one month later the end of treatment (post). The results are also supported by a digital skin measurement system obtained with pre and post-treatment registration of hydration, sebometry, pH and elasticity. 14 female patients have been studied, mean age 38 years (min 22, max 48). All the patients were submitted to the “preventive” cycle of treatment, with 3 sessions of injections with polynucleotides. The evaluations have been recorded before and one month after the end of the treatment. The results showed no interesting changes in pH parameters and sebometry; instead they showed satisfactory results about the of hydration (+14.7%), and the interesting increase of elasticity with an improvement of 21.8% (Table 2, Figure 3) in accord with the action of stimulation of secretion of collagenic and non collagenic proteins by fibroblasts, due to the activity of long polynucleotide molecules. The data obtained till now with this device are indicative of an important action on the skin by macromolecular polynucleotides but a greater number of cases are necessary to confirm these results. However, this clinical experience, besides still in progress, confirms objectively what is found in subjective way both from patients and physicians with the use of this product. There were no cases of severe side effects due to the product used in the study. The injections are very well tolerated and do not cause much pain. To achieve a most atraumatic injection it is recommended to change the needle during more extensive interventions, two 30G sterile needles are provided with each syringe for better patient’s compliance. In sensitive patients it is possible to apply a local anaesthetic cream, but often during following treatments also sensitive patients do not require the use of the local anaesthetic cream. Eyes skin-surrounding areas must be treated cautiously because haematoma can develop following any kind of infiltration procedures. 30 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Slight erithema or a modest oedema in the treated areas are rarely observed. The injected material spreads quickly and in most cases it disappears after few hours. Sometimes, in particular thin areas like neck and eyes surrounding, after superficial and great micro wheals injections it is possible to have the persistence of micro wheals between 6 and 36 hours. Comments The use of long chain polynucleotides in anti aging treatments to achieve orthodermy derives from more than 50 years of experiences on polynucleotides mainly focused on wound healing. Polynucleotides are considered to be important biostimulating agents for their action on many different cells type among which dermal fibroblasts, as attested by the long list of international bibliographic references on their use. Many studies show that nucleotides and nucleosides stimulate cell growth (9, 10) and wound healing (11, 12). In various in vitro studies polynucleotides show trophic action on human fibroblasts in primary cultures and stimulate the secretion activity of collagen proteins and of other proteins of the extra cellular matrix (13). Moreover clinical experiences in aesthetic medicine with polynucleotides mainly focused on skin biorevitalization (14-16), correction of depressed scars (17-18) and striae distensae (19-21). The new long chain polynucleotide gel formulation is specifically designed for aesthetic medicine biorevitalizing treatments. These particular polynucleotides are characterized by high water binding capacity and viscoelasticity. Intra-dermal infiltrations can build up the extra cellular matrix, with a prompt increase in skin elasticity, tone and turgor. Another benefit is Long chain polynucleotides gel and skin biorevitalization achieved by the free radicals scavenging properties of macromolecular polynucleotides. During the polynucleotides biodegradation due to enzymes located in the extra cellular space (22, 23), many metabolites are produced and available to increase the protective action against free radicals (24). Moreover, in vitro studies on UVB irradiated fibroblasts (25), and in vivo trials on healthy volunteers (26), confirmed the protective action carried out by polynucleotides against sun damages. Prolonged iso-osmotic hydration and anti-radicals action contribute to recreate the most favourable physiological conditions in the dermal matrix that stimulate fibroblast metabolic activity and regeneration. By optimising their vitality and secretion activity, autologous fibroblasts can restore the balance of the derma, and particularly all the different elements composing either the amorphous matrix (like glucosaminoglycans, glicoproteins, fibronectin) or the fibrillary matrix (collagen, elastic and reticular fibrils), therefore accomplishing a virtuous circle that ensure long lasting bio-re v i t a l i z i n g effects of Plinest®. Plinest® can be used both like a single antiaging therapy to give an improvement of the quality of the skin and like a preparing treatment for other medical and surgical procedures (like laser, chemical peeling, radiofrequency, surgery). In fact the increase of collagenic and non collagenic substances in the dermis gives better conditions in the results obtained with other techniques for the better responses and reductions of side effects. Protocols of treatment are particularly suitable to light and moderate aging and photo aging cases, to thin and dry skin, to prevent skin aging and sun damage, to prepare the skin before sun exposure. Plinest® can be administered in an integrated manner with other rejuvenating treatments. Especially the skin biorevitalization before dermal filler implantation, peeling, laser treatment improve and extend the effect of the treatment done. Protocols of treatment can be used also to prepare the skin before aesthetic surgery procedures like mini-lifting, lifting or blefaroplasty etc (15). There are also many other clinical experiences on the use, in the last two years, of long chain polynucleotide gel in the treatment of aging skin, particularly of the face, neck and décolleté, the back of the hands (27, 28), and in presence of skin dystrophy like striae distensae (29) confirming the results obtained in this clinical study. Conclusion The use of heterologous substances in aesthetic medicine can provide a temporary volumetric increase of the tissues, without any specific metabolic action on fibroblast. Instead, modern substances used in biorevitalization are designed to promote an increase on fibroblasts’ number and metabolic activity and long chain polynucleotides are considered to be important biostimulating agents for their specific action on fibroblasts. In conclusion the product in study helps the skin’s own cells to combat the effect of aging because fibroblasts produce the necessary collagenic and non collagenic molecules to revitalize those areas of the face or body that show unwanted signs of aging. This in turn can improve the elasticity and general texture of the skin, giving a more youthful appearance. The results of the study are very satisfactory also because the product is easy to use, has the patients’ compliance, with no significant side effects known so far. References 1. Ebling FJ. 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To this day no prognostic index exists and no standard symptomatic reference scheme has been established to evaluate the clinical course of the disease, in order to point dermatologists toward an appropriate therapeutic path and to guide researchers approaching new treatments. In this paper we present a new evaluation index called Vitiligo Activity Index, an easy tool that enables dermatologists to relate the disease activity to a precise numerical value. KEY WORDS: Vitiligo Activity Index, Vitiligo Introduction Vitiligo Vulgaris Bilateral (VVB) is a disease that causes the formation of ipochromic/achromic patches of skin and its pathogenesis is almost certainly autoimmune (1-5). Conventional therapy consists mainly of immunosuppressant and ultraviolet B narrow band phototherapy (6). Similarly to other autoimmune diseases, VVB clinical course is extremely variable, alternating periods of progression, stationary states and a few spontaneous events of repigmentation (7). To this day, VVB course evaluation was almost exclusively based upon the patient’s own observation and on the description of the patient’s impressions to the dermatologist. One of the major causes of therapeutic failure is the lack of prognostic indexes and lab-based data that describe the actual activity condition of VVB. In order to make up for this deficiency, we identified morphological skin signs that are pathognomonic of a recent disappearing of melanocytes or of recent repigmentation. Some of the morphological signs identified in this study have already been described in other scientific papers (such as follicle repigmentation); other signs are described for the first time in this article. An exhaustive study of morphology in vitiligo patches led us to the conclusion that they are actually interrelated with vitiligo activity and progress. On the basis of our observation data, derived from a ten year long experience in vitiligo research and therapy, we suggest the introduction of an index called Vitiligo Activity Index (VAI), in order to quantify and describe the level and nature of activity of the disease. In our opinion, VAI quantifies the disease aggressiveness or repigmentation and therefore allows a more appropriate therapy choice and a rapid evaluation of the therapy progress. Our goal is the creation of an index that can be easily consulted and understood by patients and doctors alike and that can lead to a quick evaluation of the subject’s dermatosis. G.I.S.V. (Gruppo Italiano di Studio e Terapia della Vitiligine), Pisa e Firenze, Italia Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 35 G. Menchini, C. Comacchi Methods O b s e rvations data on the clinical and morphological status of VVB patches, gathered in ten years of activity in the field, led us to discover the pathognomonical signs of the disease’s improvement, worsening and stationary status. Morphological features of a worsening VVB patches are mainly two: pinpoint depigmentation and edge delamination. Pinpoint depigmentations develop in close proximity of the mother patch or on healthy skin, in the shape of small ipochro m i c / a c h romic dots measuring approximately 1-2 millimetres; in absence of therapy this dots develop in time centrifugally and they merge originating a new patch or expanding the existent mother patch. This sign is found most commonly, but not exclusively, on limbs and torso (Figures 1, 2). Figure 1. Pinpoint depigmentation of patch edges on medial wrist surface in a young female patient with worsening VVB. Figure 2. Pinpoint depigmentation in male subject, 33 years old, with worsening VVB. Pinpoint depigmentation a few millimetres away from the main patch edge appeared in a few days and developed centrifugally into the patch, as shown also by pronounced delaminated edge areas, in the upper left side. 36 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 a) b) Figure 3. Edge delamination of a patch in male patient, 43 years old, with worsening VVB. It is clearly noticeable how the patch edge, particularly on the left border, gradually fades from initial white to natural skin colour; here it is shown in normal lightning (a) and under Wood’s lamp (b). Another sign of the pro g ress of the disease is edge delamination that is the whitening of pigmentation around the edge of a VVB patch that in time will expand and include the whitened area. This phenomenon confers to the patch a distinctive appearance; in common patches only two kinds of pigmentation appear: the whitened ipochromic/achromic area and the darker surrounding skin, while in delaminated patches a few strips of intermediate pigmentation are noticeable between the two previously mentioned tones. Edge delamination is supposedly due to the gradual disappearing of healthy pigmentation around the patch edges, indicating an increased VVB activity (Figure 3). Edge lamination is the phenomenon that some researchers in the past identified as “trichromic” or “quadrichromic” vitiligo, we assign to it a completely different value (8-10). The main sign of repigmentation is commonly known as “follicle repigmentation”, that is the development of small healthy coloured dots mainly localized in follicles; in time the dots expand and restore the whole patch to the natural skin tone (Figures 4, 5). Stationary patches have defined edges and none of the previous phenomena are noticeable around them (Figure 6). Evaluating this signs as indicators of the disease Vitiligo Activity Index, a new activity evaluation index for bilateral vitiligo vulgaris Figure 4. Follicle repigmentation in a male patient, 28 years old, with improving VVB following up a UVB narrow band phototherapy. The pinhead size of follicle repigmentation is clearly noticeable. a) course worsening or improvement, we formulated a classifying index of VVB clinical activity level, called Vitiligo Activity Index. As shown in Figure 7 we divided skin surface in eight areas: head, neck, torso, genitalia, right arm, left arm, right leg and left leg; each and every one of this area should have its own evaluation following the criteria we propose. First step in VAI index evaluation is counting the areas where vitiligo patches appear; the resulting value (between 0 and 8) is called Vitiligo Affected Areas (VAA) and represents a rough evaluation of vitiligo extension on the subject. Should a patch cover more than one area, all the covered areas are taken into account and considered as affected. Evaluation should proceed with a morphological analysis of VAA patches with a dermatoscope, following these three simple rules: 1) If the area presents patches with pinpoint depigmentation or laminated edges, even if stationary patches are present or there are noticeable signs of repigmentation, the value to be assigned to the area is 3. 2) If the area does not contain pinpoint depigmentation or edge lamination but it presents improvement signs such as follicle repig- b) c) Figure 5. Pictures of lumbar region patch in young VVB male patient taken at the beginning of therapy (a), after a month (b), after two months (c). Repigmentation dots progressively increase in diameter and later merge giving to small areas of the patch a healthy pigmentation. Figure 6. Example of stationary patch. Edges are well-defined and there is a clear difference between the vitiligo patch tone and the healthy skin tone without delamination. Armpit patches in young VVB female patient, 28 years old. Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 37 G. Menchini, C. Comacchi mentation, the value to be assigned to the area is -1 (minus 1). 3) If the area presents no noticeable signs of improvement nor signs of worsening but only stationary patches, the value to be assigned to the area is 0 (zero). At the end of this stage, every area should have a value, adding the singular values of every area we obtain another value, called Vitiligo Activity Score (VAS), varying from -8 to 24. Negative VAS values indicate an improvement, while positive ones indicate a worsening of VVB. The ratio between VAS and VAA is the Vitiligo Activity Index value (VAI), between -1 and 3, VAI can give us the same information as VAS not taking into account the affected skin surface (Figure 8). Conclusions Vitiligo therapy has always been one of the major critical point for dermatology, and we believe one of the causes of this situation is the lack of a clinical score that can evaluate the disease’s aggressiveness or the treatment reaction. The evaluation system currently in use in the field, which is based on the measuring of the surface of patches through photographical data, is extremely complex and represents a very little aid to dermatologists. Identification of clinical signs of vitiligo worsening or improvement constitutes a major progress in VVB research and treatment; it also means that we can formulate a precise activity index. VAI, being a description of VVB activity level based upon morphological variations of patches, represents a major benefit in many regards: for dermatologists VAI represents an active aid in therapy and treatment choice, for instance a worsening case of vitiligo re q u i res a more immunosuppressant kind of therapy rather that one of repigmentation. Furthermore, VAI makes follow-up easier and quicker since in a few minutes dermatologists can evaluate the subject’s state of improvement or worsening and therefore calibrate the therapy accordingly. VAI also represents a fundamental tool for comparing diff e rent therapeutical protocols, in order to formulate an ideal therapy. 38 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Figure 7. Skin surface mapping for VAI calculation. VAI calculation form. VAI= VAS/VAA Vitiligo Activity Index = Vitiligo Activity Score / Vitiligo Affected Areas Stable Improvement -1 Worsening 0 1 2 3 Figure 8. Vitiligo Activity Index formula. Vitiligo is proportionally worsening when VAI value is higher than 0, while the patient is improving when VAI value is below 0. We used VAI in our daily clinical practice and we noted a direct relation between VVB activity degree and VAI value, yet we need specific scientific proofs in order to verify our observations and present them to the whole scientific community of field researches. Vitiligo Activity Index, a new activity evaluation index for bilateral vitiligo vulgaris References 1. Rezaei N, Gavalas NG, Weetman AP, Kemp EH. Autoimmunity as an aetiological factor in vitiligo. J Eur Acad Dermatol Venereol 2007; 21:865-76 2. Ram M, Shoenfeld Y. Harnessing autoimmunity (vitiligo) to treat melanoma: a myth or reality? Ann N Y Acad Sci 2007; 1110:410-25 3. Uchi H, Stan R, Turk MJ, Engelhorn ME, Rizzuto GA, Goldberg SM, Wolchok JD, Houghton AN. Unraveling the complex relationship between cancer immunity and autoimmunity: lessons from melanoma and vitiligo. 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Sehgal VN, Srivastava G. Vitiligo: compendium of clinico-epidemiological features. Indian J Dermatol Venereol Leprol 2007; 73:149-56 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 39 Impiego di lamine autoadesive di poliuretano per il trattamento compressivo degli emangiomi infantili. Osservazioni preliminari Lucia Restano Carlo Gelmetti SU M M A R Y Use of self adhesive polyurethane dressing to gain compression of haemangiomas of infancy. Preliminary observations Compression therapy, used alone or in combination with other treatments (e.g. local or intralesional glucocorticoids, laser), is a well established treatment of haemangiomas of infancy (1-5). It is usually obtained by elastic bondages or customized form-fitting garments. However, physicians have been less inclined to consider it inasmuch as it may be difficult to obtain, especially in certain body sites. We report our experience in using self adhesive polyurethane dressing originally designed for the treatment of scars (Hansaplast Med Scar Reducer™) to gain compression in infants with cutaneous infantile haemangiomas. We have found that it is a simple and well accepted method to provide a delicate yet effective compression of small superficial non ulcerated lesions, and can be used as an adjunctive treatment for larger or deeper lesions. It is also useful in obtaining compression in areas where elastic garments are not suitable. Although the efficacy of any compressive treatment cannot easily be established because of the extreme variability of hemangiomas, this therapy is safe and can provide both an alternative to the choice of leaving a lowrisk angioma untreated and an additional tool for the treatment of more complicated lesions. KEY WORDS: Haemangiomas, Infancy, Compression therapy, Self adhesive polyurethane dressing Introduzione Gli emangiomi infantili (EI) rappresentano il più comune tumore benigno dell’infanzia, interessando fino al 10% dei neonati. Risolvono spontaneamente, ma in un numero significativo di casi lasciano esiti permanenti come teleangiectasie, atrofia, ipopigmentazione, lesioni anetodermiche o esiti fibroadiposi. La scelta dell’eventuale trattamento da intraprendere, o quella molto frequente dell’astensione terapeutica, richiedono uno specialista esperto in grado di fornire un giudizio informato sul probabile andamento della lesione e consapevole dei rischi potenziali dei trattamenti proposti. Tale decisione deve basarsi, oltre che sulla conoscenza delle possibili complicanze legate alla crescita dell’angioma, sulla valutazione del rischio che ha un determinato EI di lasciare un esito estetico a lungo termine; è inoltre frequente dover valutare la richiesta di un trattamento che acceleri il normale processo di involuzione delle lesioni, specie quando queste sono localizzate in zone esposte. La compressione, usata da sola o in associazione ad altre terapie, rappresenta un punto fermo del trattamento tradizionale degli EI (1-5). Le sue precise modalità di azione non sono note: è stato ipotizzato che favorisca il restringimento dei lumi vascolari con rallentamento Dermatologia Pediatrica, Istituto di Scienze Dermatologiche dell’Università di Milano, IRCCS Policlinico Mangiagalli Regina Elena Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 41 L. Restano, C. Gelmetti del flusso ematico e successiva trombosi (4); è possibile che essa abbia di per sé un effetto antip roliferativo sull’angioma, con meccanismi ancora non chiariti. Dal punto di vista clinico, la compressione contribuisce in fase iniziale a contenere la crescita dell’angioma in senso esofitico e successivamente ne favorisce il progressivo collasso, accelerandone la regressione e migliorandone l’esito estetico (1-5). Quando la lesione è localizzata a livello delle estremità la compressione viene in genere ottenuta con fasciature elastiche ed è agevole e bene accetta; per contro in altre zone, come il tronco e il capo, per ottenere una compressione efficace è necessario ricorre re all’impiego di tutori elastici fatti su misura del tipo di quelli che si impiegano per il trattamento delle ustioni. L’uso di tali tutori, pur molto efficaci e razionali, è limitato dal senso di costrizione che possono pro v o c a re, e che li rende spesso relativamente difficili da indossare e scomodi da portare, quindi male accetti dai piccoli pazienti e dai loro genitori. A causa di tali difficoltà si è frequentemente portati a non considerare l’opzione terapeutica della compressione per gli EI a basso rischio (angiomi piccoli, non complicati e che probabilmente non causeranno un danno estetico permanente di rilievo), quando non siano localizzati in sedi facilmente comprimibili, privando così l’armamentario terapeutico di un mezzo semplice, poco costoso, di sicura efficacia e sostanzialmente privo di effetti collaterali. del lavoro Scopo Negli ultimi 2 anni abbiamo provato un nuovo metodo di compressione con lamine autoadesive di poliuretano in casi selezionati di bambini con EI aff e renti all’ambulatorio di Dermatologia Pediatrica dell’ IRCCS Policlinico Ma-Re di Milano. Il nostro scopo è stato di verificare se tale metodo, più pratico rispetto ai metodi tradizionali, era in grado di fornire una compressione efficace di EI di diversa dimensione e in diverse sedi, e di monitorare l’insorgenza di eventuali effetti collaterali o complicanze del trattamento. e metodi Materiali I cerotti impiegati sono commercializzati in Italia con la denominazione di Hansaplast 42 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Med cerotti per la riduzione delle cicatrici ® (Hansaplas Med Scar Reducer® negli Stati Uniti ). Si tratta di lamine autoadesive di poliuretano delle dimensioni di cm 6,8 x 3,8, flessibili ed estensibili. Tali lamine, ritagliate in alcuni casi per adattarsi meglio alla zona da trattare, vengono fatte aderire all’angioma creando una leggera tensione (cfr. casi 1-3), e sono lasciate in sede durante le ore notturne per un periodo minimo di 8 settimane. Il metodo in oggetto è stato impiegato in alternativa al trattamento compressivo tradizionale seguendo i criteri di buon condotta clinica in uso presso il nostro Istituto, che prevedono l’impiego di un ventaglio di opzioni terapeutiche comprendenti il trattamento compre s s i v o , l’uso di steroidi locali e sistemici, l’uso di laser v a s c o l a re e altri ancora. La scelta del trattamento/i da usare nel singolo paziente è stata valutata di volta in volta dagli autori in base all’esperienza clinica e all’andamento della lesione in accordo con le linee guida intern azionali (5, 6). I pazienti sono stati controllati nel tempo secondo le cadenze usuali; se l’andamento clinico lo richiedeva, il trattamento compressivo è stato prolungato oltre alle 8 settimane; quando necessario esso è stato associato a trattamenti steroidei topici o sistemici o a laserterapia. ti PazienSono stati trattati 40 pazienti, di età variabile da 1 mese a 2 anni, con lesioni eterogenee per sede e dimensioni. Per parecchi di loro è disponibile la documentazione fotografica. Nel presente articolo vengono pre s e n t a t i attraverso le foto 6 casi esemplificativi della metodica impiegata. i RisultLeatlamine di poliuretano usate si sono rivelate di facile uso ed efficaci nell’ottenere la compressione delle lesioni nella maggioranza dei casi (cfr. casi 1-6), con l’eccezione di alcune lesioni di grandi dimensioni o con importante componente sottocutanea, per le quali la compressione esercitata è stata giudicata insufficiente e che hanno richiesto l’uso di un tutore, una tecnica chiaramente più impegnativa Impiego di lamine autoadesive di poliuretano per il trattamento compressivo degli emangiomi infantili. Osservazioni preliminari Caso 1 Figure a, b, c a) b) c) Bimbo di 5 mesi, con un piccolo EI della punta del naso mai trattato, situato in una posizione nella quale la compressione con i metodi usuali non è possibile. La lesione è in fase di plateau, e non richiede terapia sistemica. Viene trattata con compressione notturna con lamina di poliuretano; le immagini illustrano la semplicità della manovra di applicazione del cerotto, che deve essere teso leggermente prima di farlo aderire alla zona interessata, e la buona compressione ottenuta, che si può evincere dallo schiarimento dell’angioma. Alla compressione è stato associato un periodo di trattamento con pomata steroidea. Caso 2 Figure a, b, c a) b) c) Bimbo di 2 mesi con EI in fase di crescita all’arto inferiore. A metà della lesione è stata applicata la lamina di poliuretano, l’altra metà della lesione non è stata trattata. Dopo 2 mesi, l’effetto della compressione sulla parte trattata è eclatante. (La colorazione più chiara della metà da trattare in Figura a) è dovuta al fatto che la fotografia è stata scattata subito dopo avere tolto il cerotto). Caso 3 Figure a, b, c a) b) c) EI non complicato del fianco in una bambina di 5 mesi, che viene agevolmente compresso dalla lamina di vinile. In Figura c) è illustrata una lesione in analoga posizione in una diversa bambina di 6 mesi, compressa con un tutore elastico: è evidente il maggiore impegno del trattamento. Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 43 L. Restano, C. Gelmetti Caso 4 Figure a, b Caso 5 Figure a, b a) a) b) b) Bimba di 2 mesi, nata alla 36a settimana di gestazione, con voluminoso EI alla fronte. La bimba è stata sottoposta a trattamento con steroide per os (betametasone cp 1 mg: 1 cp al giorno per 20 giorni poi a giorni alterrni per 20 giorni); la lamina di vinile permette di associare al trattamento steroideo una compressione efficace e precoce della lesione non ottenibile con i metodi tradizionali: prima della chiusura delle fontanelle non è infatti possibile l’impiego di un tutore elastico al capo. Bimbo di 12 mesi, con un voluminoso EI mai trattato alla guancia. La lesione, in fase di regressione, è esofitica e causa un ovvio danno estetico. La lamina di poliuretano permette di effettuare una compressione efficace dell’angioma, che, come nel caso precedente, è in posizione tale da non permettere l’uso dei metodi tradizionali. Anche in questo caso viene associato un trattamento steroideo locale; la lesione verrà successivamente trattata dal chirurgo plastico. Caso 6 Figure a, b a) b) Bimba di 9 mesi con voluminoso EI sottocutaneo in fase di regressione all’arcata sopraccigliare. La bimba è stata già sottoposta a 2 cicli di trattamento steroideo per os. L’impiego della lamina di vinile ha permesso di ottenere una discreta compressione notturna della lesione, con effetto terapeutico aggiuntivo. 44 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Impiego di lamine autoadesive di poliuretano per il trattamento compressivo degli emangiomi infantili. Osservazioni preliminari per il piccolo paziente (cfr. caso 6, Figura c). O l t re che per il trattamento di lesioni con importante componente sottocutanea o di grandi dimensioni, le lamine di poliuretano si sono rivelate inadatte al trattamento della zona del capillizio e dell’area del pannolino; esse non vanno inoltre usate in caso di lesioni ulcerate o che siano a rischio di ulcerazione, per e v i t a re che la compressione e l’occlusione favoriscano tale complicanza. La compressione fornita da tali lamine, sebbene delicata e probabilmente poco attiva sulla componente profonda degli EI, si è rivelata sicuramente efficace nell’ostacolarne la cre s c i t a e favorirne la re g ressione, come dimostrano le immagini del caso 2, dove è stato possibile tratt a re in fase precoce metà area della lesione lasciando l’altra metà senza trattamento per confronto. Il trattamento è in genere ottimamente tollerato e bene accetto: una lieve irritazione è stata registrata in rari casi nella fase di distacco del c e rotto dalla pelle, che peraltro è in genere agevole e non lascia residui; per contro, abbiamo sperimentato qualche difficoltà a fare re s t a re adesi i cerotti nella zona centrofacciale in neonati con spiccata seborrea o durante la stagione estiva. Tali effetti collaterali sono stati in tutti i casi giudicati nettamente preferibili alla difficoltà di f a re accettare un tutore ai piccoli pazienti sia dai genitori che dai medici. Nella nostra esperienza la metodica si è rivelata particolarmente adatta al trattamento di lesioni piccole e non complicate, costituendo una alternativa valida e bene accetta all’astensione terapeutica o al solo trattamento stero ideo locale (cfr. casi 1, 2, 3); un altro campo di applicazione è stato quello delle lesioni situate in posizioni tali da rendere la compre s s i o n e con i mezzi classici impraticabile o male accetta (cfr. casi 4, 5, 6). Il trattamento, lasciando libera la lesione durante il giorno, ha inoltre il vantaggio di poter essere agevolmente associato ad altre terapie locali o sistemiche (cfr. caso 2 Figura a). Sebbene tale metodica si sia dimostrata più eff icace quando iniziata in fase precoce, durante il periodo di espansione dell’angioma, la sua facilità d’uso la rende adatta anche all’impiego più a lungo termine su lesioni in fase di re g re s s i one, quando si voglia impiegare la compre s s i o n e per favorire il processo di normalizzazione della cute. e conclusioni Discussione Questo report presenta i risultati dell’esperienza clinica degli Autori durante i 2 anni nei quali hanno impiegato le lamine di p o l i u retano autoadesive in alternativa ai metodi di compressione tradizionali in casi selezionati di EI, nell’ambito dei normali protocolli terapeutici. Da questa prima esperienza è emerso che tale metodo, quando impiegato con le indicazioni c o r rette, può rappre s e n t a re uno strumento versatile, semplice da usare, bene accetto e virtualmente privo di effetti collaterali per la terapia degli EI. Ulteriori esperienze cliniche sono necessarie per stabilire i limiti di questa metodica e suo p reciso meccanismo d’azione: è in pre v i s i o n e uno studio prospettico più ampio che si propone di verificare, oltre all’efficacia e sicure zza della compressione ottenuta con il metodo in oggetto, anche l’efficacia clinica della comp ressione in sé sulla risoluzione degli EI. La misurazione oggettiva di questo parametro è resa particolarmente difficoltosa dalla estrema variabilità clinica di queste lesioni; tale difficoltà è bene illustrata dalla scarsità di studi controllati prospettici sulla terapia degli EI presenti in letteratura. In attesa di studi più approfonditi, l’eff i c a c i a , la facilità d’uso e la ottima tollerabilità di Hansaplast Med cerotti per la riduzione delle cicatrici® quando usati per la compressione degli EI ci fanno comunque ritenere che essi possano già da ora essere impiegati come una valida aggiunta “e a s y” all’armamentario terapeutico. Essi infatti sono utili sia quando si voglia off r i re un trattamento che acceleri la re g ressione di angiomi superficiali a basso rischio sia quando si voglia ottenere la comp ressione di lesioni “d i ff i c i l i”, anche associata ad altre terapie. Il loro impiego deve essere comunque considerato nel contesto di un programma terapeutico completo e nelle mani di uno specialista esperto, che sia in grado di valutare l’andamento degli EI e prevederne le possibili complicanze, come l’ulcerazione. Va inoltre sottolineato che la compressione che esercitano è piuttosto lieve, e che essi non possono sostituire i tutori e i bendaggi elastici nell’ottenere una compressione efficace di lesioni ampie e con componente sottocutanea importante. Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 45 L. Restano, C. Gelmetti Bibliografia 1. Miller SH, Smith RL, Shocat SJ. Compression treatment of hemangiomas. Plast Reconstr Surg 1972; 4:490-3 4. Kaplan M, Paller AS. 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Pediatr Dermatol 2005; 22:383-406 Efficacia, tollerabilità ed accettabilità cosmetica della crema Toléderm® in pazienti affetti da patologie infiammatorie cutanee del volto Serena De Trane Maria Concetta Fargnoli 1 Francesco Sera Ketty Peris SU M M A R Y Efficacy, tolerability and cosmetic acceptability of Toléderm® in patients with inflammatory cutaneous diseases of the face We performed an open-label clinical trial to assess the efficacy, tolerability and cosmetic acceptability of Toléderm® hydra-soothing cream, a new emulsion indicated for sensitive skin, in patients with mild to moderate inflammatory cutaneous diseases of the face. Forty patients (32 females and 8 males), aged 15-80 years (mean age: 38.5 years), with contact dermatitis (8), solar erythema (7), seborrheic dermatitis (6), psoriasis (5), atopic dermatitis (5), acne (5), vitiligo (2) and post-peeling erythema/scaling (2) were enrolled at the Department of Dermatology of the University of L’Aquila. Patients were treated with Toléderm® hydra-soothing cream for facial skin hydration, twice daily, for 4 weeks. The study included a screening visit and a treatment period with regular visits after 2 and 4 weeks. Clinical evaluation of erythema, xerosis, scaling and itching as well as instrumental assessment of cutaneous pH, skin hydration and sebum concentration were performed at each scheduled visit. All subjects completed a self-administered questionnaire for evaluation of cosmetologic characteristics of the study product. After treatment, a significant decrease of erythema, xerosis, scaling and itching was observed. Instrumental assessment showed an increase of skin hydration together with a decrease of erythema while values of cutaneous pH and sebum concentration remained stable during the entire study period. Self-administered questionnaires on cosmetic acceptability revealed an overall judgment of excellent or very good by all patients. In conclusion, our results demonstrate the efficacy, tolerability and cosmetic acceptability of Tolederm® hydra-soothing cream in patients with mild to moderate inflammatory cutaneous diseases of the face. KEY WORDS: Toléderm, Inflammatory cutaneous diseases, Face, Sensitive skin, Eau Thermale d’Uriage Introduzione La cute sensibile è una condizione, costituzionale o acquisita, transitoria o permanente, di iper-reattività cutanea nei confronti di stimoli esterni o interni, localizzata frequentemente al volto. Studi epidemiologici hanno dimostrato che una cute sensibile viene riferita da oltre il 50% della popolazione generale, in maggioranza di sesso femminile, e presenta un notevole impatto sulla qualità di vita (1-3). Clinica Dermatologica, Università degli Studi dell’Aquila 1 U.O. Epidemiologia Molecolare e Nutrizionale, CSPO, Istituto Scientifico della Regione Toscana, Firenze Il quadro clinico è generalmente definito da sintomi soggettivi, quali sensazione di calore, bruciore, tensione, secchezza, prurito ed, in alcuni casi, dolore, che possono associarsi a sintomi oggettivi quali eritema, xerosi, desquamazione ed eritrosi. La cute sensibile viene comunemente suddivisa in: 1) cute sensibile senza cause patologiche (“propriamente detta”) e 2) cute sensibile con dermatosi (1, 4). Inoltre la cute Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 49 S. De Trane, M.C.Fargnoli, F. Sera, K. Peris sensibile è frequente nei bambini, per il ridotto spessore dello strato corneo ed il parziale sviluppo del film idrolipidico, nonché negli adulti p redisposti ed in corso di patologie infiammatorie cutanee che alterano la barriera epidermica. La patogenesi della cute sensibile senza cause patologiche non è ancora del tutto conosciuta. È noto tuttavia il ruolo di vari fattori scatenanti quali fattori ambientali (radiazioni ultraviolette, vento, freddo, caldo), dietetici (spezie, alcool), farmaci, cosmetici (detergenti, irritanti, cosmetici a base alcoolica), professionali (solventi, calore elevato), ormonali (gravidanza, mestruazioni) e fattori neuropsichici (emozioni, stress). Inoltre, la risposta infiammatoria della cute sensibile sembra in parte sostenuta dal rilascio a livello delle terminazioni nervose sensoriali cutanee, come effetto diretto o indiretto di stimoli irritativi e/o stress, di neuromediatori (sostanza P-SP, vasoactive intestinal polipeptideVIP, calcitonin gene related peptide-CGRP) che agiscono come fattori pro-infiammatori e determinano un abbassamento della soglia di tolleranza cutanea (5). La crema Toléderm® (Uriage) è un’emulsione fluida O/A (25/75) formulata con sostanze protettive ed anti-irritanti (poliuronidi d’alga, ossia estratti idrolizzati da alghe brune), idratanti e ristrutturanti (fitosqualano, polidecene, glicerina), e lenitive (Eau Thermale d’Uriage), che rapp resenta una innovazione nel campo della dermo-cosmesi perché sviluppata per interagire con i meccanismi neuro-mediati della sensibilità cutanea. Nel nostro studio, abbiamo valutato l’efficacia, la tollerabilità e l’accettabilità cosmetica della crema Toléderm®, indicata per la cute iper-reattiva ed intollerante, in pazienti affetti da patologie infiammatorie del volto di grado lievemoderato. M ateriali e metodi Abbiamo condotto uno studio clinico in aperto nel periodo 1 Marzo-30 Aprile 2007, in cui sono stati arruolati presso la Clinica Dermatologica dell’Università degli Studi dell’Aquila, 40 pazienti, di età compresa tra 15 e 80 anni, affetti da patologie infiammatorie cutanee del volto di grado lieve-moderato. Il consenso informato scritto è stato ottenuto da tutti i partecipanti allo studio. Il protocollo prevedeva l’utilizzo della crema 50 Toléderm® per l’idratazione quotidiana del volto, mattino e sera, per un periodo di 4 settimane. Durante il periodo di studio non era consentito l’utilizzo di altri tipi di emolliente e/o idratante e la detersione doveva essere effettuata esclusivamente con Toléderm® eau dermo-nettoyante apaisante. Ciascun paziente è stato sottoposto ad una visita iniziale di arruolamento (T0) ed a due visite cliniche, rispettivamente dopo 2 settimane (T2) e dopo 4 settimane (T4) dall’inizio dello studio. Alla visita T0 è stata effettuata la raccolta dei dati anagrafici, l’anamnesi familiare e personale del paziente, l’esame obiettivo dermatologico con registrazione su una scheda dati dell’intensità dell’eritema, xerosi, desquamazione e prurito (valutati come intenso, moderato, lieve, molto lieve, assente) e la documentazione fotografica. Inoltre, è stata effettuata la valutazione strumentale basale, a livello di un’area target del volto, del pH, dell’idratazione e della concentrazione di sebo utilizzando uno strumento combinato (Sebumer® SM 815 + Corneometer® CM 825 + Skin pH-Meter® Ph 905 - G.F., Secchi, Como, Italia) e dell’eritema mediante dermatospettrometria (Mexameter MX18®, Courage & Khazaka, GmbH, Colonia, Germania). Durante la visita T0, il paziente ha applicato la crema Toléderm® e sono state effettuate le valutazioni cliniche e strumentali dopo un’ora (T1h) dall’applicazione. Le stesse valutazioni sono state ripetute alla visita T2 e T4 dopo rispettivamente 2 e 4 settimane di trattamento. Al termine dello studio (T4) è stato utilizzato un questionario per valutare le caratteristiche cosmetologiche della crema Toléderm®, quali gradevolezza della consistenza, praticità di applicazione, capacità d’assorbimento, intensità dell’idratazione, gradevolezza della profumazione e prati- Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Vitiligine n=2 Esiti post-peeling n=2 Dermatite da contatto n=8 Acne n=5 Dermatite atopica n=5 Psoriasi n=5 Dermatite seborroica n=6 Eritema solare n=7 Figura 1. Patologie infiammatorie del volto incluse nello studio (n= numero di pazienti). Efficacia, tollerabilità ed accettabilità cosmetica della crema Toléderm® in pazienti affetti da patologie infiammatorie cutanee del volto 100 10.0 7.5 35.0 80 35.0 37.5 45.0 45.0 32.5 47.5 65.0 67.5 70.0 60 77.5 82.5 Assenza Molto lieve Lieve Moderato 25.0 30.0 40 32.5 55.0 47.5 40.0 Intenso 25.0 40.0 15.0 20 12.5 12.5 12.5 10.0 0 17.5 30.0 10.0 7.5 7.5 12.5 7.5 2.0 15.0 7.5 5.0 5.0 5.0 5.0 7.5 5.0 7.5 T0 T2 T4 T0 T2 T4 T0 T2 T4 T0 T2 T4 Eritema Xerosi Desquamazione Prurito 5.0 2.5 2.5 Figura 2. Valori di eritema, xerosi, desquamazione e prurito al tempo T0, T2, T4. cità della confezione. Ciascun paziente ha espresso un giudizio sulle singole qualità cosmetologiche del prodotto ed un giudizio complessivo, in entrambi i casi su una scala da 1 a 5 (1= insufficiente; 2= sufficiente; 3= buono; 4= ottimo; 5= eccellente). Per l’analisi statistica delle misure quantitative di pH, idratazione, eritema e concentrazione di sebo è stata utilizzata l’analisi della varianza per misure ripetute; con questo metodo di analisi è stato possibile valutare l’effetto tempo entrosoggetto. Il test per il trend è stato effettuato all’interno di un modello ad effetti misti (paziente modellizzato come effetto casuale e tempo come effetto fisso) valutando test di Wald del coefficiente della variabile indipendente tempo. Sulle variabili qualitative ordinali di eritema, xerosi, desquamazione e prurito è stata utilizzata l’analisi della varianza non parametrica (Kruskal-Wallis). Risultati Sono stati inclusi nello studio 40 pazienti (32 femmine e 8 maschi) di età compresa tra 15 e 80 anni (età media: 38.5 anni) affetti da patologie infiammatorie del volto di grado lieve-moderato quali dermatite da contatto (8), eritema solare (7), dermatite seborroica (6), psoriasi (5), dermatite atopica (5), acne (5), vitiligine (2) ed esiti post-peeling (2) (Figura 1). In Figura 2 viene illustrata la percentuale di pazienti che presentavano, all’esame clinico, eritema, xerosi, desquamazione e prurito alla visita T0 ed alle visite di controllo T2 e T4. Nel corso delle 4 settimane di trattamento è stata osservata una riduzione statisticamente significativa dell’intensità dell’eritema, della xerosi, della desquamazione e del prurito. Tale miglioramento era già evidente a T1h, ossia dopo 1 ora dalla prima applicazione (Tabella 1). Mediante la valutazione strumentale, sono stati osservati un aumento dei valori dell’idratazione cutanea (p<0.001) ed una riduzione di quelli dell’eritema nelle 4 settimane di trattamento (p<0.001), mentre i valori del pH e della concentrazione di sebo sono rimasti invariati per tutto il periodo. I valori medi del pH, dell’idratazione, della concentrazione di sebo e dell’eritema al tempo T0, T1h, T2, T4 sono indicati in Tabella 2. Il giudizio globale sull’accettabilità cosmetica della crema Toléderm® è stato valutato come eccellente o ottimo dalla totalità dei pazienti e, precisamente, come eccellente da 21/40 (52.5%) pazienti e ottimo da 19/40 (47.5%). È stata ottenuta una valutazione massima per la gradevolezza della consistenza e la praticità della confezione ed ottima per capacità di assorbimento e di idratazione e praticità di applicazione (Figura 3). Discussione Nel corso degli ultimi anni, numerosi studi hanno evidenziato un concetto innovativo di interazione tra strutture nervose cutanee, asse neuroendocrino e sistema immunitario che è alla base della moderna neurobiologia cutanea. Le interazioni neuroendocrine influenzano numerose funzioni fisiologiche e patologiche, quali la crescita e la differenziazione cellulare, l’immunità, l’infiammazione, il prurito e la cicatrizzazione (6, 7). Pertanto, la comprensione dei meccanismi e dei fattori che controllano il rilascio dei neuromediatori, l’espressione dei loro recettori e gli enzimi litici potrebbe condurre all’identificazione di nuovi target terapeutici per le malattie cutanee. La riduzione della soglia di tolleranza cutanea che caratterizza la cute sensibile sembra determinata dalla risposta infiammatoria sostenuta dal rilascio, a livello delle terminazioni nervose sensoriali cutanee, di neuromediatori che agiscono come fattori pro-infiammatori (5). Studi in vitro e studi clinici hanno dimostrato che l’associazione di poliuronidi d’alga e di Eau Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 51 S. De Trane, M.C.Fargnoli, F. Sera, K. Peris T0 (n=40) n (%) T1h (n=40) n (%) Intenso Moderato Lieve Molto lieve Assenza 4 (10.0%) 19 (47.5%) 13 (32.5%) 4 (10.0%) 0 (0%) 3 (7.5%) 5 (12.5%) 24 (60.0%) 8 (20.0%) 0 (0%) Intensa Moderata Lieve Molto lieve Assenza 1 (2.5%) 5 (12.5%) 10 (25.0%) 10 (25.0%) 14 (35.0%) 0 (0%) 5 (12.5%) 8 (20.0%) 12 (30.0%) 15 (37.5%) Intensa Moderata Lieve Molto lieve Assenza 2 (5.0%) 5 (12.5%) 6 (15.0%) 12 (30.0%) 15 (37.5%) 1 (2.5%) 5 (12.5%) 2 (5.0%) 11 (27.5%) 21 (52.5%) Intenso Moderato Lieve Molto lieve Assenza 3 (7.5%) 3 (7.5%) 3 (7.5%) 13 (32.5%) 18 (45.0%) 2 (5.0%) 3 (7.5%) 2 (5.0%) 11 (27.5%) 22 (55.0%) T2 (n=40) n (%) T4 (n=40) n (%) Eritema 0 (0%) 0 (0%) 2 (5%) 0 (0%) 16 (40.0%) 4 (10%) 19 (47.5%) 22 ( 55%) 3 (7.5%) 14 (35%) Xerosi 0 (0%) 0 (0%) 1 (2.5%) 0 (0%) 5 (12.5) 2 (5%) 16 (40.0%) 12 (30%) 18 (45.0%) 26 (65%) Desquamazione 0 (0%) 0 (0%) 2 (5.0%) 0 (0%) 3 (7.5%) 2 (5.0%) 7 (17.5%) 5 (12.5%) 28 (70%) 33 (82.5%) Prurito 0 (0%) 0 (0%) 2 (5.0%) 0 (0%) 3 (7.5%) 3 (7.5%) 8 (20.0%) 6 (15.0%) 27 (67.5%) 31 (77.5%) Kruskal Wallis P value 0.0001 0.0021 0.011 0.0125 n= numero totale pazienti Tabella 1. Valutazione clinica dell’eritema, xerosi, desquamazione e prurito alle visite T0, T1h, T2 e T4. T0 T1h T2 T4 P (n=40) (n=40) (n=40) (n=40) value** Mean ± SD Mean ± SD Mean ± SD Mean ± SD pH Idratazione Eritema Sebo 5.1±0.3 41.2±15.2 448.0±86.7 112.9±89.9 5.1±0.3 46.6±14.4 419.2±81.9 - Valutazione strumentale 5.1±0.3 5.1±0.3 53.5±13.5 60.0±11.9 392.6±86.9 373.4±83.9 111.4±84.4 110.9±84.0 0.475 <0.001 <0.001 0.301 Test per il trend P value* 0.329 <0.001 <0.001 0.117 n= numero totale pazienti *Analisi della varianza per misure ripetute **Modello lineare generalizzato per misure ripetute Tabella 2. Valutazione strumentale del pH, idratazione, eritema e sebo a T0, T1h, T2 e T4. Thermale d’Uriage, presenti come ingredienti attivi nella crema Toléderm®, è in grado di inibire il rilascio di neuromediatori responsabili del processo infiammatorio, migliorando la sintomatologia che caratterizza il fenomeno della iper-reattività cutanea (data on file). In co-colture di neuroni sensoriali e cheratinociti attivati dalla capsaicina, trattate con poliuronidi d’alga 52 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 e/o Eau Thermale d’Uriage, il rilascio di sostanza P diminuiva significativamente rispetto a colture di controllo non trattate. Test di tolleranza reiterata, test di ipoallergenicità, test di comedogenicità ed uno studio di efficacia su 60 donne con cute reattiva vs un prodotto di riferimento hanno dimostrato come la cre m a Toléderm® è in grado di favorire un’immediata Efficacia, tollerabilità ed accettabilità cosmetica della crema Toléderm® in pazienti affetti da patologie infiammatorie cutanee del volto iper-reattiva, efficace e ben tollerato anche in pazienti affetti da patologie infiammatorie del volto di grado lieve-moderato da utilizzare sia in monoterapia che come complemento a terapie topiche farmacologiche. 35 30 25 20 Bibliografia 15 1. Willis CM, Shaw S, De Lacharriere O, Baverel M, Reiche L, Jourdain R, Bastien P, Wilkinson JD. Sensitive skin: an epidemiological study. Br J Dermatol 2001; 145:258-63 10 5 0 12345 12345 12345 12345 12345 12345 12345 Gradevolezza Praticità Capacità Capacità Gradevolezza Praticità Giudizio consistenza applicazione assorbimento idratazione profumazione confezione complessivo Figura 3. Giudizio dei partecipanti sulle singole caratteristiche cosmetiche del prodotto e giudizio complessivo (1=insufficiente; 2=sufficiente; 3=buono; 4=ottimo; 5=eccellente). azione idratante e lenitiva, ristabilire la normale sensibilità cutanea ed assicurare la massima tollerabilità, garantita dal numero limitato di ingredienti, dall’esclusione delle profumazioni, alcool e coloranti sintetici e dalla scelta del pH ottimale. Il nostro studio completa i precedenti lavori dimostrando che la crema Toléderm® rappresenta un nuovo approccio dermo-cosmetologico per il trattamento della cute intollerante e 2. Misery L, Myon E, Martin N, Verriere F, Nocera T, Taieb C. Sensitive skin in France: an epidemiological approach. Ann Dermatol Venereol 2005; 132:425-9 3. Misery L, Myon E, Martin N, Consoli S, Boussetta S, Nocera T, Taieb C. Sensitive skin: psychological effects and seasonal changes. J Eur Acad Dermatol Venereol 2007; 21:620-8 4. Jourdain R, De Lacharriere O, Bastien P, Maibach HI. Ethnic variations in self-percetived sensitive skin: epidemiological survey. Contact Dermatitis 2002; 46:162-9 5. Steinoff M, Stander S, Seelinger S, Ansel J, Luger T. Modern Aspect of Cutaneous Neurogenic Infiammation. Arch Dermatol 2003; 139:1479-88 6. Pincelli C, Bonte F. The ‘beauty’ of skin neurobiology. J Cosmet Dermatol 2003; 2:195-8 7. Roosterman D, Goerge T, Schneider SW, Bunnett NW, Steinhoff M. Neuronal Control of Skin Function: The Skin as a Neuroimmunoendocrine Organ. Physiol Rev 2006; 86:1309-9 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 53 Acido L-polilattico: consigli per ottenere i migliori risultati con minimi effetti avversi Dvora Ancona SU M M A R Y Poly-L-lactic acid: advices for the best results with low side effects Sculptra is an established of Poly-L-Lactic acid (PLLA) microparticles average diameter 40-63 nm 0,150 g. x vial liophilate, Na carboxyl methyl cellulose, mannitol, sodium carboxymethylcellulose. It is a bio-degradable, bio-absorbable, bio-compatible product. PLLA is immunologically inactive (allergic test is not requested before injection) and used in reconstructive and aesthetic medical application. The safety evaluation program supports PLLA. It is suitable for correction of soft tissue defects and for increasing the volume of depressed area, such as in skin creases wrinkles, folds, scars, mid and lower facial volume loss, jaw line laxity, restructuring the cheekbones and eye rings. It is particularly suitable for correction of lipoatrophy. We can also use it for antiaging action: bio-revitalization, facial rejuvenation, skin tone and luminosity, stretching of the skin due to photo aging. To achieve the best outcomes with the minimal adverse effects with PLLA it is very important to follow an advice approach including patients selection, treatment planning. In addition, to obtain the best results the patient is strongly advised to follow up with the recommendations by the doctor. KEY WORDS: Poly-L-Lactic acid, Advices zione IntroduL’acido L-polilattico (PLLA) (Sculptra ) ® è un alfa-idrossi-acido. Fa parte della famiglia dei poliesteri alifatici, è un polimero dell’ acido lattico di sintesi chimica, è biocompatibile, bioriassorbibile, biodegradabile ed immunologicamente inerte. È stato sviluppato in Francia negli anni ’60. Nel 1999 è stato approvato in Europa come impianto iniettabile (classe III) a lento riassorbimento per l’aumento dei volumi del collo, per rughe e pieghe profonde, per cicatrici; nel 2004 ha ricevuto l’approvazione FDA per l’aumento dei volumi del viso in caso di lipoatrofia nei pazienti HIV positivi. Si presenta come liofilizzato sterile di PLLA e per l’utilizzo deve esser ricostituito con l’aggiunta di acqua bidistillata sterile formando una sospensione idrocolloide. Viene iniettato nel derma profondo e nell’ipoderma sottoforma di microparticelle di PLLA sospese in un gel di carbossimetilcellulo- sa sodica, aventi un diametro variabile tra 40 e i 63 micron. Una volta degradato il carrier, questi cristalli di PLLA inducono un processo infiammatorio che porta all’attivazione dei fibroblasti con conseguente produzione di nuovo collagene di tipo 1. Il tempo di completo riassorbimento è di circa 501 giorni dall’iniezione. Viene metabolizzato in quattro fasi: idratazione; rottura dei legami covalenti e perdita di peso molecolare; solubilizzazione; degradazione ed eliminazione prevalentemente sottoforma di CO2 (29% via lattato/piruvato) e acqua. La distribuzione nel polmone, nel rene e nel fegato è minima. Una piccola quantità viene eliminata attraverso le urine e le feci. Medico Chirurgo, Milano Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 55 D. Ancona Gli studi sulla citotossicità e genotossicità sono risultati negativi così come quelli sulla sensibilizzazione e tossicità cutanea. Non deve essere considerato un filler (questi vengono utilizzati esclusivamente per la correzione delle rughe superficiali) ma, come dice il nome stesso, uno sculptor che serve per applicazioni diverse. Deve, infatti, essere iniettato negli strati profondi del derma o sopra i tessuti sottocutanei per ottenere una vera e propria ricostruzione dei tessuti. Sicuramente non è il prodotto giusto per chi vuole ottenere un risultato immediato. Il paziente dovrà essere informato che si dovranno valutare i risultati ottenuti ad ogni visita e che dovrà aspettare 4/6 mesi almeno per ottenere l’esaltazione di PLLA e sottoporsi a circa 3/4 sedute (la neoformazione del collagene avviene in circa 30 giorn i dopo ogni seduta). Come procedere per ottenere i migliori risultati riducendo al minimo gli effetti avversi? Seguendo delle procedure ben precise: planning di trattamento; selezione del paziente; corretta preparazione del prodotto; corretta tecnica iniettiva. trattamento PlanningFattoridi come l’età e l’area da correggere devono sempre essere presi in considerazione prima di iniziare i trattamenti. Il numero delle iniezioni per seduta ed il volume della correzione è determinato dalla sede dell’area trattata e dall’area stessa da correggere. Il numero dei trattamenti varia da caso a caso, il consiglio è di programmare non meno di 3/4 trattamenti anche se la stessa correzione dipenderà da molti fattori quali ad esempio l’età della paziente (pazienti con più di 60 anni potrebbero aver bisogno di un maggior numero di sedute perché la capacità di produrre nuovo collagene è diminuita). Per poter procedere al meglio al trattamento è consigliabile far sedere il paziente al fine di valutare correttamente la lassità del volto (area da trattare). Per i principianti è consigliabile marcare le zone stesse da trattare con una penna dermografica. Un altro consiglio è quello di fotografare il paziente “ab inizio” ed ad ogni seduta al fine di valutare step by step le variazioni volumetriche che si sono verificate nell’area trattata. Quindi quante sedute ed a quale intervallo? 56 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 L’effetto desiderato si ottiene dopo una serie di trattamenti che varia da 3-4 fino a 6 sedute a seconda delle problematiche. Le sedute non vanno mai ripetute prima di 4-8 settimane, infatti è molto importante sapere aspettare per poter valutare al meglio i risultati ottenuti e le ulteriori correzioni da impostare. Il numero delle sedute dipende quindi da: area da trattare; tipo di correzione da effettuare; età; pelle. del prodotto CorrettaComepreparazione va diluito? Con acqua sterile o soluzione fisiologica? Qual è il tempo di preparazione prima dell’uso? La diluizione del prodotto deve essere fatta solo con acqua bidistillata sterile ed è molto importante valutare il giusto volume di acqua bidistillata che varia da 3 ml ad 8 ml a seconda delle indicazioni e dell’area da iniettare, più esattamente: per pazienti HIV positivi il prodotto deve essere diluito con 3-5 ml; per le aree depresse la diluizione varia da 5 ml a 8 ml; e ancora, per il contorno occhi la diluizione ha un range di 6-9 ml. La preparazione del prodotto deve essere fatta 1224 ore prima dell’uso, quindi si fa riposare il prodotto al fine di ottenere una sospensione di “idrog e l ”. È importante anche agitare la fiala prima dell’uso e durante tutto il tempo del trattamento. iniettiva CorrettaQualetecnica tecnica si deve adottare per iniettare PLLA? Quali tipi di aghi ed a quale profondità? La siringa più utilizzata è quella da 2,5 ml. È meglio iniettare piccoli boli di 0,1-0,2 ml utilizzando aghi da 26 Gauge. Le tecniche possono essere: la tunnellizzazione per vaste aree; il microponfo; sempre nel derma profondo con la siringa inclinata a 30-40 gradi senza mai lasciare residui in superficie. vettori multipli ed anche utilizzare la tecnica crociata (criss-cro s s). Importante è effettuare un massaggio manuale Acido L-polilattico: consigli per ottenere i migliori risultati con minimi effetti avversi della zona trattata per ottenere la distribuzione omogenea del prodotto. Accorgimenti importanti: No iniezioni superficiali. No ipercorrezione durante l’iniezione (materiale in eccesso). No sedute troppo ravvicinate. No PLLA in aree dinamiche. Effettuare sempre il massaggio sia durante il trattamento che alla fine del trattamento stesso. Si deve consigliare il paziente di proseguire il massaggio tutti i giorni per almeno 1 mese dopo l’impianto (nella speranza che il paziente esegua il massaggio per almeno 2 settimane). Dove usare PLLA? Per la ricostruzione delle aree zigomatiche. Per l’incremento dei volumi di aree depresse come le guance scavate, le rughe nasogeniene, le cicatrici acneiche, l’area mentoniera (rughe della marionetta). Per il ringiovanimento del viso, il tono e la luminosità della pelle. Per la correzione, in particolare, della lipoatrofia in pazienti HIV+ in trattamento con farmaci antiretrovirali. PRIMA Case report: paziente n. 1 Donna di 45 anni con segni di invecchiamento dovuti al sole (rughe glifiche) sulle guance e medio svuotamento delle rughe nasogeniene (Figura 1). La fiala che ho utilizzato è stata diluita con 8 ml e sono stati introdotti 4 ml per parte. Sono state fatte 4 sedute, la prima seguita dalla seconda a distanza di un mese, la terza a distanza di due mesi e la quarta a distanza di tre mesi. La tecnica iniettiva è stata la tunnellizzazione e il criss-cross pattern. Il prodotto è stato iniettato in quantità di 0,1-0,2 ml per iniezione. Gli effetti estetici si sono visti già dopo un mese dal primo trattamento, infatti la pelle è apparsa più tonica al tatto. Dopo la terza seduta il volume era praticamente restituito e la paziente era nettamente soddisfatta del risultato. Abbiamo comunque proceduto con un’ultima seduta ed utilizzando solo mezza fiala a distanza di 3 mesi dall’ ultimo trattamento per incre m e ntare l’area zigomatica e per dare un effetto di maggior tensione. Nella fiala sono sempre stati aggiunti 0,05 ml di xilocaina al 2%. Il caso rappresenta un tipico esempio di paziente giovane ma con invecchiamento legato a danneggiamento per fotoesposizione. Grazie all’utilizzo di PLLA la paziente, dopo 6 DOPO Figura 1. Paziente n. 1. Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 57 D. Ancona PRIMA DOPO Figura 2. Paziente n. 2. mesi ha avuto, come si può vedere dalla Figura 1, un risultato antiaging di notevole importanza: miglioramento della lassità cutanea; miglioramento delle rughe glifiche; miglioramento e riempimento del middle and lower face. La pelle è apparsa essere più luminosa e tesa anche a distanza di 1 anno dal trattamento. Case report: paziente n. 2 Uomo di 43 anni con rilassamento cutaneo e svuotamento (middle and lower face) (Figura 2). Non ci sono severi segni di fotoaging o di problemi dermatologici concomitanti. Il paziente presenta una moderata lipoatrofia nel middle and lower face. La fiala è stata diluita con 7 ml e sono stati iniettati 3,5 ml per parte. Le iniezioni sono state a livello del derma profondo con tecnica di tunnellizzazione e criss-cross usando 0,1-0,2 ml di preparato per iniezione. Il paziente ha avuto una reazione ottima (probabilmente dovuta alla rapida formazione del collagene) già dopo la seconda seduta. A distanza di 2 mesi dalla seconda seduta si è proceduto con il terzo impianto ed il risultato è stato soddisfacente per cui non abbiamo proceduto con ulteriori trattamenti in quanto la risposta è stata: 58 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 restituzione del tessuto impoverito, recupero della tensione e miglioramento delle rughe. oni ConcluIsirisultati sono estremamente naturali ed adattabili alla conformazione del viso dei pazienti per cui PLLA permette di effettuare dei trattamenti personalizzati. Gli effetti del prodotto permangono per un lungo periodo di tempo fino a 2 anni. Il prodotto è biodegradabile e scompare dalle zone infiltrate dopo circa 9-10 mesi senza lasciare residui. L’esperienza (30.000 trattamenti in Italia di cui sono stati segnalati 51 eventi avversi) testimonia come PLLA, se utilizzato con precise procedure, possa esser considerato un prodotto per ottenere il miglior risultato ed un effetto naturale con minimi eventi avversi. Letture consigliate Burgess CM, Quiroga. Assessment of the safety and efficacy of poly-L-lactic acid for the treatment of HIVassociated facial lipoatrophy. J Plastic Dermatol 2005; 1, 1:23 Bauer U. Poly-L-lactic acid: six years clinical experience in correction of aesthetic and patologic defects of the face. J Plastic Dermatol 2006; 2, 1:5 Rosati P, Corallini S. Poly-L-lactic-acid: our experience and future perspectives. J Plastic Dermatol 2006; 2, 3:39 Elastosi perforante serpiginosa indotta da D-penicillamina SU M M A R Y Laura Scuderi Lidia Francesconi Franco Dinotta Rocco De Pasquale Maria Rita Nasca Giuseppe Micali Elastosis perforans serpiginosa induced by D-penicillamine Elastosis perforans serpiginosa (EPS) is a rare complication of D-penicillamine therapy. It has been reported in patients with Wilson disease, cystinuria and rheumatoid arthritis after long-term high-dose therapy. We report the case of a 29-year-old man with Wilson’s disease who had been treated with D-penicillamine in the past 11 years, and who presented with a 9-month history of pruritic erythematous papules on both sides of the neck. Physical examination revealed multiple, firm, keratotic, umbilicated pink lesions arranged in an arciform pattern. Histological examination of a biopsy specimen showed clumps of elastic fibers being extruded through an acanthotic epidermis with a central invagination. The clinical and histologic features of EPS and its pathogenesis are discussed. KEY WORDS: Elastosis perforans serpiginosa (EPS), D-penicillamine Introduzione L’Elastosi Perforante Serpiginosa (EPS) è una rara malattia cutanea caratterizzata dalla eliminazione transepidermica di tessuto elastico anomalo di provenienza dermica. Se ne distinguono tre forme: idiopatica; reattiva, associata a patologie del connettivo geneticamente determinate; iatrogena, indotta dal trattamento a lungo termine con D-penicillamina in corso di svariate patologie quali malattia di Wilson, cistinuria, artrite reumatoide. Viene presentato un caso di EPS in un giovane uomo di 29 anni affetto da malattia di Wilson e in trattamento con D-penicillamina. Caso clinico Un uomo di 29 anni di razza bianca giungeva alla nostra osservazione per la comparsa, da circa 9 mesi, di lesioni eritematopapulose del diametro di pochi mm, di colorito roseo-grigiastro, localizzate alla regione laterale del collo. L’anamnesi familiare risultava negativa per patologie cutanee e/o sistemiche degne di nota. All’anamnesi patologica remota il paziente risul- tava affetto da malattia di Wilson dall’età di 18 anni e da allora in trattamento continuativo con D-penicillamina a dosaggi giornalieri di 60 mg per os. L’esame obiettivo dermatologico rivelava, sulla superficie laterale del collo, la presenza di numerose lesioni eritemato-papulose del diametro di 2-3 mm, di colorito roseo-grigiastro, di consistenza duro-elastica, con una ombelicatura centrale sormontata da uno zaffo squamo-crostoso (Figura 1). Tali lesioni presentavano una caratteristica disposizione sinuosa ed erano associate ad intensa sintomatologia pruriginosa (Figura 2). Gli esami ematochimici di routine non presentavano alterazioni degne di nota. L’esame istologico di un campione bioptico ottenuto da una lesione papulosa rivelava la presenza di canali di perforazione trans-epidermici contenenti materiale granulare basofilo frammisto a grosse fibre elastiche intensamente eosinofile. L’orifizio di apertura del canale era sormontato da un tappo necrotico-crostoso misto a cheratinociti (Figura 3). Nel derma si osservavano grosse fibre elastiche frammiste ad infiltrato flogistico linfo-plasmacellulare e focolai multipli granulomatosi ricchi Clinica Dermatologica, Università di Catania Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 61 L.Scuderi, L. Francesconi, F. Dinotta, R. De Pasquale, M.R.Nasca, G. Micali di fibroblasti, istiociti e cellule giganti contenenti frammenti di fibre elastiche. La colorazione con orceina evidenziava un accumulo di fibre elastiche nel derma medio-profondo dove le singole fibre apparivano ispessite, frammentate, con margini irregolarmente dentellati (aspetto “lumpy-bumpy”), mentre all’interno dei canali di perforazione trans-epidermici tali fibre, perdendo la loro affinità per le colorazioni specifiche, non si coloravano (Figura 4). Sulla base dei risultati anamnestici, clinici e di laboratorio veniva fatta diagnosi di Elastosi Perforante Serpiginosa in paziente con malattia di Wilson. Discussione L’EPS o malattia di Lutz-Miescher è una rara malattia cutanea caratterizzata dalla eliminazione transepidermica di fibre elastiche alterate di provenienza dermica. L’EPS è classificata in 3 forme (1): idiopatica, probabilmente legata ad una predisposizione genetica (forma più frequente); reattiva, associata a patologie del connettivo geneticamente determinate quali sindrome di Down, sindrome di Ehlers-Danlos, sindrome di Marfan, osteogenesi imperfetta, pseudoxantoma elastico, cutis laxa (1-4); iatrogena, indotta da D-penicillamina, che si manifesta nell’1% dei soggetti sottoposti a terapia a lungo termine con tale farmaco per il trattamento di alcune affezioni quali malattia di Wilson, cistinuria o artrite reumatoide (5-8). L’EPS insorge più frequentemente fra la II e la III decade di vita, anche se sono stati osservati alcuni casi nei bambini e negli anziani (9). Ha una maggiore incidenza nel sesso maschile (rapporto maschio/femmina pari a 4/1). È ubiquitaria e non presenta differenze razziali. Sebbene la sua etiologia non sia ben nota, sembra che l’evento patogenetico alla base dell’EPS sia rappresentato da un incremento numerico e volumetrico delle fibre elastiche nel derma le quali verre b b e ro eliminate, sulla superficie cutanea, attraverso canali trans-epidermici neoformati. Nel derma le fibre elastiche alterate fungerebbero da corpo estraneo, sollecitando una risposta infiammatoria di tipo granulomatoso caratterizzata da fibroblasti, istiociti e cellule giganti, che fagocitano e distruggono il materiale elastico danneggiato (10). Per quanto riguarda la forma indotta da D-penicillamina, descritta per la prima volta nel 1972 da Guilaine et al. (11), numerose ipotesi patogenetiche sono state avanzate per spiegare l’origine del danno tessutale. Il farmaco, chelando il rame, ne determinerebbe la deplezione a livello cutaneo: ciò potrebbe alterare i normali processi di formazione dei precursori del tessuto elastico, attraverso l’inibizione dell’enzima lisilossidasi rame-dipedente (12). Un’altra teoria, suffragata da esperimenti in vitro, prevede che la D-penicillamina avrebbe la capacità di inibire l’elastogenesi, attraverso il legame diretto ai precursori aldeidici e la formazione di derivati stabili tiazolidinici che impedirebbero la costituzione dei legami crociati nella molecola dell’elastina (13-15). Le principali manifestazioni cutanee, comuni a Figura 1. Aspetto clinico delle lesioni localizzate alla superficie laterale del collo. 62 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Figura 2. Un particolare della precedente. Elastosi perforante serpiginosa indotta da D-penicillamina Figura 3. Aspetto istologico di EPS con evidente canale di perforazione transepidermica. Figura 4. Colorazione con orceina. tutte le forme di EPS, sono rappresentate da papule di aspetto cupoliforme, di 2-3 mm di diametro, di colorito variabile dal rosa chiaro al rosso, aventi ombelicatura centrale ricoperta da un tappo squamo-crostoso. Tali lesioni possono essere disposte in modo lineare, sinuoso o ad anelli e sono localizzate prevalentemente al collo (70%) e meno frequentemente alle braccia (20%), al viso (11%), alle gambe (6%) e al t ronco (3%) (16). Generalmente sono asintomatiche. Raramente si osservano forme sistemiche in cui il tessuto elastico alterato è presente oltre che nella cute anche nella parete dei vasi ematici e dei visceri; queste forme sono spesso ad esito letale e la principale causa di morte è la rottura di un viscere o di un vaso ematico, quale l’aorta (17). La diagnosi è principalmente clinica ed istopatologica. L’ esame istologico mostra la presenza dei tipici canali trans-epidermici contenenti materiale granulare basofilo frammisto a grosse f i b re elastiche intensamente eosinofile. Nel derma si osservano focolai multipli granulomatosi ricchi di fibroblasti, istiociti e cellule giganti contenenti frammenti di fibre elastiche, infiltrato flogistico linfo-plasmacellulare e fibre elastiche morfologicamente alterate. Al microscopio elettronico a trasmissione (TEM) le fibre elastiche appaiono di calibro aumentato e di forma alterata per la presenza di un core centrale elettron-denso immerso in una matrice elettron-lucente attorno alla quale è disposta una sostanza amorfa di spessore variabile. Sulla superficie delle fibre elastiche si può notare la presenza di materiale elettron-denso disposto a denti di sega (aspetto “lumpy-bumpy” tipico dell’EPS dovuta alla D-penicillamina) (18). È stato osservato che nella maggior parte dei casi di EPS indotti da D-penicillamina si ha una risoluzione spontanea delle lesioni entro 36 mesi dalla sospensione del farmaco e senza che vi siano complicanze. Abbiamo voluto segnalare il caso per ricordare in modo particolare il possibile riscontro di una patologia dermatologica, come l’EPS iatrogena, indotta in corso di morbo di Wilson dal trattamento con D-penicillamina, seppure essa risulti la forma più rara delle tre varianti di EPS. Bibliografia 1. Iozumi K, Nakagawa H, Tamaki K. Penicillamine-induced degenerative dermatoses: report of a case and brief review of such dermatoses. J Dermatol (Tokyo) 1997; 24:458-65 2. Mehregan AH. Elastosis perforans serpiginosa: a review of the literature and report of 11 cases. Arch Dermatol 1968; 97:381-93 3. Brachfeld JH, Wolf JE Jr. Elastosis perforans serpiginosa. Cutis 1980; 26:503-5 4. De Pasquale R, Nasca MR, et al. Elastosis perforans serpiginosa in an adult with Down's syndrome: report of a case with symmetrical localized involvement. J Eur Acad Dermatol Venereol 2002; 16:387-9 5. Hill VA, Seymour CA, Mortimer PS. Penicillamineinduced elastosis perforans serpiginosa and cutis laxa in Wilson’s disease. Br J Dermatol 2000; 142:506-11 6. Hashimoto K, McEvoy B, Belcher R. Ultrastructure of penicillamine-induced skin lesions. J Am Acad Dermatol 1981; 4:300-15 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 63 L.Scuderi, L. Francesconi, F. Dinotta, R. De Pasquale, M.R.Nasca, G. Micali 7. Pass F, Goldfischer S, et al. Elastosis perforans serpiginosa during penicillamine therapy for Wilson disease. Arch Dermatol 1973; 108:713-5 8. Sahn EE, Maize JC, et al. D-penicillamine-induced elastosis perforans serpiginosa in a child with juvenile rheumatoid arthritis. Report of a case and review of the literature. J Am Acad Dermatol 1989; 20:979-88. 9. Vearrier D, Buka RL, et al. 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Histologically it is a noncircumscribed vascular proliferation that may extend into the subcutaneous tissue. The earliest finding appears to be a superficial proliferation of ectatic dermal vascular lumina. Extensive red cell extravasation, inflammatory aggregates, and fibrin thrombi are present. In later stages there is extensive stromal hemosiderin deposition. The lesion is clinically benign, while it exhibits worrisome histologic features. In this article we report a case in a 18 years old patient. KEY WORDS: Targetoid hemosiderotic hemangioma Riportiamo il caso di una paziente di 18 anni che presenta una lesione maculo-papulare del diametro massimo di 1,5 cm con aspetto a bersaglio localizzata a livello della regione mediale della coscia destra (Figura 1); tale lesione appare costituita da una papula centrale rosso-violacea con focale area nerastra circondata da un alone ecchimotico con risparmio di una sottile area concentrica disposta tra la papula e l’alone periferico. La paziente riferisce la preesistenza in tale sede di una piccola lesione di colore rosso rubino, angiomatoide che a seguito di un probabile traumatismo si sarebbe modificata assumendo abbastanza rapidamente l’aspetto morfologico da noi osservato. L’esame dermoscopico mette in evidenza in corrispondenza della papula centrale un pattern omogeneo e lacunare di tipo vascolare con un’area brunonerastra decentrata compatibile con un fenomeno di tro m b o - n e c rosi; l’anello periferico si caratterizza per la presenza di un pattern omogeneo violaceo come nelle ecchimosi, con lieve incremento di intensità di tono lungo i solchi epidermici fino ad esaltare l’aspetto romboidale cutaneo (Figura 2). Sulla base dei dati anamnestici e clinico-dermoscopici viene posta diagnosi di emangioma targetoide e si decide di effettuare un follow-up a breve. Al controllo dopo circa tre mesi la lesione risulta quasi completamente regredita; l’alone ecchimotico scomparso, mentre persiste una piccola zona ipercromica appena percettibile clinicamente che all’esame dermoscopico si rivela come una mal definita area di tenue pigmentazione marrone chiaro senza alcun pattern specifico, compatibile con un processo pigmentario di tipo post-infiammatorio (Figura 3). Non sono quindi più apprezzabili segni clinico dermoscopici di emangioma. Discussione L’emangioma emosiderotico targetoide, descritto per la prima volta da Santa Cruz e Aronberg nel 1988, è una neoplasia vascolare Dermatologa, Roma Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 67 E. Perosino 1 2 Figura 1. Lesione maculo-papulare rosso-violacea a bersaglio della regione mediale della coscia. Figura 2. In demoscopia si evidenzia l’aspetto targetoide della lesione con l’anello ecchimotico periferico e un pattern omogeneo e lacunare di tipo vascolare a livello della papula centrale. 3 benigna che si presenta clinicamente come una lesione unica rosso-brunastra che predilige gli arti e il tronco di giovani adulti ed è costituita da una piccola porzione papulare centrale e da un alone eritematoso-ecchimotico periferico con risparmio di una sottile area concentrica interposta alle due precedenti (1-6); tali caratteristiche morfologiche conferiscono alla lesione un tipico aspetto a bersaglio. Nell’evoluzione temporale della lesione si documenta la scomparsa dell’anello ecchimotico periferico con la persistenza della papula centrale che tende successivamente a riacquisire le caratteristiche di partenza; in alcuni rari casi anche l’angioma preesistente può andare incontro ad una quasi completa regressione. Il quadro istologico varia a seconda dell’età della lesione andando da una fase iniziale che si caratterizza per la presenza nel derma superficiale di piccoli vasi dilatati con proiezioni papillari endoluminali (fenomeno di Masson) ad una fase finale con fenomeni trombotici e zone fibro-cicatriziali (7, 8). 68 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Figure 3. Regressione quasi completa della lesione con scomparsa dell’anello ecchimotico periferico. La maggior parte degli Autori considerano di fondamentale importanza nella patogenesi di questa lesione il traumatismo di un preesistente emangioma con successivo sviluppo e organizzazione di trombi; viene ipotizzato che il trauma stesso provochi stravaso di eritrociti e deposito di emosiderina e che il riassorbimento di questi ultimi possa render ragione della transitorietà dell’alone ecchimotico (9, 10). L’emangioma emosiderotico targetoide è considerato un simulatore del melanoma ed entra in diagnosi differenziale con tutte quelle lesioni, melanocitarie e non, che possono assumere un aspetto clinico a bersaglio, come il nevo emosidero t ico targetoide, il nevo a coccarda, l’halo nevus, il nevo di Meyerson e il melanoma (11, 12). Proprio per tale ragione questo tipo di emangioma viene sistematicamente sottoposto ad asportazione chirurgica per una conferma istologica. Pur considerando l’aspetto clinico talvolta inquietante (allarmante) dell’emangioma emosiderotico targetoide dobbiamo però tener presente che ci si trova di fronte ad un evento Emangioma emosiderotico targetoide: un angioma trombizzato a lenta e quasi completa regressione clinico-dermoscopica dinamico che riguarda una neoformazione vascolare benigna e che l’alone periferico scomparirà nel tempo mentre la porzione centrale della lesione tenderà a riacquistare l’aspetto dell’emangioma. Il nostro caso si caratterizza per la inusuale regressione completa della lesione che rimane appena percettibile come lieve pigmentazione di tipo post-infiammatorio; si dimostra inoltre che un attento follow-up clinico dermoscopico è sufficiente non solo per porre diagnosi di emangioma emosiderotico targetoide, ma soprattutto per evitare al paziente una inutile biopsia escissionale. 3. Franke FE, Steger K, Marks A et al. Hobnail hemangiomas (targetoid hemosiderotic hemangiomas) are true lymphangiomas. J Cutan Pathol 2004; 31 B 9. Tomasini C, Broganelli P, Pippione M. Targetoid hemosiderotic nevus. Dermatology 2005; 210:200-205 1. Santa Cruz D, Aronberg J. Targetoid hemos i d e rotic hemangioma. J Am Acad Dermatol 1988; 19:550.558 10. Christenson LJ, Stone MS. Trauma-induced simulator of targetoid hemosiderotic hemangioma. A J Dermopathol 2001; 23:221-223 2. Mentzel T, Partanen TA, Kutzner H. Hobnaol hemangioma (targetoide hemosiderotic hemangioma): clinicopathologic and immunohistochemical analysis of 62 cases. J Cutan Pathol 1999; 26:279-286 11. Matz H, Orion E, Ruocco V, Wolf R. Clinical simulators of melanoma. Clin Dermatol 2002; 20:212-221 ibliografia 4. Vion B, Frenk E. Targetoid hemosiderotic hemangioma. Dermatology 1992; 84:300-302 5. Avci O, Soyal MC, Sagol O, Gunes AT. Targetoid hemosiderotic hemangioma (letter). J European Acad Derm Venereology 1988; 11:186-187 6. Santonja C, Torrelo A. Hobnail hemangioma. Dermatology 1995; 191:154-156. 362-367 7. Requena L, Sangueza OP. Cutaneous vascular proliferations. Part II. Hyperplasias and benign neoplasms. J Am Acad dermatol 1997; 37:887-919 8. Rapini RP, Goltz LE. Targetoid hemosiderotic hemangioma. J Cutan Pathol 1990; 17:233-235 12. Cerroni L, Kerl H. Simulators of malignant melanoma of the skin. Eur J Dermatol 1998; 8:388-396 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 69 Irsutismo: trattamento con eflornitina crema in combinazione con laser terapia Lucia Brambilla Biancamaria Scoppio Silvia Mariel Ferrucci SU M M A R Y Hirsutism: treatment with eflornithine cream combined with laser therapy Hirsutism is a highly distressing and relatively common problem in females and is often an indicator of endocrine imbalance. Several sistemic and local treatments can be used with different efficacy and adverse events.In this article, we considered the efficacy and tolerability of eflornithine cream combined with diode laser in 30 patients with hypertrichosis or hirsutism. The treatment was well tolerated; only 3 patients interrupted the protocol, the first due to irritant contact dermatitis, the other two for non compliance. Twenty-seven out of thirty subjects showed a complete or significant remission, 70,3% and 29,6% respectively. KEY WORDS: Hirsutism, Hypertrichosis, Systemic and local treatments, Eflornithine cream, Laser theraphy Introduzione L’esigenza di un corpo liscio e senza peli è stata avvertita sin dall’antichità: le prime notizie di come venisse aff rontato il problema si ritrovano in un papiro egizio del 1500 a.C. dove è descritta una complicata ricetta a base di sangue animale, cenere e polvere di rame. A l t re fonti informano come le antiche egiziane si depilassero con una rudimentale ceretta a base di resina, zucchero, succo di limone e acqua. Il romano Plinio il Vecchio suggeriva la decolorazione mediante bacche di sambuco mescolate con feccia d’aceto bruciata e olio di lentisco. Galeno nel 100 d.C. consigliava l’uso di solfuro d’arsenico con grasso animale e oli odorosi. Le donne dell’Estremo Oriente utilizzavano un filo di cotone molto resistente per la loro depilazione; tecnica ancor oggi impiegata in base alla quale il filo da una parte è posto come un triangolo tra le mani e dall’altra è tenuto dall’op e r a t o re tra i denti perché possa far leva ed e s t i r p a re i peli. Ancor oggi l’eccessiva presenza di peli, in part i c o l a re sul volto e nel sesso femminile, è un disturbo comune e non sempre trattato adeguatamente. Solitamente il problema è gestito autonomamente e si ricorre allo specialista solo quando i metodi più tradizionali sono risultati inefficaci. La presenza di peli indesiderati viene vissuta come identificazione di minore femminilità e provoca quindi un disagio psicologico per l’accettazione di sé e per la vita di relazione. Tale condizione può essere spia di importanti patologie endocrine e non solo un problema estetico, per cui richiede l’intervento dello specialista per una corretta diagnosi ed una terapia mirata (1). e irsutismo Ipertricosi L’eccessiva presenza di peli è riconducibile a un problema di ipertricosi o irsutismo. Il corpo umano dispone di circa 5 milioni di follicoli, dei quali 100.000-150.000 sono localizzati a livello del cuoio capelluto e i rimanenti su altre parti del corpo. È caratteristico della Istituto di Scienze Dermatologiche, Università di Milano, IRCCS Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena, Milano Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 71 L. Brambilla, B. Scoppio, S.M. Ferrucci nostra specie che lo stesso follicolo produca, in diverse epoche della vita, sotto un controllo genetico e ormonale complesso, peli lanuginosi e terminali. I primi (lanugine prenatale e peli del vello postnatali) sono privi di midollare, sottili e solitamente non pigmentati; i secondi sono dotati di midollare, più spessi, lunghi e pigmentati. Si definisce ipertricosi un eccesso di peli terminali in qualunque area corporea; per irsutismo invece si intende la presenza, in un soggetto di sesso femminile, di un numero eccessivo di peli terminali in aree androgeno-dipendenti, come volto, areole mammarie, linea alba, triangolo sovrapubico, glutei e cosce, dove normalmente lo sviluppo è minimo o assente. La variabile densità di peli sul capillizio e sul resto del corpo presente tra individui, famiglie e razze (maggiore perlopiù nelle aree mediterranee ed asiatiche) spesso rende difficile individuare una soglia di separazione tra una condizione di crescita di peli normale e patologica. Pertanto la percezione e valutazione della gravità di tali disturbi sono condizionati sia dalle influenze razziali che dalle consuetudini sociali. a) b) ipertricosi CauseLediipertricosi primitive sono dovute a una predisposizione genetica; in questi casi sono congenite o insorgono nell’infanzia. Quando invece sono secondarie, le ipertricosi i n s o rgono tardivamente e sono transitorie: esse conseguono a malattie sistemiche (porfirie, malnutrizione in particolare anoressia nervosa, più di rado dermatomiosite, sclerodermia, sclerosi multipla, anomalie endocrine tipo ipotiro idismo, acromegalia), assunzione di farmaci (ciclosporina, steroidi, interferone, minoxidil, fenitoina, diazossido) e tumori (linfomi, adenocarcinomi del tubo digerente, della vescica e del polmone) (2, 3). di irsutismo CauseL’irsutismo colpisce circa il 5-15% delle donne adulte e rappresenta uno dei sintomi di iperandrogenismo, condizione caratterizzata da aumentati livelli plasmatici di andro g eni o da aumentata sensibilità recettoriale agli androgeni il cui tasso risulta nella norma (4, 5). In entrambi i tipi di iperandrogenismo, l’irsuti- 72 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Figura 1 (a, b). Tecnica di depilazione con filo utilizzata in Estremo Oriente (Kashmir), smo può costituire un reperto isolato o associarsi a seborrea, acne e nei casi più gravi ad alopecia androgenetica, segni di virilizzazione (abbassamento della voce, accentuazione della muscolatura, clitoridomegalia) o disturbi del ciclo mestruale (oligomenorrea) (2) L’irsutismo deriva dall’interazione tra il livello di androgeni e la sensibilità del follicolo pilifero agli stessi. Per cui la gravità dell’irsutismo non è ben correlata con il livello di androgeni dal momento che la risposta del follicolo androgeno-dipendente all’eccesso di androgeni Irsutismo: trattamento con eflornitina crema in combinazione con laser terapia varia considerevolmente in una persona e tra diverse persone (6). Elementi di endocrinologia del pelo L’attività androgena, nella donna, è sostenuta da ormoni steroidei: deidroepiandros t e rone (DHEA), l’estere solfato di quest’ultimo (DHEA-S), androstenedione (AD), testosterone (T) e diidrotestosterone (DHT). Tali ormoni derivano sia dalla secrezione ghiandolare cortic o s u r renalica e ovarica che dalla conversione a livello dei tessuti periferici di precursori meno attivi. Sotto l’influenza dell’ACTH e della prolattina (PRL) le surrenali producono pre v a l e ntemente il DHEA e il DHEA-S e in minor misura l’AD (per un 50%) e il T (per un 10%); L’ormone luteinizzante (LH) induce a livello ovarico la sintesi di AD (per un 50%), T (per un 40%), DHEA/DHEA-S (per un 10%); la restante quota di T (50%) si forma in periferia per conversione dell’AD, dove si realizza anche la conversione di gran parte del T nel più attivo DHT grazie alla 5!- reduttasi. Nel sangue gran parte degli androgeni sono inattivi essendo legati a proteine vettrici come la "- g l o b u l ina Sex Hormone Binding Globulin (SHBG).Solo un 4% circa di androgeni circola in forma libera e quindi biologicamente attiva (2). Iperandrogenismo da eccessiva produzione di androgeni Questa forma può essere dovuta a patologie ovariche (sindrome dell’ovaio policistico, tumori), surrenaliche (iperplasia surre n ale congenita, sindrome di Cushing, tumori), assunzione di farmaci (antiepilettici, steroidi anabolizzanti, progestinici, immunosoppre s s ori e diazossido), endocrinopatie (acromegalia, i p o t i roidismo, iperprolattinemia, porfirie) La causa di irsutismo più frequente è la policistosi ovarica (PCO), sindrome da disfunzione ovarica caratterizzata da iperandrogenismo che si manifesta con una sintomatologia estre m amente variabile. In base al Consensus Conference di Rotterdam 2003 la diagnosi di PCO è posta in presenza di almeno due su tre dei seguenti elementi: oligomenorrea e/o anovulazione, iperandrogenismo clinico e/o biochimico, ovaia policistiche e dopo esclusione di altre patologie correlate ( s i n d rome di Cushing, iperplasia surre n a l e congenita, tumori virilizzanti ovarici e surre n ali). Criteri ecografici di ovaio policistico sono la p resenza di 12 follicoli di diametro tra 2 e 9 mm (indipendentemente dalla posizione) e/o l’aumento del volume ovarico totale >10 cm3 all’ecografia transvaginale, anche in un solo ovaio. Inoltre sarebbe importante un rapporto area dello stro m a / a rea totale dell’ ovaio >0,34. Nella PCO si avrebbe un’eccessiva liberazione di ormone luteinizzante (LH) responsabile a livello ovarico di una maggiore produzione di androgeni che verre b b e ro convertiti in estro g eni nei tessuti periferici, in particolare a livello del tessuto adiposo. L’elevata concentrazione di estrogeni circolanti pro v o c h e rebbe una condizione di anovulazione e aumenterebbe la responsività ipofisaria al Gonadotropin Releasing Hormone (GnRH) attivando in modo aciclico la secrezione di LH e perpetuando la sindrome. La PCO si associa nel 40-70% dei casi a insulin o - resistenza con conseguente iperinsulinemia, anomalie spesso favorite dalla presenza di una concomitante obesità (7). Esiste una significativa correlazione tra iperandrogenismo e iperinsulinemia dal momento che l’insulina aumenta la produzione di androgeni ovarici e controlla il trasporto degli androgeni ai tessuti periferici riducendo i livelli di SHBG con conseguente aumento della quota libera biologicamente attiva di andro g e n i . L’iperinsulinemia rappresenta inoltre un fattore di rischio per la comparsa di diabete di tipo II, ipertensione, dislipidemie e problemi card i o v ascolari. La PCO pertanto rappresenta una sindrome dismetabolica potendo portare a lungo termine allo sviluppo di patologie molto importanti (5). Altra causa di irsutismo è l’iperplasia surrenale congenita (o sindrome adrenogenitale) che comprende un gruppo di affezioni congenite causate da un difetto enzimatico che blocca la steroidogenesi surrenale a vario livello. La ridotta sintesi di cortisolo, comune a tutte le forme, provoca ipersecrezione di ACTH con conseguente iperplasia della corteccia surre n a l e , aumentata produzione degli steroidi che sono a monte del blocco enzimatico e loro conversione in ormoni per la cui sintesi non esistono ostacoli quali sono gli androgeni in alcune forme. Tra i difetti enzimatici più frequenti ricordiamo il deficit della 21-idrossilasi e della 11"- i d ro s ssilasi a trasmissione autosomica recessiva. Pur essendo malattie di prevalente interesse pediatrico, sono numerosi i casi di deficit enzimatici parziali, ad espressione tardiva in epoca puberale o postpuberale con segni clinici come l’irsutismo (8). Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 73 L. Brambilla, B. Scoppio, S.M. Ferrucci Iperandrogenismo da aumentata sensibilità recettoriale agli androgeni La forma con tasso degli androgeni nella norma è rappresentato dall’irsutismo idiopatico. Tale condizione, attribuibile all’8% circa delle donne irsute, si caratterizza per normali livelli di androgeni circolanti e funzionalità ovulatoria nella norma ed è stata correlata a ipotesi patogenetiche varie quali polimorfismo dei recettori androgenici, alterato metabolismo androgenico cutaneo, incremento dell’attività della 5!- reduttasi cutanea (6). Possono riscontrarsi elevati livelli dei metaboliti del diidro t e s t o s t e rone (DHT), in particolare del 3!- a n d rostenediolo e bassi livelli di SHBG (Sex Hormone Binding Globulin) (9). La riduzione della concentrazione sierica di SHBG, aumentando la quota libera e quindi biologicamente attiva di androgeni, può determ i n a re irsutismo. Tale riduzione è indotta dagli stessi androgeni, ipoestrogenismo (menopausa, interruzione della contraccezione orale), ipotiroidismo, corticosteroidi e obesità attraverso l’induzione di un iperinsulinismo (8). Iter diagnostico nell’irsutismo La valutazione medica dell’irsutismo richiede una diagnosi di conferma di tale condizione e un inquadramento delle pazienti che escluda le possibili patologie alla base dell’eccesso dei peli. In tal senso i dosaggi ormonali rivestono un importante ruolo come descritto in Tabella 1. Nel sospetto di iperandrogenismo è previsto il controllo in fase follicolare precoce di: testosterone totale e/o libero, DHEA-S, glicemia e insulinemia a digiuno, androstenedione, 3!- a n d rostenediolo, 17OH-pro g e s t e rone, LH, FSH, 1 7" −estradiolo e cortisolo libero urinario nel sospetto di sindrome di Cushing. Testosterone totale e/o libero DHEA-S Androstenedione 3!-androstenediolo 17OH-progesterone LH, FSH 17 "-estradiolo Cortisolo libero Glicemia e insulinemia a digiuno Tabella 1. Inquadramento ormonale iperandrogenismo. 74 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Nella raccolta dell’anamnesi sono importanti le informazioni su origine etnica, familiarità, i n s o rgenza e pro g ressione, variazioni avvenute in fasi particolari della vita (pubertà, gravidanza, menopausa) e trattamenti farmacologici. L’esame obiettivo si finalizza alla ricerca di segni clinici di iperandrogenismo quali manifestazioni cutanee (irsutismo, acne, acanthosis nigricans, alopecia), virilizzazione, anomalie metaboliche (2). Lo strumento di misura dell’irsutismo nelle diverse aree corporee, maggiormente utilizzato e citato negli studi clinici, è la scala di F e rr iman-Gallwey. Questa valuta la distribuzione e la densità dei peli terminali in 11 distretti corporei pre d e f i n iti, attribuendo a ciascun area un punteggio da 0 a 4 e sommando i punteggi delle diverse zone. Sono definite irsute le donne con un punteggio uguale o maggiore a 8 (10). sistemica TerapiaAttualmente sono disponibili per la gestione dell’irsutismo numerosi trattamenti locali ed alcuni di tipo sistemico; questi ultimi sono riservati soprattutto ai casi associati a iperandrogenismo. Tra le possibili terapie sistemiche ricordiamo quelle riducenti l’iperproduzione di androgeni r a p p resentate dagli estroprogestinici, dagli analoghi del releasing hormone delle gonadotro p ine (Gn-RH) e dai cortisonici. Tra i trattamenti sistemici più diffusi ricordiamo i contraccettivi orali. Questi inibiscono la sintesi delle gonadot ropine e quindi degli androgeni ovarici, grazie alla loro componente progestinica e aumentano la SHBG per mezzo della componente estro g enica. Negli irsutismi più gravi ai contraccettivi orali vengono associati farmaci ad azione a n t i a n d rogena come il ciproterone acetato (CPA). Il CPA è un potente progestinico in grado di inibire l’asse ipotalamo-ipofisario-ovarico, che agisce anche come antiandrogeno per inibizione competitiva dei recettori per T e DHT e riduzione della 5!- reduttasi. Più di rado si utilizzano analoghi del Gn-RH e c o r t is o n i c i. I primi sono in grado di inibire l’asse ipotalamo-ipofisario-ovarico; determinando ipoestrogenismo solitamente si associano ad estroprogestinici. I secondi bloccano la funzione surrenalica producendo però effetti collaterali sulle ossa e sul compenso glicemico. Irsutismo: trattamento con eflornitina crema in combinazione con laser terapia Altri farmaci utilizzati per il trattamento dell’irsutismo, pur senza approvazione ufficiale, sono lo spironolattone, l’aldosterone, la flutamide e la finasteride con funzione antiandrogena, e gli insulino-sensibilizzanti. Lo spiro n o l a ttone è un antagonista dell’aldosterone spesso utilizzato come antiandrogeno; poiché può determinare iperkaliemia in corso di trattamento è utile un monitoraggio degli elettroliti. La flutamide è un antiandrogeno utilizzato in tumori ormono-sensibili come il carcinoma p rostatico; la sua potenziale tossicità nei confronti del fegato richiede un controllo periodico degli indici della funzionalità epatica. La finasteride è un inibitore potente e selettivo della 5!- reduttasi utilizzato per il trattamento dell’ipertrofia prostatica e dell’alopecia androgenetica negli uomini. Tutti i farmaci ad azione antiandrogena, potendo causare femminilizzazione dei feti, devono sempre essere usati in associazione con contraccettivi (2, 3). R i c o rdiamo in ultimo i farmaci insulino-sensibilizzanti come la metformina, biguanide in grado di sensibilizzare i tessuti periferici all’azione dell’insulina e di ridurre la produzione epatica di glucosio inibendo la gluconeogenesi. Questo farmaco trova elettiva collocazione terapeutica in pazienti obese con diabete mellito di tipo II con gradi marcati di insulino-re s istenza, ma viene utilizzato anche nei casi di i p e r a n d rogenismo con iperinsulinemia riuscendo a ridurre i livelli plasmatici degli androgeni circolanti e ad aumentare la sintesi di SHBG (5). locale TerapiaPoichè le terapie sistemiche iniziano a d a re i loro primi effetti farmacologici dopo almeno 6-8 mesi si tende ad affiancarle a trattamenti locali di depilazione ed epilazione. Per depilazione si intende l’eliminazione del pelo a livello della superficie cutanea. Questa può realizzarsi mediante metodiche meccaniche come la rasatura e chimiche quali sono le c reme depilatorie. La r a s a t u r a, pur essendo una metodica economica, ha una durata solo di qualche giorno, fa assumere alla cute una ruvidezza poco gradita e può indurre pseudofollicoliti. Le creme depilatorie, contenendo sostanze come tioglicolati in grado di distruggere i legami disolfuri delle proteine dei peli, possono indurre dermatiti irritative più di rado allergiche, pur avendo un effetto della durata di qualche settimana. Per epilazione invece si intende la rimozione di tutto il pelo, bulbo compreso. Questa può realizzarsi mediante metodiche meccaniche, di elettrolisi e laser. L’epilazione meccanica rimuove i peli mediante strappo attraverso l’utilizzo di cerette o di dispositivi elettrici; questa pur avendo una durata di diverse settimane, è dolorosa e può determinare pseudofollicoliti, iperpigmentazioni postinfiammatorie e cicatrici (11). L’elettrolisi e potenzialmente il laser sono considerati metodi validi per la distruzione permanente dei follicoli piliferi (4). L’elettrolisi rimuove i peli attraverso l’utilizzo di una corrente elettrica galvanica, alternata o mista trasmessa all’interno del follicolo pilifero mediante un ago o un elettrodo in grado di i n d u r re una reazione rispettivamente chimica, termica o combinata. Tale metodica oltre ad essere dolorosa presenta un’efficacia legata all’esperienza dell’operatore potendo pro v o c a re cicatrici e iperpigmentazioni postinfiammatorie (12, 3). L’epilazione laser si basa sul principio della fototermolisi selettiva: utilizzando peculiari lunghezze d’onda luminose, specifiche per un determinato bersaglio, si può ottenere un effetto lesivo sullo stesso senza danno alle strutture adiacenti. Infatti l’energia luminosa dopo aver raggiunto il suo bersaglio si trasforma in energia termica provocando una fototermolisi selettiva dello stesso. Per l’epilazione laser il bersaglio selettivo è rappresentato dalla melanina presente nel follicolo pilifero. In particolare a livello della matrice situata a una profondità variabile dai 3 ai 6 mm e del “b u l g e” un ispessimento della guaina epiteliale esterna, nel punto di inserzione del muscolo ere t t o re del pelo, a circa 1,5 mm dall’ostio follicolare, dove si è accertata la presenza di cellule staminali capaci di rigenerare la struttura pilifera. Pertanto per ottenere un efficace effetto lesivo sul pelo occorre che i sistemi laser abbiano una specifica capacità di penetrazione nel tessuto determinata da maggiori lunghezze d’onda. Le lunghezze d’onda maggiormente indicate per un assorbimento più selettivo da parte della melanina sono quelle comprese tra i 690 e i 1100 nm. La luce laser, con Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 75 L. Brambilla, B. Scoppio, S.M. Ferrucci Laser A rubino Alexandrite A diodi Nd Yag Intense Pulsed Light Sources (I.P.L.S.) Lunghezze d’onda 694 nm 755 nm 810 nm 1064 nm 515-1200 nm Tabella 2. Laser disponibili per epilazione. lunghezza d’onda specifica per la melanina, viene da questa assorbita e trasformata in calore determinando la distruzione del follicolo pilifero. Le candidate ottimali per l’epilazione laser sono donne con peli scuri e fototipo chiaro dal momento che la melanina presente nell’epidermide può assorbire parte dell’energia inducendo danno epidermico. Mediante l’utilizzo di sistemi di raffreddamento cutanei si possono utilizzare fluenze maggiori garantendo così una maggiore penetrazione. Caratteristiche dei peli come colore, diametro e profondità, variabili a seconda della sede o del ciclo biologico follicolare, sono elementi di e s t rema importanza per la scelta nel trattamento laser di parametri quali lunghezze d’onda utilizzate, durata dell’impulso e fluenza dello stesso. Poiché nelle diverse fasi del ciclo di vita f o l l i c o l a re si verificano modificazioni della profondità e della pigmentazione, anche il momento in cui il pelo è sottoposto al trattamento laser influisce sull’entità e sulla persistenza dei risultati. La fase anagen rappresenta il momento migliore in cui eseguire la seduta di laser epilazione in quanto nel periodo di crescita la profondità dei follicoli è maggiore e la melanina è ben rapp resentata. Poiché non tutti i follicoli piliferi sono in anagen, pur essendo contenuti in una stessa sede, sono necessarie più sedute di laser terapia a intervalli di 4-12 settimane. L’epilazione laser è in grado di ridurre la ricrescita dei peli; risultati migliori si ottengono con più sedute. Attualmente sono disponibili diversi tipi di laser per la rimozione dei peli indesiderati come riportato in Tabella 2. Ricordiamo il laser a rubino che utilizza una lunghezza d’onda di 694 nm, il laser ad Alexandrite con lunghezza d’onda di 755 nm, il laser a diodi che ha un’emissione di 810 nm di lunghezza d’onda, il laser Nd Yag con lunghezza d’onda di 1064 nm e i sistemi a luce pulsata ad ampio spettro di emissione compreso tra i 515 e i 76 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 1200 nm (Intense Pulsed Light Sources I.P.L.S.). Gli effetti collaterali più comuni del trattamento laser sono l’eritema e l’edema che in genere si risolvono entro 48 ore. Possono verificarsi discromie (ipopigmentazioni ed iperpigmentazioni) più frequenti con l’utilizzo di laser a bassa lunghezza d’onda nei pazienti con fototipi III e IV (13, 4). Eflornitina in cre m a: per la gestione dell’irsutismo del volto attualmente è disponibile un nuovo trattamento topico a base di eflornitina che rallenta la crescita dei peli e può essere utilizzato in associazione ai vari metodi di rimozione. L’azione dell’eflornitina si esprime a livello dei bulbi piliferi dove inibisce in modo specifico e i r reversibile l’enzima ornitina decarbossilasi (ODC) coinvolto nel processo di crescita del pelo. L’ODC infatti, è un enzima che catalizza la conversione dell’ornitina in putrescina, tappa che p recede la formazione di altre poliamine, come spermidina e stermina, necessarie per la divisione e proliferazione cellulare nei diversi tessuti dell’organismo. A livello dei follicoli piliferi l’ODC, la cui sintesi è stimolata dal diidro t e s t o s t e rone, interv i e n e nella proliferazione delle cellule della matrice pilifera, con attività maggiore in anagen e m i n o re in telogen essendo influenzata dalle fasi del ciclo del pelo. Pertanto l’inibizione dell’attività dell’ODC tramite l’utilizzo topico di eflornitina, è in grado di rallentare la crescita dei peli e ridurre le dimensioni dei follicoli con conseguente miniaturizzazione dei peli. Dal momento che l’ODC presenta un rapido turnover, gli effetti dell’eflornitina in cre m a sono reversibili in breve tempo. Per tale motivo è necessaria un’applicazione bi-giornaliera del topico. Il principio attivo eflornitina è un analogo ami- Irsutismo: trattamento con eflornitina crema in combinazione con laser terapia noacidico inizialmente studiato come antineoplastico da impiegarsi per via sistemica successivamente utilizzato nel trattamento della tripanosomiasi africana in stadio avanzato (14). Tale principio attivo a denominazione chimica !-difluorometilornitina, è presente nella cre m a alla concentrazione ottimale di 11,5% di eflornitina base, equivalente alla concentrazione di 13,5% di eflornitina cloruro anidra, pre s e n t e nelle formulazioni di altri paesi. L’eflornitina all’11,5% in crema presenta un p rofilo di sicurezza clinica favorevole per le sue caratteristiche farmacocinetiche. Applicando la c rema più volte sulla cute solo lo 0,8% dell’eflornitina viene assorbito per via cutanea ed è rinvenibile in circolo; le concentrazioni plasmatiche raggiungono uno stato stazionario dopo 4 giorni di trattamento topico due volte al di con un’emivita di 8 ore; la quota di eflornitina assorbita viene eliminata nelle urine perlopiù immodificata (15). Per ottenere la massima efficacia, dopo il trattamento si deve evitare di deterg e re l’area per almeno 4 ore e di applicare cosmetici, schermi solari inclusi, per circa 5 minuti (16). Studi clinici condotti in doppio cieco e cont rollati con placebo, hanno evidenziato un miglioramento del quadro clinico a partire dalle prime 8 settimane di terapia che tende a consolidarsi con la prosecuzione delle applicazioni. Il suo impiego può associarsi ad effetti collaterali lievi e transitori per lo più di natura cutanea quali follicoliti, bruciore, prurito ed eritema. L’eflornitina può essere utilizzata su tutti i tipi di cute e in donne di qualunque età. Al contrario se ne sconsiglia l’uso in donne in gravidanza e in allattamento non essendo stati condotti studi adeguati in tali pazienti (17). Il lavoro di H i c k m a n riporta i risultati di 4 studi che hanno valutato le potenzialità dell’eflorn itina all’11,5% in crema nel pro v o c a re reazioni di sensibilizzazione, fototossicità e fotoallergia. Nel complesso i risultati di queste indagini suggeriscono che l’eflornitina all’11,5% in c rema avrebbe un buon profilo di sicurezza cutanea presentando un basso rischio di insorgenza delle suddette reazioni (18). L’eflornitina in crema può essere utilizzata in associazione a tutti i metodi di rimozione dei peli in quanto permette di ridurre la frequenza di ricorso a tali metodi pur senza sostituirli. La combinazione dell’eflornitina in crema con la laser epilazione si è dimostrata efficace nel migliorare la gestione dei peli indesiderati determinando risultati superiori alla sola terapia laser come evidenziato in recenti studi (19). in crema Eflornitina associata a laser a diodi Obiettivo del presente studio è quello di valutare l’efficacia e la tollerabilità dell’eflornitina in crema in associazione al laser a diodi nel trattamento dell’ipertricosi o irsutismo. Riportiamo l’esperienza acquisita su una casistica personale di 30 pazienti con ipertricosi primitiva o irsutismo idiopatico o secondario. e metodi Materiali Oggetto del nostro studio in aperto sono state 30 donne giunte alla nostra osserv azione tra gennaio e febbraio 2006. Si trattava di donne affette da ipertricosi primitiva o irsutismo idiopatico o secondario, che presentavano una densità di almeno 5 peli terminali/cm 2 a distanza di circa 48 ore dalla rasatura dell’area e che ricorrevano a metodiche di rimozione dei peli una o due volte a settimana. Sono state incluse donne di età compresa tra i 20 e i 60 anni (media 41.2), con fototipo cutaneo di Fitzpatrick I-IV (con prevalenza del III) e predominanza di peli di colorito bruno nelle aree di trattamento. Le sedi corporee trattate sono state labbro s u p e r i o re e mento (7), labbro superiore (6), mento (5), linea alba (5) areole mammarie (4) e avambracci (3). In Tabella 3, 4 e 5 sono riassunte le caratteristiche delle pazienti. Sono stati previsti come criteri di esclusione: gravidanza, allattamento, predominanza di peli molto chiari nelle aree di trattamento, terapia fotosensibilizzante in atto, assunzione di farmaci per via sistemica in grado di influenzare la crescita dei peli nei precedenti sei mesi, ipersensibilità a eflornitina o a eccipienti come metil para-idrossibenzoato, propil para-idro s s ibenzoato e fenossietanolo. Le pazienti, dopo aver fornito il proprio consenso allo studio, sono state sottoposte a visita endocrinologia per individuare o escludere eventuali patologie all’origine dell’ipertricosi o irsutismo. Solo in tre pazienti si evidenziava un irsutismo secondario di natura ovarica e si ini- Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 77 L. Brambilla, B. Scoppio, S.M. Ferrucci N. pz Età Fototipo Sede Manifestazioni cliniche all’ingresso nello studio Durata terapia Risposta clinica a T48 densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute Irsutismo II; densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute in pz in terapia sistemica densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute Irsutismo II; densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute in pz in terapia sistemica densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute 48 sett Risposta completa Eritema lieve (grado 3) Risposta parziale Nessuno (grado 1) Risposta completa Nessuno (grado 3) Risposta completa Nessuno (grado 3) Risposta parziale Pseudofollicoliti (grado 1) Risposta parziale Nessuno (grado 1) Risposta completa Nessuno (grado 2) Risposta completa Nessuno (grado 3) Risposta parziale Nessuno (grado 1) Non valutabile DIC per anticipata sospensione trattamento 1 43 III Linea alba 2 60 I Labbro sup 3 33 III 4 46 IV Areole mammarie Linea alba 5 41 III 6 40 II 7 35 III 8 37 IV 9 44 III 10 29 III Labbro sup e mento Labbro sup e mento Labbro sup Areole mammarie Mento Labbro sup e mento 48 sett 48 sett 48 sett 48 sett 48 sett 48 sett 48 sett 48 sett 32 sett Effetti collaterali Tabella 3. Generalità, aspetti clinici ed evoluzione di ipertricosi o irsutismo in 10 pz dopo trattamento combinato eflornitina in crema con laser a diodi. N. pz Età Fototipo Sede Manifestazioni cliniche all’ingresso nello studio Durata terapia Risposta clinica a T48 densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute Irsutismo II; densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute in pz in terapia sistemica densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute 48 sett densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute 48 sett Risposta completa Nessuno (grado 2) Risposta parziale Nessuno (grado 1) Risposta parziale Pseudofollicoliti (grado 1) Risposta completa Nessuno (grado 2) Risposta completa Nessuno (grado 2) Risposta completa Eritema lieve (grado 2) Risposta completa Nessuno (grado 2) Risposta completa Nessuno (grado 3) Non valutabile Nessuno per anticipata sospensione trattamento Risposta completa Pseudofollicoliti (grado 3) 11 38 III Linea alba 12 54 IV Avambracci 13 42 III 14 28 III Labbro sup e mento Mento 15 53 II Labbro sup 16 56 II Mento 17 26 III 18 38 I Labbro sup e mento Mento 19 30 III Avambracci 20 43 II Labbro sup e mento 48 sett 48 sett 48 sett 48 sett 48 sett 48 sett 48 sett 24 sett Effetti collaterali Tabella 4. Generalità, aspetti clinici ed evoluzione di ipertricosi o irsutismo in 10 pz dopo trattamento combinato eflornitina in crema con laser a diodi. 78 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Irsutismo: trattamento con eflornitina crema in combinazione con laser terapia N. pz Età Fototipo Sede Manifestazioni cliniche all’ingresso nello studio Durata terapia Risposta clinica a T48 Areole mammarie Labbro sup densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute 48 sett densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 inscurimento cute densità >/=5 peli terminali/cm2 48 sett Risposta completa Nessuno (grado 2) Risposta parziale Pseudofollicoliti (grado 1) Non valutabile Nessuno per anticipata sospensione trattamento Risposta completa Nessuno (grado 2) Risposta parziale Nessuno (grado 1) Risposta completa Nessuno (grado 2) Risposta completa Nessuno (grado 2) Risposta completa Eritema lieve (grado 2) Risposta completa Nessuno (grado 2) Risposta completa Eritema lieve (grado 2) 21 27 II 22 44 III 23 35 III Labbro sup e mento 24 44 II Linea alba 25 31 III Mento 26 58 IV Linea alba 27 47 I Avambracci 28 42 III Labbro sup 29 48 IV 30 46 III Areole mammarie Labbro sup 48 sett 16 sett 48 sett 48 sett 48 sett 48 sett 48 sett 48 sett Effetti collaterali Tabella 5. Generalità, aspetti clinici ed evoluzione di ipertricosi o irsutismo in 10 pz dopo trattamento combinato eflornitina in crema con laser a diodi. ziava terapia estroprogestinica (pz nº 3, 8, 18). Tutte le pazienti hanno eseguito 6 sedute di laser terapia con laser a diodi a impulso lungo (810 nm con raff reddamento per contatto) ogni 8 settimane e hanno applicato eflornitina in crema 2 volte al dì, in associazione ad un topico con filtro solare, iniziando 5 giorni dopo ogni seduta di laser epilazione e sospendendo 5 giorni prima della seduta successiva per l’intera durata dello studio. Solo nei mesi di luglio agosto sono state sospese le sedute laser mentre si è continuata l’applicazione dell’eflornitina in crema senza che insorgessero reazioni di fotosensibilizzazione e/o fototossicità. Alle pazienti è stato chiesto di radersi due giorni prima di ciascun incontro. Nell’arco delle 48 settimane dello studio sono stati previsti 6 controlli con esame clinico completo eseguiti all’arruolamento e ogni 8 settimane. Durante ogni visita sono stati valutati, per ciascuna paziente, l’entità del miglioramento o peggioramento del problema rispetto alla condizione iniziale, considerando parametri come l’inscurimento della cute associato alla pre s e nza di peli terminali e caratteristiche dei peli quali la lunghezza indicativa della loro velocità di crescita e la densità corrispondente al numero dei peli terminali visibili per unità di area. Tutti criteri di valutazione della Physician’s Global Assessment (PGA) scala in 4 punti che misura la risposta alla terapia rispetto allo stato basale pre-trattamento. Tale scala considera guarigione/quasi guarigione (grado 3) l’assenza completa o praticamente completa dei peli terminali visibili; marcato miglioramento (grado 2) una loro riduzione considerevole; miglioramento (grado 1) una loro riduzione clinicamente evidente; assenza di miglioramento/peggioramento (grado 0) un mancato miglioramento o un peggioramento degli stessi. In occasione della valutazione finale è stata stimata la risposta clinica e sono stati registrati gli eventuali eventi avversi segnalati anche prima nel caso di interruzione della terapia. Si è considerata risposta completa (RC) sia il grado 3 che il 2 corrispondenti a “guarigione/quasi guarigione” e “marcato miglioramento”; risposta parziale (RP) il grado 1 di “m i g l i o r a m e n t o”; risposta assente (RA) il grado 0 di “assenza di miglioramento/peggioramento”. Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 79 L. Brambilla, B. Scoppio, S.M. Ferrucci ati RisultDelle trenta pazienti arruolate tre si sono ritirate dallo studio: una per la comparsa di dermatite irritativa da contatto (DIC) nell’area di applicazione della crema, con test epicutanei negativi per Vaniqa 11,5% crema (pz nº 10) e due per scarsa compliance (pz nº 19 e n 23). Già dopo 8 settimane (T8) si è potuto rilevare una riduzione dei parametri esaminati della PGA Il risultato finale è stato valutato nelle 27 pazienti che hanno portato a termine lo studio, alla 48ª settimana (T48), coincisa con la sospensione del trattamento combinato eflornitina in crema con laser epilazione. Si è ottenuta RC sia in caso di grado 3 osservato in 6 su 27 pazienti (22,2%) che di grado 2 osservato in 13 su 27 pazienti (48,1%) per un totale di 19 su 27 pazienti (70,3%), RP con grado 1 in 8 su 27 pazienti (29,6%). Per quel che riguarda la sede, si è registrata RP per alcune forme di irsutismo a livello del labbro superiore e del mento soprattutto in soggetti con peli molto chiari; risposta migliore si è ottenuta agli avambracci, al labbro superiore e al mento; ottima risposta hanno invece mostrato sedi come areole mammarie e linea alba. Nove su trenta delle donne trattate (30%) hanno lamentato almeno un effetto collaterale a livello cutaneo quali pseudofollicoliti ed eritema di lieve entità risoltisi spontaneamente senza alcun trattamento. Solo in una paziente con irsutismo a livello del labbro superiore e del mento si è verificata una DIC importante che ha portato alla sospensione della terapia. Nonostante lo studio si sia svolto anche in mesi con irraggiamento solare, nessun paziente ha manifestato reazioni di fotosensibilizzazione e/o fototossicità. I risultati del nostro studio sono sinteticamente riportati nelle Tabelle 3, 4 e 5. ni ConcluInsioquesto studio il trattamento combinato eflornitina in crema con laser epilazione per i peli indesiderati è risultato efficace e ben tollerato. L’uso associato ha infatti indotto una RC o una RP rispettivamente nel 70,3% e nel 29,6% dei pazienti con un miglioramento clinico complessivo nel 100% delle donne che hanno portato a termine lo studio (27/27 80 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 a) b) Figura 2 (a, b). Risposta completa a 48 settimane in paziente con irsutismo in corrispondenza del labbro superiore. pazienti) comportando effetti avversi solo a livello cutaneo perlopiù di lieve e media entità e transitori. In una sola paziente si è resa necessaria la sospensione della terapia combinata per la comparsa di una DIC nell’area di applicazione con test epicutanei negativi, mentre in due il trattamento è stato interrotto pre m a t u r amente per scarsa compliance. L’analisi dei dati ha evidenziato a partire dal T8 una riduzione sia della velocità di ricrescita dei peli che del loro diametro e pigmentazione. Tali risultati sono attribuibili all’effetto sinergico svolto dai due trattamenti. La terapia topica con eflornitina soddisfa molto Irsutismo: trattamento con eflornitina crema in combinazione con laser terapia in grado di pro v o c a re un disagio psicologico condizionante la vita di relazione per lo stretto legame interc o r rente tra aspetto fisico e parametri psicosociologici. Pertanto l’uso concomitante di eflornitina e terapia laser si inserisce favorevolmente tra le opzioni terapeutiche disponibili per l’ipertricosi e irsutismo potendo aiutare le donne a m i g l i o r a re il proprio aspetto e la loro vita di relazione. Tale terapia combinata ha prodotto una risposta più veloce in sedi come areole mammarie, linea alba e avambracci mentre risultati più lenti si sono ottenuti a livello del labbro superiore e mento dove, a nostro parere, sarebbe da pre n d e re in considerazione un periodo più lungo di trattamento con sedute intervallate da un numero maggiore di settimane. Questo studio ha confermato il profilo di tollerabilità del trattamento combinato non essendo state evidenziate interazioni sfavorevoli tra e f l o rnitina e trattamento laser. Inoltre nonostante lo studio si sia svolto anche in mesi con irraggiamento solare, nessun paziente ha manifestato reazioni di fotosensibilizzazione e/o fototossicità con eflornitina topica più fotoprotezione. Gli ottimi risultati ottenuti da questo studio dimostrano come l’eflornitina in crema in associazione al laser a diodi nel trattamento dell’ipertricosi o irsutismo rappresenti una valida opzione terapeutica nella gestione dei peli indesiderati. a) b) Figura 3 (a, b). Risposta completa a 48 settimane in paziente con irsutismo in corrispondenza del labbro superiore. Bibliografia 1. Kitzinger C, Willmott J. “The thief of womanhood”: women’s experience of polycystic ovarian syndrome. Soc Sci Med 2002; 54: 349-61 le pazienti sia perché permette loro di non far ricorso ad altre metodiche di depilazione o epilazione tra le sedute laser, sia perchè efficace anche sui peli del vello, meno suscettibili alla rimozione laser. Il vantaggio dell’eflornitina in c rema in associazione al laser a diodi nelle forme di irsutismo secondarie è anche quello di r i d u r re i tempi di risposta al trattamento ormonale. Fattore rilevante nei casi in cui l’eccessiva presenza di peli abbia determinato nelle pazienti disturbi della sfera psico-relazionale con conseguente riduzione della qualità di vita. La presenza di peli indesiderati infatti, viene vissuta come un segno di minore femminilità 2. Saurat JH, Grosshans E et al. In: Dermatologia e malattie sessualmente trasmesse. Ed Masson II Edizione 2000; X V: 765-783 3. Braun-Falco O, Plewig G et al. In: Dermatologia. Ed Sprinter 2002; 31:1099-1117 4) Azziz R. The evaluation and management of hirsutism. Obstet Gynecol 2003; 101 (5 part 1):995-1007 5. Di Renzo GC, Ferrari A et al. Guida al razionale terapeutico della policistosi ovarica. Ed Verducci 2004, II:21-22 6. Rosenfield RL. Hirsutism. N Engl J Med 2005; 353: 2578-2588 7. Falsetti et al; Gynecol Endocrinol. 1996; 10: 319-26 8. Rugarli C. Medicina interna sistematica. Ed Masson IV Edizione 2000; 55: 1111-1116 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 81 L. Brambilla, B. Scoppio, S.M. Ferrucci 9. Nikolaou D,Gillin-Smith C. Curr Obstet Gynaecol 2005; 15:174-182 10. Hines G, Moran C et al. Facial and abdominal hair growth in hirsutism. A computerized evaluation. J Am Acad Dermatol 2001; 45:846-50 82 15. Malhotra B et al. Percutaneous absorption and pharmacokinetics of eflornithine HCL 13,9% cream in women with unwanted facial hair. J Clin Pharmacol 2001; 41: 972-978 16. Vaniqa: riassunto delle caratteristiche del prodotto. 11. Olsen EA. Methods of hair removal. J Am Acad Dermatol 1999; 40:(2 pt 1)143-55 17. Balfour JA, McClellan K. Topical eflornithine. Am J Clin Dermatol 2001; 2:197-201 12. Rodney P.R. Dawber MA. Guidance for the management of hirsutism.Curr Med Res Opin 2005; 21:1227-1234 13. Cannarozzo G, Petrini N et al. I laser in dermatologia. Ed Società Servizi Medici S.r.L. 2002; V: 75-81 18. Hickman JG et al. Human dermal safety studies with eflornithine HCL 13,9%cream ( Vaniqa ), a novel treatment for excessive facial hair. Curr Med Res Opin 2001; 16:235-44 14. 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KEY WORDS: Betamethasone valerate, Patch, Inflammatory skin diseases Un paio di anni fa, mi sono entusiasmato all’uscita di un prodotto topico a base di vitamina E. L’entusiasmo non era legato tanto alla vitamina E, già in commercio in Italia da qualche anno, quanto, soprattutto, al fatto che questo prodotto fosse in monodosi. Infatti, per la prima volta in campo dermatologico, grazie a un topico in monodosi, si poteva sapere con certezza il quantitativo di prodotto che il paziente applicava. Finalmente si poteva evitare di scrivere “due applicazioni al giorno” o “una volta alla sera”. Con un prodotto in monodosi il paziente applicava, finalmente, un quantitativo preciso, senza eccedere, ma anche senza economia. Allora, in un articolo su questo argomento (1), enfatizzavo quanto tutto questo fosse importante per i cosmetici e i cosmeceutici, ma sottolineavo anche come sarebbe stato ancora più importante per i farmaci. Proviamo a immaginare un bambino di quattro anni con una dermatite atopica grave e diffusa. È importante consigliare ai genitori quanto corticosteroide topico o quanto tacrolimus applicare? Un altro esempio riguarda una paziente di 68 anni con una psoriasi volgare in placche che coinvolge, classicamente, il cuoio capelluto, i gomiti, la regione lombosacrale e le ginocchia. È importante consigliare alla paziente quanto calcipotriolo applicare, considerando che questo farmaco potrebbe causare, se utilizzato in modo non corretto, alterazioni del metabolismo osseo? Anche in questo caso la risposta è, ovviamente, affermativa. Entrambi gli esempi si prestavano, e si prestano, a un’altra considerazione: sapere quanto farmaco il paziente applica implica che gli effetti collaterali da sovradosaggio possano essere notevolmente ridotti. Questo potrebbe significare meno atrofie da cortisonici topici, meno teleangectasie, meno ipertricosi, e così via. 1 Istituto di Scienze Dermatologiche, Università di Milano, Fondazione I.R.C.C.S., Ospedale MaggiorePo l i c l i n i c o , Mangiagalli e Regina Elena, Milano Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 85 S. Veraldi Il concetto delle monodosi poteva quindi avere utilissime applicazioni in campo farmacologico: pensavo ai già citati corticosteroidi, agli immunodepressori, agli anti-psoriasici, ma anche agli antibiotici e agli antimicotici. Ma ecco che, dopo i cerotti a base di nitroglicerina, di anti-infiammatori non steroidei e di estro-progestinici, arriva sul mercato italiano un cerotto a base di betametasone valerato (Cortiflam® 2,250 mg cerotto medicato): il cerotto è, di fatto, una monodose! Non mi interessa, in questa sede, sosten e re che questo farmaco è efficace nel trattamento della psoriasi (d’altra parte, se è efficace il betametasone valerato in crema, perché non dovrebbe esserlo un cerotto con lo stesso principio attivo?). Queste brevi note salutano l’arrivo di un Bibliografia prodotto che presenta almeno due aspetti interessanti, ma che non riguardano, in modo diretto, l’efficacia: 1. Finalmente sappiamo quanto corticosteroide prescriviamo ai nostri pazienti: il cerotto, che misura 7,5 x 10 cm, contiene 2,250 mg di betametasone valerato, che corrispondono a 1,845 mg di betametasone base. Questo significa che, per ogni cm2, il paziente applica 30 mcg di steroide. La penetrazione del principio attivo è quindi regolare e uniforme. È perfino ovvio ricord a re che è possibile tagliare il cerotto, adattandolo alle dimensioni della lesione: un cerotto è quindi molto più “plastico” di quanto pensavamo. 2. Finalmente il paziente non è costretto a farsi delle occlusive casalinghe: lo Veraldi S. Le monodosi in dermatologia. Dermo Cosmo News 2006; 4 (suppl.4 ):1-2 86 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 strato protettivo esterno del cerotto è a base di polietilene tereftalato, che impedisce il rilascio, accidentale o non, del principio attivo. Questo introduce il problema della compliance. Se, tra i lettori, c’è uno psoriasico (ma con psoriasi volgare), questi potrà confermare che alla sera, dopo una giornata di lavoro, arrivato a casa, si lava, quindi applica il farmaco (cortisonico o derivato della vitamina A o della vitamina D che sia) e si benda. Sono ormai le nove passate: la psoriasi ha portato via al nostro paziente dai 30 ai 60 minuti: il paziente è pronto per la cena, quindi la lettura dei quotidiani, la partita di biliardo e un bicchiere di whisky. Perché perd e re tutto questo tempo? Un lavaggio, un cerotto e via! Microcircolo, cute e antocianosidi Antonino Di Pietro SU M M A R Y Microcirculation, skin and anthocyanosides The skin in aged poeple is characterized by the reduced quantity of functioning capillary loops. The skin microcirculation is sensitive to vascular risk factors, particularly smoking. Bilberry contains anthocyanosides. Anthocyanosides are potent antioxidants which help to maintain the integrity of capillaries. Anthocyanosides reduce microvascular impairments due to ischaemia re p e rfusion injury, with preservation of endothelium, attenuation of leukocyte adhesion and improvement of capillary perfusion. Clinical studies have demonstrated that anthocyanosides are effective in the treatment of microcirculation disorders. Rosacea can be effectively controlled with lifestyle changes and with a medical therapy which strengthen capillaries (anthocyanosides). KEY WORDS: Skin aging, Microcirculation, Anthocyanosides M icrocircolo e invecchiamento cutaneo Alcuni individui anziani sembrano molto più giovani della loro età anagrafica e altri, al contrario, appaiono molto più vecchi. Ad un’apparenza maggiormente vecchieggiante corrisponde anche una reale accelerazione del processo di invecchiamento fisiologico (1). Nella cute dell’anziano, rispetto al giovane, le anse vascolari del derma papillare sono ridotte del 37-40% a seconda delle aree considerate (2). Dipartimento di Dermatologia Ospedale L. Marchesi, Inzago (Milano) Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 89 A. Di Pietro Con l’invecchiamento i vasi del microcircolo cutaneo che decorrono orizzontalmente sono maggiormente allungati e ampiamente dilatati. Aspetto senescente e fisiologia cutanea sono tra loro correlati (3): ad esempio la capacità riparativa nell’anziano è sensibilmente ridotta. Perché con l’età il microcircolo cutaneo si riduce? Il microcircolo cutaneo, al pari dell’intero apparato vascolare, risente negativamente dei comuni fattori di rischio cardiovascolare e tra questi, vista l’ampia diffusione, una particolare menzione spetta al fumo (4-5). Nel mantenimento dell’equilibrio vascolare il ruolo chiave è svolto dalle cellule endoteliali che vanno incontro a proliferazione, quiescenza, apoptosi e senescenza (6). Nell’adulto l’endotelio è in condizioni di quiescenza e le cellule endoteliali si replicano molto lentamente, se non attivate da citochine infiammatorie, stress ossidativo o altri insulti patologici (6). Proliferazione cellulare, quiescenza, apoptosi e senescenza sono le quattro principali fasi delle cellule endoteliali che collocano il microcircuito cutaneo in equilibrio tra mantenimento e rimodellamento. Le cellule endoteliali, dopo un numero finito di moltiplicazioni (tra 20 e 50), vanno incontro a una senescenza replicativa, legata alla ridotta attività della telomerasi che comporta la perdita della capacità rigenerativa (6). 90 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Microcircolo, cute e antocianosidi La diminuzione della densità capillare è pertanto la principale causa dell’atrofia cutanea e del pallore che si osservano nell’anziano, ma l’effetto più importante causato dalla restrizione del letto vascolare è rappresentato da un deficit funzionale che si estrinseca in una ritardata risposta ai vari stimoli e in una ridotta capacità di termoregolazione (7-11). Non potendo contrastare l’ineluttabile, l’obiettivo terapeutico nell’invecchiamento cutaneo deve essere quello di ritardare il più possibile i processi involutivi mediante stili di vita corretti. Sono molto necessari: un’efficace protezione nei confronti delle radiazioni ultraviolette (fotoinvecchiamento) e l’utilizzo di farmaci con provati effetti sul microcircolo. Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 91 A. Di Pietro A ntocianosidi e microcircolo Un capillaroprotettore protegge la membrana endoteliale (fattore “parietale”) ed il tessuto limitrofo (fattore “extraparietale”), esplicando un’azione apparentemente duplice, ma in realtà univoca, data l’unità del rapporto endotelio-interstizio. Gli antocianosidi sono un gruppo di sostanze coloranti molto diffuso in natura, che conferisce la caratterisitca tonalità cromatica a numerosi fiori e frutti. 92 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Microcircolo, cute e antocianosidi Gli antocianosidi posseggono una peculiare affinità per la parete dei vasi sanguigni. Colorando sezioni istologiche dei vasi sanguigni con una soluzione acquosa all’1% di antocianosidi, le cellule muscolari della media si colorano intensamente in rosso amaranto, il connettivo dell’avventizia assume una tonalità rosso ciclamino, mentre le cellule endoteliali hanno il nucleo che si colora di un’intensa tonalità bruno scuro. Gli antocianosidi proteggono i vasi dai radicali dell’ossigeno senza alterare la loro reattività nei confronti dell’ossido nitrico (12, 13). L’apporto locale di antocianosidi determina un notevole incremento dei processi di differenziazione delle cellule mesenchimali primitive in senso angioblastico e fibroblastico, che si traducono in rilevanti modificazioni della citottetonica. Gli antocianosidi stimolano significativamente la biosintesi di glucosoaminoglicani, sostanze fondamentali del connettivo. Nel microcircolo cutaneo in caso di ischemia gli antocianosidi determinano i seguenti effetti: Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 93 A. Di Pietro M icrocircolo e patologie cutanee Le teleangectasie, o capillari dilatati, sono piccoli vasi sanguigni di diametro compreso tra 0,1 e 1 mm, preferibilmente localizzate al volto e agli arti inferiori. Ne sono affette il 30-40% delle donne, con un rapporto di 9 a 1 rispetto agli uomini. Sulla base del loro aspetto le teleangectasie possono essere classificate in 4 tipi (14): Dal punto di vista emodinamico le teleangectasie possono essere distinte: con reflusso o senza reflusso. Che si tratti degli arti inferiori o del volto, l’esame obiettivo preliminare riveste un ruolo fondamentale per la conseguente scelta correttiva. 94 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Numerosi sono i fattori che possono essere associati alle teleangectasie: 1) rosacea; 2) esposizione prolungata al sole; 3) uso prolungato di cortisonici topici; 4) malattie del collageno; 5) malattie ereditarie. L’utilizzo del laser ha indubbiamente rivoluzionato la terapia delle teleangectasie. Tuttavia è molto spesso utile associare al laser una terapia orale basata su farmaci con azione elettiva di capillaroprotezione. Microcircolo, cute e antocianosidi Con il termine di “couperose” si definisce un quadro cutaneo, localizzato prevalentemente al volto, caratterizzato dalla associazione di eritrosi, teleangectasie ed irritabilità cutanea. Tale affezione colpisce di solito soggetti di sesso femminile con pelle chiara: fototipi I, II e III secondo Fitzpatrick. La rosacea presenta un’incidenza che può essere calcolata nell’ordine dell’1-5% della patologia dermatologica, interessando maggiormente i soggetti tra i 30 e i 60 anni di età. La couperose è la conseguenza di una vasodilatazione del microcircolo sottoepidermico; se particolarmente frequente, può indurre nel tempo la comparsa di telelangectasie che provocano la formazione di una sottile rete rosso-violacea visibile attraverso l’epidermide. All’origine della couperose vi è la presenza di una fragilità dei capillari che può essere costituzionale oppure acquisita e, sulla quale, possono agire diversi fattori di tipo emozionale, ormonale, allergico, ambientale e climatico quali ad esempio: variazioni brusche di temperatura, radiazioni solari, eccessiva umidità, vento e impiego di cosmetici non idonei. Per prevenire la couperose può rivelarsi utile seguire alcune raccomandazioni di ordine generale: • adottare uno stile di vita sano e regolato • seguire un’alimentazione corretta (limitando il più possibile l’assunzione di alcolici e caffè) • evitare l’utilizzo di prodotti cosmetici irritanti • proteggere la pelle da stimoli esterni dannosi • utilizzare farmaci che curano gli stati di fragilità capillare come gli antocianosidi del mirtillo che posseggono anche un’attività antinfiammatoria. Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 95 A. Di Pietro B ibliografia 1. Grove GL. Physiologic changes in older skin. Clin Geriatr Med 1989; 5:115 2. Kelly RI, Pearse P. Bull RH. et al. The effects of aging on the cutaneous microvasculature. J Am Acad Dermatol 1995; 33 (P. 1) 749 3. Grove GL. Age-Related differences in healing of superf icial skin wounds in humans. Arch Dermatol Res 1982; 272:381 4. Cooper LT, Cooke JP, Dzau VJ. The vasculopathy of aging. J Gerontol 1994; 49:B191 5. Di Carlo A. A study of early effects of cigarette smoking by telethermography. J Plastic Dermatol 2005; 1:5 6. Chang E, Yang J, Nagavarapu U, Herron GS. Aging and survival of cutaneous microvasculature. J Invest Dermatol 2002; 118:752 7. Algotsson A, Nard b e rg A, Windblad B. Influence of age and gender an skinvessel reactivity to endothelium-dependent vasodilators tested with iantopho rosis and a laser Doppler perfusion images J Gerontal A Biol Sci Med Sci 1995; 50:M121 96 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 8. Ashcraft GS, Haran MA, Ferguson MW. Aging alsers the inflammatory and endothelial cell adhesion molecule profiles during human cutaneous wound healing. Lab Invest 1998; 78:47 9. Holt DR, Kirk SJ, Regan MC, et al. Effect of age an wound healing in healthy human beings. Surgery 1992; 112:393: discussion 297 10. Cerimele D, Celleno L, Serci F. Physiological changes in ageing skin. Br J Dermatol 1990; 122 (Suppl 35):13 11. Passeron T, Orlure JF. Skin ageing and its prevention. Presse Med 2003; 33:1474 12. Bell DR, Gochenaur K. Direct vasoprotective pro p e rties of anthocyanin-rich extracts. J Appl Physiol 2006; 100:1164-70. Epub 2005 Dec 8 13. Bertuglia S, Malandrino S, Colantuoni A. Effect of Vaccinium myrtillus anthocyanosides on ischaemia re p e rfusion injury in hamster cheek pouch micro c i rculation. P h a rmacol Res 1995; 31:183-7 14. Cartier H. Aspects cliniques ses tèlangectasies. Phlébologie 2001; 54:4 Istruzioni agli Autori Obiettivo della rivista Articoli in supplementi al fascicolo Il Journal of Plastic Dermatology, organo ufficiale dell’International-Italian Society of PlasticAesthetic Dermatology, si rivolge a tutti i dermatologi (e cultori della materia) che vogliono mantenersi aggiornati sia sugli aspetti patogenetici degli inestetismi e dell’invecchiamento della cute, sia sull’uso delle nuove tecnologie (laser, radiofrequenza, luce pulsata, ecc), delle sostanze esfolianti, dei materiali iniettivi per la supplementazione dermica, dei dermocosmetici, degli integratori, ecc. Il Journal of Plastic Dermatology pubblica, articoli originali, casi clinici, rassegne, report congressuali e monografie. Payne DK, Sullivan MD, Massie MJ. Women’s psychological reactions to breast cancer. Semin Oncol 1996; 23 (Suppl 2):89 Preparazione degli articoli Gli articoli devono essere dattiloscritti con doppio spazio su fogli A4 (210 x 297 mm), lasciando 20 mm per i margini superiore, inferiore e laterali. La prima pagina deve contenere: titolo, nome e cognome degli autori, istituzione di appartenenza e relativo indirizzo. La seconda pagina deve contenere un riassunto in italiano ed in inglese e 2-5 parole chiave in italiano ed in inglese. Per la bibliografia, che deve essere essenziale, attenersi agli “Uniform Requirements for Manuscript submitted to Biomedical Journals” (New Eng J Med 1997; 336:309). Più precisamente, le referenze bibliografiche devono essere numerate progressivamente nell’ordine in cui sono citate nel testo (in numeri arabi tra parentesi). I titoli delle riviste devono essere abbreviate secondo lo stile utilizzato da PubMed (la lista può essere eventualmente ottenuta al seguente sito web: http://www.nlm.nih.gov). Articoli standard di riviste Parkin MD, Clayton D, Black RJ, Masuyer E, Friedl HP, Ivanov E, et al. Childhood leukaemia in Europe after Chernobil: 5 year follow-up. Br J Cancer 1996; 73:1006 Articoli con organizzazioni come autore The Cardiac Society of Australia and New Zealand. Clinical exercise stress testing. Safety and performance guidelines. Med J Aust 1996; 164:282 108 Journal of Plastic Dermatology 2007; 3, 3 Libri Ringsven MK, Bond D. Gerontology and leadership skill for nurses. 2nd ed. Albany (NY): Delmar Publisher; 1996 Capitolo di un libro Phillips SJ, Whisnant JP. Hypertension and stroke. In: Laragh JH, Brenner BM, editors. Hypertension: pathophysiology, diagnosis, and management. 2nd ed. New York: Raven Press; 1995, p.465 Figure e Tabelle Per favorire la comprensione e la memorizzazione del testo è raccomandato l’impiego di figure e tabelle. Per illustrazioni tratte da altre pubblicazioni è necessario che l’Autore fornisca il permesso scritto di riproduzione. Le figure (disegni, grafici, schemi, fotografie) devono essere numerate con numeri arabi secondo l’ordine con cui vengono citate nel testo ed accompagnate da didascalie redatte su un foglio separato. Le fotografie possono essere inviate come stampe, come diapositive, o come immagini elettroniche (formato JPEG, EPS, o TIFF). Ciascuna tabella deve essere redatta su un singolo foglio, recare una didascalia ed essere numerata con numeri arabi secondo l’ordine con cui viene citata nel testo Come e dove inviare gli articoli Oltre al dattiloscritto in duplice copia, è necessario inviare anche il dischetto magnetico (formato PC o Mac) contenente il file con il testo e le tabelle. Gli articoli vanno spediti al seguente indirizzo: Antonio Di Maio Edizioni Scripta Manent Via Bassini 41 20133 Milano E-mail: [email protected] [email protected]
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