Un eLearning tutto italiano
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Un eLearning tutto italiano
Un eLearning tutto italiano Marcello Giacomantonio Abstract L'osservatorio Aitech-Assinform ci fornisce ogni anno un prezioso rapporto sull'evoluzione del mercato dell'eLearning, ma integrando i dati con altri osservatori emerge una realtà italiana più complessa e forse con prospettive migliori di quelle tracciate dal Rapporto 2006. L'impresa rimane al primo imposto come impiego di servizi di eLearning ma l'università compare come nuovo player ed assume un ruolo per il quale si avvertiva un vuoto. Il mercato dell'eLearning è trainato dai contenuti, ma al contrario di quello che sembrerebbe le tecnologie di LMS non sono affatto al tramonto, a ben considerare i dati. Ciò di cui si sente la mancanza invece è una cultura adeguata dei servizi formativi e dell'eLearning in particolare, che è considerato dai più ancora una possibilità del futuro e non una soluzione del presente. In questo quadro ci sembra necessario riprendere dall'inizio le considerazioni del perché dell'eLearning. 1. Il rapporto eLearning 2006 Da diversi anni l’Osservatorio e-learning realizzato da Aitech-Assinform, nell’ambito di un programma di ricerche e di osservatori sui settori emergenti dell’economia digitale, è la bussola degli operatori dell’eLearning per comprendere le tendenze, le caratteristiche e le prospettive di questo mercato. L’Osservatorio ha lo scopo di analizzare il grado di adozione e le caratteristiche di utilizzo dell’eLearning da parte di una molteplicità di soggetti italiani interessati: dalle piccole, medie e grandi aziende alla pubblica amministrazione, dall’università alla scuola. In particolare, la ricerca ha tra i propri obiettivi l’analisi delle modalità di approccio degli utenti-clienti all’e-learning, dell’impatto generato dall’adozione di progetti di e-learning sull’organizzazione, dei vantaggi e dei limiti di tale modalità formativa e, infine, delle sfide future. Tuttavia le ricerche condotte da soggetti diversi che partecipano all’osservatorio nei diversi comparti, spesso con metodologie diverse, sembra non raggiungere lo stesso grado di precisione e, a nostro parere, sorgono oggi diversi interrogativi sull’affidabilità complessiva degli ultimi risultati. Vediamo perché. Pagina 1 di 14 La domanda e-learning Italia 2006 (stime) Spesa e crescita del mercato 600,0 160% 140% 500,0 120% 400,0 100% Spesa M€ 300,0 80% Crescita % 60% 200,0 40% 100,0 20% Elaborazione Wbt.it 0,0 0% 2001 2002 2003 2004 2005 su dati ANEE 2006 Figura 1 – La domanda di e-learning e la crescita del mercato Come ci illustra il grafico, il mercato dell’eLearning ha raggiunto nel 2006 una consistenza di quasi 500 milioni di euro (479 mln €), ma il tasso di crescita è sostanzialmente sceso a zero, con la crescita ferma a 12,7%. Non solo. Mentre le aziende mettono a segno una crescita del 17,8%(riportato 16,9%), il rimanente comparto pubblico (università, PA, scuola, escluso quello degli gli utenti finali), evidenzia addirittura una regressione media di quasi l’1%. La cosa non ci convince, ci sembra infatti strano che per un settore come l’eLearning, il cui tasso di saturazione viene dichiarato ancora basso dalla ricerca, si abbiano simili valori. Ma su questi dati ritorneremo in maniera dettagliata più avanti. Pagina 2 di 14 Figura 2 – Evoluzione del mercato per settori I player del mercato eLearning Italia • • • • • • Imprese (+17,8%) – Big spender (corporate) (5% Æ 73,4% spesa) – Medium spender (15% Æ 18,4% spesa) – Light spender (80% Æ 8,2% spesa) Pubblica amministrazione (-1,6%) – PAC – PAL – Enti collegati Università (-0,7%) – Corsi di Laurea – Master e specializzazioni Scuola (-0,3) Formazione professionale Utenti finali (+9%) Figura 3 – I player del mercato iataliano dell’eLearning Se ragioniamo sui settori storici ci rendiamo conto che chi continua ad investire in eLearning sono le grandi imprese corporate (73,4% della spesa), mentre la PA, la scuola e persino le università risulta che stiano disinvestendo. Rimane solo una certa crescita nel settore degli utenti finali (+9%). Il dato più amaro è che la Formazione professionale, il settore in cui la FAD è nata già agli inizi degli anni ’80, è praticamente scomparsa dallo scenario (a meno che non vada considerata nella quota della scuola). Ma se consideriamo anche altre fonti, in questo quadro apparentemente “narcotizzato” irrompe con forza un nuovo soggetto: l’università. L’università italiana arriva con molto ritardo sul palcoscenico dell’eLearning e anche fra molte polemiche al seguito delle ultime riforme. Non c’era negli anni ’90 quando le aziende avevano bisogno del supporto della ricerca, non c’era neppure agli inizi di questo secolo1, quando l’eLearning ha incominciato ad assumere consistenza. 1 Solo l’Università di Ferrara aveva avviato corsi di diploma universitario e master dal ’98 e aveva dato vita al CARID (Centro di Ateneo per la Ricerca, l’Innovazione didattica e l’Istruzione a Distanza). Pagina 3 di 14 45 45 41 40 35 30 25 29 28 28 24 19 Offerta E-L Centro At. 20 15 9 10 5 0 2003 2004 2005 2006 Figura 4 – Atenei che propongono corsi in eLearning e centri servizi dedicati (Fonte osservatorio Aitech-Assinform) Tuttavia negli ultimi quattro anni la rincorsa è stata davvero notevole, anche se un po’ “selvaggia”, e sono diventati ben 45 su 77 (58,4%) gli atenei italiani che erogano corsi di laurea in qualche modo eLearning based . Non solo, ben 41 hanno deciso di non erogare tali corsi in modo occasionale, ma hanno dato vita ad un vero e proprio centro di ateneo per lo sviluppo di tali servizi. E non è tutto qui. Nel 2006 sono nate ben 6 nuove università telematiche, per un totale di 11, mentre nei paesi europei, più avanzati in fatto di eLearning, se ne contano una o due per ogni paese. Tutto questo nel breve volgere di un paio d’anni, se è vero che all’Expo E-learning di Ferrara del 2004, delle 18 università presenti con un proprio stand, solo un paio fornivano veramente questo tipo di servizi. Atenei 45 Corsi laurea 208 Iscritti 45.600 Valore mercato 65,5 M€ Figura 5 – Valore del mercato lauree a distanza nel 2006 (Fonte osservatorio Omniacom su dati MIUR) Se consideriamo solo il segmento dei corsi di laurea ne contiamo 208 con circa 45.600 iscritti ed un valore di mercato di 65,5 mln € (Elaborazione osservatorio Omniacom su dati MIUR). Ma se consideriamo anche i master e corsi di perfezionamento, oltre agli investimenti fatti dagli atenei in questo settore, l’Osservatorio Omniacom stima un valore di mercato per l’università italiana pari a circa 98,5 mln € nel 2006. (Il rapporto dell’Osservatorio Omniacom e in corso di pubblicazione su http://www.omniacom.org). Pagina 4 di 14 Figura 6 – Ripartizione delle lauree online per classe di laurea (Fonte osservatorio Omniacom su dati MIUR) Analizzando il mercato in base alle “classi di laurea” vediamo che in testa stanno Psicologia, Economia, Scienze giuridiche e Scienze della comunicazione (attorno al 9% ciascuna). Ma che modello di eLearning troviamo in questi corsi? Figura 7 – Ripartizione dei due modelli di assisted learning e blended learning riscontrati Qui l’analisi dei modelli si fa più complessa. Molti corsi infatti si trovano sotto una “classe” ma in realtà applicano un altro modello.2 Tuttavia il quadro che si ottiene è che i modelli siano sostanzialmente due: aLearning e bLearning.3 Il 44% usa un modello che sempre più viene definito di aLearning o Assisted Learning (o anche web enhanced learning). Un modello cioè che parte dalla presenza per integrare una certa quantità di servizi online e per svolgere online almeno un 20% della didattica. È un modello 2 L’osservatorio Omniacom ha condotto le indagini utilizzando molti canali: dati MIUR, interviste dirette e sondaggi agli utenti finali. 3 Accettiamo per brevità queste terminologie. Pagina 5 di 14 efficiente che permette di partire senza grandi investimenti, valorizzando i materiali che già i docenti propongono. Il 56% invece ha già fatto una scelta ampiamente web-based anche se ritiene di rinforzare l’offerta con attività in presenza per circa un 20%, anche se su questa formula torneremo a riflettere più avanti.4 I modelli di eLearning universitario • • aLearning (assisted learning) (44% - \92) – – Corso sostanzialmente in presenza (80%) Servizi di eLearning, materiali ed esercitazioni (20%) bLearning (blended learning e/o teledidattica) (56% - 116) – Corso sostanzialmente a distanza, con piattaforma di eLearning, assistenza online o videoconferenza (80%) – Attività di laboratorio e seminari in presenza (20%) Figura 8 – Descrizione dei due modelli di eLearning in università 4 In alcuni casi in verità gli interessati hanno dichiarato di non avere nessun vero servizio online, se non un sito informativo, e che tutta la didattica a distanza si risolve nello studiare sui libri ed andare poi a sostenere gli esami. Pagina 6 di 14 Proviamo ora a fare un esercizio di stima del mercato globale. Aitech Assiform 2006 Aziende 2005 TOTALE Mln € Omniacom 2006 Università TOTALE Mln € %'06 90,7% 439,7 91,8% 5,4 1,3% 5,3 1,1% 16,9 4,1% 16,8 3,5% 2,9 0,7% 2,9 0,6% 13,2 3,2% 14,4 3,0% Scuola Utenti finali 2006 373,6 PA Università %'05 411,9 100,0% 2005 36,4 431,5 %'05 8,4% 479 100,0% 2006 98,5 %'06 17,6% 560,7 Figura 9 – Rivisitazione dei dati del mercato italiano dell’eLearning Naturalmente i dati che emergono dall’Osservatorio Omniacom non sono immediatamente ed automaticamente integrabili in quello dell’osservatorio Aitech-Assinform, ma se provassimo ugualmente a fare questo esercizio, noteremmo che nell’eLearning italiano è comparso un nuovo fattore di vitalità, che potrebbe diventare nei prossimi anni il driver del mercato. E comunque questi dati mostrano che il rapporto E-learning 2006 non è riuscito a mettere in luce tutti i parametri di un mercato che per molti versi è sommerso, internalizzato, occultato sotto altre voci di bilancio delle organizzazioni. Una prima conclusione che possiamo trarre è che l’evoluzione di un prototipo di “open university” italiana, in sperimentazione fin dall’inizio degli anni ’80 è oggi fallita. Ogni università fa sostanzialmente per se e le strutture che stanno nascendo sono spesso antieconomiche e con una prospettiva di vita piuttosto precaria non raggiungendo un’adeguata massa critica. 2. Ma l’eLearning in quali settori si sviluppa? Dopo questa prima panoramica, veniamo ai settori dell’offerta, che storicamente sono 4. • • • • Tecnologie – Piattaforme, ASP, applicazioni complementari Contenuti – Learning object, materiali didattici vari Servizi – Analisi competenze, facilitazione, marketing Consulenza – Incubazione, orientamento, assistenza Pagina 7 di 14 Valori in mln € 180,00 € 160,00 € 140,00 2002 2005 € 170,9 Totale mercato: 3,8 volte € 120,00 € 80,00 3,8 € 93,5 € 100,00 € 77,0 € 70,4 3,9 € 60,00 € 45,1 3,1 € 40,00 € 23,0 € 23,8 4,7 € 16,6 € 20,00 € 0,00 Tecnologia Servizi Contenuti Consulenza Figura 10 – Suddivisione del mercato per settore d’offerta In questi ultimi anni la crescita maggiore l’ha messa a segno la consulenza (4,7 volte), seguita da contenuti e servizi (3,8 volte) e infine dalla tecnologia (3,1 volte). Sembrerebbe quindi che la tecnologia in se non sia più un fatto strategico di business. E invece se andiamo a ben guardare5 la tecnologia rimane sempre il più importante doar opener, il canale tramite il quale ci si accosta all’eLearning, l’elemento discriminante di ogni progetto. E questo naturalmente anche se il costo delle tecnologie scende e quindi il valore generale del settore. 5 Dobbiamo tenere conto del fatto che quando in eLearning parliamo di “tecnologie” intendiamo le tecnologie in comune con l’ICT e non tecnologie specifiche. Quindi va considerato il continuo calo di costi della tecnologia in generale, che corrisponde spesso anche ad una maggiore diffusione. Questo influisce direttamente anche sul costo delle tecnologie dell’eLearning. Non si può dire lo stesso invece per gli altri tre comparti di offerta, che forse hanno meno dipendenze da fattori esogeni. Pagina 8 di 14 Figura 11 – Nonostante le apparenze i rapporti percentuali per settore sono piuttosto costanti E tuttavia, a parte un modesto calo percentuale delle tecnologie in questi ultimi quattro anni il rapporto percentuale dei quattro settori è piuttosto stabile. I contenuti si confermano la componente più rilevante del mercato (41,7% - 200 mln €) seguiti da servizi (22,8%), consulenza (18,5%) e tecnologie (17,0%). Certo un mercato di 500 milioni di euro si fa fatica a considerarlo tale. Ma da cosa dipende questo sviluppo lillipuziano? Abbiamo anticipato una nostra fondata impressione per cui il mercato dell’eLearning sia in buona parte internalizzato nelle grandi organizzazioni, occultato sotto altre voci, così come abbiamo visto per l’università. Questo è stato un elemento caratteristico di tutte le epoche delle tecnologie didattiche e formative. Pagina 9 di 14 Figura 12 – Modalità di erogazione: ipotesi e realtà Ma se andiamo a vedere un grafico del rapporto Aitech-Assinform si capisce meglio il perché di numeri così esigui. Il nostro è un mercato che alla tradizionale sfiducia delle organizzazioni per il valore strategico della formazione, somma la diffidenza per il nuovo, per la tecnologia, per una modalità anomala di svolgere la didattica. Se consideriamo infatti il dato sulle modalità di erogazione della formazione vediamo che sono tutti convinti che l’eLearning sia la modalità più efficace e che prevedono di utilizzarla in futuro… ma non la usano! (la usa oggi il 12,4% contro l’80,1% dell’aula). 3. … e allora ripartiamo dall’inizio L’impressione di fondo che si trae da tutto ciò è che nel nostro paese sia necessario rifondare la cultura della formazione e soprattutto della formazione technology based. L’eLearning è figlio di Internet e dell’apprendimento basato sulle tecnologie. Il suo sviluppo è dovuto alla domanda di competenze sempre nuove e sempre diverse che viene dalle organizzazioni, dall’impresa, dalla pubblica amministrazione e dal mercato. Le tecnologie informatiche, le lingue, la gestione aziendale sono fra i settori che richiedono sempre più servizi di formazione online. L’eLearning può contare oggi su risorse già disponibili nelle organizzazioni, le risorse dell’ICT (information and communication tecnology) già utilizzate per altre funzioni aziendali, quindi a basso costo marginale, con il valore aggiunto di una formazione per tutti, in ogni luogo, in ogni momento. Inoltre l’intelligenza inserita nei sistemi di eLearning consente di gestire interi processi formativi con modalità totalmente automatica risolvendo problemi non altrimenti affrontabili. L’eLearning porta molti vantaggi nello scenario della formazione tradizionale. Grazie alla possibilità di erogare corsi molto diluiti nel tempo, offre soluzioni ideali per la formazione continua, ma sfruttando la diffusione delle tecnologie dispone di una grande flessibilità,permettendo di realizzare grandi campagne di formazione da un lato, o di fare fronte alla formazione del singolo operatore a fronte di un turn-over. Tutto questo garantendo di considerare le esigenze di percorsi formativi personalizzati meglio della formazione tradizionale e con una scala di applicazione assai più grande. Ma l’eLearning presenta anche dei problemi. Da un lato richiede un minimo di alfabetizzazione all’uso delle tecnologie, ma questo ne rappresenta anche la ricaduta a valore aggiunto. Ma forse il più importante di tutti è quello di riuscire a “difendere” i brevi spazi di studio che possiamo dedicare ad un corso, senza l’alibi di dover stare seduti in una classe. Difendere questo spazio a casa, dove ci sono sempre molte altre cose da fare, difenderlo sul posto di lavoro, perché anche se è l’azienda ad aver deciso che i propri collaboratori devono seguire un corso, il capo se ci trova in ufficio avrà sempre qualcosa di più urgente da farci fare! Per difendere spazi e tempi spesso l’unico modo è quello di individuare postazioni appartate, farsi un programma di studio e riuscire rispettarlo! Vuol dire cioè essere davvero convinti della necessità della formazione. Dall’altra parte chi organizza il corso deve avere chiaro che (quasi sempre) sta insegnando a degli adulti. Il corso dovrà essere prima di tutto utile a chi lo segue, perché deve essere disponibile a difendere il proprio programma di studio. Gli obiettivi devono essere dichiarati con chiarezza, il corso gestito con ritmo efficiente e sostenibile. Non dimentichiamo mai che chi ricorre all’eLearning spesso cerca soluzioni che la formazione tradizionale in presenza non è in grado di dare. Pagina 10 di 14 3.1. I costi della formazione Per una organizzazione la formazione è sempre stata vista come un “centro di costo” perché fare formazione rappresenta comunque un costo come quello del personale impiegato, delle sedi utilizzate, degli impianti, ecc. Il settore risorse umane di un’impresa o di un’organizzazione ha sempre il problema di giustificare questi costi. Quando gli affari vanno bene e l’impresa cresce non c’è problema, ma appena c’è aria di crisi la formazione è il primo settore a subire tagli. E questo nonostante si senta sempre più dire che la formazione deve essere considerata una leva strategica per superare le crisi. Con il 2000 l’eLearning diviene abbastanza maturo da avere un impatto importante sullo scenario dello sviluppo delle imprese e delle organizzazioni. Dapprima viene considerato come strumento per abbattere i costi, infatti una buona parte dei costi della formazione tradizionale (la docenza per esempio) può essere sostituita da supporti didattici ammortizzabili nelle edizioni successive; si può raggiungere un numero assai maggiore di utenti, i vantaggi sono molti. Gradualmente però chi si avvia a sviluppare un sistema di eLearning si rende conto che il maggiore vantaggio è la qualità della formazione che si ottiene. Tenendo conto delle dimensioni di un’organizzazione, l’investimento iniziale (e gli ampliamenti successivi) permettono con l’eLearning di raggiungere un numero maggiore di utenti a parità di costi (o di diminuire i costi a parità di utenti). Questo grazie alle economie di scala e alla possibilità di ammortizzare meglio i costi dell’eLearning nelle diverse edizioni. Va considerato che per partire si debba superare il punto di pareggio (break-even point) rispetto alla formazione in aula, oltre il quale l’eLearning diviene conveniente per quella organizzazione. Oggi tuttavia, sono molte le formule che ci permettono di avere costi di investimento molto bassi anche in eLearning, coprendo costi fissi come LMS, strumenti, learning object, tutor. Figura 13 – Le economie di scala dell’eLearning ai diversi step di ampliamento della struttura Pagina 11 di 14 4. Un elemento distintivo dell’eLearning Ma nell’enumerare i vantaggi dell’eLearning spesso si dimentica di evidenziare un suo carattere distintivo che sta prendendo sempre più piede. Nello scenario che vogliamo costruire rimangono molte problematiche aperte e alcune ombre. La prima e più importante è tuttora quella che riguarda l’interoperabilità e la correlazione tra sistemi di erogazione dei servizi di e-learning (LMS) e oggetti di contenuto didattico (learning object o LO) 6 . 4.1. Usabilità e riusabilità dei contenuti Se il costo maggiore dell’eLearning è sui contenuti, la loro riusabilità “anche” in progetti dissimili diventa strategica, proprio per abbattere i costi. Il problema dell’interoperabilità è stato quasi del tutto risolto con la costruzione di uno standard (per ora solo de facto) costituito dal modello SCORM7 con tutti i vantaggi e gli svantaggi che esso si porta appresso.8 Ma i il problema della riusabilità, sia dei contenuti (LO – learning object) che dei progetti didattici (LD – learning design) non è ancora del tutto risolto. La riusabilità di un LO è legata innanzitutto alla natura del LO stesso, alla sua costituzione interna, alle sue potenzialità di utilizzo, di annotazione e classificazione, di archiviazione e recupero. Le problematiche sottese sono si di tipo tecnico, ma soprattutto semantico-testuale e didattico. Non va dimenticato infatti che non stiamo ragionando solo di oggetti di contenuto (per i quali la problematica del riuso e sequenzializzazione potrebbe essere soprattutto di tipo linguistico), ma che davanti al temine “object” sta sempre quella parola “learning” che fa assumere al problema una sfumatura tutta particolare.9 Perché un LO sia facilmente riusabile in diversi contesti e con utenti differenti è necessario che le diverse “funzioni didattiche” che può svolgere (orientamento, spiegazione, eserciatazione, valutazione, ecc.) siano segmentate ed affidate a LO differenti. Con questo primo passo è già possibile spiegare a tutti la stessa cosa, ma pretendere di verificare livelli diversi di acquisizione (o viceversa). Inoltre è bene che i contenuti siano facilmente segmentabili in nuclei brevi e di facile comprensione (i content object o CO)10. Saranno poi questi nuclei a potersi riaggregare in learning object diversi e quindi con diversi obiettivi. Quindi per esigenze di budget sempre più Il nostro LO deve essere un RLO (reusable learning object) in uno scenario dell’e-learning che ci trova di fronte a due comunità assai diverse e di cui deve coniugare le esigenze: • Da un lato la comunità industriale-militare, la cui esperienza è ancora molto legata ai contenuti, deriva dal CBT e usa ancora molto il termine WBT; opera su una progettazione di contenuti ben definiti, piccoli blocchi interattivi, orientati da obiettivi 6 In questo scenario facciamo riferimento soprattutto a due lavori che ci sono sembrati interessanti come punto di partenza: K.Verbert, J.Jovanović, D.Gašević, E. Duval, M.Meire “Towards a Global Component Architecture for Learning Objects: A Slide Presentation Framework” (ALOCoM Ontology); C.Knight, D.Gašević, G.Richards, “Ontologies to integrate learning design and learning content” (LOCO Ontology). Entrambi presentano il pregio innegabile di aver aperto una strada ed averla proposta al confronto, in entrambi ci sembra di aver individuato alcune imprecisioni che destano perplessità e a cui questo documento fa riferimento. 7 SCORM (Shareable Content Object Reference Model) di Advanced Distributed Learning http://www.adlnet.gov/ 8 Svantaggi non solo concettuali, ma anche tecnici. Infatti il vantaggio di una metadatazione dettagliata spesso si può trasformare in svantaggio creando uno scambio dati eccessivo che in certi casi gli stessi sistemi di eLearning non reccono. 9 Su questo punto va notato che lo stesso SCORM contribuisce ad aumentare la confusione quando passando dalla ver.1.0 alla 1.2 ha deciso di cambiare il significato stesso del suo acronimo infatti le lettere CO di SCORM che nella prima versione significavano “courseware” hanno assunto il significato di “content object”. 10 In questo articolo richiamiamo solo alcuni concetti per ragionare sulla riusabilità dei LO, chi fosse interessato ad approfondire può consultare M.Giacomantonio, Learning Object, Carocci, Roma 2007 e anche il sito http://www.learningobject.info. Pagina 12 di 14 didattici specifici, all’acquisizione di competenze altrettanto definite tramite una “gap analysis” per un’utenza frettolosa e molto impegnata sul lavoro e interessata alla crescita professionale; • Dall’altro lato la comunità educativa (soprattutto universitaria) piuttosto insofferente dei vincoli, con esigenze più liberamente creative, con meno risorse, più orientata allo sviluppo intellettuale di un’utenza con maggiore tempo e flessibilità cognitiva. Da queste due differenti popolazioni sono nate le difficoltà del passato a sviluppare soluzioni che fossero soddisfacenti per entrambe. Grazie ai processi di automazione è sempre più utile e necessario disporre di un’ontologia dell’elearning, un dizionario comune, che aiuti a progettare e supportare l’erogazione dei corsi online, ma che aiuti anche ad attivare importanti automazioni dei processi. Quindi sarà possibile affrontare e risolvere il problema di un modello unico per l’e-learning, un modello approfondito ed affidabile che garantisca anche la correttezza dell’ontologia generata, perché l’ontologia in se è solo uno strumento da applicare. 4.2. Il principio di automazione dei processi didattici Ma l’eLearning porta nella formazione una rivoluzione profonda che non era possibile immaginare prima e che non è possibile gestire altrimenti: che ci piaccia o meno questo è il suo vero specifico che ci dimentichiamo spesso di citare. Per poter meglio focalizzare il campo di azione dell’eLearning definire il Principio di automazione dei processi didattici che caratterizza appunto l’e-learning nella sua forma più esclusiva e insostituibile e cioè la capacità di un sistema di e-learning di gestire processi didattici completi (interi corsi) con modalità interamente automatizzata, senza ulteriore intervento umano grazie ad una un’intelligenza integrata nelle procedure che sappia gestire il percorso dall’iscrizione dell’allievo alla certificazione delle competenze conseguite. Un sistema che risponde al principio di automazione consente di pianificare a priori qualunque tipologia di percorso formativo, con qualsiasi metodologia, definire diversi step di verifica e quindi erogare interamente percorsi alternativi che conducono utenti diversi allo stesso obiettivo finale (o lo stesso tipo di utente a diversi obiettivi voluti). Una conseguenza del principio di automazione è che con un sistema di e-learning possiamo svolgere qualunque attività didattica, anche di solo supporto a corsi tradizionali in presenza, ma il sistema lo possiamo considerare “completo” solo se risponde al principio dell’automazione. Un LMS può essere anche solo un sito web con un’area protetta da una password, ma il principio diventa una cartina di tornasole delle sue caratteristiche e delle potenzialità dei suoi servizi. Il principio di automazione caratterizza quindi un sistema di e-learning, diventando un elemento di benchmarking: un sistema informatico per e-learning, LMS compreso, che aspiri ad essere considerato “completo” deve necessariamente rispondere almeno a questo principio. Che implicitamente significa che il valore aggiunto dell’eLearning, oltre a molti elementi da sempre considerati (il non doversi muovere dalla propria sede, la flessibilità dei tempi, ecc.) è proprio quello di garantire l’automazione dell’intero processo formativo, nella sua forma più completa, tutte le volte che questo possa essere necessario.11 11 Vedi anche M. Giacomantonio, Learning object, Carocci, Roma 2007, Pag.23 (http://www.learningobject.info) Pagina 13 di 14 Fig.14 – Un esempio di percorso gestito in base al principio di automazione con le implicazioni correlate Poi naturalmente l’e-learning può continuare a garantire strumenti e sistemi che gestiscano un percorso del tutto simile in modo non automatizzato, di supporto ad attività in presenza e così via. Ma questa non è più una sua caratteristica peculiare e unica. 5. Conclusioni e prospettive La prospettiva futura dell’eLearning, al di là delle molte ramificazioni e supporti che potrà fornire a tutto il settore della formazione e della costruzione della conoscenza, sarà proprio questa. Costruire percorsi formativi che una volta tarati potranno essere messi a disposizione degli utenti finali favorendo processi di autogestione dell’apprendimento. Tali corsi potranno essere lanciati sulla rete e mantenuti disponibili per anni a costi assai contenuti, grazie all’alto numero di partecipanti possibili ed ai bassissimi costi variabili. Ma soprattutto permetteranno di recuperare all’istruzione ed alla conoscenza quote sempre più ampie di quelle fasce di popolazione che hanno perso tutte le opportunità nelle età classiche dell’istruzione formale. Pagina 14 di 14
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