L E Q U A I D E L `H O R L O G E N 4 B R E GU E T F ran çais
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L E Q U A I D E L `H O R L O G E N 4 B R E GU E T F ran çais
LE QUAI DE L’HOR LOGE NO 4 Français 4 BR EGUET 4 1 Cari amici di Breguet, sono rare le predilezioni estetiche che si impongono per oltre due secoli, fino a diventare intramontabili. Ciò che le distingue è una visione moderna e seducente oggi come al momento in cui hanno fatto la loro comparsa. Un esempio di ciò che andiamo dicendo ce l’offrono le scelte estetiche del nostro fondatore, Abraham-Louis Breguet. I quadranti guilloché, le lancette à pomme note universalmente come «lancette Breguet», le cifre chiamate a loro volta «cifre Breguet» e le casse scanalate sono caratteristiche inequivocabili della nostra marca, il cui patrimonio genetico vanta un altro elemento essenziale: il profilo straordinariamente sottile delle casse. Duecento anni fa la sottigliezza è diventata un imperativo per gli orologi eleganti e raffinati creati da AbrahamLouis Breguet. Oggi noi restiamo fedeli a questa tradizione con il Classique Tourbillon Extra-Plat, al quale è dedicato un articolo nelle pagine seguenti. La struttura architettonica di questo modello è totalmente nuova, e conferisce all’orologio un profilo incredibilmente sottile. Il nostro obiettivo non consisteva nel realizzare un segnatempo destinato a vincere un concorso per orologi extrapiatti, ma nel far progredire questo specifico settore dell’orologeria intesa come arte, conservandone tutta l’eleganza e la raffinatezza. Perciò il Tourbillon Extra-Plat possiede un quadrante d’oro massiccio, le emblematiche lancette Breguet e la celebre cassa scanalata. A differenza di un gran numero di meccanismi extrasottili, questa nostra creazione esclude drasticamente ogni compromesso in tema di robustezza e di prestazioni. È per me un vero piacere invitarvi a scoprire qui di seguito le innovazioni che ci hanno permesso di realizzarla. Anche se il fondatore della nostra marca era svizzero di nascita, il suo nome è legato strettamente alla storia e alla cultura francese. In questo numero ci occupiamo di due elementi particolari di questa storia. Nel primo caso ripercorriamo la saga del ramo della famiglia Breguet diventato celebre grazie al ruolo pionieristico che ha svolto nell’aviazione. Nel secondo rievochiamo il ricco passato del museo del Louvre, nel quale l’ala Richelieu ha riaperto da poco i battenti, dopo il meticoloso restauro effettuato con il sostegno di Breguet. Cordialmente Marc A. Hayek, Presidente e CEO di Montres Breguet SA 2 3 SOMMAIRE Indice 1. Classique Tourbillon Extra-Plat 6 2. L’arte del cammeo 22 3. Louis Breguet, pioniere dell’aviazione 38 4. Reine de Naples Jour/Nuit 56 5. Gli orologi «squelette» 70 6. Il destino del Louvre 4 88 5 CLASSIQUE TOURBILLON Classique Tourbillon EXTRA-PLAT di Jeffrey S. Kingston 6 7 CLASSIQUE TOURBILLON S e chiediamo a un appassionato di orologeria dalle competenze indiscusse di compilare un catalogo esauriente delle complicazioni, non c’è dubbio che l’elenco comprenderebbe, com’è giusto, i calendari, i calendari perpetui, i tourbillon, i cronografi, i cronografi con rattrapante, le ripetizioni minuti, l’indicazione di un secondo fuso orario e le grandi suonerie. Salvo il caso, naturalmente, che l’intenditore al quale ci siamo rivolti sia un fabbricante di movimenti, perché allora accorderebbe sicuramente una posizione preminente ai calibri extrapiatti. E con ragione. Questi personaggi possiedono infatti una spiccata consapevolezza della straordinaria creatività e del savoir-faire necessari per realizzare un meccanismo estremamente sottile. ◆◆◆ Prima di affrontare la sfida rappresentata dal ridotto spessore di un orologio, fermiamoci un istante a esaminare le diverse definizioni possibili. Per gli orologiai esistono due termini che a prima vista sembrano identici, mentre invece il loro significato è ben distinto: stiamo parlando delle nozioni di «extrapiatto» e «ultrapiatto». Il termine extrapiatto è usato per descrivere movimenti sottili il cui funzionamento non dipende dalla cassa. Ultrapiatto invece è il termine usato generalmente per gli orologi nei quali una parte della cassa funge da componente funzionale del movimento. In altre parole: un orologio o il suo movimento non funzionerebbero senza le parti della cassa da cui dipendono. Per dei segnatempo meccanici questa soluzione è tutt’altro che ideale, e infatti la storia dei segnatempo ultrapiatti è costellata di problemi che investono le loro prestazioni e la loro affidabilità. Nel momento in cui ha iniziato a studiare il modello Classique Tourbillon Extra-Plat, Breguet ha posto l’asticella a un’altezza impressionante. L’obiettivo dichiarato consisteva infatti nel creare un tourbillon dalla sottigliezza mozzafiato, 8 con la comodità offerta dalla carica automatica, evitando al tempo stesso i problemi tipici degli orologi ultrapiatti. Inoltre il movimento in questione doveva essere robusto, perché la riduzione dello spessore non poteva ammettere nessun compromesso in tema di prestazioni e di affidabilità. Infine, poiché ogni appassionato di orologeria apprezza un bell’orologio, il suo design doveva preservare e rispettare l’estetica della linea Classique di Breguet. Il risultato ottenuto possiede tutti i requisiti richiesti. L’orologio Classique Tourbillon Extra-Plat ospita un movimento – il calibro 581 DR – il cui spessore non supera i 3 mm. Basta scorrere rapidamente la storia dei meccanismi extrapiatti a carica automatica sprovvisti di tourbillon per valutare l’importanza di questa prodezza. Con uno spessore di 2,10 mm il record mondiale di sottigliezza spetta al calibro 2100 di Breguet (che non è più in produzione). Seguono in graduatoria tre calibri dallo spessore di 2,40 mm: il calibro 502 di Breguet e due movimenti a carica automatica di altre manifatture che possiedono un’analoga sottigliezza. In un recente passato una marca di orologi ha ridotto ◆ Numero 4691 di Breguet. Ripetizione, equazione del tempo, indicazione della riserva di carica, calendario e fasi lunari. Spessore: 7,7 mm. Venduto il 13 ottobre 1831 a Lord Henry Seymour Conway. 9 CLASSIQUE TOURBILLON impercettibilmente questo valore in un nuovo movimento automatico sprovvisto di tourbillon, che misura 2,35 mm di spessore. È importante tuttavia precisare che stiamo mettendo a confronto movimenti a carica automatica senza complicazione aggiunta e il modello Classique Tourbillon Extra-Plat che, a parte la carica automatica, possiede un tourbillon e una indicazione della riserva di carica, e il cui spessore non si distingue sostanzialmente da calibri meno complessi. Altro elemento essenziale: la riserva di carica di 80 ore del modello Classique Tourbillon Extra-Plat supera in larga misura quella di altri movimenti automatici extrapiatti senza tourbillon. Questa maggiore autonomia appare ancora più impressionante quando si scopre che la sua frequenza è di 4 Hz (28 800 alternanze/ora). Gli altri movimenti extrapiatti, nettamente più semplici, funzionano di solito con frequenze più deboli, 2,25 o 2,5 Hz, eccezion fatta per il calibro 502 di Breguet che funziona con la frequenza di 3 Hz. Più elevata è la frequenza, più cresce la precisione (gli effetti delle perturbazioni si estinguono più rapidamente con le alte frequenze) e più diventa difficile ottenere una riserva di carica importante, per via dello scaricamento continuo della molla motrice. Ogni «tic-tac» dell’orologio è accompagnato da una leggera distensione del bariletto, sicché una frequenza più elevata comporta necessariamente un esaurimento più rapido della riserva di energia. È per questa ragione che il modello Classique Tourbillon Extra-Plat si distingue dagli altri movimenti extrapiatti per tre aspetti essenziali: le sue funzioni, la sua riserva di carica e la sua frequenza elevata. Poiché un movimento non è progettato per essere portato così com’è, conviene occuparci dell’orologio. Il suo spessore totale non supera i 7 mm, un valore perfettamente in linea con il diametro di 42 mm di una cassa d’oro rosa o di platino che presenta tutti gli elementi distintivi della linea Classique di Breguet: quadrante guilloché d’oro massiccio, 10 NIENTE MAGIA La sottigliezza del movimento è il risultato della riprogettazione di tutti i principali componenti. lancette Breguet «à pomme», cassa dal telaio scanalato con gli attacchi del bracciale o del cinturino saldati, fondocassa trasparente di vetro zaffiro. Quando è iniziata la messa a punto del movimento, alcune immagini si sono imposte da sé ai costruttori di Breguet. Infatti l’ultima innovazione importante che ha portato a una diminuzione rilevante dello spessore del movimento risale al 1775, anno in cui l’orologiaio francese Jean-Antoine Lépine inventò un meccanismo che semplificava in misura notevole la struttura del movimento grazie all’adozione di ponti, e permetteva di ottenere strutture più sottili. Il team di Breguet si è quindi dedicato al compito di ridefinire tutti gli altri elementi essenziali del movimento. Uno dei primi elementi al centro dell’attenzione era il bariletto, che permette di accumulare l’energia occorrente all’orologio per il suo funzionamento. Non è difficile evidenziarlo con i suoi tre componenti principali: la molla 11 CLASSIQUE TOURBILLON motrice, il bariletto vero e proprio che contiene la molla e l’albero intorno al quale la molla si carica con la ruota che gli è associata, chiamata rocchetto. In quasi tutti gli orologi la molla motrice si ricarica attraverso il rocchetto, messo in moto a partire dalla corona o tramite il meccanismo di carica automatica. Inversamente la molla motrice si distende ogni volta che il tamburo del bariletto ruota, e i denti posti all’esterno del tamburo cedono energia agli ingranaggi dell’orologio. Nelle strutture convenzionali questi elementi principali del bariletto sono disposti in forma di un sandwich in cui la base è rappresentata dalla piastra del movimento, alla quale si sovrappongono via via il tamburo del bariletto, che contiene la molla motrice, poi il coperchio, il ponte superiore (che serve a reggere e a sospendere l’assemblaggio del bariletto in basso e in alto) e infine il rocchetto fissato all’albero del bariletto. ◆ In alto: il bariletto è sostenuto da tre cuscinetti a sfere. ◆ In basso: il rotore di carica periferico poggia a sua volta su tre cuscinetti a sfere. 12 Per ridurre del 25% lo spessore complessivo del bariletto i costruttori di Breguet hanno ideato una disposizione totalmente diversa. Il ponte superiore e il coperchio sono stati eliminati, e l’ordine dei componenti è stato invertito. Anziché montare il tamburo del bariletto sulla piastra, è il rocchetto che le è attaccato. È munito di un cuscinetto a sfere fissato alla piastra che gli permette di ruotare quando l’orologio viene ricaricato sia a partire dalla corona sia attraverso il sistema automatico di carica. Questa struttura è più complessa rispetto a una costruzione consueta che non possiede un cuscinetto a sfere. Ma in mancanza del ponte superiore, come è possibile che il tamburo del bariletto sia sostenuto durante le sue rotazioni? La soluzione è stata quella di dotarlo di una piccola scanalatura nella quale tre cuscinetti a sfere lo mantengono in sede. Tale sistema permette al bariletto di conservare la sua posizione e di compiere perfettamente la sua funzione in assenza del ponte superiore. Questa soluzione ha lo scopo di ridurre lo spessore del movimento, di resistere agli urti e di offrire una grande robustezza. LA STRUTTURA DEL MOVIMENTO È CARATTERIZZATA DALLA RINUNCIA TOTALE A OGNI COMPROMESSO La ricerca della sottigliezza non deve assolutamente alterare le prestazioni e le funzioni dell’orologio. L’energia che questo bariletto innovatore è in grado di immagazzinare è altrettanto stupefacente. Mentre lo spessore viene ridotto di un quarto, il bariletto accumula una quantità d’energia superiore del 20%. L’orologio dispone così di una riserva di carica di 80 ore: un valore eccezionale per un movimento extrapiatto e, cosa ancora più notevole, per un calibro dalla frequenza elevata. A questo punto concentriamo la nostra attenzione sul meccanismo collegato al bariletto, ossia sul sistema di carica automatica. Nella stragrande maggioranza dei casi le cariche automatiche moderne sfruttano una massa oscillante (chiamata abitualmente «rotore») che ruota secondo i movimenti che compie il proprietario dell’orologio. Questa rotazione viene trasferita da un ingranaggio al rocchetto, che carica la molla motrice. Tranne alcune eccezioni la disposizione adottata abitualmente colloca il rotore sotto il movimento, tra i ponti e il fondocassa dell’orologio. 13 CLASSIQUE TOURBILLON L’INCONTRO DELLA FINEZZA E DELL’ESTETICA Il rotore periferico non serve unicamente a rendere più sottile il movimento, ma consente di osservare i ponti e il tamburo del bariletto incisi a mano. aturalmente questa disposizione aumenta lo spessore del N meccanismo. Avendo come obiettivo la sottigliezza, il team di Breguet ha adottato una soluzione rivoluzionaria per il modello Classique Tourbillon Extra-Plat, collocando il rotore all’esterno della circonferenza del movimento. Questa soluzione non aumenta lo spessore del sistema di carica e permette al rotore di ruotare alla periferia del movimento quando chi indossa l’orologio è impegnato nelle sue attività quotidiane. La struttura di questo sistema di carica periferica è più complessa rispetto a quella di un rotore tradizionale, collocato sopra i ponti del movimento. In primo luogo ha una forma anulare. Associata a una massa semicircolare di platino, la metà di questo anello è più pesante dell’altra metà. Gli spostamenti dell’orologio e la gravità terrestre mettono in moto il rotore, agendo maggiormente sulla metà più pesante, quella di platino. Il rotore è tenuto sospeso da tre cuscinetti a sfere che, analogamente al sistema di sospensione del tamburo del bariletto, si collocano in 14 una scanalatura all’interno dell’anello. Per fare in modo che il rotore possa trasmettere al rocchetto l’energia che ha ricevuto, la sua circonferenza interna possiede denti che muovono a loro volta un ingranaggio collegato con il rocchetto. Questo sistema basato sul rotore periferico possiede un vantaggio aggiuntivo. Sui dispositivi di carica convenzionali il rotore cela allo sguardo una parte importante del movimento. Se il proprietario dell’orologio vuole mostrare le magnifiche decorazioni dei componenti deve inclinare l’orologio in avanti e all’indietro fino al momento in cui la forza di gravità sposta il rotore all’infuori della porzione di movimento che si vuole osservare. Il rotore periferico elimina ogni ostacolo visivo, e il retro del movimento appare tutto intero attraverso il fondocassa senza che sia necessario inclinare l’orologio. Ovviamente è sul tourbillon, bilanciere compreso, che si è concentrata in particolare l’attenzione degli ideatori del 15 CLASSIQUE TOURBILLON UN TOURBILLON DALLA STRUTTURA UNICA Questa architettura aerea conferisce una luminosità eccezionale all’apertura del tourbillon e ne valorizza i componenti. movimento. La funzione del tourbillon consiste nell’annullare gli effetti della gravità terrestre sui componenti dell’organo regolatore – il bilanciere e lo scappamento – collocandoli in una gabbietta che compie un giro completo a ogni minuto. In questo contesto è facile immaginare quali sfide deve affrontare chi intende ridurre lo spessore di questo raffinato meccanismo per poterlo inserire in un movimento extrapiatto. Gli orologiai incontrano già grandi difficoltà nel collocare un bilanciere e uno scappamento ordinari in movimenti extrapiatti, senza dover fare i conti con la complicazione aggiuntiva rappresentata da una gabbietta rotante. La ricerca della sottigliezza prende il via dalla progettazione del bilanciere. Facendo tesoro delle esperienze accumulate con i calibri extrapiatti 1200, 2100 e 502, apprezzati per decenni in virtù della loro sottigliezza, gli orologiai di B reguet hanno disegnato un bilanciere che accoglie interamente la spirale nel suo spessore. Tecnologie estremamente progredite hanno anch’esse un ruolo fondamentale. Un esempio fra tutti: la spirale in silicio. Questo componente brevettato presenta molteplici vantaggi: ha una forma ideale per ottenere una precisione eccezionale, resiste ai campi magnetici e garantisce una migliore stabilità delle prestazioni cronometriche per un periodo più lungo mentre il bariletto si scarica (questa proprietà è definita «isocronismo» dagli orologiai). 16 17 CLASSIQUE TOURBILLON CHI CONOSCE L’OROLOGERIA INDOSSA OROLOGI, NON MOVIMENTI Il modo in cui un calibro extrapiatto è associato al quadrante e alla cassa dell’orologio riveste un’importanza fondamentale. ◆ Schema del tourbillon che illustra i denti esterni sulla gabbietta del tourbillon, usata per fornire l’energia richiesta dalle rotazioni e dallo scappamento. La gabbietta del tourbillon differisce sostanzialmente dagli altri tourbillon di Breguet, nei quali l’energia viene trasmessa a un pignone fissato al centro di rotazione della gabbietta. Ovviamente questa disposizione richiede la presenza sotto la gabbietta di un ingranaggio che aumenta lo spessore dell’insieme. Si ottiene così un profilo più sottile trasmettendo l’energia direttamente sul bordo esterno della gabbietta, munito di denti. In tal modo la gabbietta del tourbillon viene mossa dall’esterno. Inoltre è fatta di titanio, materiale che associa una grande leggerezza alla rigidità indispensabile per ottenere prestazioni elevate. Il modo in cui ruota la gabbietta è un ulteriore elemento che caratterizza la concezione di questo tourbillon. Le strutture consuete ricorrono a una ruota fissa dei secondi munita di dentatura esterna che si ingrana con un pignone di scappamento. Quando lo scappamento ruota, la gabbietta – e insieme a lei i componenti dell’organo regolatore – ruotano intorno alla ruota fissa. In questo nuovo tourbillon, invece di collocare la ruota fissa dei secondi sotto la gabbietta del tourbillon, Breguet ha ideato una grande ruota disposta alla periferia e 18 munita di una dentatura interna che ingrana con il pignone di scappamento. Il suo funzionamento è assolutamente identico, perché la rotazione della gabbietta rispetto alla ruota fissa muove tutti gli elementi essenziali della misura del tempo. Tuttavia il risultato è la riduzione di alcuni decimi di millimetro nello spessore del meccanismo, e una straordinaria trasparenza del tourbillon che valorizza ed esalta la bellezza degli altri componenti. Come abbiamo già avuto occasione di osservare, coloro che amano l’orologeria indossano orologi e non movimenti. Si è quindi dedicata grande attenzione all’associazione del calibro 581 DR con la cassa e il quadrante. I costruttori erano tenuti a rispettare un imperativo assoluto: utilizzare un quadrante d’oro massiccio guilloché a mano. Certi orologi extrapiatti ricorrono all’espediente di usare una placca sottile o non si curano del quadrante pur di guadagnare ancora qualche decimo di millimetro in altezza. Ma questo compromesso estetico era inaccettabile per Breguet. Inoltre, siccome la decorazione tradizionale eseguita a mano con 19 CLASSIQUE TOURBILLON l’aiuto di un tornio per guillocher richiede un certo spessore dell’oro, Breguet non ha voluto rinunciare a questa tradizione e ha accettato uno spessore aggiuntivo. Tuttavia c’è un’astuzia associata al quadrante. Pur essendo saldamente fissata al movimento, la barretta del tourbillon è collocata quasi interamente tra due scanalature sullo stesso quadrante, da una parte e dall’altra dell’apertura che permette all’osservatore di seguire le evoluzioni della gabbietta rotante. Tenuta saldamente in sede, la barretta sembra far parte del volto dell’orologio. Si tratta naturalmente di un’illusione, perché gli elementi che la fissano al movimento sono celati sotto il quadrante. Neanche la sottigliezza ha creato ostacoli alla decorazione tradizionale del movimento, visto che i ponti e il bariletto sono minuziosamente incisi a mano. Breguet dispone di un ricco patrimonio di innovazioni che copre oltre due secoli. Questo nuovo esemplare della serie dei tourbillon è un omaggio alla preziosa eredità che la marca custodisce, a partire ovviamente dal tourbillon che Abraham-Louis Breguet inventò e fece brevettare nel 1801. Ma il fondatore di Breguet diede prova della sua maestria con notevoli creazioni extrapiatte, dallo straordinario no 3306 con ripetizione dei quarti d’ora, dallo spessore inferiore a 8 mm, al no 4691 con ripetizione dei semi-quarti, fasi lunari, calendario, equazione del tempo e indicazione della riserva di carica, il cui spessore di 7,7 mm lascia letteralmente sbalorditi. L’orologio Classique Tourbillon ExtraPlat illustra la vitalità di questo patrimonio decisamente unico, e lo arricchisce attraverso inedite prodezze. 20 21 L’ARTE DEL CAMMEO L’Arte del CAMMEO di Jeffrey S. Kingston 22 23 L’ARTE DEL CAMMEO U n orologio Breguet è raro e lo sarà sempre. L’esclusività di ogni segnatempo è attestata dall’assegnazione di un numero individuale, conformemente a un uso che risale al 1775, l’anno in cui Abraham-Louis Breguet aprì il suo laboratorio in Quai de l’Horloge a Parigi. Ma ogni esemplare Reine de Naples Camée o Secret de la Reine possiede un tocco in più di individualità. In queste due creazioni per signora spicca la presenza di cammei incisi a mano su delle conchiglie. Sono elementi ornamentali che compaiono sul quadrante del modello Reine de Naples, mentre assumono la forma di una rosa sul coperchietto del modello Secret de la Reine, e sottolineano la vocazione elitaria di ognuno di questi orologi, ai quali conferiscono la statura di «pezzo unico», perché nessun esemplare sarà esattamente identico a un altro. ◆◆◆ L’arte dell’incisione su cammeo è una tecnica decorativa nota fin dall’antichità. Le prime opere eseguite in rilievo su delle pietre sono documentate in Grecia dal III secolo a. C. La Tazza Farnese è l’esempio più antico e più celebre giunto fino a noi dell’arte dell’incisione su cammeo. Con i suoi intensi contrasti di luce, e le figure allegoriche incise in tre dimensioni, il delicato recipiente in sardonice illustra la forza espressiva di immagini dai colori chiari il cui rilievo spicca su un fondo scuro, e ha definito l’arte dei cammei nei due millenni trascorsi dalla sua creazione. Oggi la splendida Tazza Farnese è conservata nelle collezioni del Museo Archeologico di Napoli. Come altre forme d’arte, la tecnica del cammeo ha attraversato nel corso dei secoli periodi gloriosi alternati a epoche di relativo oblio. Un vivace ritorno d’interesse, rivolto in particolare ai cammei su conchiglie, si manifestò durante il regno della regina Vittoria. La sovrana li apprezzava al punto da indossarne contemporaneamente più d’uno in determinate occasioni. Nel secolo precedente l’imperatrice Caterina II di Russia 24 aveva a sua volta dimostrato di prediligere i gioielli in forma di cammeo. La forte domanda proveniente dall’ Inghilterra vittoriana favorì la fioritura degli artisti residenti a Torre del Greco, una località ai piedi del Vesuvio che divenne ben presto il centro dell’incisione su conchiglie marine, preferite ad altri materiali come il vetro o le gemme. Ancor oggi Breguet ha trovato proprio a Torre del Greco due incisori – padre e figlio – ai quali fa realizzare i cammei per i suoi orologi. Anche se nel corso dei secoli si sono utilizzate numerose varietà di conchiglie per fungere da supporto ai cammei, come avviene tuttora, i lavori più raffinati sono realizzati su conchiglie di Cassis madagascariensis, un mollusco a volte chiamato familiarmente «casco imperatore». I cammei di Breguet non si discostano naturalmente da questa regola ferrea. Il nome scientifico dell’organismo marino di cui stiamo parlando può tuttavia indurre in errore, perché il suo habitat non è situato in prossimità del Madagascar ma si 25 L’ARTE DEL CAMMEO trova nell’Oceano Atlantico, al largo della Florida. Il Cassis madagascariensis non è apprezzato unicamente per le sue grandi dimensioni, ma anche per l’intensa colorazione e i contrasti che presenta il suo guscio. Sotto la superficie esterna, di colore bianco lattiginoso, il lavoro dell’incisore fa emergere strati dalle tinte più scure. Questa diversità di colori e di profondità consente di creare figure in rilievo che si stagliano su un fondo più scuro, secondo lo stile classico della Tazza Farnese. L’arte del cammeo è strettamente legata alla vita di Torre del Greco, e le sue radici si estendono sovente fino a coinvolgere più generazioni di una stessa famiglia. I cammei di Breguet sono realizzati, come abbiamo detto, da 26 una coppia composta da padre e figlio, Pasquale e Fabio. Pasquale ha appreso l’arte dal grande maestro del cammeo Giuseppe Scialanga (1889-1960), e la sua iniziazione è cominciata all’età di sette anni, quando il bambino entrò nel laboratorio del maestro. Fabio invece ha completato la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Prima della loro collaborazione con Breguet, padre e figlio erano già rinomati per i loro cammei ispirati al leggendario dipinto di Botticelli Le tre Grazie (esposto al Museo degli Uffizi di Firenze) e per i lavori che riproducono le immagini di santi napoletani. Pasquale e Fabio hanno collocato il loro laboratorio in un piccolo appartamento invaso dalla luce sul versante sud 27 L’ARTE DEL CAMMEO ◆ Al taglio della conchiglia segue la smussatura dei bordi. OGNI CAMMEO INIZIA CON UN ESAME MINUZIOSO E CON LA SELEZIONE DELLE CONCHIGLIE Poi l’artista determina quali parti della conchiglia si prestano a confezionare un quadrante per il modello Reine de Naples Camée o un fiore per il Secret de la Reine. 28 ◆ Quando il quadrante è ritagliato nella conchiglia, viene fissato su un sostegno di legno mediante una miscela di cera e di pece. del Vesuvio. Da allora Fabio si dedica esclusivamente ai quadranti e alle rose destinati agli orologi della collezione Reine de Naples, mentre il padre divide il suo tempo fra Breguet e altri lavori. Un tempo molti cammei erano incisi su conchiglie che i marinai napoletani portavano in patria dalle loro peregrinazioni in tutto il mondo. Questa tradizione è oggi tramontata e le conchiglie d’alta qualità, in particolare le Cassis madagascariensis, sono acquistate all’estero da negozianti specializzati che le vendono agli incisori in stock di 50-100 esemplari per volta. Le conchiglie sono interamente naturali e non vengono sottoposte a nessun trattamento. Arrivano agli incisori dopo un lungo processo di essicazione durante il quale sono esposte all’aria aperta per 12-18 mesi su canne di bambù. La prima fase del lavoro consiste nell’esaminare e selezionare le conchiglie. Padre e figlio scrutano attentamente ogni conchiglia, cercando di individuare le più minuscole macchie o segni di fessura per poi scegliere soltanto gli esemplari giudicati perfetti. Dopo questa selezione individuano le parti della conchiglia che si prestano a ricavare un quadrante, nel caso del modello Reine de Naples Camée, oppure un fiore, quando si tratta del Secret de la Reine. Dal momento che una sola conchiglia consente spesso di ottenere due quadranti o due rose, i contorni del quadrante o la forma della rosa sono abbozzati a matita all’interno della conchiglia. Se gli incisori sono soddisfatti del risultato, procedono ritagliando il motivo con l’aiuto di una piccola sega, poi addolciscono e arrotondano minuziosamente i bordi. 29 L’ARTE DEL CAMMEO ◆ Prima di iniziare l’incisione, il motivo viene disegnato sulla superficie. ◆ I colori naturali della conchiglia affiorano via via che gli strumenti dell’incisore penetrano in profondità. Tuttavia occorrono ancora diverse fasi di lavorazione prima di procedere al taglio. Usando una miscela di cera e pece, si fissa la conchiglia su uno stelo di legno, quindi si livella la superficie esterna. Tale operazione non solo conferisce al pezzo la regolarità richiesta da un quadrante d’orologio, ma elimina la parte esterna e ruvida della conchiglia, evidenziando il bianco latteo che formerà l’immagine. Ora gli artisti dispongono della loro «tela» e possono mettersi davvero all’opera. TUTTI I COLORI SONO GIÀ PRESENTI NELLA CONCHIGLIA Nessun elemento viene dipinto o aggiunto. Fabio e Pasquale cominciano ad abbozzare il motivo a matita. Il disegno del quadrante dell’orologio Camée assume la forma di un girasole nel cui centro incavato vengono fissate le lancette. Breguet offre inoltre la possibilità di 30 31 L’ARTE DEL CAMMEO GLI STRUMENTI DELL’ ARTISTA Il motivo è creato unicamente con l’aiuto di punzoni chiamati «bulini». 32 33 L’ARTE DEL CAMMEO ◆ Interpretazione artistica di nuovi motivi di quadranti in forma di cammeo. DALLA CONCHIGLIA NASCE UN GIRASOLE Le lancette sono annidate nel cuore del fiore. 34 r ealizzare un quadrante personalizzato, disegnato in maniera analoga sulla superficie della conchiglia. Con un punzone affilato, inventato da un incisore italiano e noto con il nome di bulino, si raschia la superficie. I contorni del fiore si delineano prima ancora che i dettagli siano incisi accuratamente servendosi di utensili via via più fini, mentre i due artisti scavano sempre più in profondità nello spessore della conchiglia. Tutti i colori sono allo stato naturale, senza alcuna aggiunta. Le tinte che affiorano in ogni conchiglia sono uniche per la loro tonalità, la loro opacità e la loro posizione nei diversi strati della conchiglia. L’abbinamento di questa gamma di colori con le sottili variazioni del tema floreale fa sì che ogni cammeo sia diverso da tutti gli altri. 35 L’ARTE DEL CAMMEO Occorre ricordare che è un cammeo a fungere da quadrante per l’orologio Reine de Naples. Anche nell’eseguire questo lavoro in miniatura si deve coniugare il virtuosismo artistico con le rigorose esigenze che impone l’adattamento a un quadrante d’orologio, alle lancette e alla cassa. Quando l’incisione è ultimata, dei segni collocati sul fondocassa indicano i punti precisi a cui va fissato il movimento. Il movimento del modello Reine de Naples Camée è racchiuso in una cassa d’oro bianco. La lunetta reca incastonati 24 diamanti del peso complessivo di 2,42 carati. Il cammeo in forma di rosa dell’orologio Secret de la Reine è collocato su un coperchietto della cassa che, quando è chiuso, nasconde il quadrante alla vista. La lunetta è impreziosita da diamanti disposti ad arco intorno alla rosa. Ruotando il coperchietto si svela il segreto: un quadrante ornato da diamanti incastonati, con un ovale di madreperla che reca la firma Breguet. Il modello è disponibile in oro rosa o in oro bianco, e monta un cinturino di pelle oppure un bracciale d’oro intrecciato. L’uno e l’altro orologio ospitano un movimento meccanico a carica automatica. Il cammeo in forma di rosa occupa un posto preponderante nelle collezioni di gioielleria di Breguet: lo ritroviamo infatti su orecchini, anelli, bracciali, ciondoli e collane in una grande varietà di dimensioni e in diverse combinazioni d’oro e di perle. Gli orologi Reine de Naples Camée e Secret de la Reine sono gli unici due segnatempo che valorizzano l’arte del cammeo nell’orologeria contemporanea. Sono capolavori eccezionali non solo perché sposano un’arte tradizionale a una tecnica esercitata con superba bravura, ma perché ogni esemplare è unico nei suoi colori e nel suo disegno. 36 37 LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE Louis Breguet, PIONIERE DELL’AVIAZIONE e innamorato dell’orologeria di Emmanuel Breguet Hydravion de transport Breguet 531 Saigon de la compagnie Air France photographié 1934compagnia ◆ Idrovolante da trasportoau-dessus Breguet du 531Havre Saigonendella Air France fotografato in volo sopra Le Havre nel 1934. 38 39 LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE S e il nome Breguet ci suona familiare non solo in riferimento all’orologeria, ma anche al mondo dell’aeronautica, lo si deve a Louis Breguet (1880-1955), uno dei grandi pionieri dell’aviazione mondiale. E quando ci chiediamo se Abraham-Louis Breguet e Louis Breguet appartenevano alla stessa famiglia, la risposta è affermativa. ◆◆◆ Louis Breguet rappresenta infatti la quinta generazione della famiglia dopo l’arrivo in Francia, nel 1762, del suo trisavolo Abraham-Louis Breguet (1747-1823), membro dell’Accademia delle scienze, il quale fece carriera a Parigi dove, insieme al figlio Antoine-Louis (1776-1858), portò al culmine l’arte dell’orologeria. Il nonno Louis-Clément Breguet (1804-1883), membro a sua volta dell’Accademia delle scienze, ha creato innumerevoli strumenti elettrici. Ha inventato e costruito un telegrafo con quadrante adottato in numerosi Paesi. Ha perfezionato numerosi sistemi di telecomunicazione che hanno migliorato la sicurezza delle ferrovie. Come riconoscimento per i suoi molteplici meriti il nome di Louis-Clément Breguet figura sulla torre Eiffel. Il padre Antoine Breguet (1851-1882), laureato al Politecnico, è stato uno degli ingegneri più promettenti d ella sua generazione. Spetta a lui il merito di aver introdotto in Francia il telefono di Bell, prima di morire prematuramente all’età di 31 anni. Destinato ovviamente a prendere le redini delle imprese di famiglia nel settore delle telecomunicazioni e dei motori elettrici, dal momento che il nonno nel 18701 aveva ceduto il reparto orologeria, Louis Breguet, da poco diplomato 40 presso la Scuola superiore di elettricità, sorprese familiari e amici dedicandosi anima e corpo alla conquista dei cieli. Non è facile riassumere in poche righe la carriera di Louis Breguet. Tanto lui quanto la Société anonyme des ateliers d’aviation Louis Breguet, creata e gestita da lui personalmente, e ribattezzata in seguito Breguet Aviation, sono stati per quasi un secolo tra i protagonisti nel mondo dell’aeronautica. Ingegnere e imprenditore, Louis Breguet è diventato quand’era ancora in vita un personaggio storico per tre distinti motivi: come pioniere dell’elicottero, per il rilevante contributo da lui dato alla storia dell’aviazione militare e per il ruolo che svolse nella creazione del trasporto aereo civile2. Il giroplano, precursore dell’elicottero Dal 1905 al 1909 Louis Breguet, in associazione con il fratello Jacques e con il professore Charles Richet3, affronta il mondo dell’aviazione nascente con una proposta quanto mai originale: l’ala rotante, vale a dire il volo verticale. Per ben due volte nel 1907 il suo «Giroplano n° 1», un curioso apparecchio provvisto di quattro sistemi rotativi di otto pale ciascuno, si solleva da terra per circa un minuto: ◆ Louis Breguet, ingegnere e pilota, ai comandi di uno dei suoi apparecchi nel 1910. 41 LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE momento più luminoso della sua carriera Louis Breguet decide di rituffarsi nell’avventura del giroplano. In quegli anni egli gode di grande reputazione, è un uomo ascoltato e seguito da vicino dai suoi concorrenti in tutto il mondo. Anche se la tecnologia aveva compiuto nel frattempo importanti progressi, specie nel campo della motorizzazione, il giroplano conservava intatta la sua connotazione un po’ folle. Eppure Louis Breguet, con l’aiuto di una squadra ridotta, composta da René Dorand e Maurice Claisse, dopo tre anni di lavoro accanito, nel 1935 e 1936 assiste alle imprese del giroplano sperimentale Breguet-Dorand, che con i suoi record di maneggevolezza, di velocità (108 km/h), di altitudine (158 metri), di durata (1 ora e 3 minuti) e di volo stazionario (10 minuti) si impone indiscutibilmente come il primo elicottero moderno della storia4. Louis Breguet lascia così, in due momenti distinti, una forte impronta nella storia dell’elicottero, ispirando un’intera generazione di ingegneri, fra i quali Igor Sikorski e Franck Piaseki, che seguiranno la sua scia. ◆ Giroplano Breguet-Richet n° 1: una delle rare foto del sollevamento a Douai il 24 agosto 1907. Alcuni assistenti bloccano lo spostamento laterale dell’apparecchio. ◆ Cartolina postale che mostra il curioso giroplano Breguet-Richet n° 2 bis. 42 di 60 centimetri il 24 agosto, e di quasi 1,5 metri il 20 settembre. Si tratta di una «prima mondiale» di cui lo stesso Louis Breguet informa subito l’Accademia delle scienze la quale, nella seduta del 16 settembre, ufficializza così il distacco dal suolo del 24 agosto: «Un apparecchio del tipo elicottero è riuscito per la prima volta ad alleggerirsi completamente e a sollevarsi dal suolo con il proprio motore, con tutto l’occorrente al suo funzionamento e con un uomo a bordo.» Di fronte ai risultati insoddisfacenti ottenuti con altri due apparecchi ad ala rotante, Louis Breguet – pur essendo certo che il volo verticale rappresenti una soluzione per il futuro – rinuncia nel 1909 alla prosecuzione di quell’avventura e si lancia nella costruzione aeronautica classica, dedicandosi alla fabbricazione di biplani e successivamente di monoplani. Ma non aveva ancora detto la sua ultima parola sull’argomento. Infatti a 23 anni di distanza, nel 1932, nel ◆ Il giroplano Breguet-Dorand fotografato il 22 settembre 1936 nel corso di un volo storico. Breguet e l’aviazione militare Tornato nel 1909 a occuparsi di aspetti più classici dell’aeronautica, Louis Breguet costruisce a partire dal 1911 dei biplani per le forze armate francesi, del Regno Unito e della Russia. Dal 1914, al pari dei pionieri dell’aviazione in tutto il mondo, si dedica totalmente alla produzione industriale di aerei, diventati ormai esclusivamente strumenti bellici. Il 2 settembre 1914, pochi giorni prima di lasciare il fronte per dedicarsi alle sue fabbriche, compie di propria iniziativa una delle pericolose ricognizioni aeree destinate a informare lo Stato Maggiore francese sul tentativo tedesco di aggirare Parigi da est. Le informazioni raccolte, prese molto sul serio dai generali Galliéni e Joffre, permettono di scatenare la battaglia della Marna, a proposito della quale si ricorda ancor oggi il famoso episodio dei taxi parigini requisiti per portare celermente al fronte il 43 LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE IL BREGUET 14 COMPIE IL SUO PRIMO VOLO NEL NOVEMBRE 1916 In servizio per oltre dieci anni, diede fama internazionale a Louis Breguet. ◆ Aerei Breguet XIV in formazione. 44 45 LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE ◆ Catena di montaggio del Breguet 19 nell’officina di Villacoublay. maggior numero possibile di soldati. Louis Breguet ricevette la Croce di guerra per il suo eccezionale atto di coraggio, e il suo nome è rimasto legato per sempre alla «vittoria della Marna» che ha cambiato il corso della guerra. Poi però la guerra si impantana e ristagna, e viene l’epoca delle trincee. La produzione di aerei si organizza meglio, ma saranno necessari ancora due anni prima che l’aviazione progredisca davvero sul piano tecnologico. Il Breguet 14 compie il suo primo volo nel novembre 1916, e sarà prodotto in gran numero a partire dal 1917. Quel modernissimo aereo biposto, frutto delle riflessioni personali di Louis Breguet, possiede una struttura interamente metallica (con la fusoliera e le ali ricoperte di tela) che adotta per la prima volta il 46 ◆ Louis Breguet nel 1936 nel suo ufficio di Rue Georges Bizet a Parigi, davanti al suo tavolo da disegno. duralluminio. È stato progettato per la ricognizione e il bombardamento, ma fa sensazione nelle squadriglie per la sua velocità, la maneggevolezza, il notevole carico utile e la capacità di alzarsi fino a 6000 metri, quindi al riparo dai caccia avversari. Si rivelerà uno strumento fondamentale per la vittoria degli Alleati nel 1918. Costruito in circa 8.000 esemplari, viene acquistato da una quindicina di Paesi, tra i quali gli Stati Uniti. Rimasto in servizio per oltre dieci anni, il Breguet 14 diede fama mondiale al suo ideatore5. Il modello che gli succedette, il Breguet 19, nacque in base agli stessi principi e venne adottato dalle aviazioni di tutto il mondo6. Seguirono altri apparecchi da combattimento capaci di ospitare più persone, e poi il potente bombardiere Breguet 690 che, ordinato in ritardo dallo Stato Maggiore francese, ma adottato anche dal Belgio e dalla Svezia, non potè dare l’intera misura delle sue capacità durante la battaglia di Francia del 1940. Louis Breguet sarà fornitore delle forze armate francesi fino all’ultimo, come pure i suoi successori. I decenni 1950-1960 sono segnati dalla messa a punto e dall’ordinazione da parte della Marina francese del pattugliatore marittimo imbarcato Breguet 1050 Alizé, in servizio sulle portaerei francesi Foch e Clemenceau fino all’inizio degli anni 2000, e adottato anche dalla Marina indiana. Poi è la volta dell’aereo di sorveglianza marittima e di ricognizione ad ampio raggio Breguet 1150 Atlantic che, vincitore nel 1958 del concorso NATO, sarà adottato dalla Francia, dall’Italia, dalla Germania e dai Paesi Bassi. Ancora oggi una versione aggiornata di questo 47 LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE ◆ Limousine Breguet 280T in una fotografia effettuata all’aeroporto di Parigi-Le Bourget nel 1929. apparecchio sorvola i mari e i deserti del globo. Viene infine l’aereo per trasporto truppe Breguet 941, in grado di atterrare e decollare da un campo di calcio, e il caccia francobritannico Jaguar, destinato a una lunga e brillante carriera. Breguet e l’aviazione civile Ma è nel settore dell’aviazione civile che Louis Breguet si rivela un autentico teorico e un imprenditore visionario. Il trasporto di un numero cospicuo di passeggeri era un suo vecchio sogno che risaliva al 23 marzo 1911, quando Louis Breguet, insieme a undici persone a bordo del suo biplano da 90 cavalli, aveva stabilito il record mondiale di passeggeri trasportati!7 Appena terminata la guerra, egli è fra coloro che sognano la nascita di un’aviazione civile. Nel febbraio 48 1919 fonda la Compagnie des Messageries aériennes per il trasporto passeggeri (e quindi non solo come servizio postale), che collega prima Parigi e Bruxelles, poi Parigi e Londra. Per quindici anni lavora senza sosta a promuovere, attraverso associazioni e fusioni, una rete importante di collegamenti che sia coerente e possibilmente redditizia. Nel 1921 viene inaugurata la linea Parigi-Le Havre in collegamento con il transatlantico per New York. Nell’estate del 1922 nasce la linea Parigi-Marsiglia via Lione, poi completata da un collegamento Lione-Ginevra. Nel marzo 1923 Louis Breguet fonde la sua compagnia con la Compagnie des Grands Express Aériens, sua rivale sulla tratta ParigiLondra, dando al nuovo gruppo – che presiede – il nome ◆ Interno di un aereo della compagnia Air Union, che collegava Londra con Parigi. di Air Union. Nel 1929 è la volta della Marsiglia-AjaccioTunisi, seguita nel 1931 dalla Tunisi-A lgeri e nel 1932 dalla L ione-Cannes. Nel 1932 Air Union dà vita, in collaborazione con Swissair, alla linea diretta Parigi-Ginevra che opera in coincidenza con le linee interne svizzere. In quel 1932 Air Union è la più grande compagnia aerea francese per numero di chilometri percorsi e di passeggeri trasportati. Nel 1933 Louis Breguet appone la sua firma all’atto di nascita della compagnia Air France, dal momento che il governo francese ha deciso di riunire in un unico ente le cinque compagnie allora esistenti: Air Union, Air Orient, CIDNA, Lignes Farman e Aéropostale. E qui va assolutamente ricordato il Breguet 14, che divenne famoso per il trasporto postale nell’ambito delle linee aeree Latécoère, poi EVOLUZIONE DELLE COMPAGNIE AEREE Nel 1933 Louis Breguet appone la sua firma all’atto di nascita della compagnia Air France. 49 LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE dell’Aéropostale, in Europa, in Africa e presto anche in America Latina, e reso immortale dai racconti di Mermoz, di Guillaumet e di Saint-Exupéry…8. ◆ «Chronique des Avions Louis-Breguet» del settembre-ottobre 1930. Esemplare firmato da Dieudonné Costes. Le Chronique furono pubblicate dal 1925 in poi. IL CELEBRE BREGUET 19 «Point d’Interrogation» permise a Costes e Bellonte di effettuare il primo volo senza scalo Parigi-New York. 50 Sarebbe ingiusto tacere dei grandi raid mondiali che ebbero come protagonisti gli aerei Breguet tra i primi anni del decennio 1920 e la prima metà del decennio 1930. Si trattava, è vero, di imprese individuali compiute da aerei che non erano ancora velivoli da trasporto, ma che dimostrarono possibilità e fissarono punti di riferimento destinati a diventare prima o poi delle vere e proprie rotte aeree. Citiamo le imprese più celebri. La Parigi-Tokyo nel 1924 con P elletier d’Oisy e Bésin. La Madrid-Manila nel 1926 con Gallarza e Loriga. Il giro del mondo nel 1927 con Costes e Le Brix, con la prima traversata dell’Atlantico meridionale da Saint-Louis nel Senegal a Natal in Brasile. La Parigi-Pechino nel 1929 effettuata da Arrachart e R ignot. E infine il volo rimasto indelebile nella memoria di ognuno: la famosa Parigi-New York senza scalo effettuata da Costes e Bellonte in 37 ore e 18 minuti l’1 e 2 settembre 1930 a bordo del celebre Breguet 19 battezzato «Point d’Interrogation»9. Louis Breguet dà inizio alla sua attività di presidente e fondatore di una compagnia aerea con dei Breguet 14 disarmati e attrezzati appositamente, e si impegna nella progettazione di aerei dedicati al trasporto civile come il Breguet 28 Limousine e il Breguet 393, che si dimostreranno particolarmente sicuri. Dopo la Seconda guerra mondiale la sua realizzazione più spettacolare è il Breguet 760 «Deux-Ponts», un quadrimotore con un centinaio di posti per i passeggeri distribuiti sui due piani, autentico precursore dell’Airbus A-380. Questo aereo particolarmente affidabile ed economico non subì nessun incidente mortale durante i suoi vent’anni di attività. Nel 1921 Louis Breguet descrisse in una conferenza visionaria l’aereo del futuro, destinato a ◆ Sfilata di Costes e Bellonte a Broadway all’indomani del loro memorabile raid. 51 LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO Nel 1923 Louis Breguet presiede il comitato del centenario della morte di A.-L. Breguet. Importanti manifestazioni si svolgono in Francia e in Svizzera. ◆ Invito alla seduta solenne alla Sorbona del 27 ottobre 1923. 52 volare a 13 500 metri d’altitudine e a percorrere la distanza New York-Parigi in sei ore10… Louis Breguet fa di tutto per rendere i viaggi aerei accessibili al più gran numero di persone: non si accontenta di un’aviazione elitaria riservata alle classi abbienti. Nel 1943, cercando di equiparare il costo del biglietto d’aereo alla tariffa della terza classe ferroviaria, teorizza con un anticipo di trent’anni i voli charter e low-cost.11 Louis Breguet muore nel 1955 in piena attività, e la società che porta il suo nome viene acquistata dall’uomo d’affari Sylvain Floirat, che porta avanti numerosi progetti. Nel 1967 Marcel Dassault, un altro grande protagonista dell’aviazione francese, rileva a sua volta Breguet Aviation per poi incorporarla nella propria società chiamandola Avions Marcel Dassault-Breguet Aviation, o più brevemente Dassault-Breguet. Il governo francese approva e favorisce questa fusione, che conferisce a Marcel Dassault, insieme agli insediamenti di Tolosa e Anglet12, delle risorse industriali aggiuntive che si dimostreranno molto utili per le sue ambizioni mondiali. ◆ Brochure commerciale per la presentazione del Breguet 761 «Deux-Ponts». I rapporti di Louis Breguet con l’orologeria Parallelamente alle sue attività aeronautiche, ma anche sportive13, Louis Breguet ha sempre tenuto vivi i contatti con la famiglia Brown, che aveva rilevato da suo nonno la Maison di orologeria, e ha sempre ricordato con fierezza le realizzazioni dei suoi antenati in quel settore. A partire dal 1922 la Société des ateliers d’aviation Louis Breguet com pare regolarmente nei libri delle vendite della Casa che produce gli orologi. Questa circostanza permette di affermare che Louis Breguet ha saputo illustrare, ai dirigenti di Montres Breguet di quegli anni, le prospettive future che offrivano i prodotti di orologeria destinati all’aeronautica. Nel 1923 presiede il Comitato del centenario di Abraham-Louis Breguet (1747-1823), il quale organizza sia in Francia che in Svizzera importanti manifestazioni che culmineranno con l’esposizione parigina del Musée Galliera, inaugurata da Louis Breguet al fianco del Presidente della Repubblica francese Alexandre Millerand14. Per diverse settimane l’esponente di punta dell’aviazione si immerge nel mondo dell’orologeria e ne frequenta i più eminenti rappresentanti francesi, svizzeri e inglesi. Trascorre lunghi momenti con l’industriale londinese Sir David Salomons e con Henri Brown, proprietario della ditta di orologi Breguet, e anche con Georges Brown, il figlio e futuro successore di Henri Brown. Il 26 ottobre Louis Breguet riceve tutti questi rappresentanti del mondo dell’orologeria nel corso di una visita alle sue officine di V élizy-Villacoublay, 53 LOUIS BREGUET, PIONIERE DELL’AVIAZIONE ◆ Breguet 14 F-POST. e il giorno dopo a Parigi, nel grande anfiteatro della S orbona, conclude il suo lungo discorso con questa d ichiarazione: «Una delle glorie dell’industria degli orologi è di aver contribuito ad aiutare la Marina a risolvere i problemi connessi con la navigazione marittima, così come oggi del resto contribuisce potentemente ad aiutare i navigatori dei cieli – i cui sforzi mi sono particolarmente cari – nel definire e individuare la loro rotta nello spazio.» Qui è l’ingegnere che parla. Sì, l’orologeria ha delle sfide da affrontare e ha un ruolo importante da svolgere per accompagnare e addirittura per agevolare il progresso dell’aviazione, come in altri tempi ha fatto per la marina. Proclamata da un costruttore di aerei come Louis Breguet, per di più presidente della Camera sindacale delle industrie aeronautiche, questa affermazione assume un rilievo decisamente particolare! I frequenti ordinativi di strumenti d’orologeria Breguet da parte del costruttore di aerei Louis Breguet si sono protratti per molto tempo15, e naturalmente si trovano orologi Breguet sui pannelli di comando degli aerei Breguet! 54 ◆ Breguet «Deux-Ponts» con le insegne di Air France. È curioso constatare che uno dei primissimi modelli di cronografo d’acciaio dotato della «funzione speciale», vale a dire del cosiddetto «ritorno in volo» o flyback, è stato venduto nel 1952 alla società Louis Breguet. Uno dei primi esemplari dell’orologio destinato a diventare due anni dopo il Type XX è stato quindi collaudato da Louis Breguet e dai suoi collaboratori: una decisione senza dubbio pertinente, che dimostra la vicinanza che intercorreva fra le due imprese Breguet. Cos’altro aggiungere per concludere, se non che il grande pioniere dell’aviazione è stato anche un uomo appassionato di orologeria? Essa lo interessava fortemente come strumento scientifico, e il ruolo ch’egli svolse con discrezione (tanto che oggi è noto solo a pochi) come consigliere della Casa di orologeria Breguet è indiscutibile ed è stato sostanziale. ◆ Breguet 1050 Alizé. el 1870 Louis-Clément Breguet cede il reparto di orologeria al N direttore del suo laboratorio Edward Brown, un orologiaio parigino di origine inglese. Tre generazioni di membri della famiglia Brown si sono succeduti alla guida degli orologi Breguet fino al 1970. 2 Una panoramica della carriera di Louis Breguet è contenuta nel volume di Emmanuel Breguet dal titolo: BREGUET, un siècle d’aviation, edizioni Privat, 2012, 144 pagine. 3 Charles Richet (1850-1935), amico di Antoine Breguet e padrino di Louis Breguet. Questo eclettico medico, appassionato di aviazio ne, ha ottenuto il premio Nobel per la medicina nel 1913. 4 Sulla storia mondiale dell’elicottero il lettore potrà consultare il libro di Bernard Bombeau Hélicoptères, la genèse, de Léonard de Vinci à Louis Breguet, edizioni Privat, 2006, 364 pagine. 5 Oltre alla Francia, i Paesi che impiegarono il Breguet 14 furono il Belgio, la Jugoslavia, la Danimarca, la Svezia, la Romania, la Cecoslovacchia, la Polonia, la Spagna, Portogallo, il Brasile, gli Stati Uniti, il Siam e il Giappone. 6 Il Breguet 19 à stato adottato dai seguenti Paesi: Francia, Belgio, Jugoslavia, Romania, Polonia, Grecia, Bolivia, Venezuela, Argentina, Persia, Turchia, Spagna, Cina e Giappone. 7 Questo record fu stabilito a la Brayelle, in prossimità della città di Douai, nel nord della Francia, dove Louis Breguet diede inizio alla sua attività aeronautica. 8 L’Associazione Breguet XIV, animata da Eugène Bellet, ha costruito una replica del Breguet 14 immatricolata F-POST, che è oggi l’unico Breguet 14 in condizioni di volare. Nel 2010, in omaggio ai pionieri della «Ligne», l’aereo ha effettuato un volo commemorativo da Tolosa a Cap Juby (oggi Tarfaya, in Marocco). Per il 2015 il sogno è di proseguire sulle tracce dei pionieri, ma questa volta nell’America meridionale, con un volo Brasile-Uruguay-Argentina. Eugène Bellet è l’autore del libro BREGUET XIV, des tranchées à l’Aéropostale, édizioni Privat, 2011, 144 pagine. 1 ◆ Breguet Sepecat Jaguar. Il Breguet 19 «Point d’Interrogation» è conservato nelle collezioni del Musée de l’Air et de l’Espace di Le Bourget, dove rappresenta uno degli esemplari più emblematici. Sempre a Le Bourget sono conservati ed esposti al pubblico un Breguet 14 della Prima guerra mondiale, il Breguet 19 di Costes e Le Brix, un giroplano e numerosi altri apparecchi più recenti. Un biplano Breguet del 1911 si trova nel Musée des Arts et Métiers di Parigi, che possiede inoltre – nel settore orologeria – parecchi capolavori dovuti ad Abraham-Louis Breguet. 10 L’avenir de l’aviation, conferenza tenuta il 16 novembre 1921. 11 L’avenir de l’aviation de transport, conferenza tenuta il 24 novembre 1943. 12 Dopo Douai, dove Louis Breguet diede inizio alle sue attività industriali prima del 1914, il principale centro di produzione degli aerei Breguet è stata la località di Vélizy-Villacoublay, nella regione di Parigi. Le officine di Tolosa e di Anglet (un comune situato tra Bayonne e Biarritz) furono acquistate da Louis Breguet nel 1939. 13 Grande skipper, Louis Breguet vinse una medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1924 al timone del suo Namoussa di 8 metri durante le regate che si disputarono a Le Havre. Nel 1928 fondò il Deauville Yacht Club, che presiedette finché visse. 14 L’esposizione organizzata al Musée Galliera di Parigi in omaggio ad A.-L. Breguet nel centenario della sua morte è stata la più importante tenutasi fino a oggi: 266 gli oggetti esposti, un centinaio dei quali prestati dal solo Sir David Salomons (1851-1925), mitico collezionista di orologi e pendole Breguet. La mostra si tenne dal 25 ottobre al 24 novembre 1923. 15 Archivi Montres Breguet SA, Parigi, registri delle vendite. 9 55 REINE DE NAPLES JOUR / NUIT REINE DE NAPLES Jour / Nuit Por Jeffrey S. Kingston 56 57 REINE DE NAPLES JOUR / NUIT Q uando Abraham-Louis Breguet ideò il tourbillon, che fece brevettare nel 1801, la sua invenzione rispondeva a un’esigenza ben precisa. A causa della gravità tutti gli orologi sono soggetti a errori di marcia, che il tourbillon mirava a eliminare facendo ruotare costantemente su 360 gradi alcuni componenti dell’organo regolatore. Per effetto dell’attrazione terrestre un segnatempo portatile tendeva ad anticipare quando assumeva determinate posizioni, e a ritardare in altre posizioni. Perciò far ruotare costantemente l’organo regolatore gli permetteva di passare successivamente attraverso tutte le posizioni, sia quelle che provocano un anticipo, sia quelle che causano un ritardo, e di compensare così gli errori di marcia. Questa geniale intuizione, il cui principio era sostanzialmente semplice, esigeva tuttavia eccezionali competenze da parte degli orologiai addetti alla fabbricazione del nuovo dispositivo. ◆◆◆ Domanda: ma l’efficacia riconosciuta di questa originale invenzione, che introduceva nuove norme in tema di precisione, non poteva accompagnarsi con un tocco di romanticismo e di fantasia? Questo interrogativo è stato la premessa da cui è nato il modello Reine de Naples Jour/Nuit. Esso si sviluppa infatti intorno all’idea fondamentale di un tourbillon nel quale il bilanciere e la sua spirale compiono una rivoluzione ogni 24 ore. Tuttavia questa rotazione non serve unicamente ad aumentare la precisione di marcia dell’orologio. Essa offre anche una incantevole rappresentazione del giorno e della notte. Le indicazioni relative al giorno e alla notte sono personificate logicamente dalle figure del sole e della luna, collocate su un disco di lapislazzuli. La luna ha, come vuole la 58 convenzione, l’aspetto di un viso cesellato sul titanio e incastonato nella gemma, mentre le stelle d’oro sono disseminate sui due lati dell’astro notturno. Più sorprendente è l’immagine del sole, impersonato dal bilanciere e orlato da nuvole di madreperla. Per valorizzare la sua presenza il suo ampio cerchio è decorato con un motivo guilloché. Il disco di lapislazzuli che sostiene il bilanciere in forma di sole per le ore del giorno, e la luna per le ore della notte, effettua una rotazione in 24 ore. All’indicazione giorno/notte è associata una funzione complementare. Il braccio superiore che regge il bilanciere in forma di sole adotta il profilo di una lancetta per sgranare le 24 ore che circondano il disco di lapislazzuli e per fornire un’indicazione precisa dell’ora. Oltre a questo suo ruolo aggiuntivo la lancetta rappresenta anche un elemento essenziale del movimento perché funge da ponte al bilanciere. 59 REINE DE NAPLES JOUR / NUIT UNA STRUTTURA BASATA SULL’IDEA FONDAMENTALE DEL TOURBILLON Il modello Reine de Naples fa compiere una volta al giorno una rotazione al bilanciere e allo scappamento, i due componenti essenziali per la misura del tempo. ◆ Il giorno e la notte su un disco di lapislazzuli che ruota. Il sole è rappresentato dal bilanciere, mentre la luna assume i contorni di un disco di titanio inciso e incastonato nella gemma. 60 Il concetto di rotazione sembra rispondere sempre a un ordine inequivocabile: «Fatele semplicemente ruotare!» Tuttavia, come succede con ogni meccanismo destinato a far ruotare i componenti dell’organo regolatore dell’orologio, anche alla velocità ridotta di un giro al giorno la sua ideazione e il suo assemblaggio rappresentano un compito particolarmente arduo per gli orologiai. Anzitutto i costruttori di Breguet hanno dovuto mettere a punto un sistema che da un lato potesse far ruotare il disco che regge il bilanciere (e naturalmente il disco ornamentale di lapislazzuli), e dall’altro fornire l’energia necessaria allo scappamento dell’orologio. Per conciliare queste diverse esigenze la soluzione è consistita nel progettare un ingranaggio che si scinde a partire dal bariletto. Una delle sue ramificazioni aziona un pignone che fa ruotare il disco (considerato come la «gabbietta» impiegata per imprimere un moto di rotazione ai componenti dell’organo regolatore di un tourbillon), mentre l’altra muove il pignone dello scappamento. In questa configurazione il bilanciere è fissato a una gabbia di titanio a cinque bracci con la circonferenza dentata. Ovviamente né i piccoli denti né i bracci sono visibili dal lato quadrante del movimento. La posizione inedita della ruota di scappamento al centro della gabbietta in rotazione ha dato origine a un interessante insieme di sfide strutturali. La prima è legata alla combinazione dei movimenti: la rotazione della ruota di scappamento a partire dagli ingranaggi dell’orologio è associata alla rotazione della gabbietta che effettua un giro al giorno. Di conseguenza la congiunzione delle due rivoluzioni comporta per la ruota di scappamento la «perdita» di un giro ogni 24 ore. Occorreva quindi scoprire un metodo per correggere questo scarto. La soluzione è stata trovata dotando la ruota di scappamento di 21 denti, anziché di 20 o di 15 come vuole la tradizione, e scegliendo una frequenza di 3,5 hertz. 61 REINE DE NAPLES JOUR / NUIT UN’AUTENTICA OPERA D’ARTE Il disco di lapislazzuli delle 24 ore con la sua luna incisa nel titanio, le stelle d’oro e le nuvole di madreperla. ◆ Il disco di lapislazzuli con la luna e le stelle è montato su una ruota mobile. 62 63 REINE DE NAPLES JOUR / NUIT LA COMPLESSITÀ DELL’INDICAZIONE ROTATIVA RESTA DISSIMULATA ALLO SGUARDO Il quadrante ha qualcosa di romantico grazie all’indicazione rotativa del sole, della luna, delle stelle e delle nuvole. La progettazione del movimento ha richiesto un secondo adattamento. La posizione del bilanciere guilloché è vicinissima allo scappamento al centro. Sebbene la sua àncora possieda la forma tradizionale richiesta da uno scappamento ad àncora svizzero, è la più corta montata attualmente su un orologio prodotto in serie. Inoltre anche lo scappamento è il più corto fabbricato da Breguet. Analogamente alla spirale, i corni dell’àncora invertita – una specialità messa a punto da Breguet – sono fatti di silicio. Sul lato quadrante dell’orologio questi dispositivi complessi sono dissimulati al fine di permettere allo sguardo di concentrare la sua attenzione sul disco di lapislazzuli con il sole, la luna, le nuvole, le stelle e la lancetta dorata delle 24 ore. L’indicazione consueta su 12 ore compare su un arco di cerchio posto nella parte inferiore del quadrante. In realtà 64 questa parte del giro delle ore rappresenta anche un elemento funzionale del movimento, perché funge da ponte superiore per la gabbietta rotante. La rappresentazione dei giri delle ore di 12 e di 24 ore assume un significato poetico per via del loro accavallamento, che disegna i contorni del numero otto. Dal momento che la creazione di queste complicazioni non doveva avvenire a scapito della comodità d’uso, la Reine de Naples Jour/Nuit possiede una carica automatica. Il rotore d’oro, decorato minuziosamente, raffigura una luna cesellata, sottolineata dai raggi dorati del sole, che ruota su un letto di rubini per ricaricare l’orologio. E per ottenere una struttura quanto più possibile piatta senza alterare le prestazioni dell’orologio, la carica si effettua in una sola direzione. 65 REINE DE NAPLES JOUR / NUIT 66 67 REINE DE NAPLES JOUR / NUIT La Reine de Naples Jour/Nuit è tanto attraente quanto misteriosa, dietro un’apparenza di grande semplicità. La cassa è di forma ovoidale, d’oro rosa o d’oro bianco, con diamanti incastonati sulla lunetta e sul bordo del quadrante guilloché a mano, e possiede tre lancette. Quando la notte succede al giorno, la posizione del sole e della luna si modifica lentamente sottraendo interamente allo sguardo dell’osservatore l’esistenza di un ingranaggio scisso in due parti, di una frequenza particolare e della disposizione inedita della ruota di scappamento. Grazie all’associazione di indicazioni caratterizzate da notevole originalità con innovazioni tecniche avveniristiche, il modello Reine de Naples Jour/Nuit esercita un fascino irresistibile e s’impone come una creazione decisamente eccezionale. 68 69 GLI OROLOGI «SQUELETTE» Gli orologi «SQUELETTE» di Jeffrey S. Kingston 70 71 GLI OROLOGI «SQUELETTE» L’ orologeria meccanica ha vissuto un primo periodo glorioso all’inizio del XVI secolo grazie alla comparsa del bariletto e della sua molla motrice. Questa fonte di energia permetteva infatti di assicurare il funzionamento degli orologi portatili. Tuttavia la qualità fondamentale dei primi orologi non era certo l’esattezza. La ricerca della precisione si sarebbe imposta solo molti anni dopo, con l’invenzione del bilanciere e della spirale da parte del matematico olandese Christian Huygens. Quei segnatempo portatili erano così poco precisi che in alcui casi possedevano una caratteristica aggiuntiva: un quadrante solare in miniatura in grado di offrire al proprietario dell’orologio un mezzo ragionevolmente affidabile per leggere l’ora con una relativa esattezza. Dal momento che la precisione meccanica era ancora un obiettivo fuori portata, gli orologiai ricorrevano ad altri metodi – per esempio una ornamentazione artistica – per accrescere il prestigio delle loro creazioni. Per questo motivo la smaltatura e la doratura fiorirono nel corso del secolo che p recedette la comparsa dei meccanismi provvisti di un bilanciere. Inizialmente le sontuose decorazioni servivano a sottolineare il valore e l’importanza di quel prezioso oggetto che era l’orologio, e quindi la posizione eminente del suo proprietario. Indipendentemente dall’obiettivo che ci si prefiggeva, le tecniche ornamentali accompagnarono lo sviluppo dell’orologeria, e continuarono a suscitare una vera passione anche quando i movimenti videro aumentare la loro importanza e la loro precisione. ◆◆◆ Pur essendo l’esempio emblematico di una lavorazione artistica, quella che chiameremo la «scheletratura» dei meccanismi d’orologeria rientra senza alcun dubbio in una categoria totalmente diversa, dal momento che questa tecnica investe i componenti essenziali di un meccanismo d’orologeria. Quasi tutti gli altri metodi, per esempio la smaltatura della cassa o del quadrante, non possiedono nessun legame diretto con il movimento. La scheletratura invece riguarda il cuore pulsante di un orologio meccanico. Per quanto belle possano risultare le filigrane e le cesellature di un meccanismo scheletrato, non devono in nessun caso alterare il 72 preciso funzionamento dell’orologio. Sotto questo aspetto gli orologi squelette esigono dall’orologiaio una maestria artistica all’altezza della sua bravura tecnica. Indagare le origini di questa tecnica equivale a combattere con le ombre. Non appena abbiamo l’impressione di scoprire un qualche riferimento sicuro, eccolo che scompare: non per l’assenza o per la rarità delle testimonianze storiche, ma per l’impossibilità di accordarsi su una definizione chiara dei primi orologi squelette. Certi esemplari del XV secolo mostrano senza il minimo dubbio una forma primitiva ◆ Montaggio del ponte del tourbillon del Classique Tourbillon Quantième Perpétuel 3795. 73 GLI OROLOGI «SQUELETTE» di scheletratura, o se non altro la fanno presagire. La loro cassa presenta in effetti un’apertura che offre una modesta possibilità di scoprire la sua meccanica interna. È chiaro che non possiede né piastre (platines) né ponti merlettati, perché questi componenti saranno inventati solo due secoli dopo. Tuttavia si intuisce già l’intenzione, l’ idea – a llo stato nascente – di rendere visibili quegli intriganti ruotismi, idea che già affiora e che resterà al centro del concetto di scheletratura. Alcuni storici fanno risalire l’origine di questa tecnica alle pendulette (orologi da viaggio o da tavolo) gotiche in voga nel XVI secolo. La loro architettura, basata su una cornice aperta di ferro, espone interamente alla vista gli elementi essenziali del meccanismo. Non c’è dubbio che queste creazioni richiamano da vicino il concetto di scheletratura. Non si limitavano infatti a una semplice dentellatura del quadrante, ma erano progettati realmente per porre in evidenza, sul davanti e al centro, i principali componenti del meccanismo. Senonché qui stiamo parlando non di orologi bensì di pendolette, che rientrano decisamente in un’altra categoria. A questo punto uno scrupolo etico ci obbliga a specificare che occorre una certa elasticità mentale e la volontà di applicare concetti di larga portata, se intendiamo considerare questi antichi segnatempo come i primi orologi squelette. Una definizione rigorosa, invece, in base alla quale il segnatempo dev’essere un orologio, e la sua piastra e i suoi ponti devono essere traforati e decorati, se vogliono rivendicare il titolo di squelette, sposta il limite temporale ancora più in là, verso il 1760, cioè alcuni anni prima che Abraham-Louis Breguet aprisse il suo atelier in Quai de l’Horloge a Parigi. In quell’arco di tempo due orologiai francesi si disputano il privilegio di aver realizzato il primo orologio squelette: Jean-Antoine Lépine e Pierre-Auguste Caron. 74 QUANDO L’ARTE INCONTRA L’OROLOGERIA La scheletratura di movimenti d’orologeria merita di essere considerata in una categoria a parte rispetto alle altre forme di decorazione, perché investe il cuore stesso dell’orologio. Le creazioni dell’uno come dell’altro possiedono piastre cesellate e traforate allo scopo di mostrare i ruotismi, i bariletti, anch’essi scolpiti in modo da rivelare la molla motrice, e un ponte di bilanciere ridotto a una forma triangolare che permette di osservare i componenti che si trovano sotto. È estremamente probabile che questi segnatempo, indiscutibilmente scheletrati, furono concepiti grazie all'interesse che certi personaggi della Corte dimostravano nei confronti della meccanica di precisione. Gli eruditi di quell’epoca si dedicavano allo studio delle scienze, ed erano affascinati dagli strumenti inventati per raggiungere questo obiettivo. In quegli anni il giovane Delfino, il futuro Luigi XVI dal tragico destino, coltivava un’autentica passione per gli orologi e i meccanismi di ogni genere. Aveva addirittura fatto allestire nel castello di Versailles un locale che ricordava sotto molti aspetti un laboratorio di orologeria. 75 GLI OROLOGI «SQUELETTE» 76 77 GLI OROLOGI «SQUELETTE» LA SCHELETRATURA È LA DIMOSTRAZIONE DELL’ESTREMA ABILITÀ DELL’OROLOGIAIO, perché esige al tempo stesso bravura tecnica e sensibilità artistica. A questo punto è utile precisare che Abraham-Louis Breguet non si piegò a questa moda, che prosperò a Parigi per un breve periodo. Egli preferiva infatti un approccio diverso all’orologeria, privilegiando la funzionalità, la precisione e la comodità rispetto alla decorazione. Consideriamo per esempio la sua applicazione – rivoluzionaria! – del guillochage ai quadranti. Questo elemento estetico, che è diventato una caratteristica dei suoi orologi, rispondeva anzitutto a due obiettivi concreti: migliorare la leggibilità delle indicazioni e delimitare zone chiaramente definite sul quadrante. L’attuale Manifattura Breguet ha aperto nuove prospettive all’arte della scheletratura. Il traforo della piastra e dei ponti non aggiunge nuove prestazioni all’orologio, mentre il carattere artistico della costruzione e la sua minuziosa esecuzione valorizzano pienamente il talento dei moderni orologiai di Breguet. Analogamente alle raffinate complicazioni, le filigrane dei movimenti scheletrati sono un’affermazione dell’orologeria intesa come arte, e illustrano la bravura degli artisti che le hanno realizzate. Quasi tutti i componenti essenziali dei segnatempo squelette di alta orologeria erano già presenti nei primi orologi scheletrati di Lépine e di Caron. Piastre e ponti erano non soltanto traforati, ma presentavano incisioni e decorazioni elaborate sulle loro parti funzionali. Caron, che rinunciò a occuparsi dell’orologeria artigianale per dedicarsi all’attività di scrittore sotto il nome di Beaumarchais, pseudonimo che è rimasto nella memoria di tutti grazie alla creazione del personaggio di Figaro, spinse ancora più in là l’idea dell’ornamentazione del movimento, collocando al centro un ritratto smaltato. Tuttavia gli orologi di Lépine e di Caron si distaccavano dalle creazioni contemporanee per un aspetto essenziale: gli orologi che creavano erano muniti di quadranti smaltati. Di conseguenza il lavoro di scheletratura era visibile solo attraverso il vetro del fondocassa. 78 Esiste tuttavia una frontiera naturale che è importante riconoscere. Sul mercato abbondano orologi – che non portano la firma di Breguet e che appartengono a una categoria diversa rispetto ai segnatempo lavorati minuzionamente a mano – i quali presentano sulle loro piastre e sui loro ponti dei «fori» che hanno lo scopo di svelare i componenti collocati al di sotto. Gli esempi più grossolani sono costituiti da esemplari prodotti a macchina usando automi a comando numerico per praticare fori che non recano la minima traccia di una finitura a mano nella loro ornamentazione. Gli orologi in cui i fori sono stati levigati a macchina rientrano in una categoria leggermente superiore, ma non mostrano traccia del minuzioso lavoro manuale richiesto da un orologio di ottima fattura. ◆ Montaggio della piastra del calendario della referenza 3797. 79 GLI OROLOGI «SQUELETTE» I CONTRASSEGNI DI UNA MINUZIOSA LAVORAZIONE MANUALE Quando si esamina un orologio squelette bisogna osservare gli angoli interni, dai quali si deduce se la finitura è stata eseguita a mano. Malgrado i fori praticati su certi loro componenti, queste realizzazioni non possono essere considerate all’altezza dei segnatempo squelette dell’alta orologeria. Prima di descrivere la scheletratura praticata da Breguet, è bene ricordare che due principali lavorazioni artigianali sono chiamate a concorrere alla creazione di un orologio che reca sul quadrante la firma di Breguet. La prima è interamente artistica, l’altra spiccatamente tecnica. Anche se la fattura dei moderni orologi squelette di Breguet si ispira al rispetto di una tradizione che risale alla splendida decorazione degli orologi da tasca prodotti verso la metà del XVIII secolo, se ne distingue tuttavia per un aspetto fondamentale. In passato la scelta dell’orologiaio, al momento di determinare il traforo dei componenti, era guidata in larga misura da considerazioni estetiche. È vero che l’apparenza resta decisiva ai giorni nostri, ma si basa ormai sulla bravura tecnica. I fabbricanti di movimenti Breguet studiano e analizzano minuziosamente il comportamento degli esemplari lavorati quando sono sottoposti a urti. Per quanto raffinata, infatti, la scheletratura non ammette 80 81 GLI OROLOGI «SQUELETTE» compromessi in tema di prestazioni cronometriche, e precise simulazioni informatiche permettono di verificare la funzionalità delle forme risultanti. Attualmente sono quattro gli orologi della collezione Breguet che possiedono movimenti scheletrati: il Tourbillon Squelette di platino, referenza 3555; il Tourbillon Messidor, referenza 5335; il Tourbillon Quantième Perpétuel, referenza 3795; e il Chronographe de Haute Joaillerie, referenza 5238. In questo breve elenco il Tourbillon Messidor occupa un posto particolare, perché è stato progettato fin dall’inizio come un segnatempo squelette di cui non esiste nessuna versione che non sia merlettata. E anche se non offrono un movimento completamente scheletrato, numerosi conoscitori considerano scheletrati il Tourbillon Automatique, referenza 5317, e il Calendrier Perpétuel, referenza 5327, che possiedono rotori traforati. A differenza dei numerosi orologi squelette che sono frutto di una produzione di massa, le piastre e i ponti degli orologi squelette di Breguet sono eseguiti meticolosamente a mano. Il magnifico lavoro di merlettatura e di cesellatura eseguito sulla piastra, sui ponti e sul coperchio dei bariletti viene eseguito manualmente, e i bordi delle parti componenti sono rialzati, conformemente a un procedimento decorativo chiamato «stiratura». Poi i bordi vengono smussati inizialmente con l’aiuto di una lima, e successivamente con una caviglia di legno allo scopo di ottenere una finitura brillante. Il Tourbillon Messidor richiede oltre cento ore di meticoloso lavoro di rifinitura eseguita a mano. Le persone dall’occhio esercitato non hanno difficoltà a distinguere i componenti le cui smussature sono eseguite a mano da quelli rifiniti con l’aiuto di strumenti elettrici. I segni rivelatori compaiono immediatamente quando si esaminano gli angoli interni e quelli esterni (gli orologiai chiamano «angoli rientranti» gli angoli interni). Soltanto la limatura manuale 82 83 GLI OROLOGI «SQUELETTE» permette di ottenere angoli interni ed esterni vivi e netti. Quando si lavorano anche le superfici, gli angoli non sono arrotondati. Perciò non è affatto sorprendente che gli intenditori, quando prendono in mano l’orologio, puntino lo sguardo sugli angoli, che sono determinanti per differenziare l’arte della scheletratura rispetto a una produzione industriale in grandi serie eseguita dalle macchine. La stiratura e la smussatura eseguite a mano costituiscono solo le prime fasi della finitura così com’è effettuata da Breguet. Nel caso del Tourbillon Squelette, del Tourbillon Quantième Perpétuel e del Chronographe de Haute J oaillerie le superfici piane sono finemente cesellate con una varietà di motivi decorativi. Sul Tourbillon Messidor la cesellatura cede il passo a una fine spazzolatura manuale delle superfici piane. In entrambi i casi questi procedimenti di ornamentazione esigono ore e ore di paziente lavoro manuale. ◆ La piastra del calendario viene appoggiata su un’apposita superficie per verificarne l’assoluta piattezza. 84 La stiratura, la smussatura e la spazzolatura sono tutte tecniche artistiche che richiedono, per essere padroneggiate su tutti i componenti dell’orologio, anni e anni di paziente addestramento. Non solo: la difficoltà cresce in maniera esponenziale quando si tratta di un pezzo traforato. Pensate a quante sono le superfici aggiuntive che richiedono una decorazione. Un componente consueto prevede un unico bordo esterno, e se dev’essere inciso questa operazione si effettua soltanto sul lato esposto allo sguardo. Poi immaginate di avere a che fare con un elemento scheletrato. A parte il bordo esterno, la merlettatura crea dei bordi «interni» e la finitura manuale è decisiva per le due serie di bordi. A questo punto immaginate di avere sotto gli occhi un componente cesellato a mano. Siccome l’orologio possiede un vetro zaffiro sia sul lato quadrante che sul fondocassa, sono numerosi i componenti visibili da una parte e dall’altra. Perciò il lavoro di decorazione dev’essere eseguito su entram- GLI OROLOGI SQUELETTE OCCUPANO UN POSTO A PARTE NELL’ALTA OROLOGERIA Produrre un orologio squelette è un’ operazione estremamente complessa, che richiede maestria tecnica e sensibilità artistica. bi i lati dei vari pezzi. Breguet, imponendo agli orologiai una norma complementare allo scopo di accrescere l’interesse visivo del segnatempo, varia i motivi che vengono eseguiti su un lato come sull’altro dei singoli pezzi. Senza considerare un aumento significativo della quantità e della complessità della finitura manuale, lavorare e decorare i componenti è un’operazione assai più delicata. Quando l’orologiaio traccia un fine motivo reticolare su un componente scheletrato, deve concentrare tutta la sua attenzione per non deformare il pezzo durante le varie fasi del lavoro d’ornamentazione. Qualunque sia la bellezza delle decorazioni, occorre ricordare che il lavoro manuale non deve assolutamente ridurre la funzionalità di questi componenti di precisione. La stessa esigenza emerge al momento di procedere all’assemblaggio del movimento. Ogni elemento scheletrato viene collocato su una superficie d’acciaio rigorosamente piatta e levigata al fine di controllare che non si sia verificata nessuna deformazione durante i lavori di decorazione. Ogni minima alterazione infatti può alterare il perfetto funzionamento dell’insieme. Immaginate le ruote e i pignoni, progettati per ingranarsi con tolleranze dell’ordine di millesimi 85 GLI OROLOGI «SQUELETTE» di millimetro, fissati su una piastra o su un ponte arcuato. Spesse volte, per descrivere le difficoltà che devono superare gli orologiai addetti alla decorazione dei componenti di un orologio, il profano pensa in primo luogo ai pezzi più minuscoli. La semplice manipolazione di una minuscola vite o di una molla delicata sembra una sfida insormontabile. Invece, cosa sorprendente, sono i componenti più grandi quelli che comportano le sfide più ardue quando si assembla un movimento. Infatti questi componenti presentano i maggiori rischi di distorsione, se non vengono maneggiati secondo tutte le regole. Il fissaggio di ogni elemento dev’essere effettuato senza provocare la minima deformazione e senza generare la minima tensione. L’assemblaggio del bariletto presenta sotto questo aspetto una particolare difficoltà. Su un bariletto di tipo consueto il coperchio è fatto di metallo massiccio, ed è tenuto in sede da una connessione rigida con il tamburo. Inoltre un pezzo massiccio presenta pochi rischi di deformazione. In un movimento squelette invece il coperchio del bariletto è traforato, esponendo alla vista la molla motrice. L’orologiaio deve dar prova di una cura estrema quando viene il momento di collocare il coperchio sul bariletto. L’aggiustamento fra le due parti dev’essere perfettamente uniforme e piatto, per evitare ogni contatto tra il coperchio e la molla. Gli orologi squelette occupano una posizione a parte nell’universo dell’Alta Orologeria. Gli artigiani di Breguet incaricati di produrli sono in grado di unire talento artistico e maestria tecnica per realizzare segnatempo di grande precisione e di eccezionale bellezza. 86 87 IL DESTINO DEL LOUVRE Il Destino DEL LOUVRE di Marie-Hélène Huet ◆ La Cour Carrée del Louvre, 1840-1845 ca., litografia tratta da un disegno di C. Gavard (1794-1871), Museo della Ville de Paris, Museo Carnavalet, Parigi, Francia / Archivi Charmet. 88 89 IL DESTINO DEL LOUVRE N el 1685 André Félibien, nominato da Colbert, ministro di Luigi XIV, storiografo del re e dei suoi edifici, ricordava ai suoi lettori che «Alessandro amava la Pittura e la Scultura, e voleva conoscerne le bellezze non per lavorare da Pittore o da Scultore, ma per essere in grado di giudicare ogni cosa, come deve fare un gran Principe». E aggiungeva: «[P]oiché il Louvre sarà ornato in modo degno della grandezza di [Luigi XIV], vi si vedranno la sua vita e le sue azioni dipinte in maniere così nobili e diverse che i posteri non cercheranno altrove altri soggetti per il loro studio e la loro ammirazione».1 Ciò che ci sorprende oggi in queste parole nasce dal fatto che Félibien non parla qui di Versailles ma del Louvre, che il re aveva abbandonato alcuni anni prima per insediarsi nel castello destinato a rimanere associato così profondamente al suo nome. Oggi la ricchezza del Museo del Louvre ha eclissato un po’ il magnifico palazzo che ospita le sue c ollezioni, e che è stato per secoli la dimora dei re di Francia. ◆◆◆ I battellieri che discendevano la Senna intorno al 1200 potevano ammirare a Parigi due importanti cantieri: sulla riva sinistra quello di Notre-Dame, aperto da poco, e sulla riva destra, un poco più a valle, quello della massiccia fortezza fatta erigere dal re Filippo Augusto. Con le sue dieci torri e il suo impressionante torrione il primo Louvre aveva una funzione essenzialmente difensiva, e proteggeva sia gli abitanti della città che stava sorgendo che i costruttori di cattedrali. I re lo abitarono di quando in quando, ma il Louvre a quell’epoca fungeva soprattutto da arsenale e da prigione. Victor Hugo l’immaginò più tardi nella Parigi medievale come «un edificio smisurato… un’idra di torri, gigantesca guardiana di Parigi con le sue ventiquattro teste sempre erette, le sue groppe mostruose impiombate o rivestite di scaglie d’ardesia da cui si sprigionavano a cascate i riflessi metallici».2 «Come la Torre di Londra», scrive André 90 Blum, ex conservatore del Museo, «la Torre del Louvre evoca, nelle chansons de geste e nei romanzi feudali, l’immagine di una prigione».3 Una prima idea di ciò che sarà più tardi il grande ruolo del Louvre può essere attribuita al re Carlo V (1338-1380), che fece aggiungere due ali al castello e riunì nella torre della Falconeria una splendida collezione di manoscritti miniati. Ma alla fine della guerra dei Cento anni (luglio 1453) i re abbandonarono quasi completamente la fortezza. Nuove Visioni Il grande re dell’epoca rinascimentale, Francesco I (1515-1547), portò in Francia dalle guerre combattute in Italia una visione nuova dell’arte e dell’architettura, che sostituiva ai rigidi vincoli militari le grazie della simmetria. ◆ Ottobre, semina invernale con vista del Louvre, da «Les Très Riches Heures du duc de Berry», Frères Limbourg (ca. 1400-1416) Museo Condé, Chantilly, Francia . 91 IL DESTINO DEL LOUVRE Hôtel du Petit-Bourbon Louvre médiéval Filippo Augusto e Carlo V Nel 1527 il re indirizzò alla municipalità di Parigi una l ettera in cui annunciava l’intenzione di fare del Louvre la sua residenza. L’antico torrione fu demolito e il castello venne riprogettato interamente come residenza reale. I lavori erano tutt’altro che terminati quando Francesco I invitò il suo grande rivale, l’imperatore Carlo V, a fargli visita a Parigi. Il re di Francia non aveva certo dimenticato di essere stato prigioniero dell’imperatore per parecchi mesi, e decise di sbalordirlo con l’esibizione delle sue ricchezze. Tutte le sale del Louvre furono rivestite di tappezzerie preziose e di seta intessuta d’oro e d’argento. Le finestre furono ingrandite e gli stemmi reali aggiunti a tutte le decorazioni. L’imperatore fu accolto con una magnificenza senza precedenti, ma a dispetto dello sfarzo e dei festeggiamenti regali l’ospite imperiale, dicono le cronache, temendo un qualche tranello da parte del suo ex prigioniero abbozzò un sorriso solo al momento di partire. Poco tempo dopo Pierre Lescot e Jean Goujon furono incaricati da Francesco I di trasformare completamente il castello del Louvre in un capolavoro rinascimentale. Il loro apporto può essere ammirato ancora oggi, specialmente nella Cour Carrée. Soffermiamoci un istante sulla data del 12 febbraio 1556, giorno in cui Pierre Lescot presentò a Enrico II i disegni per il soffitto della camera di parata del monarca.4 Il soffitto, costruito con legno di quercia, di noce e di tiglio, era interamente dorato. Al centro spiccava un grande stemma con le armi della Francia. Negli angoli c’erano scudi di amazzoni con lo stemma reale, e nelle bordure delle ghirlande di alloro e di rose, dei corni dell’abbondanza e dei trofei. Il Louvre dell’epoca rinascimentale celebrava al tempo stesso le arti e la maestà del Principe. 92 Louvre Renaissance Enrico II Cour des cuisines Francesco I Grande Galerie Enrico IV Palais des Tuileries Caterina de' Medici Grande écurie Caterina de' Medici Jardin des Tuileries Caterina de' Medici ◆ Il Louvre, il palazzo delle Tuileries e la Grande Galerie nel 1615. Estratto del progetto di Mérian. Ma neanche i palazzi reali sfuggono ai tumulti della storia. La morte accidentale del re Enrico II, nel 1559, lasciò il paese in preda a conflitti religiosi destinati a minacciare l’autorità reale e a ispirare a Pierre Ronsard nel 1562 il Discorso sulle miserie di questo tempo (1562). La regina Caterina de' Medici, diventata reggente nel 1560, dopo la morte del figlio Francesco II, non smise mai il lutto. Fece distruggere l’Hôtel des Tournelles, dove il marito era stato trasportato prima di morire, e - forse per sfuggire ai ricordi che le ispirava il Louvre - decise di far costruire il Palazzo delle Tuileries, destinandolo a sua residenza personale. Il palazzo fu costruito a ovest del Louvre, ma la regina non lo abitò mai. Poco prima che i lavori fossero terminati il suo astrologo di fiducia, Cosimo Ruggieri, le predisse infatti che sarebbe morta in un luogo vicino a Saint-Germain. E la regina, pensando che la chiesa di Saint Germain l’Auxerrois era pericolosamente vicina alle Tuileries, abbandonò il nuovo palazzo ad altri personaggi. Le guerre di religione che straziarono la Francia fecero del Louvre un luogo di segreti e di complotti, dove si verificò anche qualche assassinio. La notte tra il 23 e il 24 agosto 1572 il palazzo reale fu al centro dei massacri della notte di San Bartolomeo, durante la quale gli ugonotti furono oggetto di una caccia spietata e uccisi. «Via via che si massacravano quegli sventurati, i loro corpi nudi venivano gettati davanti al castello, sotto gli occhi del re, della regina e di tutta la Corte», scrisse un testimone5. Un altro testimone afferma che il re Carlo IX - il secondo figlio di Caterina de' Medici - sparava personalmente con l’archibugio dalle finestre del Louvre. La fine delle guerre di religione e l’ascesa al trono di Enrico IV inaugurarono un periodo di pace che permise di riprendere gli importanti lavori di ammodernamento e ingrandimento del Louvre. A quell’epoca Enrico IV riceveva i suoi ospiti nell’immensa Sala degli ambasciatori, della quale possediamo una descrizione: «Dall’alto in basso ci sono marmi neri, rossi, grigi, color diaspro, rosa, bizzarri. (…) I trumeaux sono ornati da colonne affusolate e da nicchie che ospitano statue di marmo.»6 Gli appartamenti del re dal canto loro erano preceduti, riferisce il ministro Sully nelle sue Memorie, da un grande cabinet des oiseaux: molti pensano che si trattasse di una grande voliera. Ma la regina Maria de' Medici non tollerava la situazione venutasi a creare al Louvre. Enrico IV vi aveva insediato 93 IL DESTINO DEL LOUVRE «DALL’ALTO IN BASSO ci sono marmi neri, rossi, grigi, color diaspro, rosa, bizzarri. [ … ] I trumeaux sono ornati da colonne affusolate e da nicchie che ospitano statue di marmo». le sue amanti senza preoccuparsi delle liti che scoppiavano continuamente negli appartamenti privati. Dopo l’assassinio del re la regina, diventata reggente, fece costruire il Palazzo del Lussemburgo, dove si stabilì per breve tempo prima ancora che i lavori fossero conclusi. Suo figlio Luigi XIII invece apprezzava il Louvre. Aveva forse ereditato dal padre la passione per l’ornitologia? Il duca di Luynes, suo favorito e maître des oiseaux del gabinetto del re, addestrava alla caccia i falchi, e il re fece installare un’enorme voliera nei giardini all’italiana. Furono elaborati nuovi progetti. Si trattava di quadruplicare il progetto iniziale di ampliamento del Louvre introducendo contemporaneamente importanti miglioramenti negli appartamenti, in modo da renderli più comodi. Vita al castello Luigi XIV portò avanti contemporaneamente i grandi progetti che riguardavano il Louvre e la costruzione del castello di Versailles. Era cresciuto nel Palais Cardinal (oggi Palais-Royal) e aveva abbandonato la capitale durante i disordini causati dalla Fronda, che avevano opposto l’aristocrazia 94 alla monarchia. Rientrato a Parigi, Luigi XIV decise nel 1652 di abitare al Louvre e ci rimase per trent’anni. Ci sono due stanze che testimoniano quanto lusso regnava a quell’epoca al Louvre. La prima è la splendida «camera da bagno» che la regina madre Anna d’Austria fece installare nei suoi appartamenti. «La chambre des bains che abbiamo visto costruire», racconta Henri Sauval, «è degna in tutto e per tutto di Jacques Lemercier: l’oro (…) rifulge con grande profusione. I suoi rivestimenti sono ornati da panieri di frutta, da rilievi impreziositi dall’oro, dagli smalti e dalla pittura con tanta arte che seducono la vista e le mani degli osservatori. Sul pavimento la vasca da bagno è sorretta da sei colonne di marmo bianco e nero, le cui basi e i cui capitelli sono di bronzo dorato a fuoco.» Le colonne, di squisita bellezza, erano fatte di marmi così diversi, aggiunge Sauval, da far dubitare che i greci e i romani abbiano mai trovato niente di simile».7 I rivestimenti erano decorati con ritratti regali e con effigi che descrivevano le virtù della regina. L’altra sala che caratterizza il Louvre di Luigi XIV è la Galleria di Apollo, decorata da Lebrun nel 1661. Vi si ammira la corsa del sole, rappresentato con i tratti del dio greco. Il regno personale del monarca era appena agli inizi, ma il Re Sole aveva già deciso quale sarebbe stata la sua immagine. Il fasto di cui Luigi XIV amava circondarsi trasformò il Louvre: pranzi di gala, ricevimenti, balletti, commedie... Dal 1658 in poi la compagnia teatrale di Molière si esibì con frequenza. Potremmo dire che il p alazzo del Louvre servì a saggiare e a perfezionare gli ornamenti e le regole destinati a eternare in seguito la gloria del re. A quell’epoca i progetti architettonici erano affidati a Le Vau, mentre la pittura competeva a Le Brun. ◆ Vista della Galleria di Apollo, scuola francese del XVII secolo. Museo del Louvre, Parigi, Francia. Luigi XIV abbandonò definitivamente Parigi trasferendosi a Versailles nel 1682. I palazzi del Louvre e delle Tuileries non avrebbero più ospitato nessun re fino al forzato ritorno a Parigi, nell’ottobre 1789, di Luigi XVI e Maria Antonietta. 95 IL DESTINO DEL LOUVRE « SI PARLA DI UN GRANDE E MAGNIFICO PROGETTO destinato a formare il più bel tempio delle Arti che si sia mai visto […] La galleria d’Apollo sarà restaurata […] . ». ◆ Soffitto della Galleria d’Apollo: «Apollo vincitore del serpente Pitone». Pittore: Eugène Delacroix (1798-1863). Dal Salone al Museo La prima vera e propria esposizione di dipinti aperta al pubblico a Parigi si tenne al Palazzo del Lussemburgo nell’ottobre 1750. I 99 quadri e i 20 disegni provenivano dalle collezioni reali. Le principali scuole – fiamminga, italiana e francese – erano ordinate cronologicamente e il pubblico poteva ammirare nella loro cornice originale le grandi tele che Rubens aveva dipinto in onore di Maria de' Medici. L’esposizione era aperta al pubblico il mercoledì e il sabato8 e durò fino al 1779, quando il re Luigi XVI fece dono del Palazzo del Lussemburgo al conte di Provenza, suo fratello. Fu allora che si pensò di aprire al pubblico in maniera più durevole la grande Galleria del Louvre. Va detto che, se il re e la sua Corte avevano abbandonato il Louvre, il palazzo non era tuttavia rimasto vuoto. Un numero rilevante di nobili e di cortigiani aveva avuto il 96 permesso di occuparne gli appartamenti. Parecchie amministrazioni vi si erano insediate, e così pure l’Accademia Reale di Pittura e Scultura, che nel 1699 inaugurò al Louvre una mostra biannuale.9 Ma a differenza delle opere esposte più tardi al Palazzo del Lussemburgo, i Saloni ospitavano unicamente le tele degli artisti membri dell’Accademia. Tuttavia i lavori di riattamento e le modifiche all’interno del Louvre non cessarono affatto. Alla fine del regno di Luigi XV la Cour Carrée e la splendida facciata con il colonnato di Perrault erano ormai liberate dalle costruzioni che vi si erano aggiunte con l’andar del tempo, sfigurandone l’equilibrio e il disegno originario. L’idea di ospitare nel Louvre le collezioni del re circolava già da parecchi anni quando Monsieur de Marigny sottopose a Luigi XV un progetto che fu approvato il 3 gennaio 1768. Un cronista contemporaneo rilevò in quella occasione: «I dipinti del re, la collezione più ricca esistente al mondo, sono nascosti nei depositi. Si parla di un grande e magnifico progetto destinato a formare il più bel tempio delle Arti che si sia mai visto... La Galleria di Apollo sarà restaurata e il salone in cui si espongono i quadri sarà decorato come si deve... La preziosa collezione di dipinti del re sarà collocata nella vicinanza immediata dell’immensa galleria del Louvre... dove il pubblico potrà godere di tutte queste ricchezze.»10 Ma il progetto richiedeva numerosi interventi di riattamento che il tesoro reale non era in grado di finanziare completamente, e il principale architetto addetto al Louvre, Jacques-Germain Soufflot, morì nel 1780. Comunque l’inventario era stato fatto, e le ultime decisioni erano state prese quando esplose la Rivoluzione francese, destinata a trasformare ancora una volta il destino del Louvre. 97 IL DESTINO DEL LOUVRE TRE GUERRE e un celebre furto intervennero ancora a complicare il destino del Louvre come museo nazionale. I loro effetti possono essere valutati in base alle avventure e alle tribolazioni che visse il ritratto intitolato «La Gioconda», noto in Francia con il nome di Monna Lisa. Il dipinto era entrato a far parte del Louvre nel 1797 senza suscitare un particolare interesse. Durante la guerra francoprussiana del 1870 fu custodito nell’Arsenale di Brest. Nel 1911 il ritratto fu rubato da un vetraio amante dell’arte che si rifugiò in Italia, dove il dipinto fu ritrovato tre anni dopo. Monna Lisa fece ritorno al Louvre esattamente sei mesi prima dello scoppio della Il Museo e la Nazione Tra le importanti riforme introdotte nei primi anni della Rivoluzione, l’Assemblea approvò su proposta di Bertrand Barère un decreto inteso a fare del Louvre e delle Tuileries «un palazzo nazionale destinato all’abitazione del re e a riunire tutti i monumenti delle scienze e delle arti». Nel suo rapporto Barère aveva inoltre osservato: «Il restauro del Louvre e delle Tuileries, per dare al re costituzionale un’ abitazione degna della Nazione francese, e per installarvi un celebre Museo, richiederà ulteriori misure che saranno prese d’accordo con il re.»11 Il precipitare degli avvenimenti non permise di dare seguito a questo progetto, ma dopo la giornata del 10 agosto 1792, che segnò la caduta della monarchia, fu creata una commissione con l’incarico di organizzare il trasferimento al Louvre delle opere d’arte che si trovavano nelle residenze reali, diventate beni della Nazione. Il nuovo governo era costretto in quei mesi ad affrontare gli eserciti coalizzati che minacciavano le frontiere della Francia, oltre alle insurrezioni in Vandea e in Bretagna. Ciò nonostante il progetto di creazione di un museo nazionale non solo non fu accantonato, ma sembrò diventare più urgente che mai. Il museo sarebbe stato infatti il simbolo di 98 una nazione unita nell’ammirazione delle belle arti. La Commissione delle Arti, incalzata da ogni parte, si preparò ad aprire al pubblico il Louvre il 10 agosto 1793, giorno della grande Festa dell’Unità Nazionale organizzata dal pittore Jacques-Louis David. Ma i visitatori furono costretti a pazientare fino al 18 novembre prima di poter ammirare le opere esposte nella Grande Galleria e acquistare il Catalogue des objets contenus dans la galerie du Muséum français. Prima guerra mondiale. Poi tornò a viaggiare, e fu nascosto prima a Bordeaux, poi a Tolosa. Un anno prima della Seconda guerra mondiale i conservatori del museo decisero di mettere al sicuro i tesori del Louvre. Monna Lisa, la Venere di Milo, la Vittoria di Samotracia furono imballate e spedite verso rifugi segreti. Il museo del Louvre era nato, ma senza che il palazzo smettesse di essere una sontuosa residenza. Napoleone celebrò le sue nozze con Maria Luisa d’Austria nel Salon Carré. Alla cerimonia fece seguito una solenne sfilata nella Grande Galleria. Fu poi lo stesso imperatore ad arricchire le collezioni del Louvre con gli immensi tesori frutto delle sue conquiste: i cavalli della basilica di San Marco a Venezia, la magnifica statua del Laocoonte già appartenente al Vaticano. Nella maggior parte dei casi questi tesori furono restituiti o dispersi dagli Alleati quando cadde l’impero napoleonico. ◆ Vista della Vittoria di Samotracia. Museo del Louvre, Parigi, Francia, 1935. Alcune delle opere più celebri hanno fatto il loro ingresso al Louvre nel XIX secolo. La Venere di Milo fu donata dal marchese de Rivière a Luigi XVIII nel 1821, seguita 99 IL DESTINO DEL LOUVRE ◆ Merry-Joseph BLONDEL, Parigi, 1781-1853. La Francia, circondata dai re legislatori e dai giureconsulti francesi, riceve da Luigi XVIII la Carta costituzionale. Firmato e datato: Blondel. 1827. qualche decennio dopo dalla Vittoria di Samotracia, ch’era stata scoperta nel 1863 da Charles Champoiseau, a quell’ epoca viceconsole ad Adrianopoli (oggi Edirme in Turchia). Il grande insieme costituito dal Louvre e dalle Tuileries fu completato durante il Secondo Impero, e permise all’imperatore Napoleone III di dichiarare solennemente il 14 agosto 1857: «Il completamento del Louvre non è stato il capriccio di un momento ma la realizzazione di un grande progetto, sostenuto dall’istinto del Paese per più di trecento anni.» 12 Il «grande progetto» dovette tuttavia subire ancora altre trasformazioni. L’incendio del 23 maggio 1871 distrusse interamente le Tuileries. Ma quella distruzione aprì una nuova prospettiva, nella quale la piramide di I.M. Pei troverà più tardi la sua collocazione naturale. ◆ Sala Gilbert et Rose Marie Chagoury: boiserie, mobilio e oggetti artistici del 1700 ca. Museo del Louvre, reparto degli Oggetti d’arte. Ritorno al Louvre Attualmente si sta portando a termine un progetto di rinnovamento che interessa in particolare quanti amano l’arte del Settecento. Si tratta delle sale del Consiglio di Stato e del salone Beauvais, che si trovano al primo piano dell’ala Sully. Queste sale sono destinate a ospitare le collezioni di mobili, bronzi e oggetti d’arte che testimoniano il 100 101 IL DESTINO DEL LOUVRE ◆ A sinistra: scrittoio di Maria Antonietta a Saint-Cloud, collezione del principe di Beauvau. Salotto blu dell’imperatrice Eugenia nel palazzo delle Tuileries nel 1865. ◆ A destra: dal Cabinet Turc dell'appartamento del conte d’Artois, situato nell’ala di mezzogiorno della reggia di Versailles. gusto squisito che regnava durante l’Ancien Régime. La decorazione delle sale del Consiglio di Stato illustra i grandi momenti della storia francese: «La Francia vittoriosa a Bouvines» commemora la più grande vittoria del re che aveva fatto erigere il Louvre. Questo soffitto è dovuto a Merry-Joseph Blondel, un pittore neoclassico che realizzò anche il soffitto ottagonale della seconda sala con una tela che mostra «La Francia che riceve la Carta costituzionale dalle mani del re Luigi XVIII». Un’altra tela dovuta a Jean-Baptiste Mauzaisse, dal titolo «La saggezza divina che dona leggi ai re e ai legislatori circondati dall’equità e dalla prudenza» celebra a un tempo la legittimità dei Borboni ritornati sul trono e la fondatezza delle loro decisioni. Dal canto suo Michel-Martin Drölling eseguì l’ultimo soffitto, che ha per titolo «La legge scende sulla terra, stabilisce il suo imperio e vi diffonde i suoi benefici». Tra i numerosi tesori destinati a queste sale vi sono in particolare tre mobili che illustrano i diversi stili che influenzarono l’epoca in cui visse Abraham-Louis Breguet. 102 Il primo è la cosiddetta commode au singe in legno prezioso, dalla delicata placcatura, ornata da ghirlande di bronzo, che mostra al centro una scimmietta su un’altalena. Charles Cressent, il più grande ebanista dell’epoca, era anche uno scultore di talento. Questa commode, eseguita intorno al 1745, è un perfetto esempio dello stile rococò che prevalse nella prima metà del Settecento. I visitatori saranno affascinati ugualmente da un mobile più tardo: una stupefacente consolle eseguita da Georges Jacob nel 1781 per il Cabinet Turc del conte d ’Artois. Le turcherie erano di moda in quegli anni. La regina Maria Antonietta fece realizzare a sua volta il proprio salotto turco e il conte d’Artois, fratello di Luigi XVI e futuro re col nome di Carlo X, ne possedeva ben tre, uno per ciascuna delle sue residenze. Quattro piedi di legno dorato e in forma di sirene alate sostengono il ripiano di marmo. Benché questo mobile sia più sobrio nelle sue linee generali rispetto agli eccessi decorativi dello stile rococò, l’artista ha lasciato libero corso alla sua immaginazione. 103 IL DESTINO DEL LOUVRE ◆ Sala Gilbert et Rose Marie Chagoury: boiserie, mobilio e oggetti artistici del 1700 ca. Museo del Louvre, reparto degli Oggetti d’arte. ◆ Esposizione dei prodotti dell’industria francese nel Cortile del Louvre, 1801, Francia, XIX secolo, Collezione De Agostini. 104 Resta infine da ammirare lo scrittoio eseguito per Maria Antonietta nel 1784. L’ebanista Adam Weisweiler aveva esattamente tre anni più di Abraham-Louis Breguet, e al pari di lui era arrivato nella capitale francese ben deciso a realizzare i suoi progetti. I due personaggi vi riuscirono entrambi splendidamente. Weisweiler diventò Maestro ebanista nel 1777 e aprì immediatamente il suo laboratorio, come aveva fatto Breguet due anni prima in Quai de l’Horloge. Sia l’uno che l’altro Maestro era estremamente consapevole delle trasformazioni estetiche sopravvenute, che trascuravano le superflue ornamentazioni in voga nella prima parte del secolo, privilegiando invece linee pure i cui ornamenti servivano a sottolineare anziché dissimulare la struttura formale dell’oggetto. Lo scrittoio di Maria Antonietta era fatto di ebano, lacca giapponese, bronzo e acciaio, con un leggio incantevole. Due anni prima Breguet aveva fornito il suo primo orologio alla sovrana. 105 IL DESTINO DEL LOUVRE Senza dubbio Breguet era già un frequentatore abituale del Louvre quando fu invitato a partecipare alla terza edizione della Esposizione dei prodotti industriali che si tenne nel 1802 nella Cour Carrée, e che gli valse una medaglia d’oro. Da quel momento ebbe inizio la lunga associazione fra il Louvre e la Maison Breguet. Vivant Denon, nominato in quello stesso anno primo Direttore del Museo, acquistò più tardi un orologio a ripetizione e una pendola di biscuit. L’esposizione del 2009 intitolata Breguet al Louvre: un vertice dell’orologeria europea ha riunito al Louvre gli esemplari più eccezionali usciti dal laboratorio del sommo Maestro orologiaio.13 Il rinnovamento delle sale dedicate ai mobili e agli oggetti d’arte dei secoli XVII e XVIII è stato realizzato con la partecipazione e il mecenatismo di Breguet: un’altra dimostrazione delle strette relazioni che intercorrono tra l’orologeria e le arti. Il poeta Léon-Paul Fargue ha pubblicato nel 1948 una vera e propria lettera d’amore rivolta al sontuoso edificio che ospitò la sua giovinezza sulle rive della Senna e che lo riempì di gioia. Chi visita il Louvre, scrive il poeta, vi scopre delle forze segrete, «forme, colori, aspetti, illuminazioni, fluidi che si innalzano dai contorni dei colori... Tutto il Louvre vive di questi scambi tra il visitatore e i capolavori esposti... L’aspetto geniale del Louvre», aggiunge, «consiste precisamente nell’offrirsi senza mediazioni al passante sconosciuto... È un accostamento passato-presente in cui quest’ultimo attinge forze di arte e di gusto, un a bbinamento che non delude nessuno.»14 André-Félibien des Avaux, Entretiens sur les vies et les ouvrages des plus excellens peintres, Parigi, 1685. p. 24, 33. 2 Victor Hugo, Notre-Dame de Paris, Parigi, Hetzel, p. 70. 3 André Blum, Le Louvre, du palais au musée, Parigi, ed. Milieu du monde, 1946, p. 19. 4 Louis Hautecoeur, Histoire du Louvre, Le château, le palais, le musée, Parigi, L’Illustration, 1928, p. 20. È da questo autore che abbiamo attinto per la nostra descrizione. 5 De Thou, citato da Louis Hautecoeur, L’Illustration, 1928, p. 24. 6 Henri Sauval, Histoire et recherches des antiquités de la ville de Paris, Parigi, Moette et Chardon, 1724, vol. 2, p. 32. 7 Henri Sauval, vol. 2, p. 34. 8 A ndrew McClellan, Inventing the Louvre, Arts, Politics, and the Origins of the Modern Museum in Eighteenth-Century Paris, Berkeley, University of California Press, 1994, p. 13-14. 9 1 ◆ Piramide del Museo del Louvre progettata dall’architetto I.M. Pei. 106 L’Accademia aveva presentato le sue esposizioni precedenti al Palais-Royal. 10 Reboul, Essai sur les mœurs du temps, Londra e Parigi, Vincent 1768, citato in André Blum, p. 136. 11 André Blum, p. 146-147. 12 Citato da Hautecoeur, p. 99. 13 N. Hayek, A.-E. Emch, M. Bascou, E. Breguet e R. de Pieri, Breguet, un apogée de l’horlogerie européenne, Musée du Louvre éditions, 2009. 14 Léon-Paul Fargue, Les Grandes heures du Louvre, Parigi, Les Deux Sirènes, 1948, p. 227-28. 107 4 EDITORE Montres Breguet SA CH-1344 L’Abbaye Svizzera Tél.: +41 21 841 90 90 www.breguet.com RESPONSABILE DEL PROGETTO Géraldine Joz-Roland CAPOREDATTORI Géraldine Joz-Roland Jeffrey S. Kingston FOTO Montres Breguet SA Collection Joël von Allmen Lionel Deriaz Angelo Di Pietro Éric Mercier Anthony MENJOZ Photography ALTRE ILLUSTRAZIONI © Collezione privata, pagg. 38 /39, 42 /43, 44 /45, 46 /47, 48, 50, 52 / 53, 54 (immagine a destra) © akg-images, Louis Breguet, pag. 41 © Getty Images / Central Press, pag. 49 AUTORI Jeffrey S. Kingston Marie-Hélène Huet Emmanuel Breguet RINGRAZIAMENTI AI COLLABORATORI DI BREGUET E IN PARTICOLARE A: Christian Lattmann Jean-Charles Zufferey Vincent Laucella Nakis Karapatis Alain Zaugg ADATTAMENTO IN LINGUA ITALIANA Silvano Daniele DESIGN, PRODUZIONE TATIN Design Studio Basel GmbH DIREZIONE ARTISTICA Marie-Anne Räber Oliver Mayer FOTOLITOGRAFIA LiquidWorks PRESTAMPA E STAMPA Courvoisier-Attinger SA 108 108 © DIOMEDIA / Foto 12, il primo volo Parigi-New York senza scalo, 1930, sfilata di Costes e Bellonte, pag. 51 © Association Breguet XIV, Breguet 14 F-POST, pag. 54 © SIRPA Marine, Breguet Alizé, pag. 55 (immagine a sinistra) © Service Historique de la Défense, Vincennes, Francia, Breguet Sepecat Jaguar, pag. 55 (immagine a destra) © Musée de la Ville de Paris, Musée Carnavalet, Parigi, Francia /Archives Charmet /Bridgeman Images / Interno della Cour Carrée del Louvre, circa 1840 –1845 (litografia a colori, C. Gavard (n. 1974) (after), pagg. 88 e 89 © Musée Condé, Chantilly, Francia / Bridgeman Images / Ms 65 /1284 f.10v Ottobre: Semina invernale del grano, tratto da ‘Les Très Riches Heures du Duc de Berry’ (velina), Frères Limbourg circa 1400 –1416, pag. 91 © Il Louvre, il palazzo delle Tuileries e la Grande Galerie nel 1615. Estratto del progetto di Mérian, pag. 93 La Francia riceve da Luigi XVIII la Carta costituzionale, Merry-Joseph Blondel, Parigi, Musée du Louvre, Foto © RMN-Grand Palais (Musée du Louvre) / Daniel Arnaudet, pag. 100 © Musée du Louvre, Dist. RMN-Grand Palais / Olivier Ouadah / Costruzione dell’hôtel Claude Le Bas di Montargis nel 1707, Ala Sully, primo piano, reparto Oggetti d’arte, sala 38: Gilbert e Rose-Marie Chagoury, pag. 101 Consolle con quattro piedi (particolare), Georges Jacob, Parigi, Musée du Louvre Foto © Musée du Louvre, Dist. RMN-Grand Palais / Thierry Ollivier, pag. 102 Consolle con quattro piedi, Georges Jacob, Parigi, Musée du Louvre Foto ©Musée du Louvre, Dist. RMN-Grand Palais / Thierry Ollivier, pag.103 (immagine a destra) Scrittoio con leggio aperto Rémond François (1747– 1812) Weisweiler Adam (1744–1820), Musée du Louvre, © RMN-Grand Palais (Musée du Louvre)Daniel Arnaudet / pag. 103 (immagine a sinistra) © De Agostini Picture Library / G. Dagli Orti / Bridgeman Images / Esposizione dei prodotti dell’industria francese nella corte del Louvre a Parigi, 1801, Francia XIX secolo, pag. 104 © De Agostini Picture Library / G. Dagli Orti / Bridgeman Images / Exposition publique industrielle dans la cour du Louvre à Paris, 1801, France 19ème siècle, pag. 104 © Piramide del Louvre, architetto I.M. Pei, Musée du Louvre, pag. 106 © Louvre, Parigi, Francia /Bridgeman Images / Veduta dell’interno della Galerie d’Apollon, pag. 95 Soffitto della Galerie d’Apollon: Apollo vincitore del serpente Pitone, Eugène Delacroix (1798 –1863), pittore, © RMN-Grand Palais (Musée du Louvre) / Gérard Blot, pag. 96 Vittoria di Samotracia, Parigi, Musée du Louvre Foto © Musée du Louvre, Dist. RMN-Grand Palais / Philippe Fuzeau, pag. 99 La riproduzione di ogni testo, fotografia o disegno contenuti in questa pubblicazione è concessa solo dietro autorizzazione preventiva scritta di Montres Breguet SA. © Montres Breguet SA 2015 Stampato nel luglio 2015 LE QUAI DE L’HOR LOGE NO 4 Français 4 BR EGUET
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