KREUTZER: È molto probabile che l`idea di scrivere una sonata

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KREUTZER: È molto probabile che l`idea di scrivere una sonata
KREUTZER:
È molto probabile che l'idea di scrivere una sonata "brillante" o "molto concertante" sia venuta a
Beethoven dopo aver conosciuto il violinista mulatto George Bridgetower. Il Bridgetower, capitato
a Vienna nel 1802 si fece notare per la singolare personalità di esecutore: «... si distingueva per
un'esecuzione ardita, stravagante», scrive Carl Czerny (Die Kunst des Votrags der älterer und
neureren Klavierkompositionen, Vienna 1842). Le capacità esecutive del Bridgetower dovettero
colpire Beethoven; l'autografo della Sonata op. 47 reca l'intestazione (in italiano): "Sonata mulattica
Composta per il Mulatto Brischdauer gran pazzo e compositore mulattico" (la mania di Beethoven
per i giochi parole è ben nota). La Sonata fu eseguita da Bridgetower e da Beethoven il 24 maggio
1803, nella sala di concerti dell'Augarten. Sappiamo che il violinista durante la prova, improvvisò
due piccole cadenze virtuosistiche e che Beethoven contentissimo lo abbracciò. Il Bridgetower
avrebbe dunque ben meritato la dedica della Sonata. Ma quando l'op. 47 fu pubblicata, nel 1805,
figurò come dedicatario il celebre violinista francese Rodolphe Kreutzer, che Beethoven aveva
conosciuto nel 1798 all'ambasciata francese di Vienna, e che stimava. Rodolphe Kreutzer non
eseguì mai la Sonata, che definì “oltraggiosamente incomprensibile” ne ci provarono ad eseguirla
altri violinisti. Le dimensioni imponenti dell'op. 47 parevano del resto eccessive per un pianoforte e
un violino. Molto più tardi il Bridgetower avrebbe affermato che la Sonata non gli era stata dedicata
perché lui e Beethoven si erano innamorati entrambi di una donna, che aveva preferito il
Bridgetower (dichiarazione riportata dal direttore del "Musical World", J. W. Thirlwall nel suo
giornale, il 4 dicembre 1888). Siccome il Bridgetower era morto nel 1860, la dichiarazione
attribuitagli potrebbe benissimo essere una piccante trovata giornalistica; l'aneddoto, comunque,
non è confermato da alcuna altra fonte.
Se esiste un opera che spiega benchè non giustifichi lo stereotipo del Beethoven irriverente verso la
tradizione e le sue consuetudini questa è la sonata “a Kreutzer”.
In quanto a capacità di contrasti stilistici ed espressivi infatti al limite del conciliabile nell'ambito di
un solo lavoro la nona delle dieci sonate per violino e pianoforte rappresenta il vertice assoluto
raggiunto da Beethoven sino a quel momento, nel 1803, impensabile per un compositore
dell'epoca accostare tre movimenti tanto differenti tra loro.
Il primo tempo, concepito come un vero pezzo da concerto contiene un'introduzione lenta che pone
violino e pianoforte come entità frontalmente contrapposte, dalla pronunciata individualità. Nel
Presto esaspera questa logica di contrapposizioni, avvalendosi, oltre che della dialettica strumentale,
anche di quella tematica, propria della forma sonata. Il brillante virtuosismo dei solisti, contribuisce
a fare di questo movimento iniziale il perno dell'intera composizione, dopo il quale l'enorme
tensione dinamica si stempera con le eleganti serie di variazioni sul sorridente tema del secondo
tempo che costituiscono infatti il momento della serenità trasfigurata. La forma è quella del tema
con variazioni. Infine la brillante tarantella del terzo tempo, il flusso ritmico ininterrotto da moto
perpetuo, spezzato solamente, con trovata geniale, da brevi episodi a modo di corale, prima della
rapida conclusione.
PROKOFIEV op. 35 bis
Pur essendo principalmente uno straordinario pianista e avendo arricchito notevolmente la
letteratura per il suo strumento, Sergej Prokof'ev ha dato un contributo molto importante al
repertorio violinistico del Novecento, attraverso una serie di pagine che coprono quasi per intero
l'arco della sua attività compositiva.
Le Cinque Melodie op. 35 bis rappresentano il primo importante lavoro di Prokof'ev per violino e
pianoforte, precorrendo di circa vent'anni le sue due Sonate, nate fra il 1938 e il 1946 intorno alla
carismatica personalità di David Oistrakh, lo straordinario violinista russo che incarnava la rara e
perfetta sintesi fra assoluto dominio tecnico, rigore stilistico e passione. In realtà non si tratta di
pezzi originali, ma di trascrizioni (proprio come accadrà con la Seconda Sonata, nata, su
suggerimento di Oistrakh, dalla trascrizione della Sonata per flauto e pianoforte op. 94): nel 1920,
durante una tournée di concerti in California, Prokof'ev aveva composto le Cinque Melodie senza
parole op. 35 per la cantante Nina Kochitz che poco tempo dopo, il 27 marzo del 1921 a New York,
ne fu la prima interprete, con l'autore al pianoforte. Qualche anno dopo, il violinista polacco Pawel
Kochanski gli chiese di trarne una versione per violino e pianoforte. Prokof'ev nel 1925 portò a
termine le Cinque Melodie op. 35 bis per violino e pianoforte, Nel trasportare sul violino queste
melodie concepite per la voce umana, Prokofiev, pur sfruttando un notevole armamentario tecnico suoni armonici, pizzicati, corde doppie - punta decisamente sulle capacità liriche del violino, sulla
sua possibilità di eseguire lunghissime frasi melodiche in legato.
La prima di queste cinque miniature è un Andante dal tono meditativo che solo poco prima della
fine si anima con una breve accensione di forte intensità espressiva. Segue un suggestivoLento, ma
non troppo costruito in forma tripartita: una malinconica melodia dal sapore inconfondibilmente
prokofieviano che emerge dallo scorrevole e discreto accompagnamento del pianoforte incornicia
una sezione centrale dal tono più misterioso e agitato. Anche il terzo brano, Animato, ma non
allegro, dopo essersi aperto con un improvviso slancio appassionato, ritrova in poche battute
l'atmosfera meditativa dei primi due brani ed è solo nella quarta melodia, Allegretto leggero e
scherzando, la più breve della raccolta, che l'atmosfera sembra interamente improntata a una
delicata serenità, screziata di un buon umore non privo di ironia. E nonostante la breve parte
centrale più bizzosa e animata, anche dall'Andante non troppo conclusivo emerge la pensosa
malinconia che rappresenta la cifra espressiva fondamentale di queste Cinque Melodie.
STEFANO COMETTO:
Inizia lo studio del violino all'età di 7 anni.
Ha conseguito la Laurea di primo livello a pieni voti presso il Conservatorio statale “G.F. Ghedini”
di Cuneo sotto la guida del Maestro Bruno Pignata e successivamente del Maestro Vittorio
Marchese.
In seguito, ottenendo una borsa di studio integrale tramite audizione strumentale, è stato ammesso
all'”Università Nazionale di Musica di Bucarest” sotto la guida del Maestro Florin Croitoru,
violinista di fama internazionale, vincitore di 11 concorsi internazionali tra cui l'”International Fritz
Kreisler Competition” di Vienna e classificatosi secondo al prestigioso concorso internazionale
“Niccolò Paganini” di Genova.
Ha conseguito quindi nel 2010 la laurea di Master universitario discutendo una tesi riguardante il
recital strumentale.
Vincendo un'audizione strumentale, ha suonato in qualità di solista con l'”Orchestra Accademica
Universitaria di Bucarest” diretta dal giovane talento emergente Vlad Agachi.
Ha sostenuto recital cameristici in Italia, Germania, Ungheria, Francia e Romania suonando in
formazioni di duo, trio e quartetto patecipando a svariati festival come “Crescendo Accademy”
traendone sempre riconoscimenti.
Collabora con diverse orchestre, come ”Orchestra Sinfonica di Savona”, “150rchestra” di Piacenza,
“Orchestra Sinfonica di Asti”, “Orchestra sinfonica di Bordighera” “Orchestra Filarmonica italiana”
“Orchestra Pressenda”, “Orchestra Ghedini”, “Orchestra Bartolomeo Bruni”, Orchestra “Schiller
Gymnasium” di Heidenheim, Orchestra Sinfonica della “Crescendo Accademy of Music”
(Ungheria) e tante altre ricoprendo talvolta il ruolo di spalla e collaborando con direttori del calibro
di Mark Foster, Piero Belluggi, Giuseppe Garbarino e Lu Ja.
E' docente di violino ed assieme archi presso l'Academia Montis Regalis a Mondovì.
ALBRETO RAINETTI:
Inizia lo studio del pianoforte all' età di 12 anni presso l'istituto musicale Baravalle di Fossano. Ha
partecipato a numerosi concorsi nazionali ed internazionali ottenendo brillanti risultati, fra i quali il
primo premio al concorso città di genova nel 1991. Si diploma con il massimo dei voti nel 1997 al
conservatorio di Cuneo sotto la guida della professoressa Clelia Franco. ha seguito corsi di
perfezionamento e masterclass con importanti pianisti come Andrea Lucchesini, Franco Scala,
Walter Kraft. Nel 2002 frequenta un corso alla scuola APM di Saluzzo in collaborazione con l'
orchestra della RAI grazie ad una borsa di studio. Ha tenuto numerosi concerti in formazioni
diverse, sia in Italia che all' estero, come solista o in formazioni da diverse. Ha collaborato con
importanti musicisti autori di colonne sonore come Ezio Bosso e Gabriele Roberto. Collabora con
L'Academia Monris Regalis come docente di pianoforte presso la scuola comunale di musica di
Mondovì.

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