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MY GENERATION edizione web del bimestrale d'informazione a cura del Coordinamento FABI Giovani. Registrazione Tribunale di Roma n. 209/2012 del 5 luglio 2012 Direttore Responsabile: Lando Maria Sileoni a cura del Coordinamento FABI Giovani Settembre / Ottobre 2013 ALLA RICERCA DELLE IDEE ATTUALITÀ Papa Francesco ai giovani: “Non siete soli” ATTUALITÀ Nuove figure e modelli di servizio per una banca che cambia ATTUALITÀ Dignità, valore dell’individuo o spread del cost income? [email protected] Direttore Responsabile Lando Maria Sileoni Capo Redattore Lodovico Antonini Comitato di Redazione Mattia Pari Paolo Baldassarra Elisa Bianca Gallinaro Stefano Maini Bruno Marazzina Simona Misticoni Simona Ortolani Massimo Pellegrino Mirko Vigolo Collaboratori Flavia Gamberale Simona Sacconi Joe Black Demetra 03 EDITORIALE Alla ricerca delle idee 04 ATTUALITÀ ABI disdetta il contratto nazionale dei lavoratori bancari con 10 mesi di anticipo 06 ATTUALITÀ Papa Francesco ai giovani: “Non siete soli” 09 ATTUALITÀ Il papa ai giovani: “Siate coraggiosi, andate controcorrente” 10 ATTUALITÀ Ricambio generazionale: necessario, utile e responsabile 11 ATTUALITÀ Nuove figure e modelli di servizio per una banca che cambia... 14 ATTUALITÀ Dignità, valore dell’individuo o spread del cost income? 17 ATTUALITÀ Gli invisibili del bestseller 19 MARKETING Gamification: quando il mercato diventa gioco 22 POETRY CORNER Assassinio di Federico Garcìa Lorca 23 SPORT Ginnastica ritmica 24 LETTERATURA L’alchimista 26 MUSICA & CONCERTI Swingin’ Utters 27 CINEMA L’intrepido / Mi piace lavorare (mobbing) 28 ARTE Valeriano Lessio 30 VIAGGI Val di Non: profumo di mele! 33 CITAZIONI Editing Simona Sacconi Grafica di copertina Silvia Catalucci Edizione web Marco Ammendola Impaginazione Orione. Cultura, lavoro e comunicazione CONTATTACI: [email protected] E ditoriale di Mattia Pari Coordinatore Nazionale FABI Giovani iamo alla ricerca di idee”, penso che questo sarebbe un buon annuncio per molti banchieri che potrebbero farne un cartellino da attaccare sulla giacca oppure un messaggio da infilare in una bottiglia da lasciare nel mare adiacente alle spiagge delle loro vacanze estive. “Siamo alla ricerca di idee”, un grido accorato di soccorso che qualcuno dovrebbe avere l’umiltà di lanciare e qualcun altro il coraggio di raccogliere. In ballo, oltre alla vita lavorativa di molti bancari, anche il sistema economico del Paese. Perché questi due destini, che piaccia o meno, sono da sempre intersecati da un legame inscindibile. In questi ultimi anni, d’idee innovative dei banchieri ne abbiamo viste poche. L’evoluzione del sistema è stata costruita per la gran parte sull’opportuna corsa ai ripari con il rafforzamento dei controlli interni (compliance e risk management) e il cambiamento dei canali distributivi improntati sopratutto sul taglio dei costi. Questa revisione di struttura è stata contestualmente supportata da direttive commerciali spesso schizofreniche, che hanno evidenziato una scarsa visione prospettica di chi governa il settore. Dove sono le innovazioni di prodotto? Dov’è la creazione di un modello di banca in grado di reggere alle scosse della crisi economica continuando a creare redditività attraverso la valorizzazione della collettività? Dov’è una visione di futuro? La riduzione della rete distributiva non è una strategia industriale, ma semplicemente un taglio dei costi finalizzato a risultati di breve periodo, magari da portare con soddisfazione agli azionisti. Quello che interessa i giovani bancari è “S ALLA RICERCA DELLE IDEE CREARE UN NUOVO MODELLO DI FARE BANCA NON SOLTANTO IMPRONTATO SUL TAGLIO DEI COSTI È DIFFICILE, MA DOVREBBE ESSERE IL MESTIERE DEL BANCHIERE. UN LAVORO PER CUI SONO LAUTAMENTE PAGATI. TUTTI QUELLI CHE NON SI SENTONO IN GRADO DI ACCETTARE QUESTA NUOVA SFIDA E CHE CONTINUERANNO A NON TENERE IN CONSIDERAZIONE ANCHE LE IDEE DEI LAVORATORI, CREDO CHE FAREBBERO BENE A DIMETTERSI Settembre / Ottobre 2013 Editoriale 3 la banca di domani. Vogliamo sapere quali sono i progetti di chi gestisce il sistema. La nostra non è una semplice curiosità accademica, perché stiamo parlando del nostro futuro. Come Organizzazione Sindacale più rappresentativa del settore abbiamo chiesto più volte che i lavoratori siano coinvolti in queste scelte, ma fino ad oggi i nostri appelli sono sempre caduti nel vuoto. L’impressione è che diversi banchieri stiano sottovalutando l’introduzione dei canali alternativi e, infatti, molti giovani colleghi che ci lavorano denunciano spesso gli stessi problemi dei lavoratori impiegati nelle reti tradizionali, ovvero, l’assenza di formazione specializzata e di qualità. Mi domando come si possa pensare, nell’era della massima accessibilità alle informazioni e di elevata scolarizzazione, di supportare adeguatamente la clientela senza una valorizzazione della professionalità del personale qualunque sia la forma di supporto alla consulenza utilizzata. Però investire in formazione costa e i risultati non sono immediati, allora per qualcuno è forse meglio fermarsi alla riduzione dei costi. Alla formazione penserà in futuro qualcun altro, quando però sarà troppo tardi. La formazione è solo uno dei tanti problemi che diversi banchieri continuano a non voler affrontare e la recente disdetta anticipata del CCNL di categoria è l’ennesima forzatura delle parti datoriali. Un atto grave, che potrebbe essere una pericolosa minaccia anche sul futuro di tanti giovani lavoratori del settore. Creare un nuovo modello di fare banca non soltanto improntato sul taglio dei costi è difficile, ma dovrebbe essere il mestiere del banchiere. Un lavoro per cui sono lautamente pagati. Tutti quelli che non si sentono in grado di accettare questa nuova sfida e che continueranno a non tenere in considerazione anche le idee dei lavoratori, credo che farebbero bene a dimettersi. Noi, ce ne faremo una ragione. 4 Editoriale SILEONI: “IL GIANO BIFRONTE DEI BANCHIERI ITALIANI. ATTACCO SENZA PRECEDENTI AI DIRITTI DEI LAVORATORI, A CUI RISPONDEREMO ANCHE CON LO SCIOPERO” di Pinco Pallino dfsgsdfgsdfg sdfgsdfg sdfg sdf gsdf ABI DISDETTA IL CONTRATTO NAZIONALE DEI LAVORATORI BANCARI CON 10 MESI D’ANTICIPO a disdetta del contratto nazionale dei lavoratori bancari, disposta dall’Abi, con 10 mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale, rappresenta un attacco inaudito ai diritti dei lavoratori, a cui risponderemo per le rime, anche con lo sciopero». Lo dichiara Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari. «In questa vicenda senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali di settore, ci troviamo di fronte a dei banchieri che sono dei perfetti Giani Bifronte, la cui doppiezza è sotto gli occhi di tutti. Da una parte di fronte alle istituzioni monetarie internazionali e nei loro road show danno ottimistiche comunicazioni ai mercati, dichiarando grande solidità patrimoniale, “core Tier 1” oltre i vincoli di “Basilea3”, di aver ridotto tutti i costi operativi, compresi i costi del personale, di essere capaci di assor- «L Settembre / Ottobre 2013 bire le rettifiche su crediti generate dalla recessione, di non avere in pancia titoli tossici e di avere rischi degli attivi enormemente minori rispetto alle banche europee. Dall’altra, a casa loro, quando si devo- no confrontare con le organizzazioni sindacali, denunciano una redditività del capitale ai minimi storici, senza prospettive di ripresa, utili netti precariamente sostenuti dal carry trade sui titoli di stato grazie ai finanziamenti della BCE, costi del personale e livelli occupazionali insostenibili. Com'è possibile gestire con responsabilità, trasparenza e partecipazione le relazioni sindacali in presenza di una tale sconcertante, antitetica ed inquietante doppiezza di messaggi? La Banca D’Italia, che ha ribadito, in più occasioni, la solidità del sistema bancario italiano non ha nulla da dire? Qual è la vera situazione economica, reddituale, patrimoniale delle banche italiane? I lavoratori hanno il diritto dì saperlo, prima degli stress test annunciati dalla BCE, che il Parlamento europeo ha investito del compito di Vigilanza sulle grandi banche europee». Attualità 5 A ttualità 6 Attualità di Elisa Gallinaro Esecutivo Nazionale FABI Giovani PAPA FRANCESCO AI GIOVANI: NON PERDETE LA SPERANZA DI COSTRUIRE UN MONDO DI BONTÀ, BELLEZZA E VERITÀ NON SIETE SOLI arole semplici, vere, quelle di Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro a fine luglio. Parole sensibili, di un uomo in qualche modo “della porta accanto”, con tutta l’aria di uno che ha seriamente in coscienza quello che potremmo chiamare il “purgatorio sociale” che condanna i giovani su scala globale. Gli stessi giovani arrivati a milioni in Brasile, ad ascoltarlo. “Sono soprattutto i ragazzi a dover affrontare la verità quotidiana, il veleno del vuoto che si insinua nella nostra società basata sul profitto e sull’avere, che illudono i giovani con il consumismo”. Giovani che sono “particolarmente sensibili al vuoto di significato e di valori che spesso li circonda. E purtroppo ne pagano le conseguenze”. Parla di verità Francesco, lo fa ripetutamente quando si rivolge ai giovani, con quel qualcosa nella voce che lo rende – quantomeno al mio udito di agnostica – credibile. La sua preoccupazione centra con una chiarezza tonificante il problema: la verità quotidiana, quella che i giovani affrontano – subendola – in prima linea, vera non è, svuotata com’è di significati puliti e riempita all’orlo di tavoli da poker. Il suo messaggio dipinge un grande bluff a forma di trappola, con la carta vincente – la gioventù – incastrata e già indebitata fino al collo. Prima ancora di rendersi conto il gioco è iniziato. Il richiamo ai valori sbranati dagli ultimi voraci anni nelle parole di un Pontefice non è, francamente, cosa nuova; P Attualità 7 Settembre / Ottobre 2013 A ttualità innovativo è il fatto che non c’è solo idealismo: la spinta forte è sulla reazione, il messaggio assume spessore con l’incitazione ad andare controcorrente in nome di una grande sfida, una “sete di verità” che va cercata e fatta propria per la ricostruzione sociale, l’unica possibile. I valori fondamentali su cui si basa l’opera, l’obiettivo e l’essenza stessa del sindacato tuonano nella nostra voce di rappresentanti dei lavoratori tanto quando sono ridotti ad una debole eco nelle gole soffocate delle altre parti sociali, in preda ai più svariati tipi di convulsioni - dalle crisi d’identità ai conflitti d’interesse, per citarne alcuni soltanto. La dignità umana, unica e speciale, che trova espressione nel lavoro è – e sarà sempre, contro tutto e tutti – il terreno su cui noi appoggiamo i nostri piedi. Per chi difende quotidianamente un valore come questo, è lampante con quanto disprezzo esso sia stato prima abbandonato, poi attaccato, smembrato e strumentalizzato in tutti i modi possibili ed immaginabili. Tanto da riuscire nell’intento di spargere la confusione all’interno delle categorie di lavoratori. Da tempo eravamo soli nel contrasto a tanta “autodivorante” follia, di altre voci autorevoli che riportassero l’attenzione su tale scempio non se ne vedeva neanche l’ombra. La frattura scomposta tra passato e futuro - tra le persone e la loro società – permaneva dimenticata e fasciata alla buona in un silenzio istituzionale – intervallato da qualche sparata naif – e ad ogni lamento di dolore l’immancabile, annoiato luminare di turno spuntava a sradicare la scocciatura con un “abituatevi, non tornerà più come prima”. Invece no. Francesco tocca la ferita aperta di una generazione che non possiede l’esperienza della dignità guadagnata con il lavoro, lo fa con quell’affabilità coraggiosa che lo ha portato, in questi mesi, ad affrontare questioni vecchie e scivolose togliendo quella netta percezione di “muro”, sostituendola con la sensazione del “potersi parlare” al di là delle vedute d’opinioni. È inclusivo, Papa Francesco, e attento ai margini: i poveri, gli anziani, i giovani. I margini di cui ormai non si occupa più quasi nessuno. E tra gli emarginati, solo i giovani possono inventarsi qualcosa in merito. Il Papa dice “Non perdete la speranza, non siete soli”. Esattamente come diciamo anche noi. Credenti o no, non possiamo che sentire rafforzato il nostro percorso, se davvero non siamo gli unici a crederci. “Meglio fare casino che chiudersi dentro i recinti delle proprie parrocchie e immaginarsi potenti, anche se dentro si è già morti. Meglio uscire fuori per strada e disturbare, farsi valere, piuttosto che installarsi nella comodità, nel clericalismo, nella mondanità, in tutto quello che è l’essere chiusi in se stessi” (Papa Francesco). 8 Attualità ALLA SUA PRIMA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ BERGOGLIO INCITA I RAGAZZI A PRENDERE IN MANO IL PROPRIO FUTURO “metti fede” e la tua vita avrà un sapore nuovo, avrà una bussola che indica la direzione; “metti speranza” e ogni tuo giorno sarà illuminato e il tuo orizzonte non sarà più oscuro, ma luminoso; “metti amore” e la tua esistenza sarà come una casa Costruita sulla roccia, il tuo cammino sarà gioioso, perché incontrerai tanti amici che camminano con te. Papa Francesco Rio de Janeiro 25.7.2013 di Simona Sacconi Esecutivo Nazionale Giovani IL PAPA AI GIOVANI: «SIATE CORAGGIOSI, ANDATE CONTROCORRENTE» oraggio. Andate avanti. Fate rumore, eh? Dove sono i giovani deve esserci rumore. Poi, si regolano le cose, ma l'illusione di un giovane è fare rumore sempre. Andate avanti, e soprattutto nella vita ci saranno sempre persone che vi faranno proposte per frenare, per bloccare la vostra strada. Per favore, andate controcorrente. Siate coraggiosi, coraggiose, andate controcorrente». È la giornata mondiale della Gioventù e il neo Papa Francesco non ha peli sulla lingua quando parla ai giovani. È un momento difficile questo, sono tempi difficili, e sono i giovani ad avere la responsabilità della costruzione di un mondo diverso, migliore. Non ha dubbi il Pontefice. Papa Francesco davanti a tre milioni di ragazzi e ragazze in quella che è la sua prima Giornata Mondiale della Gioventù sferza il suo incoraggiamento a non lasciarsi abbattere dalle difficoltà perché è nei giovani di tutto il mondo il potere di cambiare le cose. Siamo tutti presi dalla crisi economica, ma la vera crisi, quella che dobbiamo superare prima di tutto, è una crisi di valori. Una crisi che la Chiesa, per prima, sta cercando di superare. E il primo passo l’ha fatto il giorno in cui ha eletto a propria guida questo Papa, un uomo in grado di parlare all’individuo con la forza dell’amore e della fede. Proprio poco tempo fa, il 28 agosto, nella basilica di San Pietro, dove si è svolto l'incontro con i 500 giovani della diocesi di Piacenza-Bobbio, Papa Bergoglio è tornato sull’importanza che i giovani hanno per il futuro: «A me piace stare con i giovani – ha premesso il Pontefice – perché sono portatori di speranza e artefici del futuro. È una cosa bella andare verso il futuro, con le illusioni, ma è anche una responsabilità. Quando mi dicono Padre, che brutti tempi, questi. Non si può fare niente... Io spiego che si può fare tanto. Ma quando un giovane mi dice Padre, che brutti tempi, questi! Non si può fare niente... Io lo mando dallo psichiatra. Perché – ha proseguito – non si capiscono un giovane, un ragazzo o una ragazza che non vogliano fare una cosa grande, scommettere su grandi ideali, per il futuro. Poi, faranno quello che possono, ma la scommessa è per cose grandi e belle. Questa – rivolgendosi ai giovani – è la sfida, la vostra sfida». Il rapporto di Francesco con i giovani è fatto di gesti amichevoli e personalizzati senza però scivolare mai nel giovanilismo. Egli chiede ai giovani di andare oltre se stessi, le illusioni, fino ad abbracciare gli anziani “fonte di saggezza”. Anzi ha detto ad un certo punto che giovani e anziani soffrono lo stesso destino di essere “scartati” dalla cultura contemporanea e ha proposto un'alleanza fra loro per costruire il futuro del mondo. Lui sì, il conflitto tra generazioni, l’ha già abbattuto. «C Settembre / Ottobre 2013 Attualità 9 A ttualità di Mirko Vigolo Esecutivo Nazionale FABI Giovani RICAMBIO GENERAZIONALE: NECESSARIO, UTILE E RESPONSABILE a disoccupazione giovanile è arrivata a livelli mai raggiunti nella storia italiana, la nostra economia è ancora in sofferenza e la ripresa non sembra essere vicina. Le banche stanno annunciando bilanci non rosei (con semestrali addirittura negative) e pensano di riequilibrare il conto economico tagliando il costo del personale ed espellendo dal ciclo produttivo migliaia di bancari. Una fotografia già vista negli ultimi anni, che non sembra prossima a cambiare. Come potrà sopravvivere il sistema economico senza un degno ricambio? Le Banche dovrebbero essere le prime a dare l’esempio, a cominciare dai vertici (come ha recentemente annunciato anche il Governatore della BCE, Mario Draghi, che promette anche più donne ai vertici della Banca Centrale Europea). L 10 Attualità FAVORIRE LE USCITE VOLONTARIE E INCENTIVATE DEI COLLEGHI E PROCEDERE AD ASSUNZIONI DI GIOVANI PER DARE STABILITÀ AL SISTEMA ECONOMICO E OSSIGENO AI CONTI DELLE BANCHE Non è più tempo di attese e soli tagli, ma serve una politica industriale seria e un investimento nel mondo del lavoro. Le Banche, anche attraverso un taglio ai benefit dei loro manager e ad una miglior distribuzione reddituale, devono farsi promotrici di nuovi posto di lavoro. Favorire poi le uscite volontarie ed incentivate dei colleghi prossimi alla quiescenza e procedere ad assunzioni di giovani permetterebbe, nel mondo bancario, quel ricambio generazionale necessario per ga- rantire la stabilità del sistema economico e ossigeno ai conti economici delle Banche. Creare posti di lavoro aiuterebbe la nostra economia, non solo contribuendo a diminuire il tasso di disoccupazione giovanile, ma favorendo anche i consumi. Il necessario equilibrio tra domanda ed offerta di lavoro aiuterà l’Italia ad uscire più velocemente dalla crisi economica. Ma se di ricambio generazionale abbiamo sicuramente bisogno, questo non può che avvenire in modo graduale: non sarebbe infatti utile disperdere quell’esperienza formata negli anni di lavoro e necessaria per tracciare le linee per il futuro. Serve un modesto avvicendamento, un passaggio di esperienza fra le due generazioni per poter garantire la continuità professionale tra passato, presente e futuro. Le nostre Banche hanno la responsabilità della situazione economica del Paese e devono pertanto fare tutti gli sforzi possibili per aiutare i giovani nel mondo del lavoro. Ricambio sì, rottamazione no. Il futuro parte da qui. A ttualità di Morena Artusa RSA FABI Milano CRESCE IL NUMERO DI PERSONALE BANCARIO IN “CUFFIA”. SONO PERLOPIÙ GIOVANI CON UN’ETÀ COMPRESA TRA I 31 E I 35 ANNI NUOVE FIGURE E MODELLI DI SERVIZIO L PER UNA BANCA CHE CAMBIA… Settembre / Ottobre 2013 Attualità 11 o scorso giugno a Milano è stato presentato il 9° Rapporto sui contact center bancari; i dati sono stati elaborati da ABI Lab e dall’ufficio Analisi Gestionali dell’ABI. Le statistiche confermano l’incremento di personale bancario in “cuffia”; in un contesto caratterizzato da una forte evoluzione dei modelli di servizio delle banche, il canale dei contact center continua a sviluppare un posizionamento cruciale all’interno dell’offerta multicanale. In linea con i dati rilevati lo scorso anno, la realtà dei contact center è costituita per lo più da personale giovane con un’età media compresa tra i 31 e 35 anni. In questo scenario si delineano nuove figure professionali: supervisor, team leader e operatori hanno A ttualità un ruolo centrale per il buon funzionamento del contact center e di riflesso sul servizio reso al cliente. Mettiamo da parte analisi e indicatori numerici e poniamoci da ascoltatori dei colleghi che vivono e respirano il cambiamento, l’evoluzione. Francesca, 33 anni, laureata in economia nel 2006 con una tesi in economia dei mercati finanziari. Qual’è stato il tuo percorso professionale? “Ho iniziato il mio percorso professionale in banca da neo laureata frequentando corsi di formazione fino ad ottenere la qualifica di promotore finanziario. Per pochi mesi ho lavorato nell’area commerciale come sales e mi occupavo di acquisire nuova clientela. Poi sono passata come operatrice nel customer care banking dedicandomi all’assistenza e cura della clientela già acquisita. Dopo circa due anni ho raggiunto la promozione come team leader banking”. Quale ruolo ha il team leader? Il team leader rappresenta la guida ed il punto di riferimento per il proprio gruppo. Favorisce lo spirito di collaborazione con i colleghi al fine della crescita comune, della condivisione di informazioni e del miglioramento delle performance individuali e collettive. È propositivo attraverso la formulazione di idee e suggerimenti utili al miglioramento delle attivitá, dei servizi e del clima lavorativo. Monitora periodicamente l’avanzamento delle attività e dei risultati rispetto agli 12 Attualità IN UN CONTESTO CARATTERIZZATO DA UNA FORTE EVOLUZIONE DEI MODELLI DI SERVIZIO DELLE BANCHE, IL CANALE DEI CONTACT CENTER CONTINUA A SVILUPPARE UN POSIZIONAMENTO CRUCIALE ALL’INTERNO DELL’OFFERTA MULTICANALE obiettivi prefissati. Mantiene un adeguato livello di disponibilità in termini di tempo, impegno e supporto ai colleghi. Quali sono le attività e come vengono distribuite? “Il team leader si occupa di distribuire ai vari team le attivitá che consistono nella gestione della chat, e-mail e telefonate in ingresso. Le attività sono costantemente monitorate al fine di minimizzare le attese e garantire un elevato livello di servizio (SLA*= Service Level Agreements). Le attività tra i team sono equamente distribuite. Il livello di assistenza viene fornito da tutti gli operatori in modo completo”. Quali sono i rischi per lo stress? “Sono molteplici: il lavoro svolto nell’ambito di un customer care bancario prevede ritmi sostenuti con conseguenti rischi di stress sebbene” – risponde Chiara, operatrice call center dal 2009 – “siamo riusciti ad ottimizzare la ge- stione delle attività, accade solo in casi eccezionali di dover gestire telefono e chat simultaneamente. In giornate normali gestisco 4/5 chat, non di più, ma in giornate più difficili in cui sorgono dei problemi particolari arrivi anche ad averne 8/9 contemporaneamente, in quei momenti impazzisci, altro che stress; in ogni chat devi verificare molte cose, tutto dipende dagli argomenti”. Filippo, operatore dal 2011, sostiene che si può arrivare alla gestione di 15 chat nello stesso momento e che la difficoltà è insita nella soddisfazione delle richieste, molto varie: dalla funzionalità del conto online, all’accesso, all’inserimento di un bonifico, alle istruzioni per inoltrare un ordine di compravendita titoli. I dati ABI confermano questa tendenza; i volumi relativi ai contatti non telefonici gestiti dai contact center hanno visto un sensibile incremento, sia per quanto riguarda le email sia per quanto riguarda le chat. di Morena Artusa La testimonianza di Francesca, ci offre un altro elemento che contraddistingue la dinamica del contact center: l’attenzione alla misurazione e al monitoraggio; gli indicatori di performance diventano il benchmark con cui si musura il livello di servizio. Le statische ABI dimostrano che diversi contact center utilizzano Settembre / Ottobre 2013 variabili simili nella definizione degli SLA*: tempo medio di attesa, percentuale di chiamate a cui è stata data risposta entro i primi 5, 10, 20 o 30 secondi, il tasso di abbandono e la chiusura della problematica del cliente entro un determinato intervallo di tempo. L’obiettivo, attraverso l’ascolto dei colleghi, non è solo quello di de- scrivere i cambiamenti intervenuti nel nostro settore, legati all’evoluzione tecnologica in un mercato sempre più competitivo, è piuttosto di focalizzarci sulle risorse coinvolte; individuare le leve di intervento per prevenire situazioni di elevato stress, per migliorare il percorso professionale e formativo. La velocità con cui tutto si trasfoma potrebbe farci perdere di vista la capacità di entrare in empatia con i bisogni delle giovani leve. Il cambiamento in atto non deve precluderci la possibiltà di osservare e di cogliere gli effetti di tale trasfomazione. Alessio, operatore dal 2008, ci ricorda quanto siano importanti ed efficaci politiche di “Job rotation”, purtroppo ancora poco attuate. I dati ABI indicano, infatti, un “progressivo aumento del tempo di permanenza, che ora si attesta oltre la soglia dei cinque anni. In termini di avvicendamento delle risorse, rispetto allo scorso anno si osserva in molti contact center un lieve aumento del tasso di di turnover esterno, ovvero il tasso di coloro che hanno lasciato la banca, mentre è in leggera diminuzione il tasso di rotazione interna, ossia verso altre funzioni della banca”. Fonti: ABILab giugno 2013 (tutti i dati in corsivo) RINGRAZIAMO I GIOVANI ISCRITTI FABI PER IL CONTRIBUTO ED IL SUPPORTO. Attualità 13 A ttualità VALORE DELL’INDIVIDUO O SPREAD DEL COST INCOME? elle ultime settimane, anzi diciamo pure nell’ultimo anno, abbiamo assistito tutti ad un inasprimento della crisi che poi, nel “piccolo” di ogni realtà, ha dato i propri frutti creando situazioni di criticità diverse a vari livelli. A fattor comune la dignità della persona. E purtroppo le richieste che arrivano dalla parte datoriale sono sempre più al ribasso nelle more di politiche di contenimento dei costi per la sopravvivenza – dicono – dell’azienda che ci da lavoro, la nostra prima fonte di dignità – dicono sempre loro –. Insomma sembra quasi che la dignità sia un concetto legato strettamente ad una condizione prettamente economica, o ad essa collegata, del singolo individuo. N 14 Attualità Ma vi siete mai chiesti quale sia il significato del concetto di questa parola tanto usata? La dignità. Vi cito alcuni esempi di espressione e di applicazione di questo vitale concetto che nell’ultimo decennio è stato trasformato, dal consumismo, in un valore economico molte volte legato e collegato alla produttività del singolo. Ecco che da concetto universale, uguale quindi per tutti noi, la dignità ha preso altre sembianze. A seconda del nostro singolare punto di vista essa viene identificata con un insieme di cose, “etichette” e “titoli” da imprimere sui nostri biglietti da visita, spesso con l’idea che l’ottenimento di un ruolo di prestigio sul lavoro possa equivalere anche nella società ad un maggiore presti- gio. Ma è questa la dignità? Tornando agli esempi di cui sopra se prendiamo un dizionario troviamo questa definizione: dignità s. f. [dal lat. dign?tas -atis, der. di dignus «degno»; Condizione di nobiltà morale in cui l’uomo è posto dal suo grado, dalle sue intrinseche qualità, dalla sua stessa natura di uomo, e insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e ch’egli deve a sé stesso. Questa definizione cozza alquanto con il valore economico a cui si vorrebbe equiparare oggi la dignità, tanto nel modello sociale quanto nell’impostazione del lavoro nelle aziende. La parte datoriale gioca proprio su questa distorsione dei valori per mantenere lo spread “dignità/costo del lavoro” a livelli che univocamente sono definiti accettabili. Ci viene infatti spesso ricordato che nei “tempi moderni” della crisi avere un lavoro, oggi, è un “privilegio”. Mi permetto, con grande umiltà, di ricordare a tutti che il concetto di dignità della persona, applicato al mondo del lavoro, è stato sancito – e non senza conflitti – in un paio di documenti del secolo scorso che di Wladimir Brotto Dirigente Provinciale FABI Treviso sono stati, e sono a tutt’oggi, le fondamenta dei nostri diritti. Stiamo parlando della costituzione italiana e della legge 300, ovvero lo statuto dei lavoratori. Nella costituzione dello stato italiano gli articoli 35 e 36 recitano rispettivamente: Art. 35 “La tutela dei lavoratori”. “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero”. Art. 36 “La giusta retribuzione e i diritti irrinunciabili”. “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi”. Infine c’è la legge 300, che lentamente ma inesorabilmente continua resistere nonostante i continui tentativi di erosione. Si propongono infatti sempre più di frequente, e purtroppo a volte trovano applicazione, modifiche che vogliono renderlo più adeguato ai cambiamenti strutturali del mondo del lavoro. Secondo gli “esperti” infatti si necessita di maggiore flessibilità per essere conforme e conformato alle nuove esigenze “sociali” e d’impesa. E così l’ultimo e più efferato attacco alla dignità dei lavoratori lo abbiamo vissuto lo scorso anno il giorno 18 agosto 2012 con la modifica dell’articolo 18. Al capitolo 1 art. 1 della legge 300 troviamo queste parole: Della libertà e dignità del lavoratore. Art. 1. Libertà di opinione. “I lavoratori, senza distinzione di opinioni politiche, sindacali e di fede religiosa, hanno diritto, nei luoghi dove prestano la loro opera, di manifestare liberamente il proprio pensiero, nel rispetto dei principi della Costituzione e delle norme della presente legge”. Se ora provo a fare un’istantanea della realtà che mi circonda imprimerò sulla carta fotografica una scena in cui qualcuno tenta di confonderci le idee provando a scambiare la dignità, così come solamente può essere, con denaro e prestigio sociale. Ecco che ci viene chiesto di fare dei sacrifici certi in virtù di questi pseudo-valori che assai difficilmente raggiungeremo anche perché non mi è ancora capitato di vedere, nell’era del capitalismo moderno, affacciarsi alla finestra degli Imprenditori che condividessero le idee di Olivetti, seppur essersi di- PERCHÉ POCHI POTENTI DOVREBBERO DIMINUIRE IL VALORE DELLA PROPRIA DIGNITÀ QUANDO POSSONO CAMBIARE A LORO PIACIMENTO LE REGOLE DI MOLTI ED ASSICURARSI COSÌ L’IMMOBILITÀ DEL LORO PRIVILEGIO? Settembre / Ottobre 2013 Attualità 15 A ttualità mostrate vincenti. Quello che devi capire quando entri nel mondo del lavoro è che se sei disposto a fare dei sacrifici ogni volta che te li chiedono, spesso senza motivarli con dati concreti, ti assicurerai la dignità di un posto di lavoro, altrimenti ci sarà qualcuno che li farà al posto tuo. A volte ci si sente quasi come dei volontari. Il problema è che c’è chi sul nostro volontariato, motivato e giustificato dalla crisi e dalla dignità c’è sempre chi ci guadagna tanto quanto prima e di sacrifici e volontariato non ne vuole sentir parlare. Perché pochi potenti dovrebbero diminuire il valore della propria dignità quando possono cambiare a loro piacimento le regole di molti ed assicurarsi così l’immobilità del loro privilegio? Ma in cambio di questa finta dignità, vendutaci negli ultimi anni, oggi ci troviamo in una condizione ai limiti della dignità, quella vera. Abbiamo semplicemente accettato di fare molti sacrifici per entrare nel mondo del lavoro, anche a costo di essere invisibili figli di nessuno per anni, pur di riuscire a garantirci un contratto di lavoro. Finalmente possiamo riprendere ad avere dei sogni in cui credere e da realizzare. Ed ora che quasi ci siamo qualcuno che non si priva di nulla anche in questi momenti di austerità avrà la pretesa e la sfrontatezza di venirci a dire che costiamo troppo e che se vogliamo continuare a lavorare dobbiamo sacrificarci ancora. Mi auguro che queste persone abbiano la coscienza di andarsi a rivedere il concetto di dignità, che è anche la loro, prima di avanzare 16 Attualità certe pretese ma dobbiamo essere consapevoli che questo rischio, per noi, esiste concretamente. Io non ho risposte che possano risolvere il problema ma ho imparato semplicemente che il rispetto della dignità, a partire dalla propria persona per arrivare a quella degli altri e quindi alla collettività, nasce nel piccolo del nostro agire quotidiano. Anche nel mondo del lavoro è uno sforzo piccolo che, se unito a quello dei miei compagni di viaggio, porta ad un risultato importante: le tutele di tutti. Mi auguro che restando uniti e coesi potremo tornare a far valere con forza quel concetto di dignità universalmente riconosciuto. Aiutatemi ad aiutarvi, aiutiamoci a ritrovare quell’unità che ci rende in grado di farci rispettare perché non vorrei mai che un giorno ci trovassimo repentinamente in un mondo diverso con i giornali che scrivono cose di questo tipo, che ultimamente mi tormentano nei peggiori incubi: “Attenzione!!! Stamattina lo spread dignità/costo del lavoro è salito paurosamente”. Se entro breve non riusciremo a trovare delle soluzioni che permettano di riportare la dignità al suo valore “reale” corriamo il rischio che i giovani tornino ad esigere valori come indipendenza economica e libertà smettendo all’improvviso di accettare il volontariato come lavoro. Dobbiamo agire in fretta per far rientrare in termini accettabili il concetto di dignità ai giovani lavoratori altrimenti tutto il lavoro fatto fino ad oggi, tutti i sacrifici chiesti, il percorso dell’ultimo decennio, in cui siamo riusciti a far accettare condizioni di anno in anno sempre al ribasso andrà perduto. Non possiamo perdere quest’occasione, vitale per la sopravvivenza della categoria, per rendere definitivamente schiavi ed innocui i lavoratori che abbiamo addestrato alla filosofia della dignità del “tra piuttosto e niente meglio piuttosto”. La crisi è il giusto pretesto per riuscire a sancire, quello che nell’ottocento non eravamo riusciti a fare: scrivere e far sottoscrivere ai diretti interessati le regole della schiavitù che li governerà nel loro futuro. Così tuteleremo la nostra dignità evitando di far diventare il nostro lavoro una forma di volontariato. In fondo siamo noi manager ad avere sulle spalle il peso del rischio d’impresa”. Da Wikipedia: In filosofia, con il termine dignità umana si usa riferirsi al valore intrinseco e inestimabile di ogni essere umano: tutti gli uomini, senza distinzioni di età, stato di salute, sesso, razza, religione, nazionalità, ecc. meritano un rispetto incondizionato, sul quale nessuna “ragion di Stato”, nessun “interesse superiore”, la “Razza”, o la “Società”, può imporsi. Ogni uomo è un fine in se stesso, possiede un valore non relativo (com’è, per esempio, un prezzo), ma intrinseco. di Flavia Gamberale GLI INVISIBILI DEL BESTSELLER Settembre / Ottobre 2013 pesso dietro un libro di successo ci sono anche loro: editor, redattori, traduttori, uffici stampa. In una parola: i lavoratori del favoloso mondo dell’industria editoriale, dove ben 9 addetti su 10 sono precari, sottopagati, con retribuzioni mensili che spesso non raggiungono i 1000 euro. Ad alzare il velo sulle condizioni lavorative in uno dei settori che impiega circa 36mila professionisti in Italia, perlopiù altamente qualificati, è stata una recente indagine realizzata dal sindacato Lavoratori della Comunicazione su un campione di 1000 professionisti del comparto. Dall’inchiesta, intitolata non a caso “Editoria invisibile”, sono emersi numeri shock: il 90% dei lavoratori non ha un rapporto di lavoro stabile e naviga a vista tra contratti a progetto, partite iva e cessione dei diritti d’autore. In realtà la categoria avrebbe anche un con- S Attualità 17 DA QUESTO NUMERO EQUILIBRI PRECARI INIZIA UN VIAGGIO NEL MONDO DEL PRECARIATO DEI VARI SETTORI PRODUTTIVI. OGGI SI PARLA DEL COMPARTO DELL’EDITORIA DOVE, SECONDO UNA RECENTE INDAGINE, BEN IL 90% DEGLI ADDETTI NON HA UN CONTRATTO STABILE. SINDACATO ASSENTE E NANISMO DELLE IMPRESE SONO TRA LE CAUSE PRINCIPALI DEL PROLIFERARE DI FORME CONTRATTUALI ATIPICHE CHE VENGONO RINNOVATE A VITA A ttualità tratto nazionale di riferimento: quello dei lavoratori grafici editoriali, ma sembra che nelle case editrici, anche in quelle più grandi, sia sempre più una sorta di “animale in via d’estinzione”. Le prospettive di stabilizzazione sono poi pressoché inesistenti. E infatti molti lavoratori non hanno altra scelta che fare i precari a vita, vedersi rinnovare di anno in anno il proprio contratto fino alla pensione. Oppure cambiare lavoro: come accade a to a tempo indeterminato è un’elargizione calata dall’alto, non certo il frutto di sistematici accordi sindacali, come invece avviene in altri settori, a cominciare da quello del credito. Precariato cronico e strutturale quello dell’editoria, insomma. Ma come mai questa sovrabbondanza di lavoratori atipici a vita? Secondo gli addetti ai lavori, il settore sconta spesso gli effetti di una visione commerciale di corto respi- si chiude. E tanti saluti ai lavoratori, che viste le tipologie di contratto applicato e le dimensioni dell’azienda, non hanno diritto nemmeno agli ammortizzatori sociali. Va un po’ meglio nelle grandi case editrici, come la Rizzoli e la Mondadori, dove sicuramente non si chiude dall’oggi al domani ma dove non mancano plotoni di precari ai quali si affidano le più svariate mansioni. I sindacati, che almeno nelle grandi società hanno una propria rappre- I SINDACATI, CHE ALMENO NELLE GRANDI SOCIETÀ HANNO UNA PROPRIA RAPPRESENTANZA, SANNO TUTTO MA HANNO EVIDENTEMENTE SCARSO POTERE NEGOZIALE molti 40enni, che giunti al giro di boa degli “anta”, mollano penna e scrivania e si riciclano in altri mestieri. E tanti saluti alla professionalità faticosamente costruita negli anni. “Pochissimi lavoratori vengono stabilizzati”, conferma Chiara Di Domenico, della Rete dei Redattori precari, “e se ciò accade, quasi sempre, si tratta di una decisione aleatoria dell’azienda oppure siamo in presenza di lavoratori che hanno fatto causa”. Insomma: se arriva- e quando arriva- il contrat- 18 Attualità ro. Fatta eccezione per quei pochi grandi gruppi, il resto dell’editoria italiana si regge sulle piccole e medie case editrici, che sfornano un massimo di 50 libri all’anno e rappresentano l’87% del settore. In molti casi si tratta di scommesse imprenditoriali che si rivelano fallimentari nel giro di tre/quattro anni. Si fonda l’impresa, si assumono professionisti con contratti precari, che con stipendi mensili da fame mandano avanti la baracca, si pubblicano libri senza un mercato e poi sentanza, sanno tutto ma hanno evidentemente scarso potere negoziale. Praticamente inesistenti gli accordi che contemplano stabilizzazioni. Recentemente in due grandi gruppi sono arrivati anche gli ispettori del lavoro. Chi era presente all’ispezione ha raccontato scenari da impresa tessile cinese: precari ultradecennali fuggiti a gambe levate per proteggere l’azienda. Non sia mai che l’ispettore non ti trovi in regola e il datore di lavoro sia costretto a mandarti via… M arketing di Nettuno GAMIFICATION QUANDO IL MERCATO DIVENTA GIOCO CREARE GIOCO IN CONTESTI NON DI GIOCO. GAMIFICATION È LA NUOVA TENDENZA CHE PROMUOVE L’IMMAGINE E I SERVIZI/PRODOTTI AZIENDALI IN MODO INDIRETTO MA ANCORA PIÙ PENETRANTE. È DIVERTENTE, VIRALE E COINVOLGE I GIOVANI È Marketing 19 Settembre / Ottobre 2013 la nuova buzzword che negli ultimi anni è stata capace di stimolare conversazioni e diatribe ed è un termine che sta guadagnando sempre più popolarità. Parliamo di Gamification. Non tragga in inganno il fatto che la parola sia composta da Game: la gamification non è solo gioco, o meglio, sarebbe alquanto riduttivo descriverla come mera attività di divertimento. Sotto c’è ben altro. La Gamification è un termine ombrello utilizzato per indicare l’uso di elementi tipici del gioco in contesti di non gioco, utilizzati per migliorare l’esperienze degli utenti ed in generale l’engagement. Si cerca di trasformare in un gioco qualcosa che gioco non è, applicando modelli del game design a sistemi non prettamente ludici. Retail e, più in generale, mondoimpresa la utilizzano come strumento per coinvolgere non solo clienti, soprattutto i giovani, e pubblico esterno ma anche i di- M arketing pendenti. Si parte dall’assunto che la modalità gioco possa stimolare comportamenti attivi in un individuo, invitando le persone a prendere posizione e assumere determinate decisioni. Si è coinvolti in una situazione emozionale che fa leva su bisogni naturali, sullo spirito di competizione, di ricerca, su riconoscimento di status così come sull’appartenenza a gruppi. È molto più semplice per un’impresa creare brand awareness quando le persone sono pervase da sensazioni positive. Quando giochiamo siamo pieni di curiosità, la sfida ci coinvolge e ci spinge a superare problemi e ostacoli, siamo in una sorta di stato di eustress, di stress positivo. Ecco dunque che le meccaniche del gioco diventano i “ferri del me- 20 Marketing QUANDO GIOCHIAMO SIAMO PIENI DI CURIOSITÀ, LA SFIDA CI COINVOLGE E CI SPINGE A SUPERARE PROBLEMI E OSTACOLI, SIAMO IN UNA SORTA DI STRESS POSITIVO stiere” per gamificare un sito, un servizio, e perché no, anche un comportamento di un dipendente, spingendolo verso nuovi stili di relazioni o verso nuove modalità produttive. Il tutto basandosi su meccanismi basic, quali obiettivi, ricompense, possibilità di esprimere la propria identità. Diversi studi (tratti dal Wall Street Journal e dalle ricerche della società Gartner, multinazionale leader mondiale nella consulenza strategica, ricerca e analisi nel campo dell’IT) dimostrano il potenziale della Gamification: le ricerche dicono che dal 2015 il 40% delle prime 1.000 global compagnie utilizzerà questa tecnica come strumento per il proprio business. Obiettivo dichiarato: aumentare la fedeltà all’insegna, l’engagement e di Nettuno la viralità dei propri messaggi utilizzando soprattutto i social media. Già, social media. Ed è proprio la convergenza di due tendenze principali, cioè il sovraffollamento/nuovo sfruttamento dello spazio digitale, accompagnato dal passaggio all’età adulta della Generazione Y (i nati tra il 1980 e il 2000) ciò che rende alto il potenziale dello strumento. Sorvolando sull’ormai acclamata crescita del mondo digital un breve cenno merita la Generazione Y. Cresciuta nel mondo dei social media la Generazione Y traina la crescita del settore, si accinge ormai ad entrare “a piene mani” nel mondo del lavoro, e ama comunicare in tutte le situazioni, privilegiando i meccanismi tipici dei giochi. Oggi la Gamification permea sempre più settori differenti, non ulti- mo, il Retail e prende piede anche in quelli più statici come il bancario e finanziario. Le caratteristiche del gioco sono sempre più sfruttate dalle banche nelle loro applicazioni web e mobile per accompagnare i clienti nel controllo delle loro finanze e in specifici obiettivi, quali, per esempio, riduzione dei debiti o piani di accumulo. Pensiamo a Playmoolah, la game platform realizzata per bambini di 6 anni per insegnare loro con il gioco la gestione del denaro. O anche BankFusion, piattaforma creata da MIsys leader mondiale nella fornitura alle banche di software finanziari, che ingloba un gioco educativo sulla finanza sfruttando i sistemi digitali nella gestione dei processi della banca. Tra i molteplici esempi che si potrebbero fare, ne menzioniamo in questa sede un altro: PICS, applicazione on line e per cellulari uti- lizzata da Carrefour. “Indovina PICS” è l’iniziativa che ha avuto l’obiettivo di promuovere la conoscenza dei prodotti a marchio Carrefour attraverso la modalità gioco, con emozionanti sfide e premi in palio. Chiudiamo con le parole di Jane McGonical. Ospite nel 2011 in Italia a “Meet the Media Guru” la ricercatrice e game designer americana ha parlato dell’opportunità di trasformare il mondo in un luogo “giocabile”: “se per affrontare problemi reali usassimo un decimo delle ore che ogni settimana l’umanità spende a giocare si potrebbe migliorare il mondo”. Suggestioni? Forse. Fatto sta che, secondo la ricercatrice, il gaming potrebbe rappresentare la chiave per trovare soluzioni inedite a seri temi globali. “SE PER AFFRONTARE PROBLEMI REALI USASSIMO UN DECIMO DELLE ORE CHE OGNI SETTIMANA L’UMANITÀ SPENDE A GIOCARE SI POTREBBE MIGLIORARE IL MONDO” Settembre / Ottobre 2013 Marketing 21 P oetry Corner a cura di Francesca Lipperi Dirigente Provinciale FABI Viterbo ASSASSINIO DI FEDERICO GARCÌA LORCA Poesie, Ed. Guanda, 1967, pag. 147 (Due voci all’alba in River Side Drive) - Com’è stato? - Un taglio sulla guancia. Tutto qui! Un’unghia che stringe il gambo. Uno spillo che scende fino a trovar le radici del grido. E il mare smette di muoversi. - Come, com’è stato? - Così. - Lasciami. In questo modo? - Si. Il cuore uscì solo. - Ahi, ahimè! LASCIAPASSARE di Francesca Lipperi Ed ora concedi Padre un lasciapassare per arrivare a Te. Fa che Giacobbe ci presti una scala per coprire la distanza tra cielo e terra, Davide un ciottolo di fiume per vincere le paure. E cinque pani e due pesci presi in prestito da un ragazzo che passava da quelle parti per sfamarci. Il cammino di quarant’anni ci ha fatto male, ma ora Padre permetti che questi cuori di scarto, con pena tenuti, possano odorare la terra che gli hai promesso. E tu, fedele alla tua parola, abbi cura di loro. 22 Poetry Corner Se fra i nostri lettori ci fosse qualcuno con la vena poetica, ci invii le sue opere. La redazione pubblicherà le migliori a suo insindacabile giudizio S port di Stefano Maini Esecutivo Nazionale FABI Giovani MONDIALI GINNASTICA RITMICA 2013 6 FARFALLE D’ARGENTO CHE ENTRANO NELLA STORIA a storia della ginnastica ritmica italiana si rinnova. Da un decennio al vertice mondiale della ginnastica ritmica, la scuola italiana anche ai Mondiali di Kiev coglie una medaglia d’argento nella prova a squadre. Ancora una volta le “farfalle” azzurre non deludono, anzi con un sestetto inedito, rispetto al bronzo di Londra 2012, salgono sul secondo gradino del podio. Marta Pagnini, Andreea Stefanescu, Camilla Bini, Chiara Ianni, Camilla Patriarca, e Valeria Schiavi (17 anni) chiudono al secondo posto dietro a una inarrivabile Bielorussia e davanti alla Russia! L’esecuzione delle azzurre è pressoché perfetta nell’esercizio delle 10 clavette, sulle note del classicissimo Dies Irae (celeberrimo brano tratto dal Requiem di Verdi), solo qualche imprecisione negli esercizi delle 3 palle e dei 2 nastri, che non diminuisce però il valore della squadra né della prova entusiasmante! Il compito delle nostre ragazze non era facile, il peso della squadra precedente, di cui sono rimaste solo la capitana Marta Pagnini e Andreea Stefanescu, si sentiva, ma l’esperienza delle due, reduci da 3 ori consecutivi nelle ultime 3 edizioni, è stata trascinante. Le veterane L Settembre / Ottobre 2013 hanno contribuito all’integrazione delle nuove e giovani ragazze nel migliore dei modi e non è facile in uno sport come la ginnastica ritmica dove bisogna essere una cosa sola, grazie al sostegno di ognuna delle componenti, alla complicità e valore di squadra. Purtroppo però, nessuno in Italia si è potuto gustare lo spettacolo delle nostre “farfalle”, oscurate dalla tv (anche pubblica) delle solite scelte economiche, mentre vincevano la medaglia numero 20 (!) per l’Italia ai Mondiali. La scuola italiana si è così ulteriormente confermata di primo livello ritagliandosi uno spazio in uno sport da sempre limitato ai paesi dell’est come Bielorussia, Russia, Ucraina, Bulgaria. Abnegazione, capacità, perseveranza, forza, hanno dimostrato, se ce fosse ancora bisogno, che anche in un Paese come il nostro, dove pochi sport catalizzano tutto, sei giovani ragazze hanno saputo volare tanto in alto da tingere le loro ali di uno splendido argento, Mondiale! Mitiche! Sport 23 L etteratura L’ALCHIMISTA DI PAULO COELHO Non è la meta che conta. Quello che conta veramente è il percorso per raggiungerla. L’Alchimista è un libro simbolico, un invito a seguire i propri sogni, quello che si sente dentro, quella che lo scrittore brasiliano definisce “la propria leggenda personale”, a cui ognuno di noi è destinato. Tra realtà e magia si sviluppa questa favola con protagonista Santiago, un giovane pastore andaluso che, alla ricerca di un tesoro apparsogli in sogno, intraprende un viaggio al di là dello Stretto di Gibilterra, attraverso tutto il deserto nordafricano, per poi giungere alle Piramidi d’Egitto. Sarà proprio durante il viaggio che il giovane riuscirà ad aumentare le sue conoscenze. Santiago rischia la vita, vive una battaglia in un'oasi, conosce il vero amore, impara il linguaggio universale e diventa alchimista. Infine, compirà la sua Leggenda Personale, che rappresenta l’obiettivo che ognuno di noi deve raggiungere prima della morte. Spesso ci si sente ad un bivio, si percepisce un momento decisivo che qui è chiamato leggenda personale. Così avviene al protagonista, che senza sicurezze per il futuro decide di giocare il tutto per tutto abbandonandosi con le sue sole forze alla vita. Più ci si mette in gioco e più si rischia di sbagliare, ma in caso di riuscita la ricompensa è grande. 24 Letteratura L etteratura di Joe Black BIOGRAFIA Paulo Coelho è nato a Rio de Janeiro, in Brasile, nell’agosto del 1947. Una vita la sua all’insegna degli ostacoli da superare fin dall’adolescenza, quando ha subito la brutale terapia degli elettroshock: tra il 1966 e il 1968, infatti, i genitori lo fecero ricoverare per tre volte in un ospedale psichiatrico, reputando un segno di pazzia il suo atteggiamento ribelle. A causa della frequentazione di alcuni ambienti artistici, venne incarcerato e sottoposto alla tortura fisica per presunte attività sovversive contro la dittatura brasiliana. Più tardi, Paulo Coelho incontrò la rock-star Raul Seixas e aderì al movimento hippie, vivendo quella che venne considerata l’età “dell’amore e della pace”, l’epoca di “sesso, droga e rock’n’roll”. Insieme, tra il 1973 e il 1982, i due artisti composero circa 120 canzoni, che rivoluzionarono la musica pop in Brasile – alcune di esse sono ancora oggi dei successi. Nel 1982, a Dachau, e qualche tempo dopo ad Amsterdam, Paulo ebbe un incontro mistico con “J”, il suo futuro mentore, che lo convinse a percorrere il Cammino di Santiago de Compostela, un pellegrinaggio medievale la cui strada si snoda tra Francia e Spagna. Nel 1986, all’età di 38 anni, percorse il Cammino di Santiago: fu lì che riabbracciò il cristianesimo, ritrovando quella fede che gli era stata trasmessa dai gesuiti durante il periodo della scuola. Coelho avrebbe descritto questa esperienza nel suo primo libro, Il Cammino di Santiago, pubblicato nel 1987. L’anno successivo, uscì la sua seconda opera, L’Alchimista, quella che gli consentì di ottenere una fama mondiale. Oggi il romanzo viene considerato un classico moderno, ed è ammirato universalmente. I suoi libri sono stati pubblicati in oltre centocinquanta paesi e tradotti in centocinquantanove lingue, vendendo oltre cinquanta milioni di copie. Numerosi i premi internazionali ricevuti grazie al suo stile poetico, realistico e filosofico, e il suo linguaggio simbolico, che non parla solo alla mente ma anche al cuore. Dal 2002 è membro della prestigiosa Accademia Brasiliana delle Lettere. Paulo Coelho compare nel Guinness dei Primati per il maggior numero di traduzioni (53) di un singolo titolo (L’Alchimista) firmate in una sola seduta (45 minuti). Dietro lo scrittore c’è un uomo che ama leggere e viaggiare, un individuo al quale piacciono i computer, internet, la musica, il gioco del calcio, che adora fare passeggiate e praticare il kyudo – una disciplina orientale che unisce la pratica del tiro con l’arco alla meditazione. Insieme con la moglie Christina Oiticica, divide la propria esistenza tra Rio de Janeiro e l’Europa. Settembre / Ottobre 2013 L’ALCHIMISTA PAULO COELHO 1988, Bompiani Collana Letteraria straniera pp. 192 € 18,00 Letteratura 25 M usica & concerti a cura di Bruno Marazzina Esecutivo Nazionale FABI Giovani SWINGIN’ UTTERS POORLY FORMED (FAT WRECK CHORDS 2013) ttavo album da studio degli Swingin’ Utters “Porly Formed”, è veramente un bel lavoro. Questo gruppo musicale, del revival punk, fu fondato nel 1988 da Johnny ‘Peebucks ‘Bonnel a Santa Cruz per poi focalizzare i loro concerti nell’area di San Francisco. Fu infatti in quella città che all’uscita del loro primo lavoro furono notati dal chitarrista dei Rancid, Lars Friedriksen. Egli, a ragione, investì molto nel loro secondo album “The Streets of San Francisco”. L’album fu un successo che li portò a vincere il concorso come miglior band emergente della città, a costruirsi un nutrito pubblico nella scena underground californiana ed ad iniziare una serie di tour che li ha portati nel corso degli anni ad esibirsi con band famose del calibro di: Social Distortion, Dropkick Murphys e Rancid. Le loro canzoni parlano soprattutto di problemi legati alla vita ed al lavoro quotidiano. Una loro caratteristica interessante è infatti che buona parte dei suoi componenti ha un lavoro ed una famiglia da mantenere: come il cantante che lavora in un campeggio od il chitarrista che fa il camionista, dimostrando con ciò che anche con il successo si può convivere, basta avere i piedi ben piantati a terra! Nella loro ultima fatica il suono, ancora una volta, è ispirato dalle tipiche influenze che hanno portato alla nascita del punk. Si moltiplicano sonorità rock e proto punk che traggono origine da gruppi come i Velvet Underground, ma evolvono verso un prodotto che sfocia in un lavoro dove è chiara l’influenza del moderno punk. I ritmi e i suoni delle chitarre sono più puliti e dal vago sapore di ingranaggio motorizzato attraversato da influenze vintage, le quali diffondono una forte atmosfera di pace. Questa nuova scelta si rivela chiaramente in canzoni come ‘Brains’ e ‘Walk with the postman’, dove la band inietta nelle sue sperimentazioni proto-punk una forte vena di impressionante tranquillità derivante dalla scelta di tendenze più decisamente pop, mentre in ‘Stick in a circle’ e in ‘Greener Grass’ sicuramente la contaminazione scivola verso il country ed il folk. Il tentativo è decisamente accattivante, infatti un gruppo musicale può perpetrare in ogni lavoro il marchio di fabbrica che li ha resi celebri o può cercare nuove strade innovative per proporre, pur rimanendo ancorata al lavoro iniziale, innovazioni e sperimentazioni in altri campi. Fortunanatamente per i loro fans essi hanno scelto quest’ultimo percorso, una miscela di hardcore – melodic – skate e revival punk condito ad un aggressivo e veloce folks e country che dà vita ad una musica veramente coinvolgente ed appassionante! O 26 Musica & concerti C inema a cura di Paolo Baldassarra Esecutivo Nazionale FABI Giovani FILM DA NON PERDERE DI OGGI... L’INTREPIDO Antonio Pane (Antonio Albanese) quarantenne disoccupato e divorziato si trasforma, ogni volta che gli viene richiesto, per rimpiazzare anche per poche ore chiunque debba assentarsi dal posto di lavoro; in cambio riceve una manciata di spiccioli. Diventa così per un giorno muratore, cameriere, pescivendolo o autista di tram, pur di non restare senza occupazione. La ricerca di un lavoro vero diventa oggi sempre più difficile, doverlo inventare é il nuovo imperativo. Con questa convinzione Gianni Amelio scrive e dirige L’Intrepido (ITA 2013, 104’), cucendo le vesti del protagonista addosso ad Antonio Albanese che definisce “uno dei più straordinari attori che abbiamo”. Albanese torna sullo schermo da attore dopo i successi di “Tutto tuttoniente niente” e “Qualunquemente” – da lui anche diretti – e si dimostra ancora una volta la maschera multiforme che a tratti ricorda Chaplin per la capacità di far vivere agli spettatori momenti di comicità pura alternati ad attimi di tenerezza struggente. Amelio, già direttore del Torino film festival, Settembre / Ottobre 2013 porta il suo film alla biennale del cinema di Venezia 2013, che già gli aveva conferito il Leone d’oro 1998 per “Così ridevano”. DI IERI… MI PIACE LAVORARE (MOBBING) cantiche la condurranno verso un progressivo declino professionale e psicologico. Anche i colleghi la emarginano, comportandosi come il branco nei confronti dell’animale malato! Il capo del personale si accanisce contro di lei affidandole compiti impossibili come cercare in archivio una fattura da lui stesso sottratta oppure controllare l’uso che i dipendenti fanno della fotocopiatrice. Il senso di frustrazione cresce e i rapporti extra lavorativi si deteriorano. Le arriva infine la richiesta dal datore di lavoro di presentare le dimissioni. È la scintilla che fa reagire Anna, che si licenzia e si rivolge al sindacato portando in tribunale l’azienda e vincendo la causa! L’amara considerazione finale espressa dalla brava Nicoletta Braschi “Se questo lo chiami vincere!” riassume perfettamente lo stato di disagio in cui si vive questa condizione. Nel 2003, anno in cui il film è stato girato, poco si conosceva del fenomeno “mobbing”. Ancora oggi i contorni che definiscono questa materia non sono molto nitidi, tra l’altro poco esplorata dalla stessa giurisprudenza. Francesca Comencini ha tradotto in “Mi piace lavorare” (ITA 2003, 89’) le testimonianze e i racconti di una quindicina di lavoratori mobbizzati, giungendo ad un risultato che si colloca tra il documentario e la cronaca. Anna è una donna separata, con una figlia, dipendente da un’azienda che a seguito di una fusione riorganizza il personale. A lei sono assegnate le mansioni meno gratifi- Cinema 27 A rte VALERIANO LESSIO BANCARIO CON LA PASSIONE PER L’ARTE 28 Arte all’8 novembre fino al 1° dicembre 2013, all’ex macello di Padova e dal 15 novembre al 18 novembre ad Arte Padova Fiera, potrete ammirare le opere di Valeriano Lessio, un nostro collega che ha trovato nell’arte un mezzo per esprimere la propria creatività. Valeriano ha lavorato per trentatré anni in banca. In pensione da tre, si dedica completamente a quella che è da sempre la sua passione: la pittura. Artista eclettico e autodidatta, i suoi quadri sono frutto di una cultura vissuta all’insegna dell’arte. Parallela- D di Simona Ortolani Esecutivo Nazionale FABI Giovani mente alla pittura, ha coltivato anche l’amore per la musica, per il cinema e per il teatro, recitando anche in importanti compagnie amatoriali della città di Padova e interpretando diversi personaggi con le loro complessità umane. Ha iniziato a disegnare riproducendo fedelmente le tavole di pittori famosi e, anche frequentando vari laboratori d’arte di Padova, ha acquisito quella sicurezza tecnica che gli ha permesso di cimentarsi in creazioni sempre più personali riscuotendo consenso di pubblico e critica. Attraverso lo studio dei materiali e dei colori, la sua pittura da figurativa è diventata via via sempre più astratta, concettuale e simbolica. Le sue tecniche di pittura sono in continuo rinnovamento e spaziano dagli oli sabbiati agli oli a tele, agli spatolati, alla tempera su tavola. Importantissimi sono stati per Valeriano gli incontri con altri pittori di varie correnti artistiche, che gli hanno permesso di confrontarsi, di sperimentare e di affinare la sua pittura, mettendosi continuamente in discussione sia dal punto di vista personale che artistico. L’arte di Valeriano è cresciuta di pari passo con il percorso intrapreso per la comprensione di se stesso e della sua anima, anche attraverso lo studio della psicologia quantistica presso un Centro studi per lo sviluppo delle abilità umane. La sua pittura non sarebbe la stessa senza questa sua capacità di profonda introspezione che riversa nelle tele rappresentando emozioni e sentimenti. Settembre / Ottobre 2013 Le sue opere sono all’insegna del colore, le tonalità sono calde, decise e donano una sensazione di vigore ed energia. I colori e le forme trasmettono potenti emozioni e stati d’animo e contemporaneamente riescono a donare un senso di armonia e gentilezza che trasmette gioia, serenità e benessere. I tre elementi della sua arte. Il suo fascino sta nell’essere accessibile a tutti, ciascuno può identi- TELE DOVE FORME E COLORI SI AMALGAMANO FINO A CREARE SPAZI E ATMOSFERE DI GRANDE INTENSITÀ ficarsi nelle sue opere e cogliere una parte di sé, che è l’essenza della propria umanità. Nella sua carriera d’artista, Valeriano ha ricevuto numerosi premi, assegnazioni e riconoscimenti in importanti mostre collettive e personali, ha esposto in numerose rassegne in Italia e all’estero, a Venezia, Roma, Monaco e Bolzano, Barcellona, Toronto ottenendo anche prestigiosi riconoscimenti tra cui il primo premio alla biennale del Centro d’Arte Sever. Le sue opere sono custodite presso Enti pubblici e privati e inserite in importanti cataloghi d’arte moderna italiane ed estere. Ultimamente, in marzo, ha esposto a Palazzo del Bargello di Gubbio in una personale dal titolo: “Pulsioni Cromatiche”. La curatrice Elisa Polidori ha detto di lui: “La pittura di Valeriano Lessio si presenta ricca e completa, uno studio, una ricerca di forme e di colori che si compenetrano e si amalgamano, creando spazi e atmosfere di grande intensità, che sembrano voler ingabbiare, frenare un impulso più profondo che parte dal bisogno di comunicare e di condividere ciò che emerge dall’io dell’artista e trova realizzazione nelle sue ventate di colore”. Arte 29 V iaggi VAL DI NON PROFUMO DI MELE! REGNO INCONTRASTATO DELLA MELA PIÙ FAMOSA AL MONDO, LA VAL DI NON È UNA VALLE VIVA E NATURALE CHE SI LASCIA SCOPRIRE NELLA SUA SEMPLICITÀ 30 Viaggi agli sconfinati meleti del fondovalle, fino alle malghe e ai rifugi di montagna, ogni panorama in Val di Non è alla portata di tutti. Armonici orizzonti mai troppo impervi, tranquille passeggiate in campagna tra antichi castelli e pievi isolate, placidi specchi d’acqua incastonati tra alte catene montuose, spettacoli di luci e colori da scoprire senza fretta. Tutto è genuinità: dal Parco Naturale Adamello Brenta dove l’orso bruno vive in libertà, alle malghe d’alpeggio dove il casaro produce il formaggio ogni mattina, ai piccoli paesi di tradizione rurale che con la bella stagione si animano di feste e musica». La Val di Non è la più ampia valle del Trentino, sorge nel cuore occidentale della regione ed è ricca di boschi, corsi d’acqua e soprattutto di meleti, grazie ai quali il suo nome è famoso in tutta Europa. «D a cura di Simona Misticoni Esecutivo Nazionale FABI Giovani Alla vista si presenta come un immenso altipiano verde e soleggiato percorso da torrenti e ruscelli che hanno scavato per millenni la roccia formando quell’insieme di canyon, gole, cascate e burroni grazie ai quali essa è oggi conosciuta come “La Valle dei Canyon”. Al centro, il lago di Santa Giustina, cuore pulsante del territorio, attira con la sua imponente superficie lo sguardo del visitatore, mentre tutto intorno il territorio è delimitato da dolci rilievi mai troppo impervi: la catena delle Maddalene a nord con i suoi incantati pa- Settembre / Ottobre 2013 norami d’alpeggio e le rocciose Dolomiti di Brenta nella parte sud-ovest. Qui si estende il cuore del Parco Naturale Adamello Brenta, patria dell’orso bruno, di eccezionali particolarità naturalistiche e di veri incanti alpini, come il Lago di Tovel, uno dei più romantici specchi d’acqua del Trentino. Tutto il territorio è caratterizzato dalla presenza di piccoli borghi, per lo più di origine contadina, mentre tra le foreste e le campagne coltivate a meleto non è difficile imbattersi in suggestive testimonianze di storia e cultura. Il Santuario di San Romedio ad esempio, uno dei più suggestivi eremi d’Europa: sorge su di una roccia alta 90 metri ed è costituito da più chiese e cappelle, che seguono la conformazione della roccia, collegate tra loro da una ripida scala di 131 scalini. Gli edifici che costituiscono il santuario sono di datazioni diverse; la costruzione più antica, sorta attorno alla tomba dell’eremita Romedio, risale intorno all’anno mille. Il Castel Thun, austero e maestoso, che dall’alto di una collina sembra dare il benvenuto in Val di Non con le sue forme eleganti, fu dal Medioevo al Novecento dimora dell’antica e potente famiglia dei Thun ed è ancor oggi con il suo mobilio originale e le preziose raccolte d’arte, un raro esempio di residenza nobiliare arredata. È settembre è uno dei momenti più belli in cui visitare la Val di Non: durante i vivaci giorni della raccolta gli agriturismi della Val di Non aprono le porte ai visitatori offrendo loro la possibilità di conoscere più da vicino la famosa mela Melinda della Val di Non, l’unica DOP italiana, aderendo all’iniziativa “Adotta un melo”. In agriturismo sarà possibile vivere due giorni completamente immersi nella campagna, scegliere un albero di mele da fare proprio e raccogliere i frutti del proprio albero. Una cassettina di mele della pianta saranno di chi l’ha adottata e potrà portarle con sé a casa per gustarle in famiglia o con gli amici. Un’altra emozionante esperienza è trascorrere l’alba in malga… alzarsi di buon ora quando il sole non è ancora sorto… iniziare la giornata insieme a mucche e capre, seguire la filiera del latte per intero, dalla mungitura alla produzione di un formaggio nostrano e terminare il tutto con una ricca colazione sana e nutriente, che ne dite? Viaggi 31 E stero/viaggi di Simona Misticoni Componente Esecutivo Nazionale FABI Giovani :LSVHIIHUKVUP PSIHZ[HYKVZLP;< 30 Estero / viaggi ZWHaPVTLZZVNYH[\P[HTLU[LHKPZWVZPaPVULKHSS»LKP[VYLWLYPUPaPH[P]LHZMVUKVZVJPHSL C itazioni di Biancaneve La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza. Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza non diventerà mai vecchio. (Franz Kafka) Settembre / Ottobre 2013 Citazioni 33 fabitv Seguici ogni giorno
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