La pedagogia Speciale - il Sissino un portale di sostegno a chi fa il
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La pedagogia Speciale - il Sissino un portale di sostegno a chi fa il
La Pedagogia Speciale Rosa Maria Lombardo Pedagogista1 La Pedagogia Speciale è una branca della Pedagogia che interviene, con modalità ben definite, nell’area della disabilità di varia natura, da quella motoria a quella cognitiva, socio-affettiva. In sinergia con altri trattamenti educativi, riabilitativi, rieducativi, anche nelle situazioni di disagio psichiatrico, la Pedagogia Speciale interviene ad accompagnare la persona nel recupero e nell’attivazione del potenziale evolutivo inibito o arrestato da una crisi verso quella gradualità che caratterizza lo sviluppo e l’evoluzione dell’individuo. In questa veste l’educazione si presenta nella doppia funzione di sostegno al Soggetto nella ricerca delle proprie capacità, abilità e predisposizioni cui non ha avuto modo di dare spazio- una sorta di incremento umano- e nella ricostruzione e ridefinizione di se e del Sé. La Pedagogia speciale, in generale, ha lo scopo di ricostruire un senso, un significato ove il significato della persona e del suo esistere vacilla a causa di elementi di disagio, devianza, marginalità o handicap che impediscono un pieno sviluppo e una piena espressione del potenziale umano. Fra i padri della Pedagogia Speciale possiamo senz’altro annoverare i primi pedagogisti medici, fra cui J.M.G.Itard, Séguin, Maria Montessori, Victor Frankl, De La Garanderie, Decroly, Claparede. E’ proprio ad Itard, (1775-1838) che si fa risalire la nascita della Pedagogia Speciale, poiché fu di questo pedagogista francese del XIX secolo l’idea della educabilità dell’individuo anche in presenza di forti disabilità e dell’importanza della mediazione sociale nella crescita psicofisica della persona. Il lavoro con il ragazzo trovato nelle foreste dell’Aveyron, infatti, aveva dato a Itard la certezza che un lavoro educativo potesse risolvere deficit funzionali e non organici, e contrariamente a Pinel che considerava Victor irrecuperabile, poiché attribuiva la sua minorazione cognitiva, linguistica e motoria e socio/affettiva ad una causa organica, e la riteneva irrecuperabile, Itard dimostrò, educando Victor, che i deficit possono essere funzionali, e quindi inerenti aree funzionali inibite in parte o per intero o deviate, nel loro funzionamento, dal mancato uso, dalla mancata stimolazione, e dalla mancanza di una restituzione significativa da parte di un adulto che costituisce, nella sua veste di educatore, un ponte -passaggio verso i significati del mondo e della vita. Il lavoro svolto da Itard consentì di strappare Victor al destino alienante che lo attendeva all’Institute des sourds-muets de Paris nel quale il ragazzo era già stato osservato e la sua impossibilità ad entrare in relazione con gli altri bambini, aveva convinto tutti che fosse un idiota - secondo una definizione in uso all’epoca - e che ogni intervento educativo sarebbe stato inutile. Itard, a sua volta, confidava moltissimo nell’efficacia della relazione e del contesto sociale che avrebbe riportato il bambino ad un vivere civile. La Pedagogia Speciale evidenzia così la sua funzione di Pedagogia che educa e sostiene l’evoluzione in presenza di condizioni particolari di sviluppo e per incontrare questa particolarità mette in campo strumenti, strategie e metodologie speciali poiché pensati e progettati per rispondere ad esigenze evolutive ben precise, a canali di ricezione e comunicazione diversi da quelli della media dei soggetti in crescita e quindi, di volta in volta,a seconda degli handicap che incontra, cerca di entrare in un rapporto che è speciale e non diverso. Peculiare di un modo di essere nel mondo, quello della persona diversamente abile, condizione che determina le basi della Pedagogia Speciale, che da scienza del recupero e dell’integrazione approda alla sua connotazione di scienza della diversità ove diversità non è un termine la cui accezione va interpretata come di assenza di abilità ma di "abilità presenti in maniera diversa". Compito della Pedagogia speciale non è quello di portare la Persona alla normalità, intesa come la media delle prestazioni nei soggetti, ma di favorire lo sviluppo pieno del potenziale umano che ogni 1 http://www.psychiatryonline.it/ital/pedagogia2004.htm 1 persona porta con sé, favorire l’autonomia, la crescita, la progettazione e la partecipazione piena della persona alla vita della società e della comunità. Nel già citato lavoro Itard osservava che Victor non poteva essere paragonato che con se stesso e valutava, sulla base di questo criterio, i progressi o i regressi. Itard era, infatti, consapevole che ogni confronto delle abilità del ragazzo con i suoi coetanei lo avrebbe posto in una condizione di inferiorità e, fattore più importante, il paragone non appariva fondato poiché ciò che era mancato al ragazzo dell’Aveyron rendeva gli altri ragazzi distanti: l’educazione che Victor non aveva avuto ne faceva una persona diversa che poteva essere paragonata solo con un’altra persona deprivata della stessa esperienza. Solo in quel caso avrebbe avuto senso tentare di valutare i progressi di Victor confrontandoli con quelli di altri. Ecco perché Itard usava gli apprendimenti del ragazzo per valutare l’andamento del suo percorso evolutivo e programmare le attività del piano educativo. La Pedagogia Speciale, quindi, mette in campo la propria specialità attraverso uno sguardo che si fa particolare perché esula dal convenzionale e dal già noto orientandosi invece verso il diverso, il nuovo, l’eccezionale ed entra in relazione con queste diversità attraverso metodi e strumenti che sono speciali proprio perché creati o adattati alla specialità del caso. E’ grazie al ricorso a questi approcci, rispettosi della diversità, che si è riusciti ad ideare percorsi riabilitativi e metodologie che in altri tempi sarebbero stati scartati in quanto giudicati inadatti a portare il soggetto alla media delle prestazioni. Theo Peeters, nell’ambito dei suoi studi sull’autismo, riconduce l’insieme delle condotte autistiche nello spazio dei significati da leggere in chiave adattiva, negandone lo status di non-senso tradizionalmente riconosciutogli. A partire da questa impostazione teorica per Peeters è possibile ipotizzare percorsi educativi che si muovono dall’ottica autistica, dal significato costruito e ricostruito a partire da chi lo agisce, seppure con modalità che non sono quelle della media pensante e parlante. Un approccio più umano, quindi, che si sforza di cogliere significati e messaggi ove la maggior parte delle persone vede differenze inaccessibili, insondabili, imperscrutabili. Un’ottica che ribalta il concetto dell’educazione poiché essa non risponde ad una necessità di riportare alla media il soggetto, ma impone una lettura di quanto osservato secondo il criterio della specialità e della specificità dell’individuo e delle condotte che agisce e verso le quali viene attivato un repertorio operativo esclusivamente ritagliato su quella situazione particolare, per quell’utente particolare. Ritorna ampiamente il principio di fondo della Pedagogia Speciale che si specializza per andare incontro a speciali esigenze evolutive e quindi educative. De La Garanderie – 1920 - proponeva una Pedagogia che entra nei processi della Persona; nei processi con cui ognuno entra in rapporto con se stesso e con gli altri attraverso le diverse aree funzionali, da quella motoria a quella sensoriale. Rendere consapevole il soggetto dei processi che attiva, di come li sostiene o li boicotta, di come li ripete immodificati o di come cerca di cambiarli per ottenere risultati, comporta la possibilità di fornire alla persona un momento di riflessione importante sul proprio essere pensante ed attore di eventi che si possono modificare a partire da una necessità di cambiamento. La diagnosi pedagogica, per de La Garanderie, quindi, non mira ad evidenziare inabilità, ma modalità e attitudini. E’ opportuno ricordare che la parola "diagnosi" indica una conoscenza che passa attraverso, che differenzia e che separa, contrariamente ad un’accezione di uso comune che identifica il termine con l’accertamento di una condizione di patologia e crea una percezione della persona come già collocata sullo sfondo di un contesto di malattia/diversità/disagio, influendo prepotentemente sui processi di lettura e di analisi. A partire da ciò che la persona è in grado di fare, infatti, è possibile ipotizzare i processi di cui si serve, analizzarne la validità, l’orientamento, la funzionalità. A partire da ciò che la persona è in grado di fare, e non da ciò che non sa fare, è possibile stilare piani educativi che prendono forza dalla consapevolezza che la persona ha già appreso, sa apprendere e che è possibile aiutarla ad apprendere ancora, di più e con efficacia. Maria Montessori - 1870-1952 - donna, medico e pedagogista, rappresenta la peculiarità dell’osservazione che riesce a cogliere, a discriminare, a discernere a partire da ciò che osserva, priva di pregiudizi che inducano a sottovalutare o sopravvalutare perché ricerca i parametri di 2 riferimenti all’esterno di ciò che osserva. Il bambino era, per la studiosa, un mondo di conoscenza con una sua specificità cui attingere per individuare processi, percorsi, passaggi, crescita. Il termine "normalizzazione", usato dalla pedagogista per indicare l’educazione dei bambini non era riferibile ad una normalità mediamente definita, ma ad una normalità intrinseca alla persona, intesa come ritorno spontaneo alle normali attività dell’infanzia, alla curiosità, all’inventiva, alla fantasia, alla creatività. Educare, per la Montessori, corrispondeva ad aiutare il bambino, a sfruttare la potenza auto educante di cui ognuno è portatore. Più in generale, tutte le situazioni di disagio e/o vuoto evolutivo, originano disequilibri nell’armonia psichica della persona e l’aspetto educativo interviene, come sottolinea Viktor Frankl, - 1905-1997 padre della Logoterapia, con quella delicata funzione di "risignificare" ove il significato è andato perduto, smarrito nella crisi, nell’alienazione, nella perdita del Sé fuso e confuso negli eventi e fra le persone. Il concetto del senso, come significato, ritorna nella prospettiva di Frankl, uomo sopravissuto ai lager, ove impara che ogni esperienza ha un senso, occorre solo saperlo cercare e, in questo, la Logoterapia, come scienza delle parole che curano l’interiorità, ha lo scopo di guidare la Persona verso la ricerca del senso o la sua costruzione, qualora la vita non avesse ancora offerto l’opportunità di farlo. Per costruire e trovare il proprio senso l’uomo ha bisogno di un altro uomo e della relazione, a volte profonda della psicoterapia, a volte meno coinvolgente sul piano del Sé, ma sempre efficace, sul piano dell’educazione e della relazione d’aiuto. Foggia, 10 marzo 2010 3 La Pedagogia Speciale Rosa Maria Lombardo Pedagogista2 Schema La Pedagogia Speciale è una branca della Pedagogia che interviene nell’area della disabilità di varia natura, motoria, cognitiva, socio-affettiva. La Pedagogia Speciale accompagna la persona nel recupero e nell’attivazione del potenziale evolutivo inibito o arrestato da una crisi, verso la gradualità che caratterizza lo sviluppo e l’evoluzione dell’individuo. L’educazione si presenta nella doppia funzione di sostegno al Soggetto nella ricerca delle capacità cui non ha avuto modo di dare spazio e nella ricostruzione e ridefinizione di se e del Sé. La Pedagogia speciale ha lo scopo di ricostruire un senso, un significato ove il significato della persona vacilla a causa di disagio, marginalità o handicap che impediscono un pieno sviluppo e una piena espressione del potenziale umano. Fra i padri della Pedagogia Speciale annoveriamo i pedagogisti medici, J.M.G.Itard, Séguin, M. Montessori, Victor Frankl, De La Garanderie, Decroly, Claparede. Ad Itard, (1775-1838) si fa risalire la nascita della P. Sp., poiché fu di questo pedagogista francese del XIX secolo l’idea della educabilità dell’individuo in presenza di disabilità e dell’importanza della mediazione sociale nella crescita psicofisica della persona. Il lavoro con il ragazzo trovato nelle foreste dell’Aveyron, Victor. La P. S. è Pedagogia che educa e sostiene l’evoluzione in presenza di condizioni particolari di sviluppo, mettendo in campo strumenti, strategie e metodi speciali, pensati e progettati per rispondere ad esigenze evolutive precise, a canali di ricezione e comunicazione diversi da quelli della media dei soggetti in crescita e quindi, a seconda degli handicap che incontra, cerca di entrare in un rapporto che è speciale e non diverso. Peculiare di un modo di essere nel mondo, quello della persona diversamente abile, condizione che determina le basi della P. S. che, da scienza del recupero e dell’integrazione, approda alla sua connotazione di scienza della diversità, termine la cui accezione va interpretata non come di assenza di abilità ma di "abilità presenti in maniera diversa". 2 http://www.psychiatryonline.it/ital/pedagogia2004.htm 4 Compito della Pedagogia speciale non è quello di portare la Persona alla normalità, intesa come media delle prestazioni, ma di favorire lo sviluppo del potenziale umano che ogni persona porta con sé, favorire l’autonomia, la crescita, la progettazione e la partecipazione piena della persona alla vita della società e della comunità. Itard osserva che Victor non può essere paragonato che con se stesso e valuta, sulla base di questo criterio, i progressi o i regressi, consapevole che ogni confronto delle abilità del ragazzo con i suoi coetanei lo avrebbe posto in una condizione di inferiorità: l’educazione che Victor non aveva avuto ne faceva una persona diversa che poteva essere paragonata solo con un’altra persona deprivata della stessa esperienza. Ecco perché Itard usava gli apprendimenti del ragazzo per valutare l’andamento del suo percorso evolutivo e programmare le attività. La P. S. mette in campo la propria specialità attraverso uno sguardo che si fa particolare perché esula dal convenzionale e dal già noto orientandosi verso il diverso, il nuovo, ed entra in relazione con queste diversità attraverso metodi e strumenti che sono speciali proprio perché creati o adattati alla specialità del caso. Grazie al ricorso a questi approcci, rispettosi della diversità, si è riusciti ad ideare percorsi riabilitativi e metodologie che in altri tempi sarebbero stati scartati in quanto giudicati inadatti a portare il soggetto alla media delle prestazioni. Un approccio che coglie significati e messaggi ove la maggior parte delle persone vede differenze inaccessibili e insondabili. Un’ottica che ribalta il concetto dell’educazione che non risponde alla necessità di portare alla media il soggetto, ma impone una lettura di quanto osservato secondo il criterio della specialità e della specificità dell’individuo e delle condotte che agisce e verso le quali viene attivato un repertorio operativo ritagliato su situazioni particolari. Ritorna il principio di fondo della P. S. che si specializza per andare incontro a speciali esigenze evolutive ed educative. De La Garanderie – 1920 - proponeva una Pedagogia che entra nei processi con cui ognuno entra in rapporto con se stesso e con gli altri. Rendere consapevole il soggetto dei processi che attiva, di come li sostiene o li boicotta, di come li ripete immodificati o di come cerca di cambiarli, comporta la possibilità di fornire alla persona un momento di riflessione sul proprio essere pensante ed attore di eventi che si possono modificare. La diagnosi pedagogica, per de La Garanderie non mira ad evidenziare inabilità, ma modalità e attitudini. La parola "diagnosi" indica una conoscenza che passa attraverso, che differenzia, contrariamente ad un’accezione comune che identifica il termine con l’accertamento di una condizione di patologia e crea una percezione della persona come già collocata sullo sfondo di una malattia/diversità/disagio, influendo prepotentemente sui processi di lettura e di analisi. 5 A partire da ciò che la persona è in grado di fare, e non da ciò che non sa fare, è possibile stilare piani educativi che prendono forza dalla consapevolezza che la persona ha già appreso, sa apprendere e che è possibile aiutarla ad apprendere ancora, di più e con efficacia. Maria Montessori - 1870-1952 - medico e pedagogista, impone un’osservazione che coglie, discrimina, discerne a partire da ciò che osserva, priva di pregiudizi che inducano a sottovalutare o sopravvalutare perché ricerca i parametri di riferimenti all’esterno di ciò che osserva. Il bambino è, per la studiosa, un mondo di conoscenza con una sua specificità cui attingere per individuare processi, percorsi, passaggi, crescita. Il termine "normalizzazione", usato dalla pedagogista per indicare l’educazione dei bambini non era riferibile ad una normalità mediamente definita, ma intrinseca alla persona, intesa come ritorno spontaneo alle attività dell’infanzia, alla curiosità, all’inventiva, alla fantasia, alla creatività. Educare, per la Montessori, corrispondeva ad aiutare il bambino, a sfruttare la propria potenza auto educante. Tutte le situazioni di disagio originano disequilibri nell’armonia della persona e l’aspetto educativo interviene, come sottolinea Viktor Frankl, - 1905-1997 - padre della Logoterapia, con quella delicata funzione di "risignificare" ove il significato è andato perduto, smarrito nella crisi, nell’alienazione, nella perdita del Sé fuso e confuso negli eventi e fra le persone. Il concetto del senso, come significato, ritorna nella prospettiva di Frankl, uomo sopravissuto ai lager, ove impara che ogni esperienza ha un senso, occorre solo saperlo cercare e, in questo, la Logoterapia, come “Scienza delle parole” ha lo scopo di guidare la Persona verso la ricerca del senso o la sua costruzione, qualora la vita non avesse ancora offerto l’opportunità di farlo. Foggia, 10 marzo 2010 6
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