RAZIONALISMO , BAUHAUS, DESIGN
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RAZIONALISMO , BAUHAUS, DESIGN
Marchetti Francesca 5P 5/04/12 RAZIONALISMO, BAUHAUS, DESIGN 1 RAZIONALISMO , BAUHAUS, DESIGN L’ARCHITETTURA RAZIONALISTA Per architettura razionalista si intende il movimento artistico, sviluppatosi in Germania nell'ambito del Movimento Moderno, che sconvolse l’assetto urbanistico di capitali europee e statunitensi, dal 1920 al 1940. Essa nasce dagli studi di Le Corbusier e Gropius e si concretizza nella scuola del Bauhaus. Il Movimento Moderno, in generale, fu quel periodo, collocato tra le due guerre mondiali, teso al rinnovamento dei caratteri, della progettazione e dei principi dell'architettura, dell'urbanistica e del design. Ne furono protagonisti quegli architetti che improntarono i loro progetti a criteri di funzionalità ed a nuovi concetti estetici. Devastata da ingenti perdite di uomini, macchinari e risorse di ogni tipo, l’Europa del Primo Dopoguerra si trova a dover rompere ogni legame di continuità con il passato recente, con il fine di attuare una ricostruzione dei valori, accanto ad una stabile ripresa economica, entrambe indispensabili per risollevare la popolazione. Questa esigenza di allontanarsi dall’abominio della Prima Guerra Mondiale, si manifesta necessariamente anche in campo artistico: in particolare in architettura, l’espressione artistica maggiormente legata alla vita quotidiana, queste prerogative si concretizzarono nella cosiddetta “rivoluzione razionalista”, che coinvolgerà Europa e Stati Uniti. Gruppi di architetti ed intellettuali iniziarono a collaborare, per sanare la frattura storica fra arte, artigianato ed industria. L’architettura razionalista nasce come risposta a una serie di problemi che aggravarono la già difficile situazione postbellica; si tratta di problemi relativi al massiccio abbandono delle campagne, in favore di un inurbamento aggressivo. -Occorreva affrontare e risolvere il rapporto uomo-città, in relazione ai luoghi di produzione, dando vita non a dormitori privi di identità, ma periferie abitabili. -Erano necessari piani regolatori, che limitassero l’azione della speculazione edilizia selvaggia, causata dall’aumento vertiginoso dei prezzi del terreno edificabile. -Occorreva dar vita, all’interno dell’assetto urbano, a polmoni verdi, per evitare che le città si configurassero esclusivamente come luoghi cementificati e lontani dalla campagna. -Città, abitazioni e uffici dovevano essere pensati come strutture dotate di servizi igienici efficienti. -Le reti di trasporti pubblici, sia sotterranei, sia superficiali, dovevano essere potenziate; mentre occorrevano piani regolatori, che gestissero l’ormai intenso traffico di automobili. Marchetti Francesca 5P 5/04/12 RAZIONALISMO, BAUHAUS, DESIGN 2 Per risolvere queste problematiche, le esperienze artistiche precedenti, quali romanticismo e Art Nouveau non risultavano più sufficienti. L’Art Nouveau, ad esempio, che aveva coinvolto molti paesi europei dal 1890 al primo decennio del ‘900, con le sue manifestazioni quasi esclusivamente ornamentali, non poteva certo rispondere con efficacia all’esigenza di funzionalità, coniugata alla morale e all’estetica. L’architettura di cui l’Europa necessita consiste, quindi, in semplici strutture, in grado di risolvere conflitti sociali e ricostruire città velocemente. Da questi presupposti il Razionalismo si manifesta come perfetta sintesi ed identificazione tra forma e funzione. “Less is more” (“il meno è più”), la celebre frase di Mies van der Rohe, è il motto che meglio sintetizza l’architettura razionalista, contrassegnata da due elementi solo in apparenza contraddittori: il culto della logica e il “misticismo utopstico”. Per quanto riguarda questa spinta utopistica, occorre ricordare che essa generò grandi idee, che tendenzialmente si concretizzarono, però, inferiori alle aspettative. La fine della guerra stimolò, quindi, lo sviluppo di una nuova poetica architettonica, agevolata dai progressi delle tecniche costruttive: ferro, vetro e cemento furono i protagonisti di un movimento, che decise volutamente di non mascherarli con decorazioni inutili, per lasciarli a vista. Tematiche simili erano già state proposte da importanti architetti della generazione precedente, quali il viennese Adolf Loos e l’americano Louis Henry Sullivan. Una tragedia precedente, anche se non paragonabile al conflitto mondiale, si configurò come ottima palestra per le avanguardie architettoniche: nel 1871 un incendio rase completamente al suolo il centro di Chicago e massimo fautore della sua ricostruzione fu proprio Sullivan (1856-1924). Emblema della ricostruzione rapida del centro della città, seguendo le direttive delle nuove avanguardie architettoniche, è il grattacielo chiamato Chicago Tribune, terminato nel 1925, per opera di John Mead Howells e Raymond Hood (che avrebbe poi progettato il Rockfeller Center di New York). La vincita del modello, proposto dai due architetti al concorso del 1922, venne largamente criticata, in quanto il disegno gotico non seguiva i canoni di modernizzazione stabiliti dalla Scuola di Chicago. Nonostante le critiche, la torre si rivelò funzionale e vincente: la scienza della costruzione e la scoperta di nuovi materiali, quali ferro e cemento, furono in grado di raggiungere Marchetti Francesca 5P 5/04/12 RAZIONALISMO, BAUHAUS, DESIGN 3 altezze mai pensate, nemmeno nell’architettura gotica, senza compromettere la stabilità dell’edificio, ma in grado di accogliere nel minore spazio possibile, una enorme densità abitativa. L’edificio, infatti, non si sviluppa in larghezza, ma in lunghezza (141 metri), grazie ad un’ossatura di travi e pilastri, principalmente di cemento armato, disposti sia in orizzontale, sia in verticale. Sempre negli anni ’20, gli Sati Uniti diedero vita ad altre costruzioni innovative: nel 1928 William Van Alen progettò il Chrysler Building. Nel 1925 Walter Percy Chrysler fondò la compagnia automobilistica, che ancora oggi porta il suo nome e per dare alla società una sede degnamente rappresentativa decise di riprendere una vecchia idea costruendo un grattacielo sulla Lexington, presso Manhattan. Chrysler voleva però un edificio che diventasse un simbolo di potere, perciò doveva essere il palazzo più alto della città, se non del mondo intero. L'edificio fu progettato da William Van Alen, allievo della Scuola delle Belle Arti di Parigi. Il Chrysler Building fu ideato in stile Art Decò, con una guglia in acciaio inossidabile, che con le sue campate a tre archi e le finestre triangolari doveva riprendere il motivo dei radiatori delle auto dell'epoca. Terminato nel 1930, alto 77 piani, detenne per un breve periodo il primato di edificio più alto del mondo, e anche quando fu superato in altezza dall'Empire State Building, continuò a restare un simbolo inconfondibile della città. Ritornando all’architettura razionalista, nata dalla Germania del Bauhaus, dall’Olanda di de Stijl e dalla Francia del Cubismo, essa si poneva come obbiettivi e proponeva come sue caratteristiche, per rispondere alle esigente sopra citate: -l’impegno di nuove soluzioni formali, che mirassero ad essenzialità e funzionalità: utilizzo di volumi semplici e netti, preponderanza della linea e degli angoli retti, studio di una standardizzazione, ossia l’impiego di elementi prefabbricati di dimensioni sempre uguali o comunque fra loro multiple; -una conoscenza tecnica adeguata, che permettesse di utilizzare sistemi di progettazione e materiali, in rapporto con la produzione industriale; -rifiuto di ornamentazione decorativa. Le sue radici vanno ricercate nell’ambiente della Roma Antica, con il trattato De Architectura di Vitruvio, oltre al quello rinascimentale, con le teorie di Leon Battista Alberti. Influenze successive derivarono dall’architettura illuminista di Viollet-le-Duc e Semper. Seppure variegato al suo interno, il razionalismo può essere riassunto nel principio per cui la ricerca di una società ideale passa anche attraverso l’aiuto di un’architettura migliore. A Marchetti Francesca 5P 5/04/12 RAZIONALISMO, BAUHAUS, DESIGN 4 tal proposito ricordiamo che molti protagonisti del movimento abbracciarono idee socialiste o anarchico-individualiste. Lo sviluppo dello stile razionalista, che ben presto declinò nel cosiddetto International Style, mostrò degenerazioni in due casi, in particolare: quando idee generali furono applicate senza tenere conto delle caratteristiche dei siti, misconoscendo particolari vocazioni storiche e tecniche e quando furono disattesi i due principi fondamentali del Razionalismo, ossia la supremazia dell’urbanistica sul singolo intervento architettonico, pena la disarmonia dell’insieme, e la supremazia della funzione sulla forma, troppo spesso interpretata come via libera a soluzione economicamente povere e squallide. Protagonista della rivoluzione razionalista fu il calcestruzzo armato (o, più impropriamente, cemento armato), costituito da un conglomerato legante di cemento, sabbia e ghiaia, impastati con acqua. L’impasto si getta in opera entro gabbie, dalle pareti di legno provvisorie (casseforme), nelle quali è inserita un’armatura di ferro, formata da trafilati a sezione circolare (tondini). Il cemento, mescolato a travi in ferro o ad ampie superfici vetrate, rende possibili innovazioni impensabili, come l’arretramento dei pilastri di sostegno. Ha poi consentito la costruzione di edifici staccati dal suolo e poggianti su pilotis e affermato la libertà della pianta, svincolando le pareti dalla funzione di sorreggere l’edificio: non si avranno, quindi, esclusivamente muri portanti, ma anche pareti tamponatrici, facilmente costruite e distrutte, per essere riposizionate. Nel 1879 François Hennebique per primo si servì del calcestruzzo armato per costruire solai, secondo un principio ancora oggi utilizzato. L’esempio più significativo, però, dell’impiego di questa innovazione tecnica è il palazzo di Rue Franklin, progettato nel 1903 da Auguste Perret. Esso, di civile abitazione, costituisce il primo esempio di edificio in cui viene esibita l’ossatura in cemento armato. Questa casa, oggi una sorta di monumento dell’architettura contemporanea, rappresenta il desiderio di esibire la struttura, che diventa parte integrante dell’estetica dell’edificio. Il palazzo mostra lo scheletro cementizio, distinguendolo dagli infissi e dai pannelli rivestiti di gres a disegni floreali. Perret, per realizzare questo edificio in una Marchetti Francesca 5P 5/04/12 RAZIONALISMO, BAUHAUS, DESIGN 5 strada fortemente vincolata dal regolamento edilizio parigino, non ebbe un compito facile, anzi, gli venne assegnata una stretta porzione di spazi, all’interno di due muri ciechi. L’edificio doveva essere alto otto piani ed il principale problema fu la mancanza di spazio per creare una corte interna; l’unica illuminazione doveva provenire esclusivamente dalla strada. In facciata si evidenzia una divisione fra elementi verticali ed orizzontali, che si riconnette a principi logici e razionali. Perret, inoltre, per ovviare al problema dell’illuminazione, crea una rientranza centrale, annessa a due corpi laterali, creando cinque superfici ed altrettante fonti di luce. Il calcestruzzo conferisce all’interno dell’edificio ampia possibilità di movimento e il fatto che esso abbia una valenza estetica ed autonoma fa si che il palazzo sia considerato come una svolta in senso moderno. Grazie all’utilizzo del cemento armato, che liberava dal giogo delle pareti portanti, gli architetti poterono disegnare in modo libero la pianta interna degli edifici. Si può azzardare un confronto fra questa nuova libertà nel costruire e la libertà nel disegnare e nel dipingere, successiva alla nascita dell’Astrattismo. LE CORBUSIER Charles-Edouart Jeanneret (1887-1965), celebre con lo pseudonimo di Le Corbusier, è una delle personalità più creative del movimento moderno: oltre al suo fascino personale, contribuirono a queste attenzioni i suoi scritti suggestivi e la capacità di diffondere le sue idee attraverso conferenze e dibattiti; Le Corbusier fu il primo ad organizzare il Congresso Internazionale di Architettura Moderna (CIAM), nel 1924 in Svizzera. Figlio di uno smaltatore di orologi, nacque in Svizzera, nel 1887, sebbene fu la Francia il principale teatro delle sue costruzioni. Si iscrisse alla Scuola d'Arte del suo paese natale e quando compì i diciotto anni realizzò la sua prima abitazione. Nella sua formazione viaggiò in numerosi paesi d'Europa, compresa l'Italia, soggiornando soprattutto a Vienna, dove venne in contatto con gli ambienti della Secessione viennese, a Berlino dove, nello studio di Peter Behrens, conobbe Walter Gropius e Mies van der Rohe. Ciò gli consente di acquisire un bagaglio culturale che affonda le radici nel passato e di evidenziare la sua passione per l'architettura, nonostante egli non abbia mai compiuto studi regolari in questo ambito. Solo intorno al 1920 cominciò realmente a lavorare come architetto. Nel ’17 si trasferì a Parigi, dove entrò nei circoli cubisti e si dedico all’attività di pittore. Nella capitale francese fondò la rivista l’Esprit Nouveau, destinata a vivere cinque anni e a riscuotere notevole successo; essa si proponeva come organo del Purismo, movimento di superamento del Cubismo. Durante la fase di apprendistato lavorò a Berlino e poi a Parigi, dove avrà modo di approfondire fra l'altro il suo interesse per la pittura moderna. Lavorò anche presso lo studio di Perret, fino al 1922. Nel 1922 apre uno studio di architettura, che segnerà l’inizio della sua attività, la quale spazia dall’architettura, all’urbanistica e all’industrial design. Marchetti Francesca 5P 5/04/12 RAZIONALISMO, BAUHAUS, DESIGN 6 Le Corbusier è convinto che l’architettura possa risolvere i conflitti sociali, tramite l’organizzazione dello spazio e la progettazione di città in opposizione a quelle industriali, ossia le villes radieuses. Nel 1926 pubblica Verso una Architettura, il più importante libro di architettura della prima metà del secolo scorso, in cui egli sostiene che l’impegno nel rinnovamento architettonico può sostituire la rivoluzione politica e realizzare la giustizia sociale. Contenuta nel testo è l’enunciazione dei primi tre dei “cinque punti di una nuova architettura”. Essi sono: -i pilotis, pilastri di cemento armato, che possono sollevare la casa dal terreno -i tetti-giardino, i quali non devono avere spioventi, ma essere concavi, per contenere l’umidità in modo costante. A questo proposito, ricordiamo che numerose abitazioni del progettista presentano un prato per ricoprire tetto e terrazze, sia con funzione ornamentale, sia di isolamento; egli introduce, in questo modo, la natura, all’interno degli edifici -la pianta libera, resa grazie all’utilizzo di pilastri, che rendono la struttura svincolata dai muri portanti, e danno vita alle pareti di tamponamento. -la facciata libera, sia a gettante sia rientrante, capace di modificarsi a seconda delle esigenza, producendo un certo dinamismo -la fenêtre en longueur (“finestra a nastro”), che può correre continua da un capo all’altro della facciata e permette a luce ed aria di entrare in abbondanza. Le sue prime opere architettoniche importanti vennero edificate a partire dal 1920, quando iniziò a lavorare con il cugino Pierre Jeanneret. Si tratta, per lo più, di ville private. Un esempio di questa tipologia abitativa è offerto da Villa Savoye, residenza di lusso, costruita nel 1926 in una radura circondata dai boschi, a circa 30 km da Parigi. L’edificio, ancora oggi all’avanguardia, grazie all’uso di linea pura ed ortogonale, è determinata dalla disposizione a maglia quadrata e si regge su colonnine affusolate, prototipi dei famosi pilotis, che permettono all’edificio di elevarsi sopra al terreno. Il verde può, quindi, insinuarsi al di sotto della casa, diminuendo il contrasto tra natura e architettura. Partendo dal basso si ha un portico, sotto al quale si può accedere direttamente in automobile; oltre al garage con tre posti macchina, vi sono i servizi di lavanderia e un piccolo appartamento per l’autista. Dal portico si accede al primo piano mediante due Marchetti Francesca 5P 5/04/12 RAZIONALISMO, BAUHAUS, DESIGN 7 rampe di scale. Dal soggiorno rettangolare si accede a una terrazza a “L”, invisibile da fuori, poiché chiusa su entrambi i lati esterni dalle pareti bianche della facciate. Il primo piano (cucina, stanza del personale, soggiorno, pranzo e camere padronali) conduce, tramite un’altra scala, al tetto, caratterizzato da solarium e giardino pensile. L’edificio è intonacato di bianco, eccetto il piano terra (verde); esso presenta facciate, che risultano essere un nastro continuo e leggero, quasi una striscia animata dai vuoti delle finestre, risolte in vetrate continue e non più elementi singoli. Il carattere monumentale e retorico delle facciate che sorgono dal terreno è ormai completamente superato, in favore di una struttura aerea, logica, discreta nei suoi rapporti con l’esterno. Nel complesso la costruzione appare come un assemblaggio di volumi geometrici puri, estraneo dall’ambiente circostante, dal quale emerge con chiarezza. Esso riassume tutte le prerogative delle regole architettoniche: è, infatti, composto di cemento armato, ferro e pilastri, elementi che forniscono massima libertà di disposizione degli ambienti interni e allontanamento dall’umidità della natura circostante. Tornando all’opera di Le Corbusier, egli progettò il Modulor, modello di riferimento, che stabilisce le proporzioni ottimali per la costruzione delle abitazioni, in rapporto ad un uomo di altezza 183 cm. Infine, tra il 1946 e il 1952 progettò l’Unita di abitazione, immaginando la concentrazione di un numero elevatissimo di alloggi, all’interno di un unico e complesso organismo polifunzionale. Essa venne realizzata a Marsiglia: si tratta di un edificio per civile abitazione, composto da 17 piani, concepiti su due livelli (duplex), e percorso al suo interno da ballatoi. L’intero edificio, progettato secondo il Modulor, non entrò mai pienamente in funzione e numerosi appartamenti risultano oggi disabitati. Tra i progetti dell’artista, ricordiamo anche la Chaise Longue e il progetto urbanistico, che prevedeva il radere al suolo dell’intero centro parigino, per ricostruirvi filari di grattacieli cruciformi; il progetto comprendeva la partecipazione attiva di scultori e pittori nel cantiere per realizzare la “sintesi fra le arti maggiori”. WALTER GROPIUS Figlio e nipote di due architetti importanti nell’ambito berlinese, nasce nel 1883 a Berlino, si laurea in architettura nel 1907 e svolge il suo apprendistato dapprima a Monaco, poi a Berlino, dove lavorerà come assistente di Behrens, dal 1908 al 1910. Inizia poi a collaborare con Alfred Meyer, dando vita al progetto della Fabbrica di scarpe Fagus (Officine Fagus) , opera Marchetti Francesca 5P 5/04/12 RAZIONALISMO, BAUHAUS, DESIGN 8 in cui il giovane architetto mette in luce l’abilità nell’utilizzo innovativo di materiali come ferro, vetro e cemento. Inoltre, le Officine sono il primo tentativo di mediazione fra tecnologia ed estetica, oltre che spazio interno ed esterno, concezioni acquisite da alcune produzioni di Wright. Gropius, in tutta la sua espressione artistica, mostra di avere a cuore soprattutto la relazione fra uomo e comunità: egli è maestro indiscusso della nuova tendenza sociale dell’architettura, capace di coniugare i bisogni dell’individuo con quelli della collettività. Il fatto che l’architetto in questione fu particolarmente attratto da progetti di carattere umanitario è senza dubbio suggerito dall’ideologia socialista, che abbracciava. Si spiega così come egli abbia prestato attenzione al teatro (basti pensare al progetto del Teatro Totale), oltre ad edifici scolastici ed assetti urbanistici. IL BAUHAUS Nel 1919 Gropius fu chiamato nella capitale della neonata repubblica tedesca, Weimar , per dirigere l’Accademia delle Belle Arti. Con il fine di unificare il mondo dell’arte con quello della produzione, l’architetto diede una svolta radicale alla scuola, conferendole prima di tutto un nuovo nome: BAUHAUS, ossia CASA DEL COSTRUIRE. Il Bauhaus è abbreviazione Staatliches Bauhaus e si configura come una scuola di architettura, arte e design della Germania, che operò a Weimar dal 1919; a Dessau tra il 1925 e il 1932 e a Berlino tra il ’32 e il ’33. Marchetti Francesca 5P 5/04/12 RAZIONALISMO, BAUHAUS, DESIGN 9 La scuola risulterà fondamentale sia per l’architettura in sé, sia per la nascita e lo sviluppo del Movimento Moderno, ma soprattutto fu promotore di tutte le avanguardie artisticointellettuale del Novecento. Essa incarnò di fatto il simbolo della rinascita, umana e morale, della Germania, nel periodo che intercorre tra la sconfitta della Prima Guerra Mondiale e l’avvento della dittatura nazista. Istituzionalmente il Bauhaus era un istituto artistico superiore, generato dall’unione di un’accademia e di una scuola d’arte applicata, entrambe dirette da Gropius. Il nuovo istituto comprendeva, quindi, annessi e connessi teorici, insieme ad una forte attenzione verso aspetti pratico-manuali dell’attività artistica. Seguendo questo presupposti, alcuni anni dopo gli inizi, l’ideale della formazione artigianale fu soppiantato di preparare una nuova figura professionale: progettisti che sapessero dar forma a una produzione industriale in serie. La scuola riuniva personalità di rilievo, come Klee e Kandnsky, che vi aderì, insieme ad altri russi, quando il regime sovietico optò dichiaratamente per il realismo accademico. Per quanto riguarda le caratteristiche proprie della scuola: -è una scuola pubblica, caratterizzata da una concezione pragmatica, quindi fondata sull’esperienza pratica, sul confronto delle idee, sul desiderio di creare un’arte che sia soprattutto funzionale e sappia rispondere efficacemente ai bisogni della gente -abbandona ogni tradizione figurativa legata all’accademica ottocentesca, con metodi tradizionali di produzione artigianale -propone un superamento della frattura fra arte e produzione industriale, attraverso nuovi criteri di progettazione, in grado di nobilitare l’oggetto in serie -si tratta di una scuola d’arte globale, in quanto insegnamenti teorici e paratici sono impartiti parallelamente -propone l’accordo tra teoria e pratica e la considerazione dell’elemento artigianale, come fattore fondamentale e non subordinato. Il PROGRAMMA DI STUDIO proposto dalla scuola si compone di tre fasi, costituite in modo da conferire al futuro progettista una preparazione così solida da essere in grado di affrontare ogni problema in funzione di fatti specifici. Marchetti Francesca 5P 5/04/12 RAZIONALISMO, BAUHAUS, DESIGN 10 La prima, di stampo teorico, prevede un corso preliminare di sei mesi, durante i quali si esaminano le proprietà dei materiali, le caratteristiche del colore, delle forme naturali e geometriche, oltre alla percezione visiva. La seconda fase, di tipo pratico, consiste di un corso triennale, che prevede attività di laboratorio, come falegnameria, laboratorio di metalli , tessitura, stamperia, scultura e ceramica; in questa fase l’allievo apprende ed sperimenta caratteristiche tecniche e di lavorazione dei materiali. La terza fase consiste, invece, in un tirocinio svolto in cantieri edili e prevede lo studio della progettazione e della costruzione architettonica. Siccome l’architettura era concepita come sintesi finale di ogni sorta di ricerca, lo studente aveva poi il compito di ampliare la sua esperienza, attingendo in ambiti diversi: occorreva avere cognizioni anche al teatro e alla danza, fino ad arrivare al campo musicale. Con il Bauhaus nasce e si sviluppa, quindi, il razionalismo, ossia la ricerca tra la forma degli oggetti e la loro funzione e, nello stesso tempo, lo studio delle tecniche di produzione. Gli insegnamenti del Bauhaus, impartiti principalmente da Walter Gropius e Ludwig Mies Van Der Rohe, hanno rivoluzionato i metodi di insegnamento artistico, a livello mondiale. Gli studenti del Bauhaus non erano solamente recettivi: essi non si limitavano ad assimilare la lezione, erano parte integrante di essa e il rapporto tra insegnati e studenti consisteva in un reciproco prendere e avere. A partire da questa idea di assenza di gerarchia tra docente e studente, la scuola fu ritenuta “troppo” democratica. Accusata addirittura di bolscevismo e venuta a mancare la collaborazione con l’industria, presupposto sostanziale della scuola, la scuola si trovò in gravi difficoltà e, nel 1925, venne trasferita in una nuova sede a Dessau. Fu lo stesso Gropius, insieme ai suoi allievi, a progettare il nuovo edificio, contraddistinto da una rigorosa pulizia formale, una totale assenza di ornamentazione e da un ampio uso di vetro e cemento armato. La struttura, simbolo di modernità, risolta guidata da criteri che rispondono alla massima razionalità ed essenzialità; si nota, quindi, l’uso di figure geometriche regolari, volumi ortogonali, coperture piane, intonaco bianco, ampie superfici a vetrate, oltre alla forte matrice etica alla base del progetto. L’edificio permetteva di offrire all’attività didattica le migliori strutture possibile, per una formazione a tutto tondo; inoltre la matrice razionalista aveva lo scopo di studiare gli ambienti sulla base della funzionalità stimolare l’apprendimento. Marchetti Francesca 5P 5/04/12 RAZIONALISMO, BAUHAUS, DESIGN 11 L’edificio è articolato in due strutture distinte, a forma di parallelepipedo. Un volume era destinato a contenere le aule per le lezioni teoriche, l’altro i laboratori per le esercitazioni pratiche. Un lungo corpo sospeso su pilastri in calcestruzzo armato collega i due settori, accogliendo gli uffici amministrativi e la segretaria. Slegata dalla struttura principale, si innalza una palazzina a cinque piani, sede del dormitorio degli studenti. I vari comparti di cui si compone sono scanditi dalla presenza di finestre e portefinestre, dotate di piccoli balconi, che fanno sembrare la facciata una scacchiera astratta. L’architettura geometrica e semplificata chiarisce perfettamente la funzione della struttura. La planimetria assume la forma di due “L” incastrate tra loro. Gli unici materiali visibili risultano essere vetro, ferro e intonaco bianco. Gropius fa uso, però, anche il calcestruzzo armato, creando gli angoli di vetro: i pilastri reggenti sono posti all’interno della struttura, mentre le pareti sono semplici divisori; in questo modo le facciate possono essere vetrate fino agli spigoli, trasformando le strutture in enormi scatole trasparenti. La presenza di vetrate continue ha connotati sia funzionali sia ideologici: esse, oltre a consentire una migliore illuminazione, simboleggiano, tramite vetro e cristallo, chiarezza di pensiero e pulizia morale. Marchetti Francesca 5P 5/04/12 RAZIONALISMO, BAUHAUS, DESIGN 12 Nuove pressioni politiche nel 1924 obbligarono il direttore a lasciare la scuola (in seguito venne guidata da Mies van der Rohe). Dopo aver tentato una continuazione inconcludente della scuola a Berlino, nel 1933, il nazismo chiuse definitivamente la Bauhaus, giudicandola troppo aperta alle tendenze internazionali ed inefficace all’architettura monumentale e propagandistica, di cui il regime necessitava. I due celebri direttori, insieme a numerosi insegnanti, si traferirono negli Stati Uniti, dove fondarono una nuova Bauhaus. L’odierno Institute of Design di Chicago formò un’intera generazione di architetti americani. IL DESIGN Grazie alla progettazione globale del Bauhaus, nacque l’industrial design, ossia il design novecentesco, il cui scopo è la progettazione di oggetti destinati alla produzione industriale. Essi, quindi, devono necessariamente essere modelli facilmente riproducibili in serie, con l’obbiettivo principale del connubio tra dato tecnico e valore estetico. Direttamente dalla scuola tedesca, nascono oggetti di arredamento, nei quali la purezza della forma e l’evidenza della funzione si sposano perfettamente, tanto da diventare punti di rifermento del gusto contemporaneo. Le prerogative del design prodotto dal Bauhaus, che saranno poi le stesse abbracciate dai designer italiani, consistono nell’avere forme geometriche elementari (cerchio, sfera, quadrato), in grado di concretizzare principi di funzionalità, durevolezza, economicità, gradevolezza nell’aspetto e potenzialità di essere prototipi per la produzione industriale. Tra i prodotti usciti dalla scuola tedesca, citiamo, tra tutti, la Poltrona Barcellona, ideata da Ludwing Mies Van de Rohe, nel 1929. Marchetti Francesca 5P 5/04/12 RAZIONALISMO, BAUHAUS, DESIGN 13 Prima di passare al design italiano, è importante ricordare che lo sviluppo del design seguì di pari passo l’evoluzione industriale dei paesi interessati. Non a caso, quindi, fu l’Inghilterra il paese particolarmente aperto a questa arte applicata: William Morris, sostenitore del movimento “Arts and Crafts” , cerca di attuare il concetto della qualità nell’artigianato artistico, nel senso di conferire “personalità” alla neutralità degli oggetti, prodotti dalla catena di montaggio. Egli, per primo, sentì la necessità di una nuova figura professionale nell’ambito industriale: il designer, in grado di rendere gradevole l’oggetto senza modificarne la funzione. Trasferendoci nei Paesi nordici, i produttori cominciarono a prestare attenzione al comportamento dei consumatori. L’architetto Alvar Aalto puntò l’attenzione sul rapporto fra uomo e oggetto d’uso: da qui crea, ad esempio, una poltrona composta da un telaio in legno e una lastra di compensato curvo. L’Ikea, industria Svedese fondata nei 1943, è erede degli insegnamenti di Alvar Aalto, dedicandosi alla produzione di oggetti semplici, combinabile ed economici. DESIGN ITALIANO Solo intorno agli anni ’50, con il fermento culturale del dopoguerra e della ricostruzione, si è assistito in Italia alla presa di coscienza del problema del design, dai punti di vista pratici e teorici. La guerra aveva lasciato miseria e i famosi aeroplani, fabbricati dalla Piaggio prima del conflitto, non erano più utili. Gli italiani, comunque, avevano necessità di nuove strutture, che garantissero loro una possibilità di movimento pratica e rapida. Dalla forte collaborazione tra progettisti ed imprenditori, per soddisfare questo bisogno, vediamo la nascita di prodotti, che sono diventati miti di quell’epoca. Uno di questi miti è sicuramente la Vespa Piaggio, uscita dagli stabilimenti della Piaggio nel 1946 e disegnata dall’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio. Marchetti Francesca 5P 5/04/12 RAZIONALISMO, BAUHAUS, DESIGN 14 L’oggetto in questione nasce dall’esigenza particolare delle donne, che entrate ormai nel mondo del lavoro, necessitavano di nuovi mezzi con cui spostarsi, sia in modo pratico (in relazione ai vestiti di quegli anni), sia in modo pulito (i modelli precedenti non erano dotati di un motore coperto). Esso sintetizza le esigenze di semplicità, leggerezza e funzionalità. Il conducente non si poneva a cavalcioni del telaio, che ricopriva il motore evitando di sporcare, ma egli si sedeva su di esso. La Vespa non è né una motocicletta, né un’automobile, ma piuttosto entrambe le cose. Essa, oltre a simboleggiare famiglia e lavoro, è emblema di ottimismo, una timida ostentazione di benessere. Il modello, grazie alla sua comodità, ebbe un successo tale, che un’altra azienda progettò un modello simile: la Lambretta, ideata da Cesare Pallavicino e prodotta dall’industria meccanica Innocenti di Milano, nel 1947. Nell’ambito automobilistico ci furono esempi gloriosi di vetture disegnate da Nuccio Bertone, insieme all’allievo Sergio Pininfarina. Tra le varie produzioni, la Cisitalia (1946). Lo sviluppo del design si sposta anche nelle aziende del mobile: imprenditori coraggiosi investirono su architetti emergenti, come Dino Gavina, che grazie alla collaborazione dei fratelli castiglioni, produsse la poltrona Sanluca. Tra le progettazioni dei Fratelli castiglioni ricordiamo anche la Lampada Arco Flos (1962). Marchetti Francesca 5P 5/04/12 RAZIONALISMO, BAUHAUS, DESIGN 15 Tutti i prodotti nascevano da un’analisi ergonomica e una di competenza dell’uso dei materiali. Il designer, per poter puntare sul successo del suo prodotto, deve avere un ruolo nelle strategie del marketing e realizzare prodotti piacevoli formalmente ed efficaci dal punto di vista comunicativo. In questo clima vivace nasce, quindi, il made in Italy , peculiarità italiana, riconosciuta in tutto il mondo. Oltre alle invenzioni già citate, altre espressioni del made in Italy furono il Telefono Grillo (Zanuso e Sapper, 1965), la Calcolatrice Olivetti Divisumma (Nizzoli, 1956), il Carrellone Mini-Kitchen (Colombo, 1964).
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