confimi - API Verona
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CONFIMI Rassegna Stampa del 13/03/2014 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE CONFIMI 13/03/2014 Il Gazzettino - Vicenza Oggi si firma protocollo a salvaguardia della salute dell'imprenditore nella crisi 5 13/03/2014 Giornale di Brescia Università & Impresa una sinergia vincente 6 13/03/2014 La Provincia di Cremona - Nazionale Ricerca e tutela dei marchi con Apindustria 7 13/03/2014 La Voce di Mantova All'Api si studia come scrivere il business plan 8 CONFIMI WEB Il capitolo non contiene articoli SCENARIO ECONOMIA 13/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale Annunci e Realtà 10 13/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale il Periodo di prova sale a 3 anni 11 13/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale esclusi i Bot Conti e Depositi si cambia così 12 13/03/2014 Corriere della Sera - Nazionale Cene e viaggi nel redditometro «Invieremo 20 mila lettere» 13 13/03/2014 Il Sole 24 Ore Ecco il nuovo contratto con gli italiani 15 13/03/2014 Il Sole 24 Ore Tanti annunci non fanno una scossa 17 13/03/2014 Il Sole 24 Ore «Stop agli errori della Fornero, finalmente torna il buon senso» 19 13/03/2014 Il Sole 24 Ore Storia segreta della grande crisi 21 13/03/2014 La Repubblica - Nazionale Giù l'Irap del 10 per cento colpite le rendite finanziarie 23 13/03/2014 La Repubblica - Nazionale "Nel Jobs Act ci sarà il salario minimo" 25 13/03/2014 La Repubblica - Nazionale * E Padoan disse: Matteo, non si può fare 26 13/03/2014 La Stampa - Nazionale Tagli al costo dell'energia e una sforbiciata all'Irap 28 13/03/2014 La Stampa - Nazionale Giannini: "Subito 3,7 miliardi per l'edilizia scolastica E i sindaci potranno spendere" 29 13/03/2014 Il Messaggero - Nazionale Quei bilanci senza trasparenza la svolta che manca ai sindacati 30 13/03/2014 Il Messaggero - Nazionale Lavoro Contratti più flessibili e poi i nuovi ammortizzatori 32 13/03/2014 Il Giornale - Nazionale RICETTA DI DESTRA APPLICATA A SINISTRA 34 13/03/2014 Il Giornale - Nazionale Per la casa c'è già il decreto Meno imposte sugli affitti 35 13/03/2014 MF - Nazionale Se vogliono sopravvivere, le aziende italiane devono imparare a competere fuori casa 36 13/03/2014 MF - Nazionale MasterChef può fare da solo più dell'Ice 38 13/03/2014 Panorama Pitruzzella, lo «sceriffo» che mette in riga le aziende 39 13/03/2014 Panorama *** «Lasciateci aiutare le imprese» 41 13/03/2014 Panorama Grazie Renzi, ma siamo in credito di 38 miliardi 42 SCENARIO PMI Il capitolo non contiene articoli CONFIMI 4 articoli 13/03/2014 Il Gazzettino - Vicenza Pag. 10 (diffusione:86966, tiratura:114104) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CONFINDUSTRIA Oggi si firma protocollo a salvaguardia della salute dell'imprenditore nella crisi VICENZA - (m.c.) Questa mattina verrà firmato a Vicenza, nella sede di Confindustria, un Protocollo d'intesa tra le principali Associazioni di categoria provinciali, la Caritas e il Progetto regionale «InOltre» con il quale prende avvio la «Rete dei servizi territoriali» della provincia, che intende promuovere la salute dell'imprenditore attraverso la gestione delle ripercussioni della crisi economica. Il Protocollo rappresenta la conclusione di un percorso che ha visto l'incontro di Confindustria, Apindustria, Confartigianato, CNA, Confagricoltura, Coldiretti, Confcommercio, Caritas e «inOltre» per definire una modalità innovativa di affiancamento agli imprenditori, per fronteggiare le possibili ricadute negative - personali e professionali dell'attuale periodo di difficoltà economica. Quella di Vicenza - provincia che vede oltre 65 imprenditori seguiti sul territorio dal progetto «inOltre», è la prima Rete provinciale costituita dal progetto regionale e rappresenta quindi il modello delle «buone prassi» che il progetto mira a diffondere anche nelle altre province venete. © riproduzione riservata anim))) CONFIMI - Rassegna Stampa 13/03/2014 5 13/03/2014 Giornale di Brescia Pag. 51 (diffusione:48023, tiratura:59782) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Università & Impresa una sinergia vincente Il 13 dicembre 1999 la forte interazione tra un'istituzione universitaria gio vane, ma ormai collaudata e impegnata sul territorio come l'Università degli stu di di Brescia, e un sistema di piccole e medie imprese ampio e articolato come quello della provincia di Brescia, porta alla costituzione della società consor tile denominata Università & Impresa. L'assetto societario comprende l'Univer sità degli studi di Brescia, la Camera di Commercio, l'Associazione Industriale Bresciana, Isfor 2000 e tutte le principali organizzazioni imprenditoriali brescia ne: Apindustria, Associazione Artigiani, Confartigianato, Cna, Collegio Costrut tori, Confcommercio, Confesercenti e Confcooperative. Nel quadro generale della prestazione di servizi di formazio ne d'eccellenza post laurea e post espe rienza, il nuovo consorzio si propone di progettare e realizzare un Master spe cificamente orientato alle esigenze delle piccole e medie imprese. Nei suoi primi 14 anni di attività il con sorzio progetta e completa 17 Master: otto edizioni del Master in Economia e Gestione della Piccola e Media Impresa, due edizioni del Master in Economia e Gestione Immobiliare e del Master in Economia e Gestione delle Cooperative e Imprese Sociali, un'edizione ciascuna del Master in Internazionalizzazione del la Piccola e Media Impresa, del Master in Economia e Gestione dei Servizi Tu ristico-alberghieri e del Master in Eco nomia e Sviluppo dell'idea di business. Inoltre, in collaborazione con l'Università degli Studi di Brescia, il consorzio con corre alla progettazione e alla gestione del Master universitario di 2° livello in Gestione dei Progetti di Internazionaliz zazione Produttiva e del Master univer sitario di 1° livello in Gestione dei Pro cessi Commerciali. Percorsi formativi che hanno coinvolto 518 partecipanti, tra i quali 436 iscritti da aziende bresciane, sostenute dalla Camera di Commercio di Brescia, erogando 7.508 ore di formazione. Il successo delle iniziative consortili, unitamente all'intensità delle relazioni instauratesi durante gli impegnativi percorsi formativi, è dimostrato anche dalla volontà dei primi 347 diplomati Master di costituire una loro Associazione, che nel suo primo lustro di vita ha realizzato importanti iniziative aperte sia agli associati, sia all'intera comunità bresciana. Il consorzio Università & Impresa, grazie ad un'apposita convenzione stabilita con la Camera di Commercio di Brescia e con l'Associazione Industriale Bresciana, promuove infine il Commodity Markets Research Center Brescia: un organismo che valorizza l'esperienza dell'osservatorio Scenari & Tendenze, assicurando alle imprese bresciane un costante aggiornamento sulle dinamiche dei prezzi delle materie prime. Il logo di Università & Impresa, la società consortile che mette in sinergia: l'Università degli studi di Brescia, la Camera di Commercio, l'Associazione Industriale Bresciana, Isfor 2000 e le principali organizzazioni imprenditoriali CONFIMI - Rassegna Stampa 13/03/2014 6 13/03/2014 La Provincia di Cremona - Ed. nazionale Pag. 12 (diffusione:22748, tiratura:28110) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ricerca e tutela dei marchi con Apindustria Apindustria, in collaborazione con lo studio Mar i&C , org a n i z z a u n s e m i n a r i o s u 'Marchi: la ricerca di anteriori tà '. L'incontro si terrà giovedì 3 aprile dalle 14.30 alle 18 presso la sala riunioni di Apindustria in via Gaspare Pedone 20. A partecipazione libera, l'appuntamento offrirà alle aziende strumenti concreti ed efficaci per poter approfondire le problematiche legate ai marchi e alla loro registrazione e tutela. CONFIMI - Rassegna Stampa 13/03/2014 7 13/03/2014 La Voce di Mantova Pag. 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato All' Api si studia come scrivere il business plan Apindustria prosegue nella proposta di iniziative formative sulle tematiche relative a credito e dintorni. Il Business Plan è un documento sempre più richiesto da parte di operatori bancari, consulenti o come allegato alle domande di partecipazione ai bandi di finanza agevolata. Per questo Apindustria ha deciso di organizzare il corso sul tema: Il business plan: cosa inserire, come scriverlo e presentarlo. Il summit si tiene giovedì 27 marzo, ore 14.30/18.30, nella sede di Apindustria in via Ilaria Alpi 4 a Mantova. L'obiettivo è di offrire ai partecipanti gli strumenti necessari ad individuare gli elementi fondamentali del Business Plan per essere in grado di redigerlo e presentarlo evidenziandone gli aspetti positivi e rafforzandone l'efficacia. CONFIMI - Rassegna Stampa 13/03/2014 8 SCENARIO ECONOMIA 22 articoli 13/03/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) DARIO DI VICO Dire che le conferenze stampa alla Renzi sono ispirate alla più completa irritualità è diventato in poco tempo un eufemismo. Il neopremier ieri ha illustrato le scelte e i provvedimenti votati poco prima in Consiglio dei ministri alla stregua di un banditore e francamente il metodo non aiuta. Specie quando sono in gioco misure complesse, quando si tratta di valutare i delicati equilibri di finanza pubblica o solo individuare il perimetro delle novità normative, una più pacata trasmissione delle informazioni giova. Sicuramente al lavoro dei media (compresi quelli stranieri) ma ancor di più a quella trasparenza del rapporto tra politica e cittadini che rientra tra gli intendimenti prioritari di Matteo Renzi. Ieri quest'obiettivo non è stato centrato perché alla fine dello show sappiamo i titoli dei provvedimenti che il premier ha fatto approvare, conosciamo l'indirizzo di alcuni di essi ma ci è rimasta la sensazione di non aver del tutto chiara la relazione che intercorre tra le decisioni di spesa adottate (e scandite) e le coperture di bilancio. Al punto che dovremo giocoforza aspettare il Def (il Documento economico-finanziario) per poter usufruire di elementi più certi di valutazione. Come riuscirà, ad esempio, il bisturi della spending review nel 2014 a raddoppiare i risparmi dai 3 miliardi previsti finora da Carlo Cottarelli ai 7 promessi ieri da Renzi? E ha senso adottare come riferimento per il rimborso dei debiti della pubblica amministrazione una stima di Bankitalia (90 miliardi) contestata ancora pochi giorni fa dal ministro del Tesoro uscente, che ha parlato di un pregresso limitato a 50 miliardi? I dubbi, dunque, ci sono e abbracciano sia metodo che merito ma non per questo annullano il valore di singole scelte operate ieri dal governo. Al di là delle stime quantitative è giusto sbloccare i pagamenti dello Stato e degli enti locali alle imprese, è più che sensato semplificare la via crucis dell'apprendistato, hanno una loro ratio provvedimenti-ossigeno come quelli destinati a mettere in sicurezza le scuole, è utile venire incontro alle imprese tagliando i costi dell'energia, dell'Irap e dell'Inail ma soprattutto va apprezzata l'idea di ridurre le tasse ai redditi fino a 25 mila euro con la speranza che la mossa generi un rilancio dei consumi. E ha fatto bene Renzi anche a individuare per il suo jobs act lo strumento della legge delega invece che riscrivere di botto e per l'ennesima volta le regole del mercato del lavoro. Restano tutte in campo, invece, le perplessità per l'aumento della tassazione delle rendite finanziarie. Nessuno nella condizione in cui versa il nostro Paese ha voglia di vestire i panni di Cassandra ma intravediamo il pericolo che in mezzo a tante coperture aleatorie alla fine la contropartita più corposa e certa passi ancora una volta attraverso l'incremento delle entrate fiscali. E temiamo che ciò possa rivelarsi alla fine un indigesto antipasto della patrimoniale . © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Annunci e Realtà 13/03/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) ENRICO MARRO Il decreto legge Poletti probabilmente inciderà sul mercato del lavoro di più che se fosse stato abolito l'articolo 18. Si estende in sostanza il periodo di prova da tre mesi a tre anni: una liberalizzazione senza precedenti dei contratti di lavoro a termine. A PAGINA 3 A dispetto dell'assenza di clamore, il decreto legge Poletti probabilmente inciderà sul mercato del lavoro di più che se fosse stato abolito l'articolo 18, quello che protegge dai licenziamenti senza giusta causa nelle aziende con più di 15 dipendenti. Da oggi, infatti, si estende in sostanza il periodo di prova da tre mesi a tre anni. Questo risultato si ottiene con una liberalizzazione senza precedenti dei contratti a termine. Che potranno essere prorogati tutte le volte che l'azienda vorrà e senza la necessità di apporvi la causale, cioè di scrivere perché si richiede una prestazione temporanea. Gli unici limiti da rispettare saranno la durata massima, non più di tre anni complessivamente, e il fatto che ogni azienda non potrà avere più del 20% di lavoratori temporanei. È una rivoluzione quella contenuta nel decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Con le regole valide finora, infatti, un'impresa può fare un solo contratto a termine senza causale e per non più di 12 mesi. Col decreto, invece, l'azienda può assumere un giovane per qualche mese e poi prorogarlo tutte le volte che vuole senza bisogno di causale, e quindi non rischia alcun contenzioso (causali dubbie impugnate dal lavoratore che chiede al giudice la trasformazione del rapporto a tempo indeterminato). Insomma, davvero non ci sono più scuse per le imprese che finora hanno lamentato scarsa flessibilità. Anche perché alla liberalizzazione del contratto a termine si aggiunge, sempre per decreto, la semplificazione dell'apprendistato, senza più il vincolo delle assunzioni di precedenti apprendisti per prenderne di nuovi. Il decreto è accompagnato da un ambizioso disegno di legge delega sempre messo a punto dal ministro del Lavoro che mira a riformare gli ammortizzatori sociali, le forme contrattuali e a introdurre il compenso orario minimo. Riforme di cui c'è bisogno, ma che andranno verificate quando, dopo l'approvazione del Parlamento, il governo dovrà varare i decreti attuativi. Nel frattempo si potrà capire se gli imprenditori, col nuovo contratto a termine e col nuovo apprendistato, saranno protagonisti di una svolta verso la flessibilità buona, quella che porta ad una maggiore occupazione, oppure se tutto si risolverà in un mero aumento della precarietà. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato il Periodo di prova sale a 3 anni 13/03/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) MASSIMO FRACARO e NICOLA SALDUTTI La decisione di aumentare dal 20 al 26% il prelievo sulle rendite finanziarie non tocca i Titoli di Stato. Vengono colpite invece tutte le altre forme di investimento personale, dalle azionialle obbligazioni ai depositi e ai conti correnti . A PAGINA 2 Il taglio delle imposte sui redditi, che dovrebbe partire dal primo maggio, per adesso ha una cornice, ma non si conoscono ancora i dettagli. E con il Fisco, si sa, i dettagli possono nascondere molte insidie. Bisognerà dunque vedere in che modo le detrazioni per i redditi fino a 25 mila euro lordi verranno, in concreto, applicate (saranno aiutati anche i più poveri, gli incapienti, cioè quelli che già non pagano imposte perché hanno redditi troppo bassi e che sono trascurati da anni?). In ogni caso il bonus di mille euro rischia di essere, in parte, vanificato dall'altro lato del Fisco, quello federale: per le addizionali regionali e comunali, con gli enti locali alle prese con conti disastrati, difficile che il buon esempio del governo possa essere seguito. Anzi. Ed è troppo vicina la decisione di dare ai sindaci la possibilità di innalzare la Tassa sui servizi indivisibili (Tasi) per essere ottimisti. Ma il dubbio viene da un altro punto: tra le misure proposte nella cosiddetta spending review , i tagli agli sprechi, il commissario Carlo Cottarelli ha preso di mira le solite pensioni. Anche se ha assicurato che l'85% dei pensionati (ricordiamo che uno su due non supera i 500 euro mensili) non verrà toccato. Il contributo potrebbe essere chiesto a chi, grazie ai contributi che ha versato nel corso della sua carriere lavorativa, riceve circa 2.500 euro lordi al mese (vale a dire solo mille in più di chi invece verrà beneficiato dagli sgravi Irpef). Possono davvero essere definite rendite d'oro? Difficile. Non c'erano altri sprechi da tagliare, invece di intervenire su chi si è meritato la sua pensione? Assomiglia invece a una piccola svolta l'annuncio che, a partire dal 2015, i cittadini riceveranno una dichiarazione dei redditi precompilata, un primo gesto di attenzione verso i contribuenti . E poi c'è il risparmio: la decisione di aumentare dal 20 al 26% il prelievo sulle rendite finanziarie non tocca i titoli di Stato (ma sarà sostenibile a livello europeo un simile trattamento agevolato?). Colpite, invece, tutte le altre forme di investimento personale, dalle azioni alle obbligazioni ai depositi e ai conti correnti che tornano ai livelli di tassazione di qualche anno fa. Certo le medie europee di prelievo contano, ma anche il risparmio. E tra patrimonialina (allo 0,2%) e aumento delle tassazione, il conto appare un po' troppo salato. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato esclusi i Bot Conti e Depositi si cambia così 13/03/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 33 (diffusione:619980, tiratura:779916) Cene e viaggi nel redditometro «Invieremo 20 mila lettere» Di Capua: puntiamo a bersagli grossi, famiglie tranquille Il rating dell'Iva Un rating alle imprese per accelerare i rimborsi del Fisco Isidoro Trovato Le lettere saranno 20 mila e partiranno entro dieci giorni. Superato l'ultimo passaggio presso il Garante della privacy il redditometro sta per diventare realtà. Lo strumento ha finalmente un volto definitivo che sembra ben lontano da quello di studio di settore applicato alla famiglie che aveva terrorizzato gli addetti ai lavori. Niente Fisco impiccione che controlla dove siamo andati in vacanza o quante volte siamo andati al ristorante. Nel mirino finiranno solo contribuenti con evidenti discordanze tra ciò che dichiarano e ciò che spendono. «Ci muoveremo in una cornice di ampia garanzia per i contribuenti - assicura Marco Di Capua, vicedirettore dell'Agenzia delle Entrate - già la legge assicura che la soglia di scostamento deve essere superiore al 20 per cento per giustificare le attenzioni del Fisco, a questo noi abbiamo aggiunto un'ulteriore tutela: non selezioneremo nessun contribuente che avrà uno scostamento tra spese e reddito dichiarato che sta entro i 12 mila euro. Insomma le 20 mila lettere che stiamo per spedire saranno un test realizzato con la massima cura». Una prova sul campo per il nuovo redditometro che dovrà fornire prove concrete di fattibilità in tempi relativamente brevi. «Entro il 2014 contiamo di aver concluso tutto l'iter dei primi 20 mila accertamenti sintetici, contraddittorio compreso» assicura Di Capua . In una fase di particolare sofferenza economica è inevitabile che i contribuenti temano controlli a tappeto e una caccia indiscriminata all'evasione. «Siamo consapevoli del momento critico - assicura il vice direttore dell'Agenzia - noi stessi dobbiamo puntare al massimo con risorse limitate. Noi non partiamo dal principio di presunta colpevolezza del contribuente sia chiaro. Giusto per fare qualche esempio: non basterà fare una cena da 3 mila euro, magari per festeggiare il proprio 25esimo anniversario, per far accendere la spia del sospetto. Dovranno concentrarsi una serie di voci per creare uno scostamento davvero ampio e su somme considerevoli. Non siamo alla ricerca di fenomeni marginali, non converrebbe a nessuno. Nemmeno allo Stato. E comunque, anche nei casi più eclatanti, le persone contattate potranno sempre venire da noi e dimostrarci che hanno avuto un'eredità o una fonte di reddito che è legittimo non dichiarare e che spiega lo scostamento tra il loro tenore di vita e il reddito dichiarato. Crediamo molto in questo strumento e siamo convinti che sia rispettoso del contribuente onesto». In tale ottica si inquadra il nuovissimo meccanismo di rating che regolerà i rimborsi Iva per le aziende. «Nei primi due mesi di quest'anno sono già stati 1,5 miliardi di euro i rimborsi erogati. Abbiamo analizzato i soggetti che chiedono il rimborso in modo da classificarli secondo un rischio alto, medio o basso. In Italia le imprese a rischio risultano circa il 18% del totale. In questi casi sarà indispensabile un'istruttoria più approfondita per contrastare eventuali frodi . Così facendo i rimborsi saranno molto più tempestivi e i contribuenti che avranno un indice di rischio medio basso lo riceveranno subito, ancora prima dei controlli. Si parte dal principio, condivisibile, che il Fisco si fida del contribuente, fino a prova contraria. La pratica del punire tutti per colpire qualcuno è detestabile e inaccettabile». E chissà che non sia la via giusta per iniziare una nuova relazione tra Fisco e contribuenti. Non diventeranno amici ma almeno inizieranno a parlarsi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo strumento Il dirigente Il vicedirettore dell'Agenzia delle Entrate Marco Di Capua Le novità SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Intervista Il vicedirettore dell'Agenzia delle Entrate: nessuna verifica per scostamenti tra spese e reddito entro i 12 mila euro 13/03/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 33 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Gli accertamenti entro 12 mesi 1 Basteranno dodici mesi per completare l'accertamento delle 20 mila lettere. Il nuovo redditometro dovrà portare i suoi risultati entro la fine del 2014 Verifiche su scostamenti oltre il 20 per cento 2 Solo incongruenze importanti: la spia si accenderà per chi sostiene spese che si scostano dal reddito dichiarato per più del 20 per cento Nessun pericoloper viaggi e ristoranti 3 Nessuna invasione di campo: abbigliamento, viaggi, ristoranti da soli non basteranno a far scattare l'allarme da parte dell'Agenzia delle Entrate Foto: Il documento Una copia della lettera che l'Agenzia delle Entrate spedirà ai contribuenti con evidenti discordanze tra ciò che dichiarano e ciò che spendono 13/03/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) Ecco il nuovo contratto con gli italiani Stefano Folli Ancora una volta, e con efficacia maggiore che nel giorno in cui presentava il governo in Parlamento, Matteo Renzi ha offerto se stesso alla grande platea degli elettori. È lui il prodotto del rinnovamento, lui l'alfa e l'omega della rigenerazione politica e istituzionale. Lui lascerà la vita pubblica se il Senato non sarà abolito (o meglio, a esser precisi, se non sarà cancellato il voto di fiducia al governo obbligatorio nel bicameralismo perfetto). La maggior parte dei provvedimenti, dei decreti e dei disegni di legge deve ancora essere definita e approvata, ma non importa: Renzi ci ha già «messo la faccia», secondo una delle sue espressioni preferite, si è impegnato in tv davanti al mondo. È come se quelle leggi fossero già pronte e operative, come se Palazzo Madama fosse già trasformato in un giardino pubblico. È giusto e doveroso sottoporre a controllo fattuale l'alluvione di parole, dati, numeri, annunci che il presidente del Consiglio ha calato sugli italiani durante la sua conferenza stampa. Informare con correttezza significa filtrare tutto questo per separare il grano dal loglio, per individuare chi ha ragione fra chi pensa che le coperture delle riforme non esistono se non in minima parte; e chi, lo stesso Renzi, ritiene che ci siano fino all'ultimo centesimo («to-tal-men-te»). Eppure, al di là di questo lavoro certosino e indispensabile, si rischia di non comprendere il personaggio se non lo si abbraccia per intero, ben al di là delle sue contraddizioni. Renzi è tutto politico, moderno e antico al tempo stesso. Spericolato abbastanza per sapere che il ferro va battuto finché è caldo, senza esitazioni o palesi incertezze. E lo spettacolo andato in onda da Palazzo Chigi era davvero e profondamente uno spettacolo politico. Un dialogo in cui gli interlocutori erano due. D a un lato, è ovvio, il presidente del Consiglio. Dall'altro gli italiani, anzi il corpo elettorale: pesato e soppesato per quello che vale oggi e soprattutto per quello che potrà valere in maggio, nel giorno delle elezioni europee. Dieci milioni di persone... quelle che percepiscono redditi al di sotto dei 25mila euro lordi annui. Renzi lo ha ripetuto per almeno dieci volte, ogni volta ribadendo che ognuno di questi elettori riceverà circa 80 euro netti in più a partire dalla busta paga del 27 maggio. Torna a onore del premier non aver minimamente nascosto il senso elettorale dell'annunciata riforma dell'Irpef. Lo ha fatto capire in modo quasi esplicito. Il rilancio della domanda interna, la complessa operazione che comprende anche l'Irap (al prezzo di più tasse sulle rendite finanziarie), il mercato del lavoro, la restituzione dei debiti, il piano casa: tutto deve avere un'immediata ricaduta nelle urne. Renzi si aspetta che le elezioni europee gli portino buone notizie; anzi, ne ha un serio bisogno perché è consapevole che altrimenti sarà difficile per lui tenere in rotta la nave del governo e sotto controllo il malessere in cui si agita il Pd. Ma in fondo questo è un argomento quasi irrilevante. Non conta il tornaconto personale che un politico spera di ricavare da una certa operazione che lo vede protagonista; contano i risultati più ampi che ne derivano per il paese. Sotto questo aspetto, il dividendo elettorale a cui Renzi anela è un "bonus" per lui irrinunciabile e fin troppo sottolineato, ma non può influenzare di per sé il giudizio meditato sul complesso dei provvedimenti. Certo, l'impressione di aver assistito a un nuovo «contratto con gli italiani» è forte e non molto rassicurante, considerando il precedente storico. È vero che rispetto a Berlusconi l'attuale presidente del Consiglio è entrato più nel merito delle misure economiche, ma siamo ugualmente rimasti nella sfera delle promesse, sia pure declamate con enfasi. Se i fatti gli daranno ragione, Renzi avrà davvero cambiato l'Italia (e forse gli italiani) in pochi mesi. Finora non è riuscito a nessuno, tanto meno al Berlusconi del '94, giusto vent'anni fa, con l'altro contratto presentato al corpo elettorale. Se non ci riuscirà, Renzi avrà perso un po' la faccia, ma non è detto che la sua parabola sia destinata a concludersi. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato POLITICA E PROGRAMMI 13/03/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato In fondo il primo Berlusconi assomigliava nel suo dinamismo e nell'ottimismo contagioso al Renzi di oggi. Anche lui dava l'idea di voler riformare alle radici il sistema per imprimere una spinta prodigiosa al sistema economico, del quale si considerava parte integrante. La delusione, percepibile già pochi mesi dopo, non impedì al leader del centrodestra di continuare a raccogliere una messe di voti per lunghi anni, si può dire fino a oggi, grazie anche all'incapacità della sinistra di incarnare una valida alternativa. Ora con Renzi si vede che il quadro è cambiato. Al pessimismo cosmico di una certa sinistra, si è sostituita la frenesia del sindaco che sprizza energia. I vecchi assetti sono travolti, gli storici steccati abbattuti. Eppure l'operazione annunciata ieri sera ha un'impronta «sociale» che è impossibile non vedere. Ma le elezioni sono vicine e Renzi è anche un leader politico, sia pure trasversale. Pronto a risucchiare voti da Grillo come dal suo alleato-interlocutore Berlusconi. © RIPRODUZIONE RISERVATA 13/03/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) Tanti annunci non fanno una scossa Guido Gentili Sullo sfondo delle elezioni europee il Presidente del Consiglio ha preso la mira e ha annunciato cosa vuole sparare col suo bazooka, al momento carico più di parole che di fatti. Prima di tutto, ecco il taglio Irpef di (10 miliardi su base annua)per mettere, a partire da maggio, nelle busta paga di 10 milioni di lavoratori dipendenti che guadagnano oggi fino a 1.500 euro netti al mese altri 80 euro netti. Il cuore della scossa per l'economia italiana starebbe in questo colpo. Al quale se ne aggiungono poi altri, a partire dalla riduzione dell'Irap per le imprese del 10% e il taglio delle bollette dell'energia per le aziende del 10%. Inoltre, il Governo mette mano (in questo caso nel vero senso della parola) alla riforma Fornero sul lavoro: i contratti a termine sono applicabili per 3 anni senza causale (oggi solo 12 mesi) e vengono semplificate le norme per l'apprendistato. Ed "entro luglio" (ma qui torniamo all'annuncio) verranno sbloccati i debiti della Pubblica amministrazione per un ammontare di 68 miliardi. Sarebbe questa la Svolta Buona. Ma è davvero una svolta, in concreto? Al primo impatto l'impressione è forte: numeri importanti, passo veloce e sicuro, nessun vero problema. Addio lungaggini e rinvii. Si parte. E prima dell'estate 10 milioni di italiani vedranno i loro stipendi lievitare di 80 euro netti al mese. Una boccata d'ossigeno e di speranza in un futuro migliore. In realtà i problemi ci sono. Non che manchi la direzione di marcia - una strada è stata scelta - o che non ci siano misure convincenti. Inserire in un decreto legge norme per cambiare le regole sui contratti a termine e per semplificarle sull'apprendistato sono passaggi importanti e soprattutto molti utili per sghiacciare il lavoro. Il programma per la casa lo è altrettanto. I progetti per la scuola e per spendere (le risorse, 1,5 miliardi ci sono già) nella cura del territorio non sono da meno. Il fatto è che la scommessa di Renzi è ad alto rischio e presenta comunque dei vuoti altrettanto impressionanti. Primo: la manovra di taglio dell'Irpef per 10 milioni di lavoratori e la riduzione dell'Irap non sono oggi né un decreto legge né un disegno di legge ma sono (solo) parte di una relazione del Presidente del Consiglio approvata dal Governo. Secondo: la riduzione dell'Irap, una tassa sul lavoro odiosa, verrà però finanziata per un importo (2,6 miliardi) non certo capace di determinare grandi svolte con l'aumento di un'altra tassa, quella sulle rendite finanziarie (esclusi i titoli di Stato) dal 20 al 26%. Trattandosi di materia così sensibile doveva essere introdotta al momento ritenuto opportuno con misure operative e non con propositi verbali. Terzo: provvedimenti annunciati come decisivi per il lavoro (il famoso Jobs Act) e per il ripristino della legalità (sblocco dei debiti della Pa) viaggiano sui binari dei disegni di legge, che non sono adatti all'alta velocità istituzionale operativa. Quarto: sul tema delle coperture finanziarie il Governo non ha sciolto tutti i dubbi. Anzi li ha fatti crescere. Come si finanziano i 10 miliardi di tagli Irpef? Le coperture sono abbondanti e certe, ha detto il premier. Niente tasse. Tagli di spesa (fino a 7 miliardi per il 2014), margini pari all'0,4% del Pil restando il tetto invalicabile del 3% del deficit in rapporto al Pil (ogni 0,1% vale 1,6 miliardi, coperture "di transizione" le ha definite il ministro dell'Economia Padoan), aumento del gettito Iva derivante dallo sblocco dei debiti della Pa, minore spesa per interessi sul debito pubblico ("realtà irreversibile", ha spiegato Renzi). A parte il fatto che il Commissario per la spending review Cottarelli ha specificato che i risparmi concretamente possibili per il 2014 ammontano a circa 3 miliardi, va detto con chiarezza che qui il premier rischia grosso. In Italia e in Europa, dove non tira aria di sconti. Le coperture finanziarie non sono l'imposizione di qualche burocrate-frenatore. Sono l'architrave di qualsivoglia manovra di governo, in assenza della quale non ci sono né scosse né credibilità. Gli annunci su questo terreno non valgono: senza coperture il bazooka non spara. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato BENE SUL LAVORO 13/03/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato [email protected] @guidogentili1 © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 18 13/03/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 4 (diffusione:334076, tiratura:405061) «Stop agli errori della Fornero, finalmente torna il buon senso» «La forte semplificazione dell'apprendistato è una concreta risposta ai timori degli imprenditori» ROMA «Siamo usciti dall'applicazione della legge Fornero che, introducendo rigidità nei contratti, ha contribuito a bruciare migliaia di posti di lavoro, per rientrare finalmente in una dimensione di "buon senso", nella quale le ragioni dell'impresa hanno trovato ascolto». È il commento a caldo del capogruppo al Senato del Nuovo centro destra, Maurizio Sacconi, che promuove il pacchetto di misure sul lavoro approvate in Consiglio dei ministri. Come giudica le prime misure sul lavoro che entreranno in vigore, contenute nel decreto legge che modifica gli istituti del contratto a termine e dell'apprendistato? La forte semplificazione dell'apprendistato rappresenta una concreta risposta ai timori spesso manifestati dagli imprenditori nei confronti del contratto per il possibile contenzioso con la pubblica amministrazione. Si riconosce che l'apprendistato è il contratto ideale per l'ingresso nel mercato del lavoro e trova un giusto riconoscimento la drastica semplificazione che avevamo proposto. Ritiene che le novità sui contratti a termine rispondano alle esigenze delle imprese? Gli imprenditori avevano proposto di estendere l'acausalità da 12 a 36 mesi in vista dell'Expo 2015, ma l'ex ministro Giovannini aveva convocato un tavolo senza arrivare ad alcun risultato per l'opposizione dei sindacati. La flessibilità nel contratto a termine, sia per l'acausalità che per la possibilità di articolare i periodi del contratto a termine, coincide con le esigenze delle imprese di ogni ordine e grado. Si potranno sommare e frazionare i 36 mesi e la stessa soglia del 20% era già prevista dai contratti. Queste misure entrano in vigore per decreto legge, per dare una risposta immediata all'emergenza della crisi. Come valuta il taglio del cuneo che va a vantaggio delle buste paga dei lavoratori, piuttosto che ad abbattere il costo del lavoro che grava sulle imprese? La poderosa manovra fiscale può essere opinabile nella distribuzione, ma non si può negare che avrà effetti positivi sui consumi delle famiglie e sulla liquidità delle imprese attraverso l'abbattimento dell'Irap e le norme sui pagamenti. È un'operazione coraggiosa ed equilibrata. Condivide le perplessità sulle coperture? Ritengo si tratti di un'operazione faticosa, fondata su un significativo taglio della spesa, condivisibile nell'impianto e tutta da gestire. La mia cultura politica si riconosce nell'impianto della manovra, onoriamo le promesse fatte al nostro elettorato di ridurre le spese e la pressione fiscale, le regole e i vincoli sul lavoro. Non ritiene rischioso il ricorso alla legge delega, con iter approvativi piuttosto complessi, su materie come il riordino degli ammortizzatori e delle forme contrattuali? La legge delega è lo strumento giusto per riordinare le politiche attive e passive per i disoccupati come la regolazione del lavoro. Il Parlamento avrà modo di precisare i criteri e accompagnare con il proprio parere i decreti delegati. Ma nelle commissioni parlamentari potranno risuscitare nuovi istituti contrattuali. Nell'iter di esame del provvedimento è importante che venga rispettata la volontà del governo. Come maggioranza parlamentare ritengo che dovremo lasciare l'ultima parola al governo. Siamo usciti dalla sindrome del contratto unico che aleggiava sulla regolazione del lavoro. Con i decreti delegati si può liberare ancor più la propensione ad assumere, lavorando sulla semplificazione e sulla modulazione delle tutele come quelle del licenziamento. Intende riaprire il capitolo dell'articolo 18, oggetto di grandi polemiche? Lo scopo della nostra azione deve essere quello di incoraggiare la propensione ad assumere. Il datore di lavoro non deve avere il terrore che un rapporto di lavoro sia per sempre. Vedo un clima diverso, c'è discontinutà rispetto al passato nella sinistra di governo. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA Maurizio Sacconi Nuovo centro destra 13/03/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 4 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ritiene condivisibile la proposta sugli ammortizzatori estesi ai collaboratori senza oneri aggiuntivi per lo Stato? Il sistema proposto è fondato su una logica assicurativa e non assistenziale, che responsabilizza le persone ed è collegato alle politiche attive, prevedendo il coinvolgimento degli attori pubblici, privati e del privato sociale. Si potrà sperimentare l'esperienza della Lombardia con i voucher ai disoccupati che possono rivolgersi ad un servizio pubblico o privato, remunerato almeno in parte in base al risultato. G. Pog. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: AGF Foto: Ex ministro. Maurizio Sacconi 13/03/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 16 (diffusione:334076, tiratura:405061) Storia segreta della grande crisi Il peso della Fed ha ridimensionato il ruolo del Fondo monetario Harold James Il grande romanzo Le illusioni perdute di Balzac si conclude enunciando la differenza tra la «storia ufficiale» che è «un insieme di menzogne» e la «storia segreta» che è la vera storia. Se nei secoli è stato possibile tenere nascoste le scandalose verità della storia per lungo tempo, anche per sempre, ormai non è più così. Rispetto a qualsiasi altro settore, ciò è quanto mai evidente in quello che si è scritto e detto della crisi globale. La storia ufficiale narra che la Fed degli Stati Uniti, la Banca centrale europea, e altre banche centrali di rilievo avrebbero concordato di coordinare gli sforzi per scongiurare la catastrofe del sistema finanziario. Alcune trascrizioni, rese note di recente, dei meeting del 2008 del Comitato federale del mercato aperto (Fomc), principale organo decisionale della Fed, rivelano che la Fed è riuscita a emergere nella posizione di banca centrale del mondo, pur servendo in via prioritaria interessi americani. Le riunioni più significative si svolsero il 16 settembre e il 28 ottobre, dopo il fallimento di Lehman Brothers, e si concentrarono per lo più sulla creazione di accordi bilaterali di scambi di valuta miranti a garantire adeguata liquidità. La Fed avrebbe esteso crediti in dollari alle banche straniere in cambio delle loro valute, che le banche straniere si impegnavano a ricomprare al medesimo tasso di cambio più gli interessi dopo un periodo preciso. L'accordo avrebbe concesso alle banche centrali - e in particolare a quelle che in Europa andavano maggiormente incontro a una penuria di dollari, dovuta alla fuga degli investitori Usa - i dollari di cui avevano bisogno per erogare prestiti alle istituzioni finanziarie interne in difficoltà. La Bce è stata tra le prime banche a raggiungere un accordo con la Fed, seguita di lì a poco da altre banche centrali dei paesi più avanzati, tra le quali la Banca nazionale svizzera, la Banca del Giappone, e la Banca del Canada. In occasione del summit di ottobre, quattro rappresentanti di altrettante economie emergenti importanti «dal punto di vista diplomatico ed economico» - Messico, Brasile, Singapore e Corea del Sud aderirono all'accordo, e la Fed concordò di aprire linee swap per 30 miliardi di dollari con ciascuna delle banche centrali di questi paesi. Quantunque la Fed abbia agito alla stregua di una banca centrale globale, le sue decisioni sono state influenzate, più e prima di qualsiasi altra cosa, dagli interessi degli Stati Uniti: la Fed ha respinto le richieste provenienti da alcuni paesi - i cui nomi sono omessi nella trascrizione resa nota - a entrare a far parte dello schema di swap di valute. Furono imposti limiti precisi agli swap. Da sempre l'essenza delle funzioni di ente prestatore di ultima istanza di una banca centrale è quella di fornire fondi illimitati. Dal momento che non vi è un limite massimo alla quantità di dollari che la Fed può creare, nessuno può mettersi contro di essa in una posizione di speculazione. Invece, il Fondo monetario internazionale dipende da risorse finite, fornite dai paesi che ne fanno parte. Il ruolo internazionale sempre più importante assunto dalla Fed a partire dal 2008 riflette uno spostamento fondamentale nella governance monetaria globale. Il Fmi fu creato nel periodo in cui i paesi erano vittime delle disinvolte ipotesi dei banchieri newyorchesi, per esempio quella di J.P.Morgan che negli anni Venti disse che i tedeschi erano «fondamentalmente un popolo di second'ordine». Il Fmi fu un protagonista decisivo dell'ordine internazionale del Secondo dopoguerra, destinato a fungere da meccanismo di polizza universale, non tale però da poter essere sfruttato per portare avanti gli interessi diplomatici dei contemporanei. Oggi, come dimostrano i documenti della Fed, il Fmi è esautorato, principalmente a causa delle sue politiche inefficaci. Sin dall'inizio della crisi, presumendo che la domanda delle sue risorse sarebbe rimasta bassa, il Fmi aveva già iniziato a ridimensionarsi. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «LE ILLUSIONI PERDUTE» DELLA FINANZA 13/03/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 16 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Nel 2010, il Fmi ha inscenato la propria resurrezione, presentandosi come indispensabile per risolvere la crisi dell'euro, a iniziare dal suo ruolo nel finanziamento del bailout della Grecia. Ma, anche in questo caso, è stata svelata la vera storia segreta che mette in luce soltanto a che punto sia ormai distorta la governance monetaria globale. Il fatto è che soltanto gli Stati Uniti e i paesi più fortemente rappresentati dell'Ue hanno appoggiato il bailout della Grecia. Tutte le grandi economie emergenti lo hanno osteggiato, tanto che il rappresentante brasiliano ha definito l'operazione «un piano di salvataggio in extremis dei proprietari privati del debito greco, per lo più le istituzioni finanziarie europee». Perfino il rappresentate della Svizzera ha condannato il provvedimento. Quando i timori di un fulmineo crollo della zona euro hanno dato il via a un dibattito su come far quadrare i conti tramite le ristrutturazioni e le cancellazioni dei debiti, la posizione del Fmi si è fatta sempre più complicata. Anche se si presume che il Fmi abbia priorità sugli altri creditori, ci saranno richieste di procedere a una cancellazione di una quota dei prestiti che ha erogato. I paesi più poveri dei mercati emergenti si opporrano a tale mossa, sostenendo che i loro cittadini non sono tenuti a pagare il conto dello sperpero fiscale di paesi più ricchi. Infine, si stanno rivoltando contro il Fondo perfino coloro che all'inizio sollecitavano un suo coinvolgimento. Le autorità dell'Ue sono indignate dai palesi sforzi del Fmi di guadagnare il sostegno dei paesi debitori europei chiedendo la cancellazione di tutti i debiti che non ha emesso. E il Congresso degli Usa si è rifiutato di approvare l'espansione delle risorse del Fmi, parte di un accordo internazionale negoziato al G-20 del 2010. Se da un lato lo sdegno che ha fatto seguito alla nomina nel 2011 di un altro europeo alla carica di direttore generale del Fmi quasi certamente garantirà che il prossimo capo del Fondo non sarà originario dell'Europa, dall'altro il ruolo in rapida svalutazione del Fmi implica che non avrà poi molta importanza. Come dimostra la storia segreta del 2008, ciò che conta è chi avrà accesso alla Fed. (Traduzione di Anna Bissanti) © Project Syndicate, 2014 13/03/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 3 (diffusione:556325, tiratura:710716) Giù l'Irap del 10 per cento colpite le rendite finanziarie Entro luglio pagati 68 miliardi alle aziende Non saranno toccati i Bot Tutti gli strumenti con aliquota al 20% capital gain, obbligazioni e conti deposito - passano al 26% VALENTINA CONTE ROMA - Una pioggia di denari promessi alle imprese. A partire dalla sorpresa Irap, data per sacrificata alla vigilia del Consiglio dei ministri in favore dell'Irpef. E che invece verrà tagliata del 10%, circa 2,4 miliardi in meno, rastrellati da una stangata sulle rendite finanziarie (ma «non si toccanoi Bot») la cui aliquota sale dal 20 al 26%, . Il premier Renzi dunque spariglia e decide di non scontentare troppo il mondo imprenditoriale, piuttosto inquieto già nelle ultime settimane del governo Letta. Scegliendo nello stesso tempo una copertura che non dispiace a sinistra. No comment di Confindustria, ieri sera. Ma non c'è dubbio che la promessa di Renzi - accanto alla inattesa sforbiciata Irap di saldare 68 miliardi di arretrati della Pubblica amministrazione entro luglio (anche grazie al nuovo ruolo della Cassa depositi come prestatore di ultima istanza) è assai clamorosa. Cifra poco credibile però per il ministero dell'Economia (in conferenza stampa il ministro Padoan non ha lesinato dubbi), visto che la stima da cui è tratta - un'analisi campionaria di Bankitalia condotta solo sul lato dei fornitori - viene reputata in via XX Settembre eccessiva. Dunque l'aliquota che tassa plusvalenze, dividendi e interessi prodotti da azioni, obbligazioni, partecipazioni, pronti contro termine, contratti future e swap, ma anche dai popolari conti di deposito sale al 26%. Per molti di questi prodotti (il risparmio a breve) è quasi un ritorno all'estate del 2011 quando Tremonti abbassò quell'aliquota dal 27 al 20%, portando però sempre al 20% il risparmioa lungo termine, fino a quel punto tassato al 12,5%. E creando così un doppio binario: titoli di Stato al 12,5% e tutto il resto al 20. Ora si passa al 26%. Lasciando però i Bot al 12,5 e i fondi pensioni e tutto il risparmio previdenziale all'11. Una decisione di «buon senso» per Renzi, visto che «se hai 100 euro di azioni pagherai 26 euro di tasse anziché 20», consentendo di limare l'Irap di 2,4 miliardi. Anzi «sarebbero 2,6 miliardi, ma 200 milioni sono da mettere in conto come disinvestimenti». Tradotto: risparmio che vola all'estero. L'operazione sul cuneo fiscale arriva così a 12,4 miliardi totali: 10 miliardi sull'Irpef, il resto sull'Irap. «Molti imprenditori mi hanno detto che faccio bene a mettere più soldi in tasca alle famiglie», rivelava ieri Renzi. Ma un segnale sull'Irap è comunque arrivato. E comporterà, calcola la Cgia di Mestre, un risparmio medio di 792 euro all'anno per azienda. Oltre ad Irape debiti Pa, il pacchetto di misure per le imprese è ampio. Intanto c'è il taglio da 1,4-1,5 miliardi della bolletta energetica per le Pmi, il 10% circa di questa voce di spesa che vale circa 14 miliardi. «Avverrà entro maggio, anche solo con decreti ministeriali, dopo una consultazione con l'Authority dell'energia e le parti interessate, perché qui si tratta di intervenire sugli oneri di sistema», ha spiegato il ministro per lo Sviluppo Economico Federica Guidi. Dunque asciugare gli incentivi alle rinnovabili, ma anche alle aziende energivore e "interrompibili" (pagano meno se non c'è capacità produttiva). Guidi ha poi ricordato che entro il 31 marzo parte la legge Sabatini, predisposta da Letta (incentivi per acquisto di macchinari). E poi «vareremo anche i minibond», ha aggiunto Guidi. Tra le altre misure, il governo rifinanzia con 500 milioni il fondo di garanzia per il credito. Altri 500 milioni vengono messi, dal primo giugno, in un fondo per le imprese sociali del terzo settore. Il credito di imposta per giovani ricercatori raddoppia: 600 milioni in tre anni, «per creare 100 mila posti entro il 2018», si augura Renzi (se ne occuperà Delrio). Dal 16 maggio le imprese pagheranno un miliardo in meno di premi Inail. «Il decreto attuativo è in arrivo», ha detto Renzi (ma la misura era di Letta). Mentre i 5 miliardi tra piano scuola e dissesto idrogeologico valgono da stimolo all'edilizia e alle imprese che si occupano di recupero del territorio. Infine, nei prossimi mesi il governo si impegna a far partire un processo di «fatturazione elettronica», così da evitare per il futuro SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Le imprese 13/03/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 3 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato accumuli di debiti con la Pa, ora di dimensioni cosmiche e a rischio infrazione Ue. REPUBBLICA.IT Sul sito tutte le misure varate dal Consiglio dei ministri di ieri, le slide che il premier ha usato per illustrarle, i video delle sue battute 13/03/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 9 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Nel Jobs Act ci sarà il salario minimo" Semplificati contratti a termine e apprendistato. Maternità anche senza contributi Abrogata l'interruzione di dieci giorni tra un contratto a termine e l'altro ROSARIA AMATO ROMA - Semplificazione di contratti a termine e apprendistato. Razionalizzazione dei centri dell'impiego e delle forme di contratto. Universalizzazione delle tutele in caso di disoccupazione e maternità. Estensione dei limiti di età fino a 29 anni per la Garanzia Giovani. E ancora, annuncia Matteo Renzi, «salario minimo». Il Jobs Act ruota su alcune parole chiave, alle quali se ne aggiunge un'altra, urgenza: «L'importante è fare veloci», dice il premier. Si procede infatti con decreto legge per il contratto a termine e l'apprendistato; il resto va in diverse deleghe, però, assicura il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, «dopo l'approvazione da parte del Parlamento, il governo in sei mesi presenterà il nuovo codice del lavoro». Tempi certi, dunque, per raggiungere un obiettivo unico: «Bisogna dare a tutti gli italiani un'occasione e un'occupazione. Essere inutili è una condanna ingiusta», dice il ministro. Il decreto legge abroga l'interruzione di dieci giorni tra un contrattoa terminee l'altro, che Poletti definisce la «norma tortura che fa diventare matti e non serve a nessuno». «Il contrattoa termine può valere al massimo per 3 anni, applicabile senza causale, con il limite del 20% sul totale dei lavoratori», spiega Renzi. Il dl interviene anche sui contratti di apprendistato: dovranno essere redatti per iscritto solo contratto e patto di prova (e non tutto il piano formativo individuale), il datore di lavoro non avrà più l'obbligo di integrare la formazione di tipo professionale con l'offerta formativa pubblica, la retribuzione dovrà essere pari al 35% del livello di inquadramento. Ci sono poi le deleghe: sugli ammortizzatori il governo punta a «un sistema di garanzia universale», con un assegno che sarà «graduato in ragione del tempo in cui la persona ha lavorato». Si andrà dunque verso «l'esaurimento della Cig in deroga», mentre «si mantengono la Cig ordinaria e straordinaria». Universale sarà anche la tutela per le lavoratrici madri: avranno l'indennità anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro. Con altre deleghe verrà istituita un'Agenzia nazionale per l'impiego e verrà redatto «un testo organico di disciplina delle tipologie contrattuali dei rapporti di lavoro». E arriverà «il compenso orario minimo, applicabile a tutti i rapporti di lavoro subordinato». Viaggia su un binario autonomo la Garanzia Giovani, progetto europeo finanziato con 1,7 miliardi, in partenza dal 1° maggio, che offrirà ai giovani entro quattro mesi dal termine degli studi o dall'inizio della disoccupazione una opportunità di lavoro, di formazione o stage; nella Ue si rivolge alla fascia 18-24 anni, in Italia arriverà fino ai 29, e riguarderà «potenzialmente 900 mila giovani italiani», spiega Poletti. Il governo destinerà inoltre, annuncia Renzi, «600 milioni per l'aumento del credito d'imposta per i giovani ricercatori, per creare entro il 2018 100mila posti di lavoro». E per chi vuole misurarsi nel lavoro autonomo «dal primo giugno ci saranno 500 milioni di fondo per chi vuole creare imprese sociali», aggiunge Renzi, ricordando che «il terzo settore poi è il primo e va incoraggiato». Paura deflazione La Banca Centrale Europea non riesce a centrare il target della stabilità dei prezzi, scrive il "Financial Times", in un articolo dal titolo "Lo spettro della deflazione nell'eurozona" Non è solo colpa della Bce: pesa il perdurare della crisi PER SAPERNE DI PIÙ www.lavoro.gov.it www.ance.it SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il lavoro 13/03/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) * E Padoan disse: Matteo, non si può fare FEDERICO FUBINI AQUESTO punto, la posta in gioco del passaggio da Berlino va oltre i buoni rapporti fra Matteo Renzi e Angela Merkel. Lunedì il premier sarà alla cancelleria tedesca e quella visita finirà per segnare anche il lavoro di Pier Carlo Padoan. PERCHÉ il ministro dell'Economia ormai ha capito che il suo compito si riassume in una trinità (quasi) impossibile: deve assicurare il taglio delle imposte sui redditi bassi, mantenere rapporti costruttivi con il premier e garantire al resto d'Europa la tenuta dei conti italiani. È qui che Berlino diventa importante, perché ridurre le imposte quest'anno non sarà come farlo negli anni passati. Non ora che sono in vigore le nuove leggi italiane e europee di bilancio e, a dispetto di queste, il 60% circa dei tagli alle tasse in arrivo sarà finanziato con un aumento del deficit. Non si vedono infatti all'orizzonte risparmi sufficientia neutralizzare l'intero impatto di 10 miliardi di sgravi: il disavanzo salirà di circa 6 miliardi di euro, fino ad arrivare vicinissimo alla soglia del 3% del prodotto lordo. Prima di questi interventi il deficit sembrava diretto verso quota 2,6%, per effetto di forze contrastanti. A peggiorare i saldi contribuiscono alcune spese incomprimibili e una crescita del 2014 che il Tesoro rivedrà al ribasso dall'1,1% allo 0,8%; a migliorarli, dovrebbero farsi sentire tassi sul debito forse più bassi del previsto. È in questa cristalleria cinese che atterra come un meteorite il pacchetto di dieci miliardi di sgravi e porta il deficit alla soglia oltre la quale c'è una «procedura», cioè una tutela asfissiante di Bruxelles. Un'operazione del genere ieri in consiglio dei ministri poteva solo essere messa in cantiere, non deliberata, perché adesso in Italia e in Europa agiscono i nuovi vincoli legali. Su questo punto Padoan di fronte a Renzi ieri è stato fermo fino in fondo e il premier ha dovuto rinunciare a stringere i tempi come avrebbe voluto.I vincoli legali sono quelli decisi all'apice della crisi per cercare di rassicurare gli investitori sul fatto che il debito pubblico sarà ripagato. In Italia, in Francia o nella stessa Germania oggi i governi non possono più semplicemente decidere che il deficit sarà più alto di come avevano detto. Devono prima motivare il cambio di rotta e far approvare i nuovi obiettivi in parlamento. E a Bruxelles, entro il prossimo mese, Padoan dovrà anche «consultare» la Commissione europea sui nuovi obiettivi di disavanzo rivisti al rialzo. Le regole sono talmente nuove che non è chiaro come la Commissione reagirà. Può far notare che così calerà l'avanzo di bilancio prima di pagare gli interessi, quindi il debito è destinato a salire per l'ottavo anno di seguito avvicinandosi al 134%.È una preoccupazione più viva che a Bruxelles e fra gli osservatori internazionali: Ashoka Mody di Princeton, ex vice capoeconomista dell'Fmi, ex numero due del dipartimento europeo del Fondo, sostiene pubblicamente che l'Italia non è più in grado di sostenere il suo debito, non ha una strategia per riuscirci e dovrebbe ristrutturare i termini di rimborso dei titoli di Stato perché l'onere ormai è insopportabile. Quando Padoan busserà a Bruxelles, la Commissione potrebbe dunque cercare di dissuaderlo dall'aumentare il deficit. potrebbe anche cercare di imporre un veto di fatto. Non è detto però che succeda, anche perché l'intera macchina politica comunitaria è ormai a fine mandato. Olli Rehn, commissario agli Affari monetari, è sempre più concentrato sulla campagna elettorale per il parlamento europeo al quale è candidato fra i liberaldemocratici. È per questo che il passaggio da Berlino della prossima settimana, con il vertice italo-tedesco, diventa così importante. La reazione di Angela Merkel e del suo ministro finanziario Wolfgang Schaeuble, in pieno «semestre bianco» di Bruxelles, influenzerà l'intero sistema europeo ancora più del solito. Renzi ha bisogno di convincere la cancelliera che tagliare le tasse in deficit oggi per l'Italia è giusto, perché serve a preparare il prossimo treno di riforme sul lavoro e sulla burocrazia. Dovrà convincere che l'insieme delle sue riforme è coerente e morde dove serve. In questo il premier ha bisogno di Padoan, ma non sarà facile: già con i governi di Letta e Monti, anche con lo spread in discesa, la cancelliera si è dimostrata sempre molto rigida sulle regole di bilancio. Ma senza un via libera di Berlino, far salire il deficit pur di tagliare le tasse ai redditi bassi rischia di diventare un vero e proprio gesto di sfida SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il retroscena 13/03/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato politica: esattamente ciò che Padoan vuole evitare in tutti i modi. Il ministro dell'Economia sa bene però che i suoi problemi non finiscono qua. Con il disavanzo al limite fin dall'inizio dell'anno, l'Italia nei prossimi mesi può finire fuori rotta sulla finanza pubblica alla minima sorpresa negativa. Sulla convivenza fra Renzi e Padoan, appena iniziata, già si stende l'ombra di una manovra correttiva d'estate. © RIPRODUZIONE RISERVATAPER SAPERNE DI PIÙ www.matteorenzi.it www.mef.gov.it Foto: LE SLIDE SULLO SCHERMO In basso, alcuni esempi della serie di slide che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha utilizzato ieri in conferenza stampa (a sinistra). Le slide sono state mostrate su uno schermo posto a fianco del premier Pier Carlo Padoan 13/03/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 2 (diffusione:309253, tiratura:418328) Tagli al costo dell'energia e una sforbiciata all'Irap La copertura con l'aumento della tassazione sulle rendite maggio taglieremo l'Irap del 10%. La copertura arriva dall'aliquota sulla tassazione delle rendite finanziarie che passerà dal 20 al 26 per cento ALESSANDRO BARBERA ROMA All'inizio promette il dieci per cento. Poi, durante una giornata nel Nord-est, dice che si può abbassare del trenta. Quando decide di concentrarsi sulle famiglie, le imprese spariscono dall'orizzonte. Renzi chiama il numero uno di Confindustria Giorgio Squinzi e gli spiega che «ciò che conta è semplificare la burocrazia e cambiare l'atteggiamento della macchina fiscale nei confronti delle aziende». Il taglio dell'Irap si farà se e quando possibile. Ma Squinzi non si perde d'animo. Scrive una lunga lettera al Corriere della Sera per ricordare che se ci fosse un intervento sull'imposta aumenterebbe la propensione delle imprese ad assumere. Così Renzi torna sui suoi passi. Lo spiega in conferenza stampa quando arriva alla 24esima delle 32 slide che scorrono al suo fianco. Il taglio di un decimo dell'imposta regionale sulle attività produttive verrà finanziata con l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 26 per cento, con esclusione dei titoli di Stato che dovrebbero - il condizionale è d'obbligo - continuare a pagare il 12,5 per cento. Chi saranno i beneficiari? Tutto questo però non accadrà oggi. Non è stato approvato nessun decreto, né tantomeno un disegno di legge. Renzi si limita a promettere una data evocativa: «dal primo maggio». La copertura è certa, come chiede l'Europa: l'aumento della tassazione sulle rendite vale 2,6 miliardi di maggior gettito, il taglio dell'Irap 2,4. Si tratta di uno sgravio medio di 800 euro, che potrebbe sfiorare i tremila per le società di capitali. I sindacati applaudono, le piccole imprese anche, Squinzi resta in silenzio, probabilmente convinto di poter ottenere di più nelle prossime settimane. Chi si lamenta - e molto - è il numero uno di Confartigianato che lamenta l'esclusione dal beneficio degli autonomi: poiché l'Irap si paga sui dipendenti, se l'impresa non ne ha non ottiene nessuno sconto. Sono il 70% delle aziende italiane. Fin qui le polemiche. Il punto è un altro: per quale ragione Renzi ha rimandato a primavera una misura che avrebbe potuto introdurre subito, posto che l'aumento di una imposta come quella sulle rendite non dovrebbe essere annunciata in anticipo poiché rischia di incidere - e non poco - sugli andamenti di Borsa? Renzi aveva promesso di partire con un taglio di dieci miliardi alle tasse sui lavoratori dipendenti. Ma Quirinale e Tesoro hanno spinto il premier alla prudenza, poiché per Bruxelles dieci miliardi di minor gettito sono un problema per un Paese ad alto debito. Quali sono le coperture? Per fare quel taglio ci vogliono poste certe: risparmi di spesa o aumenti di altre tasse. I primi non sono ancora sufficienti. Sui secondi nella maggioranza c'è dibattito. Inoltre poiché l'Irap è una voce della busta paga, è inevitabile raccordare le due misure. «Invito tutti santommasamente a verificare il taglio ci sarà o meno», dice Renzi, il quale promette, sempre per maggio, una riduzione del dieci per cento del costo dell'energia alle piccole e medie imprese. Non è la prima volta che un governo la promette. Cambiano i ministri, i problemi restano. Twitter @alexbarbera Foto: Matteo Renzi Foto: Presidente del Consiglio SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LE IMPRESE 13/03/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 5 (diffusione:309253, tiratura:418328) Giannini: "Subito 3,7 miliardi per l'edilizia scolastica E i sindaci potranno spendere" Il ministro: per la prima volta un governo mette l'istruzione al centro FLAVIA AMABILE ROMA Stefania Giannini, ministra dell'Istruzione tutto quello che avete approvato in materia di scuola si riduce alla slide presentata dal presidente Renzi in conferenza stampa? «Capisco che cosa vuol dire. Forse lo stile comunicativo scelto finisce per sacrificare l'approfondimento. Durante il consiglio dei ministri sono stati approvati atti formali, provvedimenti concreti». Ma esiste qualcosa di scritto? « E siste un dossier anche abbastanza corposo sul pacchetto lavoro e su tuttele al tre misure. Per quello che riguarda la scuola viene formalizza al ' unità di missione, lo strumento che sarà operativo a palazzo Chi gie che avrà il Miur come riferimento mametterà incollegamento gli altri ministeri competenti per garantir el immediata spendibilità dei fondi dei comuni » . E che finora non potevano spendere per il patto di stabilità? «Sì, in totale abbiamo previsto risorse disponibili per 3 miliardi e 713 milioni, i fondi dei comuni ne sono una parte consistente. Quando siamo stati a Treviso, ad esempio, c'erano un centinaio di sindaci che ci hanno segnalato di avere fondi da parte. Ora potranno spenderli». A che serve un'unità di missione a Palazzo Chigi? Quali vantaggi concreti porterà? «L e risorse disponibili provengono in parte da un miliardo di euro presenti nel Fondo per l'Edilizia del Miur, che dovrebbero permettere di finanziare circa duemila interventi cantierabili. A questi vanno aggiunti altri 8 mila finanziati con i fondi dei comuni. Sono 10 mila interventi, una cifra smisuratamente superiore a quanto mai realizzato finora, che richiede una struttura operativa molto più snella con l'ambizione realistica di operare con notevole rapidità». E l'intervento di Renzo Piano è proprio necessario? « M a s u , s c h e r z a n d o p o t re i d i re che finalmente abbiamo trovato un senatore a vita utile! E' solo una battuta, i senatori a vita sono tutti molto utili, ma sono convinta che quello che ora sembra solo un annuncio ad effetto possa rivelarsi una mossa intelligente per coordinare su progetti concreti le risorse che abbiamo. Ho parlato con lui, credo che intend a m e t t e rs i a l s e r v i z i o n e l l 'o p e ra zione di recupero di edifici esistenti, nel ridisegnare l'abitabilità e la luminosità eliminando la sciatteria che tanto spesso si vede negli istituti del nostro Paese». Lo farà volontariamente? «Non se n'è parlato, ma mi aspetto che il suo sia un contributo intellettuale e culturale non una prestazione professionale retribuita». Avete previsto anche una semplificazione nell'apprendistato. Che cosa cambierà? «Ci si ispira ad un principio di estrema semplificazione nelle modalità di contrattualizzazione. Per fare un esempio, sarà superata la necessità di una causale prevista dalla legge Fornero che è stata causa di molti pasticci». Quale sarà il prossimo passo? «Nel consiglio dei ministri di venerdì porrò il problema del ripristino del Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa. Salvo rare eccezioni, tutti i ministri dell'Istruzione di questo Paese si sono ritrovati a dover rincorrere il ministro dell'Economia di turno perché l'agenda politica del governo non prevedeva la scuola al centro. Nel nostro caso non sarà così. Per noi la scuola è al centro». E al ministro Padoan che cos'ha detto? «Che non vorrei fare Gatto Silvestro che insegue Titti, altrimenti credo che per lui potrebbe finire molto male!». Hanno detto Le slide del premier Lo stile comunicativo finisce per sacrificare l'approfondimento. Ma tutte le misure sono scritte in un dossier Il prossimo passo Venerdì in Cdm porrò il problema del ripristino del Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa Foto: In Italia 4 edifici su 10 hanno bisogno di interventi strutturali SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Intervista 13/03/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) Quei bilanci senza trasparenza la svolta che manca ai sindacati Oscar Giannino Dopo la nostra inchiesta "Un miliardo dallo Stato: ecco il conto dei sindacati", a firma di Osvaldo De Paolini, abbiamo ricevuto una lettera dai tre segretari del sindacato confederale. Continua a pag. 9 L'INCHIESTA segue dalla prima pagina Una lettera che contesta molti dati dell'inchiesta, e questo è più che legittimo. Ma li attribuisce a un intento malevolo verso il sindacato e le sue funzioni, e qui occorre capirsi. E, infine e soprattutto, non entra davvero nel merito che tutti noi ci saremmo aspettati: la smentita o la contra argomentazione sul miliardo pubblico annuo al sindacato. Una «contro cifra» non c'è. Ed è esattamente questo il punto fondamentale che l'inchiesta intende sollevare. E sul quale vale la pena di tornare. Non c'è perché la natura giuridica del sindacato in Italia è rimasta n o t o r i a m e n t e « i n c o m p l e t a » . L'articolo 39 della Costituzione prevedeva una legge attuativa in materia di libertà sindacale riconosciuta, e con la «registrazione» sarebbe stato possibile codificare un quadro preciso di responsabilità-controlli pubblici senza alcuna lesione delle sacrosante libertà sindacali. Ma quella legge non è mai stata approvata. E così i sindacati restano di fatto libere associazioni non riconosciute, soggette ai magri articoli del codice civile. La legge ha sorvolato su tale mancanza di piena personalità giuridica in materia di rispetto dei contratti collettivi e di diritto di sciopero e relativa proclam a z i o n e . S p e s s o , p e r q u e s t a stessa ragione, la magistratura ha imboccato strade opposte in relazione alla tutela delle «libertà interne» al sindacato, garantite da ciascuno statuto. Di fatto, mancando la piena person a l i t à g i u r i d i c a , n o n c ' è m a i stato l'obbligo a bilanci consolidati, completi nel conto economico e in quello patrimoniale. D i q u e s t a m a n c a n z a p a r l a l'inchiesta del Messaggero. E forse non è un caso che i tre segretari confederali non vi facciano cenno. Quando citano - ed è una risposta di routine - i rendiconti economici pubblicati da Cgil, Cisl e Uil, essi per primi sanno benissimo la differenza tra un mero rendiconto di cassa, e un bilancio analiticamente completo di centro e periferia, di ogni spesa e ogni trasferimento ricevuto, dell'ammontare degli attivi mobiliari e immobiliari nonché delle passività di ogni genere. In assenza di bilanci consolidati resi pubblici, purtroppo, l ' i n f o r m a z i o n e d e v e t e n t a r e per forza di cose di ricostruire il complesso delle fonti e dell'ammontare dei finanziamenti sindacali sommando le maggiori poste desumibili. Rispetto al miliardo, che dei circa 12 milioni di iscritti ai sindacati i pensionati siano comunque poco meno della metà e dunque gli attivi - 6 milioni solo poco più di un quarto degli occupati complessivi italian i, è questione che riguarda la rappresentanza rispetto all'intero mondo del lavoro. Rispetto al miliardo, che per la compilazione dei m o d e l l i 7 3 0 i l c o r r i s p e t t i v o pubblico incassato dai Caf sia di 14 euro a testa e non di 26 è una informazione che va verificata visto che la relazione Amato parla esplicitamente di 26 euro. Il problema del miliardo è che tutto ciò che incassano Caf e Patronati deriva da norme di legge. Non si tratta di negare la funzione che essi svolg o n o . S i t r a t t a d i c o m p i e r e un'operazione analoga per gli euro spesi e incassati dai sindacati. S e i t r a s f e r i m e n t i p u b b l i c i per Caf e patronati fossero del tutto equivalenti a ciò che i lavoratori pagano a tal fine, le loro cifre non sarebbero comprese nel rendiconto generale della spesa dello Stato, sotto la voce «contributo pubblico al fin a n z i a m e n t o d e g l i i s t i t u t i d i patronato e di assistenza sociale». Né Giuliano Amato avrebbe ricevuto dal governo Monti l'incarico di redigere un rapporto sul finanziamento diretto e indiretto dei sindacati, dalle cui cifre l'inchiesta del Messaggero ha tratto le mosse. Né la spending review montiana avrebbe disposto la riduzione del 20% dei compensi per i Caf d e r i v a n t i d a l l e d i c h i a r a z i o n i fatte per conto dell'Inps. Vuol dire che un problema c'è eccome, di congruità dei trasferimenti. Sappiamo anche noi, che lo S t a t o a s s e g n a a i p a t r o n a t i l o 0,226 dei contributi obbligator i i n c a s s a t i d a l l ' I n p s , d a l l'Inpdap e dall'Inail. Ma la legge istitutiva dei patronati, il decreto legislativo 804 del 1947, poi modificato per le aliquote relative prevede che ogni anno il ministero del Lavoro valuti le esigenze finanziarie dei Patron a t i i n r e l a z i o n e a l l a a t t i v i t à concretamente svolta ma anche alla loro organizzazione. Su queste basi il ministero decide quale percentuale dei contributi sociali che sono stati incassati dagli enti di SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 30 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'inchiesta 13/03/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 31 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato previdenza deve essere girata su di un apposit o c a p i t o l o d e l b i l a n c i o d e l l o Stato. E da qui, poi, il minister o e r o g a a i P a t r o n a t o p r i m a l'anticipo e poi il conguaglio. Il problema è che, in assenza di obbligo di bilancio consolidat o , n o i d e l l ' o r g a n i z z a z i o n e e dei relativi costi nonché efficienza dei patronati sappiamo troppo poco. E per questo ci interroghiamo sulla congruità di trasferimenti per centinaia di milioni. Un altro esempio. In materia di distacchi sindacali, alcune migliaia in Italia, conservare presso il sindacato lo stipendio precedente a carico del pubblic o c o m p r e n s i v o d e i « p r e m i produttività», che non sono su base individuale, è certo una garanzia. Ma i sindacati devono capire che l'obbligo sin qui osservato all'anonimato delle loro liste, per motivi di privacy confermati dopo attento esame anche dalla stessa Autorità Garante, non è esattamente un pilastro e presidio di trasparenza agli occhi dell'opinione pubblica. Anche le centinaia di milioni che l'Inps garantisce al sindacato per le quote associative dei pensionati, trattenute direttam e n t e s u l l e p e n s i o n i c o n i l meccanismo della delega di carattere permanente (salvo revoca), nonché a titolo di ritenute sulle prestazioni, costituiscono u n a m m o n t a r e c h e o c c o r r e comprendere a che cosa va parametrato. Lo Statuto dei lavoratori riconosce infatti ai sindacati ampie prerogative - assemb l e e r e t r i b u i t e , pe r m e s s i p e r partecipare alle riunioni degli organi dirigenti, sedi, diritto di a f f i s s i o n e - i n b a s e al l e q u a l i l ' a t t i v i t à s i n d a c a l e s i s v o l g e pressoché integralmente a caric o d e i d a t o r i d i l a v o r o . E d è troppo, sapere il preciso ammontare dei patrimonio immobiliari sindacali, esente da tassazione immobiliare? Conclusione: chi qui scrive è per un modello di sindacato finanziato di soli contributi liberi, senza ritenute alla fonte obbligatorie per legge e con propri fondi previdenziali integrativi, in modo che ciascuno possa essere giudicato sulla gestione più efficiente. Siamo però sicuri che per primi i dirigenti s i n d a c a l i g u a d a g n e r e b b e r o molti consensi, tra i loro iscritti e soprattutto tra i molti milioni in più di lavoratori che non lo s o n o , s e i l p r o s s i m o p r i m o maggio ci facessero intanto un regalo. Anche se non obbligati per legge, decidete da soli di redigere e pubblicare un bel bilancio consolidato. Oscar Giannino La fotografia AI CAF Utile (perdite) Entrate da tessere Personale (costo) I BILANCI 113 milioni AI PATRONATI I BILANCI Milioni di euro Circa 30 milioni Circa 170 milioni Circa 430 milioni Assenze per motivi sindacali (costi indiretti) per attività come Isee, dichiarazioni sostitutive per l'invalidità civile, dichiarazioni per ottenere detrazioni di imposta o per presentare dati reddituali collegati al diritto di erogazione della prestazione almeno 260 milioni per elaborazione e trasmissione 730 (stima per difetto che conta 10 milioni di dichiarazioni fiscali, considerati i 20 milioni di lavoratori dipendenti e i 16 milioni di pensionati) per circa 12 milioni di pratiche stimate A società (come Eustema) che forniscono ser vizi a Inps e Inail e sono riconducibili ai sindacati IL CONTO DELLE RISORSE PUBBLICHE CHE ARRIVANO AI SINDACATI NESSUN ATTENTATO ALLE LIBERTÀ SINDACALI MA MANCA UN QUADRO DI CONTROLLI NON È POSSIBILE CONOSCERE IL PRECISO AMMONTARE DEI LORO PATRIMONI IMMOBILIARI, ESENTI DA TASSAZIONE Foto: Corteo di Cgil, Cisl e Uil 13/03/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 5 (diffusione:210842, tiratura:295190) Lavoro Contratti più flessibili e poi i nuovi ammortizzatori L'indennità di disoccupazione estesa ai co.co.co sarà contenuta in ddl delega Niente causali per le assunzioni a termine fino a tre anni. Poletti: via le norme tortura Giusy Franzese JOBS ACT ROMA «Nessun italiano deve stare a casa a far niente, ad aspettare che capiti qualcosa. È una condanna che nessun tribunale ha comminato e va eliminata». La spiega così «l'idea di fondo» del Jobs act il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Un disegno complesso che ha l'ambizione di guardare a 360 gradi il periodo compreso dalla fine degli studi al momento della pensione: dai primi approcci al mondo lavorativo (stage, tirocini, apprendistato) alla gestione del rapporto e degli eventuali momenti di crisi e di perdita dell'occupazione. Ed ecco quindi la partenza - dal primo maggio sarà possibile registrarsi sull'apposito portale - della "Garanzia giovani" che coinvolgerà 900.000 ragazzi tra i 18 e i 29 anni di età (non solo under 25 come prevede la Ue). E poi contratti a termine più semplici, l'introduzione in via sperimentale del contratto a tutele crescenti; la scomparsa della cig in deroga e l'arrivo dell'assegno di disoccupazione esteso anche ai co.co.co; nuove tutele per le lavoratrici madri; politiche attive più efficienti. Tre misure partiranno subito, con un decreto. Tutto il resto arriverà con un disegno di legge delega e quindi dopo il confronto con il Parlamento. VIA I VINCOLI DELLA FORNERO Per stimolare le assunzioni il governo si è dato una parola d'ordine: «Semplificare drasticamente». E così nel decreto il contratto a termine viene liberato da quelle che il ministro definisce «le norme tortura»: potrà durare fino a 36 mesi, senza obbligo di pause forzate nel caso di proroghe (sempre nell'ambito dei 3 anni), e senza che il datore di lavoro nella lettera di assunzione debba indicare la causale. «In questo modo - spiega Poletti si tagliano i contenziosi che, su questa tipologia di contratto, si basano soprattutto sul mancato rispetto della causale». In ogni azienda i contratti a termine non possono superare il 20% del totale dipendenti. Via i vincoli previsti dalla legge Fornero anche per l'apprendistato (piani formativi integrati, quote stabilizzazioni, ecc.). Sempre con decreto arriva «la smaterializzazione del Durc» il documento che attesta il regolare pagamento da parte dell'azienda dei contributi ai suoi dipendenti: d'ora in poi si otterrà on line. Nel 2013 sono stati ben 5 milioni i Durc cartacei presentati. LA RIVOLUZIONE CHE VERRÀ La vera rivoluzione, promessa da Renzi, arriverà in tempi più lunghi, con un disegno di legge delega su un nuovo codice del lavoro e poi i relativi decreti attuativi. Nei titoli principali sono confermate le indiscrezioni. C'è, anche se in via sperimentale, il contratto unico a tutele crescenti. C'è l'assegno di disoccupazione esteso ai co.co. co (anche in questo caso sarà sperimentale per un biennio e a risorse definite): incorpererà Aspi, mini-Aspi e cig in deroga «che andrà ad esaurimento». Su quanto sarà l'importo e quanto tempo coprirà, per ora il governo non si sbilancia: sarà «graduato in ragione del tempo in cui la persona ha lavorato» si limita a dire Poletti. Che conferma «l'impegno morale» che sarà richiesto a chi usufruirà del sussidio, di «dare una mano alla comunità». Il come sarà dettagliato nella delega: «Costruiremo strutturalmente le modalità» aggiunge il ministro, precisando comunque che «non stiamo parlando di lavori socialmente utili». Cig ordinaria e straordinaria restano ma con delle novità: sono esclusi i casi di cessazione aziendale; l'accesso all'ammortizzatore sarà possibile «solo a seguito di esaurimento di altre possibilità di riduzione dell'orario di lavoro»; ci saranno nuovi limiti di durata; e sui contributi ci sarà «un meccanismo premiante: lo abbassiamo per tutti ma chi usa di più, paga di più». Per aiutare chi ha perso il lavoro a trovarne un altro si pensa a un miglior funzionamento dei centri per l'impiego, anche attraverso la nascita di un'Agenzia nazionale che li metta in contatto tra di loro. Sempre nella delega ci saranno anche norme per semplificare le procedure di gestione del rapporto di lavoro, e per rendere la vita meno complicata alle lavoratrici madri con incentivi a orari flessibili e l'estensione dell'indennità di maternità alle collaboratrici. GARANZIA GIOVANI OPERATIVA DAL PRIMO MAGGIO IL MINISTRO: «NESSUN ITALIANO DEVE STARE A CASA A FAR NIENTE» SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Focus 13/03/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 5 (diffusione:210842, tiratura:295190) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 33 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Jobs act DECRETO LEGGE meno vincoli apprendistato DISEGNO DI LEGGE DELEGA nel biennio Durc (documento unico regolarità contributiva) on line acausalità contratti a termine fino a 36 mesi 1,7 miliardi nuovo codice di lavoro riforma ammor tizzatori sociali con esaurimento cig in deroga introduzione assegno universale di disoccupazione razionalizzazione incentivi alle assunzioni e autoimprenditorialità creazione Agenzia nazionale per il coordinamento politiche attive semplificazione e razionalizzazione degli adempimenti burocratici riordino forme contrattuali introduzione sperimentale del contratto unico a tutele crescenti norme per conciliare tempi di lavoro e gestione figli indennità di maternità estesa a chi versa contributi alla gestione separata Dal 1 maggio par tenza por tale "Garanzia giovani" (18/29 anni): Foto: Il ministro Poletti 13/03/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:192677, tiratura:292798) RICETTA DI DESTRA APPLICATA A SINISTRA Nicola Porro Altro che Goldrake, questo è Ufo Robot: «Si trasforma in un razzo missile/ coi circuiti di mille valvole/ fra le stelle sprinta e va». Renzi in un paio di settimane riesce a ridurre le imposte per 11 miliardi netti: tre volte quanto hanno provato a fare, senza riuscirci, i suoi predecessori sull'Imu. Che poi è rimasta sotto mentite spoglie. Come la mettiamo? O il precedente esecutivo aveva il prosciutto sugli occhi, o gli uomini di Renzi sono dei fenomeni allevati alla scuola di Milton Friedman. Speriamo che non valga l'opzione tre: si tratta solo di un annuncio a cui non seguiranno i fatti. Nelle prossime settimane capiremo infatti nel dettaglio cosa ci ha raccontato ieri Matteo Renzi. E nei dettagli, (...) segue a pagina 4 dalla prima pagina (...) quando si parla di fisco, ci può essere la sostanza. Per ora possiamo dire che il governo ha ridotto le pretese del Leviatano per circa 12,5 miliardi e le ha aumentate per 1,5: dunque con un saldo di cui parlavamo pari a 11. Chiunque ritenga che lo Stato sia il problema e il privato la soluzione dovrebbe dunque brindare. Ilconto è infatti presto fatto. La riduzione fiscale sui lavoratori dipendenti è di dieci miliardi su base annua (dunque per quest'anno circa 6,6 miliardi). A cui si sommano 2,5 miliardi di euro in taglio Irap, di cui però ancora non si conoscono i dettagli applicativi. Parliamo semplice. Renzi ieri ha utilizzato una delle bandiere storiche delle destra: la riduzione fiscale come strumento principe di politica economica. E, come avvenne per le prime ricette liberiste,considera il tema delle coperture finanziarie apparentemente importante ma sostanzialmente marginale. Meno tasse generano più sviluppo e dunque non c'è motivo etico per ostacolarle. E, sottovoce, si sostiene che tecnicamente si autofinanzino. Se serve si utilizzino pure quei decimali di deficit in più che il nostro avanzo primario ci consente. Vabbé, lasciamo il dibattito agli appassionati. Ma attenzione: se la ricetta è di destra (perdonate la semplificazione ottocentesca) gli ingredienti sono di sinistra. Mica scemo Ufo Robot. Lo sconto fiscale, quello che conta, si applicherà su dieci milioni di dipendenti pubblici e privati con un reddito annuo fino a 25mila euro. Non sono i poveri, che un reddito non lo hanno. Non sono i pensionati. Non sono i lavoratori autonomi, professionisti o partite Iva. Tecnicamente, infatti, non si dovrebbero toccare le aliquote Irpef, ma le detrazioni. E non sono ovviamente i redditi superiori a 1.500 euro al mese, più o meno coincidenti con la nostra classe media. Mettiamola brutale. Renzi pensa alla maestra elementare, ma non al suo idraulico. Il governo si occupa dell'impiegata delle poste e non della sua estetista. Insomma, becca in pieno la sua constituency elettorale. Aiuta, ma sarà importante vedere il dettaglio tecnico, le imprese private con il taglio dell'Irap. Una sforbiciata del 10 per cento dovrebbe valere 2,5 miliardi. La Cgia ha calcolato un vantaggio fiscale per impresa di poco meno di 800 euro l'anno. Meglio di nulla. Ma non ha alcun valore in termini di aspettative. Anzi. È del tutto chiaro che gli sconti fiscali per questo governo dovranno agire prima sulla domanda (stimolare i consumi) e poi eventualmente sull'offerta (stimolare la competitivitàdelle imprese). Alla domanda benposta dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, e cioè è meglio dare ottanta euro in più in busta paga o creare nuovi posto di lavoro, Renzi ha acceso la luce numero uno. A ciò si aggiunga una balla grande come una casa. E cioè che il finanziamento di questo sgravio fiscale avverrà grazie all'aumento delle imposte sulle rendite finanziarie di sei punti percentuali. Come avvenne per la Tobin tax, quello che pensano a Palazzo Chigi in termini di finanza, non è ciò che avviene nelle sale operative. Gli investitori scappano o vanno su classi di investimento meno tassate (i titoli di Stato). E poi qualcuno ci dovrebbespiegare (basterebbe un contabile, non certo il ragioniere generale dello Stato) come sia possibile che un aumento di sei punti generi più cassa di quanto abbia fatto il recente incremento di 7,5 punti. Misteri del renzismo. Infine, non confondiamoci coni vasi fintamente comunicanti. A pagare sulle rendite finanziarie (una cifra inferiore a quella prevista) sarà quella classe media che non becca un euro da questa manovra e che rischiadi scivolare verso la fasciaprotetta dal renzismo (25mila euro). Per farla breve. Ufo Robot ha scippato alla destra la sua forza e l'ha usata per sedurre il suo popolo. Se l'operazione gliriesce finoin fondo «fra lestelle sprinta e va». SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 34 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MANOVRA FURBETTA 13/03/2014 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 4 (diffusione:192677, tiratura:292798) Per la casa c'è già il decreto Meno imposte sugli affitti Interventi da 1,74 miliardi a favore di inquilini e proprietari di immobili. Cedolare secca al 10%. Lupi: «Così affrontiamo la crisi». Confedilizia: bene, ma più fondi Gian Maria De Francesco Roma A conti fatti, il «piano casa» da 1,74 miliardi è l'unico provvedimento varato ieri dal Consiglio dei ministri immediatamente attuabile. Sia perché è stato licenziato sotto forma di decreto legge e, dunque, sarà in vigore a far data dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale . Sia perché dotato di coperture certe e, quindi, non passibile - almeno per il momento - di bocciature dell'ultima ora. Le misure, portate avanti dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, si articolano su tre aree di intervento. In primo luogo, viene rafforzato il sostegno alle locazioni a canone concordato. Il Fondo affitti è stato infatti ulteriormente rifinanziato e per il biennio 2014-2015 disporrà di 200 milioni di euro, il doppio di quanto previsto in precedenza. Queste risorse dovranno servire anche per la creazione di strumenti (Agenzie locali) che svolgano una funzione di garanzia fra proprietario e affittuario. Il Fondo per gli inquilini morosi incolpevoli (varato in estate e destinato ai locatari che saltano le pigioni a causa della crisi) è stato reso strutturale con una dotazione di 226 milioni (che si aggiungono ai 40 milioni stanziati nello scorso settembre) per il periodo 2014-2020. La seconda linea direttrice è quella dell'ampliamento dell'offerta di alloggi popolari. L'architrave del progetto è la riduzione della cedolare secca al 10% dal 15 cui l'aveva già abbassata il decreto del Fare. In pratica, la sottoscrizione di contratti di affitto a canone fisso (senza indicizzazione Istat) comporta un minore prelievo Irpef sul reddito prodotto. Il provvedimento (esteso anche a cooperative e a enti senza scopo di lucro purché subaffittino a studenti) costa circa 146 milioni ma il ministero stima un impatto positivo dall'emersione del «nero». Sempre in questo filone si inserisce lo stanziamento di 400 milioni per finanziare la ristrutturazione di 12mila case popolari (ex Iacp), mentre altri 68 milioni andranno al recupero di 2.300 alloggi destinati alle categorie disagiate. Ultimo ma non meno importante l'offerta di riscatto dell'alloggio destinata agli inquilini con la costituzione di un Fondo ad hoc dotato di 113,4 milioni per il periodo 2015-2020 come contributo in conto interessi. Gli introiti finanzieranno la costruzione di nuove residenze sociali. Il terzo pilastro è lo sviluppo del social housing . Le imprese che affittano alloggi popolari nuovi o ristrutturati potranno contare su una detrazione del 40% del canone di locazione dall'Ires e dall'Irap per dieci anni dalla fine dei lavori. Analogamente gli inquilini di queste case beneficeranno per il triennio 2014-2016 di una detrazione di 900 euro (se il reddito non supera i 15.493,71 euro) e di 450 euro (se il reddito non supera i 30.987,41 euro). Infine, la spesa per l'acquisto di mobili a seguito di una ristrutturazione potrà essere più elevata a quella sostenuta per il restyling stesso: il bonus resta fissato a 10mila euro. Prevista, inoltre, una stretta sugli abusivi: chi occupa non potrà né richiedere la residenza né ottenere gli allacci delle utenze per i servizi pubblici. «Con questo decreto - ha detto Lupi - vogliamo per la prima volta affrontare il tema dell'emergenza abitativa tenendo conto di due aspetti: la crisi economica che colpisce da sei anni le famiglie e i proprietari di case». Positivo il giudizio di Confedilizia (associazione dei proprietari) che però ha sottolineato la necessità di un maggiore incremento dei fondi per garantire la redditività degli affitti. Le misure IlPianocasahatreobiettivi:sostegnoall'affittoacanoneconcordato, più alloggi popolari e sviluppo dell'edilizia sociale Gli obiettivi generali Lacedolare secca degli affittia canone agevolato è ridotta dal 15 al 10% per il quadriennio 2014-2017 La cedolare secca Il fondo per l'affitto a disposizione dei Comuni per aiutare le famiglie viene portato a 200 milioni per gli anni 2014-2015 Più soldi ai Comuni Maurizio Lupi LA RIVENDICAZIONE Per la prima volta si affronta l'emergenza abitativa pensando sia alle famiglie sia ai proprietari di casa Foto: NELLE FILE NCD Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 35 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I PIANI DEL GOVERNO Il mattone 13/03/2014 MF - Ed. nazionale Pag. 20 (diffusione:104189, tiratura:173386) Se vogliono sopravvivere, le aziende italiane devono imparare a competere fuori casa Giovanna Brambilla La crisi ha reso l'Italia sempre più polarizzata, a due velocità: da una parte ci sono aziende che competono con ottimi risultati nell'arena competitiva internazionale; dall'altra aziende che soffrono, perché concentrate su un mercato interno che stenta a ripartire. Non esiste una ricetta di sicuro successo o caratteristiche univoche che contraddistinguano le imprese velociste, ma certamente si possono individuare alcuni tratti comuni a queste imprese, siano esse del comparto fashion/lusso, di quello industriale o dell'alimentare, settore quest'ultimo dalle grandi potenzialità, se si guarda anche alla vetrina che potrà offrire Expo 2015. A prescindere dalle dimensioni, le aziende che hanno resistito meglio alla crisi sono quelle che hanno ottenuto successi all'estero grazie a un vertice aziendale dotato di visione internazionale e manager capaci di relazionarsi con interlocutori esteri e muoversi in contesti molto diversi, dalla Russia alla Cina, dall'America Latina all'India. Il manager dell'azienda velocista sa capire le esigenze del mercato locale e riesce a adattare velocemente la propria offerta. Un esempio viene dalla moda: se si vogliono vendere abiti da sera in Medio Oriente, si deve sapere che la manica lunga è indispensabile. Buona tattica, più che strategia. Ma guai a sottovalutare questi aspetti: sono particolari che fanno la differenza tra il fallimento e il successo in un mercato promettente. Le aziende devono poi avere un'organizzazione snella, poco burocratica. Nelle imprese velociste si torna spesso all'informalità dei rapporti, con squadre piccole di persone molto coese tra loro e con la stessa visione, composte da manager capaci di fare squadra così come di prendere in autonomia decisioni complesse. In molti comparti sono forse tramontati i tempi delle filiali all'estero, che richiedono grandi investimenti sia finanziari che organizzativi e di processi, mentre spesso si opta, almeno nella prima fase dell'espansione internazionale, per creare strutture di respiro regionale, con uffici in luoghi strategici (come Hong Kong per l'Asia o Rio de Janeiro per il Sud America) da cui guidare la presenza sui singoli mercati locali, che avviene sempre più, nel caso del B2C, attraverso l'apertura di punti vendita in loco. Canale, questo, spesso integrato con il digital e l'ecommerce: la capacità di integrare on e offline è un fattore chiave per le aziende velociste. Un'azienda non è fatta però solo di organizzazione o singole competenze, ma anche di team e visione comune. La prima linea del management deve quindi essere in grado di sposare la causa del vertice: intraprendenza, velocità, lavoro di squadra, apertura al nuovo e al mondo. Figura chiave è quella del Marketing Director, che deve capire le necessità del mercato e portarle in azienda affinché sia il mercato stesso a fare da guida sulle linee di sviluppo dei prodotti. Questo vale per tutti i settori: dall'industria al cibo, dalla moda alla cosmesi. Il successo sui mercati esteri e la presenza di aziende velociste resta però anche una questione di sistema Paese. Anche in Europa ci sono mercati interni che vanno meglio e sono in grado di dare maggior spinta alle proprie aziende che vogliono affacciarsi all'estero. E ci sono Paesi in cui l'imprenditoria locale è stata accompagnata verso l'internazionalizzazione: non solo capitani coraggiosi, dunque, ma anche un supporto strutturato attraverso missioni imprenditoriali. Le aspettative delle aziende italiane sono state a questo proposito in gran parte disattese. Da ultimo, una nota sulla struttura manageriale di molte nostre imprese: il sistema industriale italiano vede la presenza di molte aziende nate nel dopoguerra, che hanno ormai 50 anni di storia alle spalle ma in cui a volte c'è ancora al vertice la prima generazione, che spesso non è stata capace farsi affiancare in maniera stabile e duratura da manager capaci, in grado di assumere la guida dell'azienda raccogliendo il testimone dai fondatori. Nelle grandi multinazionali lavorano spesso manager italiani che hanno fatto carriera all'estero e che potrebbero essere pronti a rientrare a patto di avere opportunità professionali interessanti quanto quelle che stanno lasciando. In un momento in cui si cerca di tirare fuori il meglio per far ripartire l'Italia, non si dimentichi che molte delle migliori risorse umane dell'Italia potrebbero tornare dall'estero per dare una mano alle nostre imprese. Dobbiamo aprire le porte a SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 36 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato COMMENTI & ANALISI 13/03/2014 MF - Ed. nazionale Pag. 20 (diffusione:104189, tiratura:173386) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 37 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato questi manager se vogliamo aprirle al mondo. Diversamente, il mondo entrerà comunque. Ma lo subiremo, senza coglierne le opportunità. (riproduzione riservata) * amministratore delegato, Value Search 13/03/2014 MF - Ed. nazionale Pag. 20 (diffusione:104189, tiratura:173386) MasterChef può fare da solo più dell'Ice Edoardo Narduzzi Oggi è sempre meno la domanda interna la chiave dell'occupazione e della crescita. Come accade per le varie Facebook, WhatsApp o Google, se un prodotto o un servizio piace e serve, la sua capacità di diffondersi su scala globale procede a velocità mai viste prima nella storia dell'umanità. Ne discende chei cosiddetti effetti network, cioè il fatto che al crescere del numero degli utenti del servizio il valore dello stesso cresca non linearmente, hanno la possibilità di prodursi su una potenziale base di consumatori che non è mai stata tanto ampia. Ovvio, la connettività e la possibilità di scaricare qualsiasi contenuto digitale dalla rete hanno contribuito non poco a questa accelerazione. Ma le potenzialità del web non riguardano soltanto i beni immateriali, nel senso che di specifici effetti rete possono beneficiare anche consumi tipici della vita quotidiana come quelli alimentari. Si prenda il caso del format televisivo, e conseguentemente del web, MasterChef. A livello planetario è il format più seguito pur parlando di cibo e del modo di cucinarlo e abbinarlo con condimenti e accompagnamenti vari. Un programma che si può anche considerare uno spot permanente in favore del made in Italy gastronomico perché, seguendolo, coreani, canadesi, olandesi e così via si abituano a convivere con un modo di manipolare e preparare il cibo del quale nessun loro concittadino delle generazioni precedenti ha mai potuto godere. Emergono, implicitamente di nuovi volti di chef della porta accanto, una sensibilità di respiro internazionale verso la buona cucina e un rapporto con il cibo sempre più distante dai bisogni elementari della scala di Maslow e sempre più vicino alle sofisticazioni del piacere tipiche di una società di massa opulenta, informata e educata. MasterChef è, per il buon cibo, l'equivalente di ciò che sono stati Starbucks e Nespresso per il caffè espresso e il cappuccino: un acceleratore nell'adozione di consumi standardizzati globali di qualità. Se il cibo diventa argomento di intrattenimento e approfondimento quotidiano, allora significa che l'industria alimentare è entrata in una fase originale grazie alle potenzialità della domanda che la globalizzazione ha reso possibili. L'investimento per 120 milioni di euro da parte della Tip di Giovanni Tamburi nella Eataly fondata da Oscar Farinetti va inquadrato in tale contesto. Capitali freschi per esportare punti vendita di cibo di qualità a portata di parcheggio per gli spettatori mondiali di MasterChef. Un format destinato ad accompagnarci ancora per diversi anni. (riproduzione riservata) Foto: Carlo Cracco SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 38 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato COMMENTI & ANALISI 13/03/2014 Panorama - N.12 - 19 marzo 2014 Pag. 28 (diffusione:446553, tiratura:561533) Pitruzzella, lo «sceriffo» che mette in riga le aziende (Gianluca Ferraris) Senza dimenticare naturalmente le multinazionali del farmaco Roche e Novartis, punite per l'ormai noto «cartello» con una sanzione record da 180 milioni di euro che ha provocato anche l'apertura di un fascicolo da parte del pm torinese Raffaele Guariniello con le ipotesi di disastro colposoe associazionea delinquere. E poi ci sono banche, compagnie telefoniche, aerei e traghetti: dove c'è un consumatore colpito nel portafoglio, insomma,è molto probabile che nel corso degli ultimi due anni sia intervenuto lo «sceriffo». Soprannome che Giovanni Pitruzzella, dal novembre 2011 a capo dell'Autorità L'ultimaa cadereè stata la multiutility Hera, colpita da una multa di 1,89 milioni di euro per abuso di posizione dominante nella raccolta differenziata di carta in Emilia-Romagna. La prossima potrebbe essere UnipolSai, sulla quale pende la spada di Damocle dell'istruttoria avviata il 19 febbraio scorso per il mancato rispetto dell'obbligo di cessione degli asset eccedenti la quota di mercato imposta del 30 per cento in ambito assicurativo: in caso di accertamento della violazione, la newco e la sua controllante Unipol rischiano fino alla cifra «monstre» di 1,6 miliardi di sanzione. garante della concorrenza, si è meritato con il suo lavoro sul campo. Sono soprattutto i numeri a descrivere il cambio di passo registrato dall'Antitrust in questo biennio: in totale le procedure avviate sono state quasi 800, con multe comminate nel 62 per cento dei casi contestati, contro una media precedente del 36 per cento. Dall'inizio del suo mandato a oggi Pitruzzella ha recuperato, complessivamente, circa 368 milioni. È una guerra piena di ostacoli, perché la quasi totalità dei provvedimenti finisce appellata prima al Tar e poi al Consiglio di Stato. Le battaglie ingaggiate dall'Antitrust hanno già i primi riscontri positivi, come dimostra la sentenza che il 16 gennaio 2014, ribaltando il giudizio di primo grado, ha confermato la multa da 10,6 milioni alla società Pfizer in una vertenza similea quella che ha coinvolto Roche e Novartis. Siciliano, 54 anni, costituzionalista di rango, con cattedra all'Università di Palermo e insegnamento alla Scuola di specializzazione di diritto europeo, Pitruzzella ha un curriculum istituzionale lungo 20 anni: consigliere dei governi Ciampi e Dini, poi della Regione Siciliana, infine presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi, incarico che ha lasciato quando, nei primi mesi del governo Monti, è stato proposto come successore di Antonio Catricalà alla presidenza dell'Antitrust. Decisamente lungo,e bipartisan, anche l'elenco dei suoi estimatori. Su tutti svetta il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che nella primavera del 2013 lo volle tra i 10 «saggi»indicati dal Quirinale per fare parte della commissione chiamataa studiare le riforme istituzionali. A ingrossare le file degli ammiratori si sono aggiunti ai primi di marzo perfino molti grillini, dopo la maximulta alle case farmaceutiche Roche e Novartis. Non minor favore Pitruzzella riscuote dalla sponda renziana, che ha apprezzato le sue ripetute sortite su burocraziae gare d'appalto pubbliche troppo farraginose. Non a caso, sulla scorta del ventilato allentamento del patto di stabilità e con all'orizzonte un mandato residuo quasi del tutto coincidente con la legislatura, potrebbero essere proprio questii fronti sui quali l'azione dello «sceriffo» si concentrerà nei prossimi mesi. Nell'ultimo biennio l'Antitrust ha avviato quasi 800 procedure d'infrazione contro le imprese. Ecco i casi nei quali sono state comminate le multe più salate. A Noi gli occhi 5 marzo 2014 Secondo l'authority, Roche e Novartis si erano accordate per scoraggiare l'uso di un medicinale per la maculopatia (Avastin), molto meno costoso di un altro (Lucentis), a parità di efficacia tra i due prodotti, causando così un danno al Servizio sanitario nazionale e ai consumatori. Le due case farmaceutiche hanno annunciato ricorso. sANzioNE 180 milioni i tENtENNAmENti di tElEcom 10 maggio 2013 Telecom Italia viene sanzionata per «abuso di posizione dominante» sulla rete fissa: l'ex monopolista avrebbe ostacolato l'accesso alla rete da parte delle altre compagnie, rendendo più lungo e oneroso il cambio di gestore. Un'ordinanza del Tar del Lazio, dove pende il ricorso, ha momentaneamente sospeso il pagamento della multa. sANzioNE 103,8 milioniE nel mirino finisce l'e-commerce Integratori alimentari, borsette contraffatte, bollette del gas. Trale attività dell'Antitrust nel biennio 2012-2013 non spiccano solo le procedure contro i grandi gruppi accusati di avere violato le norme sulla concorrenza, SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 39 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Scenari economia 13/03/2014 Panorama - N.12 - 19 marzo 2014 Pag. 28 (diffusione:446553, tiratura:561533) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 40 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ma anche decine di iniziative a tutela del consumatore, con sanzioni per oltre 18 milioni di euro. A essere colpiti sono stati soprattutto siti di e-commerce che proponevano prodotti contraffatti o dalle caratteristiche non in linea con quelle promesse. Sul podio delle segnalazioni anche le pubblicità ingannevoli, specialmente in campo salutistico e nutrizionale, e le offerte delle compagnie energetiche.farMaci gEnErici? no, graziE 16 gennaio 2014 Il Consiglio di Stato, ribaltando la sentenza del Tar, dà definitivamente ragione all'Antitrust riconoscendo legittima la multa comminata nel 2012 alla Pfizer, colpevole di aver ostacolato l'ingresso sul mercato di farmaci generici contro il glaucoma che avrebbero messo a rischio la leadership di un suo brevetto. sanzionE 10,6 milioni il cartEllo dEi traghEtti 14 giugno 2013 Moby, Snav, Grandi Navi Veloci e Marinvest vengono multate per «aver aumentato in modo anomalo e coordinato i prezzi dei biglietti» dei traghetti da e per la Sardegna durante la stagione estiva 2011. Il 29 gennaio, dopo il ricorso presentato da tutte le compagnie coinvolte, è iniziato il processo di appello al Tar. sanzionE 8,1 milioni raccolta non troppo diffErEnziata 10 marzo 2014 L'Antitrust sanziona le multiutility Hera ed Herambiente, che gestiscono in monopolio la raccolta differenziata in molti comuni dell'Emilia-Romagna. Secondo l'authority avrebbero ostacolato l'accesso ai rifiuti cartacei ai concorrenti della propria controllata Akron, provocando storture di prezzi. sanzionE 1,89 milioni Voli low cost poco trasparEnti 16 febbraio 2014 Ryanair ed Easyjet, i due principali vettori aerei low cost, vengono multati per non aver fornito (o per averlo fatto in modo tardivo, insufficiente e inadeguato) informazioni sulla polizza facoltativa destinata a coprire i rischi per l'annullamento del viaggio. Entrambi hanno poi modificato i loro siti ma annunciato ricorso in appello. sanzionE 1,05 milioni Foto: Giovanni Pitruzzella, 54 anni, presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. 13/03/2014 Panorama - N.12 - 19 marzo 2014 Pag. 32 (diffusione:446553, tiratura:561533) *** «Lasciateci aiutare le imprese» È giusto abolire l'iscrizione obbligatoria delle aziende alle Camere di commercio? Renzi è convinto di sì, mentre il sistema camerale si oppone. Rivendicando, come ricorda il presidente di Unioncamere, il sostegno fornito all'economia senza costi per lo Stato. Ferruccio Dardanello* I primi timidi spiragli di un risveglio economico si stanno facendo strada nel nostro Paese. Ma il cammino della crescita si presenta ancora lungo e, certo, non privo di difficoltà. Per questo oggi più che mai occorre aiutare le imprese ad agganciare questi deboli segnali di ripresa per accelerare il percorso di una nuova rinascita italiana. Perché senza impresa non c'è lavoro. Internazionalizzazione, semplificazione, accesso al credito, efficienza della giustizia: sono queste alcune delle priorità sulle quali è necessario intervenire più incisivamente per accompagnare la risalita del nostro sistema produttivo. E su questi temi le Camere di commercio vengono spesso chiamate a dare un contributo importante per rispondere con misure concrete al grido di aiuto che si eleva a gran voce dal mondo imprenditoriale, dal Sud al Nord del Paese. Il sistema camerale è stato più volte chiamato dai governi, di ogni colore politico, a svolgere compiti crescenti in ambiti sempre più variegati. Per questo nel tempo ha conquistato un ruolo strategico di cerniera tra Stato e impresa, rendendo più fluido il dialogo tra pubblica amministrazione e sistema produttivo. Lo ha fatto con il Registro delle imprese che, sin dagli anni 90, è stato concepito in maniera completamente digitale con forti investimenti delle Camere di commercio che dedicano personale altamente qualificato a un registro divenuto un modello per l'Europa, senza costi per il bilancio dello Stato. E oggi è anche uno strumento indispensabile per la sicurezza, la certezza, la trasparenza e la garanzia del mercato. Lo sanno bene magistratura e forze dell'ordine che ogni anno effettuano più di 6,5 milioni di accessi (sugli oltre 40 milioni di visure effettuate ogni anno) per le proprie indagini di contrasto alla criminalità. La Comunicazione unica, poi, ha reso possibile far nascere un'impresa in un sol giorno. Un sogno sino a quattro anni fa! Attraverso la loro azione, dunque, le Camere di commercio italiane hanno dimostrato di sapere davvero semplificare la vita delle nostre imprese, permettendo loro di risparmiare tempo e denaro ma anche di recuperare competitività. Un obiettivo, quest'ultimo, verso il quale convergono tutti gli sforzi dell'attività di sistema. Dalla tutela del Made in Italy alla promozione delle economie locali, dalla giustizia alternativa al sostegno dei consorzi fidi per dare ossigeno alle imprese alle prese con il credit crunch. Basti pensare che solo lo scorso anno il sistema camerale ha investito 85 milioni di euro per favorire l'accesso al credito delle piccole e medie imprese con un forte effetto moltiplicatore. Ha lanciato Worldpass, la rete di sportelli fisica e virtuale per l'internazionalizzazione, per aiutare le imprese italiane a fare affari con l'estero. E organizzato, sempre in questa direzione, 400 missioni commerciali. Quello camerale dunque è un sistema che funziona bene. Ma è certamente migliorabile. Ed è pronto a farlo, per rendere ancora più efficace la sua azione e valorizzare al meglio le proprie potenzialità al servizio del Paese. *presidente Unioncamere 85 milioni di euro sono stati investiti nel 2013 dalle Camere di commercio per favorire l'accesso al credito delle piccole e medie imprese. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 41 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Scenari economia 13/03/2014 Panorama - N.12 - 19 marzo 2014 Pag. 60 (diffusione:446553, tiratura:561533) Grazie Renzi, ma siamo in credito di 38 miliardi Benvenuto il taglio delle imposte. Peccato sia modesto se paragonato alle mazzate già subite dagli italiani (pensionati in prima fila) dal 2011. E in agguato ci sono altri prelievi fiscali su case e risparmi... di Stefano Cingolani Pochi, benedetti e subito: Matteo Renzi ha scelto la formula più semplice e popolare per saltare il fossato fiscale. Che 10 miliardi siano benedetti, non c'è bisogno di spiegarlo: gli ultimi dati Istat sui consumi e sulla sfiducia dei consumatori hanno fornito un'ulteriore pezza d'appoggio. Se verranno erogati subito, dipende dalla rapidità con la quale il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan troverà le risorse che oggi non ci sono. 19 marzo 2014 | Panorama L'unica cosa certa è che il taglio non è sufficiente. Il cuneo fiscale ammontaa 296,4 miliardi, dei quali 134,9a carico dei lavoratori: quindi, essi recupererebbero appena il 7,4 per cento rispettoa quanto versano. Non basterà, certo, a rilanciare la domanda interna (cavallo di battaglia di Stefano Fassina e della sinistra del Partito democratico), né a migliorare la distribuzione del reddito, bandiera di Maurizio Landini, il capo della Fiom con il quale ha trovato una intesa il «revisionista» Renzi. Ma non servono neppure a recuperare quel che si è perso in tutti questi anni di austerità a senso unico. La pressione fiscale, ha certificato l'Istat martedì 11 marzo, in Italia è aumentata di quasi 3 punti tra il 2000 e il 2012, l'incremento più elevato nella Ue (se si escludonoi casi di Maltae Cipro). Il rigore nei conti pubblici è stato perseguito prevalentemente aumentando le tasse, lo diceva Padoan quando guidava gli economisti dell'Ocse. Adesso si cambia rotta? Calma e gesso. Dal decretone dell'agosto 2011 al Salva Italia di Mario Monti nel dicembre dello stesso anno, per finire con Enrico Letta, buona parte delle risorse sono state estratte dalle buste paga, dalle pensioni e dai risparmi. Si tratta finora di 38 miliardi di entrate complessive, senza contare l'aumento dell'Iva dal 21 al 22 per cento che verrà contabilizzato quest'anno. Dunque, arriviamo a 40 miliardi. Se fosse un gioco potremmo dire che il governo vince con il sonoro punteggio di quattroa uno.E chi perde? Un conto salato, forse il più salato, lo hanno pagato i pensionati, soprattutto quelli futuri con il prolungamentoa 67 anni dell'età lavorativa e con il nuovo sistema di calcolo basato soltanto sui contributi effettivamente versati. Ma attenzione, subisce un bel salasso anche chi la pensione la riscuote già e non potrà usufruire dei tagli al cuneo fiscale. Il combinato disposto di fiscal drag (cioè mancato recupero dell'inflazione), blocco delle rivalutazioni e imposte locali, porta a una perdita di 16,6 miliardi secondo le stime della Cgil. Una bella cifra su un'Irpef totale di 101 miliardi. E pensare chei pensionati italiani vengono tassati molto più dei loro coetanei nel resto d'Europa. La Confesercenti ha calcolato che con una pensione pari a 1,5 volte il minimo Inps, in Italia si versa allo Stato il 9 per cento, altrove nulla; con una pensione superiore a tre volte il minimo, il divario è ancora maggiore: 20 punti percentuali da noi; 9,5 in Spagna; 5,2 in Francia e addirittura 0,2 in Germania. Per il gioco delle detrazioni, inoltre, in Italia il pensionato paga una quota superiore rispetto al lavoratore dipendente attivo, esattamente il contrario di quel che avviene in ogni altro paese. Una vera maledizione è piovuta con le imposte locali. Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, le ha prese di mira: secondo le sue stime, sono aumentate del 200 per cento dal 1997, un incremento in valori assoluti di 72 miliardi e 800 milioni quasi quanto le imposte dello Stato centrale cresciute di 94 miliardi e 800 milioni nello stesso periodo. La progressione più forte è avvenuta con la manovra Monti. La Cisl ha condotto una indagine sui propri associati, lavoratori dipendenti e pensionati. Prendendo un reddito imponibile medio di 21.270 euro l'anno nel 2012, l'imposta netta è cresciuta del 2,76 per cento rispetto al 2011 e del 4,95 sul 2010, dunque più del costo della vita (è scattata, in altre parole, quella tassa occulta e automatica chiamata fiscal drag), ma il balzo è stato molto maggiore per le addizionali comunali e regionali: addirittura più 37 per cento in due anni. Il governo Renzi non pone rimedio, anzi, tutto fa pensare che gli enti locali continueranno a rilanciare. «Il partito dei sindaci è la sua vera base, difficile che si metta contro» commenta Gianfranco Polillo, ex sottosegretario all'Economia nel governo Monti. La Tasi, del resto, sembra la fotocopia dell'Imu. Il decreto in Gazzetta ufficiale dal 6 marzo consente di portare l'aliquota base dal 2,5 al 3,3 per mille. Peri proprietari che SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 42 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato i conti della politica/1 13/03/2014 Panorama - N.12 - 19 marzo 2014 Pag. 60 (diffusione:446553, tiratura:561533) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 43 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato possiedono seconde case affittate, negozi, uffici, capannoni, l'aliquota massima può salire fino all'11,4. Rispunta, dunque, una patrimoniale sugli immobili che s'aggiunge alla patrimonialina, cioè l'imposta di bollo sugli strumenti finanziari: introdotta nel 2012 con l'1 per mille, è stata aumentataa 1,5 l'anno successivoe poi a 2. Con la Tobin tax e la ritenuta sui redditi da capitale salita dal 12,5 al 20 per cento (con l'eccezione dei titoli di Stato), il gettito stimato arrivaa 17 miliardi. «Vale come l'Imu, ma nessuno ne parla» protesta Alberto Foà, della società di gestione AcomeA, che ne denuncia l'effetto perverso. Chi possiede 20 mila euro, nel 2013 pagava il minimo di 34,2. Nel 2014 con il 2 per mille ne verserà 40. E ai clienti degli intermediari che pagavano un massimo di 4.500 euro, verrà invece chiesto di pagare fino a 10 mila euro. E non è finita, perché la tassazione delle rendite finanziarie torna per coprire il taglio dell'Irpef sui salari medio-bassi. Tra le ipotesi fatte a Palazzo Chigi c'è anche di portare l'aliquota unica sulle transazioni dal 20 attuale al 23 per cento, con il rischio di mangiarsi tutti i magri margini di guadagno sui titoli di Stato. Un boomerang terribile per il Tesoro e un'altra mazzata sui risparmiatori. Le entrate da imposte indirettee da lavoro autonomo si sono ridotte lo scorso anno di 5,3 punti, «per effetto del ciclo economico» come spiega il ministero che il 6 marzo ha diffuso le cifre totali per il 2013, mentre dal lavoro dipendente privato è arrivata una contrazione dello 0,7 per cento. Con la crisi, dunque, nessuno è più garantito. Il governo Renzi ha fatto una scelta a favore dei ceti sociali che pendonoa sinistra, eppure rischia di scontentare tutti, non solo la Confindustria, perché risorse esiguee attese eccessive, s'incrociano con le incertezze sull'economia. Il ministro Padoan ha ammesso che aveva ragione l'Unione europea e torto il suo predecessore Fabrizio Saccomanni: il prodotto lordo aumenta dello 0,6e non dell'1 per cento, meta che resta lontana perché se tutto va bene la crescita avrà una spinta di appena due decimali. Tanto rumore per così poco, la cruna dell'ago è sempre più sottile. © riproduzione riservata UNTO. Va bene che Matteo Renzi va di corsa e che ha tante cose da fare, ma una sarebbe urgente: la trasparenza. Dopo quasi tre settimane dal giuramento, sul sito di Palazzo Chigi www. governo.it non ci sono ancora informazioni sulla situazione patrimoniale del presidente del Consiglio e dei singoli ministri. Se si clicca sulla voce, non accade nulla. Sulla pagina di Renzi manca anche la biografia, mentre dei vari ministri, viceministri e sottosegretari è indicato solo il nome. Vuota anche la pagina sugli staff. In un momento di crisi come questo, informare i cittadini sulla propria situazione patrimoniale dovrebbe essere prioritario.i conti in disordine I flop di Saccomanni e l'eredità di Padoan. 2014 2015 Cosa intendeva Matteo Renzi quando ha detto che i conti non sono in ordine? Ecco le cifre della discordia, cioè le differenze tra impegni del governo italiano e realtà, che hanno allarmato l'Unione europea. C'è una evidente differenza nella crescita del pil tra le stime della Ue e quelle lasciate dal ministro Saccomanni: il pil è stato sovrastimato di 0,4 punti quest'anno e 0,5 l'anno prossimo. Ma l'aspetto più inquietante è il deficit strutturale (cioè la differenza tra entrate e spese pubbliche al netto degli effetti del ciclo economico): il pareggio che doveva essere raggiunto entro il 2015 quando scatta il fiscal compact, viene mancato. Il debito complessivo continua a salire, un punto in più rispetto al 2013. Dunque, secondo la Ue il governo Letta ha mancato i suoi obiettivi e il governo Renzi parte con questo handicap. Variazione del pil, in% previsioni Ue +0,6 +1,2 previsioni governo Letta +1,0 +1,7 Deficit totale sul pil, in% previsioni Ue 3,6 2,2 previsioni governo Letta 2,5 1,6 Deficit strutturale sul pil, in% previsioni Ue 0,6 0,8 previsioni governo Letta 0,3 0,0 Debito sul pil, in% previsioni Ue 133,7 132,4 previsioni governo Letta 132,8 129,4 Non c'è bisogno di quote Bruno Vespa Un insulto alla capacità delle donne o la sconfitta dell'ipocrisia? La bocciatura delle «quote rosa» obbligatorie nel prossimo Parlamento evita (ad avviso di chi scrive) la corsa grottesca a riempire ogni collegio di «candidate-perforza» al di là dei loro meriti oggettivi, con il risultato paradossale di umiliare chi entra in lista solo perché donna, lasciando fuori uomini potenzialmente più meritevoli. Nella mia vita professionale ho sempre avuto tra i miei colleghi una larghissima prevalenza di donne. Oggi la redazione di «Porta a porta» è formata per quattro quinti da donne. Nel 1990, appena diventato direttore del «Tg1», scelsi tre colleghe (Lilli Gruber, Tiziana Ferrario e Maria Luisa Busi) per condurre l'edizione delle 13.30. Gli uomini non hanno mai 13/03/2014 Panorama - N.12 - 19 marzo 2014 Pag. 60 (diffusione:446553, tiratura:561533) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/03/2014 44 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato battuto ciglio perché ieri come oggi si trattava di scelte professionali, discutibili o no, ma del tutto estranee a quote di qualunque genere. Ma l'idea di dover essere costretto a far fare un servizio necessariamente a una donna mi parrebbe del tutto stravagante. Ne sa qualcosa lo stesso Matteo Renzi, che ha penato non poco per trovare 8 donne all'altezza di un incarico ministeriale perché la classe politica è ancora prevalentemente maschile. Tanto è vero che, appena libero dai vincoli che lui stesso si era posto, ha nominato soltanto 9 donne su 44 sottosegretari. E non è detto che, quando metà dei candidati del Pd alle prossime elezioni politiche dovranno essere donne (per decisione interna di partito), le scelte saranno sempre le migliori. Nella vita sociale italiana le donne stanno acquisendo via via un ruolo dominante: nella magistratura, nell'avvocatura, nel giornalismo, nella medicina, in molte professioni scientifiche e anche in lavori tradizionalmente maschili. Ma nessuno s'è mai sognato di dire che in un concorso per diventare giudice o notaio metà dei posti debbano essere assegnati alle donne. Non si capisce perché una stramberia del genere avrebbe dovuto esserci in Parlamento e nemmeno perché molte deputate hanno vissuto come una giornata di lutto il 10 marzo, quando le quote rosa obbligatorie sono state bocciate. (La vera parità dei sessi avverrà solo con l'abolizione della festa dell'8 marzo, essendo questa celebrazione il mantenimento perpetuo della «diversità» femminile). Foto: Pier Carlo Padoan, 65 anni, economista e successore di Saccomanni. Fabrizio Saccomanni, ministro dell'Economia dall'aprile 2013 al 22 febbraio 2014.
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