Il ragazzo selvaggio François Truffaut
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Il ragazzo selvaggio François Truffaut
Il ragazzo selvaggio François Truffaut scheda L’inserimento all’interno del tessuto sociale di un adolescente privo di qualsiasi educazione in quanto ha vissuto completamente isolato dagli altri individui, è il tema principale di questo film. Con la vicenda del ragazzo selvaggio, Truffaut mette in scena la progressiva trasformazione del rapporto dell’uomo con la natura. Sin dall’inizio la figura del ragazzo selvaggio è rappresentata in perfetta antitesi a quella del suo futuro educatore: mentre Victor è ripreso immerso in un ambiente naturale all’interno del quale riusciamo a malapena a distinguerlo dal bosco che lo avvolge, il dottor Itard è presentato all’interno del suo studio tipicamente illuminista dove spiccano le sezioni anatomiche del corpo umano alle pareti e il diario delle sue esperienze di lavoro sul leggio al centro della stanza. Con l’iniziale caduta dall’albero, che ne causerà la cattura, il selvaggio precipita nel mondo sociale e inizia il suo progressivo allontanamento dal mondo naturale; un inserviente della prigione gli pulirà il volto, preparandolo così per l’inserimento nella società che avverrà con il suo trasferimento a Parigi. Affidato alle cure del dottor Itard, Victor comincia una vita "regolare", i duri esercizi di apprendimento ai quali è sottoposto, la sollecitazione sensoriale attraverso i bagni caldi e le notti al freddo, favoriranno il suo processo di civilizzazione, evidenziando però il lato coercitivo della società nell'imposizione delle proprie regole e nello sradicamento del bambino dal suo mondo originario. Per Victor la tensione verso la natura sarà sempre in agguato: durante le esercitazioni lo vediamo spesso distratto a sognare il mondo al di là della finestra. Ma egli possiede anche una “spiccata tendenza all’ordine” tipica di ogni essere umano che gli permetterà di acquisire in breve tempo il libero esercizio “sociale” di tutti i sensi. L’inserimento di Victor nella società avverrà tramite diversi passaggi: dapprima l’educazione sensoriale, poi quella intellettuale ed infine l’educazione morale, vero scopo del lavoro di Itard. Egli, infliggendogli una punizione ingiusta per provocarne la ribellione, noterà con soddisfazione di essere riuscito, suscitando quel sentimento, ad innalzare l’uomo selvaggio al livello dell’uomo morale. Il giovane Victor ottiene come premio per i suoi passi avanti nell’apprendimento solo la possibilità di bere dell’acqua o di passeggiare in campagna, tutte cose che avrebbe potuto fare a suo piacimento durante la sua vita di selvaggio. Tipicamente borghese è l’idea che solo attraverso il duro lavoro si possa raggiungere l’essenza delle cose e della vita stessa, l’intimo rapporto con la natura. Le gite in campagna durante le quali Victor beve il latte offertogli dalla signora Lemier e gioca rannicchiandosi dentro la carriola, rappresentano il ritorno all’infanzia negata e al ventre materno abbandonato, mentre, il bere un’acqua limpida alla vista del sole e della campagna rappresentano la tensione verso Dio che per l’individuo pre-sociale è rappresentata dall’incontro armonico con la natura. Tutto il materiale a corredo di questa e delle rassegne passate è disponibile nella sezione Cineclub del sito internet www.giovaninsieme.it Significative nella visualizzazione del graduale cambiamento di Victor sono le due scene in cui egli si trova sugli alberi. In apertura, quando ancora nudo si dondola tra le fronde, egli dirige lo sguardo verso il sole, la cui luce illumina il suo volto; dopo la cattura invece, quando a casa di Itard va a rifugiarsi ripulito e vestito sull'albero del giardino, non riesce a rivolgere lo sguardo in alto, i suoi occhi sono attaccati al suolo, alla nuova prospettiva dalla quale osserva il mondo. Nel finale sarà la negazione delle consuete passeggiate in campagna a spingerlo alla fuga verso un imprescindibile contatto con la natura. Il ragazzo riesce a scappare, ma acquisiti gli strumenti della conoscenza, il ristabilimento dello spontaneo amalgama con gli elementi è per sempre corrotto. Durante la fuga Victor cerca di riaccedere alla vita precedente, ma ne è incapace. Non solo non riesce a rubare del cibo senza essere scoperto, i cani cui all’inizio del film riusciva perfino a rompere una zampa per fuggire, adesso lo bloccano semplicemente abbaiando, ma emblematicamente non riesce neanche a salire più sugli alberi. Non gli resta che rientrare a casa, cercando di controllare gli elementi del nuovo mondo. Se la fuga era avvenuta scavalcando con irruenza la finestra, dimostrando una resistenza alla disciplina di Itard e la permanenza del passato da selvaggio, il rientro nella casa è mediato da un "civile" accostamento a una finestra. Victor si avvicina ad essa per la prima volta dall'esterno per guardare il mondo conosciuto dell'interno della dimora di Itard. Questa volta non la scavalca, ma si fa strada (dopo essersi fatto vedere dal medico) attraverso la porta d'ingresso. Se all'inizio del film Victor istintivamente si arrampicava sugli alberi, alla fine lo vediamo invece salire le scale con un'abilità acquisita grazie a lunghi esercizi fisici. Nell’inquadratura finale vediamo un primo piano del ragazzo sulle scale che rivolge lo sguardo verso il suo educatore che gli ricorda contento che l'indomani riprenderanno gli esercizi. Negli occhi di Victor si riflette il dubbio sulla giustezza dell'intervento educativo della società e quanto esso abbia leso lo spazio di unione con la natura che apparteneva al ragazzo. Tutto il materiale a corredo di questa e delle rassegne passate è disponibile nella sezione Cineclub del sito internet www.giovaninsieme.it
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