Le mostarde - Po di Lombardia
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le Most arde Il nome mostarda deriva dal francese “moût ardent”, “mosto ardente”: la formula originale prevedeva infatti l’utilizzo di mosto d’uva cotto e miscelato con granelli di senape per ottenere una salsa piccante che ben si sposava con arrosti e carni. le Most arde Mostarda Cremona Mostarda di Voghera La Mostarda di Cremona consiste in frutta candita immersa in sciroppo di glucosio aromatizzato con senape. I frutti più comunemente utilizzati, interi o a pezzi, sono le ciliegie, le pere, i mandaranci, i fichi, le albicocche, le pesche, i meloni, le prugne, i cedri, la zucca e l’anguria. La mostarda di Cremona è diventata la mostarda più consumata in Italia. Gli abbinamenti gastronomici più riusciti sono quelli della Mostarda di Cremona con le carni, tra cui il Gran Bollito Cremonese, con i salumi, tra cui cotechino e prosciutto cotto e con i formaggi, sia freschi sia stagionati. La mostarda di Voghera è una specialità di frutta intera candita (pere, fichi, ciliegie, albicocche, zucca bianca, prugne, mandaranci, pesche) immersa in sciroppo aromatizzato alla senape. Unica per gusto e nobile di origine la Mostarda di Voghera si rifà ad un tradizionale artigianato conserviero che ha visto l’avvicendarsi di numerosi maestri. Mostarda Mantovana La mostarda mantovana è una conserva di frutta in cui l’essenza di senape entra come aroma. Qui vengono utilizzate esclusivamente mele cotogne ma esistono anche altre versioni, basate sulla stessa idea, frutta candita ed aromatizzata con senape, tipiche di altre zone. La frutta, comunque va sempre messa affettata. Lo scopo delle cotture (prima del succo e poi del tutto) è di far addensare il succo ed arrivare ad ottenere, alla fine, le fettine, relativamente asciutte, in uno scipoppo denso. Per ottenere un prodotto piccante servono 20 gocce di senape per kg., se la si preferisce dolce si può scendere a 9-10 gocce/kg.
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