come ludi
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L come ludi Gli spettacoli pubblici che tanto piacevano ai Romani erano chiamati genericamente ludi e comprendevano i giochi del circo, ludi circenses, i combattimenti dei gladiatori, munera gladiatoria, e le rappresentazioni teatrali, ludi scaenici. I più importanti erano organizzati a date fisse, ad esempio i Cerealia (festa del grano), i Floralia (festa dei fiori). Il Circus Maximus (Circo Massimo), nel quale si svolgevano le corse con le bigae o le quadrigae trainate da cavalli, poteva contenere centocinquantamila spettatori che prendevano posto nelle ampie gradinate. In ogni spettacolo dovevano effettuarsi ventiquattro corse; si contendevano la vittoria diverse factiones, “fazioni” designate dal colore delle vesti del rispettivo auriga. Il percorso della pista era detto curriculum, “corsa” che ora significa l’elenco degli avvenimenti più importanti degli studi e della carriera di una persona. I cavalli dovevano fare sette giri intorno a una spina lunga seicento metri, termine attualmente usato dagli urbanisti per definire varianti al piano urbanistico. Gli spettatori facevano scommesse di ogni genere e c’era una vera tifoseria, da essere definita “fanatismo”; tale sostantivo deriva da fanum, “tempio”, espressione di un’esaltazione religiosa e, per estensione, “frenesia”. I combattimenti dei gladiatori furono i giochi prediletti dai patrizi e dai plebei. Il sanguinoso spettacolo aveva luogo nell’amphitheatrum, “anfiteatro”, un’arena, “arena”, di forma ovale circondata da gradinate concentriche; questa parola indica un luogo di gare non solo sportive. I gladiatori che prendevano parte alle pugnae, “combattimenti” dovevano dimostrare di aver frequentato i ludi, scuole di allenamento e di saper sopportare ogni genere di sofferenze. Si presentavano nell’anfiteatro uscendo dai carceres, “sbarre”. In caso di ferimento, il gladiator si inginocchiava e aspettava il verdetto: il pollex versus, “pollice rivolto in basso”, ne decretava la morte. Talvolta i gladiatores combattevano contro le belve affamate: erano perlopiù condannati a morte e la pena veniva detta ad bestias. I ludi scaenici potevano essere comoediae o tragoediae e questi due generi sono giunti fino a noi, certamente molto modificati nel tempo. Gli actores infatti erano scelti fra gli schiavi e, se un uomo libero si dava alla scene, perdeva i diritti di cittadino romano. Portavano alti cothurni e personae, “maschere” che variavano secondo i caratteri da rappresentarsi, da cui la parola italiana “persona”. Le donne non potevano salire sul palcoscenico, quindi gli uomini indossavano abiti e maschere femminili. Il termine latino ha subito minime modificazioni rispetto alla lingua d’arrivo, ma gli attori e le attrici ora godono del favore e della stima degli spettatori. La scaena, “scena”, cambiava spesso e le azioni erano accompagnate dalla musica; nei momenti più drammatici, la situazione tensiva veniva sciolta con l’intervento del deus ex machina, calato dall’alto con dei marchingegni. Il termine viene usato ora per indicare chi risolve una situazione difficile. DAL LATINO ALL’ITALIANO LATINO ITALIANO actor, -oris, m. amphitheatrum, -i, n. carceres, -is, m. circus, -i, m. comedia, -ae, f. curriculum, -i, n. factio, -onis, f. fanaticus, -a, -um, agg. ludus, -i, m pugna, -ae, f. scaena, -ae, f. theatrum, -i, n. tragoedia, -ae, f. persona, -ae attore anfiteatro carcere, carceriere, carcerato circo, circense commedia, commediante, commediografo curricolo, curricolare fazione fanatico ludoteca, ludico pugnace scena, scenico, scenografo, scenografia teatro, teatrale, teatralità tragedia, tragico, trageda persona © EDISCO Editrice
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