Nuova spinta europea alle nozze gay
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Nuova spinta europea alle nozze gay
Anno IV - Numero 136 - Mercoledì 10 giugno 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Libia Cronaca Sport Italiano liberato, ma resta il mistero Sicurezza: Varese vuole l’esercito Calciomercato, il Milan accelera a pag. 5 Colosimo a pag. 12 Fruch a pag. 9 DOPO IL CAMPIDOGLIO L’INCHIESTA DI PIGNATONE CONTINUA A INDIRIZZARSI VERSO LA REGIONE LAZIO: I CHIARIMENTI CHE CI ASPETTIAMO DAL PRESIDENTE di Francesco Storace rollano, crollano. Le mura erette dal Pd a difesa di Marino e Zingaretti per resistere all’ondata di Mafia capitale non reggeranno. Avevamo vaticinato troppo presto la data dell’8 aprile per le dimissioni del governatore, ma il capitombolo del centrosinistra si avvicina sia in Campidoglio che alla Regione. Quando non corrotti, superficiali oltre ogni possibilità di immaginazione. Ormai, la situazione è insostenibile e il clima che si respirerà oggi pomeriggio alla Pisana - dopo il caos di ieri in Campidoglio - lo testimonierà. Zingaretti dovrà venire in aula e certo faticherà a trovare spiegazioni convincenti su quel che sta accadendo in Regione. Prima gli hanno piombato il capo di gabinetto Venafro, era stato già indagato un consigliere, Patanè, avvisi di garanzia a due dirigenti, Longo e Agostinelli, l’arresto di Guido Magrini, altra figura importante della burocrazia regionale, ieri le dimissioni del capogruppo Marco Vincenzi, che pure non risulta indagato. Difficile capire che altro debba succedere prima di spegnere la luce e calare il sipario sulla regione che doveva cambiare tutto. Immaginazione e realtà non si sono incontrate. Per tentare di salvare la sua esperienza al governo dell’istituzione, Zingaretti non commetta errori. 1) Non imiti Marino; è vero che anche nel centrodestra ci sono stati arrestati e indagati, ma questo non toglie che gli onesti che ci sono - e alzerò la mano - non accettano di essere paragonati alla C MAFIA CAPITOMBOLO Regione. 3) Eviti altri infortuni. Ma annunci che sul prossimo appaltone da un miliardo e trecento milioni per i servizi multitecnologici in Sanità la Regione si fermerà ad approfondire molto più seriamente ogni singolo dettaglio della gara. 4) Chiarisca definitivamente che non ci sono “quote” sugli appalti da spartire tra maggioranza e opposizione. 5) Anche se comprensibile e apprezzabile dal punto vista umano la difesa del suo ex capo di gabinetto,Venafro, non insista più di tanto in quello che appare un probabilmente non voluto sfottò alla magistratura. Non si derubrichi a incontro politico un reato su cui è in corso un’inchiesta delicata, come quella sulla gara Cup in tema di prenotazioni sanitarie. 6) Ci sono due dirigenti indagate, alla centrale acquisti, che sarebbe bene spostare altrove. Le dottoresse Longo e Agostinelli attendano di veder chiarite le rispettive posizioni, ma siano collocate in un altro luogo. Gli inquirenti potrebbero pensare al topo a guardia del formaggio. 7) In particolare, la dottoressa Elisabetta Longo, direttrice regionale, lo scorso 23 aprile venne in commissione bilancio ad affermare che la settimana successiva sarebbe stata pubblicata la nuova gara Cup dopo quella revocata per Mafia capitale: a tutt’oggi quel bando, su cui si giurava sul benestare dell’autorità anticorruzione di Cantone, è volatilizzato, sparito, non se ne trova traccia. Trasparenza, un valore... Oggi, in aula, chiederemo anche altro. Ma prepariamoci a votare a ottobre. Oggi Zingaretti in aula alla Pisana. Clima pesante, ecco le nostre prime domande al governatore in bilico mafia solo perché chiedono le dimissioni di chi governa. 2) Non dica che non sono andati soldi a Mafia capitale. I sette milioni CAOS SUGLI IMMIGRATI. ALFANO RESTA A GUARDARE di euro inviati da Magrini a Roma servivano a soddisfare proprio le cooperative. E se i sessanta milioni della gara Cup - di cui chiesi l'an- nullamento con un’interrogazione - non sono stati intascati da Buzzi e soci è solo perché sono arrivati i carabinieri e non per merito della STRASBURGO RACCOMANDA AI PAESI MEMBRI DI ADEGUARE LE NORMATIVE “ANCHE IN MATERIA DI GENITORIALITÀ” Nuova spinta europea alle nozze gay Prefetti-Maroni, che scontro Vignola a pag. 2 SCUOLA, ALTRA BOCCIATURA PER RENZI Rimandato a... casa a pag. 3 ieccola, l’Europa. Che si fa sentire non sulla crisi che spinge al suicidio centinaia di italiani, non sull’emergenza che ha ormai riempito ogni pertugio dello Stivale di immigrati. Ma sul “dovere civile”, così è stato immediatamente ribattezzato da coloro che hanno evidentemente altre priorità rispetto alla crisi, l’Europarlamento sa subito cosa fare: alzare il dito contro le sovranità nazionali e imporgli il Pensiero unico. Ed ecco bello e confezionato il testo di una raccomandazione sulla parità di genere, approvata a maggioranza: “Dal momento che la composizione e la definizione delle famiglie si evolve nel tempo, che le normative in ambito familiare e lavorativo siano rese più complete per quanto concerne le famiglie monoparentali e genitorialità Lgtb”. Proprio così: genitorialità Lgbt (dove la sigla, per i non avvezzi con gli acronimi della nostra era orwelliana, sta per lesbo gay bisex e trans). R Non è la prima volta, e c’è tutta la sensazione che non sarà l’ultima. Già a marzo il Parlamento di Strasburgo aveva votato una relazione in cui si prendeva atto “della legalizzazione del matrimonio e delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in un numero crescente di paesi nel mondo, attualmente 17”, non mancando di richiamare “le istituzioni e gli Stati membri dell’Ue a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in quanto questione politica, sociale e di diritti umani e civili”. C’è anche la pena di morte in molti stati del mondo (più di 17…), per non parlare della Sharia: e meno male che le raccomandazioni non riguardano pure “riflessioni” sull’adozione di norme simili. Tant’è. Occorrerà anche segnalare che comunque la votazione non ha arriso in maniera unanime al documento, approvato con 341 voti a favore, 281 contrari e 81 astensioni. Al suo interno anche altre raccomandazioni generiche, nel mettere in campo azioni specifiche per rafforzare i diritti delle donne disabili, migranti, appartenenti a minoranze etniche, delle donne Rom, delle anziane, delle madri sole. Il documento non è comunque vincolante. Praticamente una pagliacciata, in pieno stile europarlamento (istituzione che praticamente non decide nulla). Ma non ditelo a quelli che “ci Robert Vignola vuole più Europa!”. 2 Mercoledì 10 giugno 2015 FOCUS LA GRANA DELLE QUOTE DA DISTRIBUIRE: SCONTRO ISTITUZIONALE SEMPRE PIÙ FORTE I prefetti lasciano solo Maroni Il governatore chiede con una lettera di sospendere l’assegnazione di immigrati, ma arrivano i primi no. Dal Piemonte Chiamparino fa la morale e dalla Sicilia Crocetta promette altri soldi ai suoi Comuni di Robert Vignola ostretti ad ospitarli, contro la volontà degli amministratori e dei territori che li hanno eletti. Tanto vale abolirle, le Regioni, se poi su un tema come quello dell’emergenza immigrazione, connesso ad altre questioni come quella della sicurezza, non sono permesse obiezioni. E c’è anzi il serio sospetto che vi sia un vago intento punitivo nella scelta delle quote da assegnare a ognuna: il governo è di centro-sinistra? Occhio a quelle amministrate dal centro-destra. Una cosa è certa: Roberto Maroni, che ha fatto la prima mossa con la lettera inviata ieri ai prefetti, si è trovato davanti al primo muro, eretto proprio dalle autorità di governo del territorio. “Ricordo poi che in Lombardia vive già oltre un quinto degli immigrati regolari presenti in Italia, molti dei quali in cerca di lavoro. È quindi impensabile inviare in Lombardia altri immigrati prima di aver riequilibrato la distribuzione”, ha scritto il governatore lom- C bardo ai prefetti chiedendogli di sospendere le assegnazioni di immigrati. E Claudio Palomba, presidente del Sinpref, associazione sindacale dei funzionari prefettizi, ha subito detto all’Agi che “i prefetti della Lombardia non rispondono certo al governatore, con tutto il rispetto per Maroni: è una materia di competenza dello Stato e i prefetti si attengono alle direttive che arrivano dal ministero dell'Interno e dal governo”. Che ammette le oggettive difficoltà a reperire posti, si dice contrario alla requisizione delle caserme dismesse ma alla fine fa capire che il sentiero è già tracciato. Il rischio di uno scontro istituzionale però è sempre più alto, il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini ha pubblicato sui social network una quindicina di numero telefonici di prefetture per invitare i militanti a chiamare. Sabato alle 10 amministratori e cittadini si incontreranno inoltre davanti alla prefettura di Bergamo, con Maroni alla testa, in una manifestazione che si preannuncia dai toni forti: è già arrivata la promessa di fondi ai Comuni che non Alfano e Maroni ospiteranno immigrati, in aperta polemica (e controtendenza) con le aperture sul patto di stabilità pro- messe dal duo Renzi-Alfano. Intanto sperare che le grida d’aiuto che arrivano qua e là da sindaci di sinistra siano raccolte dai loro referenti è inutile. Dal Piemonte, Sergio Chiamparino ritiene che “il governo debba ignorare la posizione di Maroni e dare disposizione ai prefetti perché tutte le regioni accolgano i migranti. La politica deve avere anche un compito pedagogico e aiutare le proprie comunità a capire che accogliendo i profughi svolgono una funzione di alta qualità morale”. Aspettando i corsi di riabilitazione del Pd piemontese, magari finanziati coi soldi pubblici, proprio di questi ultimi finisce per parlare (guarda caso) Rosario Crocetta dal profondo sud. “Con buona pace della Lega e di Maroni, i comuni siciliani che accolgono i migranti oltre alla premialità dello Stato riceveranno fondi anche da parte della Regione siciliana”, iniziativa che “rappresenta oltre che un messaggio positivo anche un monito per chi come Salvini e Maroni lanciano una battaglia xenofoba e antimeridionalista perché lasciano alle Regioni del Sud la questione dell'accoglienza”. Al Cara di Mineo, quello di Mafia Capitale, applaudono tutti convinti. IL GOVERNATORE SI SCHIERA A DIFESA DELLE STRUTTURE RICETTIVE E MINACCIA RICORSI Zaia difende le località turistiche L a vendetta di Renzi e Alfano sulle località turistiche del Veneto. È il forte sospetto di Luca Zaia, che ieri ha passato una delle prime giornate da rieletto governatore preoccupandosi di non vedere la bomba migranti andare a minare le fondamenta di uno dei settori imprenditoriali che continuano a dare posti di lavoro alla una volta ricca economia del Nord Est. “Giù le mani dagli appartamenti e dagli hotel nelle zone turistiche del Veneto. Fonti attendibili mi hanno informato che 100 profughi si stanno sistemando in appartamenti privati a Eraclea e che altri 380 sono in arrivo in altre località. La rappresaglia di Renzi e Alfano contro il Veneto è scattata. Risponderemo con atti formali”. Così ha tuonato il presidente della Regione Veneto, dando quindi fonte di pubblicità alle notizie semisegrete che stavano giungendo da numerose fonti sull’utilizzo di case sfitte nelle località turistiche del Veneto per ospitare i migranti inviati in Veneto dal ministero dell’Interno. Un’idea che non a caso era stata anche “accarezzata” da Ladylike Alessandra Moretti. Ma neanche il linguaggio del voto può essere inteso da chi non vuol sentire. Di qui la scelta di Zaia: rispondendo anche a un appello inviatogli da alcun sindaci del bacino termale euganeo (Abano, Teolo, Torreglia, Battaglia Terme e Galzignano Terme), il Governatore sottolinea che “nemmeno un profugo, non uno, deve essere inviato in nessuna località turistica e quelli di Eraclea vanno allontanati immediatamente. Se Renzi e Alfano vogliono distruggere la prima economia di questa Regione con 70 milioni di arrivi, migliaia e migliaia di posti di lavoro (anche per gli immigrati regolari che ospitiamo) e 16 miliardi di fatturato - aggiunge hanno trovato la via più breve. Anche per i Prefetti - incalza il presidente del Veneto - è arrivato il momento di scegliere, perché i diktat contro la gente e gli amministratori che la rappresentano non farebbero altro che alimentare la già alta tensione sociale”. Ma non si tratta solo di opporsi con le interviste alle scelte del governo centrale. Perché Zaia sta preparando una battaglia di carte: “Renzi e Alfano sappiano che la mia non è una battaglia di sole parole e se non ci credono devono solo aspettare le ore necessarie per la definizione, anche giuridica, di una serie di atti concreti, formali, legittimi, incontrovertibili”. R.V. SOLO A GIUGNO, IN ITALIA, SI È REGISTRATO LO SBARCO DI DIECIMILA PERSONE Oltre centomila gli arrivi nel 2015 ltre centomila. Tanti sono gli immigrati che, nel corso del solo 2015, sono piombati in Europa lungo le rotte degli schiavisti del terzo millennio. La cifra ufficiale è stata resa nota ieri a Ginevra dall'Alto commissariato Onu per i rifugiati, quella premiata ditta Unhcr che ha prestato allo Stato italiano le fondamentali performance della sua attuale terza carica, Laura Boldrini. Una per la quale cifre del genere sono praticamente un sucessone. Più precisamente, gli sbarchi nel dall’inizio del 2015 sono stati circa 103.000. Si parla comunque solo delle persone arrivate via mare: essenzialmente in Italia (54.000) e in Grecia (48.000). Brillano i 920 in Spagna e i 91 (novantuno!) soccorsi da Malta: troppa grazia… Chissà perché a Spagna e Grecia riescono performance così basse: ma i respingimenti sono brutti e cattivi solo se propone di adottarli l‘Italia. O Sempre secondo le stime rese note, in questa caso senza alcuna sorpresa, la maggior parte dei migranti arrivati in Italia sono partiti dalla Libia. Che però promette di averne in pancia, da destinare al mercato degli scafisti di là dal mare e delle cooperative di qua da esso, di un altro mezzo milione di persone. D’altronde è in questi giorni che si è potuta saggiare la situazione. Durante il solo ultimo fine settimana, circa 6mila immigrati sono stati gentilmente recapitati alle marinerie di mezzo mondo sulle coste italiane. Diecimila sono in tutto quelli arrivati nei primi otto giorni di giugno. Nelle isole greche, invece, giungono in media circa 600 rifugiati al giorno, in maggioranza in fuga da Siria, Afghanistan e Iraq, transitando dalla Turchia. Un esodo che andrebbe in qualche misura dissuaso, e che invece è sempre più apertamente incoraggiato. L’EMERGENZA Spuntata a Genova la prima tendopoli endopoli per immigrati? Già cominciano a vedersi nell’Italia che, come una donna dai costumi troppo facili, non riesce a dir di no. E la struttura, rigorosamente “temporanea” è sorta proprio in una delle regioni considerate ribelli, la Liguria. È stata allestita a Genova, nel padiglione D della Fiera, in fretta e furia. Dalla Prefettura avevano annunciato la decisione lunedì sera: “Stiamo allestendo una trentina di brandine di emergenza alla Fiera, cerchiamo di non superare questo numero”. Invece ieri le brandine allestite erano puntualmente il doppio. Il personale della Croce Rossa ha provveduto a T dotare l’area di alcuni bagni chimici e docce da campo. I migranti sono stati visitati da medici, gli è stato servito il pranzo e, secondo le prime ipotesi, resteranno “solo 10 o 15 giorni”. Figurarsi: le strutture d’accoglienza liguri sono al collasso (come tutte nel territorio italiano: infatti tendopoli sono sorte anche al Brennero, dove i “migranti” sono respinti dalle polizie tedesca e austriaca) e presto Renzi e Alfano manderanno altri ospiti cui trovare un posto. Mal che vada, i migranti del padiglione D potranno prendersi una laurea, se già non l’hanno conseguita nel proprio Paese. Là ha sede la facoltà d’Ingegneria… Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Mercoledì 10 giugno 2015 ATTUALITA’ GOVERNO BATTUTO IN COMMISSIONE SUL PARERE DI COSTITUZIONALITÀ AL DDL Scuola, una bocciatura dietro l’altra La presidente Finocchiaro viene meno alla prassi e vota - Durissime le opposizioni l governo è stato battuto sul parere di costituzionalità alla riforma della scuola. Con 10 voti contrari e 10 a favore il parere in commissione Affari Costituzionali del Senato non passa per il "voto determinante" di Mario Mauro senatore di Gal, che nei giorni scorsi ha annunciato l'uscita dalla maggioranza. "Da un punto di vista costituzionale la riforma della buona scuola è scritta male - osserva Mauro - pertanto fermiamoci e riscriviamola meglio". Secondo quanto si apprende, la presidente della commissione Anna Finocchiaro (nella foto) avrebbe votato "sì" per cercare di aiutare il premier-segretario del suo partito (ma per prassi i presidenti di commissione di solito non votano) e i senatori di Ncd non sarebbero stati presenti al momento del voto. Dure le opposizioni, che in pratica chiedono a Renzi di... ritirarsi, e non solo di ritirare il dl sulla cosiddetta "buona scuola". "Il governo è andato sotto sulla pregiudiziale sul ddl Scuola. Per il governo è l'inizio della fine. Avevamo detto a Renzi che sarebbe stato un Vietnam e lui ha ironizzato. Adesso il Vietnam lo sta vivendo. Benvenuto ed auguri", ha affermato il capogruppo di Fi Renato Brunetta a margine di una conferenza stampa in Senato. E le (assai presunte) apertura di Renzi su una revisione del ddl? "Sono aperture che non riguardano il sindacato, ma esclusivamente il suo partito o una parte di esso", ha detto il segretario generale dello Snals- Confsal, Marco Paolo Nigi, all’Adn Kronos. “Con lui non ci siamo mai incontrati, abbiamo incontrato il Pd, ci siamo visti più volte con il I INCREDIBILE SORTITA DEL PREMIER-SEGRETARIO La riforma… della riforma? “Facciamola nelle sezioni del Pd” ltro che confronto con gli insegnanti, gli studenti e i genitori dei ragazzi: Matteo Renzi la riforma della scuola intende farla ‘in famiglia’. E non tanto con la signora Agnese, che pure è insegnante e almeno ne avrebbe ben donde, ma con la ‘famiglia’ del Pd. Ma l’ultima sortita del segretario-premier, quella cioè di affidare la riforma… della riforma alle sezioni del partito, ha mandato su tutte le furie il popolo della Rete. Nonché i sindacati: "Ha detto che il confronto lo farà nei circoli Pd, vedremo cosa partoriscono", ha detto tra lo scettico e l’ironico il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, all'agenzia Adnkronos: “Renzi ha detto chiaramente che il confronto lo farà nei circoli Pd non certo con i sindacati, quindi dubito possano esserci grandi novità. Sicuramente sono convinto che gli insegnanti abbiano fortemente contribuito al calo del Pd, forse una riflessione dovrebbero farla su questo, Comunque - annuncia Di Meglio - se non dovesse cambiare nulla nel ddl ci daremo da fare per un Referendum abrogativo e ci rivolgeremo alla corte costituzionale perché in alcune parti il testo è sicuramente incostituzionale. Il fatto che continui a rifiutare il confronto con i sindacati certo la dice lunga. Restringere il confronto ai circoli di partito, che in democrazia è uno strumento e non un'istituzione, e il fatto che questi si sono svuotati dubito possa portare a grandi cambiamenti”. A Ministro, in tutte le sedi e in tutte le occasioni abbiamo manifestato le nostre perplessità, abbiamo detto le cose che non vanno. Vedremo se le toglie o quali toglie". Ribadendo quindi le criticità più volte espresse dai sindacati, dal no alla valutazione del merito dei docenti da parte di genitori e insegnanti, al no alla nomina da parte dei presidi, dal piano pluriennale di assunzioni al contratto Nigi si mostra molto poco ottimista sui risultati di questa nuova consultazione "tutta interna al suo partito. Forse, uno o due punti potranno essere modificati anche perchè comunque la scuola va avanti e non conviene nemmeno a lui trovarsi contro tutto il mondo della scuola. Ha capito che così com'è non passa e si è preso qualche giorno per vedere se riesce a convincere qualcuno". Quanto ai tempi per garantire un corretto avvio del prossimo anno scolastico per Nigi "siamo già oltre il tempo massimo". Dal canto suo, Elena Centemero, responsabile scuola e università di FI, ha detto: "Dopo aver scaricato sul Parlamento la responsabilità di approvare il ddl scuola in tempi rapidi e utili a garantire il regolare avvio dell'anno scolastico, con la copertura dei posti vacanti e disponibili nei nostri istituti, ora è il premier a prendere tempo per motivi squisitamente politici e tutti interni al Pd. A questo punto, aspettiamo di capire come l'eventuale rinvio si concili con i tempi, anche burocratici, per il regolare inizio dell'anno scolastico e l'immissione in ruolo degli insegnanti entro i primi giorni di settembre". IMMINENTE LA NOMINA DI COSTAMAGNA ALLA GUIDA DELLA CASSAFORTE DEL TESORO, BASSANINI ALLA CONSULTA? Dalla Rai alla Cdp: Renzi vuole tutto Come nuovo amministratore unico di viale Mazzini in pole position c’è Scrosati, mattarelliano doc ltro che rimpasto. Dopo le Regionali il premier Renzi continua a proclamare riforme, ma intanto si appresta a spartire altre poltrone cruciali. Si parte dalla Rai, ma il nodo fondamentale è quello legato al cuore del potere italiano, il portafoglio dello Stato: la Cassa Depositi e prestiti. Salvo clamorosi colpi di scena, la cassaforte del Tesoro verrà affidata a Claudio Costamagna. Banchiere d’affari, per vent’anni alla Goldman Sachs, attualmente nu- A mero uno di Salini Impregilo e figura considerata vicinissima a Prodi. Per il Professore ha studiato dossier di primo livello, dalle privatizzazioni bancarie alla Telecom fino all’idea di una fusione tra UniCredit e Intesa. Dopo 7 anni Bassanini si appresta a lasciare quindi la presidenza con una “compensazione” a dir poco gratificante. Come rivelato anche da Repubblica, l’ex ministro sarebbe il candidato numero uno del Pd per la Consulta. A prendere il ruolo di amministratore delegato in via Goito dovrebbe essere invece Fabio Gallia, già direttore generale della Bnl, chiamato a sostituire Giovanni Gorno Tempini, presidente del Fondo Strategico italiano. Il primo ministro vuole mettere le mani su tutto. Anche sulla Rai. Con il direttore generale uscente Luigi Gubitosi che potrebbe prendere il “treno” delle Ferrovie dello Stato. Il Rottamatore non sarebbe infatti convinto dell’operato di Mi- chele Mario Elia. Tant’è, la scelta potrebbe rivelarsi non del tutto azzeccata vista la non esperienza del dg in materia. E chi prenderà il suo posto a viale Mazzini? Andrea Scrosati, vicepresidente di Sky Italia e mattarelliano doc (favorito) oppure Marinella Soldi? Tra i due litiganti, a godere potrebbe essere Giancarlo Leone, ora direttore di Rai Uno. Battaglia serrata, per un ruolo strategico, che l’ex sindaco di Firenze vuole assegnare a un vero e proprio “cavallo” di razza. La manovra di Renzi, volta ad occupare tutte le caselle di potere nelle aziende pubbliche, è ripartita. Questione di giorni, settimane, mesi. Il presidente del Consiglio può ormai considerarsi a tutti gli effetti un vero e proprio accentratore di potere. Marco Zappa IL GIP DI GENOVA RESPINGE LA RICHIESTA DELLA PROCURA PER IL PAPÀ DEL PRESIDENTE DEL CONIGLIO Chil Post, nessuna archiviazione Per il giudice troppe “anomalie” nel fallimento dell’azienda di famiglia - Tiziano Renzi, sotto inchiesta con l’accusa di bancarotta fraudolenta, rischia il processo empi duri per Matteo Renzi. La procura di Genova aveva chiesto l’archiviazione per la vicenda di babbo Tiziano, sotto inchiesta con l’accusa di bancarotta fraudolenta per il fallimento della società di famiglia, la “Chil Post”. Ma per il gip Roberta Bossi, le “anomalie” nella vicenda sono ancora tante. E per questo motivo, T come anticipato dal Secolo XIX, vorrebbe approfondire il caso. Senza chiudere quindi il fascicolo, fissando altre 2 udienze e, magari, chiedendo un supplemento delle indagini affidando a un commercialista una consulenza per “leggere” in modo più approfondito i bilanci della società. Altro che archiviazione. Si mette male per il papà del premier, che fino a pochi giorni fa sembrava certo di uscire subito e a testa alta dall’inchiesta. A pesare, probabilmente, anche una memoria presentata recentemente da uno dei creditori dell’azienda specializzata in marketing editoriale (in passato di proprietà di Renzi senior), che specificava come un’eventuale archiviazione potesse essere quantomeno “prematura”. Per “presunte discrepanze registrate anche nel periodo della sua dirigenza”. Il padre del presidente del Consiglio, dopo essere stato alla guida della “compagine” dalla sua nascita, aveva ceduto le quote a Gianfranco Massone nell’ottobre 2010, e amministratore unico era diventato Antonello Gabelli. Nello spazio di 2 anni la Chil Tiziano Renzi Post è fallita. E la prima ipotesi degli inquirenti era che Tiziano Renzi avesse concorso a quel dissesto. “Spogliandola” dal ramo sano cedendo i beni disponibili alla Eventi6, azienda di proprietà della coniuge Laura Bovoli. A insospettire i pm fu il prezzo di vendita da marito a moglie, che sarebbe stato di poco più di 3.000 euro. Dubbi non ancora chiariti, con l’archiviazione che tarda ad arrivare. E forse, potrebbe anche svanire e trasformarsi in una richiesta di rinvio a giudizio che creerebbe un altro grattacapo al primo ministro. E non solo. 4 Mercoledì 10 giugno 2015 ATTUALITA’ DOPO LE PAROLE PRONUNCIATE DOMENICA DI RITORNO DA SARAJEVO, REPENTINA MARCIA INDIETRO Medjugorje, il Papa adesso chiude Duro il Pontefice: “Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio?” – Per ora in Vaticano vince ‘il partito anti-apparizioni’ di Igor Traboni eppure 48 ore è durata l’apertura di Papa Francesco su Medjugorje, ovvero sulla possibilità di riconoscere – in maniera anche solo parziale, ma comunque ufficiale – le apparizioni che dal 1981 si ripeterebbero ad alcuni veggenti nella cittadina oggi nella Bosnia-Erzegovina. Ieri infatti il Pontefice, durante il tradizionale appuntamento dell’omelia mattutina nella piccola cappella di Santa Marta, ha rivolto senza mezzi termini parole di una durezza inusitata contro «quelli che sempre hanno bisogno di novità dell’identità cristiana. Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio? Per esempio, no? E vivono di questo. Questa non è identità cristiana. L’ultima parola di Dio si chiama “Gesù” e niente di più». E non è stato difficile – anche se di veggenti o presunti tali è piena l’Italia e il mondo intero – identificare in questi ‘postini’ della Madonna i veggenti – oggi adulti – che da oltre trent’anni riceverebbero messaggi dalla Madonna, non solo a Medjugorje ma anche nelle altre parti del mondo dove ora quattro di loro vivono. Eppure, non più tardi di domenica scorsa, sull’aereo che riportava il Papa dalla visita-lampo a Sarajevo, Bergoglio così aveva risposto alla precisa domanda di un cronista: “Sul problema di Medjugorje papa Benedetto XVI, a suo tempo, aveva fatto una commissione presieduta N dal cardinale Camillo Ruini; c’erano anche altri cardinali, teologi e specialisti lì. Hanno fatto lo studio e il cardinale Ruini è venuto da me e mi ha consegnato lo studio, dopo tanti anni, non so, tre-quattro anni più o meno. Hanno fatto un bel lavoro, un bel lavoro”. Ecco dunque quella che aveva tutta l’aria di un’apertura e che già lasciava sperare i tanti pellegrini che ogni anno si ritrovano nel santuario nel frattempo sorto a Medjugorje, ai piedi del colle delle apparizioni e dell’altra montagna comn una grande croce che pure ha una parte preponderante nella ‘storia’ mariana di quel luogo. In verità, già il fatto che il Papa non avesse parlato di Medjugorje in nessuno dei vari appuntamenti nella vicina Sarajevo, aveva la- sciato dei dubbi. Che poi, come detto, in parte erano stati fugati dalle parole pronunciate invece sull’aereo. E che adesso tornano, dopo la repentina marcia indietro di ieri. Ma in Vaticano il cosiddetto ‘partito degli antiMedjugorje’ è sempre stato forte, niente affatto intaccato, a quanto pare, proprio dalla grande fede che muove milioni di fedeli e i continui fenomeni di conversione. Non veri e propri ‘miracoli’ – anche se pure questi si sarebbero verificati – ma senza dubbio un enorme ‘movimento’ dei cuori. La linea gerarchica ufficiale nei confronti di queste apparizioni è sempre stata netta, tanto che anche negli ultimi tempi alcuni vescovo hanno di fatto proibito gli incontri di preghiera pure già organizzati in Italia, in particolare con una delle veggenti. E non a caso, proprio nelle ore a cavallo della visita a Sarajevo, Il Sismografo – un blog molto vicino al Vaticano - aveva scritto che «la decisione conclusiva non riconoscerà la natura soprannaturale delle cosiddette “apparizioni private” di Medjugorje. In altre parole il discernimento sulla veridicità o meno dei fatti asseriti nel caso di Medjugorje non ha superato la verifica ecclesiastica». Mentre, dall’altra parte, lunedì scorso il cardinal Ruini, intervistato dal Corsera, aveva fatto sua l’ipotesi di una apertura papale, ieri di fatto rivelatasi infondata. E così il mistero attorno a Medjugorje si infittisce. E a questo punto non riguarda solo la veridicità o meno delle apparizioni ‘della Signora’, ma proprio la linea che la Chiesa ha su questa vicenda. AL MATTINO UNA VISITA ALL'EXPO DI MILANO, POI COLLOQUI CON RENZI, MATTARELLA E BERGOGLIO Putin in Italia. Con le sanzioni sul collo… A causa del blocco le esportazioni verso la Russia sono scese di quasi il 13% di Emma Moriconi olloquio con le istituzioni italiane, oggi, per Vladimir Putin: il presidente russo arriva in Italia e fa visita all'Expo 2015 di Milano, a seguire l'incontro con Matteo Renzi, quindi quello con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, per finire in Vaticano dal Papa. A darne notizia l'assistente di Putin Yury Ushakov: "A Milano - ha detto - il nostro presidente e il premier italiano Matteo Renzi parteciperanno insieme alla Giornata nazionale della Russia all'Expo 2015. Il nostro capo C dello Stato dovrebbe tenere un discorso alla cerimonia di apertura della Giornata nazionale. In seguito il presidente e il premier italiano visiteranno insieme i padiglioni russo e italiano dell'esposizione. Il nostro presidente - ha aggiunto - avrà un colloquio con Renzi dopo la visita", ricordando che si tratterà del secondo incontro dopo la visita del capo del governo italiano a Mosca dello scorso 5 marzo. Nel pomeriggio di oggi, quindi, il presidente russo si recherà a Roma per incontrare il nostro Presidente della Repubblica, quindi, alle 17, sarà ricevuto in Vati- cano dal Santo Padre: con Francesco discuterà, a quanto si apprende, di possibili ulteriori contatti. A quanto riferisce Interfax non si sa se ragioneranno anche di una possibile visita del Pontefice a Mosca, perché "la questione - ha detto Ushakov - non riguarda solo le istituzioni statali ma anche la Chiesa ortodossa russa". Di certo si parlerà della situazione dell'Ucraina, specialmente delle attività dei cosiddetti "uniati", cioè i greco-cattolici di rito ortodossi ma vicini al Papa, secondo quanto Ushakov ha riferito alla stampa e così come è stato ripreso dalle agenzie: "Verranno discussi i rapporti bilaterali - ha detto - i temi di attualità internazionale, in particolare la situazione in Ucraina, quella dei cristiani in medio Oriente e la necessità della difesa dei propri interessi". Ancora l'assistente del presidente russo avrebbe parlato della possibilità che Putin incontri Silvio Berlusconi. Sempre Ushakov ha poi sottolineato che il rapporto tra la Russia e l'Italia è di una certa rilevanza andando dalla collaborazione economica alle questioni dei rapporti culturali, specificando che l'Italia è il terzo partner commerciale della Russia in ambito europeo e il quarto in termini mondiali. I primi tre sono Cina, Paesi Bassi e Germania, anche se la politica delle sanzioni ha influito negativamente sulle esportazioni italiane verso la Russia, che sarebbero diminuite di quasi il 13%, rasentando i 13 miliardi di dollari: "Nel primo trimestre del 2015 il calo dell'interscambio è stato di oltre il 25% e il business italiano ha perso più di 1,42 miliardi di dollari" ha precisato Ushakov, che poi ha parlato del turismo: "In Italia si sono recati circa un milione di cittadini russi. I nostri turati spendono oltre un miliardo di dollari l'anno in Italia" Mentre lo scorso anno - sempre secondo quanto ha riferito il collaboratore di Putin - sono stai duecentomila gli italiani che hanno scelto la Russia come meta dei propri viaggi. LUIGI NEGRI, ARCIVESCOVO DI FERRARA, SUI 5 STELLE: “PER LORO L’UOMO È UGUALE A DIO, È UN’ERESIA” “Che ci vengono a fare a Messa i grillini?” T ra i grillini è una sorta di vanto, quello di essere diventati il partito (o movimento, ma la sostanza non cambia mica) più anti-cattolico che c’è ora nel panorama italiano, roba da far impallidire anche le intemerate contro la Chiesa dei vendoliani e dei vari rametti comunisti. Un aspetto però sempre sottaciuto ogni volta che si fa la disamina dei 5 stelle (che pure godono di ‘buona stampa’, nonostante si ostinino a far passare il messaggio contrario). E che ora invece mette nero su bianco monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara, cresciuto anche nel segno dell’amicizia con don Luigi Giussani e quindi vicino a Cielle. Uno di quei prelati che di solito non le manda a dire, come ha fatto parlando dei grillini in un’intervista al Messaggero: “I libri di Casaleggio diffondono l’idea sbagliata che l’uomo sia uguale a Dio. E’ un’eresia“. Come pericolosa è “la formazione del pensiero unico da diffondere grazie al web. Una deriva che non è uno scherzo”. Negri va giù duro e definisce quella dei 5 stelle il tentativo di attuare “una sostanziale equiparazione tra l’uomo e Dio, e che l’autorità suprema delle scelte è la rete”. Ma proprio questo “scientismo tecnocratico” è la “forza più subdola che la Chiesa oggi si trova a combattere”, aggiunge Negri. L’arcivescovo di Ferrara si chiede quindi, riferendosi agli ‘adepti’ del comico genovese e del simil-guru Casaleggio “che ci vengono a fare a Messa. Mi chiedo che senso abbia la partecipazione ad un mistero come l’Eucaristia, che è Cristo che si è fatto uomo”. Proprio a Ferrara, il presule e i grillini si sono più volte scontrati, soprattutto dopo la proposta dei 5 stelle di tassare addirittura le varie manifestazioni religiose, processioni comprese. Proposta che non è passata, ma la ruggine tra questo don Camillo e i novelli Pepponi è rimasta, e come. Tanto che poi il 74enne sacerdote li ha definiti ‘giacobini’. Salvo ritirare poi quell’affermazione, ma re- stando poco convinto, però, che dalle parti di Grillo sappiano sul serio chi sono i giacobini. Insomma, come sono lontani i tempi in cui Grillo dava del… grillino perfino a Papa Francesco. 5 Mercoledì 10 giugno 2015 ESTERI L’ALTRA SPONDA DEL MEDITERRANEO RIBOLLE: IL GOVERNO DI ROBRUK DISERTA LE CONSULTAZIONI DI BERLINO Dal caos libico riemerge Scaravilli Liberato il medico rapito in gennaio: rientrerà in Italia in cambio del riconoscimento del governo alle autorità filo-islamiste di Tripoli. Intanto l’Isis avanza: occupate la città e la centrale di Sirte di Robert Vignola ROMANIA i aveva messo poco a capitare nelle mani sbagliate. In un Paese dove si fa guerra per bande e dove la presenza di un occidentale non passa inosservata. L’allarme era scattato il 22 gennaio, dopo che dal 6 non si avevano più tracce di Ignazio Scaravilli, specialista ortopedico, che si era recato in Libia per dare il proprio contributo all'ospedale di Dar Al Wafa, nella zona di Suq Talat. Ieri la notizia della sua liberazione, che sarebbe tuttavia avvenuta una settimana fa. Da allora, il professionista è stato tenuto dalle autorità di Tripoli, quelle che fanno capo al governo di Fair Libya, islamista e in rotta di collisione con quello eletto l’anno scorso e in esilio a Tobruk. E ciò sarebbe avvenuto perché le autorità di Tripoli, in cambio del suo rientro, avrebbero preteso dall'Italia il pieno riconoscimento politico del governo filo-islamico, al pari di quello che Roma ha concesso all’altro esecutivo. Perciò il rientro in Italia, ieri sera, era ancora avvolto dal mistero. Secondo fonti informate, "ci sono procedure da rispettare" e la presenza di più autorità in Libia non facilita gli adempimenti. Tutto comunque, dicono le stesse fonti, "sta procedendo nel migliore dei modi. Si lavora per riportare a casa Scaravilli nel più breve tempo possibile". Ma dalla Libia, crocevia di tensioni (dall’immigrazione al pericolo jihadista) non arrivano soltanto buone notizie. Anzi, le cattive continuano comunque a prevalere. Innanzitutto per lo stallo che ha causato una vera e propria guerra civile in atto ormai da più di un anno (sarebbero quattro, se si escludesse il periodo di relativa calma che ha preceduto le elezioni dello C Corruzione: Ponta si salva ma resta la bufera politica è bufera in Romania, e non è per le bizzarrie meteorologiche della tarda primavera. Ieri Victor Ponta è stato salvato dal Parlamento riunito a Bucarest. Ovviamente non senza uno strascico di polemiche: il premier è coinvolto nella spirale di accuse e controaccuse innescata dallo scandalo delle tangenti. Il Parlamento, dunque, ha votato contro la proposta di avvio di un'indagine penale a suo carico presentata dal procuratore generale negli scorsi giorni per una serie di reati, tra cui spicca il conflitto di interessi in veste di premier, per la nomina a ministro di Dan Sova, come messo in evidenza dalla Procura nazionale anticorruzione. Il Parlamento ha espresso complessivamente 351 voti, 231 parlamentari hanno sostenuto Ponta, 120, per contro, si sono espressi in favore della richiesta di messa in stato d'accusa. Uno scontro non solo politico e parlamentare, ma anche istituzionale, giacché il presidente Klaus Iohannis, appena esploso il caso, aveva chiesto a viva voce le dimissioni di Ponta C’ scorso anno). Proprio il Parlamento eletto nel 2014 e insediatosi, dopo la fuga da Tripoli, a Tobruk ha respinto la quarta bozza di accordo per un governo di unità nazionale. Una sonora bocciatura alla proposta dell'inviato speciale dell'Onu Bernardino Leon. Secondo un deputato, Tareq al-Jouroushi, il Parlamento ha inoltre vietato a qualsiasi suo rappresentante di partecipare alle consultazioni di Berlino, dove oltre ai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, ai rappresentanti dell'Ue e di tre Paesi europei (Germania, Spagna e Italia) avrebbe incontrato le controparti libiche in campo. La decisione è stata presa comunque a maggioranza. Il terzo attore presente sul suolo libico è comunque ben attivo. Si tratta dell’Isis, che vanta nelle ultime ore vittorie militari ancora da verificare integralmente, ma che rappresentano un ulteriore fattore di instabilità e di inquietudine nel complesso scenario nordafricano. L’avanzata dei miliziani di Ansar al Sharia, sigla libica fondamentalista che ha giurato fedeltà allo Stato Islamico, ha portato alla conquista della centrale elettrica di Sirte, dopo violenti combattimenti con le forze di Misurata, che hanno confermato di essersi ritirate. Ma i primi a dare l’annuncio sono stati appartenenti al proclamato "Welayet Tripoli", cioè lo stato islamico che si vorrebbe veder insediato nella capitale. Segno che anche Alba libica, il governo che ha sostituito quello fuggito a Tobruk, si deve guardare alle spalle dal pericolo jihadista. (suo principale antagonista nella corsa presidenziale dello scorso novembre). Subito dopo il voto, il presidente romeno ha rilasciato dichiarazioni a caldo improntate alla “profonda delusione”, parlando di "dimostrazione di irresponsabilità e sfida verso i cittadini". Ponta, dal canto suo, si era precipitato a pubblicare su Facebook una serie di documenti che nelle sue intenzioni dovrebbero attestarne l'innocenza. Il politico è finito nel mirino degli inquirenti anche per una serie di altri reati che secondo i magistrati Ponta avrebbe commesso in veste di avvocato, prima del suo incarico da presidente del consiglio dei ministri: falsificazione di scrittura privata, complicità in evasione fiscale tra il 2007 e il 2008 e riciR.V. claggio di denaro. OBAMA HA AVUTO GIOCO FACILE SU UCRAINA E TTIP. DA MOSCA PROTESTE ANTI-USA E APPELLI ALL’EUROPA G7, “atto di guerra” contro la Russia l G7 tedesco si è trasformato in palcoscenico di Obama per mettere in riga gli europei e “dichiarare guerra” alla Russia. In barba agli accordi di Minsk e alla tregua che sembra reggere il presidente americano si è scagliato contro il Cremlino, dimostrando ancora una volta che la questione ucraina è solamente un pretesto e che il vero obiettivo si chiama Vladimir Putin, nemico pubblico numero uno del nuovo ordine mondiale. I Questo l'attacco di Obama: “Il leader russo sta portando il suo Paese alla rovina nello sforzo di ricreare i fasti dell'impero sovietico. Putin sta scegliendo di mandare a pezzi l'economia russa. Le sanzioni della comunità internazionale stiano avendo l'effetto di indebolire enormemente la Russia. I russi e la loro economia stanno soffrendo a causa delle politiche del presidente Putin”. Il G7 bavarese si è chiuso, non solo con l'intenzione di intensifi- care lo scontro contro Mosca, ma anche con gli accordi sul clima, il libero mercato e la Grecia. In merito all’Ucraina i leader del G7 hanno condannato di nuovo l’annessione della Crimea e la cancelliera tedesca Angela Merkel si è schierata senza se e senza ma con gli Stati Uniti, ammonendo la Russia e minacciando il rafforzamento delle sanzioni. I grandi del mondo hanno mandato anche un colpo alla Grecia, sempre per voce della Merkel: “Vogliamo che Atene resti nell’Eurozona, ma perché ci sia solidarietà devono esserci delle proposte. Il tempo è poco: Ogni giorno conta per la soluzione del negoziato con la Grecia”. Ma il tema più caldo, insieme alla Russia, è l'accordo sul Ttip. I big si sono accordati per dare un’accelerazione all’accordo di libero scambio tra Europa e Usa. I leader vogliono risultati entro fine 2015. In sostanza un G7 che ha visto la stravittoria degli Stati Uniti. Washington ha “rimesso in riga” le nazioni europee che nei mesi scorsi hanno tentato un nuovo dialogo con Mosca, hanno dettato la linea su clima e Grecia e soprattutto hanno dato un'accelerazione sul Ttip, la “Nato finanziaria” che metterà la parola fine all'Europa, trasformandola in una vera e propria colonia americana. Con il Ttip si fa il primo passo verso la creazione degli Stati Uniti atlantici (Usa). E il marchio a “stelle a strisce” su questo G7 celebrato nel cuore del Vecchio Continente non poteva che scatenare la reazione della Russia. Queste le dichiarazioni del ministro degli esteri russo: “Ci riserviamo il diritto di reagire conseguentemente a tutte le iniziative non amichevoli compiute contro di noi dagli Usa. Nel costruire le relazioni con la parte americana non possiamo non tenere conto delle iniziative varate dall'amministrazione Obama, disegnate per aggravare le relazioni bilaterali, congelare i contratti in ambo le direzioni e aumentare costantemente la pressione delle sanzioni contro la Russia con l'obiettivo di indebolire l'economia russa e creare le condizioni per destabilizzare la situazione politica interna del Paese. Una via d'uscita alla spirale del confronto e un ritorno a relazioni bilaterali stabili sarà possibile solo quando Washington rinuncerà alle sue azioni ostili contro la Russia e darà una dimostrazione concreta di essere disposta al dialogo su una base di genuina parità e di reciproco rispetto degli interessi incrociati”. Non solo Mosca ha giustamente risposto in maniera dura agli atlantici, ma è riuscita a rimanere equilibrata e a tendere una mano agli europei: “Nonostante la tensione crescente con la comunità internazionale e con gli americani, però, le relazioni con l'Ue, che per la Russia è il maggior partner commerciale nonché il suo vicino, resteranno una delle priorità della politica estera russa nei prossimi anni. La porta resta aperta per un dialogo significativo con la Ue nel sostenere il progetto di integrazione dei blocchi che arrivi a uno spazio unico economico e umanitario dall'Atlantico al Pacifico”. Quando l'Europa deciderà di guardare ad Est e liberarsi dal dominio occidentale, allora forse la nostra Civiltà potrà tornare ad essere degna della nostra tradizione e gli europei torneranno ad essere padroni del proTatiana Ovidi prio destino. 6 Mercoledì 10 giugno 2015 DA ROMA E DAL LAZIO SI È DIMESSO IL CAPOGRUPPO DEM ALLA PISANA. INTANTO L’INCHIESTA SI ALLARGA Mafia Capitale, lascia pure Vincenzi (Pd) Buzzi lo accusa di aver fatto approvare emendamenti per l’assegnazione di fondi ad Ostia. Storace: siano gli elettori a scegliere chi è rimasto onesto ia il Pd romano che quello regionale tremano. A sorpresa ieri Marco Vincenzi si è dimesso da capogruppo dem alla Regione Lazio, sostituito all’unanimità dal collega Riccardo Valentini. Vincenzi non risulta indagato nello scandalo di Mafia Capitale, ma è accusato da Buzzi, il ras delle coop e da sempre vicino al Pd, di aver fatto approvare emendamenti in Consiglio regionale per l’assegnazione di fondi ad Ostia. Ovviamente, l’ex numero dem alla Pisana ha respinto le accuse, rivelando però che per ben due volte ha incontrato Buzzi su sollecitazione dello stesso allora presidente della 29 Giugno. “Mi aveva chiesto di intercedere per far ottenere fondi ad Ostia. Una richiesta alla quale non ho dato alcun seguito”, ha precisato Vincenzi, sottolineando che sono false “le affermazioni di Buzzi su un mio presunto interessamento per far ricevere al municipio di Ostia 600mila euro o qualsiasi altra cifra”. D’altra parte, ha aggiunto Vincenzi, “anche il Ros dei carabinieri non ha trovato alcun riscontro alle affermazioni, false, di Buzzi”, citando poi l’informativa dei militari in cui c’è scritto: “Allo stato delle attuali conoscenze investigative, e dal contesto delle telefonate/dia- S loghi intercettati, non si è in grado di indicare se… i 600mila euro da ottenere con l’aiuto di Marco Vincenzi siano stati da parte della Regione Lazio”. Insomma, “i carabinieri si limitano solo ad una presunzione, che lo ripeto ancora una volta, non ha alcun riscontro nella realtà dei fatti”, ha fatto notare Vincenzi. L’aria è irrespirabile alla Pisana. Oggi Zingaretti sarà in aula per spiegare quanto sta accadendo, dopo l’iscrizione nel registro degli indagati del capo di gabinetto Venafro, poi dimessosi, del consigliere Pd Patanè, degli altri avvisi di garanzia a due dirigenti, Longo e Agostinelli e, infine, l’arresto di Guido Magrini, un altro di- rigente regionale. Una situazione insostenibile, come ha ricordato anche Francesco Storace (La Destra). “Che altro deve succedere per spegnere la luce al Comune di Roma e alla Regione Lazio? Siano gli elettori a scegliere chi è rimasto onesto”, ha scritto ieri su Twitter il vicepresidente del Consiglio regionale. Intanto ieri sono state depositate le motivazioni con cui la sesta sezione penale della Cassazione ha respinto la scarcerazione richiesta da Buzzi, l’ex ad di Ama Panzorini e Luca Odevaine, già vicecapo di gabinetto del sindaco Veltroni e capo della polizia provinciale sotto la giunta Zingaretti. “Ai fini della configurabilità del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, la forza intimidatrice espressa dal vincolo associativo dalla quale derivano assoggettamento ed omertà può essere diretta tanto a minacciare la vita o l’incolumità personale, quanto, anche o soltanto, le essenziali condizioni esistenziali, economiche o lavorative di specifiche categorie di soggetti”, si legge. Quanto al ruolo di Odevaine, imputato in concorso in fatti di corruzione, la Cassazione scrive che “ha agito da vero e proprio insider al servizio di Buzzi… contribuendo ad orientare le determinazioni dei livelli nazionali e locali di governo in senso favorevole al privato… in spregio ai suoi doveri di correttezza, onestà e imparzialità”. Nel frattempo proseguono gli interrogatori di garanzia per gli indagati ai domiciliari, che continueranno fino a venerdì. Ieri è stata la volta di Emanuela Bigitti e Sandro Coltellacci, collaboratori di Buzzi e Mario Cola, dipendente al dipartimento capitolino Patrimonio. Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, a differenza di Pierina Chiaravalle, anch’essa collaboratrice di Buzzi, e l’imprenditore Tiziano Zuccolo. Giuseppe Sarra VOTATA LA SURROGA DEI CONSIGLIERI ARRESTATI “Marino vattene”, lui esulta e manda baci Il gip ha concesso i domiciliari all’ex assessore Daniele Ozzimo on molla. Anzi, Marino manda baci e fa il segno di vittoria lasciando il Campidoglio tra le proteste dei lavoratori della Multiservizi e degli attivisti del FdI-Noi con Salvini-M5S-Ncd-Casapound. Eppure non ci sarebbe nulla da festeggiare. Non solo per gli altri cinque arresti, ma perché nella seduta lampo di ieri è stata votata, alla presenza di Marino, con 28 voti favorevoli, zero astenuti e zero contrari la “surroga” dei primi dei non eletti che hanno sostituito i consiglieri arrestati nella seconda ondata di Mafia Capitale. Via Massimo Caprari (Centro N democratico), Mirko CorattiPierpaolo Pedetti (Pd) e Giordano Tredicine (Pdl). Entrano Daniele Parrucci, Liliana Mannocchi Cecilia Fannunza e Alessandro Cochi. Intanto il gip ha accolto l’istanza di scarcerazione e posto agli arresti domiciliari l’ex assessore alla Casa della giunta Marino, Daniele Ozzimo (Pd), che ha ammesso di conoscere Buzzi, con il quale aveva rapporti di natura politica perché era un iscritto al suo circolo da diversi anni. L’esponente dem ha ricevuto dall’ex presidente della 29 Giugno anche un contributo elettorale di 20mila euro regolarmente riportato a bilancio. IL PRESIDENTE DELLA 29 GIUGNO FORNISCE ALTRI PARTICOLARI IN UN INTERROGATORIO E UNA MISSIVA Le cene con la politica alvatore Buzzi ci prova e tenta di scrollarsi di dosso le pesanti accuse rivolte, a partire dall’associazione a delinquere di stampo mafioso. Riguardo le tante cene a cui ha partecipato, Buzzi ai pm ha detto: “Ti chiamavano, le famose cene, come posso dire ‘c’è una cena con Alemanno, 1000 euro a persona’, tu prendevi un tavolo e ovviamente erano 10.000 euro”, ha spiegato il presidente della 29 Giugno nel corso di un interrogatorio lo scorso 31 marzo, sottolineando: “Noi l’abbiamo S fatta pure con Renzi la cena eh? Quindi le abbiamo fatte con tutti le cene, con Zingaretti, la nostra è una grande cooperativa. A me se non mi chiamavano ero più contento eh? Se non mi chiamavano era meglio per noi, risparmiavamo”, ha aggiunto Buzzi. In risposta al pm che gli domandava maggiori dettagli sul sistema dei contributi economici offerti ai politici attraverso le cene elettorali, il ras delle coop ha risposto: “Sostenevamo attraverso contributi diretti alcuni candidati e altri in- vece li abbiamo sostenuti, come si dice, attraverso la campagna elettorale diretta. Abbiamo finanziato Alemanno, ma questo comunque è agli atti, poi abbiamo dato un contributo anche a Ozzimo”. “Quindi - ha spiegato ancora Buzzi - i nostri candidati erano Ozzimo (Pd), Coratti (Pd), Nieri (Sel)”. Ma non è finita qui. Altri soldi sono stati spesi dalla coop in favore della politica, come ha poi rivelato ancora Buzzi: “Abbiamo dato altri soldi, sempre legalmente, alle fondazioni. Abbiamo dato credo 15.000 euro a Patanè (Pd). Ci furono sollecitati, c’è anche nelle intercettazioni ambientali, da Franco Cancelli (presidente cooperativa Edera, ndr). Però quella è una cosa, è una cosa, insomma che a noi ci è rimasta qui. Questo contributo, ci è rimasta una cosa oscura”. Venti giorni prima, Buzzi aveva inviato una missiva al pm Paolo Ielo, lamentando la vita dura del carcere di Nuoro e attribuendogli un atteggiamento “guascone”. E con una battuta dice al magistrato: “Ti piace vincere facile”. Nella lettera, organizzata per punti tematici in base alle contestazioni dalle quali Buzzi in- tende difendersi, lo stesso spiega: “Non riesco a capacitarmi della violenza giudiziaria e di quella mediatica che ha fatto strame di quelle minime garanzie previste per l’indagato: sono già stato condannato a mezzo stampa e oggetto di un linciaggio mediatico senza precedenti”. Tornando poi ad esprimere il suo punto di vista sulle indagini svolte a suo carico, Buzzi sottolinea: “L'inchiesta è colma di lacune, di imprecisioni, priva dei più elementari riscontri. Penso che molte carte non sono state lette o, peggio, lette e non capite”. “Per quanto riguarda Massimo Carminati - scrive Buzzi - lo conosco da oltre 30 anni e ho iniziato a frequentarlo nella seconda metà del 2012, quando non aveva nessuna pendenza con la giustizia. Carminati ha collaborato con la cooperativa, diventandone anche socio, in maniera del tutto legittima e legale: aveva in gran conto il lavoro che noi tutti della 29 giugno facevamo per favorire l'integrazione sociale di tante persone, di cui ben 300 detenuti ed ex detenuti”. E poi, più avanti nel testo: “I rapporti con gli imprenditori che ci sono stati presentati da Carminati sono stati del tutto corretti, alla luce del sole e al di fuori di qualunque sospetto”. TANTISSIME SONO LE DIMOSTRAZIONI IN PROGRAMMA FINO A DOMENICA La Marina Militare a “Porta di Roma” Sarà l’occasione per conoscere il personale della Brigata Anfibia San Marco ostre, simulatori, esposizione di mezzi operativi, esercitazioni pratiche: si tratta di una opportunità unica per incontrare e interagire con il personale della Brigata Anfibia San Marco, sempre in prima linea al servizio del Paese, in Patria e all’estero. In occasione della ricorrenza della giornata della Marina Militare, celebrata il 10 giugno in ricordo dell’Impresa di Premuda (1918) che ha cambiato il M corso della prima Guerra Mondiale, la Marina Militare è ospite da lunedì 8 fino a domenica 14 giugno al centro commerciale Porta di Roma (Via Alberto Lionello 201, Roma) con un evento espositivo dedicato ad una delle componenti specialistiche che è motivo di orgoglio per la forza armata e per il Paese: la Brigata Marina San Marco. I visitatori del centro commerciale potranno inoltre partecipare ad una serie di iniziative ed entrare in contatto con i “Leoni” del San Marco il cui motto è “per mare, per terram”. Tantissime sono le dimostrazioni in programma: dalle tecniche di combattimento militare corpo a corpo al robot Theodor, impiegato per la lotta agli ordigni esplosivi improvvisati, dalla discesa da parete verticale con la tecnica della corda doppia alla marcia di precisione ed esecuzione di manovre con le armi senza l’utilizzo di ordini verbali. A concludere la manifestazione sarà il concerto della Banda Musicale della Marina Militare, in programma domenica alle ore 18. 7 Mercoledì 10 giugno 2015 DA ROMA E DAL LAZIO NELL’OCCHIO DEL CICLONE DELLE FIAMME GIALLE ANCHE IL RESTAURO DELL’AULA GIULIO CESARE Altro vortice in Comune: appalti truccati In manette Fabrizio Amore, imprenditore e coinvolto in Mafia Capitale. Ai domiciliari Maurizio Anastasi, dirigente in servizio alla Sovrintendenza ai Beni culturali. Sei arresti, 20 indagati è anche la gara relativa al restauro dell’Aula Giulio Cesare dove si riunisce il Consiglio comunale di Roma nell’occhio del ciclone delle fiamme gialle per appalti truccati. L’indagine ha portato all’arresto di cinque persone, tra cui Maurizio Anastasi (ai domiciliari), dirigente in servizio alla Sovrintendenza ai Beni culturali di Roma Capitale, che avrebbe favorito l’imprenditore romano Fabrizio Amore, coinvolto in Mafia Capitale, nell’iter procedurale per l’aggiudicazione di gare pubbliche. Oltre all’imprenditore, la destinataria dell’ordinanza di custodia cautelare è Lidia Panetto, rappresentante legale della Generalappalti srl e di altre società. Ai domiciliari, invece, sono finiti anche Piero Tonanzi, rappresentante legale della Trevi Iniziative Immobiliari srl; Eleonora Inserra, rappresentante legale della Grandi Appalti srl; Patrizia Pacifico, collaboratrice di Amore e rappresentante pro tempore di società. Dalle indagini è emerso come l’imprenditore arrestato fosse più che sicuro dell’aggiudicazione della gara, avendo stipulato contratti ed effettuato pagamenti in acconto ai subappaltatori C’ alcuni giorni prima dell'apertura delle buste contenenti le offerte. In sostanza, il ‘pactum sceleris’ ha fatto sì che fossero invitate alla procedura di gara esclusivamente società riconducibili allo stesso soggetto economico. La rete di conoscenze che l’imprenditore vantava all’interno degli uffici di Roma Capitale è risultata alquanto estesa e ramificata poiché lo stesso, tramite sue società, controllate da società lussemburghesi, ha concesso in locazione al comune due strutture residenziali in zona Ardeatina per la gestione delle emergenze abitative della Capitale. Il Comune di Roma, hanno spiegato gli investigatori, ha pagato per diversi anni canoni di locazione particolarmente elevati, pari a circa 2.250 euro al mese, per ogni mini appartamento. Alcune di queste unità immobiliari, anziché essere destinate alle emergenze abitative, così come previsto nel contratto di locazione, sarebbero state invece utilizzate dall’imprenditore per fini propri. Dalle indagini è inoltre emersa anche una grossa evasione fiscale, per oltre 11 milioni di euro, da parte dello stesso imprenditore romano. Allo stato delle indagini sono stati denunciati all’autorità giudiziaria 20 soggetti. E, in riferimento al reato di truffa per la percezione di indebiti canoni di locazione, sono state segnalate tre società per la responsabilità amministrativa dipendente da reato. A seconda delle loro posizioni, gli indagati dovranno scrollarsi di dosso pesanti accuse che vanno dall’associazione a delinquere alla truffa aggravata continuata in danno del Comune di Roma, dal falso alla turbativa d’asta, dall’emissione e utilizzo di fatture false alle indebite compensazioni d’imposta, fino alla sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte con l’aggravante del reato transazionale, commesso a Roma, in Lussemburgo e altrove. LA DENUNCIA DEL BLOG ROMAFASCHIFO Stazione Tiburtina, uno “spettacolo” na moltitudine di persone dorme tra spazzatura e uccellacci nel parcheggio di Largo Mazzoni, tutt’intorno al terminal dei bus alla Stazione Tiburtina. A quanto pare sono eritrei o somali, persone che scappano da guerre e fame. Hanno preso possesso, nella più totale disorganizzazione del nostro sistema di accoglienza, di marciapiedi disastrati e pezzi di parcheggio. Dormono in terra sopra qualche straccio”. A denunciare il degrado nei pressi della stazioni Tiburtina ci ha pensato il noto blog Romafaschifo.com, che in questi U Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio giorni ha pubblicato tantissimi post imbarazzanti per una città che aspira ad essere la capitale del mondo. Dopo il sesso a cielo aperto su un marciapiede di Trastevere e un uomo che defecava all’ingresso della stazione Termini, spuntano altri scatti su quanto avviene nella Capitale. Ovviamente fanno i loro bisogno un po’ ovunque, sia di giorno che di notte. Il tutto rientrerebbe nella normalità. Perché, come fa notare il blog, “a Roma nessuno si preoccupa, protesta e nessuno pensa di intervenire”. Incomprensibile. 8 Mercoledì 10 giugno 2015 STORIA SETTANTACINQUE ANNI FA L’ITALIA ENTRAVA NEL SECONDO CONFLITTO MONDIALE: IL DISCORSO DEL DUCE A PALAZZO VENEZIA 1940: il 10 giugno la dichiarazione di guerra L’ora delle decisioni irrevocabili: breve analisi di una scelta sofferta, difficile ma ormai divenuta ineluttabile di Emma Moriconi Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del regno d'Albania! Ascoltate! Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente che in ogni tempo hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano". Sono le 18 del 10 giugno 1940 quando Benito Mussolini pronuncia queste parole dal balcone di Palazzo Venezia a Roma. Sono forse le più famose della sua lunga parabola politica. Invece ce ne sono molte altre che non vengono riportate con altrettanta frequenza. Tra le tante parole del Duce relegate in un cassetto vi sono, per esempio, quelle che seguono il fatidico incipit del 10 giugno: "Alcuni lustri della storia più recente - dice infatti Mussolini - si possono riassumere in queste frasi: promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell'edificio, l'ignobile assedio societario di cinquantadue stati". Il popolo italiano dimentica facilmente. O forse ricorda ciò che vuole. O meglio, ciò che più spesso gli viene posto dinanzi agli occhi. Per esempio se frequentissimamente al popolo italiano si ricorda che Mussolini il 10 giugno parlò per dire agli Italiani che si stava andando in guerra, diffi- “ cilmente ricorda le umiliazioni subite dal Bel Paese quando vennero approvate le sanzioni. Gli Italiani erano andati a colonizzare perché era un loro diritto, dopo un lungo tempo durante il quale lo Stivale era stato trattato (e spesso si era comportato) come l'ultima ruota del carro. E perché in quelle terre l'Italia voleva portare (e portò) la civiltà e la libertà dalla schiavitù. E gli Stati che avevano avuto paura di questa nuova forza che si ergeva sull'Europa avevano comminato le sanzioni. Ma con quanto orgoglio reagì questo nostro popolo! Tenne duro, strinse la cinghia, "se ne fregò" e "tirò diritto", al punto da lasciare stupiti i popoli che circonda- vano il Bel Paese. Anche questo bisogna ricordare. Ma andiamo avanti con le "parole del Duce lasciate nel cassetto": "Con voi - dice ancora Mussolini in quel 10 giugno - il mondo intero è testimone che l'Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l'Europa; ma tutto fu vano. Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l'eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che la hanno accettate; bastava non respingere la proposta che il Fuhrer fece il 6 ottobre dell'anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia. Oramai tutto ciò appartiene al passato". Non sono "dettagli", si tratta di "storia", e per comprenderla va conosciuta tutta. Questa vicenda dei trattati da rivedere, per esempio, è cruciale nella nostra storia: lo aveva detto, Mussolini, che bisognava rivederli. Aveva insistito e non era stato ascoltato. Ne ribadirà l'importanza anche quando sarà ad un passo dalla fine, alla fine di aprile del 1945 ad un giornalista. Versailles porterà sulle spalle il peso del secondo conflitto mondiale, non Mussolini. Che invece fece di tutto per impedirlo. È molto semplice, inoltre, oggi, a cose fatte e a destino scritto, giudicare, puntare il dito, mettersi in cattedra. Chi lo fa forse dimentica, tra le altre cose, l'Anschluss, per esempio, che significava avere la Germania sul collo. Non solo. Chi lo fa forse dimentica - o non sa - che la stragrande maggioranza del popolo italiano anelava alla guerra, tutti spingevano per la guerra, ogni strato della società italiana premeva per la guerra. Il solo a non volerla si chiamava Benito Mussolini, e alla fine dovette cedere. Del resto, quale alternativa poteva esserci? Affrontare le vicende storiche impone l'onestà intellettuale di porsi nello stato d'animo sgombro dalla demagogia, e di immedesimarsi nel tempo e nell'atmosfera di quel tempo. Quando si tratta poi delle pagine più dolorose lo si deve fare a maggior ragione. E dunque c'è da chiedersi quale Capo avrebbe fatto una scelta diversa? E nonostante si potrebbe argomentare ancora a lungo, chiudiamo come abbiamo cominciato, con le parole del Duce di quel 10 giugno, con migliaia di braccia tese a Piazza Venezia che inneggiavano a questo: "L'Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai. La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo. Popolo italiano! Corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!" ANCORA UN BREVE VIAGGIO TRA LE PAGINE DEL LIBRO “L’UOMO NUOVO” DI ANTONIO BELTRAMELLI Benito e “la Severina” Romagna, fine Ottocento: personaggi del luogo raccontano l’infanzia e la giovinezza di Mussolini N ella scorsa puntata avevamo lasciato in sospeso il racconto di Antonio Beltramelli, ed avevamo fatto solo un piccolo accenno alla Severina. La Severina è una donna che vive a Dovia e che racconta a Beltramelli qualcosa che vale la pena riferire ai nostri lettori. Vediamo: "La Severina è un poco invecchiata - scrive - è un poco pingue, ma ride, la Severina. Dice di essere stata a servizio dal povero Mussolini, il vecchio. 'Ai faseva da magnè me!' (Io gli facevo da mangiare!). è la buona donna che ha vissuto nell'intimità della famiglia come una di casa. Ricorda Benito bambino. Anche lei lo ha portato fra le braccia. Ha una venerazione per la mamma di Benito. I ricordi di lei sono molti e strepitosi. Guai se prende la strada delle parentele e delle ubicazioni. Vi parla di tutta la valle del Rabbi; risale, nelle genealogie, fino al buon padre Adamo. 'Si, perché la tale aveva sposato il tal altro e erano andati a star di casa dai parenti di quel Tizio che poi litigò con la Caia in causa di quei lenzuoli che aveva tessuto la Sempronia ...'. 'Si, si, Severina. Va tutto bene. Siamo d'accordo. Ma voi dovete dirmi ...'. '... e la povera maestra, da Varano di Costa andò a stare a Varano dove poi c'era anche quel tale che sposò la nipote del parroco ...'. E chi la tiene? Ah, Severina, Severina! ... Bisognava imbrigliarla come una puledra. Ha la lingua velocissima; una fantasia di rapporti strepitosa. Ricorda i fatti, le congiunzioni e gli screzi di tutta l'umanità. Poi si calma. Poi parla a barlumi. Certe volte Benito voleva star solo. Imparò a leggere prestissimo. Gli insegnò la sua povera mamma e molto si ingegnò da sé. Dopo bisognava togliergli i libri di mano. Tanto stava raccolto su quei benedetti libri e per così lunghe ore da farsi venire il sangue dal naso. Non voleva che imparare imparare imparare. Allora diventava serio e non era più lui. 'E pareva cl'avèss in t'la testa una su idea!' (Pareva che avesse nella testa una sua idea!). Preferiva un libro a qualsiasi altra cosa e, quando l'aveva fra mano, lui, tanto vivace, non dava più fastidio a nessuno. E poi non parlava più. Pensava a quello che aveva letto. Allora sua madre doveva mandarlo fuori al sole, all'aria. 'Un curioso bambino!' dice la Severina 'Di simili non ne ho mai veduti'". Poi Beltramelli fa un breve inciso su Alessandro, il fabbro, il papà di Benito: "Il padre era un uomo nell'officina, e un altr'uomo in casa. Nell'officina gridava anche, quando discuteva di politica; ma in casa non gridava mai. Era buono e mite. Se lo prendevano per la strada del cuore avrebbe regalata la camicia. Si volevano tutti un gran bene. 'La pora méstra la j'ha alvé ben i su fiul!' (La povera maestra li ha allevati bene i suoi figli!) Questo sa la Severina. Poi sa tante altre cose che non servirebbero a niente". Ecco un altro spezzone di vita vera, raccontato da gente vera. Beltramelli percorre i viottoli della piccola realtà rurale romagnola e si fa raccontare le cose, raduna testimonianze semplici ma vere, ci presenta personaggi caratteristici di quei luoghi e di quel tempo, ci trascina letteralmente in un mondo vivo sebbene lontano, tanto lontano da noi. Attraverso questi stralci dei suoi scritti abbiamo così l'occasione di conoscere non solo la fanciullezza di Benito Mussolini, ma anche una geografia e una storia parallela, che è quella della Romagna di quel tempo. Siamo sempre alla fine del 1800, è l'ultimo decennio del secolo, il nuovo sta per arrivare e porterà con sé molti stravolgimenti, vedrà due guerre mondiali, venti anni di Fascismo, la nascita della Costituzione, la rivoluzione tecnologica. Ma tutto questo è lontanissimo da quello spicchio di Romagna che si chiama Dovia, a Predappio. Molti sono ancora i personaggi che Beltramelli ci racconta nel suo volume "L'Uomo nuovo" del 1923 (l'edizione in nostro possesso appartiene invece ai primi Anni Trenta) e di qualcuno ancora riferiremo ai nostri lettori nella prossima puntata. [email protected] 9 8 Mercoledì 10 giugno 2015 DALL’ITALIA PASSA LA MOZIONE PAR FAR FRONTE AL PROBLEMA DELLA SICUREZZA Crimini, Varese vuole l’esercito Il Consiglio chiede al governo l’invio di militari per i punti sensibili della città di Barbara Fruch ome far fronte al problema della sicurezza? Inviando l’esercito in città. A chiederlo è il consiglio comunale di Varese, approvando nella seduta di lunedì la mozione presentata dal consigliere Alessio Nicoletti (Movimento libero). Nel testo si chiede al governo di mandare l'esercito in quei punti sensibili della città, agli onori delle cronache per episodi di violenza. Come riporta “La Provincia di Varese” il proponente spiega che non si vive una realtà così grave rispetto ad altre città italiane, ma è necessario avere più controllo.“Vorrei essere chiaro su questo punto – ha detto il consigliere Nicoletti – perché ha creato molta polemica. Evidentemente questa richiesta la facciamo al governo italiano, al quale chiediamo innanzitutto di aumentare gli organici delle Forze dell’Ordine. E, in seconda istanza, nel momento in cui non dovesse riuscire a rispondere a questa richiesta, valutare la possibilità di sperimentare la presenza dei militati. L’obiettivo di questa mozione è che ci siano uomini presenti per la sicurezza nella nostra città. Con tutto il rispetto della Prefettura, che ha espresso un parere diverso. Ma deve prendere atto di cosa chiede il consiglio comunale di Varese”. E a pensarla così è anche la Lega. “Chiedere l’intervento dell’Esercito non è una contraddizione per chi ha governato la città, è una sorta di provocazione per dimostrare che non C vogliano che la situazione degeneri – ha detto capogruppo Giulio Moroni – Bisogna usare la tolleranza zero, portare l’Esercito non vuole dire andare in giro a sparare o dire che l’amministrazione è sconfitta. Ma significa dire che esiste una forza amministrativa tale che vuole dire che certe situazioni non possono essere tollerate. Per far sapere che Varese non ne può più di episodi che siano illegali”. Sul caso è intervenuto anche l’assessore alla Sicurezza Carlo Piatti (Lega Nord). “Il problema vero della sicurezza è la mancanza della certezza della pena, perché spesso chi viene arrestato viene rilasciato a breve di- stanza – ha detto – Il numero di reati a Varese è più basso rispetto a città vicine. Bisogna distinguere tra sicurezza reale, e qui Varese è ancora fortunata, e sicurezza percepita, quest’ultima infatti è molto bassa nella nostra città”. E l’esercito potrebbe, secondo lo stesso assessore a “contribuire ad aumentare la sicurezza percepita”. La mozione è stata modificata con l’aggiunta di una serie di punti, su proposta del consigliere comunale di Forza Italia Piero Galparoli, che sono stati ripresi dalla mozione del capogruppo del Pd Fabrizio Mirabelli (che è stata bocciata), contrario all’esercito ma favorevole a progetti partecipati per migliorare la sicurezza. La mozione di Nicoletti, che chiede la richiesta dell’esercito a supporto delle forze dell’ordine, è stata quindi approvata con 16 favorevoli: si tratta di Lega Nord, Liberi per Varese, ma anche pezzi di minoranza come Ncd e Movimento Libero. Sei invece i contrari (Pd e Sel) e un astenuto, il grillino Francesco Cammarata che inizialmente aveva appoggiato la mozione di Nicoletti. Il documento votato andrà ora al Prefetto, cui spetterà una decisione prima di inviarlo al governo, a Roma. Poi sarà il ministero della difesa invierà le truppe in città. È necessario ricordare comunque che la Prefettura di Varese, nell’ambito del tavolo provinciale sulla sicurezza, in realtà si era espressa contro l’esercito non rilevando motivi di ordine pubblico così gravi. Di certo la polemica sulla sicurezza delle città italiane sembra destinata ad aumentare. TORINO - SENTENZA STORICA. MA DOPO LA TRAGEDIA GLI ISTITUTI CONTINUANO A SGRETOLARSI Crollo al liceo Darwin: risarcita la famiglia di Vito Scafidi Il giudice: “Il suo caso è emblematico dell'insicurezza delle scuole italiane”. E ha aumentato del 50% l'indennizzo el novembre del 2008, ad appena diciassette anni, rimase ucciso per il crollo di un controsoffitto al liceo Darwin di Rivoli (Torino). Ora i familiari di Vito Scafidi riceveranno due milioni di euro di risarcimento. A deciderlo è stato il giudice Anna Castellino del Tribunale di Torino, quarta sezione civile, secondo cui a versare la somma dovrà essere la ex Provincia di Torino, ora Città metropolitana. Il 3 febbraio, in sede penale, la Cassazione aveva reso definitive sei condanne riguardo al tragico incidente di sette anni fa. N Per calcolare l'entità del danno, il giudice ha deciso di superare le tabelle utilizzate normalmente dal tribunale di Milano (che la Cassazione nel 2011 aveva indicato come parametro di riferimento) perché, come spiegato dallo stesso togato, la morte di Vito è “emblema nella coscienza collettiva dell’insicurezza scolastica” e non poteva trattare il suo caso come “un caso tra tanti”. La vicenda del liceo Darwin presenta dunque quel carattere di “eccezionalità che non solo giustifica, ma rende doveroso l'adeguamento della liquidazione al caso concreto”. Per questo i massimi tabellari sono stati dunque incrementati del 50%. “In un Paese che aspira a definirsi civile – hanno detto gli avvocati dello studio Ambrosio & Commodo, legali della famiglia Scafidi - la morte di Vito non può essere risarcita con le stesse somme che vengono liquidate per un investimento pedonale cagionato per distrazione, o a un decesso derivante da un errore medico durante un intervento d'urgenza, o a un incidente sugli sci. La morte di Vito non è uguale alle altre perché non si può morire in un'aula di scuola”. A promuovere l'azione legale era stato Fortunato Scafidi, padre di Vito, con la sorella Paola, oltre ai nonni. La madre, Cinzia Caggiano, era costituita nel processo penale: anche lei, dopo la sentenza della Cassazione, comincerà una causa civile. “La tragedia di Vito ha fatto giurisprudenza – ha detto la sorella Paola – e quando noi non ci saremo più lui avrà lasciato le sue radici qui. Mio fratello ha fatto storia grazie al lavoro degli avvocati e ha dimostrato che quello che è successo non era una fatalità o una tragedia, ma qualcosa di nuovo”. Con questa causa civile, in cui i giudici hanno riconosciuto un danno aggravato dalla condotta, gli avvocati “hanno dato delle risposte alla popolazione italiana - ha sottolineato la ragazza - hanno dimostrato che non bisogna arrendersi e che questo sistema può essere cambiato”. Di certo nessuna cifra cancellerà quanto accaduto. “Nessuna aula di tribunale può fare giustizia, noi volevamo solo accertare la verità – ha detto Fortunato Scafidi a LaPresse - Sono sei anni e mezzo che cerchiamo di far emergere davvero ciò che è successo, ci siamo affidati ciecamente ai legali. Cifra record? Io non mi aspettavo nulla, se avessimo puntato ai soldi avremmo potuto accettare l'indennizzo dopo la prima sentenza”. Ma il problema è che, dopo la tragedia, nulla è cambiato. “Nel Paese non vedo nessun segnale, continuano a crollare scuole con ferite e giovani in pericolo. La responsabilità di queste tragedie è tutta dei governi che fanno scaribarile B.F. a catena”. IN UNA LETTERA CHIEDE DI PARLARE ANCORA UNA VOLTA CON GLI INQUIRENTI Caso Ragusa, Loris Gozi vuole testimoniare di nuovo a scomparsa di Roberta Ragusa continua ad essere un mistero. Un giallo irrisolto dopo che l’unico indagato, il marito Antonio Logli è stato prosciolto dall'accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Ma il caso non è ancora chiuso. A voler parlare, ancora una volta, è il supertestimone dell’accusa Loris Gozi (nella foto), il giostraio e vicino di casa della coppia ha inviato una lettera all’Ansa. Era stato proprio Gozi, nella fase iniziale delle indagini, ad affer- L mare di aver visto Logli litigare con una donna in strada la notte tra il 12 e il 13 gennaio 2012 alla stessa ora in cui invece l'accusato sosteneva di essere andato a dormire lasciando la moglie in cucina a compilare la lista della spesa, per poi denunciarne la scomparsa solo il mattino seguente al suo risveglio. “So di aver detto tutta la verità e, se mi volessero ascoltare di nuovo, sono pronto a sottopormi un’altra volta all’esame testimoniale perché non ho nulla da te- mere e perché è giusto che Roberta Ragusa abbia giustizia. Nei miei racconti – sottolinea il teste – all’inizio non ho detto tutto perché la mia famiglia, che è di etnia sinti e non vede di buon occhio la collaborazione con le forze dell’ordine, desiderava che rimanessi fuori da questa vicenda. Però, la mia coscienza a un certo punto mi ha indotto a riferire ai carabinieri, al pubblico ministero e poi al giudice (la sua deposizione è stata cristallizzata in un incidente probatorio, ndr) quanto avevo visto e sentito quella notte, senza nascondere o tacere nulla”. Lo scorso 6 marzo il Gup di Pisa, Giuseppe Laghezza, ha deciso per il proscioglimento di Antonio Logli, per il non luogo a procedere (motivato in una relazione di 12 pagine) scaturito a fronte delle imprecise, “insufficienti” e“contraddittorie” testimonianze di Loris Gozi (che decise di parlare con gli inquirenti solo 8 mesi dopo la sparizione della donna) e della signora Sil- vana Piampiani, super teste dell’inchiesta insieme ad altre 3 persone, che hanno raccontato di aver visto litigare Logli e Roberta Ragusa in strada, lungo la via Gigli all’altezza del passaggio a livello, proprio alle 00.30 della notte in cui si persero le tracce della donna. “Non spetta a me commentare la decisione del giudice – spiega ancora Gozi – che ha prosciolto Antonio Logli, io sono pronto a testimoniare di nuovo e raccontare ciò che ho visto”. 10 Mercoledì 10 giugno 2015 DALL’ITALIA NAPOLI – TRUFFA AL CIMITERO DI POGGIOREALE. IPOTIZZATO UN DANNO DI 3,2 MILIONI PER IL COMUNE Traffico di loculi: sgominata un’organizzazione Le tombe venivano svuotate per poi essere piazzate sul mercato nero all’insaputa dei parenti dei defunti. Diciassette gli indagati tra cui due imprenditori del settore funerario e un notaio on hanno rispetto neanche dei defunti. Quando c’è l’opportunità di truffare anche i cimiteri finiscono nel mirino dei furfanti. È successo a Poggioreale, a Napoli, dove cappelle funebri venivano svuotate e rivendute all’insaputa dei proprietari. Un traffico smantellato dagli uomini della Guardia di Finanza. Diciassette gli indagati mentre si stima un danno patrimoniale di 3,2 milioni di euro per il Comune. Le indagini della procura di Napoli, avviate nel 2012, sono scattate dopo la denuncia di una famiglia, che, recatasi al campo santo dopo un lungo periodo fuori città, ha trovato la cappella di famiglia lussuosamente ristrutturata e chiusa con un nuovo cancello. Tra gli indagati figurano gli imprenditori del settore funerario Vincenzo Tammaro e Gennaro Reparato, sottoposti a obbligo di firma sin dal 2012, e il notaio Filippo Improta, sospeso per sei mesi dall'attività professionale. Secondo il gip del tribunale di Napoli il giro di truffe si era consolidato divenendo un vero e proprio sistema, anche grazie alla presenza di informatori che segnalavano i possibili obiettivi tra cappelle e loculi, alcuni risalenti all'800, che difficilmente sarebbero stati reclamati dagli aventi diritto. Per fare questo, i manufatti non dovevano quindi essere solo restaurati e abbelliti ma soprattutto “dovevano essere svuotati dei resti mortali arbitrariamente rimossi e fatti sparire chissà dove”. Secondo gli investigatori, Tammaro e Reparato, quindi, si sarebbero avvalsi di alcuni dipendenti comunali compiacenti per individuare, negli anni tra il 2007 e il 2012, diverse tombe, che N venivano poi svuotate dei resti mortali e vendute illegalmente, attraverso falsi atti notarili, spesso senza il consenso degli originari aventi diritto. Dagli accertamenti è emerso che l’organizzazione proponeva anche online i propri prodotti: una cappella, poi sequestrata, era stata offerta a 800mila euro su un noto sito di vendite immobiliari. In un altro caso un manufatto funebre fu venduto per 245mila euro, contro i 40mila dichiarati nell'atto di compravendita. Il regolamento dei servizi cimiteriali, si ricorda, vieta la compravendita tra privati di cappelle CUNEO funebri: i titolari, in caso di rinuncia, sono tenuti a informare il Comune affinché possa provvedere alla riassegnazione pubblica dell'area e alla riscossione del prezzo della nuova concessione. La truffa avrebbe dunque arrecato un danno patrimoniale per il Comune di Napoli quantificato in 3,2 milioni di euro. Il gip del capoluogo partenopeo ha qualificato l’attività criminosa come “un vero e proprio sistema” costante nel tempo e perseguito anche dopo il compimento dei primi atti d’indagine di cui gli indagati sono formalmente venuti a conoscenza. VERCELLI Pestarono disabile: Sorprende i ladri in casa e viene ucciso sospesa l’insegnante La vittima è stata ferita alla testa con un colpo di pistola. Caccia ai killer Nel video era immobile a guardare, nonostante le richieste dell’alunna a sorpreso un ladro in casa, e il malvivente l’ha ucciso. È morto così Patrizio Piatti, 65enne orafo in pensione, colpito durante un tentativo di furto nella sua villa di Santo Stefano Roero, in provincia di Cuneo. La tragedia è avvenuta ieri mattina, poco dopo le 6.30. Quando i carabinieri sono arrivati, per l’uomo non c’era più nulla da fare. La moglie è stata invece trovata legata. Sarebbe proprio la donna ad aver fornito agli inquirenti una chiara versione dei fatti, che i carabinieri stanno ora vagliando. Secondo il racconto della testimone ai carabinieri tra la vittima e i malviventi vi sarebbe stato uno ‘scontro’: il marito si stava preparando per andare al lavoro, quando al piano terreno della villa ha sorpreso due banditi, entrambi armati, mentre erano intenti a derubarlo. Il padrone di casa non avrebbe esitato ad affrontarli e, nella colluttazione, sarebbero partiti alcuni colpi di pistola. Uno quello che ha raggiunto alla testa la vittima, senza enti giorni di sospensione dall’insegnamento e lo stipendio dimezzato. È la sanzione inflitta dalla direzione generale dell’Ufficio scolastico regionale del Piemonte a Elena Agliotti, l’insegnante colpevole di non essere intervenuta quando quattro alunni picchiavano sotto i suoi occhi una compagna disabile, filmando tutto con il cellulare. La decisione arriva a cinque mesi dai fatti. Era lo scorso marzo quando in un istituto alberghiero di Varallo Sesia (Vercelli), avvenne il terribile episodio bullismo finito poi agli onori delle cronache dopo essere stato diffuso su Facebook e Whatsapp. Nel video di 24 secondi, girato dagli studenti, la professoressa di inglese compariva più volte e restava impassibile alle richieste d'aiuto dell'alunna oggetto di sputi, calci e percosse da parte dei suoi compagni. La scena, avvenuta in classe, era stata infatti ripresa con uno smartphone e diffusa sui principali social network, prima di essere rimossa dai carabinieri. L’Ufficio scolastico regionale di Torino ha stabilito una misura che è il H V lasciargli scampo. Sentendo i rumori, la moglie è accorsa e sarebbe stata strattonata dai rapinatori che sono fuggiti. Il 65enne, che aveva ancora una piccola attività orafa a Torino, è deceduto poco dopo l'arrivo del 118. Entrambi i malviventi, sempre secondo il racconto della moglie della vittima, avevano il volto coperto. E ora è caccia ai banditi: i carabinieri, sotto la coordinazione della Procura di Asti, hanno allestito posti di blocco in tutta la zona per cercare di fermare i ladri in fuga, mentre i Ris sono ancora impegnati con i rilievi sulla scena del crimine. Dai accertamenti sarebbero stati esplosi diversi colpi di pistola, come hanno riferito ai militari dell'Arma anche da alcuni vicini di casa. B.F. doppio della sanzione che può infliggere un dirigente scolastico. Per arrivare a questa decisione è stato però necessario l'intervento in prima persona degli uffici del ministero. Il reintegro dell'insegnante dovrebbe avvenire a esami di maturità in corso. Anche per i quattro ‘bulli’, tutti ragazzi tra i 15 e i 16 anni, era scattata la sospensione. Due di loro erano stati sospesi da marzo fino alla fine dell'anno scolastico, con bocciatura praticamente certa; gli altri invece erano stati allontanati per due mesi. Ma il legale di una delle alunne annuncia: “Se la Procura accerterà la responsabilità degli insegnanti, potremmo ritenerci parte offesa e B.F. costituirci parte civile”. Emblematica in questo senso, sottolinea il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, “la produzione da parte di Reparato e Tammaro”, “di false prove addirittura presentate al Tribunale del Riesame di Napoli per ottenere la restituzione del manufatto e sviare le indagini alterando le annotazioni riportate sul registro del Comune di Napoli di deposito delle salme”. Nel corso dell’operazione di ieri i militari della sezione di polizia giudiziaria della finanza hanno sequestrato una cappella e quattro nicchie. Barbara Fruch OLBIA Convertita al cristianesimo: picchiata dal suocero È stata ferita con forbici e coltello Aveva deciso di battezzare suo figlio veva scelto di cambiare religione: passando al cristianesimo. Per questo è stata massacrata di colpi e ferita con forbici e un coltello dal suocero, sotto gli occhi del marito. La sua ‘colpa’ non solo quella di essersi convertita ma anche di aver battezzato il figlio maschio di un anno e mezzo. Una giovane di etnia rom di 22 anni, bosniaca, è finita in ospedale nei giorni scorsi dopo l'ennesima aggressione. Le indagini dei carabinieri hanno portato ieri mattina all'arresto di Hego Adzovic, bosniaco di 52 anni. Lui non riusciva a sopportare che la nuora aveva abbandonato l’islam per diventare cristiana. L'uomo ora deve rispondere di maltrattamenti aggravati e reiterati nei confronti della giovane, finita in ospedale il primo giugno con fratture multiple e ferite inferte con forbici e un coltello. Per lei una prognosi di 40 giorni di cure da parte dei medici. Gli investigatori hanno scoperto che la giovane madre era finita A all'ospedale già nel 2013 e nel 2014, sempre con importanti lesioni che, però, non sarebbero mai state denunciate. Il capo famiglia, musulmano, è stato trasferito nella Casa circondariale di Sassari-Bancali, a disposizione dell'autorità giudiziaria, mentre la giovane ed il figlio sono stati allontanati dal campo rom di Olbia dove vivevano. Mentre in Italia politici e istituzioni continuano a sbandierare la parola integrazione, pretendendo talvolta che i cittadini italici rinuncino a quelle che sono le loro tradizioni, arriva l’ennesimo esempio di come in realtà la chiusura arrivi proprio dalle comunità ospiti. La rom aveva vissuto gran parte della sua vita come musulmana prima di diventare cristiana, scelta presa a sua volta per il bimbo. Decisione che non è stata ben B.F. vista dalla famiglia. 11 Mercoledì 10 giugno 2015 SOCIETA’ IL PERSONAGGIO PIÙ BUFFO E AMATO DELLA WALT DISNEY COMPIE 81 ANNI Auguri Paperino! Il 9 giugno 1934 nasceva dalla penna di Ali Taliaferro lo sfortunato Donald Duck di Chantal Capasso uon compleanno Paperino. Ben 81 anni fa nasceva dalla penna Al Taliaferro il personaggio più buffo ma al tempo stesso più amato della Walt Disney. Il 9 giugno 1934, il personaggio esordisce ne “La gallinella saggia” il cui titolo originale era “The Wise Little B Hen”, è il primo cortometraggio nel quale compare Paperino, il simpatico e pasticcione papero della Walt Disney. Il suo nome è Donald Duck per l’anagrafe americana, ma per tutti noi è Paolino Paperino. Nato inizialmente come spalla al “perfettino” Topolino, ma la genialità di Walt Disney lo riconosce come personaggio a sé che meritava una testata tutta sua, con delle storie che dovevano vederlo come protagonista indiscusso. Il successo di Paperino è dovuto principalmente al suo carattere, in completa antitesi a quello di Topolino. Il papero è un pasticcione, dispettoso, irascibile, testardo, pigro e fifone. Si ingegna sempre nel trovare una soluzione che gli eviti un po’ di fatica, ma è perseguitato da una tremenda e proverbiale sfortuna. A far crescere definitivamente il personaggio e a renderlo immortale è stato uno dei più grandi cartoonist, ovvero Carl Barks. Ma il personaggio non sarà solo, ben presto ne arriveranno altri a popolare Paperopoli. Paperino vive in una casetta con il giardino e si arrangia a fare mille mestieri dal pompiere al gelataio, dall’ incantatore di serpenti al pescivendolo ecc. Viaggia con una macchina rossa e blu in stile “Cabriolet” targata 313, grazie alla quale si avventura in situazioni e storie mozzafiato che entusiasmano e divertono. Nel 1937 la sua casa, a Paperopoli, accolse i discoli Qui, Quo e Qua - Huey, Dewey, Louie – e fu un nuovo successo. I tre paperini divennero protagonisti stabili nelle storie dello zio per poi approdare, anche grazie alla partecipazione alle Giovani Marmotte, a storie pensate proprio per loro. Carl Barks, Walt Disney diede vita a tantissimi personaggi fra i quali primeggiò il ricchissimo e avarissimo Paperon de Paperoni zio di Paperino. Come per Topolino esiste Minnie, anche per Paperino esiste la sua “dolce metà”: Paperina. Contraddistinta da un grosso fiocco sulla testa e delle ciglia lunghe e folte, Paperina è un personaggio in parte molto dolce, ma anche molto irascibile, è dotata di un grande senso pratico e riesce a ottenere sempre quello che vuole. Paperino possiede un alter ego quella del giustiziere mascherato, la cui missione è rubare ai ricchi per dare ai poveri, stiamo naturalmente parlando di Paperinik, nato nel 1969 dalla fantasia di Elisa Penna, che prese spunto dalle tante parodie su Diabolik che imperversavano negli anni ’60. Altri personaggi che fanno parte del mondo dei paperi sono: Nonna Papera, Paperoga, Pico de Paperis, Ciccio, Brigitta, Paperetta YeYe, Moby Duck ecc. Impossibile non lasciarsi impietosire dalla sua sfortuna, non fare il tifo per lui nella perenne lotta con il fortunatissimo Gastone, non stare dalla sua parte contro l'avido Zio Paperone, non godere del suo riscatto nei panni dell'eroico Paperinik, non ridere dei suoi maldestri tentativi di fare breccia nel cuore di Paperina. I motivi per amare il suo personaggio sono tanti e tutti buoni. Lunga vita a Paperino! IL RITORNO DI ASTROSAMANTHA La donna dei record rimette piede sulla terra dopo quasi sei mesi in orbita stroSamantha è pronta al rientro sulla Terra. Il prossimo 11 giugno si chiude l'esperienza nello spazio dell'astronauta italiana. Missione compiuta, quindi, per il capitano Cristoforetti. L’atterraggio è previsto giovedì prossimo l’atterraggio in Kazakhstan, dopo quasi 200 giorni di esperimenti scientifici, collegamenti con la Terra e primati battuti. Era entrata nella Stazione Spaziale Internazionale il 24 novembre ora farà ritorno sulla Terra l’11 giugno portando con sé un’esperienza irripetibile e diversi primati. A PRESENTERÀ L’EDIZIONE 2015 I i protagonisti del docu-reality “Ginnaste – Vite Parallele”, Pif, Enrico Brignano, Juliana Moreira, il presentatore tv e speaker di Radio 105 Daniele Battaglia, Chef Rubio, Fabrizio Rossi, Angelina, la fashion blogger Chiara Nasti, Willwoosh e i comici del web PanPers. La kermesse inizierà alle ore 20:00 con l’MTV Music Awards Social Party, il pre show pre- con più giorni consecutivi fuori dal nostro pianeta e infine la donna con più giorni di fila nello spazio. Le tante foto che ha pubblicato sui social network e i video in cui ha raccontato la sua esperienza hanno permesso a tutti di avvicinarsi alla sorprendente quotidianità degli astronauti, la sua attività scientifica sarà molto preziosa per i ricercatori. Negli oltre sei mesi e mezzo passati sull’avamposto orbitante, Samantha Cristoforetti ha condotto numerosi esperimenti, alcuni dei quali portati avanti analizzando le reazioni del suo corpo in un ambiente di Ch. C. microgravità. IL TRAMONTO DEL PUNK Emis Killa star degli MTV Music l Parco delle Cascine di Firenze, il prossimo 10 giugno, ospiterà gli MTV 2015 Awards. A tenere le redini della kermesse canora sarà Emis Killa, che si calerà in panni diversi dal suo personaggio per accogliere gli artisti del programma. Previsti tantissimi ospiti che a loro volta accoglieranno sul palco i vincitori di questa edizione. I dieci cantanti che si esibiranno sul palco degli MTV Music Awards 2015 sono Marco Mengoni, Fedez con Noemi e Francesca Michielin, Malika Ayane, J-Ax, Max Pezzali, , Nek, Annalisa, Lorenzo Fragola e il dj producer francese Feder feat. Lyse. Tutti loro però saranno invitati a salire sul palco dagli ormai tradizionali presenter. Quest’anno infatti sarà la volta di Gianmarco Pozzecco, allenatore di pallacanestro, la ginnasta Francesca Deagostini con La sua missione è durata quasi 200 giorni volando a 400 chilometri di altezza. Un record quello raggiunto da Samantha Cristoforetti che è pronta a salire sulla navetta Soyuz e a tornare sulla Terra. Il ritorno era previsto circa un mese fa, ma è l’appuntamento con il nostro Pianeta è slittato a causa dell’incidente al cargo russo Progress. Nel frattempo il capitano dell'Aeronautica ha continuato a lavorare e collezionare primati: da prima donna italiana nello spazio, è diventata anche l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Italiana con più giorni in orbita, l’astronauta dell’Esa sentato da Brenda Lodigiani e dedicato al mondo social. Gli ospiti dell’apertura saranno i The Kolors, vincitori di Amici 14. La stessa band inoltre è stata scoperta da MTV New Generation nel 2011. Il vero show invece dovrebbe iniziare intorno alle 21:00. A breve sarà resa nota la scaletta con gli orari delle esibizioni degli artisti. El. Ma. I Sex Pistols si arrendono alle carte di credito Era ora che i nostri clienti mettessero un po' di ribellione nel loro portafoglio”, così ha commentato Michele Greene di Virgin Money – il servizio bancario ideato da Richard Branson, fondatore di Virgin Group - al lancio della nuova serie di carte di credito dedicate ad "Anarchy in The UK" dei Sex “ Pistols. “Con queste carte vogliamo celebrare l'eredità della Virgin – continua Greene - I Sex Pistols hanno sfidato le convenzioni ed i modi di pensare; la stessa cosa che stiamo facendo noi con l'intento di sconvolgere il mondo della banche inglesi”. Questo lo slogan che accoglierà le carte di credito più “trasgressive” nel mondo bancario. Ad averlo saputo che la band più anticonsumista e anarchica dell’Inghilterra che i loro pezzi sarebbero finiti su carte di credito, in mano a qualche maniaca dello shopping più sfrenato. Ma sembra che anche loro, si siano arresi alla dura e svilente legge del marketing. Sulle nuove carte di credito saranno utilizzate le copertine e immagini simbolo, che richiameranno appunto le correnti anarchiche della fine degli anni '70 e l'immaginario che circondava il famosissimo gruppo. I componenti della Band non hanno rilasciato nessun commento. Forse è meglio tacere. Sull’onda tutta trasgressiva delle nuove carte di credito comparira' la parola 'bollocks', un parolaccia che indica i testicoli umani ma che viene usata soprattutto per screditare il pensiero di qualcun altro. Veramente molto (poco) Ch.C. punk… ! 12 Mercoledì 10 giugno 2015 SPORT MERCATO, NUOVA MISSIONE PER GALLIANI CHE VUOLE L’ASSO FRANCESE DEL MONACO. SFUMA DANI ALVES Milan scatenato: tratta pure Kondogbia La Roma tra Dzeko e Bacca, la Juve su Mandzukic e Van Persie La Lazio punta Yilmaz, la nostra notizia trova conferme anche in Turchia di Federico Colosimo T elefoni bollenti, sms continui. Giornate frenetiche. E’ il calciomercato, bellezza. Tra indiscrezioni, gossip, bufale e verità, è caccia al colpo grosso. Milan – Rossoneri scatenati sul mercato. Valigia in mano per Galliani che da Berlino – teatro della finale di Champions – prima è volato in Portogallo per trattare Jackson Martinez salvo poi fare scalo a Montecarlo. L’obiettivo? Risaputo: Kondogbia. Il direttore sportivo, su mandato del presidente Berlusconi, vuole rinforzare la rosa e riportare il club nelle posizioni di vertice. Il centrocampista francese piace da tempo, ma su di lui c’è il forte interesse di mezza Europa oltre che dei rivali dell’Inter. E così il Diavolo non perde tempo, prova ad anticipare la concorrenza puntando a convincere l’asso del Monaco. Anche grazie all’aiuto del fondo Doyen Sport, che fa parte della Doyen Group. Società che s’è tuffata nel mondo del calcio imponendosi in pochi anni come il punto di riferimento degli investimenti sportivi. E detiene la proprietà dei cartellini di fuoriclasse del calibro di: Falcao, Felipe Anderson, Matic, Brahimi (per il quale il Porto chiede 50 milioni di euro), Ramires, Negredo e Neymar. Oltre che quelli di Kondogbia e Jackson Martinez. Nuova missione del Milan che con l’avvento di Mr Bee vuole essere protagonista di un mercato faraonico. E il nome nuovo per l’attacco è quello del Cicharito Hernàndez. Sfuma la pista che portava a Dani Alves, il terzino brasiliano ha rinnovato a sorpresa col Barcellona (contratto fino al 2017). Sempre vivo l’interesse per Ibrahimovic su cui si sarebbe fatto avanti pure l’Arsenal. Juve – Il destino di Morata, ricercato SOLO UNA “MANIFESTAZIONE DI INTERESSE” Nessuna offerta d’acquisto, Parma senza speranza? di Rita Di Rosa a busta consegnata ieri mattina al notaio Almansi dalla cordata che fa capo a Giuseppe Corrado "non contiene alcuna offerta d'acquisto" del Parma ma solo "una manifestazione d'interesse". A renderlo noto sono stati ieri pomeriggio i curatori fallimentari del club emiliano, Angelo Anedda e Alberto Guiotto, e lo stesso notaio Giulio Almansi designato dal giudice delegato a sovrintendere alle operazioni di vendita. “La busta pervenuta entro le ore 12 di oggi (ieri, ndr) non contiene alcuna offerta d'acquisto dell'azienda sportiva del Parma FC", si legge ancora nella nota. I curatori poi aggiungono: “ "La comunicazione pervenuta consiste in una manifestazione d'interesse non conforme a quanto previsto dal Disciplinare di Gara e non corredata da cauzione, a firma delle società Viris Spa e Unigasket Spa. Tale manifestazione d'interesse, unitamente alle altre comunicazioni ricevute dai curatori, saranno sottoposte all'attenzione del Comitato dei Creditori e del Giudice Delegato nella giornata di domani (oggi, L ndr) affinché vengano prese le opportune determinazioni". Insomma, a questo punto si fa davvero concreto il rischio fallimento per il Parma e l’ipotesi che possa ripartire dalla serie D, dopo i fasti delle ultime stagioni. Tra l’altro, non ha presentato alcuna offerta neppure l'americano ex star del baseball Mike Piazza, anche se questi ha pur sempre depositato una cauzione, optando quindi per una trattativa privata, la cui approvazione o meno spetta però al giudice. Forte la delusione in città, non solo tra i tifosi, dopo che nelle ultime ore l’ipotesi Corrado – imprenditore originario del Piemonte che da danni vive però a Parma – aveva dato l’illusione che tutto potesse risolversi per il meglio. Sul fronte prettamente calcistico, nel ‘vecchio’ Parma regna invece l’incertezza: molti giocatori si sono già detti disposti a ripartire eventualmente dalla serie B, ma è chiaro che un po’ tutti si stanno guardando attorno e diventerebbero quanto mai appetibili qualora il Parma dovesse fallire, perché svincolati. con insistenza dal Real Madrid, fino alla prossima estate è saldamente nelle mani della Juve. L’ormai nota clausola de “recompra” da 30 milioni vale solo dal 30 giugno 2016. A meno di un’offerta indecente, lo spagnolo resterà quindi a Torino. Oggi (al massimo domani) si decide il destino di Tevez. I rappresentanti dell’Apache avranno un incontro con Marotta. Alla finestra Boca Juniors, Psg e Atletico Madrid. E proprio dai colchoneros potrebbe arrivare il sostituto di Llorente (che piace a Siviglia e Valencia): Mandzukic. Ma dall’Inghilterra rilanciano. “Juve pronta a tutto per Van Persie”. Resistono le quotazioni di Higuain e Cavani, tentazioni fortissime ma poco praticabili per via dell’elevato costo delle operazioni. Prosegue la caccia al trequartista e restano vivi gli obiettivi Oscar (Chelsea) e De Bruyne (Wolfsburg). Ancora incerto il futuro di Pirlo, sempre più vicino alla firma col New York City. Al suo posto Witsel? Roma – Dopo la cessione di Gervinho, il ds Sabatini prova a stringere con Cagliari per Nainggolan. Tra i giocatori intervenuti nella foto di presentazione della nuova maglia, il belga era presente. Assente, invece, Pjanic. Sul mercato la Roma sa di non poter sbagliare nemmeno una mossa. Idee chiare per il futuro e il desiderio è quello di costruire una squadra che possa lottare realmente per lo scudetto. Si cercherà dunque di vendere Destro e Doumbia (che potrebbe tornare al Cska Mosca), e di comprare un vero attaccante d’area di rigore. I favoriti sono Dzeko e Bacca, con il bosniaco in vantaggio sul colombiano per costi e concorrenza. Per la fascia piace Nani. Lazio – Il rinnovo di Klose non ha cambiato i piani dei biancocelesti che inseguono un attaccante di razza da poter affiancare, magari, al tedesco o a Djor- djevic. I nomi in ballo, neanche a dirlo, sono un’infinità. Van Persie a quanto pare è un miraggio. Hernandez piace, ma da Formello in questo senso arrivano solo smentite. Così come sul fronte Borini. Trova conferme pure in Turchia la notizia, data in anteprima dal Giornale d’Italia, che i biancocelesti sarebbero tornati alla carica per Burak Yilmaz. Ma il costo dell’operazione è proibitivo. E l’agente del giocatore frena: “Nessun contatto”. Tra sogni e acquisti, da non trascurare il capitolo cessioni. Nella lista dei giocatori in bilico c’è Radu (per sostituirlo piace Tremounilas). Oltre che Cana, ai saluti. Ma anche Ledesma, Ciani e Sculli. Se per Felipe Anderson è stata rifiutata un’offerta del Manchester United, sul totem del centrocampo, Biglia, è partito l’assalto del Psg. Inter – Per la corsa al colombiano Cuadrado, l’Inter potrebbe trovare in Mourinho un prezioso alleato. Ma il Chelsea non fa sconti, con i nerazzurri che provano a imbastire una trattativa alla Shaqiri: prestito oneroso con riscatto obbligatorio. Ieri intanto c’è stato un incontro tra Ausilio e gli agenti di Kolarov, trattativa praticamente impossibile. Eurosky Tower . Entrare in casa e uscire dal solito. La parte migliore è quando si torna a casa Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. 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