Bollettino Parrocchiale dic. 2013
Transcript
Bollettino Parrocchiale dic. 2013
Bollettino parrocchiale, Ravecchia Natale 2013 Quasi come d’un Concerto... Sinestesie a San Biagio di Enrico Rezzonico, musicologo Domenica 26 maggio si è tenuto il quarto de I Concerti di San Biagio: in programma la celebre Sonata per violino e pianoforte n. 9 in la maggiore, op. 47 “a Kreutzer” di Beethoven. Indissolubilmente legata al suo soprannome – dovuto al dedicatario nella prima edizione a stampa, il violinista francese Rodolphe Kreutzer –, la composizione in re- altà fu scritta pensando alle possibilità tecniche ed espressive di un altro solista, George Augustus Bridgetower, al quale, come ricordato dai protagonisti della serata (il concerto è stato preceduto, come consuetudine in questo ciclo, da un’introdu- zione per guidare il pubblico all’ascolto), l’origine mulatta non impedì di svolgere una brillante carriera solistica in Europa. Giunto a Vienna nel 1803, entrò rapida- mente in cordiali rapporti con Beethoven, che per soddisfarlo mise a punto in breve tempo la nuova Sonata e lo accompagnò al pianoforte nella prima esecuzione. Una rivalità amorosa separò poi i due artisti e il compositore ripiegò, per la dedica, sul più modesto Kreutzer; quest’ultimo, peraltro, non mostrò di gradire la composizione, giudicandola «outrageusement inintelligible» e non eseguendo mai il brano. A farla risuonare oggi tra le splendide navate del romanico bellinzonese due mu- sicisti italiani, specializzati nell’interpretazione su strumenti originali del repertorio classico-romantico: Massimo Guidetti al fortepiano (sulla copia di uno strumento coevo alla composizione) e Giacomo Tesini al violino. In sede di presentazione, gli artisti hanno illustrato l’assoluta novità di questo lavoro nel panorama delle composizioni beethoveniane per violino e pianoforte, per proporzioni, rapporto fra i due strumenti, ambizioni espressive. Se già nelle sue prime Sonate violinistiche Bee- thoven aveva “promosso” lo strumento ad arco a un ruolo paritario rispetto a quello a tastiera, senza però allontanarsi molto da un contenuto espressivo ancora “disimpegnato” e intrattenitivo, l’opera 47 presenta nuove ambizioni desumibili già dal frontespizio della prima edizione a stampa del lavoro: «Sonata per il pianoforte ed un violino obbligato, scritta in uno stilo molto concertante, quasi come d’un Con- certo». E tale carattere concertante è stato valorizzato con finezza nell’esecuzione – in particolare nell’introduzione lenta e nel Presto del primo movimento, vero perno dell’intera composizione – attraverso la contrapposizione dialettica tra violino e pia- noforte, restituiti dai solisti come entità frontalmente contrapposte, e tuttavia pre- servanti la loro specifica individualità. Il movimento centrale, un Andante di carattere contemplativo con una serie di variazioni, ha preparato il Finale, un moto perpetuo, animato dalla forza propulsiva del ritmo di tarantella, la cui esecuzione ha convinto per brillantezza e coesione delle parti. Una considerazione conclusiva. L’idea di coniugare il carattere drammatico di questa composizione, attraverso il tentativo di riprodurne le sonorità d’origine, con l’ambientazione medievale della performance, in un gioco di sensi di assoluto fa- scino, è stata la vera sorpresa della serata: poter ascoltare Beethoven in un simile contesto è stato davvero un momento estetico indimenticabile.
Documenti analoghi
KREUTZER: È molto probabile che l`idea di scrivere una sonata
un solo lavoro la nona delle dieci sonate per violino e pianoforte rappresenta il vertice assoluto
raggiunto da Beethoven sino a quel momento, nel 1803, impensabile per un compositore
dell'epoca ac...