Impressionismo classi 5 ITER
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Impressionismo classi 5 ITER
CARATTERI GENERALI IMPRESSIONISMO L’Impressionismo si sviluppa in modo completamente diverso e per molti versi anomalo rispetto a tutti i movimenti artistici precedenti o successivi. In primo luogo esso non è organizzato né preordinato e si costituisce piuttosto per aggregazione spontanea, senza manifesti o teorie che ne spieghino le tematiche e le finalità. In secondo luogo poi, contrariamente ad ogni altro movimento precedente, quello impressionista è privo di una base culturale omogenea poiché i vari aderenti provenivano da esperienze artistiche e da realtà sociali fra le più disparate: Manet, che aveva rifiutato di esporre alla mostra, apparteneva ad una solida famiglia borghese e continuava a mantenere buoni rapporti con gli ambienti della pittura ufficiale; Monet e Renoir erano di origini modeste e avevano convinzioni politiche liberali; Degas era nato in una ricca e nobile famiglia ed era conservatore. Pissarro era anarchico; ma ognuno di loro voleva esprimere nella propria pittura un diverso modo di porsi in rapporto alla realtà esterna rispetto all'accademismo ufficiale. Essi si resero conto che tutto ciò che noi percepiamo attraverso gli occhi continua, di fatto, al di là del nostro campo visivo. Ecco dunque spiegata la quasi totale abolizione della prospettiva geometrica. Non è più ammesso imprigionare gli spazi della rappresentazione pittorica nella ristretta visione del reticolo prospettico: sarebbe come inscatolare la realtà mentre essa si estende anche al di là dei limiti fisici del dipinto. Il nostro occhio vede oggettivamente ogni dettaglio sul quale si sofferma. Ma la ragione, trascurando il superfluo e cogliendo solo l’impressione generale, opera una sintesi e comprende la realtà nella sua sostanza, come quando, terminata la lettura di un libro, noi ne abbiamo compreso il significato, senza però ricordarne dettagliatamente tutte le parole che lo compongono. I punti fondamentali del linguaggio impressionista sono appunto il COLORE e la LUCE. Probabilmente influenzati dai progressi scientifici che si andavano compiendo nel campo dell'ottica e intorno ai meccanismi della visione, gli Impressionisti sperimentarono come dissolvere il colore delle singole forme (il COLORE LOCALE) in giustapposizioni di colori puri. Verificarono che il colore non esiste in sé, ma in rapporto con i toni vicini, da cui viene influenzato e che viceversa influenza. È la luce che determina in noi la percezione dei vari colori e.l'esperienza quotidiana ci insegna che ogni colore ci appare più o meno scuro in relazione alla quantità di luce che lo colpisce e alla presenza o meno di altri colori che ne esaltino o ne smorzino la vivacità. Per potenziare colore, abolirono quasi completamente le linee di contorno, assegnando ai contrasti cromatici la funzione di suggerire il volume. Attraverso l'osservazione diretta, notarono che le ombre inoltre non sono nere: essendo meno imbevute di luce, certo non hanno la stessa valenza cromatica di quelle esposte al sole, ma sono altrettanto ricche di colori tra cui dominano i complementari, soprattutto il blu. L’ombra, infatti, riprenderà, per trasparenza il colore della superficie su cui è proiettata, e per riflessione quella del corpo che l’ha generata. La pittura deve rendere allora l’estrema variabilità dei colori con la maggiore immediatezza possibile, cercando di cogliere l’impressione provocata dal soggetto in quel preciso momento, secondo la luce, l'ora del giorno, la stagione, la trasparenza dell’aria, nella precisa consapevolezza che l'istante successivo potrà generare sensazioni del tutto diverse. Per fermare le sensazioni ricorrono a una tecnica rapida dipingendo a tocchi virgolati - per picchiettature, per piccoli tratti, collocando i loro cavalletti nei giardini, nei boulevards, nelle campagne. Non è un caso che l’ACQUA è un elemento fondamentale nella pittura impressionista e particolarmente in quella di Monet. Essa è costituzionalmente mobile e riflettente. Quando Monet, ormai vecchio e celebre si reco a Venezia, restò colpito e entusiasta dell’inimitabile luce della città e a un giornalista che lo intervistava disse: "Venezia è l’impressionismo in pietra”. L’acqua esprime anche il senso della relatività delle cose, non soltanto perché i riflessi cambiano continuamente, ma, anche perché essa, pur presente e tangibile fisicamente, pur apparentemente sempre uguale, non è mai la stessa. La modernità degli Impressionisti consiste allora nell'avere cercato di rendere il senso della mobilità delle cose, la loro transitorietà e il loro continuo divenire. nell'avere individuato l'istante come la sola realtà che ci appartiene, nell'avere intuito che quello che noi vediamo non corrisponde alla visione oggettiva della realtà, ma alla nostra percezione soggettiva. CLAUDE MONET – NINFEE BIANCHE 1899, olio su tela, 89x93 cm, Mosca, Museo Puskin Quando Claude Monet nel 1883 si ritirò a Giverny, nella quiete della campagna, si fece costruire un giardino con uno stagno in cui galleggiavano variopinte ninfee e un ponte in stile giapponese. Lo stagno era in origine piuttosto piccolo e solo dopo il 1900 fu ampliato, fino alle dimensioni che appaiono nei monumentali pannelli delle ninfee degli ultimi anni. Quest’angolo di natura divenne fonte inesauribile di suggestioni e sensazioni fino alla morte, avvenuta il 6 dicembre 1926; l’artista lo ritrasse numerose volte in versioni quasi identiche, ciascuna con tonalità differenti, in cui le immagini si fanno sempre più indistinte ma cariche di una densità luminosa di straordinario fascino. In quest'opera il verde vivido de salici piangenti e degli alberi intorno, il piegarsi delle canne e delle erbe sullo specchio d'acqua, le corolle delle ninfee che emergono, trasmettono la sensazione di una natura rigogliosa e la bellezza di quell'angolo incantevole. Analisi degli elementi del linguaggio visuale Come in molti altri casi, i soggetti reali sono però la luce, il clima, il colore. “L'effetto varia continuamente — sottolineava entusiasta Monet — non solo da una stagione all'altra ma da un minuto all'altro, dato che i fiori acquatici sono ben lontani da costituire tutta la scena; in realtà essi ne sono soltanto l'accompagnamento. L'essenza del soggetto è lo specchio d'acqua il cui l’aspetto muta ogni istante, grazie ai pezzi di cielo che vi si riflettono donandogli luce e movimento” Monet sottolineava tale dichiarazione riferendosi ai suoi quadri di ninfee come a "paesaggi d'acqua". La luce si scompone nelle sue componenti cromatiche, si riflette sullo specchio d'acqua che la esalta con le sue rifrangenze e la cui superficie appare continuamente mutevole. La linea è assente e manca un disegno preparatorio; le forme appaiono v i b r a n t i e p r e n d o n o vita direttamente dal colore, intriso di effetti di fresca luce verde. Il colore, distribuito a tratti, con pennellate rapide e sicure evoca appunto la consistenza delle cose e i riflessi del sole che le impregnano; foglie, arbusti, fiori, alberi non hanno definizione, sono parte di un magma colorato che vibra sulla superficie. Il m o v i m e n t o fa parte dell’impressione che riceviamo nel percepire il mondo esterno. L’immagine è, infatti, fuggevole, la forma appena intuita e, non avendo contorni definiti, sembra in continuo cambiamento. Temi e significati Nei dipinti di Monet il soggetto non è di fondamentale importanza: "Quando uscite a dipingere, cercate di dimenticare quali oggetti avete davanti, un albero, un campo... dipingeteli semplicemente come vi appaiono, l'esatto colore e l'esatta forma, finché non vi restituiscono l'impressione genuina della scena che avete dinanzi agli occhi". Il vero tema del suo lavoro è dunque l'immagine visiva, il rapporto cromatico e la libertà inventiva delle forme. Ogni tocco in quest'immagine sembra respirare e concorre a costruire il miracolo di una pittura che più si allontana dalla descrizione delle cose, più riesce a-trasmetterne l'essenza. Il dipinto diventa una sorta di diaframma dove l'artista ca tt ur ala vita della natura e dichiara il suo rinnovato entusiasmo per lo spettacolo del mondo. L'artista e il contesto storico-culturale Nato a Parigi nel 1840 da una famiglia modesta, Monet trascorre la giovinezza a Le Havre dove si fece riconoscere per le sue doti di caricaturista e ricevette i primi insegnamenti da un pittore di marine, Eugène Boudin. L'interessamento di una zia gli permise di trasferirsi a Parigi per frequentare una scuola d'arte, ma, nonostante le assicurazioni date alla famiglia, non frequentò alcun corso regolare, attratto dagli artisti e dalle esperienze che all'epoca ruotavano intorno a Manet. Il soggiorno parigino fu interrotto dal servizio militare ad Algeri: i colori e le luci di quella terra lo affascinarono e contribuirono a consolidare il suo interesse per la natura. Nel 1862, a ventidue anni, Monet ritornò a Parigi lavorando accanitamente e maturando gli indirizzi ella sua pittura; qui iniziò a frequentare il Caffè Guerbois, dove un gruppo di pittori, tra cui Renoir, Pissarro, Degas, Cézanne, Sisley, si riuniva per discutere e confrontare idee e progetti. Veniva perciò chiamato anche "gruppo di Batignolles dal quartiere parigino dove si trovava il Caffè Guerbois. Questi artisti erano diversi per temperamento, convinzioni politiche e ceto sociale, ma ciò che li accomunava era l'avversione per l'arte accademica, la volontà di produrre qualcosa di moderno secondo la tendenza realista di Courbet, l’indifferenza per il soggetto, nonostante una diffusa predilezione per il paesaggio, l'idea che si dovesse dipingere all’aria aperta (en plein air), l’interesse per la resa della luce e dei colori. Nel 1872 Monet si trasferì con la moglie e il figlio ad Argenteuil, un paesetto a circa trenta chilometri a nord-ovest della capitale. Spesso lo raggiungeva Renoir e i due artisti, dopo avere scelto lo stesso soggetto, lo studiavano insieme. E' un periodo determinante per la produzione di Monet: le sue tele si coprono di trame vibranti di piccoli tratti che isolatamente non definiscono alcuna forma, ma accostati trasmettono i lineamenti essenziali del motivo scelto, catturando l'impressione della scena in tutta la sua ricchezza di colori e di vita. Nascono così opere come "Regata ad Argenteuif' (1872, olio su tela, 48x72 cm, Parigi, Musée d'Orsay) o "I papaveri" (1873, olio su tela, 50x65 cm, Parigi, Musée d'Orsay) dove l'accostamento dei colori primari e complementari determina una luminosità intensa e festosa, cosicché tutto è luce, tutto è colore. Il 15 aprile 1874, nello studio del fotografo Nadar in Boulevard des Capucines, Monet partecipa con Renoir, Pissarro, Degas, Cézanne, Sisley e Morisot, a una mostra singolare: l’esposizione non era stata organizzata dal governo, ma dai pittori stessi che per realizzarla ne avevano sostenuto le spese, costituendo una Società Anonima con l’intento di contrapporsi al Salon ufficiale. Quei giovani artisti speravano cosi di fare conoscere e affermare il loro nuovo e diverso modo di dipingere. L'iniziativa registrò un clamoroso insuccesso. pochissimi i quadri venduti, esiguo il numero dei visitatori che, per lo più indignati, voltarono le spalle ai dipinti o li ridicolizzarono. Proprio ironizzando sull’opera di Monet "Impressione sole nascente" (1872, olio su tela, 48x63 cm, Parigi, Museo Marmottan) il critico Louis Leroy, il giorno seguente intitolava la sua recensione sulla rivista satirica Le Charivari “La Mostra degli impressionisti”. La definizione, sebbene coniata in senso spregiativo (le impressioni sono prive di meditazione, superficiali, non definite quindi non degne di diventare pittura) si rivelò efficace: da quel momento in poi, i pittori del gruppo vennero designati con questo termine, pienamente corrispondente alloro intento e al loro modo di rendere la visione della realtà.
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