il dettato amoroso di edmund spenser

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il dettato amoroso di edmund spenser
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FRONTIERA DI PAGINE
POESIA MODERNA
IL DETTATO AMOROSO DI
EDMUND SPENSER
I DI ANDREA GALGANO
http://polopsicodinamiche.forumattivo.com Prato , 22 novembre 2011
E
dmund
rappresenta
Spenser
una
traccia
(1552-1599)
ambiziosa
nell’epoca elisabettiana. Di lui si è
detto che fosse “il nuovo poeta” o “il poeta dei
poeti", secondo definizioni di epoca romantica,
ma sicuramente fu colui che meglio incarnò lo
spirito della sua epoca e che riuscì a fondere le
diverse anime della letteratura a lui coeva.
Nonostante la controversa, per molti aspetti, carriera politica, la sua vocazione fu
poetica, al servizio della forma e dell’espressione.
Essere “poeta dei poeti” significa percorrere non solo la tradizione (Chaucer e le
sue possibilità dialogiche, oltre che Petrarca), ma anche definire la soglia di
visione di autori che a lui e alle sue famose stanze (un’ottava ariostesca con un
alessandrino finale) hanno guardato, come Keats, Shelley, Byron, fino a
Tennyson.
La sua Faerie Queene rappresenta la prima visione epica che l’Inghilterra abbia
avuto. L’epica è l’anima di un popolo, la storia e l’immagine che attraverso i
secoli serve a dichiarare e incensare il presente, che tradotto in un solo nome
diviene Elisabetta e la sua corte.
Doveva includere dodici libri, ma ne riuscì a scrivere solo sei e un settimo
incompiuto. Dodici come le virtù aristoteliche (Santità, Temperanza, Castità,
Amicizia, Giustizia, Cortesia), canonizzate cristianamente da San Tommaso
d’Aquino. Ogni libro è suddiviso in dodici canti e, recuperando l’impianto
virgiliano attraverso l’exemplum e l’iniziazione di un gentiluomo alla gentile
disciplina, deve testimoniare l’ascensione al trono della regina, qui impersonata
da Gloriana, regina delle fate e nel cui nome vari cavalieri compiono gesta e
imprese.
La descrizione delle scene, filtrate attraverso la finzione storica, porta al dettato
poetico una struttura armonica e musicale, che fanno di quest’opera un orizzonte
vivido di epica, in un flusso senza fine e in una prospettiva di meraviglia e
varietà.
Il fiabesco è il suo scenario prediletto ed è nell’incontro che si accende la scena,
perché è lì che il cavaliere incontra e mette alla prova le sue virtù. Ma è una
allegoria continua, una figura oscura che porta il lettore nel teatro
dell’interpretazione e che sommuove le strutture della realtà.
L’immagine, per Spenser, è lo specchio della sua anima, apparentemente
artificiosa, ma in realtà richiamo e sentiero di una tensione che non si risolve nel
concetto, ma lo amplia e lo fa vivere, mettendosi al suo servizio. Il colore della
parola e la delizia della stanza che evocano emblemi e simboli.
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© articolo stampato da Polo Psicodinamiche S.r.l. P. IVA 05226740487 Tutti i diritti sono riservati. Editing MusaMuta www.polopsicodinamiche.com http://polopsicodinamiche.forumattivo.com Andrea Galgano. IL DETTATO AMOROSO DI EDMUND SPENSER 22.11.2011
II Gli Amoretti, una raccolta di 89 sonetti dedicati a Elizabeth Boyle sua seconda
moglie, rappresentano un canzoniere cristallino e netto allo stesso tempo, che
vive di giustapposizioni ed echi precisi, non solo nella dicitura del nome
Elizabeth, facilmente sovrapponibile, ma anche nella ipostasi amorosa, vista
nella parabola non finita e cadenzata nel ritmo delle stagioni.
Il dettato amoroso di Spenser, privo della ironia di Sidney, ha un fluire armonico
e corposo verso il vissuto e la trama del mondo, «the lesson that the Lord us
taught», ossia della fusione di agape ed eros.
La caducità delle cose non tocca l’amore e la fama, perché hanno una meta
immortale, data dall’arte e dalla sua struttura, dal compito innato della materia
artistica e architettonica della natura umana, che confluisce alla fine in un
epitalamio, in una unione imperitura ed eterna.
Elizabeth rappresenta non solo l’esito di una fusione ideale e carnale, molto
vicina al Cantico dei Cantici, ma è il passaggio del fulgore sensuale della verità,
attraverso il risveglio del tempo: «Venendo a baciare le sue labbra (tale grazia ho
trovato) / mi sembrava di sentire l’odore di un giardino di dolci fiori».
III Come Stella polare di un firmamento acceso, in cui egli “parla di lei non a lei”,
come scrive giustamente Giorgio Melchiori.
Il suo io vive attraverso la voce dell’amata, come un dialogo di anime che
conoscono il verso fluido e armonioso dell’esistere, l’incanto e la delizia del
“marriage poem” che abbraccia la realtà, ma che allo stesso tempo passa nella
cruna del frammento e della riconciliazione.
L’io si salva perché ama e anticipa l’eternità, con il suo movimento di archi
sottesi e sempiterni.
Il canzoniere di Spenser, pertanto, ha calma torrenziale, un prodigio tutto interno
che conosce la bellezza sovrana e la rapsodia delle figure, la pace e la pena.
La meta non è solo il cuore amato ma è l’epitalamio del cielo, dove le anime si
congiungono in un unico e lieve sospiro.
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Venendo a baciare le sue labbra (tale grazia ho trovato)
mi sembrava di sentire l’odore di un giardino di dolci fiori
che delicati odori gettavano intorno
profuman le donzelle i loro amori
Di ciclamino le labbra odorose
come rose rosse le sue gote:
la sua nevosa fronte come boccioli di tuberose
i suoi occhi incantevoli come garofani ma appena sbocciati.
Il suo petto come un letto di fragole,
il suo collo come un mazzo di narcisi
i suoi seni come gigli, prima che le sue foglie siano cadute
i suoi capezzoli come giovani gelsomini sbocciati.
Tali fiori fragranti emanano il più odoroso effluvio
ma il suo dolce odore eccelle su tutti.
(AMORETTI, SON.64) IV ®
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