Berlusconi (107)SABATO 12 LUGLIO 2014 ANNO
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Berlusconi (107)SABATO 12 LUGLIO 2014 ANNO
SABATO 12 LUGLIO 2014 ANNO 139 - N. 164 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Società Il sonno intelligente aiuta a far carriera Tempi liberi Il dibattito delle idee I politici, i giudici e noi Il triangolo delle Bermuda Domani di Elvira Serra a pagina 21 di Sergio Romano nel supplemento TROPPE ILLUSIONI SULLA FLESSIBILITÀ Il pg di Milano: confermare i 7 anni per il caso Ruby. A Bari chiesto il processo per le escort COME ATTRARRE GLI INVESTIMENTI Doppio colpo a Berlusconi di LUCREZIA REICHLIN L’ex premier: i pm non mi faranno cambiare linea politica ciato una campagna, spesso contraddittoria nel messaggio e nella comunicazione, per ottenere maggiore flessibilità nell’interpretazione del Patto di Stabilità. Finora questa campagna non ha portato grandi risultati e potrebbe rivelarsi controproducente. I problemi sono due. Primo, le regole troppo flessibili sono la negazione delle regole stesse perché ne distruggono la credibilità. Il patteggiamento sull’interpretazione della flessibilità non può essere l’elemento costitutivo del rinnovamento del progetto europeo. Secondo, la flessibilità che si chiede per le spese di investimento, se mai ottenuta, rischia di non portare granché a casa. L’Italia spende poco e male i fondi strutturali stanziati dall’Unione Europea. Inoltre, gli studi sugli effetti economici degli investimenti infrastrutturali mostrano come — se pure è vero che, in media, il loro effetto sul Pil è maggiore della spesa iniziale e in qualche modo si ripaga da solo — questa media nasconda una grande eterogeneità tra Paesi. In Paesi con istituzioni deboli, proni all’accaparramento delle risorse pubbliche e all’inefficienza, l’effetto è nullo o anche negativo. Gli scandali che ci opprimono da sempre raccontano che in Italia ciò che ostacola la crescita è la scarsa solidità delle nostre istituzioni, non la mancanza di risorse. Questa è la ragione per cui l’investimento privato — non solo quello pubblico — è così basso. Una riforma profonda della cosa pubblica e del funzionamento delle istituzioni è dunque la chiave per la crescita in Italia. Se ne parla da tanto. Due vicende giudiziarie, doppio colpo a Berlusconi. Milano, processo Ruby: il procuratore generale ha chiesto la conferma della condanna a 7 anni. Bari, caso escort: la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio. L’ex premier: non cambierò linea politica. Giannelli 40 7 1 2> INFERNO PER IL COMMISSARIO RICCIARDI EINAUDI STILE LIBERO BIG «IL CALDO, QUELLO VERO, VIENE DALL’INFERNO» CONTINUA A PAGINA 6 A PAGINA 4 R di ALESSANDRO TROCINO N uovo Senato, i dissidenti del Pd: «Se ci sarà il voto segreto, sull’articolo 57 avremo delle sorprese». Il 57 è l’articolo della Costituzione, architrave della A PAGINA 9 riforma in Aula da lunedì. I dinosauri sono estinti ma sul web si impone il presente Israele continua i raid su Gaza, oltre 100 morti Netanyahu: non cedo a pressioni internazionali Le minacce di Hamas si sono estinti, la stupidità no. Questa è Quegli insulti a Spielberg I dinosauri la morale che si può trarre dal demenziale diluvio di insulti piovuti dal web sulla testa del regista Spielberg colpevole di essersi fatto per l’assassinio impossibile Steven fotografare, nel 1993, all’epoca di Jurassic Park, di PAOLO DI STEFANO sorridente con alle spalle un triceratopo. Visibilmente defunto, ma finto, perché era un robot. A PAGINA 40 CONTINUA A PAGINA 40. MAURIZIO DE GIOVANNI IN FONDO AL TUO CUORE enzi non aspetta di andare a votare, aspetta «buone notizie» sul fronte della crescita: ecco il numero magico che gli interessa, non quello delle urne. Perché politicamente vive già in un mondo da sogno e non ha interesse a rompere l’incantesimo. È l’economia il suo incubo, quegli indicatori che — giorno dopo giorno — lo stanno accompagnando verso l’autunno. E se per allora non ci sarà stata una netta inversione di tendenza, sarà chiamato a «interventi dolorosi e coraggiosi». Per Renzi ora conta soprattutto l’economia Senato, la mossa dei dissidenti T rattativa Alitalia, ultima offerta del governo ai sindacati: mille e 271 lavoratori «salvi» e 980 in mobilità. Il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, attende per oggi alle 11 la risposta dai rappresentanti dei lavoratori: «Oltre non si può andare: la prossima settimana sarà in Italia l’amministratore delegato di Etihad, il vettore arabo interessato ad acquisire il 49% dell’ex compagnia di bandiera, e noi abbiamo il dovere di dire sì o no». di Francesco Verderami Riforme GLI ESUBERI DIMEZZATI E L’ULTIMATUM PER ALITALIA di ANTONELLA BACCARO Settegiorni ALLE PAGINE 2 E 3 Ferrarella, Labate, Sarzanini Il governo «Non cedo alle pressioni internazionali». Quattro giorni di bombardamenti, un migliaio di obiettivi colpiti nella Striscia di Gaza, oltre cento i morti. Il premier Benjamin Netanyahu va avanti. Il presidente americano Barack Obama offre i suoi diplomatici per un tentativo di mediazione. Ma con molta cautela. Le parole di Netanyahu, gli avvertimenti dei negoziatori egiziani («né Israele né Hamas per ora ci ascoltano») lasciano intendere che potrebbe essere presto per una trattativa che porti al cessate il fuoco. Hamas minaccia e il primo ministro israeliano ripete che tutte le opzioni sono aperte, anche l’invasione via terra. ALLE PAGINE 12 E 13 Valentino Una lettera a Juncker: nel prossimo governo devono esserci dieci (o più) donne La battaglia delle 9 commissarie Ue di LUIGI OFFEDDU U na richiesta e un motto: «Dieci o di più». A rilanciarlo sono le signore che siedono nella Commissione europea: nove in tutto, in mezzo a 19 colleghi maschi. Chiedono che le eredi del loro mandato siano, appunto, «dieci o più». È ora, sostengono, che le «quote rosa» nell’Unione Europea diventino una realtà sostanziosa anche ai vertici delle sue istituzioni. Per questo hanno scritto una lettera a Jean-Claude Juncker, presidente designato della stessa Commissione. A PAGINA 11 Cessione a Whirlpool Intesa per il 2014 Indesit americana Se il Paese perde il controllo delle sue imprese Siglato l’accordo: una tantum di 260 euro ai dipendenti Fiat di DARIO DI VICO di RAFFAELLA POLATO ALLE PAGINE 32 E 33 Bocconi e Savelli A PAGINA 35 Il ministro Lapid «Ma la tregua è un’opzione» di DAVIDE FRATTINI ❜❜ ANSA / EPA / ABIR SULTAN dati recenti sulla produzione industriale italiana indicano un nuovo rallentamento dell’economia. Ancora più preoccupante è il fatto che anche in Germania i dati degli ultimi tre mesi suggeriscono che il Paese motore dell’Europa stia subendo un rallentamento, almeno dal mese di marzo. Questo vuol dire che l’attività economica per l’area dell’euro nel 2014 si attesterà probabilmente al di sotto delle previsioni istituzionali: ancora una volta, nonostante le stime del Prodotto interno lordo (Pil) tedesco nel primo trimestre fossero state solidamente positive e avessero fatto pensare a una divergenza tra Europa forte e Europa periferica, si conferma che le economie dei Paesi dell’Unione si muovono insieme: le debolezze degli uni diventano le debolezze degli altri. In questa cornice, e con alcuni Paesi dell’area fortemente indebitati, il mercato sta dando i primi segni di nervosismo. Certo non siamo più nel 2011, le istituzioni europee hanno fatto grandi passi avanti e si sono date maggiori strumenti per domare la prospettiva di una possibile implosione della moneta unica. Tuttavia, la situazione è ancora incerta e l’architettura della governance dell’eurozona resta ben lontana da essere completa e capace di metterci al riparo da nuove crisi. Non bisogna perdere tempo. L’Italia — in quanto uno dei maggiori Paesi debitori della zona, con una crescita che da vent’anni è stata più bassa della media e dal 2011 persistentemente negativa — è ancora fragile. Il nostro governo nelle settimane scorse ha lan- FACEBOOK I Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] Fondato nel 1876 Oggi 9 771120 498008 In Italia (con “Io Donna”) EURO 1,90 www.corriere.it italia: 51575551575557 «L a tregua è un’opzione». Lo dice il ministro Yair Lapid, rappresentante dell’ala moderata di quel governo di guerra guidato dal premier Netanyahu che è in consiglio permanente. «L’aeroporto? È sicuro. E non escludo un cessate il fuoco attraverso i mediatori». ALLE PAGINE 12 E 13 2 Primo Piano Politica e giustizia Il caso L’appello per il caso Ruby L’accusa: 7 anni a Berlusconi sentenza severa ma giusta La Procura generale chiede di confermare la pena L’avvocato Coppi: difeso bene un verdetto indifendibile Gli scenari L’ipotesi del carcere solo dopo il terzo grado MILANO — È tutto talmente prematuro, visto che devono ancora essere emesse possibili assoluzioni o condanne in Appello e Cassazione, che è solo un esercizio teorico chiedersi allo stato cosa possa accadere a Silvio Berlusconi nel caso in cui la proposta ieri del pg Piero de Petris (conferma dei 7 anni in primo grado) dovesse diventare realtà di sentenza sia in secondo grado sia poi in Cassazione. Una eventuale condanna in Appello, pronunciata il 18 luglio, vedrebbe infatti le motivazioni depositate dopo almeno tre mesi (in realtà anche di più, visto che in mezzo ci sarà la sospensione feriale estiva). Inoltre qui non c’è (come invece ci fu nel processo Mediaset) un rischio di imminente prescrizione del reato: quindi è immaginabile che il giudizio di Cassazione sia fissato nei termini medi, che sia aggirano tra i 7/9 mesi. Ragionevolmente, dunque, una eventuale condanna diventerebbe definitiva non prima della prossima estate 2015, epoca per la quale Berlusconi avrà già finito di scontare in affidamento ai servizi sociali l’anno di pena residua per la frode fiscale sui diritti tv Mediaset (sino al 2002) costatagli 4 anni. Gli altri 3 anni, infatti, gli sono stati cancellati dall’indulto del 2006: ma, nel caso di condanna per reati successivi (come appunto il caso Ruby che è del 2010), ecco che i 3 anni abbonatigli in Mediaset rivivrebbero e si sommerebbero ai 7 per Ruby. E il totale di 10 anni impedirebbe a Berlusconi un nuovo affidamento ai servizi sociali, avviandolo per forza o al carcere o (ma solo per motivi di salute) alla detenzione in casa. L. Fer. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 MILANO — «I funzionari della questura di Milano destinatari la notte del 27 maggio 2010 delle sollecitazioni di Silvio Berlusconi furono consapevoli in tempo quasi reale, tra la telefonata delle 23.53 e quella delle 23.57, che era falso che la minorenne marocchina Karima “Ruby” El Mahroug fosse parente del presidente egiziano Mubarak», e proprio in questo sta la chiave «dell’abuso di qualità del contatto telefonico con il quale il presidente del Consiglio chiese ai poliziotti di affidare la minorenne a una persona di sua fiducia indicata nella consigliera regionale Nicole Minetti». È per questo abuso «costrittivo» (concussione per costrizione, costata 7 anni in primo grado a Berlusconi insieme alla prostituzione minorile), e non abuso «induttivo» (concussione per induzione, sempre punita ma meno severamente con la modifica normativa del 2012 della legge Severino), che il sostituto procuratore generale Piero de Petris ieri ha chiesto la conferma della condanna di primo grado ai giudici d’Appello Tranfa-Lo Curto-Puccinelli: che decideranno il 18 luglio dopo aver ascoltato il 15 le arringhe dei difensori Franco Coppi e Filippo Dinacci, secondo i quali quella del pg ieri «è stata una bellissima difesa di una sentenza indifendibile». Per il pg, infatti, «una volta immediatamente percepita la falsità della parentela con Mubarak, peraltro prospettata da Berlusconi come passibile di un incidente diplomatico con l’Egitto, la prestazione richiesta da Berlusconi (affidare Ruby a Minetti) è stata eseguita dai poliziotti in esecuzione dell’ordine ricevuto, e non certo perché indotti dall’influenza della storia dell’inesistente parentela» o da un generico «timore reverenziale verso il premier». Non solo: il fatto che «la disposizione impartita dal premier (neanche al questore, ma a un funzionario di medio livello come il capo di gabinetto della questura Pietro Ostuni) fosse corredata da Berlusconi con la manifesta preoccupazione di un incidente diplomatico», che ovviamente non poteva determinarsi non essendo la ragazza parente di Mubarak e nemmeno egiziana, per il pg è stato un ulteriore carico da novanta calato dal premier «con finalità rafforzative dell’ordine impartito» ai poliziotti. Proprio in questa doppia «inesistenza fattuale», inesistenza della parentela e del relativo pericolo di incidente di- plomatico tra Italia e Egitto, «i poliziotti hanno subito colto la rilevanza della portata di intimidazione volta a soddisfare un interesse non istituzionale del premier, un abuso di dimensioni colossali». Abuso inteso come «il mezzo attraverso il quale ottiene la prestazione indebita» del rilascio della ragazza in contrasto con le disposizioni date alla polizia dal pm minorile di turno Annamaria Fiorillo. Abuso con il quale l’allora «presidente del Consiglio si è dimostrato ben consapevole della minore età» di Ruby e «ha strumentalmente adoperato la propria carica istituzionale per evitare, tramite l’indebito rilascio della minorenne, possibili conseguenze per lui pregiudizievoli»: come ad esempio che la ragazza si lasciasse andare in questura a confidenze sulle notti di prostituzione ad Arcore, tanto più che quel 27 maggio «era ancora vicina la data di uno degli ultimi pernottamenti della minorenne Ruby Il calendario Le arringhe dei difensori previste per martedì prossimo, il 18 luglio attesa la sentenza 64 7,3 Processi e indagini sull’ex Cavaliere i giorni trascorsi dall’inizio dei servizi sociali da parte di Silvio Berlusconi: il leader di Forza Italia ha iniziato ad occuparsi degli anziani malati di Alzheimer ospitati dalla Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone lo scorso 9 maggio. Con l’assistenza prestata ieri, la decima, all’ex Cavaliere mancano ora 37 giornate milioni di euro è l’entità della frode fiscale contestata a Berlusconi nel processo Mediaset. Nelle motivazioni della Suprema corte si legge che l’ex Cavaliere è ritenuto «ideatore del meccanismo del giro dei diritti che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo» ad Arcore il primo maggio». Il pg — in una requisitoria asciutta e pignola, il cui antico pudore purga anche le parolacce nelle intercettazioni e ad esempio traduce in «fondoschiena» un riferimento preciso di Ruby — riassume dunque la situazione mentale prima del capo di gabinetto Ostuni, chiamato nella notte da un Berlu- Il vocabolario Il pg, attento a non citare le parolacce delle intercettazioni, ha usato la parola «fondoschiena» Ruby, la condanna in primo grado e l’attesa per la sentenza d’appello Il 24 giugno 2013 Berlusconi è condannato a 7 anni in primo grado, con interdizione perpetua dai pubblici uffici, per favoreggiamento alla prostituzione minorile e concussione nell’inchiesta Ruby condotta da Ilda Boccassini (foto). Il 18 luglio è attesa la sentenza di appello 1 sconi avvertito a Parigi dall’allerta di una prostituta brasiliana coinquilina della minorenne, e poi della funzionaria Giorgia Iafrate, martellata dalle telefonate di Ostuni per accelerare la procedura e l’esito pretesi dal premier. In quel vortice di telefonate, per i poliziotti «è falsa la parentela rappresentata, è falso l’incidente diplomatico paventato, quindi è certa l’impellenza del motivo per il quale il premier al telefono non si sta limitando a chiedere informazioni», ma premette che c’è un problema, si raccomanda che la minorenne venga affidata a Minetti, e conclude con un ci sentiamo a breve che «vuole sincerarsi dell’esecuzione dell’ordine e ha portata di rafforzamento di un ordine illegittimo» ai poliziotti. Sui 7 anni di pena, il pg de Petris trova che sia «innegabile» la «severità del trattamento sanzionatorio» in primo grado, ma la giudica «adeguata», ravvisando che «non vi siano elementi positivamente apprezzabili per le attenuanti generiche: non il complessivo comportamento dell’imputato, non i pregressi fatti di reato (frode fiscale sui diritti tv Mediaset, ndr) oggetto di sentenza definitiva». Luigi Ferrarella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA L’inchiesta La richiesta di rinvio a giudizio per le feste con le ragazze nelle residenze estive dell’ex Cavaliere E a Bari rischia un nuovo processo «Quei regali a Tarantini per mentire» ROMA — Quasi un milione di euro per convincerlo a mentire. Contanti, vacanze, affitti in case milionarie, avvocati: è questo il prezzo che Silvio Berlusconi avrebbe pagato a Gianpaolo Tarantini per indurlo a non raccontare ai giudici che cosa accadeva durante le feste organizzate nelle sue residenze di Palazzo Grazioli e Villa Certosa. Cinque anni dopo le rivelazioni di Patrizia D’Addario, che per prima raccontò le notti trascorse a casa dell’allora capo di governo, i magistrati di Bari sollecitano il rinvio a giudizio dell’ex Cavaliere. Lo accusano di aver costretto l’imprenditore a dire bugie grazie alla mediazione di Valter Lavitola, il suo uomo ombra che si occupò dei versamenti di denaro, ma anche di «gestire» i contatti con lo stesso Tarantini e alla fine si sarebbe addirittura tenuto una parte dei soldi. L’udienza di fronte al giudice è stata fissata per il 14 novembre. E in quella sede i magistrati contesteranno a Berlusconi tre circostanze precise riguardo alla versione fornita da Tarantini. In particolare di averlo persuaso «a mentire negando, contrariamente al vero, che Berlusconi avesse corrisposto a donne, appositamente reclutate da Tarantini per partecipare a cene o incontri, compensi in cambio di prestazioni sessuali» e anche «a tacere, così rima- nendo reticente, circa i reali incontri dell’incontro svoltosi tra Berlusconi e Tarantini a Palazzo Grazioli dopo la mezzanotte del 13 novembre 2008» e poi «a tacere, così rimanendo reticente, circa la reale portata dell’interessamento in favore di Tarantini da parte di Berlusconi — all’epoca presidente del Consiglio dei ministri — con riferimento a progetti di affari da concretizzarsi mediante procedure illegittime con i responsabili della Protezione civile e con società com- merciali facenti capo al gruppo Finmeccanica». In cambio, oltre a 500 mila euro in contanti ma soprattutto versamenti di denaro per soddisfare ogni sua esigenza anche nel periodo durante il quale era agli arresti domiciliari per spaccio di cocaina. Era stata una relazione consegnata dalla Guardia di Finanza ai magistrati nel settembre scorso a ricostruire quali e quante bugie avesse raccontato l’imprenditore. Di fronte ai magistrati Tarantini aveva sempre ne- A Palazzo Grazioli I volti Patrizia D’Addario, 47 anni (a sinistra), nel 2008 partecipò alle serate a Palazzo Grazioli dall’allora premier Berlusconi. Nel fascicolo dei pm baresi, che sollecitano il rinvio a giudizio per il leader di FI, c’è anche il rogito per l’acquisto di una casa a Roma regalata da Berlusconi a Sabina Began, 40 anni, frequentatrice delle residenze dell’ex Cavaliere gato di aver raccontato al premier che quelle donne erano escort. Ma l’esame delle intercettazioni telefoniche attivate nel 2008 aveva dimostrato l’esatto contrario. E infatti nella relazione i finanzieri scrivono: «Dopo la cena del 16 ottobre 2008 Berlusconi chiama Tarantini e riferendosi alle ragazze che avevano trascorso la notte a Palazzo Grazioli tra l’altro sottolineava "guarda che hanno tutto per pagarsi tutto da sole queste qua eh" alludendo evidentemente al fatto che era stato dato loro il necessario, motivo per cui Tarantini non doveva sentirsi obbligato a corrispondere loro alcunché. Infatti Tarantini affermava “sì ma stia tranquillo presidente non c’è problema” e Berlusconi rispondeva: “E vabbé ma perché hanno... sono foraggiatissime”». L’incontro «dopo la mezzanotte» fa invece riferimento agli affari che Tarantini aveva chiesto a Berlusconi di voler concludere. Le verifiche investigative hanno infatti accertato che proprio in quel periodo le «pressioni» dell’imprenditore si erano intensificate tanto che «in una telefonata del 5 novembre 2008 con l’amico Salvatore Castellaneta, Tarantini lo informa che Berlusconi la sera prima gli aveva confidato di aver lasciato la brochure informativa sul Gruppo Intini a Bertolaso», all’epoca capo della Protezione civile. E nella loro informativa i finanzieri sottolineano come «il disegno di far intervenire Berlusconi sull’allora presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini prendeva forma il pomeriggio del 5 dicembre 2008 quando Berlusconi riferiva a Tarantini di aver fissato un appuntamento per il martedì successivo». Tarantini non sarebbe stato l’unico a ottenere soldi e i favori in cambio del silenzio. Nel fascicolo è stato inserito anche il rogito per l’acquisto di un appartamento a Roma regalato da Berlusconi a Sabina Began, l’«ape L’accusa Per i pm avrebbe versato quasi un milione di euro per indurlo a non raccontare quanto accadeva in quelle serate regina» accusata a Bari insieme con Tarantini di induzione alla prostituzione per aver portato alcune donne alle feste. La casa risulta comprata nell’estate del 2011, proprio nello stesso periodo in cui l’imprenditore Gianpaolo Tarantini e il faccendiere Valter Lavitola venivano arrestati per ordine dei giudici di Napoli con l’accusa di aver ricattato il premier. E poco prima che quell’inchiesta fosse trasferita a Bari dove adesso è arrivata al capitolo finale. Fiorenza Sarzanini [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Un nuovo filone d’inchiesta con l’accusa di aver corrotto i testimoni Silvio Berlusconi e i suoi difensori, Niccolò Ghedini e Piero Longo, vengono indagati nel gennaio 2014 a Milano con altre 42 persone in un nuovo filone d’inchiesta nel caso di Karima El Mahroug (foto). Per l’ex presidente del Consiglio l’accusa è di aver corrotto i testimoni del processo di primo grado 2 Primo Piano italia: 51575551575557 L’indagine della Procura di Bari: feste nelle residenze dell’ex premier La Procura di Bari ha chiesto ieri il rinvio a giudizio per Berlusconi e Valter Lavitola. Il leader di Forza Italia è accusato di aver pagato, tramite Lavitola, Gianpaolo Tarantini (foto) affinché non raccontasse ai giudici cosa accadeva durante le feste organizzate nelle residenze dell’ex premier 3 A Napoli in corso il processo sulla compravendita di senatori 4 Silvio Berlusconi è indagato per corruzione e finanziamento illecito ai partiti a Napoli. L’accusa è di aver corrotto nel 2006 il senatore dell’Italia dei Valori Sergio De Gregorio (foto) perché passasse tra le file del Pdl. Il processo di primo grado è in corso, la prescrizione scatterà nell’ottobre 2015 3 Mediaset, la sentenza definitiva e l’affidamento ai servizi sociali Il primo agosto 2013 la corte di Cassazione presieduta dal giudice Antonio Esposito (foto) ha confermato in via definitiva la condanna per frode fiscale a 4 anni (di cui tre coperti da indulto). Silvio Berlusconi sta scontando la pena prestando servizio in una comunità per anziani ammalati 5 Il retroscena Per l’ex premier sono le «solite menzogne»: vogliono mandarmi in galera, sai che novità L’amarezza del leader. «Non avrò la grazia» Per ora nessun contrattacco diretto ai giudici. «Resterò fedele alla linea politica» ROMA — «Le solite menzogne. Una richiesta che si basa su menzogne». E questo è per i sette anni richiesti dal procuratore generale per il processo Ruby, che andrà a sentenza tra pochi giorni. Quanto al rinvio a giudizio nel processo di Bari, invece, «purtroppo tutto come previsto, sarebbe stato strano il contrario. Vogliono mandarmi in galera, sai che novità...». Sembrano le solite frasi. La solita reazione. Il solito antipasto della solita chiamata alle armi contro la magistratura. E invece, quando arriva la doccia gelata dell’uno-due da Milano e da Bari, il Silvio Berlusconi chiuso ad Arcore insieme a Francesca Pascale e ad alcuni familiari non sembra nemmeno il leader politico che per vent’anni ha duellato con la magistratura. Il primo a sperimentarlo è Giovanni Toti, che riesce a mettersi in contatto con lui a metà pomeriggio, quando le ultimissime su Ruby e il rinvio a giudizio di Bari hanno già fatto il giro d’Italia. «Presidente, adesso preparo un tweet da far riprendere dalle agenzie di stampa per dire che la requisitoria del pg fa acqua da tutte le parti...», incalza il consigliere politico. E il presidente, quasi serafico: «Giovanni, a me non cambia nulla. Se ti va di farlo, fallo. Ma tanto, per quello che serve...». Che Toti decida alla fine di farla, la dichiarazione sul pg di Milano («Una requisitoria tenuta insieme con lo scotch: solo teorie, nessun fatto provato. Un copione già visto. La legge non è uguale per tutti») o che analoghe prese di posizione arrivino da altrettanti dirigenti di Forza Italia, è quasi secondario. L’aspetto principale dell’ennesimo pomeriggio di passione a Villa San Martino è che il padrone di casa, a differenza di altre volte, non ha (almeno per il momento) in testa nessun tipo di controffensiva. Al contrario, come s’è lasciato sfuggire ieri in una conversazione privata, la posizione di Berlusconi rimane ferma: «Figuratevi se non sono preoccupato di una condanna nel processo di Milano. Chi non lo sarebbe? Però», è stata la sua riflessione a voce alta, «qualsiasi cosa succeda, ero e resto un leader politico responsabile. Di conseguenza, per quanto riguarda il patto con Renzi sulle riforme, non cambierà nulla. Manterrò la parola data. Succeda quel che succeda». Già, ma cosa potrebbe succedere? Quale potrebbe essere la condizione di Berlusconi da qui alla fine dell’anno? L’ex presidente del Consiglio, che continua a professare la sua in- nocenza, teme soprattutto una cosa. E quella cosa sono gli arresti domiciliari. Ha paura che, in caso di condanna in secondo grado nel processo Ruby, i tempi della Cassazione siano molto più stretti del previsto. E che quindi, visto che l’affido ai servizi sociali non sarebbe del tutto alle spalle, le ore trascorse a Cesano Boscone possano trasformarsi in un provvedimento di custodia cautelare. Non in carcere, ovviamente. Ma a casa, quello sì. Sarebbe il de profundis del poco di agibilità politica che gli rimane. E la strada della grazia, che negli ultimi giorni è stata ventilata anche Il tweet di Toti Il consigliere politico annuncia un tweet contro il pg. Lui, serafico: «A me non cambia nulla. Se ti va di farlo, fallo» I patti sul Colle Adesso la preoccupazione nel partito è che anche il leader pd mantenga i patti: sull’Italicum, e sul Colle da qualche esponente a lui vicino, tipo Paolo Romani? Su questo, nella testa del Cavaliere, c’è un’amara certezza: «In questo momento, quella strada non è percorribile. Con Napolitano al Colle, la grazia per me non arriverà mai». Eppure, a dispetto di presagi che sono più oscuri che in una tragedia di Eschilo, Berlusconi pare intenzionato a tener fede all’ultima versione del «leader istituzionale» che ha disegnato su di se dopo il patto siglato con Renzi al Nazareno. Ha già convinto molti senatori della «fronda» a votare «sì» in Aula alla riforma del Senato. E probabilmente, al prossimo confronto che avrà coi suoi parlamentari la settimana prossima, continuerà a recitare il canovaccio dell’«abbiamo fatto una promessa a Renzi e agli italiani e questa promessa dobbiamo mantenerla». Partita chiusa? Tutt’altro. «Adesso siamo come in una macchina che ha il navigatore rotto», ragiona Gio- vanni Toti. «Se non sappiamo quello che succederà il 18 al tribunale di Milano, meglio rimanere fermi», aggiunge il consigliere politico dell’ex premier. E poi, è l’analisi di Romani, che giovedì ha condotto in porto la trattativa con la Boschi da un lato e i forzisti recalcitranti dall’altro, «adesso dobbiamo fare in modo che Renzi mantenga i patti come abbiamo fatto noi fino a oggi». Tra i patti c’è soprattutto l’Italicum, ovviamente. Ma, per il futuro di Berlusconi, è evidente che il «principale patto che dovremmo siglare col Pd — si ragiona nella cerchia ristretta di FI — riguarderà l’elezione del capo dello Stato che prenderà il posto di Napolitano». Perché, condanna o non condanna, è quello l’appuntamento politico cruciale per la sorte dell’ex Cavaliere. E a quello, condanna o non condanna, è meglio arrivarci senza strappi. Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Primo Piano Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Il governo Il negoziato La compagnia ✒ Decreti attuativi, la scelta della «moral suasion» di ANTONELLA BACCARO 2.251 980 250 Gli esuberi complessivi Di questi 541 sono addetti all’handling, 338 alla manutenzione, 149 i piloti Dipendenti verso la mobilità Utilizzeranno il nuovo contratto di ricollocamento previsto dalla legge di Stabilità D Gli assistenti di volo per cui è prevista la permanenza in azienda con contratti di solidarietà Alitalia, esuberi dimezzati a quota 980 Ricollocamento o contratti di solidarietà per 1.271 dipendenti, gli altri in mobilità Lupi: aspettiamo una risposta entro oggi alle undici. Il sì del sindacato piloti ROMA — Mille e 271 lavoratori «salvi» e 980 in mobilità. È questa l’ultima offerta del governo al tavolo della trattativa su Alitalia. Per oggi, entro le 11, il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, attende la risposta dei sindacati: «Oltre non si può andare: la prossima settimana sarà qui l’ad della compagnia Etihad (il vettore arabo interessato a acquisire il 49% di Alitalia, ndr) e noi abbiamo il dovere di dire sì o no». Ma qual è nel dettaglio l’offerta del governo illustrata ieri pomeriggio da Lupi e dal collega del Lavoro, Giuliano Poletti? Dei 2.251 esuberi del piano industriale, ha riferito Lupi, 980 andranno in mobilità con l’80% dello stipendio per quattro anni, staccandosi definitivamente dall’azienda e utilizzando, per la prima volta, il nuovo «con- Giuliano Poletti, Maurizio Lupi e Gabriele Del Torchio tratto di ricollocamento» introdotto dalla legge di Stabilità, per il quale, ha detto Poletti, «mi sembra, c’è già uno stanziamento di 15 milioni per la fase sperimentale». È lo stesso ministro a spiegare il meccanismo: «Questo strumento — ha detto — consente a chi è in mobilità di fare un accordo con le agenzie del lavoro, in questo caso del Lazio, con il supporto di una unità di missione alla quale partecipano i ministeri interessati, in questo caso del Lavoro e delle Infrastrutture e Trasporti, la Regione in collaborazione con l’Enac». Ma attenzione: «Non è una garanzia, ma un contratto di servizio che prevede obblighi per i lavoratori, per l’agenzia e le istituzioni e rappresenta l’anticipazione delle politiche attive del lavoro che si fa fatica a far passare». In- somma, «si organizza un contratto individuale per costruire un corso di ricollocamento». Per 250 assistenti di volo è invece prevista la permanenza in azienda con contratti di solidarietà o rotazione. I restanti 1.021 lavoratori dovrebbero essere ricollocati in altre aziende che gravitano nell’area di Alitalia: si parla della società che fa manutenzione Atitech, dell’aeroporto di Fiumicino (ma la società di gestione Adr ha negato ogni coinvolgimento), mentre al momento nella lista non figura Poste Italiane, azionista di Alitalia, perché con la procedura in corso dell’Ue sugli aiuti di Stato sarebbe una mossa controproducente. «Quello di questi giorni — ha dichiarato Lupi — è stato un buon lavoro: ora siamo al rush finale». Ma per arrivarci manca il consenso dei sindacati: ieri quando i ministri hanno lasciato il tavolo ai tecnici delle rispettive parti, una parte dei sindacati era ancora sulle proprie posizioni, cioè non era d’accordo a mettere i 980 lavoratori in esubero in mobilità, reclamando per essi uno strumento temporaneo, come la cassa integrazione. Secondo questi sindacati, i 980 dovrebbero rimanere nella holding, cioè la vecchia Alitalia-Cai che controllerebbe la newco il cui 49% verrebbe acquistato dagli arabi. In questo modo potrebbero rientrare in azienda in caso di sviluppo della stessa. A ieri sera i sindacati del volo Anpac, Anpav e Avia invece si dicevano soddisfatti della proposta del governo. A. Bac. © RIPRODUZIONE RISERVATA La riforma Madia: per la pubblica amministrazione è una rivoluzione copernicana Uffici, arriva il codice unico per i documenti pubblici Addio alle carriere automatiche dei manager ROMA — Basta lunghe ore in fila per ottenere un certificato o un permesso. Sarà la Pubblica amministrazione a andare a casa dei cittadini. Dal 2015 gli italiani si confronteranno via web con Comuni, Regioni e ministeri dotati semplicemente di un codice, un pin personale. A rappresentare il terminale unico dello Stato sul territorio ci sarà un «ufficio unico del governo», guidato da un prefetto. È questa la «rivoluzione copernicana» della Pubblica amministrazione, illustrata ieri da Maria Anna Madia, ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione, che ha presentato il disegno di legge delega per la riorganizzazione degli uffici pubblici. Le norme, approvate giovedì in consiglio dei ministri, dopo un mese di gestazione («per fortuna è durata meno di quella dei miei figli» commenta sorridendo il ministro), approderanno la prossima settimana in Parlamento. L’esame però inizierà solo a settembre, visto che alla Camera si sta convertendo il decreto. «Non ci possono essere tanti uffici pubblici in luoghi diversi che finiscono per dare risposte contraddittorie —sottolinea il ministro —e pensiamo sia importante ci sia un unico luogo dove il cittadino sa di potere andare». In quest’ottica, visto che «le sedi della Pubblica amministrazione sono troppe», ci saranno come punti di riferimento le prefetture, ma «saranno meno delle attuali — avverte — e non confermo il numero di 40, perché stiamo superando le dimensione provinciale, come prevede la legge Delrio». Il secondo capitolo della riforma riguarda i dirigenti con l’introduzione di un «ruolo unico interministeriale» cui la Pa. attingerà per scegliere le figure apicali, i cui contratti saranno triennali: «Bisogna uscire dalla logica che un diri- Le Prefetture Le Prefetture saranno gli uffici unici di riferimento sul territorio per i cittadini. Il silenzio assenso per accelerare i provvedimenti gente sia dipendente di questo o quel ministero — dice il ministro Madia —: si è tutti dirigenti dello Stato, anzi della Repubblica». La riforma prevede una maggiore mobilità delle carriere che non saranno più automatiche, ma basate sul merito. Una banca-dati conterrà i curricula, il profilo professionale e le valutazioni ottenute nei diversi incarichi ricoperti. «E premesso che non ci saranno esuberi — spiega Madia —, bisogna rivedere il rapporto tra dirigenti e dipendenti che oggi in termini numerici è squilibrato. E attraverso i concorsi annuali ci saranno più qualifiche basse». Il disegno di legge delega scioglie in parte il delicato nodo delle centinaia di decreti attuativi ancora nel limbo: «Introduciamo il concetto del “silenzio assenso” — spiega il ministro — per cui l’amministrazione proponente invia alla concertante un provvedimento e se entro 30 giorni il ministero non risponde si considera assenso». E se tra due ministeri c’è una divergenza di vedute, è la presidenza del Consiglio a decidere come deve essere scritto il provvedi- Le regole Dirigenti e concorsi La riforma del ministro Madia (foto sotto) prevede il «ruolo unico» dei dirigenti. Il contratto durerà 3 anni. Una banca dati conterrà curriculum e profilo Basta un click Nel 2015 inizierà a funzionare un «Pin», un codice di accesso per i cittadini che lo chiederanno: permetterà di avere a casa, tramite un computer, tutti i servizi della Pa. Alla fine della legislatura il progetto ribalterà il rapporto cittadini-Pa mento. Comunque un’amministrazione non può bloccarne un’altra. Madia ha poi espresso la propria posizione in merito al blocco della contrattazione economica dei dipendenti pubblici: «Un’ingiustizia portata dalla crisi che si somma a tante altre ingiustizie», come quella che riguarda gli esodati e i precari. Dunque non sarà possibile sbloccare la parte economica dei contratti ma solo quella normativa. Intanto in Parlamento il decreto è stato sommerso da un migliaio di emendamenti. Madia precisa che è «aperta a proposte migliorative». Ma per quanto riguarda il trattenimento in servizio dei magistrati, «il punto di equilibrio trovato (deroga fino al 2015) non è da cambiare, perché garantisce la continuità del lavoro degli uffici giudiziari». Ieri il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha incontrato a palazzo Chigi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli. L’incontro è stato definito di routine, ma non è escluso che a breve il premier prepari qualche uscita importante in tema di economia per rassicurare circa la tenuta dei conti pubblici e il cammino delle riforme. Francesco Di Frischia © RIPRODUZIONE RISERVATA ecreti attuativi, capitolo terzo. Nella vicenda che ha visto il governo Renzi impegnato a affrontare un problema importante che gli esecutivi precedenti avevano lasciato irrisolto, la mancata attuazione dei provvedimenti legislativi per omessa emanazione dei decreti attuativi da parte dei ministeri, siamo arrivati a una soluzione che speriamo funzioni. Come si ricorderà, Renzi a aprile aveva inserito tra i 44 punti della riforma della Pubblica amministrazione l’emanazione di «leggi autoapplicative » e «decreti attuativi, da emanare entro tempi certi, solo se strettamente necessari» ma anche «l’abolizione del concerto e dei pareri tra ministeri». Una vera rivoluzione, la cui applicazione avrebbe reso più credibile anche il programma di riforme del governo, la cui implementazione sarebbe apparsa più probabile. Nella prima bozza del decreto sulla pubblica amministrazione, quella entrata il 13 giugno in consiglio dei ministri, i due punti erano stati trasformati in altrettante norme: la prima assegnava a palazzo Chigi un potere sostitutivo nei confronti del ministero che avesse tardato oltre ogni limite nell’emanare i provvedimenti attuativi; la seconda disciplinava gli atti di concerto tra ministeri in modo da far funzionare come silenzioassenso l’eventuale ritardo di uno dei due, anche in questo caso veniva dato a palazzo Chigi un ultimativo potere sostitutivo. Il terzo capitolo della vicenda segna due passi indietro: la prima norma salta nel consiglio dei ministri che vara il decreto sulla pubblica amministrazione, la seconda resiste nel medesimo decreto, ma poi viene spostata, come abbiamo appreso ieri, nel disegno di legge delega, coi relativi, più lunghi tempi di attuazione. Nel frattempo Renzi ha messo in pista il ministro Maria Elena Boschi cui ha affidato l’incarico di ricordare, all’inizio di ogni consiglio dei ministri, quanti provvedimenti attuativi manchino ancora all’appello, e di indicare quali ministri siano responsabili del ritardo. Insomma una sorta di moral suasion che dovrebbe indurre chi rallenta l’attuazione delle leggi, a ingranare la marcia e muoversi. Nulla a che vedere con quel potere sostitutivo in mano a palazzo Chigi che era stato delineato in un primo momento. Renzi, giovedì scorso, in conferenza stampa ha detto di voler vedere se questa modalità funzionerà. Dunque c’è da attendersi che, se il meccanismo individuato non servirà a smaltire la mole di arretrato accumulato dai governi Monti e Letta e a mettere in pari il suo governo, qualcosa di nuovo s’inventerà. Non resta che aspettare. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 # D’ARCO Il rapporto +0,3% previsioni sul tasso di crescita del Pil 2014 aggiornate a oggi COME CRESCERÀ LA DOMANDA INTERNA LE PROSPETTIVE PER IL 2014 (punti percentuali) (punti percentuali) 1,1 1,0 0,9 0,6 +0,3 Pil 0,5 0,1 2015 -1,8 Prodotto interno lordo -2,2 Consumi nazionali +0,2 Consumi -0,5 tasso di crescita del Pil nel 2014 secondo il rapporto Prometeia di aprile 2014 Investimenti -4,6 fissi lordi -1,0 -1,5 -0,5 -0 Esportazioni beni e servizi -2,0 +2,7 Ridimensionate le proiezioni 2014 Gli economisti di Prometeia hanno rivisto al ribasso le stime sulla crescita del Pil italiano. Lo scorso aprile le attese erano per un rialzo dello 0,7%, mentre le nuove previsioni sono di appena +0,3%. Il governo Renzi ha invece stimato nel Def una crescita dell' 0,8% per l’anno in corso La risalita in vista solo nel 2015 Per l’anno prossimo le previsioni di Prometeia sono di una crescita del Pil pari all’1,2% — inferiore all’1,5% — stimato dal governo nel Def. Di recente il Centro Studi Confindustria ha indicato per il 2015 una stima di crescita dell’1% I segnali positivi dell’economia reale Secondo Prometeia non vanno sottovalutati i timidi segnali positivi come lo +0,1% dei consumi e l’aumento dello 0,2% degli occupati, anche se il ritorno sul mercato del lavoro dei «delusi» potrebbe portare la disoccupazione al tasso record del 13% Redditi da lavoro dipendente Redditi da lavoro autonomo Spesa prezzi costanti 3,6 3,1 Importazioni beni e servizi -2,9 0,03 0,14 0,14 2,0 +2,2 2,3 0,9 1,74 1,66 0,0 2,7 2,9 0,9 1 1,0 0,60 investimenti costruzioni 3,0 3,0 0,12 -2,5 -2,5 ENTRATE 0,06 0,21 0,20 1,1 0,9 0,3 -0,5 -1,0 -2,1 -2,0 0,38 0,48 2013 2014 2015 2016 2017 L’analisi (punti percentuali) 2016 investimenti macchinari, mezzi di trasporto Garanzia giovani, fondi europei per un miliardo SPESA E REDDITO DISPONIBILE DELLE FAMIGLIE (deviazioni % e assolute dallo scenario di base) 2014 2013 1,5 0,0 +0,7% EFFETTI DELLE MISURE DI ESPANSIONE MONETARIA INTRODOTTE DALLA BCE -2,6 2013 2014 2015 2016 2017 Le previsioni Il calo del ciclo internazionale e l’attesa per l’effetto Bce «La ripresa italiana è lenta» Prometeia taglia le stime Il Pil salirà solo dello 0,3% Onofri: ma nel 2015 il tasso tornerà all’1,2% MILANO — Le luci: abbiamo «smesso di affondare». Le ombre: «La risalita è lenta», più del previsto, «e ostacolata dal peso del debito pubblico e dalla necessità di ricapitalizzazione del sistema bancario». La sintesi dell’economia italiana radiografata da Prometeia sta qui, in queste due immagini evocate dal rapporto trimestrale di previsione (il secondo dell’anno) presentato ieri dall’istituto di ricerca. A sostegno ci sono naturalmente le cifre. E sono quelle a far prevalere, alla fine, le ombre sulle luci. Almeno per il 2014. La ripresa, l’attesissima ripresa rimane in realtà — per ora — poco più che un mini-rimbalzo. Né cambierà granché nei prossimi mesi, se è vero che anche gli economisti bolognesi tagliano drasticamente le stime sulla crescita. Il precedente rapporto trimestrale, datato aprile, prevedeva per il 2014 un + 0,7%. Adesso dà il +0,3%. Meno della metà. Le cause non sono tutte interne. Un ruolo di fondo lo hanno giocato la forza dell’euro e uno sviluppo del commercio internazionale inferiore alle aspettative. È in ogni caso, quello 0,3%, un’ennesima doccia fredda sulle speranze del Paese di essersi già lasciato alle spalle gli effetti dei lunghissimi anni di crisi. Non è così. Dovremo aspettare il 2015. Neppure allora i numeri saranno da fuochi d’artificio. La crescita sarà, sì, più robusta (del resto non ci vuole molto), ma la stima di Prometeia non si scosta dalle tendenze indicate da ogni altra analisi sulle prospettive italiane. E l’1,2% indicato non è certo, in sé, una percentuale da boom ritrovato. O meglio: non lo sarebbe per una nazione giovane e in espansione. Mentre noi — ricorda il segretario di Prometeia Associazione, Paolo Onofri — «siamo una Gli ostacoli «Il freno? Il peso del debito pubblico e la necessità di ricapitalizzazione del sistema bancario» Risparmi Padoan invia 13 mila email per monitorare le spese dei cantieri Il ministero dell’Economia prepara il monitoraggio delle opere pubbliche che partirà il primo ottobre. Dagli uffici del dicastero stanno partendo in questi giorni email a 13.000 destinatari, tra Pubbliche amministrazioni, società concessionarie o titolari di interventi infrastrutturali, per avere informazioni relative allo stato di avanzamento dei lavori, agli affidamenti, ai pagamenti effettuati, agli indicatori fisici. L’obiettivo, si legge in una nota, « è ottenere un quadro d’insieme finalizzato a una migliore allocazione delle risorse finanziarie». Dopo il censimento iniziale seguiranno aggiornamenti trimestrali. Lavoro nazione che invecchia e che esce da due recessioni». Quindi è nella relatività del quadro che va letto quell’1,2%: «Un bel tasso di crescita, anche rispetto agli anni pre-crisi. Un dato che sottoscriverei, se qualcuno potesse garantirlo». Nessuno è in grado di farlo, ovviamente. Ci sono però elementi oggettivi che potranno aiutare. Se sull’economia italiana dei primi sei mesi 2014 «si sono addensate ombre che temporaneamente — e il “temporaneamente” Onofri lo sottolinea — fanno temere, già lì gli spunti di ripresa comunque si vedono»: dal primo recupero, per quanto pallido (+0,1%), dei consumi, al primo timidissimo rallentamento del trend di crescita della disoccupazione (in maggio, con gli occupati aumentati dello 0,2%: ma il parallelo riaffacciarsi sul mercato del lavoro di quanti avevano «perso la speranza» potrebbe portare il tasso di disoccupazione a sfiorare il 13%, ennesimo record negativo). Quant’è realistico, da queste basi, scommettere su un 2015 in crescita dell’1,2%? Il segretario di Prometeia guarda, per cominciare, agli interventi della Banca centrale europea: «Le misure decise da Mario Draghi, e penso sia ai tassi d’interesse sia all’annuncio del potenziale finanziamento straordinario da mille miliardi al sistema bancario, potrebbero alimentare un circolo virtuoso». E se questo vale per l’intera Europa, l’Italia ha due possibili chance aggiuntive: «La stabilità politica e alcuni strumenti importanti che il governo sta mettendo in campo». C’è chi in realtà già ventila una manovra correttiva in autunno? La convinzione di Onofri è assoluta: «No. No. Non la faremo. Riusciremo a rispettare i vincoli europei. E non c’è motivo razionale di politica economica». La Commissione europea ieri ha approvato il programma operativo italiano di «Garanzia Giovani», il progetto che mobilita un miliardo e mezzo per aiutare i ragazzi e le ragazze fino a 29 anni a trovare lavoro. Il piano è partito il primo maggio. Al 10 luglio il portale www.garanziagiovani.gov.it aveva poco meno di 70 mila registrazioni. Altri 49 mila giovani si sono iscritti attraverso i portali delle regioni. Risultato: in tutto i ragazzi oggi coinvolti sono 119 mila. Ma il potenziale è molto maggiore: solo nella fascia di età tra 15 e 24 anni i senza lavoro in Italia sono 680 mila. Il via libera della Commissione Ue è un passaggio fondamentale per lo sblocco dei fondi assegnati a Garanzia Giovani: in tutto 1,5 miliardi di euro di cui i due terzi arriveranno proprio da Bruxelles (11 milioni sono già stati sbloccati). «Il programma operativo italiano è il secondo a essere approvato dopo quello della Francia che, come noi, aveva deciso di presentare un programma autonomo, mentre quelli degli altri Paesi saranno approvati tutti in tempi successivi», ha fatto notare Giuliano Poletti. Senza nascondere una certa soddisfazione: «Questa volta l’Italia arriva tra i primi». Ora il nodo è trovare occasioni di lavoro da proporre ai giovani che si sono iscritti: il protocollo della Garanzia prevede un colloquio e una proposta di occupazione o di formazione entro quatto mesi dall’iscrizione. Al momento, però, i posti di lavoro disponibili sono 5.312. La maggioranza sono a termine (oltre 4.000). Le proposte a tempo indeterminato si fermano a quota 529; 368 i tirocini. I contratti di apprendistato restano al palo delle due cifre: 84 in tutto. Rita Querzé © RIPRODUZIONE RISERVATA Raffaella Polato © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Debito pubblico Il rendimento sui titoli triennali al minimo storico dello 0,84%. L’emissione a 15 anni scende al 3,44% Il Tesoro fa il pieno all’asta dei Btp, tassi ancora giù ROMA — Le tensioni sui mercati ieri si sono attenuate e in ogni caso non hanno toccato le aste a medio e lungo termine del Tesoro, che ha collocato senza alcuna difficoltà il massimo dell’offerta: 7,5 miliardi tra Btp a 3-7 e 15 anni. Il titolo a scadenza triennale, assegnato per 3 miliardi, ha fatto addirittura registrare il minimo storico dalla introduzione dell’euro del rendimento, sceso allo 0,84%. Il vero successo però, a detta degli operatori, è stato il Btp a 15 anni, per la prima volta all’asta dopo il lancio mediante sindacato di coll o ca m e n to n e l m a g g i o scorso: di fronte ad una domanda per 2,8 miliardi il Tesoro ha assegnato l’importo massimo di 2 miliardi ad un tasso pari a 3,44% (il precedente a metà maggio era stato pari a 3,57%). In lievissimo rialzo infine il rendimento di aggiudicazione del Btp a 7 anni al 2,17%, 5 punti base in più del mese scorso. Il Tesoro ha dunque chiuso la settimana di collocamenti dei titoli pubblici (giovedì aveva registrato il tutto esaurito dell’offerta di Bot annuali), con soddisfazione, no- L’andamento dello spread 300 250 nostante la ripresa delle preoccupazioni sulla tenuta dell’atteggiamento favorevole al nostro Paese degli investitori internazionali. Il nervosismo sui mercati, che giovedì aveva portato ad un inasprimento degli Differenziale Btp/Bund tedesco a 10 anni IERI 169 punti 200 150 100 Settembre 2013 Novembre Marzo Maggio 2014 Luglio D’ARCO spread sul mercato secondario e al tonfo delle Borse europee, Milano in testa, ieri, come si è detto si è placato. E ciò principalmente per il ridimensionamento delle preoccupazioni legate alle difficoltà del più grande gruppo bancario portoghese, Il Banco Espirito Santo: il governo di Lisbona e la Banca centrale del Portogallo hanno infatti rassicurato i mercati che non ci saranno ripercussioni a livello sistemico e la stessa banca ha tranquillizzato in merito ai problemi della sua controllante. Sul secondario, così, il differenziale tra i rendimenti dei Btp decennali e dei Bund tedeschi di uguale durata è tornato a restringersi a 169 punti base dai 175 punti del giorno prima, con il tasso del titolo italiano al 2,89% mentre sono scesi i tassi su tutta la curva delle scadenze. In calo anche gli spread dei Bonos spagnoli a 158 punti per un tasso del decennale al 2,77%. Il rendimento dei Bund decennali è all’ 1,20% e proprio ieri Standard & Poor’s ha confermato alla Germania il rating della tri- La Germania Standard & Poor’s ha confermato alla Germania il rating della «tripla A», il voto più alto pla A, il più alto possibile, con una previsione di stabilità. L’agenzia internazionale di rating giudica infatti l’economia tedesca «altamente diversificata e competitiva con una riconosciuta abilità ad assorbire forti choc finanziari ed economici». Anche le Borse hanno beneficiato del calo delle tensioni e hanno recuperato le perdite del giorno prima, peraltro frenate dall’apertura incerta di Wall Street in una giornata priva delle indicazioni dei dati macroeconomici. Piazza Affari è salita dello 0,62% a 20.614,86 punti, Francoforte ha guadagnato lo 0,07%, come Londra, Parigi è salita dello 0,35% e Madrid dello 0,05%. Stefania Tamburello © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Palazzo Chigi Le strategie Al Quirinale Napolitano e l’incontro con Filippetti Il timore di Renzi è l’economia che non decolla Un incontro mattutino per discutere di cultura e semestre europeo. Ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto al Quirinale il ministro della Cultura francese Aurelie Filippetti e il suo omologo italiano Dario Franceschini. «In Francia amiamo molto Napolitano, ha una dimensione europea importantissima », ha detto Filippetti (Ansa) Il premier guarda più al Pil che al Senato Sull’articolo 18 chiede a Poletti di attendere nettamente favorito); la quinta potrebbe offrirgliela il referendum confermativo sulle riforme istituzionali. Insomma, non ha tutti i torti Berlusconi a evocare il «fattore c.» per il capo democrat, il cui sogno è raggiungere l’obiettivo sfuggito al Cavaliere: conquistare il 51% dei consensi. Se non fosse per quel tallone che rende Renzi vulnerabile e che rischia di far saltare l’allineamento dei pianeti: l’economia non decolla, le trattative in Europa sulla flessibilità nemmeno e i margini di azione sono assai ristretti. In attesa del numero magico sulla crescita, che darà un segno alla legge di stabilità, il crescente nervosismo del premier si scarica nel rapporto sempre più teso con le Settegiorni strutture di via XX Settembre, dove — ritiene — ci sia un manipolo di «sabotatori» che tra di Francesco Verderami «scioperi bianchi» e «obiezioni formali», mette zeppe al suo rebbe il referendum confermativo sulle riforme. piano. Il clima con i «burocrati» è così teso che Anzi, Renzi si va sempre più convincendo che — raccontano — all’Economia stanno studiando proprio il referendum sarebbe un’occasione e il provvedimento sulla Pubblica amministrazionon un problema, perché il voto popolare costi- ne, per capire se c’è davvero una norma con cui tuirebbe l’atto fondativo della Terza Repubblica, palazzo Chigi vuole mettere un freno ai poteri di di cui sarebbe il padre fondatore insieme a quan- quel dicastero. Con il ministro Padoan invece i ti hanno collaborato all’intrapresa. rapporti non sono conflittuali, e la riunione di È da vedere se il processo arriverà a conclusio- ieri è servita anche per trovare un percorso che ne, ma non c’è dubbio che la scorciatoia delle ur- escluda i rischi della manovra. ne gli sarebbe preclusa, anche se in autunno fosMa è chiaro che tutto ciò non potrà bastare. se varato il nuovo sistema di voto. L’Italicum infatti — per quanto possa essere ancora modificato — è stato pensato per una sola Camera, e dunque — in caso di fine anticipata della legislatura — si andrebbe alle elezioni con il Consultelwww.hamiltonwatch.com lum, lasciando inalterato il ruolo e la composizione del Senato, e costringendo soprattutto Renzi alle larghe intese: non proprio un successo per il leader democrat. C’è un motivo se il vice segretario del Pd, Guerini, sostiene che «bisogna far capire con maggiore chiarezza come non sia nel nostro interesse andare al voto». No che non c’è interesse, visto che il premier al momento è il dominus della maggioranza e può contare persino sull’appeasement (e sugli endorsement) dell’opposizione berlusconiana. Di più. La congiuntura astrale politicamente è favorevole a Renzi nel rapporto con l’opinione pubblica: finita infatti la prima luna di miele, grazie al risultato delle Europee ha iniziato la seconda; la terza potrebbe cominciare dopo le Regionali d’autunno (dove il Pd parte favorito); la quarta con le Regionali di primavera (dove il Pd è SEGUE DALLA PRIMA A impensierire il premier non sono le tensioni sulle riforme istituzionali, che peraltro sono state finora a bassa intensità. Semmai l’enfasi usata per commentare il passaggio del provvedimento dalla Commissione all’Aula, è stata un modo per coprire le difficoltà sui conti pubblici e allentare la presa di quanti — quotidianamente — teorizzano la necessità di una manovra correttiva entro fine anno. È il numero magico del Pil a tormentarlo, non quello dei due terzi in Parlamento sulla modifica del bicameralismo, con cui evite- Il referendum Se non otterrà la maggioranza qualificata sulle riforme, non teme affatto l’ipotesi referendum Le tensioni Il leader sempre più nervoso con via XX Settembre, dove ritiene ci siano alcuni «sabotatori» Così, se la riforma della Costituzione serve al premier per rendersi «credibile» agli occhi dei partner comunitari, saranno le riforme sul Fisco e sul mercato del lavoro le uniche a poter «cambiare verso» nel rapporto con Bruxelles. Alle viste c’è la «revisione» dell’articolo 18, tema che, non a caso, Alfano — nell’intervista al Corriere — ha inserito nell’agenda di governo del prossimo autunno. Se il leader del Nuovo centrodestra ne ha parlato pubblicamente, autorevoli ministri del Pd lo hanno fatto sottovoce, sottolineando che «Renzi dopo l’estate dovrà usare la forza del suo 40% per incidere con il bisturi». E Renzi ne è consapevole, ce n’è traccia nell’ultimo colloquio riservato con il titolare del Welfare, «uno dei migliori ministri della mia squadra», secondo il capo del governo. A Poletti è stato tatticamente chiesto di rallentare l’iter del Jobs act: «Non possiamo sommare problemi nel partito e aprire in questo momento un altro fronte. Ora — ha spiegato il presidente del Consiglio — ci sono le riforme istituzionali. Dopo l’estate ci muoveremo», in modo da presentarsi pronti al vertice europeo sul lavoro. Sarebbe davvero un cambio di paradigma per il sistema, il definitivo traghettamento della sinistra italiana, e anche — come dice l’ex ministro del Lavoro Sacconi — «il benchmark per Bruxelles». Francesco Verderami © RIPRODUZIONE RISERVATA Forza Italia spende di più I 5 Stelle risparmiano © RIPRODUZIONE RISERVATA INTO THE DREAM KHAKI X-WIND AUTOMATIC SWISS MADE Limited Edition di Massimo Franco Un’Europa scettica aspetta dall’Italia riforme strutturali È stata presentata come una riunione di routine, di quelle che si tengono periodicamente a Palazzo Chigi. E formalmente lo era. Ma il fatto che ieri Matteo Renzi abbia teso a sottolineare l’ordinarietà del suo incontro col ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e col commissario alla revisione della spesa, Carlo Cottarelli, segnala l’intenzione di trasmettere un messaggio rassicurante: come se gli indicatori economici non evocassero scenari preoccupanti rispetto ai progetti di ripresa. Si tratta di un equilibrio difficile. Il governo deve dimostrare che non è concentrato solo sulle riforme istituzionali. Ma deve tenere d’occhio le questioni economiche, senza però dare l’impressione di essere allarmato. D’altronde, per quanto messe in ombra dal dibattito sul nuovo Senato e sul sistema elettorale, sarà l’economia a determinare la tenuta o la caduta della popolarità del presidente del Consiglio. Ma Renzi non ritiene che le cose vadano poi così male: è convinto di poterle ancora governare e volgerle a proprio favore a livello europeo. Il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, berlusconiano, non gli regala parole incoraggianti. «Temo ci possa essere una manovra correttiva», afferma. «Ma mi auguro che, come ha detto il governo, non accada». Si tratta di critiche e auguri che il partito di Silvio Berlusconi gli scarica addosso a piene mani. L’accusa a Renzi è di promettere molto e fare poco. Il tentativo è di bilanciare la subalternità politica di FI con uno scetticismo radicale sulla politica economica. I berlusconiani bollano le riforme che pure voPremier tano in Parlamento fiducioso ma col Pd come «riforTajani (Ue) evoca me chic quando invece l’Italia avrebbe la manovra bisogno di riforme correttiva shock», scrive il bollettino del gruppo, Il Mattinale. E dunque semina molti dubbi sulla possibilità che Renzi riesca a trascinare l’Italia fuori dalla crisi. Ma, al di là di questa polemica non potrà andare. L’asse istituzionale con Palazzo Chigi non è destinato a spezzarsi: nemmeno in vista delle prossime sentenze della magistratura nei confronti di Berlusconi. Il fuoco di sbarramento di FI contro la Procura di Milano sul processo Ruby, la marocchina minorenne che è costata il processo all’ex premier, non è una novità. E probabilmente non modificherà gli orientamenti dei magistrati. Ma se anche arrivasse la condanna, è ugualmente difficile che il capo di FI possa sfilarsi dal patto con Renzi: si isolerebbe ancora di più, rischiando le elezioni e una probabile sconfitta. I colloqui telefonici del premier con alcuni capi di governo europei arrivano dopo l’accordo sulla riforma del Senato, in aula da martedì. E mirano a sottolineare il consolidamento di Renzi e il suo attivismo. Il semestre di presidenza italiana dell’Ue, però, rappresenta una vetrina strategica quanto insidiosa. Senza le riforme strutturali chieste dalla Commissione Ue e dalla Bce, al governo sarà difficile trovare ascolto. Potenzialmente, il premier è uno dei leader più accreditati, dopo la vittoria alle Europee del 25 maggio. Ma rischia di «avere sopravvalutato la sua posizione», ha scritto ieri il Wall Street Journal in un’analisi agrodolce sull’Italia. Magari non è così, ma sono umori da non sottovalutare. ❜❜ Il bilancio della Camera online Per la prima volta la Camera dei deputati ha pubblicato online le voci del suo bilancio. Una novità importante nel segno della trasparenza, in particolare riguardo ai rendiconti dei gruppi, finora avvolti dal mistero. L’ammontare del «contributo unico e onnicomprensivo» erogato ai gruppi parlamentari per il 2014 è di 32 milioni di euro. Una cifra che si prevede stabile anche nel 2015 e nel 2016. Il contributo erogato è di 11 milioni e 464 mila euro al Pd (che ha un avanzo di 4 milioni dall’anno scorso) sulla base di 293 deputati, al M5S (che finora vi ha rinunciato) andranno 3.798.912 euro, a Forza Italia (che registra un avanzo di soli 175 mila euro dal 2013) 3.710.204 euro, a Sel 1.444.859, a Ncd 151.883 euro, a Scelta civica 1.829.150 euro, alla Lega Nord 804.721 euro, a Per l’Italia 59.000 euro, a Fratelli d’Italia 362.124 euro, al gruppo Misto 829.060 euro, alle minoranze linguistiche 88.000 euro. In tutto, il costo della Camera sarà di un miliardo e 37 milioni di euro, con un risparmio dell’1,68% rispetto 2013. Il bilancio sarà discusso in Aula il prossimo 21 luglio per essere votato il 24. Da ora in poi, i gruppi che non trasmetteranno i rendiconti perderanno il diritto al contributo per l’anno successivo e dovranno restituire il di più. La Nota © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Assistance italia: 51575551575557 7 8 Primo Piano Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Come cambia Il Parlamento Le scelte 1. Non elettivo 2. Membri 3. Iter 4. Poteri 5. Per il Colle 6. Immunità 7. Referendum Si chiamerà ancora Senato della Repubblica. I membri non saranno scelti direttamente dai cittadini. A eleggerli (per 95 su 100), saranno i consiglieri regionali con criterio proporzionale, tenuto conto quindi della composizione di ciascuna assemblea Dei 95 membri scelti dalle assemblee regionali, 74 sono consiglieri (ripartiti in base al peso demografico delle regioni) e 21 sindaci (uno per ciascuna regione o provincia autonoma). Cinque membri sono nominati dal capo dello Stato e restano in carica 7 anni La riforma pone fine al bicameralismo perfetto. Solo la Camera vota la fiducia al governo e diventa il motore principale della funzione legislativa: il Senato può proporre modifiche sulle leggi ordinarie, ma Montecitorio può non tenerne conto Palazzo Madama mantiene una piena competenza legislativa su riforme e leggi costituzionali. Su norme sul rapporto Stato/Regioni, la Camera può non seguire le richieste del Senato solo respingendole a maggioranza assoluta. Così anche per leggi di bilancio Eleggono il presidente della Repubblica le Camere riunite: 630 deputati e 100 senatori, spariscono i delegati regionali. Nei primi 4 scrutini serve la maggioranza dei 2/3, nei successivi 4 la soglia si abbassa ai 3/5. Dal nono basta la maggioranza assoluta L’immunità, come prevista dall’articolo 68 della Carta, vale anche per i senatori, oltre che per i deputati. Resta l’insindacabilità per l’attività parlamentare e serve l’autorizzazione dell’Aula per intercettazioni, perquisizioni e arresto Per i referendum servono 800 mila firme (erano 500 mila). Dopo le prime 400 mila la Consulta dà parere preventivo di ammissibilità. Per la validità, cambia il quorum: la quota di votanti necessaria è pari alla metà più uno dei votanti alle ultime elezioni politiche Senato, i quattro ostacoli da superare in Aula Lunedì la riforma approda a Palazzo Madama tra le incognite. Grillo a Roma per trattare ROMA — Eliminazione del voto del Senato sulla legge di Stabilità, riduzione del numero dei deputati, platea più estesa per i «grandi elettori» del capo dello Stato, immunità parlamentare depotenziata per senatori e deputati. Sono almeno quattro le possibili modifiche alla riforma costituzionale approvata in commissione, spine nel fianco per il governo che, da lunedì, presidierà l’aula di Palazzo Madama con il ministro Maria Elena Boschi (insieme ai sottosegretari Pizzetti e Scalfarotto) per vigilare sulle migliaia di emendamenti in arrivo. Nella sua intervista al Corriere, la responsabile delle Riforme, pur parlando di «possibili ritocchi in aula», ha detto che «dentro il Pd c’era una linea chiara...». Ma ora, il Nuovo centrodestra pone una domanda spigolosa che, tra l’altro, era già stata sollevata da Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sempre sul Corriere («I moltiplicatori di spesa»). Davvero, si va interrogando da gior- ni il coordinatore del Ncd, Gaetano Quagliariello, il Pd non vuole tornare alla prima stesura del testo Renzi-Delrio-Boschi? E sì, perché nell’articolato partorito da Palazzo Chigi il 12 marzo, il Senato dei 100 non aveva alcun potere di veto su legge di Stabilità e tributi rispetto alle decisioni della Camere, ma poi alla fine quel potere è rientrato dalla finestra nel testo governativo del 31 marzo. Ed ora è lì che attende la prova dell’aula. A cambiare lo schema ci pro- vano due emendamenti del Ncd. Il primo esclude la «procedura aggravata» (che obbliga la Camera ad aggiustare solo con maggioranza assoluta le correzioni del Senato) per la legge di Per il Quirinale Un fronte trasversale potrebbe tentare di allargare la platea dei «grandi elettori» Stabilità e i tributi: in caso contrario un pugno di deputati (il premio dell’Italicum alla Camera è 321, la maggioranza assoluta 316), in combine con i nuovi senatori eletti dai consiglieri regionali, potrebbe ricattare il governo sulla legge di spesa. La seconda opzione ncd istituisce un comitato paritetico (una terza Camera di compensazione) formato da 21 senatori e 21 deputati che, nei 7 giorni successivi alla eventuale modifica apportata al bilancio dal Senato, pro- pone una soluzione alla Camera. Che comunque decide. La seconda spina per il governo riguarda la proposta di riduzione del numero dei deputati (da 630 a 500) per accompagnare quella dei senatori (da 315 a 100). Sul punto si sono fatti avanti tutti i partiti e la minoranza del Pd guidata da Vannino Chiti ma l’emendamento più temibile è quello di 27 senatori del Pd estranei alla minoranza — tra i quali Lo Moro, Migliavacca, Russo, Gotor — ritirato in commissione per essere riproposto in aula. Un fronte trasversale potrebbe poi cavalcare una battaglia già tentata senza successo dai relatori Finocchiaro e Calderoli. Quella che prevede di allargare, magari anche ai 73 parlamentari Ue, la platea dei «grandi elettori» chiamati ad eleggere il capo dello Stato in seduta comune. È vero, è stato alzato il quorum (la maggioranza assoluta scatta al 9° scrutinio e non più al 4°) ma grande è il timore che Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 9 Primo Piano italia: 51575551575557 # La strategia La norma costituzionale sull’elezione su base regionale è tra i cardini del pacchetto La tentazione dei dissidenti dem: il voto segreto sull’articolo 57 8. Federalismo 9. Cnel Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze, come energia, trasporti, infrastrutture strategiche. Quando lo richieda «l’unità economica o giuridica» oppure «l’interesse nazionale», la Camera può approvare leggi nei campi di competenza delle Regioni Con le riforme costituzionali viene abolito il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel). L'organo di consulenza è infatti previsto dalla Carta, all’articolo 99: «È composto di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive» il partito che controlla la Camera con il premio di maggioranza poi possa accaparrarsi con pochi senatori anche il Quirinale. Infine c’è l’immunità, mantenuta per deputati e senatori, sulla quale il governo non esclude di limitare per tutti le prerogative alla sola insindacabilità. Dovrebbe essere mantenuta invece la norma di salvaguardia approvata in commissione che esclude lo scioglimento del solo Senato prima dell’attuazione della riforma. Di tutto questo si discuterà in aula partire da lunedì alle 11. Ma la settimana è costellata di appuntamenti che scandiranno i voti sulla riforma. Martedì, il gruppo dei senatori del Pd vota al suo interno il testo Boschi mentre è ancora da capire se lo stesso giorno Berlusconi chiamerà a raccolta i suoi parlamentari. Mercoledì, potrebbe esserci il faccia a faccia tra Renzi e il M5S sulla legge elettorale, con la prospettiva che Beppe Grillo si metta in viaggio verso Roma per trattare. Alla vigilia, il sottosegretario del Pd , Lorenzo Guerini, assicura: «Credo che sulle riforme ci sarà compattezza in aula». Pietro Grasso, si concede infine una battuta: «Io ultimo presidente del Senato? Chi l’ha detto? Qualunque forma assumerà avrà altri presidenti dopo di me». Per chiederlo bastano 20 senatori, ma servirebbe il sì del presidente Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA 214 i senatori necessari per garantire una maggioranza qualificata (2/3 dell’Aula) al ddl che contiene la riforma del Senato. Nel caso in cui il ddl fosse invece approvato solo a maggioranza semplice (almeno 161 voti), sarebbe indispensabile un referendum popolare. Secondo gli ultimi calcoli, il premier Matteo Renzi può contare per ora su una maggioranza di 204 senatori ROMA — «Se ci sarà il voto segreto sull’articolo 57 avremo delle sorprese, ve lo assicuro». Erica D’Adda è una frondista del Partito democratico e il 57 è l’articolo della Costituzione, architrave della riforma che arriva in Aula lunedì perché riguarda la composizione del nuovo Senato e l’elezione dei futuri senatori (in tutto 100) non più direttamente dai cittadini ma da parte dei consiglieri regionali. La maggioranza sembra salda, ma il timore dei «gufi» (come li chiama Matteo Renzi) è quello di imboscate da parte della pattuglia trasversale di dissidenti. Sullo sfondo, la battaglia dell’Italicum, la nuova legge elettorale approvata finora solo alla Camera, altra faccia dell’accordo tra Pd e Forza Italia. La riforma arriva in Aula lunedì e da mercoledì si dovrebbe cominciare a votare. Se Anna Finocchiaro prevede il via libera entro la pausa estiva, i timori rimangono. Nel Pd ci sono i 14 sostenitori del Senato elettivo, quota che però potrebbe salire. E poi c’è il fronte di Forza Italia: da una parte il gruppo dei 7 di Raffaele Fitto (che potrebbero uscire dall’Aula), dall’altra i frondisti di Augusto Minzolini (ai quali si è aggiunto anche Domenico Scilipoti). Martedì si incontreranno con Silvio Berlusconi e lo stesso giorno è prevista l’assemblea dei senatori del Pd, che potrebbe concludersi con un voto che formalizzi la posizione ufficiale del partito. Ieri i senatori di Forza Italia Anna Cinzia Bonfrisco e Augusto Minzolini hanno scritto una nota per ribadire «la volontà di proseguire nel processo riformatore in linea con il ruolo centrale assunto da Berlusconi con il patto del Nazareno», ma anche per confermare «la necessità di individuare una soluzione che stabilisca per l’elezione del Senato un criterio che affermi la volontà popolare». E su questo tema, cita la proposta di Renato Brunetta di due liste diverse tra senatori e consiglieri regionali. Paolo Romani, capogruppo azzurro al Senato, assicura che la fronda interna sul disegno di legge Boschi si è ridotta e lo si vedrà martedì (a differenza del Pd, in For- za Italia non dovrebbe esserci alcun voto). Ma Minzolini avverte: «Attenzione, ci sono nomi nascosti, potrebbero esserci delle sorprese. Questa riforma non piace quasi a nessuno, vediamo se alla fine la voteranno o no». Sorprese che potrebbero arrivare anche dal voto segreto. Al Senato, in realtà, le maglie sono più ristrette. La richiesta può essere fatta da 20 senatori e poi a decidere sull’ammissibilità è il presidente dell’Aula. Felice Casson mette le mani avanti: «Sul tema, il regolamento è chiarissimo». ✒ L’Articolo 57 e la «base regionale» L a modifica dell’articolo 57 della Costituzione è il cuore del ddl di riforma del Senato che approderà in Aula lunedì prossimo. La nuova versione dell’articolo 57 fissa a quota 100 i futuri componenti dell’Aula (ora sono 315): 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 scelti dal Colle. L’articolo stabilisce inoltre i meccanismi di assegnazione dei seggi. Che saranno distribuiti su base regionale: i consiglieri voteranno su listini bloccati la cui composizione sarà affidata ai partiti e nei quali saranno inseriti sia consiglieri regionali che sindaci della regione. L’assegnazione funzionerà con metodo proporzionale, basato sia sulla composizione del Consiglio sia sui voti espressi dagli elettori. Quindi ci sarà il voto segreto? «Insciallah». Ma una previsione Casson la fa: «Penso che qualcosa riusciremo a cambiare e che comunque l’esame non finirà questa settimana. Noi del Pd presentiamo oltre quaranta emendamenti. Io voterò certamente per il senato elettivo e sull’immunità. Sul voto finale, invece, vedremo cosa uscirà fuori». I dissidenti dei vari partiti provano a fare fronte comune. Miguel Gotor, dopo le modifiche sul quorum per eleggere il presidente della Repubblica, è soddisfatto: «Si è fatto un buon lavoro, il testo è cambiato moltissimo, non capisco perché opporsi». Non è d’accordo Maria Grazia Gatti, preoccupata «per i pesi e contrappesi al sistema parlamentare, che non ci sono»: «Io resto per il Senato elettivo, credo che dovrebbero essere ridotti anche i deputati e credo che si dovrebbero allargare le competenze del Senato anche ai diritti sociali e politici». Voterete contro? «Valuteremo. Non siamo un gruppo né una corrente, anche se ci parliamo. Non ho timore di sanzioni: non è più tempo di Inquisizione». Dello stesso parere la D’Adda: «Ho dato scherzosamente del Torquemada a Tonini, che aveva chiesto sanzioni. Tanto più che nel nostro regolamento è consentito il dissenso: non ci spaventiamo». Quanto al voto segreto: «Io preferisco la battaglia a viso aperto e non mi nascondo. Ma di sicuro ci sono molti che sono sulle nostre posizioni e non si espongono perché hanno timore». Il testo non le piace, nonostante le modifiche: «Non voglio usare termini pesanti, ma dimostra una visione della democrazia che è diversa dalla mia: c’è un attacco ai corpi intermedi e un accentramento dei processi e dei poteri». Roberto Calderoli, reduce dallo sfortunato malore con infortunio, si attribuisce il merito per «la palude evitata» e riassume i rumors: «C’è un fronte ideologico che voterà contro per convinzione. Ma c’è anche il partito della pagnotta: quelli che, a torto o a ragione, temono di andare a casa». Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena Mentre si rafforza il ruolo «istituzionale» di Di Maio, nella base e in Parlamento crescono discussioni e lotte interne Fedelissimi e moderati: le nuove correnti dei 5 Stelle Dagli isolazionisti ai dialoganti Il potere nel Movimento sta cambiando MILANO — Correnti e discussioni. E alla fine, ancora la voce di Beppe Grillo. Il leader del Movimento Cinque Stelle — intercettato sulla spiaggia di Porto Cervo — dribbla i cronisti e annuncia: «No, niente domande, non rispondo su nulla. Martedì o mercoledì sarò a Roma, vedremo...». Una presenza, la sua, reclamata dai parlamentari per dare sostegno alle iniziative dei pentastellati contro la riforma del Senato (probabilmente martedì, con un intervento — come rivelano alcune fonti — «sobrio, di contenuto perché non vogliamo una Camera alta di nominati»). Ma Grillo farà anche da collante in Parlamento tra le diverse anime dei Cinque Stelle. Il Movimento sta attraversando in queste settimane uno dei momenti di transizione più complessi della sua storia: la delusione per il voto alle Europee, la rivoluzione nella comunicazione e l’apertura per le riforme con il Pd sono tre passaggi chiave che hanno ridisegnato la struttura e le gerarchie interne al gruppo. Creando malumori. Ai dissidenti — ma non solo — non sono piaciute le «scelte calate dall’alto» da parte dei due leader e molti tra deputati e senatori hanno chiesto delucidazioni sulla svolta politica. La doppia riunione dei parlamentari di questa settimana da un lato è servita per ricu- cire alcuni degli strappi sul metodo adottato, rafforzando la legittimazione alla trattativa con il Pd, dall’altra però ha reso evidenti anche le differenze tra le posizioni dei pentastellati. Punti di vista frastagliati, divergenti, anche tra chi non oserebbe mettere in discussione le scelte del Movimento. Così, per esempio, i fedelissimi si sono ritrovati spaccati. Da una parte ci sono gli ultraortodossi come Laura Castelli, Riccardo Nuti (che ieri ha sottolineato la decisione del M5S, sulla questione riforma del Senato, di adottare «una linea di opposizione durissima»), Giorgio Sorial e una parte del gruppo siciliano tutti inclini a quella modalità di comunicazione del «o noi o loro» e che mal digeriscono l’idea di un cambio di strategia, dall’altra quei fedelissimi «in sonno», esponenti anche di spicco, che accettano con qualche riserva e un po’ di pragmatismo l’evoluzione degli avvenimenti politici. A contribuire al mutamento degli equilibri anche i nuovi assetti del gruppo-comunicazione (ieri a Milano per un summit alla Casaleggio associati), che hanno spazzato via le polemiche degli ultimi mesi (rumors indicano un ruolo sempre più di primo piano della consulente Silvia Virgulti). Si cercano strade inedite (qualcuno giovedì ha anche proposto il coinvolgimento degli intellettuali vicini ai Cinque Stelle nelle prossime iniziative), si affermano anche volti nuovi: i «moderati». Vanno in questa direzione proprio le ultime votazioni in seno a deputati e senatori per eleggere il vice-capogruppo a Montecitorio, Andrea Cecconi, e il capogruppo a Palazzo Madama, Vito Petrocelli. A dare il segno della svolta, basta un aneddoIn spiaggia Giornata di relax a Porto Cervo, in Sardegna, per il leader del M5s Beppe Grillo. «Niente domande, martedì o mercoledì sarò a Roma, vedremo...», si è limitato a dire Grillo al cronista che gli chiedeva un commento sulla mancata convocazione da parte del Pd per l’incontro sulla legge elettorale. Poi, scherzando, ha chiarito: «Non parlo, sono in vacanza, se insiste chiamo il bagnino» (Ansa) to. Un anno fa, quando ci fu la spaccatura sul ballottaggio per la presidenza del Senato tra Renato Schifani e Pietro Grasso, Petrocelli dichiarò: «Io ho votato scheda bianca, ma sono contrario alle espulsioni», tutelando chi si era espresso in modo indipendente. Nel puzzle, complicatissimo a dire il vero, mancano gli outsider, come Simone Valente, molto attivo nell’assemblea dei deputati di inizio settimana. E i gruppi a connotazione regionale, come quello dell’Emilia-Romagna, molto coeso sul caso Pizzarotti, un po’ meno sulle posizioni di dialogo con i democratici. I dissidenti, invece — come Tommaso Currò —, hanno apprezzato l’apertura del tavolo, lamentandosi del metodo. A fare da ago della bilancia, tra critiche e tensioni, Luigi Di Maio, che dopo le discussioni interne sembra uscito rafforzato nel suo ruolo di leader «istituzionale» per la trattativa. Intanto, In Europa, continua a far discutere l’esclusione del gruppo Efdd dalle nomine per le commissioni. «Il cordone sanitario non è certo pensato contro gli italiani, ma contro Farage. Non si può favorire chi si fa eleggere in Parlamento europeo per distruggere lo stesso Parlamento europeo», ha detto il capo della delegazione francese del Ppe a Strasburgo, Alain Lamassoure. «Affermare che ci sia un cordone è già grave, non è contro gli inglesi o noi, è contro la democrazia», ribattono i Cinque Stelle. Emanuele Buzzi © RIPRODUZIONE RISERVATA A Siusi (Bolzano) Malore per Ciampi in vacanza Qualcosa di strano lo avvertiva già da qualche giorno, Carlo Azeglio Ciampi. Colpa di questo clima, ripeteva con tono minimizzatore, alludendo all’alternanza tra temporali, con bruschi cali di temperatura, e sole estivo con vampate di caldo intorno ai 30 gradi. Ma il malessere di ieri mattina è parso subito diverso, a chi gli stava al fianco e a lui stesso: un quadro di «ipotensione arteriosa» (di cui ha già sofferto in passato) che aveva avuto una manifestazione piuttosto importante, un mancamento, tale da indurre il medico a farlo portare subito a Bolzano. D’urgenza, con un elicottero della protezione civile, visto che il viaggio in macchina da Siusi — dov’era in vacanza — al capoluogo dell’Alto Adige avrebbe richiesto almeno un’ora. Poi, tra le 11 e le 12, i controlli e qualche supporto farmacologico avevano tranquillizzato l’ex presidente e i suoi accompagnatori. Tanto che, dopo la sua insistenza a rientrare subito a villa Ausserer, un centro dell’esercito alle pendici dello Sciliar, era ormai risalito in auto quando il disturbo si è ripetuto. E a questo punto, anche tenendo conto dei suoi quasi 94 anni (li compirà il 9 dicembre), i responsabili dell’ospedale hanno preferito trattenerlo, «in osservazione e strettamente monitorato», al reparto rianimazione. Sulle prime qualcuno aveva parlato di embolia polmonare, ma questa diagnosi è stata smentita e corretta in tempo reale dai clinici del «San Maurizio». Le condizioni generali di Ciampi, secondo ciò che è trapelato, sarebbero serie proprio per l’età, ma «non preoccupanti». Numerosi i messaggi di vicinanza. Su tutti quelli del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Dopo essersi informato sullo stato di salute del predecessore (1999-2006) e amico, gli ha rivolto «un affettuoso augurio di pronto ristabilimento». M.Br. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 NWTXL TOPLWP0 aLNLYeP OL ^ZRYZ Uy?x Mqq \txxnhqj Ē fwwn{fyf q>jxyfyj/// vmrjviwgexm hts n gpmqexm~~exsvm VQ0 `sf lfrrf in uwtityyn hfwfyyjwnfyf if ipizexi tviwxe~msrm0 vmwtevqms irivkixmgs j hiwmkr epp=ezerkyevhme0 ujwkjyyf ujw wjsijwj jviwgli i tmegizspm qj hfqij lntwsfyj jxyn{j/ /// j ns unĎ0 ettvsŃxxe ijqqf uwtrtntsj :Vi zeger~i wsrs ripp=evme; Pmrs ep CB pykpms CABE fhvznxyf zst ijn hqnrfynfytwn ns uwtrtntsj0 VQ xm vikepe yr Lysrs Stivgpyf `eger~i ujw zs xtllntwst nsinrjsynhfgnqj hts yzyyf qf kfrnlqnf1 ]O^ WYXY]ZVS^ Mztst {fhfsf ujw D fizqyn j C gfrgnst "Ņst fn CD fssn- ]O^ W_V^S]ZVS^ Mztst {fhfsf ujw F fizqyn j C gfrgnst "Ņst fn CD fssnWj nrrflnsn xtst uzwfrjsyj nsinhfyn{j/ ^htuwn yzyyn n uwtityyn ns uwtrtntsj xz {{{.pkpizeger~iwsrsrippevme.mx ^htuwn in unĎ xz {{{.pkpizeger~iwsrsrippevme.mx Zujwfntsj f uwjrn {fqnif ifq DC&G&DBCF fq DC&J&DBCF uwjxxt n uzsyn {jsinyf fijwjsyn/ Tskt j wjltqfrjsyn xz {{{.pkpizeger~iwsrsrippevme.mx Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Primo Piano 11 italia: 51575551575557 Diritti e genere I casi «Dieci o più». La sfida delle commissarie Ue Lettera delle uscenti a Juncker per aumentare la presenza femminile a Bruxelles DAL NOSTRO CORRISPONDENTE designato della stessa Commissione. E dovrebbero sfondare la famosa porta aperta: Juncker, infatti, si è sempre detto della stessa idea. Anzi, ha chiesto a tutti i governi di presentare più candidature femminili per la sua squadra di 28 commissari, uno per ciascun Paese della Ue. La maggior parte degli stessi governi, da anni, esulta Paladina Viviane Reding per anni ha combattuto per sostenere le quote rosa al 40% nei cda delle quotate alla sola idea delle «quote rosa»: almeno a parole. E si dichiarano entusiaste anche molte delle loro imprese. Ma nei fatti? Per avere informazioni, chiedere a Viviane Reding, commissaria uscente alla Giustizia, che ha combattuto anni per sostenere la sua proposta di quote rosa al 40%, entro il 2020, nei consigli di amministrazione delle aziende quotate in Borsa. Una battaglia che ha visto volare critiche e bocciature all’interno della stessa Commissione. Ma in questo fronte, si discute da un secolo e più. Per la precisione da 120 anni: da quando, il 28 novembre 1893, le donne della Nuova Zelanda furono le prime al mondo a poter votare in un’elezione nazionale. Margaret Thatcher premier fu in sé una notizia, Angela Merkel cancelliera è una tripla notizia (soprattutto quando caccia dalla Germania il capo-spia dell’America). A Bruxelles, non è diverso. Anche se il clima nella pubblica opinione sembra un bel po’ cambiato. Proprio a Bruxelles, la terza edizione del «Forum sul genere» ha richiamato centinaia di ricercatori tutti concordi sul fatto che l’Ue avrà molto bisogno delle sue donne, e ai posti di comando, se vorrà uscire dalla stretta asmatica dell’austerità e tornare a una crescita vera. Quattro anni fa, per l’Anno internazionale della donna, la commissaria Reding e il presidente della Commissione José Manuel Barroso presentarono una dichiarazione di intenti per esprimere «l’impegno della Commissione nel rendere l’eguaglianza fra i generi una realtà nell’Unione europea». E Barroso dichiarò che «anche all’interno della Commissione, le uguali opportunità sono state ai primi punti della mia agenda»: nove, appunto, le commissarie. La prima portavoce dello stesso Barroso, del resto, è stata in questi cinque anni una donna, la danese Pia Ahrenkilde Hansen. Nell’ultima Commissione, hanno lavorato donne che certo non hanno demeritato di fronte ai loro colleghi, e anzi hanno lasciato un segno. Tanto per fare qualche nome a caso la stessa Viviane Reding, ma anche Neelie Kroes responsabile dell’Agenda digitale, Cecilia Malmstrom impegnata nel dramma delle migrazioni per mare come Al femminile La prima portavoce di Barroso è stata, in questi 5 anni, una donna: Pia Ahrenkilde Hansen commissaria agli Affari interni, o l’economista bulgara Kristalina Georgieva, commissaria alla Cooperazione internazionale. C’è stato, e c’è, anche chi sostiene tesi opposte. Per esempio, che essere donna non sia di per sé garanzia di poter essere anche bravo ministro, o bravo leader nella Ue. È così, infatti, come non è garanzia l’essere uomo. Ma che nelle Commissioni Europee le donne siano sempre state in minoranza, una certa impressione la fa. Ed ecco perché, ora, «ten or more». Luigi Offeddu [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Nove donne (su 28) BRUXELLES — «Ten or more», «dieci o di più», così dice l’hashtag, il motto, che circola sulla rete di Twitter. Lo rilanciano le signore che siedono per poco tempo ancora nella Commissione Europea: nove in tutto, in mezzo a 19 colleghi maschi, e chiedono che le nuove donne eredi del loro mandato siano, appunto, «dieci o più». Per loro, è ora che le «quote rosa» tanto declamate nell’Unione Europea diventino una realtà sostanziosa anche ai vertici delle sue istituzioni. Per questo hanno scritto una lettera a JeanClaude Juncker, presidente Kristalina Georgieva 60 anni, bulgara, commissaria alla Cooperazione internazionale, aiuti umanitari e risposta alle crisi (Ansa) Catherine Ashton 58 anni, britannica, vicepresidente della Commissione e Alto Rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza (Afp) Neelie Kroes 72 anni, olandese, è vicepresidente della Commissione Barroso e responsabile per l’Agenda digitale (Ap) Viviane Reding 63 anni, lussemburghese, vicepresidente e commissaria per Giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza (Afp) Cecilia Malmström 46 anni, svedese, è la commissaria per gli Affari Interni, uno dei ruoli più delicati nell’esecutivo dell’Ue (Ansa) Connie Hedegaard 53 anni, danese, si occupa dell’Azione per il clima, uno dei due «ministeri» ambientali (Epa) Maria Damanaki 61 anni, greca, è la commissaria per gli Affari marittimi e la pesca dell’Unione Europea (Afp) Androulla Vassiliou 70 anni, cipriota, in Commissione si occupa di Istruzione, cultura, multilinguismo e gioventù (Afp) Maire GeogheganQuinn 63 anni, irlandese, è commissaria per la Ricerca, l’innovazione e la scienza (Lensmen & Associates) L’intervista Maria Rosaria San Giorgio: sono la dimostrazione che c’è ancora molta strada da fare «Io, unica donna magistrato eletta nel Consiglio superiore Sarà un caso che non ho figli?» ROMA — Quei 2.498 voti che l’hanno portata ad essere l’unica donna togata nel nuovo Consiglio superiore della magistratura, «penso di averli guadagnati perché i miei colleghi conoscono la passione che ho per questo lavoro, ma soprattutto la consapevolezza di quanto c’è da fare per mantenere dignità al nostro ruolo». Per descrivere Maria Rosaria San Giorgio durante la campagna elettorale, i colleghi parlavano di «un giudice che rassicura la magistratura». La definizione le piace, «anche se nella mia carriera ho sempre cercato di tutelare soprattutto i cittadini e i loro diritti». Esponente della corrente di Unità per la Costituzione, giudice di Cassazione esperta di diritto civile, la dottoressa San Giorgio ha 62 anni, ama la musica classica e rifugge la vita modana. Lei è davvero così rassicurante? «Credo che questo effetto derivi dal fatto che non sono un giudice in vetrina. Mi sono sempre dedicata alla ricerca, occupandomi di diritto civile e del processo civile. Ho studiato i problemi dei giudici di merito e quanto la Suprema Corte sia utile al loro lavoro. Ho approfondito quale sia l’osmosi tra legittimità e merito e credo che anche questo li abbia convinti a votarmi. Adesso ho una grande responsabilità». Doppia responsabilità visto che al Csm lei sarà anche l’unica donna. «Certamente e questo dimostra quanto ancora c’è da fare, visto che le mie colleghe svolgono egregiamente l’attività di magistrato. Sono convinta che mentre le donne hanno dimostrato la loro piena capacità di conciliare la funzione giurisdizionale con tutto Raccomandazioni L’sms del sottosegretario Ferri per sponsorizzare due magistrati? Inelegante parlare di un membro del governo quello di cui devono occuparsi quando tornano a casa, la mole di lavoro impressionante scoraggia chi vorrebbe invece dedicarsi anche all’associazionismo e a concorrere per ruoli istituzionali. Forse non è un caso che io non sia sposata e non abbia figli». Come si interviene su questo? «È indispensabile trovare dei correttivi, anche perché — per le ragione che ho appena detto — le donne accedono molto meno degli uomini agli incarichi esterni, ad esempio le docenze, e questo le penalizza nella carriera al momento della valutazione». La nuova legge sul pensionamento a 70 anni dei magistrati impegnerà il Csm in centinaia di nomine di capi Giudice Maria Rosaria San Giorgio, 62 anni, è giudice di Cassazione ed esperta di diritto civile (foto Benvegnù - Guaitoli) degli uffici. Sarà l’occasione per affidare ruoli dirigenziali a un numero maggiore di donne? «Io sono convinta che il criterio debba sempre essere quello meritocratico e ciò porterà certamente moltissime colleghe ai vertici degli uffici. Con questa riforma, che per il mio ufficio determinerà la perdita delle migliori menti, ritengo che oltre ai colleghi settantenni, potrebbero andare via anche colleghi più giovani che ritengano di non avere più alcuna prospettiva e ci aspettiamo un esodo molto superiore a quello previsto, dunque anche un maggior numero di domande da parte delle donne». Ha mai avuto la sensazione che ci fosse una sorta di diffidenza nei vostri confronti? «Proprio diffidenza no, ma forse è stata sottovalutata in particolare la capacità organizzativa delle donne abituate, in realtà, a districarsi tra le esigenze della famiglia e quelle lavorative. Credo che il loro apporto sia fondamentale in camera di consiglio dove c’è bisogno di sensibilità diverse per trovare la soluzione giusta». Lei ha parlato dei giudici in vetrina. Avverte una diffidenza da parte degli stessi magistrati per chi è troppo sotto i riflettori? «Sono convinta che il magistrato debba avere tra i valori assoluti riserbo e sobrietà, ma alcune attività comportano necessariamente una sovraesposizione e ho molta ammirazione per chi svolge il lavoro esponendosi personalmente al rischio con una dose di stress certamente superiore a quella degli altri». Come giudica quanto sta accadendo alla procura di Milano? «Lo giudicherò se dovessi occupar- Donne e magistratura Nel 1963 la legge 66 apre alle donne le porte della Magistratura Al primo concorso nel 1965 8 donne su 187 promossi (lo 0,14% dei 5.647 magistrati del tempo) Dal 2007 al 2013 le donne magistrato sotto procedimento disciplinare mai state più di 60 donne uomini 140 Oggi Magistrati ordinari in servizio 4.828 4.615 uomini Pubblici ministeri donne 1.294 851 uomini donne Giudici 3.141 3.209 uomini donne Uditori giudiziari (Vincitori di concorso, ancora senza funzioni, in fase di praticantato) solo 246 sono uomini D’ARCO mene al Consiglio». E l’sms inviato dal sottosegretario Cosimo Ferri per sponsorizzare l’elezione due magistrati? «Mi sembra inelegante parlare di un membro del governo in questo momento». La riforma prioritaria per far funzionare la giustizia? «Incentivare i meccanismi alternativi al processo. Io ho la sensazione che non ci sia la percezione di quanto gravoso è l’impegno dei giudici. Per far fronte alla mole di fascicoli e mantenere la dignità della nostra professione abbiamo due strade: non preoccuparci dei tempi lunghi e dunque non ragionevoli come invece si impone e ci impone l’Europa, oppure compiere un Aggiornamento Serve una riforma radicale del processo civile che agisca in maniera sistematica e non frammentaria lavoro rabberciato ma è impossibile visto che abbiamo nelle nostre mani la tutela dei diritti dei cittadini che non si può fare in maniera adeguata». Una depenalizzazione sarebbe utile? «Sì, ma anche una modifica della prescrizione che ci porterebbe a svolgere al meglio il nostro ruolo. E soprattutto a una riforma radicale del processo civile che però agisca in maniera sistematica e non frammentaria, come sta cercando di fare la commissione Berruti». Fiorenza Sarzanini [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 ❜❜ Esteri Nessuna pressione internazionale impedirà a Israele di agire contro i terroristi Benjamin Netanyahu, premier israeliano Il conflitto Lo scalo di Tel Aviv bloccato brevemente Israele non si ferma E Hamas minaccia i voli internazionali Netanyahu: non cedo alle pressioni DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — Quattro giorni di bombardamenti, un migliaio di obiettivi colpiti nella Striscia di Gaza, oltre cento i palestinesi morti. Il premier Benjamin Netanyahu va avanti. Perché — dice — «la pressione della comunità internazionale non ci fermerà» e perché sa di poter contare per ora sull’appoggio con poche condizioni di alleati come gli Stati Uniti. Il presidente Barack Obama offre i suoi diplomatici per un tentativo di mediazione. Con Cautela. Le parole di Netanyahu, gli avvertimenti dei negoziatori egiziani («né Israele né Hamas per ora ci ascoltano») lasciano capire che è presto per una trattativa che porti al cessate il fuoco. Il primo ministro israeliano, uscito dalla riunione del suo consiglio di sicurezza a Tel Aviv, ripete che tutte le opzioni sono aperte anche l’invasione via terra: «Farò tutto quello che è necessario per riportare la calma 106 morti dall’inizio dell’operazione militare «Margine protettivo» in seguito ai massicci bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza. Dodici solo nella giornata di ieri 750 feriti tra la popolazione civile palestinese, per lo più donne e bambini. Soltanto nella giornata di ieri sono stati oltre 100 nelle città di Gaza, Khan Younis e Rafah, nel sud della Striscia nelle città israeliane». Mentre parlava, verso il tramonto, una nuova raffica di missili è partita da Gaza: le sirene sono risuonate al sud di Tel Aviv, seguite dai botti del sistema Iron Dome, che intercetta in cielo i proiettili. «Abbiamo investito miliardi nella tecnologia per proteggere gli israeliani, Hamas invece lascia la popolazione indifesa». Da martedì Hamas e gli altri gruppi estremisti hanno sparato 600 razzi contro Israele. Ieri è stato colpito un distributore di benzina ad Ashdod, nel sud, e otto persone sono rimaste ferite. Nell’attacco quotidiano della sera, alla fine del digiuno per il mese sacro di Ramadan, è stata centrata una casa a Beersheba, considerata la capitale del deserto del Negev. Hamas ha dimostrato di aver accumulato nel suo arsenale, dopo gli otto giorni di guerra nel novembre del 2012, missili a lunga gittata che possono raggiungere il centro del Paese e anche più a nord: le sirene sono risuonate ad Haifa, il grande porto verso il confine con il Libano. «Cinque milioni di israeliani sono sotto il tiro — ha detto Netanyahu —. È per questo che dobbiamo essere sicuri di non ritrovarci con un’altra Gaza». Il riferimento è ai nove mesi di negoziati condotti da John Kerry e falliti: il premier israe- liano ha sempre ripetuto di voler mantenere il controllo sulla valle del fiume Giordano anche dopo un accordo di pace per lasciare i territori occupati in Cisgiordania: «È quello che mi chiedevano il segretario di Stato americano e il suo esperto, il generale John Allen. Ho risposto: io vivo qui, so che cosa sia importante per la nostra sicurezza». Le Brigate Ezzedin Al Qassam, l’esercito irregolare di Hamas, hanno avvertito le compagnie aree internazionali di cancellare i voli sull’aeroporto Ben Gurion, vicino a Tel Aviv: «Sarà uno dei nostri obiettivi perché ospita una base aerea militare». Ieri gli aerei sono stati fermati per dieci minuti, dopo che l’allarme è risuonato nella zona. «Le operazioni continuano in modo regolare», spiega uno dei responsabili dello scalo. Avigdor Liberman, il ministro degli Esteri, preme su Netanyahu perché dia il via libera a rioccupare la Striscia di Gaza: «È il momento di togliere il potere ad Hamas. È un’organizzazione terroristica che si è trasformata in uno Stato terroristico, non lo possiamo permettere». Gli analisti dei servizi segreti avvertono che eliminare il dominio del movimento fondamentalista potrebbe lasciare Freedom Flotilla Bombe anche sull’«Arca di Gaza» GAZA — Durante i raid aerei condotti dall’aviazione israeliana sulla Striscia di Gaza nella notte fra giovedì e venerdì, è stata colpita e incendiata l’Arca di Gaza, l’imbarcazione frutto di un'iniziativa umanitaria internazionale legata alla Freedom Flotilla e realizzata con l’obiettivo di rompere l’assedio via mare imposto da Israele fin dal 2007. «Siamo grati che non ci siano state vittime», hanno dichiarato gli attivisti, che hanno anche annunciato che «la campagna dell’Arca di Gaza non si fermerà e insieme alla Freedom Flotilla continueremo a sfidare il blocco». spazio a gruppi ancora più estremisti e pericolosi per Israele». Ehud Yaari, commentatore del Canale 2, sostiene che da Khaled Meshal (leader di Hamas, vive in Qatar) sarebbe già arrivata attraverso i mediatori egiziani una proposta per il ces- La richiesta Il ministro degli Esteri Avigdor Liberman torna a chiedere di «rioccupare la Striscia» sate il fuoco: tornare alle condizioni della tregua stabilita dopo il conflitto di un anno e mezzo fa e aprire il valico di Rafah, al confine con l’Egitto, che verrebbe affidato al controllo delle forze palestinesi del presidente Abu Mazen. All’alba il nord del Paese è stato bersagliato anche dal Libano: razzi sarebbero stati sparati da una fazione palestinese, uno è caduto in Israele. L’esercito lo considera un raid isolato, non l’apertura di altro fronte. Questa volta con Hezbollah, il movimento sciita filo-iraniano. D. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Il ministro-attore Lapid «L’aeroporto? È sicuro E non posso escludere un cessate il fuoco» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — Una volta Naftali Bennett lo chiamava fratello, adesso sua moglie lo insulta su Facebook: «Populista e bugiardo. Buona fortuna con le tue opinioni di estrema sinistra». Il quotidiano Haaretz lo incita in un editoriale a smarcarsi e a sostenere la pace. Ya- Finanze Yair Lapid, 50 anni, ministro delle Finanze nel governo di Benjamin Netanyahu Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 ❜❜ Esteri 13 italia: 51575551575557 ❜❜ Gli Stati Uniti sono pronti a facilitare una cessazione delle ostilità Barack Obama, presidente degli Stati Uniti I raid israeliani forse violano la legge internazionale sul rispetto dei diritti umani Navi Pillay, alto commissario Onu per i diritti umani i Diplomazia Le mosse degli Stati Uniti «per riportare la calma» nella regione Obama tenta la mediazione (con poche carte da giocare) La Casa Bianca: stop all’escalation. Kerry pronto DAL NOSTRO INVIATO L’offensiva 600 circa i razzi sparati da Hamas finora Città israeliane finite ieri nel mirino dei razzi di Hamas SIRIA Nazareth Hadera M302 Tel Avi viv Aviv Fajr-5 gittata 100-200 km CISGIORDANIA Ashdod od Fajr-5 Qassam-4 Haifa Raggiunta da missili provenienti dal Libano M302 75 km GOLAN 1.874 le incursioni aeree di Israele dall’inizio dell’escalation LIBANO Città bombardate ieri da Israele Qassam-4 15-17 km Gerusalemme Ashkelon Ashk shk hkelon Khan Kh han Youn Younis nis Gazaa Mar Morto Rafah R Ra fahh Carriarmati posizionati GIORDANIA EGITTO TO O sul confine di Gaza (in attesa di un ipotetico attacco via terra) ISRAELE ir Lapid rappresenta l’ala moderata di quel governo di guerra (sei ministri più il premier Benjamin Netanyahu) che è in consiglio permanente: giovedì riunione di sette ore, ieri fino al tramonto e all’inizio dello Shabbat. Lapid, 50 anni, è il volto nuovo della politica che tutti conoscevano già. Conduceva un programma molto popolare il venerdì sera, teneva una rubrica sul quotidiano Yedioth Ahronoth, è considerato uno degli uomini più sexy del Paese. E’ stato attore, scrittore di romanzi polizieschi. E’ la prima volta che deve affrontare decisioni strategiche. In visita alla città di Ashdod, tra le più bersagliate, ha commentato: «Gli israeliani sono forti e comprendono che questa azione è giustificata». Il ministro delle Finanze ha risposto alle domande di un ristretto gruppo di quotidiani internazionali tra cui il Corriere. Qual è lo scopo dell’offensiva militare? «Riportare la stabilità e la calma per i cittadini di Israele. Vogliamo anche indebolire le capacità di Hamas: colpiamo le infrastrutture dei fondamentalisti e di altre organizzazioni terroristiche. Andremo avanti: abbiamo dato più di un’opportunità ad Hamas di spegnere le fiamme. Non sembrano interessati, allora devono sapere che non ci saranno limiti alla nostra operazione. Sono stati loro a far crescere la tensione. Questo confronto è cominciato un mese fa, il 12 giugno (lanci di razzi quando i tre ragazzi israeliani sono stati rapiti e WASHINGTON — Somiglia un po’ a quello di Michael Corleone il dilemma di Barack Obama, di fronte alla nuova esplosione di violenza nel conflitto tra Israele e Palestina: «Proprio quando pensavo di esserne fuori, mi tirano nuovamente dentro», è una frase che riassume bene la complessa situazione del presidente americano. Ma a differenza del Padrino, la capacità di Obama di influire sugli avvenimenti di Gaza appare alquanto limitata. Due mesi dopo la decisione di abbandonare il lungo sforzo diplomatico, che per quasi un anno aveva visto il segretario di Stato John Kerry investire pesantemente nel tentativo di far avanzare il processo di pace, la Casa Bianca tocca con mano i limiti del proprio potere globale e il declino della propria credibilità in Medio Oriente. Il precipitare della crisi ha sicuramente dato una scossa all’Amministrazione. Giovedì pomeriggio il presidente Obama ha parlato al telefono con il premier israeliano Netanyahu, rinnovandogli l’appoggio americano al diritto di Israele a difendersi, ma ha anche espresso «preoccupazione per il rischio di una ulteriore escalation» e sottolineato «la necessità per tutte le parti in causa di fare ogni cosa per proteggere le vite dei civili e riportare la calma». Obama ha detto a Netanyahu che Washington è pronta a dare una mano per «facilitare» una tregua. È stato soprattutto John Kerry a rimettersi subito in pista. Il capo della diplomazia americana ha parlato al telefono sia con Netanyahu che con il presidente palestinese Abu Mazen. Ha avviato consultazioni con il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon e con il ministro degli Esteri del Qatar, Khalid bin Mohamed Al-Attiyah. Mentre uno dei suoi vice, Philip Gordon, coordinatore per il Medio Oriente, al momento in Israele, ha avuto colloqui con le autorità ebraiche e palestinesi. «È un momento molto pericoloso e faremo tutto ciò che è in nostro potere — ha spiegato Kerry da Pechino, dov’era in visita per una serie di incontri ad alto livello con il governo cinese —. Abbiamo detto chiaramente che gli Stati Uniti sono a disposizione e faranno tutto il possibile. Siamo già impegnati per cercare di porre fine alla violenza e trovare un via d'uscita alternativa». Kerry si è detto pronto, se serve, a tornare immediatamente nella regione. Sul piano concreto, però, il nuovo attivismo degli Usa incontra molto scetticismo. Secondo David Aaron Miller, che lavorò al processo di pace sotto Bill Clinton e oggi è vice-presidente del Woodrow ammazzati) e c’è stata un’escalation il 30, prima che i loro cadaveri venissero ritrovati e prima del terribile omicidio del giovane palestinese Mohammed Abu Khudair». Nella Striscia di Gaza aumentano i morti tra i civili. «Ci sono sempre vittime in una guerra. Sarebbero molte meno, se Hamas non usasse cinicamente la popolazione come scudi umani. Siamo dispiaciuti per la morte di innocenti, ma la responsabilità è di Hamas». Le immagini di distruzione che Wilson International Center, il segretario Kerry non dovrebbe in questa fase recarsi in Medio Oriente, poiché «non c’è molto che gli Usa possano fare fino a quando le due parti non vorranno e non si impegneranno seriamente per una soluzione diplomatica». E aggiunge: «Più l’America invita alla calma e alla cautela, meno ottiene, più grande è il divario tra la sua retorica e la sua capacità di produrre risultati». La paralisi dell’Amministrazione è evi- Leader Il presidente americano Barack Obama, 52 anni, e, sopra, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, 64 arrivano da Gaza spingeranno la comunità internazionale a chiedere la fine dei bombardamenti. «Ci siamo trattenuti per tre settimane prima che i raid cominciassero. Sono sicuro che anche le altre nazioni reagirebbero come noi, se i razzi venissero lanciati contro Roma, Washington, Londra. Per ora mi sembra che la nostra posizione sia compresa dai leader mondiali». Il governo darà il via libera a un’incursione di terra? «È una delle opzioni». Barack Obama, il presidente ❜❜ Saranno loro a cedere ❜❜ Vittime di guerra Da un lato un gruppo criminale debole e bastonato, dall’altro uno degli eserciti più forti del Medio Oriente guidato da una democrazia Ci sono sempre vittime in una guerra. Sarebbero molte meno, se Hamas non usasse cinicamente la popolazione come scudi umani dente. Pesa l’effetto d’immagine negativo del fallimento del lungo sforzo negoziale di Kerry. Di più, restia a esercitare forti pressioni su Israele, che la esporrebbero alle critiche interne, la Casa Bianca non ha di fatto alcun canale con Hamas, che non ha mai rinnegato la distruzione dello Stato ebraico come sua raison d’être: «La nostra politica di non avere contatti con Hamas non è cambiata», ha precisato una portavoce del Dipartimento di Stato, in risposta alle interpretazioni che avevano visto qualche spiraglio nelle parole di Obama. Così, l’unica strada percorribile al momento per gli Stati Uniti è quella di agire attraverso altri Paesi: «Nella misura in cui abbiamo ancora un ruolo, penso sia quello di parlare con chi ha qualche influenza su Hamas», dice Dennis Ross, ex negoziatore americano in Medio Oriente sotto tre presidenti, George Bush padre, Bill Clinton e Barack Obama. Ross pensa in primo luogo al possibile ruolo di Egitto, Turchia e Qatar. E dal Cairo arriva la conferma che il presidente Abdel-Fattah El-Sisi «è impegnato in sforzi diplomatici per disinnescare la violenza nella Striscia di Gaza». «Guardiamo alla crisi come una grande potenza, che però non ha la capacità di andare a segno di solito associata a quello status», conclude Daniel Kurtzer, ex ambasciatore americano a Gerusalemme e al Cairo. E aggiunge: «Non c’è molto che l’America possa contribuire: non faremo pressioni pesanti su Israele perché consideriamo inviolabile il suo diritto a difendersi e non abbiamo molto da dire ai palestinesi». americano, ha offerto di negoziare una tregua. «Tutte le possibilità sono sul tavolo: vuole dire che potremmo ordinare l’invasione e rioccupare la Striscia di Gaza o arrivare a un cessate il fuoco attraverso i mediatori. Noi non parliamo direttamente con Hamas». Mahmoud Zahar, tra i leader del movimento, proclama di poter andare avanti a combattere per mesi. La società israeliana può sopportarlo? «Non riusciranno a logorarci, saranno loro a cedere. Non è una lotta tra pari: da un lato c’è un’organizzazione criminale che è debole e bastonata, dall’altro uno degli eserciti più forti nel Medio Oriente, guidato da una democrazia». I capi di Hamas sembrano essere entrati nel conflitto più per disperazione che per calcolo. Lo scontro sta dando loro popolarità e potrebbero uscirne rafforzati. Paolo Valentino © RIPRODUZIONE RISERVATA «Nelle prime 36 ore abbiamo distrutto più obiettivi che negli otto giorni dell’operazione nel novembre 2012. Sono stati colpiti i tunnel, le basi per il lancio di razzi, alcuni comandanti militari. Non sappiamo quale sia la situazione dentro Hamas sul piano politico ma come organizzazione è decisamente più debole di una settimana fa». Le brigate di Hamas hanno avvertito le compagnie aree internazionali di fermare i voli sull’aeroporto Ben Gurion perché è un obiettivo dei loro missili. «C’è una base militare», dicono. «Ci stanno provando da un po’ e non ci riusciranno. Abbiamo la tecnologia migliore per proteggerci. Loro non hanno nessun obbligo di dichiarare gli arsenali, possono permettersi di mentire, di lanciare proclami senza sostanza». Davide Frattini @dafrattini © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Esteri Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 La crisi Il governo tedesco chiede di ricostruire «su basi sincere» il rapporto con gli Stati Uniti Il sindaco Berlino: gli Usa hanno rotto la fiducia Merkel non ha più parlato con Obama dopo la cacciata del capo Cia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO — Ricostruire «su basi sincere» i rapporti di amicizia con gli Stati Uniti, pericolosamente incrinati dal terremoto dello spionaggio, è l’obiettivo attuale del governo tedesco. Si tratterà di vedere quali sono le intenzioni degli americani, che dallo scandalo dei controlli sul telefono cellulare della cancelliera fino ad oggi non sembrano aver mai tenuto conto veramente della posi- Contraddizioni Dopo le rivelazioni, gli americani non hanno interrotto le loro attività di spionaggio zione dei loro alleati. In ogni caso, però, la Germania non è pentita di aver risposto duramente nella vicenda dei due funzionari reclutati dall’intelligence Usa. «La nostra decisione di chiedere al rappresentante dei servizi segreti statunitensi di lasciare la Germania è stata la decisione giusta e ha rappresentato un passo necessario per reagire alla rottura della fiducia che si è verificata», sono state ieri le parole del ministro degli Esteri FrankWalter Steinmeier. La linea della grande coalizione guidata da Angela Merkel è LEGENDA: Livello di sorveglianza L’occhio sul mondo La mappa usata dalla National Security Agency americana per determinare il grado di «interesse» dei vari Paesi 97 Minimo GIORDANIA E PAKISTAN In teoria alleati degli Usa nella guerra al terrorismo, sono considerati «poco affidabili» GERMANIA Il Paese europeo più sorvegliato dagli Usa EGITTO L’instabilità politica e le violente proteste lo rendono un Paese da tenere sotto controllo miliardi le chiamate controllate ogni giorno miliardi a Francoforte, sede di Bce e Bundesbank chiara. Quello che è stato fatto andava fatto, ma il quadro complessivo della partnership tra i due Paesi va salvaguardato. Su questo ultimo aspetto del problema sono in molti a insistere, a cominciare proprio da Steinmeier, che incontrerà nel weekend a Vienna il collega americano John Kerry. «Malgrado gli in- 500 miliardi IRAN L’obiettivo principale delle intercettazioni per i legami con il terrorismo e la minaccia nucleare INDIA Una delle maggiori economie in espansione, è al 5° posto tra gli Stati più spiati i dati d’intelligence «setacciati» dalla Nsa nel mondo nel solo mese di marzo 2013 20 Massimo i messaggi intercettati in Germania ogni mese quietanti avvenimenti delle ultime settimane, il nostro partenariato con gli Stati Uniti è imprescindibile», ha detto il ministro socialdemocratico. Sulla stessa linea si è mantenuto il portavoce della cancelleria, Steffen Seibert, secondo cui l’amicizia tra i due Paesi «è molto più profonda e ampia di quanto lo sia la ristretta area della La cancelliera Angela Merkel cooperazione tra i servizi di informazione». E dal ministero degli Esteri si ricorda che l’azione per disinnescare le crisi internazionali «è possibile solo se si lavora insieme». Seibert ha voluto chiarire inoltre che non ci saranno conseguenze sui negoziati per il Trattato di libero scambio Ue-Usa («un progetto molto importante per il nostro governo») e ha smentito che sia stata presa la decisione di ridurre al minimo indispensabile, come aveva anticipato la Bild, la collaborazione con i servizi segreti di oltreoceano. Per quanto riguarda i rapporti diretti tra i due leader (che si erano parlati in settimana scorsa, all’indomani dell’arresto della spia, senza però discutere il caso, perché Obama non era stato informato e la cancelliera non aveva voluto sollevare il problema), da parte tedesca è stato fatto sapere che non ci sono stati contatti telefonici dopo la decisione del governo di chiedere al capo della Cia di fare le valigie. «Ma si sa — ha osservato Seibert — che la cancelliera e il presidente americano intrattengono buoni rapporti». Se questo è vero, anche perché la consultazione sui temi internazionali è necessaria, è vero anche che per conservare veramente questi buoni rapporti il capo della Casa Bianca deve fare un passo avanti verso gli alleati. Quanto è accaduto a Berlino è la ovvia conseguenza di una posizione che non è mai sostanzialmente cambiata, nonostante la lunga irritazione tedesca dopo le rivelazioni sull’estesa attività di spionaggio americana. In un quadro caratterizzato da rilevanti differenze di opinioni su come conciliare la sicurezza con la difesa dei diritti personali, l’intelligence Usa non ha mai nemmeno provato a ridurre il proprio raggio di azione. E Angela Merkel non ha avuto altra scelta che dimostrare, come ha scritto la Frankfurter Allgemeine Zeitung, di non essere «il barboncino di Obama». Paolo Lepri Vacanze italiane per de Blasio e famiglia NEW YORK — Lo aveva promesso, appena eletto, ai parenti italiani che si felicitavano per il suo successo: la prima vacanza sarà italiana. E così sarà. Bill de Blasio (sopra) si appresta a fare le valigie. L’arrivo del sindaco di New York è previsto per il prossimo 18 luglio per un soggiorno di dieci giorni durante i quali insieme alla moglie Chirlane e ai figli Dante e Chiara attraverserà il Paese da Nord a Sud: Venezia Roma, Napoli, compresa una puntata a Capri. D’obbligo le visite a Grassano, in provincia di Matera, e Sant’Agata dei Goti, vicino a Benevento, i paesi di origine dei nonni materni. Dove, c’è da scommettere, de Blasio verrà accolto con tutti gli onori. Ma non si tratterà solo di vacanza: il primo cittadino della Grande Mela terrà anche incontri istituzionali, come quello a Roma con il collega Ignazio Marino. © RIPRODUZIONE RISERVATA Guerra civile Poroshenko: «Uccideremo centinaia di ribelli» PER VINCERE OGNI GIORNO intesapourhomme.it Strage di militari ucraini Kiev minaccia rappresaglie LA CERTEZZA DI PIACERE MOSCA — Ancora sangue in Ucraina orientale con 19 soldati governativi uccisi in un attacco con missili Grad vicino la frontiera russa e altri quattro che hanno perso la vita in ulteriori scontri. L’operazione dei paramilitari indipendentisti presso la frontiera con la Russia ha provocato affermazioni gravissime del presidente ucraino Petro Poroshenko: «Per ogni nostro soldato ucciso i militanti pagheranno con decine e centinaia dei loro». Minaccia dettata dalla rabbia ma che ha subito richiamato alla memoria le terribili rappresaglie attuate da queste parti durante la Seconda guerra mondiale dai nazisti e dai loro alleati (anche ucraini). E a Mosca è stata vista come una conferma dell’accusa che i separatisti avanzano da mesi nei confronti del governo di Kiev: quella di essere infiltrato da elementi di estrema destra, filonazisti e violentemente antirussi. Secondo Kiev, negli scontri sono morti anche un centinaio di miliziani. I capi degli indipendentisti hanno annunciato per oggi una controffensiva. L’attacco ai militari regolari è avvenuto mentre questi tentavano di riprendere il controllo di vari punti di passaggio verso la Russia (almeno tre) che, secondo il governo, vengono usati dai ribelli per far arrivare nuove armi e munizioni. In tutta la regione le truppe fedeli al governo sono in piena attività per riprendere il controllo, dopo essere riuscite a far sloggiare i ribelli da Slovyansk. Con l’appoggio di aerei e mezzi corazzati, stanno stringendo il cerchio attorno alla città di Donetsk, una delle più importanti della regione, con un milione di abitanti. Poroshenko ha detto che non utilizzerà l’aviazione per sconfiggere («annientare», come dice lui) i miliziani, ma è chiaro che combattimenti all’interno della città provo- Il profilo Elezione Petro Poroshenko, 48 anni (foto), è stato eletto nuovo presidente dell’Ucraina lo scorso 25 maggio, il giorno del voto europeo per Strasburgo Cioccolato Secondo la rivista «Forbes» sarebbe uno degli uomini più ricchi del Paese: una fortuna stimata in 1,3 miliardi di dollari. Imprenditore, è chiamato il «re del cioccolato» cheranno inevitabilmente vittime civili. Secondo alcune fonti, settantamila persone hanno lasciato Donetsk. Già ieri i rappresentanti dell’autoproclamata Repubblica popolare hanno fatto circolare foto dell’esplosione avvenuta all’interno di un grande magazzino che avrebbe provocato un ferito. Non si sa invece chi abbia attaccato un autobus che portava i lavoratori in una miniera nella regione di Lugansk provocando quattro morti. Per sicurezza, l’azienda dell’oligarca Rinat Akhmetov ha deciso la chiusura provvisoria di tutte le miniere che danno lavoro a 4.500 persone. E questo renderà an- cora più difficile la situazione per la popolazione civile. Sembra così che il piano di pace al quale stanno lavorando anche Francia e Germania non stia facendo passi avanti. Si chiede alla Russia di fare pressione sui ribelli perché depongano le armi, ma questi non sembrano disposti ad arrendersi. Vorrebbero sedere al tavolo delle trattative come rappresentanti di un governo indipendente. Poroshenko, che ora non teme più una invasione russa, vuole invece risolvere la questione con le armi, visto che i suoi stanno avendo la meglio. Fabrizio Dragosei Drag6 © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Esteri 15 italia: 51575551575557 Francia Una reazione alle pressioni sociali e familiari Gemelle I volantini anti-velo delle donne islamiche nei quartieri a rischio Fuggite per diventare spose jihadiste MANCHESTER — Sarebbero fuggite di casa per raggiungere il fratello, combattente dell’Isis in Siria e offrirsi come spose ai miliziani che combattono contro il regime di Assad. Questa, secondo la polizia britannica, la spiegazione della sparizione delle due gemelle di origine somala, Salma e Zahra Halane, di 16 anni. Molto religiose, ottime studentesse, le due ragazze hanno fatto perdere le loro tracce il 26 giugno. (Tim Stewart) La campagna contro le intimidazioni DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Portare, ma anche non portare, il velo islamico in Francia può essere uguale fonte di sofferenza. Un’associazione di donne di origine maghrebina ha organizzato un volantinaggio, al mercato di Aubervilliers nella periferia di Parigi, per protestare contro gli uomini che le vogliono velate per forza, che le fermano per strada e le insultano, trattandole da sgualdrine perché osano camminare con i capelli al vento. Le norme che in Francia regolano l’uso del velo islamico sarebbero abbastanza chiare: la legge del 15 marzo 2004 lo vieta nelle scuole pubbliche (ma non all’università), e quella dell’11 ottobre 2011 proibisce di indossare il burqa, cioè la tunica integrale dalla testa ai piedi, nei luoghi pubblici (pochi giorni fa la Corte dei diritti umani di Strasburgo ha bocciato un ricorso e dato ragione alla Francia). Molte mamme con il velo protestano, perché viene loro impedito di accompagnare le figlie in gita scolastica (non solo una ragazzina non può mettersi il velo a scuola, ma non può neppure essere portata dalla madre velata, per esempio, al museo con il resto della classe). Comunque, a parte i casi della scuola e del burqa, secondo lo Stato portare il velo o no resta affidato alla libera scelta della donna. Nella realtà non è così, dicono le militanti di «Femmes Sans Voile». Se le donne velate si sentono l’unico bersaglio delle campagne pubbliche in difesa della laicità, le donne non velate patiscono un’altra pressione: in certi quartieri, soprattutto di periferia, vengono trattate da scostumate, da infedeli o cattive musul- mane, se non indossano il velo. «Io sono cresciuta in Algeria, a quei tempi nessuno portava il velo — racconta Nadia Benmi —. È arrivato dopo, negli anni Ottanta, ed è diventato la regola. La stessa cosa che sta succedendo qui in Francia, adesso. Abbiamo cominciato a vederne qualcuno anni fa, poi sempre di più, adesso è quasi la norma per una donna musulmana. Non è più una libera scelta, è un obbligo. Gli uomini ci apostrofano per strada, ci dicono “signora si vesta in modo decente”, “si copra i capelli”. È ✒ Il villaggio punisce O il molestatore: sorella violentata di MICHELE FARINA una prepotenza insopportabile e noi vogliamo reagire», continua Nadia Benmi. In un manifesto nel metro che sta facendo molto discutere, l’operatore telefonico «Buzz mobile» pubblicizza la sua of- ferta per il Ramadan, una carta da 20 euro per le chiamate in Nordafrica, con il volto di quella che si suppone essere ormai la tipica musulmana francese: è velata, naturalmente. cchio per occhio, sorella per moglie: è la legge del taglione, tutta maschile, applicata in un villaggio dell’India orientale, Stato di Jharkhand, all’ombra della grande fabbrica di esplosivi di Gomia. Lunedì scorso un uomo molesta una donna entrando nella sua casa mentre dorme. La donna e il marito, Nakabandi, vanno dal capo villaggio, Ghosal Pasi, «sindaco» di fatto, che non si rivolge alla giustizia ma stabilisce lui stesso come punire il molestatore: violentare la sorella tredicenne. Così Nakabandi trascina la ragazzina fuori di casa, la violenta nella foresta, mentre la madre piange e implora. Nessuno nel villaggio muove un Nadia Benmi, con l’amica Nadia Ould, ha organizzato due giorni fa una «giornata senza velo» che riprende un’iniziativa nata a Montréal, in Québec, e che mette il dito nella piaga. Secondo loro il dito. Neanche la moglie molestata. I genitori della vittima chiamano la polizia. Che arresta i tre: il «sindaco», il marito, il fratello. Mercoledì la ragazza racconta la sua storia a un magistrato. Storia che va raccontata così, al presente, perché le violenze contro le donne in India (25 mila stupri denunciati ogni anno) sono presenza quotidiana: ora per ora, sorella per moglie. A cosa è servito inasprire la legge? E il sacrificio della giovane stuprata a morte su un autobus? E le ragazze che si sono impiccate a un albero? A Gomia (e non solo lì) vale la legge tutta maschile del taglione, in conto terzi. problema non è la laicità della scuola o il burqa, ma il velo sempre e comunque, come segno della sopraffazione maschilista e di un’interpretazione oscurantista del Corano che sta prevalendo anche nelle città francesi. «Che dice il Corano? — si legge nel loro volantino — “Di' alle credenti di lasciar scendere il velo sul petto”. Nella Turchia di inizio Novecento i progressisti hanno fatto del versetto 31, sura XXIV, uno strumento di emancipazione, e le donne si sono scoperte i capelli. Ora invece l’islam politico piega quelle parole ai suoi disegni, e ci vuole velate ovunque, dall’Afghanistan a Parigi». Stefano Montefiori @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache Palermo Il segretario generale del Quirinale Marra: sulla lettera a Napolitano non facemmo valutazioni DAL NOSTRO INVIATO «Mancino si sentiva perseguitato Io non interferii nell’inchiesta» Grasso in aula sulla trattativa: io testimone ma in realtà sono vittima L’ipotesi La trattativa Stato-mafia dopo le bombe La trattativa Stato-mafia è un’ipotesi giudiziaria di un’avvenuta negoziazione tra lo Stato e la mafia che si sarebbe sviluppata in seguito alla stagione delle bombe del ’92 e ’93 per giungere ad un accordo: fine dello stragismo e attenuazione misure detentive per alcuni boss. Sono stati indagati da diverse procure uomini di Cosa Nostra, alcuni politici e uomini appartenenti alla forze dell’ordine Dopo Capaci Il boss Riina e la mediazione di Ciancimino All’Ucciardone Il presidente del Senato Pietro Grasso nell’aula bunker di Palermo al processo sulla presunta trattativa Stato-mafia (Sintesi) alla cosiddetta trattativa. «Chiedo scusa se ancora una volta Le arreco disturbo per una vicenda che vivo con profonda amarezza», scrisse Mancino il 27 marzo 2012, lasciando intendere che già in altre occasioni s’era rivolto al capo dello Stato per una vicenda che lo agitava anche se era un semplice testimone, ancora accusato di niente. Rammentò che le tre Procure che indagavano sulle stragi e la presunta trattativa — Firenze, Caltanissetta e Palermo — avevano imboccato ciascuna una strada diversa, giungen- do a esiti contrastanti, e chiedeva se ciò fosse ammissibile; oppure se si potesse individuare «un unico organo giudiziario che possa esprimere coerenti conclusioni sui fatti oggetto di indagine. Non chiedo interventi che possano provocare polemiche per evidenti miei supposti interessi di parte, ma mi attendo iniziative da parte di chi è preposto alla unitarietà della giurisdizione». La lettera di Mancino fu trasmessa dal Quirinale al procuratore generale della Cassazione «senza fare alcuna va- ✒ PALERMO — «Le lettere dell’ex ministro Mancino e del segretario generale della presidenza della Repubblica erano sul tavolo intorno al quale eravamo riuniti», racconta Pietro Grasso ricordando la convocazione del procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani, nell’aprile del 2012. Lui era procuratore nazionale antimafia, e l’incontro si rese necessario perché «veniva stigmatizzato il fatto che c’erano state delle lamentele sul mancato coordinamento delle indagini sulla trattativa». Aggiunge Grasso: «Mancino già me ne aveva parlato qualche tempo prima, al ricevimento di capodanno al Quirinale. Stavamo davanti al guardaroba per ritirare i soprabiti, e lui mi apostrofò dicendo che si sentiva perseguitato, tormentato dalle differenti valutazioni delle varie Procure su suoi comportamenti, ed eventuali omissioni. Mi chiese di fare qualcosa, io risposi che l’unico modo per condurre ad unità le indagini era un’avocazione da parte del mio ufficio, che però in quel caso non era ipotizzabile. Lui rispose che potevo esercitare il coordinamento, ma poi arrivarono i soprabiti e la conversazione finì». Nell’aula bunker dell’Ucciardone costruita per celebrare il maxi-processo alla mafia in cui Grasso fu giudice a latere, il presidente del Senato ritorna nelle vesti inedite di testimone. Secondo il codice avrebbe potuto ricevere magistrati e avvocati nel suo ufficio, ma ha preferito venire in aula per un «atto dovuto alla mia storia umana e professionale». Qui oggi lo Stato processa un pezzo di sé — ex carabinieri ed ex rappresentati politici — insieme ad alcuni boss di Cosa nostra per la presunta trattativa al tempo delle stragi mafiose, tra il 1992 e il 1994. Fra gli imputati c’è un predecessore di Grasso sullo scranno più alto di palazzo Madama, l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza. Il quale tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 telefonava spesso al consigliere giuridico del capo dello Stato Loris D’Ambrosio, morto alla fine di luglio dello stesso anno, per sfogare le proprie inquietudini e lamentarsi degli inquirenti palermitani. Quelle conversazioni furono intercettate, dando vita a vivaci polemiche e al conflitto tra la Procura di Palermo e la presidenza della Repubblica, approdato fino alla corte costituzionale. Oltre a inseguire D’Ambrosio telefonicamente, Mancino inviò una lettera a Giorgio Napolitano, resa nota ieri attraverso un altro «testimone eccellente», il segretario generale del Quirinale Donato Marra. Deposizione, quella di Marra, che al Quirinale considerano circostanziata ed esaustiva: oltre a quelli riferiti ieri, dal Colle non potrebbero giungere altri elementi utili per contribuire a stabilire la verità intorno La vicenda La lettera La richiesta di Mancino al Colle ❜❜ Chiedo scusa se ancora una volta Le arreco disturbo per una vicenda che vivo con profonda amarezza (...) Non chiedo interventi che possano provocare polemiche per evidenti miei supposti interessi di parte, ma mi attendo iniziative da parte di chi è preposto alla unitarietà della giurisdizione lutazione della fondatezza delle doglianze in essa contenute» spiega Marra, sottolineando che nella trattazione della pratica non vi fu alcuna anomalia. Le valutazioni toccavano al pg, il quale convocò Grasso che — stavolta in assenza di Mancino — riprese discorso interrotto davanti al guardaroba del Quirinale. Portandolo a conclusione: «Nessuno mi chiese l’avocazione dell’inchiesta, si discusse delle diverse posizioni tra le Procure e del possibile coordinamento come rimedio. Ne parlai io perché l’avocazione sarebbe stata l’unica possibilità di ricondurre a una sola le differenti valutazioni, giacché non potevo intervenire per dare indirizzi investigativi, né imporre considerazioni unitarie a uffici che peraltro indagavano su distinte ipotesi di reato. Ma siccome non c’erano i presupposti, in sostanza non potevo fare niente. E credo mi si possa dare atto che nessuna interferenza c’è mai stata da parte mia sulle indagini», conclude il presidente del Senato. «Non l’abbiamo mai sostenuto né immaginato», replica pronto il procuratore Messineo, venuto a condurre personalmente l’esame della seconda carica dello Stato (accanto ai colleghi Teresi, Di Matteo e Tartaglia) come uno degli ultimi atti prima della scadenza dall’incarico. Le domande si susseguo- no con molta cortesia e reciproci ringraziamenti, finché Grasso decide di affondare una puntura di spillo: «Sono stato chiamato come testimone, però sono rimasto sorpreso di non essere citato come parte offesa, visto che secondo un collaboratore di giustizia dovevo subire un attentato, nell’autunno nel 1992, per ravvivare la trattativa che in quella fase languiva». Se la Procura avesse aderito a questa ipotesi il processo si sarebbe spostato automaticamente a Caltanissetta, per competenza; L’ex procuratore antimafia «Fui convocato dal pg e spiegai che non avrei potuto in nessun modo avocare l’inchiesta» subito i pm si alzano per controbattere, ma il presidente della corte d’assise chiude il diverbio: «Il tema del processo è un po’ diverso». Fuori dall’aula Grasso ribadisce: «Io sono una vittima della trattativa, se è vero che il “colpetto” per portarla avanti doveva essere dato a me. Vittima potenziale, anche se non riconosciuta». Giovanni Bianconi Qualche giorno dopo la strage di Capaci il colonnello Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno avrebbero incontrato Vito Ciancimino per stabilire un contatto con il boss Totò Riina. In quel periodo il ministro di Grazia e Giustizia, Claudio Martelli, chiese a Nicola Mancino, ministro degli Interni, come fosse possibile che carabinieri del Ros avessero preso l’iniziativa di contattare l’ex sindaco di Palermo L’ex ministro Mancino accusato di falsa testimonianza Nel 2009 fu ascoltato Mancino che disse di non sapere nulla. L’ex ministro degli Interni è finito nel registro degli indagati nel 2012 dalla procura di Palermo con l’accusa di falsa testimonianza. Ieri il presidente del Senato, Pietro Grasso, è stato ascoltato a Palermo come test per chiarire l’incontro avvenuto nel 2011 a Natale tra lui (all’epoca procuratore Antimafia) e Mancino in cui l’ex politico Dc lamentava di essere perseguitato da tre procure © RIPRODUZIONE RISERVATA Il colloquio Parla la signora Nugnes: suo marito era il politico che si tolse la vita alla vigilia del caso Romeo ora chiuso in Cassazione La vedova dell’indagato suicida: tutti assolti, chi mi risarcisce? NAPOLI — Ora che la Corte di Cassazione ha annullato anche l’unica condanna scaturita dall’inchiesta Global Service, sull’appalto per la manutenzione delle strade di Napoli, e che anche l’imprenditore Alfredo Romeo, come tutti gli altri imputati — funzionari pubblici ed ex assessori comunali — esce da quella vicenda completamente innocente, non può non venire in mente Giorgio Nugnes, l’indagato che la Procura non fece in tempo a incriminare perché lui si uccise prima: si impiccò nel suo studio la sera del 29 novembre del 2008. Era l’assessore alla Protezione civile della giunta di Rosa Russo Iervolino, e oggi il primo a parlare di lui è proprio Romeo, che al Corriere del Le spiegazioni «Qualcuno dovrebbe spiegare cosa successe in quei giorni a Napoli Io non posso farlo» Mezzogiorno dichiara: «Il mio pensiero in questo momento va a lui e alla sua famiglia». Ecco, la sua famiglia. Moglie e due figli che in questi anni, anche quando i primi gradi del processo cominciavano a smantellare l’impianto accuL’arresto Giorgio Nugnes, assessore alla Protezione civile a Napoli, al momento del suo arresto nel 2008. Subito dopo si sarebbe suicidato satorio, non hanno mai alzato la voce. Non lo fa nemmeno ora, la vedova, la signora Mimma Costantino, e anzi vorrebbe non dire proprio niente. Che il marito fosse innocente lo ha sempre creduto, ma adesso che sono stati assolti proprio tutti un pensiero ad alta voce le scappa: «Qualcuno dovrebbe spiegare che cosa successe in quei giorni a Napoli. Io non posso spiegarlo, dovrebbero farlo altri». Non nomina i magistrati, non nomina gli investigatori, non nomina tutti quelli con cui entrò in contatto suo marito, ma il riferimento è in quella direzione. E non si dilunga nemmeno a ricordare che suo marito si sentiva braccato quando cedette psicologica- mente, si sentiva a un passo dal carcere e non riuscì a sopportarlo. «Io spero solo che ci sia una giustizia diversa da quella che abbiamo visto in quel periodo». Per il resto non può sperare altro, la signora Mimma, e non possono sperarlo i suoi due figli. «Questa sentenza per noi non significa niente perché niente ci cambia». E soprattutto non li risarcisce: «E di quale risarcimento parliamo? Per noi non c’è e non ci sarà mai nessun risarcimento». La vicenda di Giorgio Nugnes si trascina dietro una serie di misteri che probabilmente nessuno mai spiegherà più. Quando la moglie si chiede «che cosa successe in quei giorni a Napoli» fa evidente ri- Il caso Il suicidio Il 29 novembre 2008 Giorgio Nugnes, assessore alla Protezione civile a Napoli, si toglie la vita. Era indagato in un’inchiesta sull’appalto per la manutenzione delle strade L’assoluzione Ora la Corte di Cassazione ha annullato l’unica condanna dell’imprenditore Alfredo Romeo (processo Global Service). Tutti gli altri imputati coinvolti erano già stati assolti La moglie di Nugnes, Mimma Costantino, si augura che qualcuno possa spiegare cosa sia successo in quei giorni ferimento ad alcuni particolari inquietanti che sono emersi dopo la morte del marito e che con la sua scelta del suicidio non possono non essere messi in stretta relazione. È sempre aleggiato, infatti, il sospetto che qualcuno — sicuramente non i magistrati inquirenti — volle far sapere a Nugnes dell’indagine a suo carico. Per terrorizzarlo, però, non certo per aiutarlo a sottrarsi alle investigazioni che lo riguardavano. E che non erano relative soltanto alla vicenda Global Service ma anche alla rivolta che scoppiò a Pianura quando in quel quartiere, in piena emergenza rifiuti, fu paventata la riapertura della discarica. F.B. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Cronache 17 italia: 51575551575557 L’intervento In serata parziale riapertura, misure di sicurezza anche a Palazzo Reale e alla Galleria Principe di Napoli 1 Malati storici Gli interventi scattati per la messa in sicurezza su alcuni edifici nel cuore di Napoli. 1) Operai rimuovono frammenti pericolanti da uno dei frontoni della Galleria Umberto Primo 2) I vigili del fuoco montano una serie di reti di protezione sui balconi sopra la Galleria Principe di Napoli. 3) Vengono collocate transenne lungo il perimetro del Palazzo Reale dal cui cornicione rischiano di staccarsi pesanti decorazioni. In basso la mappa dei punti critici (foto Ansa/ Controluce) 2 Otto anni all’uomo che picchiava la ex miss È stato condannato a otto anni di carcere il 28enne Antonio Caliendo che, nel maggio del 2013, provocò lesioni gravissime con un calcio all’ex compagna Rosaria Aprea, 21 anni, aspirante miss di Macerata Campania (Caserta) che dopo quell’episodio finì in gravissime condizioni all’ospedale dove i medici le asportarono la milza. I segni dell’aggressione sono tuttora sul corpo della giovane; ma nonostante la vistosa cicatrice sull’addome, Rosaria (nella foto) appena pochi giorni fa ha partecipato e vinto un concorso di bellezza a Villaricca, nel Napoletano. La sentenza del Gup del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Federica Villano, al termine del processo con rito abbreviato 3 Napoli chiude la Galleria salotto dopo la tragedia di Salvatore Proteste dei commercianti. I turisti fotografano i punti in rovina NAPOLI - Nel pieno rispetto di quell’antico proverbio che racconta di come alla basilica di Santa Chiara «ropp’ arrubbata facettero ‘e porte ‘e fierro» (dopo che fu saccheggiata furono messe le porte di ferro), l’altra sera il sindaco Luigi de Magistris ha firmato un’ordinanza relativa alla Galleria Umberto I con cui dispone di verificare «cornicioni, aggetti e elementi decorativi che si rilevassero in possibile pericolo di caduta e/o ammalorati», e di «provvedere agli eventuali necessari indispensabili interventi di messa in sicurezza». La Galleria cade a pezzi da tempo, ci sono state segnalazioni dei vigili del fuoco e continui transennamenti di aree dove c’era stato il crollo di calcinacci. Ma per avviare una ricognizione seria dell’intero edificio è dovuto morire un ragazzo di quattordici anni, Salvatore Giordano, che sabato scorso è stato centrato alla testa da un blocco di cemento mentre passeggiava con gli amici in via Toledo. Su questa tragedia la Procura ha aperto un fascicolo ipotizzando i reati di omicidio colposo e crollo colposo, e l’altro giorno ha inviato quarantacinque informazioni di garanzia, a tre tecnici comunali e a amministratori dei condomini e proprietari degli appartamenti che sono all’interno della Galleria. Il prosieguo dell’inchiesta probabilmente restringerà il numero degli indagati, ma per ora i magistrati hanno ritenuto di iscrivere tutti i potenziali responsabili della mancata manutenzione che ha provocato lo stato di abbandono delle facciate e il conseguente crollo di parti della muratura. La Procura ha anche disposto il sequestro dell’area di via Toledo in cui Salvatore è stato colpito dal fregio caduto dalla volta dell’ingresso della Galleria, e ai tecnici del Comune servirà il nulla osta dei magistrati per poter avviare da quel lato i lavori necessari alla messa in sicurezza. Ma nel frattempo si potrà iniziare ad aprire altri cantieri, dentro e fuori la Galleria. Perché i rilievi disposti dall’ordinanza del sindaco e cominciati ieri all’alba per finire solo nel tardo pomeriggio, hanno evidenziato I palazzi che cadono Museo Archeologico Nazionale 2 Corso Umberto I Napoli Mar Tirreno Via via Toledo Via Marina 1 Piazza Plebiscito Castel Nuovo 3 N A P O L I Golfo di Napoli una situazione compromessa in più punti della struttura. Addirittura per alcune ore si è diffusa l’idea che la Galleria andasse chiusa completamente. Non sarà così, ma l’equivoco è stato generato anche dalla temporanea recinzione totale fatta in av- La previsione I lavori e disagi sono destinati a durare per tutta l’estate Caserta vio degli accertamenti. Così alla tragedia si sono aggiunte le polemiche, con finanche una protesta molto folcloristica del proprietario dei due terzi dei negozi della Galleria (nonché di altri tre o quattro esercizi commerciali di via Toledo) che a beneficio dei fotografi si è inginocchiato insieme ai suoi collaboratori al centro della Galleria chiedendo che non venissero chiusi tutti gli accessi contemporaneamente. I vigili del fuoco sono stati quindi costretti anche a un’opera di convincimento verso i commercianti, perdendo loro malgrado, se non un paio d’ore, almeno una abbondante. Già a metà giornata, comunque, due dei quattro ingressi erano stati riaperti. Rimangono inaccessibili quello da via Toledo (ma si può entrare attraverso il cancello di un condominio che dà su una piazzetta attigua a via Toledo, distante non più di venti metri dal varco principale) e quello che guarda verso il Teatro San Carlo e che si trova in cima a una scala di marmo. Anche da questo lato c’è stata la caduta di calcinacci, avvenuta giovedì, e perciò si è deciso di transennare la zona finché non saranno fatti i lavori necessari a evitare altri cedimenti. Singolare che proprio questo punto della Galleria, ieri, sia stato scelto da molti, turisti ma anche napoletani, per scattare foto ricordo mettendosi in posa davanti al nastro bianco e rosso della recinzione. Rimane transennata anche un’altra area piuttosto vasta ma stavolta interna, perché anche lì i rilievi hanno evidenziato il rischio di crolli. La Galleria Umberto I, che forse non è il salotto della città come lo è la Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, ma è pur sempre uno dei simboli architettonici di Napoli, per questa estate diventerà quindi un cantiere, con impalcature e reti di protezione che già durante la notte gli operai incaricati dal Comune hanno iniziato a montare. Ma - anche se certo non è una consolazione - non è solo la Galleria a sbriciolarsi. Esattamente a duecento passi di distanza dal punto dove è caduta la pietra che ha ucciso Salvatore, comincia piazza del Plebiscito con Palazzo Reale. E comincia una fila di transenne di ferro che si allungano per tutta la facciata principale della reggia: anche qui giovedì è venuto giù un pezzo di marmo. E evidentemente anche qui c’è il timore di altri crolli. E interventi di sicurezza hanno riguardato un altro edificio «malato», la Galleria Principe di Napoli. è sicuramente esemplare, vista la pesantezza della pena. Caliendo, tuttora agli arresti domiciliari, non era presente in aula. «Rosaria è soddisfatta, noi avvocati lo siamo a metà — hanno spiegato i difensori — perché da un lato il gup ha riconosciuto l’aggravante degli abietti e futili motivi accanto al reato di lesioni gravissime, ma dall’altro ha assolto Caliendo per il reato di maltrattamenti in famiglia». I due hanno avuto anche un bambino che oggi ha quasi due anni. L’imputato, figlio di una famiglia di professionisti di Casal di Principe, la sera del 12 maggio 2013 aggredì l’allora convivente di cui era profondamente geloso. La ragazza aveva confidato agli investigatori di essere stata vittima numerose altre volte della violenza del compagno senza mai però denunciare nulla. «Lo amo troppo» disse. Fulvio Bufi © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA La sentenza Il Tribunale del Lavoro di Torino per la prima volta ordina all’Inps di iscrivere i magistrati onorari come «co.co.co.» della Giustizia «Il ministero paghi la pensione ai precari del diritto» MILANO - Da precari del diritto, pagati 98 euro al giorno di attività e senza nemmeno la pensione, a «co.co.co» del Ministero della Giustizia, da oggi ammessi a una forma di tutela previdenziale dell’Inps: è una rivoluzione quella che una sentenza del Tribunale del Lavoro di Torino spalanca alle migliaia di magistrati onorari, tali per funzioni ma non per carriera, reclutati per titoli anziché per concorso, che da 15 anni sono pagati a cottimo e non hanno pensione-malattia-maternità-ferie. Eppure costoro, ingaggiati a tempo (in teoria 3 anni dal 1998) ma in realtà poi continuamente prorogati, sono ormai quasi quanti i magistrati togati (7.800 contro 8.800): e soprat- tutto sono diventati da tempo insostituibili per la giustizia italiana, che ai viceprocuratori onorari (vpo) subappalta la rappresentanza dell’accusa (al posto dei pm di carriera) nella quasi totalità dei procedimenti per reati di competenza del giudice monocratico nonché nei reati minori decisi dai giudici di pace; e che ai giudici onorari affida nel civile parte del contenzioso di primo grado senza limiti di valore, e nel penale una fetta dei reati di competenza del tribunale or- dinario. Adesso però dal Tribunale del Lavoro di Torino arriva una sentenza destinata a cambiare radicalmente non solo le loro esistenze individuali ma anche l’intera amministrazione della giustizia: il presidente L’accusa è terrorismo Assalto al cantiere Tav, presi 3 anarchici Parlare con un conoscente dell’assalto al cantiere Tav a Chiomonte (Torino), è costato caro a un giovane anarchico e a due suoi presunti complici che, intercettati, sono stati arrestati per reati pesanti, tra cui quello di terrorismo. I tre sono Lucio Alberti, di 24 anni, Francesco Nicola Sala, di 26, e Graziano Mazzarelli, di 23, tutti appartenenti al circolo anarchico «La mandragola». Nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2013, 30 persone avevano preso d’assalto il cantiere utilizzando bengala, a un rudimentale mortaio, bombe carta e bottiglie incendiarie. © RIPRODUZIONE RISERVATA della sezione, Marco Buzano, ha infatti accolto il ricorso di 10 magistrati onorari rappresentati dall’avvocato Roberto Carapelle, ha riconosciuto che al Ministero della Giustizia questi «vpo» prestano una «collaborazione coordinata continuativa», e ha quindi ordinato all’Inps di iscriverli all’apposita Gestione Separata con obbligo per il ministero di versare due terzi dei contributi previdenziali (un terzo resta a carico dei lavoratori). Un obiettivo centrato dai magistrati onorari che rimarcavano come, pur non rientrando nel rapporto di lavoro dipendente per lo Stato, il Csm nel 2006 li avesse investiti di «un rapporto di servizio, sia pur onorario, che prevede obbli- ghi di prestazione disciplinati dalla legge e dagli ordini di servizio che promanano dai coordinatori dell’ufficio»: rappresentare la pubblica accusa in udienza, curare la trattazione dei fascicoli di indagine delegati, esaminare i fascicoli e predisporre i provvedimenti terminativi per i reati di competenza dei giudici di pace, redigere i decreti penali. «Era una delle finalità del nostro libro Precari ( fuori)legge, edito da Round Robin nel 2013: finanziare le spese della causa giudiziaria per ottenere anzitutto il riconoscimento dello status di lavoratori», esulta ora una dei vpo vittoriosi, Paola Bellone, per la quale «l’emozione della conquista della condizioni di lavoratori per lo Stato è perfino maggiore dell’ottenimento in sé del diritto alla tutela previdenziale». Tra gli effetti non da poco, infatti, non c’è solo un esborso (5.000 euro per ogni anno arretrato a persona) potenzialmente non indifferente per lo Stato se proiettato sulle migliaia di possibili interessati: c’è anche una robusta spinta, dopo anni di latitanza della politica, alla riforma della magistratura ordinaria che il ministro Orlando promette di attuare, anche con il diritto alla previdenza in un modello ancora da definire con il ministero delle Finanze. Luigi Ferrarella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Cronache Il giallo Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Gandini: erano i tempi di Mani pulite, raccontai tutto a Romiti che mi invitò a mettere le rivelazioni per iscritto e a consegnarle a un notaio Il legale e le confidenze del magistrato «Mi disse: le denunce arrivano dalla Fiat» Le accuse dell’ex avvocato dell’azienda. Maddalena: se l’è sognato MILANO — Può una banale causa di diffamazione far scorgere il dietro le quinte di un capitolo della Mani pulite torinese sulla Fiat a metà Anni 90, dei rapporti tra la locale Procura e il gigante automobilistico, e perfino dei contrasti familiari tra Umberto Agnelli e dall’altro lato il fratello Gianni e l’allora amministratore delegato Cesare Romiti? Sì. No. Forse. Dipende da chi abbia ragione nell’aula della IV sezione penale del Tribunale di Milano, dove ieri, a pochi passi dai giornalisti che seguono il processo Ruby, compaiono in corridoio l’imputato Romiti, il procuratore generale torinese Marcello Maddalena come parte lesa, il teste ex capo dell’ufficio legale Fiat Enzo Gandini, e il coimputato giornalista Davide Giacalone. La vicenda La versione del libro di Romiti Sul quotidiano Libero il 29 aprile 2012 Giacalone, difeso dai legali Vittorio Virga e Lucio Lucia, scrive un articolo nel quale prende spunto L’ex dirigente in aula Testimone al processo per diffamazione in seguito a un articolo sull’argomento: «Il pm si alterò, mi disse che i documenti arrivavano dalla famiglia» da un passaggio del libro-intervista di Romiti al giornalista Paolo Madron, «Storia segreta del capitalismo italiano». «Secondo quanto racconta Romiti — scrive Giacalone — il procuratore di Torino, Marcello Maddalena, in quei giorni caldi in cui le inchieste producevano arresti di massa e qualche suicidio, chiamò il responsabile dell’ufficio legale della Fiat, Ezio Gandini, e gli disse: “Basta, non si può più andare avanti così, bisogna che le lotte interne finiscano, perché qui ogni giorno arrivano soffiate anonime da parte di alcuni manager interni alla Fiat”. Come faceva Maddalena a sapere che erano manager? Ecco la risposta: Gandini gli chiese da che ambiente arrivavano le soffiate e lui, serafico, lo informò che i mittenti erano riconducibili all’entourage di Umberto Agnelli». Dunque, per Giacalone, «Maddalena commise un reato, violando i doveri d’ufficio e informando la parte indagata, addirittura suggerendo un preventivo inquinamento delle prove». La versione del pm Maddalena. L’oggi procuratore generale di Torino premette al Tribunale milanese che, come «in 45 anni di servizio, neanche stavolta avrei querelato» Romiti e Giacalone per diffamazione «se non vi fossi stato tirato per i capelli dalla provocazione di Giacalone che nel libro mi aveva quasi sfidato, scrivendo: “Naturalmente è possibilissimo che il reato lo abbia commesso Romiti distorcendo le parole di Maddalena e diffamandolo, e in questo caso il signor procu- ratore sa cosa deve fare”». I manager Fiat indagati in Mani pulite, ricorda il magistrato, erano difesi da Chiusano, non da Gandini. Che però «spesso andava dal procuratore capo Scardulla, per esprimere magari doglianze sull’eco delle nostre perquisizioni o per conversare amabilmente... A volte Scardulla mi chiamava, sarà stato due o tre volte, si parlava di qualcosa, in un’occasione mi pare della fede calcistica di Romiti, e poi me ne andavo». Ma quella frase, virgolettata da Romiti e Il magistrato e il manager Sopra, Marcello Maddalena, procuratore generale della Corte di appello di Torino A sinistra, Cesare Romiti, già presidente e amministratore delegato della Fiat Giacalone rinviati a giudizio per diffamazione dal gup Luigi Gargiulo su richiesta del pm Paolo Filippini, «escludo di averla mai pronunciata. Mi si fa passare per uno che ha favoreggiato la Fiat avvisandola che dal suo interno provenivano informazioni alle indagini, e questo non solo non è vero ma secondo me non è neppure l’interpretazione che ne voleva dare Romiti nel libro». Romiti parlerà nella prossima udienza, ma intanto depone l’allora capo ufficio legale Fiat, Gandini. La versione dell’uomo Fiat Smentisce Maddalena già sulla prima circostanza: «Vidi il procuratore Scardulla una sola volta, chiamato da lui in ufficio all’indomani di una perquisizione di cui mi ero lamentato con gli ufficiali GdF per il clamore giornalistico». E lo smentisce anche sulla sostanza: «Quando entrò in ufficio, Maddalena quasi si alterò, rispose che loro erano obbligati a fare le perquisizioni se avevano elementi, e aggiunse: “Avete poco da lamentarvi, la Procura non vuole essere strumentalizzata per le vostre lotte di potere, tutti questi documenti arrivano da voi all’interno, dalla famiglia (Agnelli, ndr), L’udienza Ieri al Tribunale di Milano si è svolta l’udienza nel procedimento che vede imputati l’ex amministratore delegato della Fiat, Cesare Romiti, e il giornalista di Libero, Davide Giacalone, accusati di aver diffamato l’attuale procuratore generale della Corte di appello di Torino, Marcello Maddalena L’accusa A Romiti viene contestato di aver detto, nel librointervista con Paolo Madron Storia del capitalismo italiano, che l’ex capo ufficio legale Fiat (Gandini) gli riferì un colloquio con Maddalena nel quale il pm gli avrebbe rivelato che le indagini per tangenti sulla Fiat ricevevano notizie dall’interno del gruppo e in particolare dall’entourage di Umberto Agnelli. Giacalone è imputato per aver ripreso e accentuato questa circostanza in un articolo su Libero nel 2012. Maddalena smentisce seccamente la circostanza La deposizione Ieri l’86enne Ezio Gandini, ex responsabile dell’ufficio legale della Fiat, ha dichiarato invece che la circostanza riportata da Cesare Romiti nel libro è vera. Secondo la sua deposizione, in una occasione Maddalena avrebbe detto: «Avete poco da lamentarvi, la Procura non vuole essere strumentalizzata dalle vostre lotte di potere, tutti questi documenti e notizie arrivano da voi all’interno, dalla famiglia (Agnelli, ndr), dall’entourage di Umberto» La replica Fuori dall’aula Maddalena ha ribattuto che Gandini «se l’è sognato, sono cose non vere. E cita solo persone morte» dall’entourage di Umberto», all’epoca notoriamente in urto con Romiti e in dissidio con il fratello Gianni sulle strategie del gruppo. Secondo Gandini, «Maddalena mi disse: “Quindi se avete qualcosa da dire, venite a dircela”. Io gli feci presente: «Dottore, lei mi sta mettendo in mano una bomba, guardi che io la faccio esplodere?», andando cioè a riferire all’Avvocato l’ipotizzato ruolo del fratello. «Chiesi a Maddalena se a fare uscire notizie, nell’entourage di Umberto Agnelli, fosse Galateri, che sapevo essere stato compagno di scuola del pm Sandrelli titolare dell’indagine, ma Maddalena disse “no no”. Gli chiesi allora se fosse Giraudo, e Maddalena rimase zitto». Così asserisce il capo dell’ufficio legale Fiat, oggi 86enne, che non si ferma qui: «Tempo dopo, Gianni Agnelli mi disse che aveva parlato con il fratello Umberto, il quale aveva assicurato di non essere stato lui. Io dissi all’Avvocato che era stato Maddalena a dirmelo, e l’Avvocato volle parlare con lui. Gianni Agnelli poi mi disse che Maddalena, in un incontro dal prefetto di Torino, gli aveva detto che non era stato Umberto. Allora io tornai da Maddalena, e gli chiesi perché avesse negato all’Avvocato quello che aveva detto a me: lui ri- La replica L’attuale pg di Torino: «Sono tutte cose assolutamente non vere, che io non ho mai detto. E purtroppo quelli a cui si fa riferimento sono tutti morti» spose allargando le braccia, “e come facevo... ”. Raccontai tutto a Romiti, che mi chiese di metterlo per iscritto», in un promemoria «a un notaio mio amico da 40 anni». E la fotocopia compare in udienza, in mano alla difesa di Romiti, l’avvocato Giulia Bongiorno. Fuori dall’aula, Maddalena commenta: «Gandini se l’è sognato, è assolutamente non vero. Io certo non posso sapere se Gandini abbia capito fischi per fiaschi, o se abbia davvero dette quelle cose a Romiti: di certo so che sono cose non vere, che io non ho mai detto. E purtroppo quelli a cui fa riferimento sono tutti morti». Il procuratore Scandurra no. Ma l’avvocato di Maddalena, Paolo Tosoni, spiega che a 93 anni pare stia molto male. Provano a convocarlo dopo l’estate. Sempre che si faccia udienza, dopo che ieri la giudice Guadagnino ha invitato le parti a trovare una conciliazione. Luigi Ferrarella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Residenze turistico-alberghiere 2.791 (8%) 5 stelle Cronache 19 italia: 51575551575557 393 (1%) Totale camere: 1.092.286 Totale posti-letto: 2.250.704 I PRIMI 3 ALBERGHI ITALIANI NEL 2014 SECONDOTRIPADVISOR 1 4 stelle (16%) 3.438 (10%) Secondo il decreto 34/2009 della Presidenza del Consiglio dei ministri: Hotel Schwarzenstein Lutago (Bolzano) 5.354 1 stella CRITERI ATTUALI PER L’ASSEGNAZIONE DELLE STELLE AGLI ALBERGHI 1 stella Ricevimento 12 ore su 24; pulizia delle camere una volta al giorno; dimensioni minime della camera doppia di 14 metri quadri; cambio della biancheria una volta alla settimana TOTALE STRUTTURE 33.728 2 2 stelle 3 stelle 6.509 15.243 (20%) (45%) Four Seasons Hotel Firenze 2 stelle Stesse caratteristiche ma con ascensore e cambio della biancheria due volte a settimana 3 3 stelle Hotel Monika Sesto Pusteria (Bolzano) Servizio bar, conoscenza di una lingua straniera da parte della reception (aperta 16 ore), divise per il personale, internet e camere con bagno privato Primo albergo a 7 stelle nel mondo Il TH SevenStars Galleria Hotel di Milano Fonte: Federalberghi CORRIERE DELLA SERA Turismo Parametri europei. Il presidente di Federalberghi, Bocca: si considerino le specificità italiane Internet, sauna e buona cucina Così gli hotel potranno avere le stelle Cambiano i criteri. Più servizi ai clienti e per tutti bagno in camera La famiglia Zimmerhofer gestisce da quarant’anni l’hotel Schwarzenstein in valle Aurina, Alto Adige. Il migliore d’Italia, secondo la classifica 2014 di Tripadvisor, il portale web costruito sui giudizi dei viaggiatori. Ma i Zimmerhofer non si sono cullati sugli allori, riaprono proprio oggi dopo aver allargato l’area benessere. «I clienti chiedono sempre più. E il nostro compito è coccolarli, risolvere giorno dopo giorno tutte le loro esigenze» spiega con semplicità Paul, il titolare. Quando si sceglie un albergo non conta più tanto (o solo) la dimensione della stanza o sapere se il personale è in divisa (obbligo attualmente richiesto dai tre stelle in su). Le vecchie classificazioni sono appunto vecchie e il governo nei prossimi mesi rivoluzionerà il sistema. Nel decreto Cultura e turismo che ha già incassato il sì della Camera e che, con ogni probabilità, entro fine luglio diventerà legge è prevista la delega al ministero dei Beni culturali per mettere mani su una materia complessa. Tre mesi di tempo, d’intesa con le Regioni (la competenza sul turismo è loro), per adeguare l’Italia ai «criteri» europei. Come quelli fissati dall’Hotelstars Union (sigla che riunisce 39 associazioni alberghiere in 24 Stati), un modello a cui si stanno ispirando i tecnici del dicastero I minimi Oggi un hotel per avere una stella deve avere camere doppie di almeno 14 metri quadrati e garantire il cambio della biancheria ogni settimana. Adesso servirà il bagno in camera I giudizi Nel decreto Cultura che dovrebbe diventare legge a fine mese, è previsto un cambio radicale nell’assegnazione delle stelle per gli alberghi, con più attenzione ai servizi per i clienti. Si ipotizza anche un maggiore utilizzo degli ispettori, come succede nel film «Viaggio sola» (foto in alto) di Maria Sole Tognazzi guidato da Dario Franceschini. Tanto per fare un esempio. Oggi un hotel per avere una stella (secondo gli standard minimi in vigore dal 2009) deve avere camere doppie di almeno 14 metri quadrati e garantire il cambio della bian- cheria ogni settimana e la pulizia una volta al giorno. Secondo i nuovi parametri, non potrà essere concessa nemmeno una stella se le stanze non hanno il bagno, un televisore a colori telecomando compreso e un tavolino con sedia. Ancora più evidenti le differenze al top. Adesso può fregiarsi del titolo di «5 stelle» un albergo che ha la reception aperta notte e giorno, addetti che parlano quattro lingue, e camere singole di almeno 9 metri quadrati. In futuro, dovrà avere anche un’hall spaziosa, un pc in ogni stanza, e offrire piccoli omaggi ai clienti, come fiori freschi, da far trovare in stanza all’arrivo. Al di là dei dettagli, è la filosofia che cambia: le strutture contano sempre meno, la qualità è data dai servizi pensati per i clienti. «I tre Tecnologia Arriva lo schermo tv che si arrotola Dopo gli schermi curvi, siamo arrivati a quelli «arrotolabili». E nel dubbio che si faccia confusione, i coreani di Lg aggiungono nel comunicato anche un «rollable». Si tratta di uno schermo che diventa davvero arrotolabile, fino ad assumere la forma di un cilindro da portare con sé. Una rivoluzione per le tv. L’annuncio di Lg racconta di uno schermo Oled da 18 pollici, con risoluzione da 1.200 x 810 pixel, riducibile a un tubo dal raggio di 3 centimetri. pilastri dell’ospitalità del futuro sono tecnologia, Spa e ristorazione — spiega Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi —. In un buon albergo non potranno mancare per esempio il wi-fi, un’area benessere o un buon ristorante. Bisogna per esempio sfatare la falsa credenza che nei ristoranti si mangia male, sempre di più i grandi chef sono presenti negli alberghi». Non mancano però i timori. Il 70 per cento delle strutture italiane ha meno di 30 stanze, strutture piccole, a volte in contesti di pregio dove è difficile intervenire tra divieti e vincoli. «Sicuramente bisognerà tenere conto della nostra specificità — concorda Bocca —, per esempio distinguendo tra nuove realiz- In Alto Adige il più votato L’hotel più votato sul web: «La gente chiede sempre di più e bisogna accontentarla» zazioni e alberghi già esistenti in palazzi storici. Non bisogna essere talebani, né in un senso né nell’altro. Le soluzioni si troveranno, l’importante è darsi presto le nuove regole». I tecnici del ministero sanno bene quali sono i punti delicati da affrontare. E tra questi c’è sicuramente il nodo della certificazione: a chi spetterà decidere e poi controllare che l’albergo risponda ai requisiti richiesti? Margherita Buy, nel film Viaggio da sola, era un’inflessibile ispettrice che giudicava concierge e servizi in camera. Ma era un film. Nella realtà, non sembra che finora qualcuno abbia mai avvistato un ispettore regionale che va in giro a misurare la qualità dei nostri hotel. Riccardo Bruno © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 stelle Pulizia della camera due volte al giorno, cambio della biancheria quotidiano; servizio di lavaggio e stiratura della biancheria, parcheggio per almeno il 50% delle camere, camere doppie di almeno 15 metri quadrati e bagno di 4 5 stelle Servizio di ricevimento aperto 24 ore su 24, tre lingue straniere da parte degli addetti, camere singole di almeno 9 metri quadrati e camere doppie di 16 Secondo i criteri della Hotelstars Union (che riunisce 39 associazioni di albergatori di 24 Paesi europei) 1 stella Bagno e doccia in camera 2 stelle Colazione a buffet; lampada per la lettura vicino al letto 3 stelle Telefono e accesso Internet garantito in stanza 4 stelle Fornitura, su richiesta, di accappatoio e pantofole; minibar sempre aperto 5 stelle Presenza fissa di un parcheggiatore; servizio di pulizia la sera; prodotti per la cura personale 20 italia: 51575551575557 Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera www.trony.it TRONY PRESENTA TV Ufficiale dei Mondiali di Calcio FIFA 2014 Vivi la passione, i colori, i suoni. TV LED KDL-55W955 Finalmente la forma perfetta. Smart TV LED Full HD 3D da 55“ (139 cm), X-tended Dynamic Range, TRILUMINOSTM X-Reality PRO, Motionflow XR 400Hz, Wedge Design, One Touch mirroring NFC, Wi-Fi® integrato, Tuner Digitale Terrestre T2 e Satellitare integrati, 2 paia di occhiali 3D e 2 telecomandi di cui 1 One Flick inclusi, classe energetica A+. Vinci 1 delle 1000 PlayStation® 4 in palio! Dal 2 Maggio al 13 Luglio 2014 acquista un TV Sony a partire da 42” (107cm) e partecipa all’estrazione di 1 delle 1000 PlayStation®4 in palio. Regolamento completo su www.sony.it/tv-promotion e presso l’agenzia “Promozioni & Concorsi” di Milano. SCEGLI LE GRANDI MARCHE IN OFFERTA ESCLUSIVA PER TE. In tutti i punti vendita Trony. Scopri la promozione Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 21 italia: 51575551575557 Tempiliberi Viaggi Benessere Moda Food Sulla spiaggia Fonte: Doxa/Touring Club Italiano Forse meno di un tempo. Ma la vacanza resta per tutti una pausa meritata. Obiettivo riposo per 5,7 milioni di italiani, cultura (11%). Il mare resta la meta per 16% passeggiare 12% divertirsi 10% abbronzarsi 6% nuotare wellness 3% Design Tecnologia Famiglia Stili di vita Finita l’epoca in cui si guardava con invidia a chi riusciva a riposare solo 2/3 ore per notte. Dalla strategia del «pigiama rosa» di Arianna Huffington al vecchio trucco di «lasciarsi andare» di ELVIRA SERRA ILLUSTRAZIONE DI DORIANO SOLINAS D’ estate, in vacanza, arriva il momento della verità. È allora che si capisce se siamo gufi o allodole, tiratardi incalliti che aspettano l’alba del nuovo giorno in spiaggia, con una caipiroska ancora ghiacciata in mano e nessuna certezza se sia martedì o giovedì; oppure puntuali come orologi svizzeri, con un’agenda fitta e metodica che comincia con il saluto al sole, prosegue con la corsa sul lungomare, poi spesa al mercato del pesce, due ore di tintarella, acquagym, lezione di scrittura creativa, escursione in grotta, pizza (fatta in giardino nel forno a legna) e buonanotte entro le 22.30, cascasse il mondo. In entrambi i casi, a raccontarlo, si farà un figurone. Ma c’è un altro cronotipo, in genere meno pubblicizzato, che gli studi in materia sembrano accreditare sempre di più: è il ghiro. Dormire fa bene. Ormai è accertato: diminuisce lo stress, migliora la memoria, fa calare il rischio di obesità, potenzia le difese immunitarie, accelera i tempi di guarigione, allontana la depressione. E, servisse altro, rende belli. Mica per niente quella signorina bionda con i capelli lunghi la chiamavano la Bella addormentata nel bosco, e non per caso portava così bene la sua età. Anche il New York Times si è occupato del tema, interpellando la dermatologa Amy Wechsler che senza difficoltà ha ammesso come una buona dormita abbia effetti più duraturi ed efficaci di una punturina di botox. Farsi un buon sonno è una cosa seria, e c’è bisogno di un piano. Molti centri di benessere offrono trattamenti mirati. E a riprova del fatto che si è aperto un vero e proprio mercato nel settore, basta pensare che all’aeroporto parigino di Charles de Gaulle nel 2016 aprirà la prima spa con annessa un’area per le pennichelle. Alla base c’è il solito problema, l’ansia, fin troppo diffusa nella società del multitasking, dove il riposo, orrore!, viene stigmatizzato come una perdita di tempo. Invece un motivo ci sarà se Arianna Huffington, professionista in carriera per antonomasia, ha dedicato un capitolo del suo ultimo libro Cambiare passo, pubblicato in Italia da Rizzoli, a «Far carriera dormendo». E quando cita Michael Roizen, superesperto di benessere alla Cleveland Clinic, scrive che «il sonno è l’abitudine salutistica più sottovalutata». «La mancanza di sonno è diventata un simbolo del nostro impegno lavorativo», aggiunge. Eppure lo stesso Bill Clinton ammise che gli errori più grandi della sua vita li aveva commessi perché era troppo stanco. Arianna Huffington descrive i suoi sforzi per arrivare all’obiettivo «8 ore», cioè la quantità di sonno necessaria al suo organismo (cambia per ognuno, c’è chi si riposa con sette, a chi ne servono 9, chi non sta bene se non dorme per quattro mesi di fila, ma quello si chiama orso). L’impresa ha richiesto preparazione e ritualità: per esempio la giornalista ha dovuto cominciare a indossare un pigiama rosa e non la solita maglietta larga, per dare al corpo il segnale che era cambiato il contesto; poi tenere abbassate le tapparelle; mettere una sveglia per ricordarsi di andare a dormire (sic!); contare all’indietro di tre in tre partendo da 300 (cervellotico, ma efficace); spegnere i dispositivi elettronici. L’intelligenza del sonno «Il tempo dedicato al riposo non è mai buttato via», assicura il professor Luigi Ferini Strambi, neurologo direttore del Centro di medicina del sonno all’Ospedale San Raffaele Turro e presidente e eletto della Associazione mondiale di medicina del sonno. «Dormire inibisce il cortisolo, che è l’ormone dello stress. Ha un effetto importante sul buon funzionamento del sistema immunitario e sul peso corporeo. Inoltre, tutte le cose che apprendiamo durante la giornata vengono immagazzinate di notte nel deposito della memoria: il cervello ripone nei cassetti quello che deve essere conservato e elimina quello che non ritiene importante». In vacanza non bisogna stravolgere a tutti i costi il proprio bioritmo. Così, se si va a letto alle quattro, come appunto i gufi, è meglio ac- Contrordine: chi dorme a sufficienza fa più carriera. Consigli per le vacanze Single di Antonella Baccaro Quei padri fantasma e i loro surrogati cinquantenni N e abbiamo parlato la scorsa settimana delle mamme con figlie che amano overcinquantenni. Per dire che forse non era questo che immaginavano per le loro bambine quando davano loro l’esempio di donne autonome economicamente e indipendenti. «Dove abbiamo sbagliato se le nostre figlie preferiscono farsi mantenere?» mi chiedevo. Carla, mamma di una fanciulla che si accompagna a signore maturo, mi ha sorpresa, rispondendomi così: «Io do ragione a mia figlia di 20 anni che ha una relazione con un uomo oltre i cinquanta. Alla sua età io ho cercato, e alla fine incontrato, il grande amore, dopo alcune delusioni. Così, dopo qualche anno, ho vinto un concorso e mi sono sposata con lui. Risultato? Dopo sei anni sono rimasta sola, col mio stipendio che non basta, due cettare di buon grado di dormire fino a mezzogiorno. E per gli amanti della pennichella pomeridiana, serve qualche piccolo accorgimento. Suggerisce Flavio Villani, del Centro di medicina del sonno dell’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano: «Mai farla durare più di 30-45 minuti. E, soprattutto, mai oltre le tre del pomeriggio: altrimenti si rischia di consumare una parte importante della nostra necessità di sonno, il che influisce su quello notturno». Inoltre, è un falso mito che tanti piccoli pisolini possono sostituire una unica tirata ristoratrice: «Il sonno frammentato è sempre sconsigliabile, non dà modo al corpo di riposare a sufficienza». L’ideale è sfruttare la vacanza, senza vincoli professionali e culturali, per ascoltarsi e capire a quale velocità il nostro organismo è dispo- sto a muoversi. La psicologa del turismo Francesca Di Pietro avverte: «Non esiste una strategia universale vincente e assoluta, le persone sono tutte diverse. Chi lo dice che bisogna mangiare all’una e alle 20, o dormire da mezzanotte alle otto? Quando viaggio dormo molto meno del solito, è il contesto energetico che mi circonda a rendermi più sveglia. Ma non c’è nessuna forzatura, è il corpo che mi dice cosa devo fare». Il trucco, alla fine, è imparare ad arrendersi. Il dottor Rubin Naiman ha spiegato al New York Times che è importante lasciarsi andare. Perché il sonno è delizioso e non è meno importante della vita da svegli. Si tratta di un piacere. Ed è un vero peccato non concederselo. elvira_serra figlie a carico e un ex marito che guadagna meno di me e mi passa quel poco che mi deve per le nostre figlie per un periodo, poi smette e devo andare dall’avvocato». In realtà, racconta Carla, questo padre, andato via quando le figlie avevano meno di cinque anni per «seguire il suo cuore», è stato assente negli ultimi dieci anni, ricomparendo solo ora. «Da tutto questo — prosegue — la figlia maggiore, la ventenne, è rimasta molto traumatizzata. È una ragazza molto bella, ma si sente insicura e ha un continuo bisogno di conferme. Forse per questo ha cominciato a partecipare a concorsi di “miss”. Io vado a vederla per farla contenta». È così che la ragazza, la scorsa estate, si classifica terza. «Quella sera — racconta Carla — si accorge che un uomo in platea guarda solo lei. Mostra sulla quarantina, ma ha oltre cinquant’ anni. È in compagnia di una modella. Mia figlia trova il modo d’incontrarlo a una festa e inizia una relazione con lui». La mamma è disperata? Anzi. «Lei non ne è innamorata. Come lui non è innamorato di lei, e credo non sia la sola che frequenti. Ma mia figlia sta bene. È stata con lui a Dubai. Ha ricevuto dei regali che desiderava e io non mi potevo permettere, e non se li poteva certo guadagnare con i lavoretti sottopagati di oggi. I regali che riceve per lei non son “cose”. Sono simboli importanti per lo status tra coetanei e l’autostima che ne segue. Esce con amiche e non ne vuole sapere dei coetanei. Vista la mia esperienza, posso darle torto?». E voi, padri-fantasma, che ne dite dei vostri surrogati? © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Tempi liberi Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Moda I protagonisti La collezione Le modelle arrivano in barca, i Faraglioni a fare da sfondo Corone e maioliche Le regine di Capri L’esperimento Vivere un anno con le celebrità come modello Siamo ossessionate dalle star perché vogliamo essere come loro? O ambiamo alla perfezione perché ne rappresentano l’epitome (e nessuna osi negare di aver sognato, almeno una volta, di sfoggiare il taglio e i capelli di Jennifer Aniston, in alto nella foto New Line Cinema)? Partendo da uno studio pubblicato nel 2008, secondo cui il solo pensare alla propria star preferita può incoraggiare persone con bassa autostima, Rachel Bertsche, giornalista ed ex capo redattore di O, il magazine di Oprah Winfrey, ha provato a rispondere alla domanda con il libro Jennifer, Gwyneth & Me: The pursuit of Happiness, One Celebrity at a Time (edizione Random House). Per quasi un anno ha vissuto prendendo a modello una attitudine di otto celebrità: Jennifer Aniston (esercizio fisico); Gwyneth Paltrow (cucina); Sarah Jessica Parker (guardaroba); Tina Fey (attivismo etico); Jennifer Garner (matrimonio); Julia Roberts (serenità, anche se la sorellastra Nancy Motes, suicidatasi nel febbraio scorso a 37 anni, ha lasciato scritto: «A mia madre e alla mia “cosiddetta” sorella lascio il ricordo di essere state loro a spingermi nella peggior depressione»); Jessica Alba (gravidanza) e Beyoncè (gestione di famiglia e affari). Risultato dell’esperimento? Nemmeno le star sono perfette. Tuttavia seguire il loro stile di vita, sottolinea la giornalista, si è rivelato utile: l’ha spinta a fare regolare esercizio fisico, mangiare cibo sano, lavorare con più efficienza e curare meglio il look. I suoi sforzi, conclude, l’hanno fatta sentire «una versione migliore di se stessa». Anche se, aggiunge, «per ottenere i risultati serve la totale adorazione per i propri idoli e una buona dose di egocentrismo». Laura Zangarini © RIPRODUZIONE RISERVATA T utto è possibile a Capri. Anche indossare un poncho di lince sopra il costume di broccato dipinto a mano. Perché qui «la donna non vive le stagioni ma la vita, l’amore e la passione», scrivono Dolce e Gabbana nell’invito alla sfilata della loro Alta Moda, omaggio a una creatività pura, libera, senza fini di lucro ma come unico scopo quello di raccontare alle clienti e ai pochissimi invitati (in tutto 250 persone) uno di quei sogni che di questi tempi non solo è difficile realizzare ma tanti (troppi) hanno perso il gusto di raccontare. Nessun luogo più adatto dunque di quest’isola. Per passerella gli scogli dell’approdo della Fontelina, di fronte ai Faraglioni, luogo dove un tempo le donne andavano a lavare le foglie del lino. C’è chi arriva dal mare, c’è chi preferisce la camminata scoscesa. Un tramonto da perdere la testa. Le onde che si infrangono. Candelabri e limoni e drappi porpora ovunque. Divani di damaschi e poltroncine. Colpo d’occhio alla Fellini. Poi ecco le regine e le principesse, arrivare dal mare agitato che rende tutto più difficile ma anche elettrizzante. Onde e spruzzi. Ma pure tiare e corone. «Le più importanti celebrità che si sono recate a Capri — scrivono gli stilisti nel loro libretto d’appunti e immagini sulla collezione — non sono mai state considerate solo delle dive, ma anche delle vere regine». Liz Taylor, Maria Callas, Brigitte Bardot, Wally Simpson, Sofia Loren: «Abbiamo pensato a loro, a quando mettevano piede sull’isola e si vestivano del sole, dei colori, dell’energia del posto e ne venivano travolte. Fieri di essere italiani, abbiamo voluto ricreare quell’atmosfera, quella sensazione che è unica e irripetibile». Non ci sono stagioni, non c’è giorno e non c’è sera in questo angolo incantato. Ci sono solo queste eccentriche regine (settantotto in tutto) in sandali d’oro e pietre preziose o fatti a stivali di cincilla e astrakan, quasi dei doposci. Ecco il poncho di lince sul costume di broccato, l’abito svasato di astrakan rosso bordeaux, il vestito per ballare la tarantella di pizzo e campanelle, le tshirt di ermellino colorato con le tinte di Capri (il verde dell’acqua, il giallo dei limoni, l’azzurro del cielo). Ecco la cappa Farah Diba di astrakan blu petrolio. Il tubino bustier di Gennarina che incede seriosa con il velo nero sul volto. E Maruzzella in tailleur bermuda di broccato ricamato con la tecnica Dolce e Gabbana: macramè, broccato, croquet, filo e perle, tutto insieme. Il backstage è in una casetta su di una sporgenza. Ogni tanto le tende si scostano lasciando la vista sui Faraglioni: «Capri è l’isola dell’alba e del tramonto, del sole di mezzogiorno e della notte stellata, per questo non ha confini», sostengono gli stilisti che traducono in abiti la Dolce e Gabbana scelgono l’isola per la loro collezione di alta moda Ripensando a Liz Taylor e a Giulietta degli Spiriti Il quadro finale Ieri sera, a Capri, Dolce e Gabbana hanno presentato la nuova collezione di Alta Moda. Settantotto modelle hanno sfilato al tramonto sugli scogli della Fontelina, lido all’ombra dei Faraglioni. In alto il momento finale della serata, con soltanto 250 invitati stessa riflessione nel pensare che non ci sia più né stagionalità né momento giusto. Tutto può essere, ora e dopo per le donne che possono possedere questi sogni. «Le clienti dell’alta moda sono veramente capaci di scendere al mare con la pelliccia sopra il costume o partire da Capri per essere la sera a Mosca», raccontano. È che le volpi, le linci, i visoni, gli astrakan che sfilano al tramonto su questi scogli hanno la leggerezza di un velluto di seta! Che siano il tailleur con la giacchetta sottile e la gonna svasata o il completo con il top con i bottoni di corallo e lo short corto-corto. Poi gli abiti e le gonne a spicchi come gli ombrelloni o le vesti Anni Cinquanta, a righe o con i disegni delle maioliche, tutti dipinti e sfumati a mano. O quelli realizzati con scampoli di tessuti originali degli Anni Sessanta. E ancora le creazioni souvenir «saluti da Capri»: la piazzetta, i Faraglioni, le case ricamati in paillettes. I foulard e le ceste-capolavori impreziosite da pietre vere. Non da meno i gioielli, pezzi unici come gli abiti: le corone e le tiare e diademi, poi le grandi fragole di rubini o i limoni di diamanti gialli per parure complete, gli orecchini a forma di gozzi, i putti e le maioliche. Ci sono voluti anche due anni per realizzarli. Nulla è ovvio: neppure una Giulietta degli Spiriti che alla maniera di Dolce e Gabbana passeggia con un ombrellino dipinto a mano dal manico di visone. A Capri tutto è possibile. «E tutto è semplice e tutto è complesso. Tutto si mescola con estrema facilità — salutano i Dolce e Gabbana —: è l’unicità di trasformare tutto in Alta Moda». Dopo lo show, la cena. E ancora stasera, un’ultima festa. Paola Pollo © RIPRODUZIONE RISERVATA Il cenacolo Lei elegante, lui in t-shirt Ma i gentlemen che fine hanno fatto? «N e vogliamo parlare? Lei perfetta, con il suo abitino, le scarpe giuste, seduta impeccabilmente in un bel ristorante. Lui, dall’altra parte del tavolo, con una t-shirt al posto della camicia, un paio di pantaloni forse di moda, ma non certo eleganti». Scene di ordinaria quotidianità, intercettate in giro da Ercole Botto Poala, fine osservatore e amministratore delegato di Reda, l’azienda biellese che dal 1865 produce tessuti pregiati. E allora sì, parliamone, magari in un «cenacolo» di esperti, un piccolo think tank chiamato a ragionare su dove è andato a finire il gentleman. Il primo appuntamento, dal titolo «Il Gentleman sul filo dello stile», è stato a Milano in un appartamento di spiccata personalità. Nessun showroom o temporary: piuttosto un salotto privato trasformato nel ritrovo semi-carbonaro di un gruppo di amici chiamati a dire la propria. Partendo da una riflessione: se esiste il «made in Italy» esisterà anche il «wear in Italy», l’arte del saper vestire. Dunque, come si fa ad avvicinare i giovani gentleman di oggi all’eleganza di ieri, a quella cultura dello stile e all’attenzione per le materie prime? Provocatore e trascinatore della serata, l’esperto di stile Sergio Colantuoni ha parlato dell’ eleganza come di «un fatto In salotto La serata organizzata da Reda in un appartamento privato milanese culturale: il guardaroba ideale non esiste poiché è in continua evoluzione, facendo sentire chi lo indossa a proprio agio nelle innumerevoli attività della giornata, proprio come un funambolo in equilibrio sul filo della vita». E poi c’è il fattore «t», la tecnologia, che ri- Pillole Sergio Colantuoni: «Il guardaroba ideale non esiste. Siamo come funanboli» mette tutto in gioco: l’eleganza oggi è anche capacità di cambiare punto di osservazione, ha spiegato il web-influencer Simone Marchetti: «Dobbiamo capire quanto la tecnologia ci stia modellando e quanto noi dobbiamo imparare a modellare la tecnologia», spiegava sfogliando pagine di iPad. Gli incontri (ce ne sono già altri in programma) serviranno proprio a tracciare le nuove linee guida di stile, partendo però dalla tradizione italiana. «I nostri tessuti non sono solo ottimi prodotti del made in Italy, ma il risultato di tutti i valori in cui l’azienda crede ancora oggi. Come scrisse Sartre — chiosava Botto Poala — l’eleganza è una qualità del comportamento che trasforma la massima quantità di essere in apparire». Pillole di dandysmo, per poi tornare «terreni» con un buffet mediterraneo. Alla prossima chiacchierata. Michela Proietti © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Tempi liberi 23 italia: 51575551575557 Gli abiti lunghi, con la gonna vaporosa a righe o che riprende i disegni delle maioliche, presentati ieri da Dolce e Gabbana. ELABORAZIONE DI VINCENZO PROGIDA Tutto, dagli abiti ai foulard, ha come tema Capri, i suoi colori, la sua natura. Anche i gioielli come le piccole mani d’oro che reggono quadrifogli e cornetti preziosi – sono espressione dello “spirito” del Sud Italia Svolte Jérome Lambert: così conquisteremo le donne Il signore delle penne «Punto sui gioielli ma è una cura dolce» Montblanc e la rivoluzione digitale R idurre la complessità ai fondamentali. È l’approccio «olistico» di Jérôme Lambert, 45 anni, nuovo amministratore delegato di Montblanc. Approdato al gruppo tedesco dopo dodici anni ai vertici di Jaeger-LeCoultre, brand di orologi svizzeri di lusso, Lambert conta di gestire la diversificazione — ai tradizionali strumenti da scrittura si affiancano sempre più accessori e gioielli — puntando sull’identità del marchio: sintesi di storia e avanguardia tecnologica. Strategia forte della fidelizzazione con i clienti (con 730 milioni di fatturato e 450 boutique nel mondo, Montblanc copre il 70% della domanda globale nel settore del «fine writing»). Parte da qui, dallo zoccolo duro degli aficionados il piano di sviluppo in ambiti complementari: non una terapia shock — il triangolo d’oro pennainchiostro-carta rimane l’asset principale — ma una risposta alla rivoluzione digitale. Se Lambert prevede che i nuovi media non riusciranno a soppiantare il piacere del segno tracciato a mano sul foglio, è consapevole però di come sia cambiato il mercato: «Con la crisi le persone sono sempre più attente alla qualità, alla sostanza — osserva —, non a caso preferiscono i pennini grandi, tangibili». Al consolidamento del business di punta, fondato nel 1906, si associano altre categorie di prodotto: dagli accessori (nel 1926 il lancio, pionieristico, della prima borsa in pelle Saffiano marrone) agli orologi (venti anni fa l’apertura delle prima fabbrica, nel 2004 l’acquisto di Minerva Villeret). Ma è nel campo dei gioielli, in particolare, che Montblanc è riuscito ad allargare il campo e a conquistare anche il pubblico femminile. Le prospettive più interessanti? «In Russia le nostre collezioni di lusso sono molto richieste — dice Lambert —, per questo nei prossimi sei mesi presenteremo un nuovo orologio al quale sarà legata anche una linea di gioielli». Tra le creazioni più appetibili per le fan di Montblanc, quelle ispirate a Grace di Mo- Il personaggio Jérome Lambert, a sinistra nella foto, 45 anni, nuovo amministratore delegato di Montblanc, insieme all’ambasciatore del marchio, l’attore australiano Hugh Jackman naco: leitmotiv il petalo di rosa, fiore prediletto dalla principessa (dal giorno delle sue nozze con Ranieri le furono dedicate 17 varianti). Declinazione prêt-à-porter dei pezzi di alta gioielleria, la linea Pétales de Rose allinea anelli, orecchini, bracciali, collier in oro bianco e diamanti. Pétales Entrelacés, in oro rosa con pavé di diamanti, interpreta invece l’immagine della donna contemporanea con un design minimal chic. Se l’impatto sull’immaginario femminile passa anche attraverso il recupero di dettagli iconici, per l’uomo Montblanc rispolvera uno dei suoi emblemi per eccellenza: la storica penna Meisterstück, ideata 90 anni fa (era il 1924), alla quale si abbinano gemelli, bracciali e portachiavi. Cifra comune l’accostamento tra la resina nera lucente, l’onice ne- L’icona La storica Meisterstück, ideata nel 1924. Ora una collezione di gemelli, bracciali e portachiavi riprende colori e materiali della penna Diamanti Un anello Montblanc in oro bianco e diamanti della collezione Pétales de Rose ispirata a Grace di Monaco, che aveva come fiore preferito proprio la rosa ro e le rifiniture in oro rosso. Estensioni e sconfinamenti che, qualunque sia la variabile, rimandano all’essenza del prodotto: la scrittura come connubio di arte e artigianato, sfida tecnologica e tocco soggettivo. «Per realizzare un pennino — spiega Lambert — occorrono 35 passaggi. A testarne la qualità, in base al suono che produce, è un team di cinque donne ultra specializzate». Motivo per cui «il triangolo d’oro» rimane il core business. «La mia prima Montblanc? A 16 anni — racconta Lambert —, ma fin da piccolo ero attratto da quella di mio nonno: non capivo cosa avesse di tanto prezioso da non poterla usare». Maria Egizia Fiaschetti © RIPRODUZIONE RISERVATA Mercato dei falsi Renzo Rosso e l’azione legale contro 83 siti americani che vendono merce contraffatta. «I consumatori possono darci una mano» «Quanta robaccia sul web», la battaglia dal basso di Diesel Q Battaglia legale Renzo Rosso, patron di Diesel uanto costa difendere il proprio marchio dai falsi che circolano ovunque, soprattutto in Rete? Renzo Rosso, patron di Diesel, racconta di avere un intero gruppo di avvocati impegnati solo su questo. «Quando digiti il nome Diesel, ti esce una montagna di siti e di persone che si sono inserite in modo sleale vendendo prodotti falsi. È gente furba: compra qualche capo autentico, poi il resto è tutta merce taroccata». La battaglia contro i falsi sta dando i primi frutti. Diesel ha presentato un’azione legale davanti alla Corte distrettuale dello Stato di New York contro 83 siti web che stanno utilizzando impropriamente il nome di Diesel nel loro dominio. Funziona così: proprio per via del nome nel dominio, i siti web inducono il consumatore a pensare che siano collegati all’azienda Diesel, mentre in realtà non sono altro che parassiti. Risultato: «Hanno venduto migliaia di copie contraffatte di nostri capi». Rosso dà qualche cifra: nel 2013, le dogane cinesi hanno ufficialmente confiscato oltre 70 mila prodotti Diesel contraffatti in uscita dallo stato, mentre le dogane europee ne hanno sequestrati altri 35 mila ed ulteriori 15 mila solo nei primi sei mesi di quest’anno. Oltre 120 siti trasgressori sono stati chiusi, mille venditori online sono stati bloccati ed un totale di 40 mila prodotti rimossi. «Stiamo subendo un danno di immagine gravissimo — prosegue —. Uno pensa di comprare un paio di jeans con la qualità Diesel e poi si ritrova in mano questa roba? Abbiamo cominciato a tagliare un sacco di Estate 2015 Jeans e pelle alla sfilata della nuova collezione Diesel Black Gold per la prossima estate presentata lo scorso giugno a Milano durante la settimana della moda maschile. Il giubbino da biker portato sopra la giacca è uno dei look che meglio interpretano lo spirito del marchio nostri clienti che si sono dimostrati poco corretti andando ad alimentare il mercato parallelo, ma è un lavoro che sembra non avere mai fine». Ciascuna azienda è sola nella battaglia contro il falso? «Ci sono delle strutture impegnate a mettere insieme più brand, ma è una faccenda complicata. L’online sta diventando un Far west: intercetti un sito che vende merce falsa con il tuo marchio, lo fai chiudere e quello riapre il giorno dopo, con un altro nome». Soluzioni? «Noi vogliamo com- Danno di immagine «Uno pensa di acquistare un nostro capo di qualità e poi si ritrova un falso? Il danno di immagine è gravissimo» battere questo comportamento dal basso, avvertendo i nostri consumatori che il mercato è pieno di robaccia. A chi ama Diesel voglio dire: stai attento, compra solo quando sei sicuro del sito in cui ti trovi, perché in troppi vogliono ingannarti. Siamo pronti a tagliare il fatturato pur di ridare ai nostri clienti la certezza di potersi godere la qualità dei nostri prodotti». Ha mai provato a quantificare il danno? «No. E come potrei? Chissà quante truffe ci sono che non riusciamo a vedere. La cosa che so per certo è che quando entro in un nostro negozio vedo dei capi belli, fatti bene, affascinanti, grintosi. Tutta la robaccia falsa che circola, però, danneggia gli sforzi che facciamo per migliorarci sempre». Daniela Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 Tempi liberi Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Moda la sfida della sostenibilità Lo shopping «buono» Fibre riciclate e solidarietà verso i Paesi in via di sviluppo In Umbria di Maria Teresa Veneziani C’è un cotone che nasce da tonnellate di abiti smessi Le sciarpe tinte con ortica nello spirito francescano «Verde» Un giubbino di jeans della linea H&M «Close the loop»: il marchio di abbigliamento low cost svedese è stato il primo a lanciare, nel febbraio 2013, un progetto di raccolta di abiti usati in tutti i 54 Paesi in cui H&M è presente, Italia inclusa. Ogni cliente può portare i propri capi usati, indipendentemente dalla marca e dalla condizione: ad oggi sono state raccolte 3.047 tonnellate di abiti smessi. Proprio quest’anno, a febbraio, è stata lanciata la collezione Close the Loop, capi realizzati con il 20% di materiale riciclato proveniente dalla raccolta degli abiti La campagna di H&M e i progetti in Mozambico di Goga Ashkenazi Si è guadagnato il titolo di maestro tintore grazie ai segreti tramandati di padre in figlio. Claudio Cutuli (sopra), nel suo laboratorio nel borgo medievale di Bevagna, in provincia di Perugia, con la moglie Mariagrazia crea delicate sciarpe e scialli con canapa, lino, seta, bambù, la polpa del faggio e seta che tesse a mano su antichi telai. Teli che vengono poi tinti con prodotti della natura quindi lavati con l’acqua di mare. Il pezzo di cui va più fiero è il maxi foulard che riproduce il Miracolo della sorgente, uno degli affreschi del ciclo delle Storie di San Francesco della Basilica superiore di Assisi attribuito a Giotto. «Il ricavato viene devoluto alle Opere francescane» racconta Cutuli. «Sembra cashmere e invece è in fibra di ortica, una pianta che non si arrende mai, l’ho voluta come un inno alla vita». Per riprodurre i colori ha utilizzato la robbia tintoria (per i rossi), il guado (per il blu), il mallo di noce (per i marroni e il nocciola fino al beige), tutti tamponati a mano come fa per quasi tutte le sciarpe vendute in 560 negozi nel mondo (tra cui Luisaviaroma e L’Eclaireur di Parigi). L’ultima produzione è la Cutuli cult, tocco di nero a metà tra il bijou e la sciarpa: pelli smerigliate, quindi arrugginite e poi mescolate con polpa di legno e cashmere prima di essere tamponate a mano e corrose con le alghe marine, notoriamente ricche di sale. © RIPRODUZIONE RISERVATA N on è più di moda bruciare pellicce in piazz a o ves t i r s i con teli di iuta. La nuova sensibilità abbraccia l’ecologia e la solidarietà con progetti discreti, ma capaci di cogliere nel segno. La beneficienza è un fatto silenzioso e si scopre solo ora che Goga Ashkenazi, direttrice creativa del marchio Vionnet, si divide tra i riflettori e un villaggio del Mozambico, dove sostiene un progetto di pianificazione familiare insieme a Save the Children, presentato ieri in occasione della Giornata Mondiale della Popolazione. Un piano di «empowerment femminile» per aiutare la popolazione, ma soprattutto le donne, vessate dalla guerra civile, a vivere le maternità in modo più consapevole. «Essere mamma di due bambini (Alan e Adam, ndr) mi ha fatto comprendere quanto sia importante potersi prendere cura dei più piccoli con gli strumenti adeguati», spiega Goga, che si è impegnata finanziariamente in modo diretto con una donazione a sostegno del progetto in Mozambico. «Essere genitore è innanzitutto una questione di amore, ma senti anche la responsabilità - continua Goga -. Ho capito quanto io sia fortunata non solo ad avere figli, ma ad avere figli sani e a potermi permettere i migliori servizi sanitari». Di fatto la contraccezione rimane ancora fuori dalla portata di milioni di persone: oltre 200 milioni di donne non hanno accesso ai mezzi di pianificazione familiare e circa 2 milioni di bambini perdono la vita ogni anno a causa dello scarso controllo delle nascite. Così il privilegio di essere una delle donne più ammirate dei Dalla parte delle donne Sopra Goga Ashkenazi, direttrice creativa di Vionnet (foto Wayne Maser). Insieme a Save the Children ha scelto di sostenere un programma di pianificazione familiare in Mozambico (a destra il villaggio), per migliorare le condizioni di vita delle donne e dei loro bambini red carpet può diventare un’opportunità anche per gli altri: grazie alla sua immagine Goga riesce a coinvolgere molti amici nei suoi progetti. «Recentemente ho organizzato una biciclettata da Londra a Brighton: chi voleva partecipare doveva fare un’offerta. In questo modo abbiamo raccolto un milione e mezzo di sterline per l’Evelina Hospital di Londra». Per il marchio svedese H&M, che ha scelto di imboccare la strada della sostenibilità, il precorso è tracciato da tempo. «Vogliamo che la moda sia sostenibile e che la sostenibilità sia di moda», spiega Karl-Johan Persson, ceo di H&M. Da questo intento è nato H&M Conscious, un nome che racchiude centinaia di iniziative, come l’uso di cotone sostenibile: il gruppo ne ha raddoppiato la quota di utilizzo negli ultimi due anni. Oltre a questo H&M è stata la prima azienda di moda a lanciare, nel 2013, un progetto di raccolta di abiti usati in tutti i 54 Paesi: ogni cliente può portare i propri capi usati, indipendente- mente dalla marca e dalla condizione. «Abbiamo raccolto 3.047 tonnellate di abiti smessi. Quest’anno è stata lanciata la collezione Close the Loop, capi realizzati con il 20% di materiale riciclato», spiega Persson, che non perde di vista l’impegno umanitario. «Nel 2004 abbiamo stretto un accordo con Unicef per migliorare la vita dei bambini in India e in Bangladesh e favorirne la scolarizzazione, togliendoli alle piantagioni di cotone». La solidarietà è nelle corde anche di Stella Jean, che ha scelto di aiutare l’Africa attraverso la sua moda e l’aiuto della Ethical Fashion Iniziative, che dal 2009 ha dato lavoro a più di 7.000 artigiane in Africa e Haiti: alcuni dei tessuti usati per le collezioni sono realizzati da artigiani locali in Burkina Faso, Mali e di recente ad Haiti (per i gioielli). Rispettare l’ambiente, per Elisabetta Franchi, è un procedere per esclusione: dalle sue collezioni ha eliminato materie prime come angora e piuma vera, perché ottenute violando la dignità dell’animale. L’impegno animalista è ribadito sostenendo il progetto «A nudo per amore», promosso dalla sezione vicentina Enpa Onlus, dove la stilista ha partecipato a un taccuino fotografico (in vendita a 25 euro nelle boutique di Milano e Firenze) con l’immagine che la ritrae con i cani Totò e Ligabue. Michela Proietti © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Tempi liberi 25 italia: 51575551575557 Moda Cabina armadio Lezioni di stile Con cravatta o senza, sotto un gilet e magari sbottonata: come affrontare uno dei capi più «difficili» Diciassette rubini di Augusto Veroni La via italiana all’orologio ha la vista sul mare Chi si trovasse, quest’estate, sull’Isola d’Elba probabilmente farà un salto a Marina di Campo: bellissima. Superato il lungomare con le spiagge, superata la zona commerciale, si arriva al molo. Pochi metri prima della diga terminale del porto c’è una piazzetta dominata da un bel pino marittimo. Lì c’è la fabbrica degli orologi Locman, una fabbrica così radicata sull’Isola da non aver mai voluto cambiar sede nemmeno quando ha ottenuto il successo internazionale. Si potrebbe provare a chiedere di visitare i reparti di produzione, aperti su grandi finestre con vista sul molo. Perché chi produce orologi ha sempre bisogno di poter distrarre gli occhi dal microcosmo dell’orologio: in Svizzera si alza lo sguardo sulle montagne e da Locman sul molo di Marina di Campo. Ovviamente nessuno vi garantisce accoglienza immediata, visto che si potrebbe capitare in un momento di lavoro particolarmente convulso, ma se siete fortunati l’esperienza potrebbe essere una gran bella sorpresa. Visitare la fabbrica Locman non è soltanto una bella esperienza per verificare con quanta cura (qui, come del resto in Svizzera) si realizzano gli orologi, ma anche per capire quanto di buono l’Italia ha da dire: il cronografo Montecristo, ad esempio, è realizzato a partire da una cassa in acciaio e titanio (impermeabile fino a 10 atmosfere) all’interno della quale è alloggiato un movimento meccanico a carica automatica modificato dalla Scuola Italiana di Orologeria, emanazione di Locman che ha iniziato un percorso sulla «via italiana all’orologio» che già sta offrendo risultati interessanti. E verificabili con mano, se siete così fortunati da tentare la visita in una giornata giusta. Prezzo: 1.380 euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sembra facile Consigli a uomini che non temono la camicia bianca «L’ abito maschile è ancora quello del XIX secolo. In linea di principio un vestito pratico e dignitoso: deve essere adattato a qualsiasi situazione lavorativa (purché non manuale)». Scriveva così Roland Barthes nel 1967 (Il senso della moda, Einaudi) . Le sfilate dell’estate 2015 hanno dimostrato che qualcosa sta cambiando; l’uomo ha una gran voglia di rinnovarsi, di inventare tratti distintivi diversi, di ricercare una singolarità pensata del suo stile, prerogativa che solo i dandy potevano permettersi. Il gioco è rimescolare i capisaldi dell’eleganza che ovviamente vedono sul podio il capo più classico della mascolinità, la camicia bianca. Che — incredibilmente — resiste all’ondata di stampe, al tono su tono (camicia, giacca, cravatta, tutto nello stesso colore coloniale come un patchwork), all’ondata di maglie e polo nuovo simbolo dell’edonismo da palestra. Come la barca dei pescatori abituata a veleggiare leggera tra le onde, la camicia bianca da simbolo dell’eleganza classica si è trasformata nel capo più trasversale del guardaroba (anche al femminile), divisa da ufficio rassicurante, usata come un faro dai ragazzini in discoteca. In tempo di crisi, la camicia candida resta una certezza anche in vetrina, come conferma Vincenzo Napolano, direttore acquisti della Rinascente Milano. Identifica quattro modi tradizionali per portarla: 1) aperta, ma sempre con colletto morbido (non il classico con stecchetto estraibile); 2) con il colletto alla francese semiaperto portato con la cravatta; 3) in versione sport: in lino, sbottonata, infilata nei pantaloni e con le maniche arrotolate; 4) fuori dai pantaloni, attitudine che — va detto — è consigliata solo agli under 30 o agli artisti. «Per tutti gli altri, la camicia si porta infilata dentro e portata con il mocassino scamosciato». Poi ci sono i modi nuovi di indossarla, quelli presentati dagli stilisti che cercano di convertire gli uomini a prendersi cura del loro stile citando Cary Grant, David Niven e Clark Gable, simboli d’insuperata eleganza con la loro camicia di seta color avorio. Il segreto della contemporaneità — piccoli accorgimenti a parte, come quello di farla riprendere per evidenziare le physique du rôle sotto gli abiti accostati o lasciarla leggermente blusante se si deve nascondere la pancetta — è mischiare le carte. «Rigorosamente button-down, la camicia è da indossare stropicciata per ricordare che appartiene al tuo guardaroba. Da tenere abbottonata ma chiusa da una spilla», spiegava al Pitti Nick Wooster (ex direttore creativo di Bergdorf Goodman e Neiman Marcus) che ha creato una capsule per Lardini. «La camicia oggi va indossata in maniera informale, quasi fosse una t-shirt. Il collo deve essere morbido e meglio se sbottonato perché evidenzia il viso di chi la porta», gli fa eco Luigi Lardini. Tanti i modi nuovi visti in passerella da copiare : 1) portata sempre con il gilet, Come si porta Classica A sinistra la camicia bianca secondo Vuitton, da indossare con il tuxedo bianco. Tra le proposte classiche Vincenzo Napolano, direttore acquisti della Rinascente, propone aperta con colletto morbido o in lino, sbottonata, infilata nei pantaloni Come una t-shirt «La camicia va indossata in maniera informale, quasi fosse una t-shirt. Il collo è meglio sbottonato, evidenzia il viso di chi la porta», dice Luigi Lardini bianco su bianco o a contrasto (Giorgio Armani e Dolce & Gabbana); 2) aperta con il foulard al collo (Berluti); 3) con la cravatta sotto al giubbotto impunturato (Bottega Veneta); 4) con il fermacravatta e le spillette che creano il botton down (Brioni); 5) con il collo a revers all’americana sulla giacca a righe (Canali); 6) chiusa ma senza cravatta con il doppiopetto e le cifre (Ermenegildo Zegna); 7) con il bermuda (l’abbinamento più giovane) con la giacca da smoking lunga (Givenchy 2015), o versione sportiva; 8) con la cravatta a righe in maglia e la sciarpa al collo come una collana (Burberry); 9) portata fuori, sovrapposta a un’alta (Costume National); 10) con le maniche corte, di gran moda sulle passerelle parigine. Dettagli creativi del nuovo dandy. Contemporanea Per Nick Wooster, ex direttore creativo di Bergdorf Goodman, è solo button-down, da indossare stropicciata per ricordare che appartiene al guardaroba di tutti i giorni. «Va tenuta abbottonata ma chiusa da una spilla», come nella capsule creata per Lardini (nel riquadro in alto) Maria Teresa Veneziani © RIPRODUZIONE RISERVATA Givenchy Dsquared2 Berluti Canali Burberry Con il bermuda, il cappellino e la giacca lunga da smoking: l’abbinamento più giovane è quello proposto nella passerella Givenchy 2015 Da portare con la cravatta e il giubbotto, sdrammatizzata da una collana: la camicia bianca di DSquared2 conferma il Dna casual-chic dei fratelli Caten Lusso casuale per Berluti che propone una camicia sbottonata ma senza pettorali in vista, «moderata» da una sciarpa-foulard impalpabile Con il collo a revers all’americana sulla giacca a righe: Canali ripropone un classico dello stile navy, ma con un tocco di contemporaneità Stile british puro per Burberry con camicia ben abbottonata, giacca destrutturata e cravatta sottile. Ma c’è anche la variante con la sciarpa al collo come una collana 26 Tempi liberi Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Abitare Questa è la mia casa Franco Zeffirelli A Roma, sull’Appia antica, l’abitazione del regista rispecchia la sua estetica sontuosa. E ovunque, il ricordo dei grandi artisti che l’hanno frequentata La strada famosa Antichi romani, divi del cinema e adesso i magnati russi Negli Anni 50 via Appia Antica era una delle tappe del Grand Tour romano. I turisti la fotografavano, i divi americani della Hollywood sul Tevere, la sera oltre a via Veneto andavano lì, all’Appia Felix, tra le vestigia imperiali. Liz Taylor e Richard Burton, per dire, erano di casa. E oggi? Marilù Gaetani d’Aragona, una delle grandi dame (imparentata a produttori cinematografici) custode di memorie dice che è cambiata l’identità dei residenti. «Le case sono difficili da tenere, tra pericoli e continui furti». Ma il fascino è rimasto. Oltre a Zeffirelli (nella foto l’ingresso della villa) sull’Appia antica abita ancora Gina Lollobrigida, fresca dei suoi 87 anni festeggiati con i fuochi d’artificio. Di fronte a quella di Zeffirelli, c’è la dimora di Valentino (che però non si vede mai). Un tempo c’erano anche Romolo Valli e Silvana Mangano, Mastroianni stava nei pressi, a porta San Sebastiano. Tra i divi di Hollywood l’ultima fu Cameron Diaz al tempo delle riprese di «Gangs of New York» di Scorsese, forse perché Cinecittà non è lontana. Adesso, manco a dirlo, nella zona stanno comprando i russi. V. Ca. © RIPRODUZIONE RISERVATA Q uando Franco Zeffirelli comincerà a invecchiare, metterà in fila i ricordi di una vita, raccolti nella sua villa sull’Appia Antica. Si trasferì qui, al riparo dal traffico romano, nel 1967, durante le riprese di «Romeo e Giulietta». All’epoca aveva allestito la Stanza di Giulietta, destinata a giovani coppie di ospiti, arredandola con i mobili del film, a cominciare dal letto in rovere. Mobili che furono venduti a un’asta di Sotheby’s a Milano e comprati dal museo di «Romeo e Giulietta» a Verona. La villa, nello stesso comprensorio di quella di Valentino, è formata da un corpo centrale dove troneggiano due saloni. Nelle ali si trovano la biblioteca, l’archivio con la documentazione dei lavori realizzati in oltre sessant’anni, tra cinema, teatro e musica. Di ogni lavoro sono catalogate ricerche iconografiche, copioni, bozzetti, foto di scena: quelle stupende dal film «Fratello Sole Sorella Luna» sono state pubblicate in un recente libro e illustrano il cammino di Francesco, «quando fa rinascere il Cristianesimo in una Europa ricca e potente ma sul punto di dimenticarlo», dice il regista fiorentino, classe 1923, mentre ci porta nel suo studio. È dominato da un tavolo di vetro in cui disegna e crea i suoi lavori, qui si trovano i suoi colori e i suoi pennelli, i cartoni, le righe e le squadre di un laboratorio di stampo rinascimentale: «Amo la tavolozza di Tiziano». Nella camera da pranzo pende il lampadario Tiffany che gli donò il drammaturgo americano Edward Albee nel 1967, quando Franco mise in scena, dirigendo Rina Morelli, Paolo Stoppa e Sarah Ferrati, la sua commedia (premio Pulitzer) intitolata «Un equilibrio delicato». Tutta la camera, allestita dall’architetto Renzo Mongiardino, riprende i colori «patriottici» di quell’oggetto prezioso, bianco, rosso e verde; una ceramica, un trionfo di frutta e uva, gli fu regalata da Eduardo De Filippo. Entrando nel salone grigio, si vede subito lo splendido pianoforte giapponese Kawai: «Lo acquistai nel 1967 mentre si preparavano le musiche di Romeo e Giulietta. Nino Rota venne a lavorare qui a casa mia. In seguito fu suonato da Liza Minnelli e dai direttori d’orchestra Carlos Kleiber e Leonard Bernstein». Quel pianoforte venne portato una volta nella ex villa a Positano. In un delizioso filmino privato, egli riprese Bernstein che lo suonava. Il maestro aveva scritto un piccolo musical per festeggiare il ritorno del regista sulla Costiera amalfitana, da cui era andato via per un impegno di lavoro. Ma i suoi ospiti vi erano rimasti. Bernstein intitolò il suo pezzo «Caro Franco francamente»: lo si vede suonare a torso nudo (con molte citazioni operistiche) e cantare la storia dei suoi ospiti. Sopra lo strumento, due piccole statue: una raffigura Giuseppe Verdi, e lo stesso compositore la regalò allo zio di Zeffirelli, l’ammiraglio Gustavo che gli trasmise l’amore per l’opera. L’altra è una testa di Puccini in terracotta. Il salone grande è impreziosito dalle stampe set- Musica maestro Il pianoforte a coda nel salone grigio su cui suonarono, tra gli altri, Liza Minnelli e Leonard Bernstein. Sopra le foto con dedica degli artisti amici Il film della mia vita tra i saloni delle feste e i cani da adorare Nella villa del lavoro e delle emozioni tecentesche di Giuseppe Zocchi sulle piazze di Firenze, Ponte Vecchio e la Cattedrale. E poi i vetri di Murano, una consolle napoletana barocca con una Pietà in cera sotto una teca. Quante feste in casa Zeffirelli. Gregory Peck, Anna Magnani, i Saint Just... Fra tutte, svetta quella organizzata per Michael Jackson, con Bertolucci, i figli di Sophia Loren, Lina Wertmuller, Quincy Jones che in quell’occasione conobbe Nastassia Kinski, da cui ebbe una figlia. Michael Jackson non cantò, strinse le mani a tutti e dopo un’ora e mezzo si eclissò... Non si può concludere la visita senza dare un’occhiata al giardino i pini secolari, le rose, il limoneto che costeggiano la piscina adornata da due statuette, dono di Visconti) e senza salutare i cani, altra passione del regista: morti da molto tempo i due pechinesi bianchi che gli donò Liz Taylor, qui sono passate generazioni di Jack Russell, i cui nomi si ripetono: Blanche (omaggio a «Un tram che si chiama desiderio» di Tennessee Williams), Dolly, Mol- Cimeli e spazi verdi Uno dei saloni di casa Zeffirelli che si affaccia sul grande giardino, ricco di pini secolari, roseti e limoneti. In passato la villa è stata scenario di numerose feste: tra le più celebri quella in onore di Michael Jackson (fotoservizio Benvegnù / Guaitoli / Lannutti) Inseparabili Franco Zeffirelli, 91 anni, con uno dei suoi numerosi cani. Il regista si trasferì nella villa sulla via Appia nel 1967, durante le riprese di «Romeo e Giulietta» (foto Ansa) ly... Poi i trovatelli che si portò dietro dal set di «Callas Forever» in Romania. Lo sguardo adesso va alle foto con dedica, Maria Callas e Luciano Pavarotti, Mirella Freni e Placido Domingo. Quelle dei grandi attori che Zeffirelli ha diretto, Laurence Olivier e Joan Plowright, Judi Dench e Maggie Smith, William Hurt e Rod Steiger, John Voight e Faye Dunaway; e poi gli occhi azzurri di Robert Powell che fu il «suo» Gesù di Nazareth, Olivia Hussey che filò come Giulietta e Vergine Maria. E Liz, l’amica di una vita. Ci sono le foto con i presidenti d’America, da Kennedy a Reagan. E quella con Berlusconi, che nel 2001 lo salvò dallo sfratto, rilevando la casa dai precedenti proprietari che non riuscivano a far fronte all’ipoteca della banca. Quando comincerà a invecchiare, Zeffirelli ricorderà di avere vissuto in buona compagnia un secolo sotto la luce dorata della bell’Italia. Valerio Cappelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 italia: 51575551575557 Tempi liberi 27 Abitare Le idee Un altro mare Da Nord a Sud, acquisti e affitti (anche per pochi giorni) dove un tempo regnava l’esclusività Un appartamento in marina dove ormeggiare le vacanze A Montecarlo Vista barche Trilocale su due livelli a Marina di Scarlino: 83 mq con 100 mq di terrazzo, in vendita a 820.000 euro circa arredo incluso E la «nave» di Foster svetta in design e sostenibilità Giochi di curve e linee rette che si insinuano nel paesaggio di Montecarlo fatto da edifici a sbalzo tra collina e mare. Si ispira a una nave il nuovo yacht club di Monaco uscito dalla matita di lord Norman Foster, come lui stesso dichiara. Un contesto affacciato sull’acqua determinante per il progetto: «Ci sono riferimenti nautici nelle zone a terrazzo, dalle scale che le collegano alle coperture a protezione del sole fissate come un boma all’albero, ma la ricerca è stata su materiali in grado di resistere alla corrosione dell’acqua e creare un legame con il contesto». Vetro e metallo per la struttura, finestrature ampie ma schermabili, coperture avvolgibili in caso di vento. Altro aspetto, la sostenibilità: «Ventilazione passiva, celle fotovoltaiche e un sistema di rinfrescamento che utilizza l’acqua del mare». Un esterno imponente, in contrasto con l’interno, dove si gioca la capacità di saper dare eleganza e calore a spazi ampi e contemporanei: «Ho pensato ai vari ambienti come parti di una città in miniatura, con un percorso fluido che li metta in comunicazione tra loro», spiega Foster. Al centro quindi, a unire tutti i livelli, una scenografica scala elicoidale, ai lati si snodano le varie zone: «La mia preferita è la club house - rivela Foster -. Qui è ambientata la collezione di oggetti nautici del club: quadri, trofei, cimeli, libri antichi. Pezzi di valore e altri che si aggiungeranno, quindi l’idea è stata usare vetrine riconfigurabili». Anche qui ritorna il gioco di curve e linee rette della struttura ma ad ammorbidirlo è l’uso del legno di rovere, che passa dal pavimento ai listelli che decorano (e isolano) il soffitto. Uno yacht club dei record: il più grande al mondo (dicono), inaugurazione con 3.500 ospiti, una regata «storica» — la Giraglia Rolex Cup — che dopo 62 edizioni cambia, per la prima volta, il suo arrivo da Genova a Montecarlo per celebrarne l’apertura. Sotto gli occhi compiaciuti del suo autorearchistar. Più di così... (S. Na.) © RIPRODUZIONE RISERVATA I l mare da toccare. Unico rumore, le cime che sbattono contro l’albero e lo sciabordare dell’acqua sugli scafi. Piaceri una volta riservati a chi trascorreva le vacanze a bordo di un’imbarcazione. Oggi invece, grazie alle nuove marine, il contatto ravvicinato avviene anche in terraferma. Niente a che vedere con il soggiorno in un hotel sulla spiaggia: che si tratti di case da affittare o acquistare oppure di camere nella foresteria di uno yacht club, l’approccio è molto più coinvolgente rispetto al classico soggiorno al mare. Una modalità di vacanza oggi accessibile anche a chi non possiede una barca. Dieci anni fa esatti la Marina di Scarlino, tra Follonica e Punta Ala, è stato il primo esempio di integrazione tra servizi nautici, case e attività a terra — dalla Spa alla spiaggia — nella logica di un moderno borgo marinaro. «Certo, tutto è nato dalla mia passione per la barca a vela. E dalla conoscenza di questa zona della Maremma, ancora autentica», racconta Leonardo Ferragamo, l’ideatore (nonché presidente di Lungarno Hotels e Nautor’s Swan, i rami alberghiero e nautico di famiglia). Da qui l’idea di quello che lui definisce «un porto affacciato sul territorio»: «Lontano dalla folla, spiagge e pinete vicine, un resort con tutto quello che serve al diportista ma anche a chi decide di trascorrere una vacanza stanziale». Lungo il porticciolo, su due livelli, case in vendita ma affittabili anche per una sola notte (inclusi i servizi da hotel), dai 48 ai 123 metri quadrati con terrazzi che spesso superano la superficie interna: «Arredi eleganti ma pratici, colori chiari, tanto legno, esterni con piante locali. Per sentirsi in vacanza a casa propria», sottolinea Ferragamo. E poi ristoranti, caffè, negozi, la Spa, una galleria d’arte, oltre alla lounge con piscina e terrazza, e una piccola spiaggia appartata con ristorante sul pontile. Anche per chi non soggiorna in marina. Barche a vela, yacht grandi e piccoli, un mondo affascinante ma per pochi. La voglia di aprirlo a tutti è invece alla base del Marina di Loano, nel ponente ligure: fulcro è lo yacht club, circa due anni di vita, con una foresteria di 9 camere gestite stile hotel. «È un club-casa, lontano dal modello anglosassone. Bianco, blu e legno naturale, per ogni stanza il nome di un’imbarcazione della Coppa America e foto d’autore a tema», spiega l’architetto Guido Spadolini che ha curato gli interni. Stessa atmosfera per la lobby-salotto vetrata, bar e biblioteca di volumi sul mare e il territorio locale (per gli ospiti della foresteria), e la spiaggia: «Divisa in aree, sportiva, famiglie, giovani, con cabine in colori diversi dal crema al turchese. Un gusto I club nautici ora «aprono» casa Si può vivere come i diportisti anche se non si possiede la barca I prezzi Marina di Scarlino: appartamenti da bilocali a trilocali con due bagni, anche su due livelli, fronte mare; per una soluzione di circa 50 mq (bilocale con 4 posti letto) con terrazzo della stessa dimensione, completamente arredato e piantumato, prezzi a partire da 400.000 euro. La stessa soluzione in affitto, da 250 euro al giorno. Marina di Loano: camera doppia con colazione, da 190 euro al giorno, incluso accesso alla spiaggia, uso bicicletta e auto di cortesia. Marina di Cala del Sole: appartamenti nel borgo con accesso diretto alla spiaggia, da circa 50 mq fino a 100 circa; prezzi di acquisto, 2.700 euro al metro quadrato (arredi esclusi), affitto giornaliero da 60 euro al giorno per due persone. Portopiccolo di Sistiana: monolocali da 40 mq fino a ville di 400 mq con terrazze, logge o giardino tutti vista mare, in vendita a 7.000 euro al mq, arredi esclusi. Scenografici In alto, la lobby con biblioteca e bar del Marina di Loano; accanto, uno dei 50 appartamenti con terrazza già ultimati a Portopiccolo di Sistiana; sotto, l’ingresso del borgo annesso a Marina di Cala del Sole internazionale ma senza ostentazione», precisa Spadolini. Il contatto reale con il mondo nautico, plusvalore di un soggiorno qui: barche a vela di 8 metri e gommoni di proprietà del club a disposizione degli ospiti, attività (anche per i ragazzi) a cura di velisti campioni soci del club, la spiaggia si raggiunge via mare con un motoscafo dedicato, regate nello specchio d’acqua antistante (in questi giorni il campionato italiano Vela d’Altura). Certo, le nuove marine sono viste spesso come enclave solo per la stagione estiva. Ma ora qualcosa sta cambiando: «Quest’inverno i nostri appartamenti erano quasi al completo», racconta Salvatore Geraci, direttore del Marina di Cala del Sole a Licata, sulla costa meridionale della Sicilia. Situazione favorita dal clima, ma anche dalla struttura con borgo (60 appartamenti che diventeranno 400) in stile barocco siciliano: «Molti stranieri dormono in barca ma spesso acquistano una casa. E fanno venire i loro amici: gli affitti sono anche solo per pochi giorni». La città storica alle spalle, la spiaggia annessa, negozi, lo yacht club con libreria multilingue, pianoforte e zone ricreative «Per i soci, ma lo si diventa con una cifra simbolica», precisa Geraci. Insomma, un luogo vivo e in- Privato e pubblico Le trasformazioni di Scarlino, Loano, Licata, Sistiana: abitazioni accanto a spazi comuni con ristoranti, negozi, biblioteche a tema Lontano dalla folla serito nel territorio. Dalle marine al borgo, anzi a una vera e propria cittadina: «Una cava abbandonata tra le falesie e il Carso, oggi riconvertita in 500 abitazioni: dal monolocale alla villa — 50 già consegnati — con terrazzi o giardini vista mare e rifiniti con materiali del luogo, botteghe enogastronomiche km zero a gestione diretta. E ci sarà un hotel e la Spa più grande d’Italia», racconta Massimo Suppancig, ad di Portopiccolo di Sistiana, vicino a Trieste, che in questi giorni inaugura una parte dei ristoranti e la spiaggia. Un luogo a impatto zero e futuribile: «Niente gas di scarico grazie ai parcheggi sotterranei, case climatizzate con la geotermia, un sistema di fibra ottica passiva che serve tutte le utenze, wireless ovunque». Il sogno, ambizioso ma forse già realtà, è che tutto sia gestibile con una App. Insomma, la marina 2.0 è qui. Silvia Nani © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 italia: 51575551575557 Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Tempi liberi 29 italia: 51575551575557 Abitare La storia La grande torre Sarà il luogo di meditazione aperto a tutti di «The House of One» che sorgerà sopra i resti di ben 5 chiese: la più antica risale al 1200 Il progetto Un unico edificio: sarà costruito con il crowdfunding Chiesa, moschea, sinagoga: Berlino abbatte un altro muro Strategie di Luca Molinari La via civica per rendere le differenze una risorsa Berlino, Milano, Zurigo, Amsterdam, Londra, California del Sud; nella maggior parte delle aree metropolitane del mondo occidentale si sta sempre di più facendo strada l’idea che la relazione tra comunità culturalmente differenti possa essere gestita attraverso la costruzione di nuovi centri civici in cui la compresenza di fedi religiose differenti diventi un elemento di ricchezza, confronto e compensazione. La reazione agli estremismi fanatici, che sta devastando parti diverse del nostro pianeta, passa anche attraverso queste esperienze culturali e civili che partono quasi sempre dal basso e che si nutrono del desiderio di dare forma, fisica e simbolica, a luoghi nuovi, aperti alle differenze e capaci di ampliare i nostri orizzonti su di un argomento come la religione che si è impoverito progressivamente nel mondo secolarizzato occidentale. Non più chiese o luoghi di culto esclusivi, ma spazi trasversali nell’uso pubblico; non più recinti chiusi ma luoghi aperti al cuore e alla vista di tutti. Nel rispetto delle differenze e delle specificità di cui ogni credo è portatore, questi nuovi edifici, che spesso recuperano strutture preesistenti, stanno diventando modelli inediti dei centri civici di nuova generazione sopperendo a un vuoto sociale e culturale di cui le metropoli contemporanee hanno un assoluto bisogno. Per questo l’esperienza di Kuehn & Malvezzi a Berlino per un Centro per le Religioni Monoteiste è interessante, perché non si pone come un luogo esclusivo, ma soprattutto come uno spazio d’incontro e confronto aperto alla città e alla sua storia. Ma a questa esperienza se ne stanno progressivamente aggiungendo altre in Europa e Nord America come risposta delle amministrazioni più avvedute e dei suoi cittadini, a un problema che può diventare una potente risorsa d’integrazione e riduzione dei contrasti tra differenti comunità. Ricominciare a immaginare nuovi luoghi per le comunità vuol dire sognare una metropoli in cui le differenze siano una ricchezza piuttosto che una barriera insormontabile capace solo di dividere. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fratellanza Il parroco Gregor Hohberg con il rabbino Tovia Ben-Chorin e l’imam Kadir Sanci (Getty Images). A destra, un rendering di «The House of One», il complesso multireligioso esagonale in mattoni, progettato dallo studio Kuehn Malvezzi. Per costruirlo serviranno 43,5 milioni di euro: la prima pietra nel 2015 C ristiani, ebrei e musulmani pregheranno un giorno sotto lo stesso tetto qui nella Fischerinsel, la parte finale dell’Isola dei Musei, alle spalle dell’Unter den Linden. Tanto tempo fa questa era Cölln, insediamento medievale che fu unito a Berlino nel Settecento. Se la città potesse parlare, racconterebbe quindi un percorso di secoli. Ma non si fermerebbe a riflettere, per paura di rendere meno veloce il cambiamento. Appare quasi strano, adesso, che l’Utopia voglia prendere domicilio proprio in quest’area un po’ desolata, dove i tedeschi dell’Est coprirono di cemento, trasformandole in un parcheggio, le rovine della Petrikirche, distrutta dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale. La storia non si misura, però, con gli occhi di un passante frettoloso. In effetti non sembra un luogo adatto per sognare questo spazio incorniciato da squadrati condomini ex socialisti (dove ha abitato anche il leggendario Markus Wolf, «numero uno» della Stasi, la terribile polizia segreta tedesco-orientale) che una mano di bianco accecante tenta ora di fare convivere con la modernità. Veramente vicino — non in modo ingannevole, come spesso accade — il Fernsehturm, la torre di Alexanderplatz. Il contrasto tra la sua normalità metropolitana, ai margini di una specie di autostrada urbana come la Gertraudenstrasse, e il patrimonio spirituale che questo spiazzo nasconde (recenti scavi archeologici hanno scoperto addirittura i resti di cinque chiese, una delle quali databile al 1200) deve avere Dietro il giardino I tre promotori Un pastore protestante, un rabbino, un imam. Sono loro i tre promotori di «The House of One», la prima chiesasinagoga-moschea del mondo. Gregor Hohberg, parroco berlinese, ha lanciato l’idea, convinto che una città all’avanguardia come la capitale tedesca sia il luogo giusto per una grande iniziativa di dialogo interreligioso. Con lui il rabbino liberale Tovia Ben-Chorin, dell’AbrahamGeiger-Kolleg, nato a Gerusalemme, e l’imam Kadir Sanci, appartenente ad un’organizzazione di turchi in Germania, il Forum per il dialogo interculturale, che fa riferimento al predicatore Fethullah Gülen. acceso una scintilla nella mente del pastore protestante Gregor Hohberg. «Vorrei che nascesse proprio qui — ha pensato — qualcosa di visionario: una chiesa che sia anche moschea, che sia anche sinagoga». La sua idea è diventata molto di più di una speranza. Hohberg si è impegnato a fondo, trovando alleati nella comunità ebraica e in quella musulmana. Berlino avrà presto, quindi, un luogo di culto unico al mondo. Serviranno 43,5 milioni di euro. E chiunque può dare il suo contributo, anche comprando online un solo mattone per dieci euro. Un’idea di finanziamento «democratica», perché si è deciso di non chiedere niente alle istituzioni. La costruzione inizierà quando il crowdfunding darà i primi risultati rilevanti, probabilmente nel 2016. Ma regna l’ottimismo, perché gli sponsor non sembrano mancare. Tanto è vero che la cerimonia di posa della prima pietra è stata già fissata per l’anno prossimo. C’è anche un nome, naturalmente. La chiesa-sinagoga-moschea si chiamerà «The House of One», come a voler dire che sarà la casa dell’umanità. Il concorso internazionale è stato vinto, due anni fa, dallo studio di architettura Kuehn Malvezzi, fondato dall’italiana Simona Malvezzi e dai tedeschi Wilfried e Johannes Kühn, che qui a Berlino hanno realizzato, tra l’altro, l’espansione del Museum Berrgruen, un luogo magico per gli amanti dell’arte moderna. Sono stati loro a disegnare questo edificio esagonale di mattoni, dominato da una torre. «Era un’idea coraggiosa che ci ha subito incuriosito e appassionato», spiega al Corriere Simona Malvezzi. «Ci sarà una grande piazza centrale, coperta, la “casa dello studio”, da cui si accede ai tre luoghi di culto, che non hanno nessuna gerarchia tra di Carlo Contesso Acquazzone pesante (nel terriccio) Q uesta settimana un carico di piante doveva arrivati alla pesa ecco il problema. Con arrivare a Roma dalla Toscana. La l’acquazzone di poco prima, i 12 quintali erano ora stragrande maggioranza delle persone piu di 15 e a poco sarebbe valso scuoter le fronde: il conduce vite piene e appaganti senza dover mai terriccio dei vasi aveva assorbito come una spugna spedir piante. L’operazione non è così semplice: e non si sarebbe alleggerito che in un paio di sono ingombranti, delicate, patiscono se il mezzo giorni, e il mezzo in questione era tarato per non rimane fermo al sole, chi più ne ha più ne metta. oltre 12 quintali… È stato necessario un secondo Ad onore della ditta di trasporti, mezzo e consegnare il giorno tra gli sponsor della dopo, con grande frustrazione manifestazione per la quale le L’imprevisto per vivaisti, trasportatori e fresche frasche eran necessarie, Un trasporto di piante allestitori, per i limiti temporali tutti sono stati disponibili e pensato all’ultimo imposti dalla location, tutto per ogni cosa pareva andasse per il un qualcosa dato per scontato meglio: il carico sarebbe partito momento. E il meteo ci da chi lavora con le piante, e dopo pranzo e arrivato in ha messo la zampino... impensato da chi invece tratta serata, ma poi il diavolo ci ha altro. E fa venire in mente tanti messo la coda. Viste le piante in trelliage e spalliere attesa sul piazzale l’autista ha iniziato a irrimediabilmente imbolsiti sotto il peso di foglie preoccuparsi e ignaro delle magie delle quali son bagnate, se non proprio schiantate: di rado ci si capaci i pistoiesi quando caricano, era pensa prima, ma anche questi sono gli effetti assolutamente convinto non sarebbero mai collaterali di una bella annacquata. entrate sul camion. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Dopo un’oretta tutto era magicamente su, ma loro, cosa che ha rappresentato la forza del nostro lavoro. Poi, in alto, una loggia che vuole essere un luogo di meditazione per tutti: lo spazio dell’incontro e del dialogo». L’architetto milanese sottolinea l’importanza dello «sviluppo verticale» di un progetto ideato anche per staccarsi dagli edifici che lo circondano. Lo studio si è richiamato, come del resto ha fatto anche il pastore Hohberg, al significato storico di questo luogo. «L’edificio — aggiunge infatti Simona Malvezzi — si innesta sulla pianta della chiesa neogotica e i nuovi mattoni si attaccano alle sue fondamenta. È stato pensato per fare vivere la “musealità” dell’archeologia: partire dalle basi del passato per innalzarsi con l’edificio nuovo». I due compagni di avventura di Hohberg sono il rabbino Tovia Ben-Chorin, dell’Abraham-Geiger-Kolleg, e l’imam Kadir Sanci, appartenente al Forum per il dialogo interculturale, un’organizzazione della comunità turca. Sono degli innovatori, convinti del profondo significato «di pace» di quanto stanno facendo. «È molto importante — ha osservato Ben–Chorin — che la città dove è stato pianificato lo sterminio degli ebrei sia adesso la città dove viene costruita una casa comune per le tre religioni monoteiste che hanno dato forma alla cultura europea». Secondo Sanci, «The House of Com’è suddiviso l’edificio One» potrà rappresentare un segnale per Chiesa Sinagoga Moschea il mondo del fatto che la grande maggioranza dei musulmani sono pacifici e non violenti. «Sarà anche un luogo — ha sottolineato — dove differenti culture potranno imparare le une dalle altre. Vogliamo che i noLuogo d’incontro stri figli abbiano un comune futuro in cui la diversità sia la norma». L’idea non è solo quella di promuovere il L’architetto dialogo interreligioso, ma di diventare il punto di riferimento, dicono i tre protagoni«Piazza e torre di meditazione per sti, di «tutte le minoranze che vivono a Bertutti; e tre spazi di culto senza lino». Insomma, fare crollare altri muri. Angerarchie». Online si acquista che quelli invisibili. anche un solo mattone per 10 euro Paolo Lepri © RIPRODUZIONE RISERVATA I 125 anni della Bistro Una «tour» di sedie (e la cugina famosa) Centoventicinque anni e non sentirli. È l’eta (condivisa) di due icone del ’900: la torre Eiffel e la sedia Bistro di Fermob, produttore francese di mobili per esterni. Per celebrare la ricorrenza, l’azienda si è inventata una «mini Eiffel» alta 13 metri, realizzata con 324 Bistro di un colore rosso squillante. La struttura, esposta qui su Champde-Mars davanti all’icona di Parigi, sarà ora riassemblata a Place de l’Hôtel de Ville, dal 19 luglio al 17 agosto. La Bistro è la classica sedia pieghevole, nata per completare i tavolini all’aperto di bar e trattorie, diffusasi per il suo stile senza tempo e la sua semplicità, tanto da diventare un archetipo del design. 30 Tempi liberi Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Guida al benessere Vacanze Si chiama barefoot therapy e l’estate è la sua stagione: il contatto diretto con la terra aiuta a recuperare energia Oli essenziali e ozonoterapia A piedi nudi (però perfetti) In spiaggia Lo spray per capelli che trasforma il look Il primer anche per i capelli. L’idea è di Bumble and Bumble, marchio di hair styling nato nel ’77 a New York, punto di riferimento di modelle, star e soprattutto di stilisti famosi. «Modernità e cambiamento —raccontano — fanno parte del nostro Dna. Con la nuova linea Hairdresser’s Invisible Oil, oltre a shampoo e condizionatore, dalle caratteristiche particolari perché contengono attivi che curano il capello, abbiamo realizzato uno spray che funziona come il primer nel make-up: in questo caso protegge, ristruttura, districa ed elimina l’effetto crespo dando luminosità. È uno dei nostri segreti quando dobbiamo trasformare un look. La linea è stata formulata utilizzando sei oli come olio di semi d’uva, mandorla, macadamia, noce di cocco, cartamo e argania sono leggerissimi e non appesantiscono la piega». Ma come usare il primer? «In questa stagione — dice Fabio Bresciani, hairstylist Bumble and Bumble che in Italia si trova in esclusiva nei punti vendita Sephora — è utile per proteggere i capelli dai danni causati dal sole e dal caldo. Deve essere applicato su tutta la lunghezza precedentemente inumidita con acqua dolce. Chi ha i capelli particolarmente crespi e vuole ottenere un’azione idratante intensiva, sempre dopo averli inumiditi applicare una noce di balsamo o maschera ristrutturante, e successivamente il primer. Quindi, raccoglierli o meglio intrecciali, io in spiaggia consiglio di non tenerli sciolti. Raccoglierli al mattino e mantenere chignon o treccia tutta la giornata. Il mix delle due formule combinato al calore del sole permetterà una migliore penetrazione dei prodotti all’interno della squama capillare idratando intensamente. Una volta asciugati i capelli, prima di passare la piastra o il ferro, di riapplicate ancora un po’ di primer aiuta a mantenerli morbidi e dare brillantezza». G. Gh. © RIPRODUZIONE RISERVATA A piedi liberi. Soprattutto d’estate, «slegati» da calze e scarpe, diventando i nostri biglietti da visita. Ma non solo. Riflettono il nostro stato di salute, hanno un loro linguaggio e anche degli specifici rituali di bellezza necessari per mostrarli al massimo dello stile. nudi ricarica queste cellule positivamente per tornare in sintonia con la componente energetica e migliorare il sistema immunitario. Uno «specchio» multidimensionale Secondo i principi della riflessologia plantare nei piedi sono presenti le terminazioni nervose che agiscono su tutto il corpo. Stimolando opportune zone si agisce sui vari organi, proprio come se venissero effettivamente toccati e massaggiati, al fine di migliorarne il funzionamento e ripristinarne l’equilibrio. L’evoluzione? La tecnica è diventa multidimensionale. Durante una seduta si può praticare dalla dattiloscopia (lettura psicoemozionale delle dita dei piedi) fino alla cromopuntura (colori al posto degli aghi) per avere una visione più completa della «disarmonia». Ogni segno del piede ha una sua lettura: anche una semplice callosità può manifestare uno squilibrio fisico. Una boccata d’ossigeno Il primo scopo è rivitalizzarli. «Con l’ossigeno e ozonoterapia — spiega Mariabruna Zorzi, titolare dell’omonimo salone di bellezza di Brescia (mariabrunabeauty.it) —. Due o tre volte alla settimana si effettuano lavaggi in acqua con ossigeno (per ravvivarli) e con ozono (per purificarli). I piedi subiscono un cambiamento quasi istantaneo». Il secondo passo è la nutrizione: «Massaggi con olio d’oliva extravergine e oli essenziali di lavanda (depura), arancio (dona luminosità) e tiglio (lenisce, si usa in caso di gonfiore). Al termine, si utilizza la paraffina per “fissare” e trattenere in profondità tutte le sostanze nutritive». Un tocco di stile? «Smalto semipermanente che dura tre settimane perché aderisce all’unghia. Per il colore punterei sul giallo, il verde o il blu». Un consiglio per il mantenimento a casa: «Pediluvi con il sale grosso e oli essenziali di can- Linguaggio particolare Geoffrey Beatty, preside della facoltà di Psicologia della Manchester University, ha dimostrato che i piedi rivelano il nostro stato d’animo molto più dell’espressione del viso o dei gesti delle mani. Insomma, è lì che si deve guardare per capire una persona. «I maschi li muovono in maniera indipendente dai sentimenti, tranne in due situazioni: se li tengono fermi, sono stati infedeli, se invece li agitano in continuazione, sono nervosi. L’obiettivo Ogni essenza ha il suo scopo: la lavanda depura, l’arancio dona luminosità, il tiglio lenisce e aiuta in caso di gonfiore Le nuove tecniche Durante una seduta si può praticare dalla dattiloscopia fino alla cromopuntura. Ogni segno del piede ha la sua lettura fora e menta. Hanno la capacità di mantenere il piede fresco e sgonfiare. Si conclude con un massaggio con crema idratante e nutriente». Quando una donna non tiene i piedi fermi mentre ride, è uno dei segnali più chiari e potenti che il suo interlocutore le piace. E anche se li allarga o li avvicina a chi le sta parlando significa che ne è attratta. Al contrario, se li incrocia o accavalla le gambe, non è un buon segnale». A contatto con la terra A scoprire per prime il piacere di camminare a piedi nudi sono state le star americane. E la moda è partita. Si chiama barefoot therapy. «Il contatto con la terra aiuta a recuperare energia e a riattivare la circolazione — dice il podologo Massimo Ricciardi —. Senza scarpe o tacchi, si ritrova un appoggio naturale, si favorisce una postura corretta e si allenano i muscoli delle gambe». Il cosiddetto grounding è conosciuto nello yoga così come nel T’ai chi ch’uan e nel Qì G ng. Recenti studi dimostrano che lo scambio diretto tra la nostra pelle e gli elettroni che si accumulano sulla superficie della Terra serve a neutralizzare le molecole instabili nell’organismo, all’origine di molti danni fisici. Si tratta dei radicali liberi, responsabili di distruzione cellulare e invecchiamento. Camminare 30 minuti al giorno a piedi A lezione di stile La camminata (soprattutto con il tacco) ha una sua tecnica per far sembrare i propri passi disinvolti e armonici. «La seduzione nasce infatti dalla naturalezza — dice Ricciardi —. Iniziando con il piede destro, si poggiano i talloni su una linea retta che immaginiamo lungo il percorso, le punte sono leggermente fuori. Quando si fa un passo in avanti si muove ciascun piede con la caviglia che supera quella dell’altro, mentre il ginocchio è piegato. Ora la gamba si raddrizza e il piede si posa dolcemente per terra». Rossella Burattino [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Essenze Esce «Encens satin», la nuova creazione di Armani Privé. «La difficoltà? Attenuarne l’intensità senza renderlo zuccheroso» Il tocco morbido dell’incenso, 10 anni dopo il primo profumo D ieci anni dopo ecco «Encens satin». La storia di questa fragranza personale di Giorgio Armani comincia nel 2004 con «Bois d’encens», come racconta Véronique Gautier, general manager fragrances&beauty Armani. «Era prodotta solo per lui e una ristretta cerchia di amici. Da qui l’idea di realizzare il suo profumo, estremamente intenso, mascolino e secco, caratterizzato dal pepe che gli dona un tocco pungente, anche per un pubblico raffinato ed esigente. Adesso, viene distribuito in Italia in una trentina di punti vendita e questa nota accoglie gli ospiti negli Hotel Armani perché viene nebulizzata in continuazione durante la giornata. Qualche tempo fa lo stilista ci ha detto “Amo l’incenso, sorprendetemi”. Un messaggio per creare un nuovo percorso ol- Flacone scultura Encens satin di Armani Privé: il tappo è a forma di sasso fattivo da inserire nella linea Privé». C’è una nuova gestualità che sta crescendo in profumeria: sofisticata e ricercata ma sempre per pochi. Aggiunge Gautier: «Negli ultimi dieci anni in questo settore si è registrato un fenomeno di massificazione, tutti si sono mossi nella stessa direzione. Da qualche tempo, il trend sta cambiando perché il consumatore è più attento: cerca un prodotto su misura con attenzione alla texture e alla naturalezza». L’incenso è un profumo legato a un ricordo olfattivo preciso che risale all’infanzia dello stilista piacentino, milanese d’adozione. «Ha quel qualcosa — spiega Marie Salamagne maestro profumiere di Firmenich che ha realizzato la nuova fragranza — di misterioso e sensuale. E poi l’incenso è estremamente naturale: viene ancora raccolto a mano nelle montagne del Golis, nel nord della Somalia, da alberi secolari grattando la corteccia da cui si forma una lacrima che si utilizza in profumeria. Armani ci aveva chiesto di caratterizzare l’incenso con un tocco di morbidezza, proprio come la seta rende femminili i movimenti dei suoi abiti. Per noi era importante non renderlo zuccheroso perché a lui non piace questa nota dolce. Alla Atto secondo Nel 2004 era stato «Bois d’encens» ad inaugurare il capitolo delle fragranze personali dello stilista palette di incensi disponibili, preziosi e rari, sono state aggiunti solo pochi elementi per evocare meglio la nota principale. Troviamo una partenza moderna e frizzante con elemi e zenzero, poi l’immortelle o elicriso per dare morbidezza, quindi il calore delle note ambrate e dei legni di cedro e patchouli, il tocco estremamente deciso del benzoino. Una fragranza raffinata e seducente per un uomo e una donna». Come tutte le creazioni Privé anche «Encens satin» è racchiuso in un flacone-scultura, il tappo a forma di sasso è striato nei toni che vanno dall’azzurro al blu crepuscolare che crea un contrasto morbido con il nero opaco della bottiglia di vetro laccato. Giancarla Ghisi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Tempi liberi 31 italia: 51575551575557 Controcopertina Famiglie Il Questionario di Proust per bambini Scaricare il questionario e la liberatoria (da far firmare ai genitori) dal blog 27esima Ora di Corriere.it Spedirli con una foto alla mail proustperbambini @corriere.it Nome Il tuo difetto Età Il difetto dei tuoi genitori Dove abiti L’ultima volta che hai pianto Che cosa ti rende triste Gioco preferito Che cosa non ti piace fare I nomi che ti piacciono di più Che cosa ti fa paura Bevanda preferita Che cosa ti piace della tua città Vacanze preferite Che cosa vorresti fare da grande Colore preferito Libro o film preferito E cosa non ti piace Il tuo migliore amico o amica Piatto preferito Il tuo eroe o eroina Il peluche con cui dormi Animale preferito Amori È il modo per conoscersi più di moda fra i giovani. «Ma se confessi di usarla, scatta l’idea che la relazione non sia seria» I fidanzati di app e l’imbarazzo di dichiararlo di Costanza Rizzacasa d’Orsogna Addio parole Arriva il social fatto solo di faccine La guerra contro le parole è finita, e hanno perso le parole. A fine luglio negli States verrà lanciato Emojli, un social network fatto solo di emoticon, username compreso. Già obsoleta Yo!, l’app che invia solo l’irritante esclamazione: l’erosione del linguaggio ora è completa. Le parole sono importanti, così le abbiamo eliminate. Con Emojli scriveremo intere frasi di faccine — e se l’idea vi fa star male pensate ai curatori del Devoto-Oli. È la tirannia del cuoricino, che oggi mandiamo al capufficio come al medico di base, perché il senso del ridicolo non è di questi tempi. Di espressioni che sembrerebbero dir tanto ma in realtà dicono niente. Come LOL, che ormai vuol dire tutto e il suo contrario e soprattutto ipocrisia (è la bugia più diffusa sul web). Puerilità, ma semanticamente duttili: ognuno ci legge ciò che vuole. E del resto già Lewis Carroll faceva dire ad Humpty Dumpty, «Quando uso una parola, significa ciò che io voglio significhi». Perché le parole sono intime, e noi, così vulnerabili, ne abbiamo paura. Come sapeva bene Patrick Swayze, che in Ghost a «Ti amo davvero» rispondeva «Idem» (e però allo stesso tempo «Yo» è un grido d’aiuto, segnala il nostro bisogno d’attenzioni). Chi ha tempo, poi, per scrivere una parola intera, se già prima di Twitter, scimmiottando i ragazzini, textavamo «6», «x» e «k»? E mentre i venture capitalist si chiedono se Emojli sia stupidissima o geniale, Forbes ha fatto con gli emoji un’intervista ai suoi inventori, da cui si scopre che la app ha già quasi 100 mila utenti preregistrati. Così i bambini a scuola, invece di abc, impareranno emoji di dita medie. A meno che, costringendoci a non usare più parole, Emojli non faccia riscoprire il vero significato di ogni emoticon, e la prossima volta che invieremo un cuoricino sarà finalmente per davvero. © RIPRODUZIONE RISERVATA di LEONARD BERBERI S embrava tutto in discesa. La conoscenza andava avanti da qualche settimana. E la curiosità aveva lasciato il posto prima all’attrazione. Quindi all’idea, concretizzata, di mettersi insieme. Non per sesso. Non solo, almeno. Ma anche per molto di più. Poi la domanda. All’improvviso. «E ora agli altri che raccontiamo? Cosa diremo quando vorranno sapere come ci siamo conosciuti?». Francesco e Francesca — già, proprio così — sono seduti in un bar a due passi dalle Colonne di San Lorenzo, luogo di ritrovo di centinaia di milanesi e non. Hanno entrambi 28 anni, e tutti e due lavorano nella comunicazione d’impresa. Stanno insieme da quattro mesi. Ma sulla versione da dare al come si sono conosciuti ci stanno lavorando ancora. «La verità è che ci siamo “incontrati” grazie a Tinder — taglia corto Francesca —. È successo che lui ha premuto “sì” alla mia fotoprofilo. Io ho fatto la stessa cosa sulla sua. Si è aperta una finestra, abbiamo iniziato a chattare. Così, per qualche giorno. Poi, visto che non si decideva, mi sono fatta avanti: vediamoci. Dal vivo però!». Tre ore dopo erano seduti a un tavolo. E sarebbe stato soltanto il primo pasto insieme. Anche se, ecco, resta quel nodo su come tutto è iniziato. Perché, nonostante i caratteri estroversi, Francesco a famiglia e amici cerca di raccontare un’altra versione della storia. «Mettiamola così: conosco i miei e so che reagirebbero male se dicessi la verità. Eppoi i miei amici forse potrebbero pensare che la relazione non sia seria». Lei invece la verità l’ha raccontata eccome. «Che male c’è? Basta fare un salto negli Stati Uniti e capire che lì è ormai cosa stra-diffusa. E normale». Due cuori e una app. Tutto — dubbi e certezze — ruota attorno a Tinder. Sconosciuta un anno fa, negli ultimi mesi è letteralmente esplosa in Italia. I suoi critici la bollano come lo strumento per rimorchiare e basta. Ci si piace. Ci si scrive qualche frase. Si arriva al sodo: vieni da me? Se lei (o lui) ci sta è fatta. Altrimenti avanti il prossimo. Per i suoi creatori Tinder è tutt’altro. È il programmino su telefonino che abbatte la barriera della timidezza. Che risolve il problema che ruota attorno al Cos’è L’idea Tinder è una applicazione per smartphone che fa incontrare persone che potenzialmente si piacciono. Lanciata nel 2012 in California, è esplosa in Italia da pochi mesi, con una crescita quotidiana tra l’1 e il 5 per cento, secondo quanto riferito dall’azienda Fotosearch Illustration/Corbis In Rete Come funziona Dopo l’installazione, gratuita, vi si accede attraverso l’account Facebook. Poi Tinder — anche attraverso Gps — combina distanze, gusti, età e eventuali amicizie comuni. Agli utenti non resta che scorrere le foto degli ipotetici partner e votarle. Quando c’è un match tra i «mi piace» si apre la chat Sul blog la 27ora Esiste un potere femminile? L’aumento di donne ai posti di comando è lo specchio di un reale mutamento o solo una vetrina? A cosa hanno rinunciato le donne che quei posti hanno raggiunto? Ministre, ammini- stratrici delegate, scienziate, rettore delle università, donne che hanno assunto incarichi strategici rispondo alle domande nella videoinchiesta che pubblichiamo ogni giorno, fino a settembre. La bambola rapita «mi piace, come faccio a conoscerla?». Alla base c’è un funzionamento molto semplice. Si installa, gratis, sullo smartphone. Vi si accede collegando l’app al proprio profilo Facebook. Poi si lascia fare al Gps e al programmino che combina gusti e idiosincrasie, distanze geografiche e culturali, età ed eventuali amicizie in comune. Scorri verso destra o premi sì e la persona ci piace. Scorri in senso opposto o premi no e la persona scompare dalle nostre «opzioni». Se tra i nostri «sì» c’è qualcuna che ricambia il giudizio allora c’è un «match». A quel punto si apre una chat tra i due. Eppoi tutto può succedere. In Italia, spiegano al Corriere dal quartier generale di Tinder, i tassi di crescita variano dal +1% al +5% sul giorno precedente. Da Milano a Roma lo scenario non cambia. 27esimaora.corriere.it A Milano, dal Wall lof Dolls di via De Amicis, ideato da Jo Squillo come messaggio contro la violenza, hanno rapito «Cometumivuoi», la bambola del blog La 27ora Bruno Delfino indaga nel quartiere. E racconta. Federico, 29 anni e un lavoro di prestigio in una multinazionale, ha iniziato per caso. «Non la conoscevo nemmeno, questa applicazione. Poi un giorno un amico me ne ha parlato». Sì, sì, no, sì, no, no, troppo vecchia, troppo lontana, uhm… interessante. Di giudizio in giudizio, schermata dopo schermata, posa dopo posa, ecco presentarsi — anche se virtualmente — Giovanna. Un anno in meno di Federico, nel campo della moda. Timida, ma determinata. Si sono piaciuti subito, almeno via app. Poi hanno deciso che era il momento di vedersi dal vivo. Quindi hanno iniziato a frequentarsi e a presentarsi ai rispettivi amici. Ma come si sono conosciuti, ecco, quello resta ancora un tabù. «Per fortuna non ce l’hanno chiesto in molti, per ora. Ma a chi vuole saperlo diciamo che ci siamo conosciuti via social network». Il dilemma, a dire il vero, non è solo italiano. Sul sito di Gizmodo è pure comparsa la domanda, abbastanza esplicita. «Come spiego ai miei genitori che ho conosciuto la mia ragazza in una app pensata per fare sesso?». La risposta di Gizmodo? «Menti, menti, menti». Poi ci sono Marco e Valeria. Romani trentenni. Amici sin da piccoli. Si sono presi e poi lasciati. Ora a riavvicinarli è stato Tinder. «Stavo usando l’app mentre ero a New York — ricorda Marco —. Una ragazza dopo l’altra mi si è presentata questa foto con una persona uguale a Valeria e anche con lo stesso nome. Qualche ora dopo accedo a Tinder e mi ritrovo questo messaggio: “Che si fa? Ci riproviamo?"». © RIPRODUZIONE RISERVATA Tempiliberi 32 Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Economia `V `ii ÀÃi /- > ÃiÌÌ>> >L ÌiV /Ì ` -Ì>Ì > ÃiÌÌ>> >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää /Ì /- Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÓ]£{ Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £{£]ÓÈ Ó]{x Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £ä£]x ä]äÓ Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ ££Î]{ £]nä Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]Èä ä]äÇ Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ ££Ç]nx Î]£ Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äx]Ón Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £ä{]n Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ ££Î]ä ä]x{ £]£È Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £ä{]În Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ ££Ç]ää VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£n Î]Óx Î]Î ä]Ó£ Ì« ££ä£ÉäÉÓ£ {]Çxä¯ ££Ç]£Î Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££n]xx Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ ££{]{Ç £]È£ £]ÇÈ Ó]ÓÇ VÌ änä£ÉäÉ£x ä]Înä¯ £ää]££ VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]Îää¯ £ää]ää VÌ £££xÉä{É£n ä]ÇÓȯ £ä£]ä£ ä]{£ ä]{Ç ä]nÈ ä]Îx¯ e ä]Σ¯ e £È°än]Ç ä]ä{¯ >Ã`>µ {°{££]n£ ä]Îx¯ e -E* xää £°È{]ÈÇ Û° La lente CONVENTI E ISOLE ALL’ASTA ORA IL DEMANIO CI RIPROVA U na base d’asta per ciascun immobile, offerte segrete e vincolanti, non solo online, e tempi lunghi per la loro presentazione, con il bando che resterà aperto almeno fino a tutto agosto. «Recepite» le indicazioni del mercato, e soprattutto degli operatori internazionali, che non hanno gradito la mancanza del prezzo base nelle precedenti aste, l’Agenzia del Demanio rimette in vendita cinque grandi complessi immobiliari che a marzo non avevano trovato acquirenti, insieme (sul mercato torneranno l‘isola veneziana di Poveglia, il Convento di San Domenico a Taranto, Casa Nappi a Loreto, il Castello di Gradisca) e altri dieci grandi proprietà, con una base d’asta che va da un minimo di 400 mila euro ad un massimo di 1,5 milioni. La nuova asta, la cui data non è ancora fissata, sarà un test fondamentale per l’Agenzia del Demanio, che aveva in programma la dismissione entro quest’anno di almeno 50 grandi complessi immobiliari, ma l’operazione non è decollata. Nel 2014, con il meccanismo delle aste, ne è stato ceduto solo uno, un vecchio ospedale a Trieste, per 610 mila euro, tutti gli altri sono rimasti invenduti, o perché le offerte erano troppo base, o perché non contenevano le garanzie previste. Certo, la congiuntura del mercato immobiliare non aiuta, ma gli obiettivi sono ancora molto lontani. La legge di Stabilità del 2014, varata dal governo Letta, prevedeva un incasso di 500 milioni di euro l’anno dalla dismissione degli immobili pubblici. Ospedali, fari, vecchi conventi e soprattutto tantissime caserme, distribuite nei centri storici delle città italiane. Quelle dismesse dalle Forze armate sono centinaia, ma anche del famoso piano per la loro dismissione, ormai da mesi, si sono perse le tracce. Mario Sensini © RIPRODUZIONE RISERVATA } } £ iÕÀ ä]Ç{£ ÃÌiÀi ä]££¯ £ iÕÀ £]Ó£{Î vÀ° ÃÛ° Û° r £ iÕÀ ]Ó£ÇÈ VÀ°ÃÛi° Û° r £ iÕÀ £]{{ÈÈ `°V>° ä]Îί ÓΰÓÎÎ]{x ä]äÓ¯ / i® £x°£È{]ä{ ä]Î{¯ >`À` £ä°xÎn]nä ä]äx¯ e ä]än¯ Industria Vendita da 758 milioni, il gruppo Usa torna leader in Europa. Adesso l’Opa Merloni ha scelto Whirlpool Indesit diventa americana Aristide: «Partner giusto per continuare a crescere» MILANO — Indesit, storico marchio degli elettrodomestici di Fabriano, passa sotto il controllo degli americani di Whirlpool. Per la famiglia Merloni, che ha ceduto per 758 milioni di euro il 60,4% delle azioni fin qui custodite nella holding Fineldo, è questa la scelta che potrà garantire lo sviluppo dell’azienda. «La nostra priorità è stata identificare un partner che avesse le caratteristiche per continuare ad assicurare a Indesit e alle sue persone una storia di successo», ha affermato Aristide Merloni, vicepresidente di Fineldo. La Borsa ha salutato l’accordo raggiunto all’alba di venerdì dopo una lunga trattativa con un rialzo del 2,9%. Per giudicare l’operazione finanziaria forse conviene fare un passo indietro di due anni quando la quotazione in Piazza Affari viaggiava attorno ai 2,7 euro. A quei valori il 60,4% di Indesit varrebbe oggi poco più di 170 milioni. Per analizzare l’operazione industriale bisogna invece ricordarsi della riduzione dei ricavi patita da Indesit nei cinque anni della Grande Crisi: dai 3,5 miliardi di fatturato del 2008 agli attuali 2,7 con tanto di diminu- La storia Firma Aristide Merloni e, a destra, Marc Bitzer di Whirlpool zione della quota di mercato a livello mondiale ormai stabilmente sotto il 3%. Così, la sensazione complessiva è che i conti possano alla fine tornare per tutti, al netto di qualche preoccupazione soprattutto sul fronte dei colletti bianchi delle due società (circa 2.500 persone nell’amministrazio- Sette stabilimenti Le due aziende mettono insieme in Italia circa 8 mila addetti distribuiti in sette stabilimenti ne, marketing, risorse umane, controllo, logistica tra Comerio nel varesotto e Fabriano) per le inevitabili sovrapposizioni delle funzioni di staff e di ricerca e sviluppo. Il matrimonio viene suggellato così dall’offerta da 758 milioni di euro per il 60,4% della società (equivalente al 66,8% dei diritti di voto), comprendente la quota Fineldo (44,1%), quella in carico ad Ester (11,5%) e a Claudia Merloni (4,8%). Valutazione pari a 11 euro per azione, poco al di sopra della valorizzazione borsistica di ieri (10,83 euro per azione). A questo prezzo sarà lanciata anche l’Opa obbligatoria sul flottante di Borsa.Poi con tutta probabilità la public company con base in Michighan procederà al delisting. L’operazione dovrebbe chiudersi entro la fine dell’anno con l’approvazione del tribunale di Ancona (il venditore, Vittorio Merloni, è sottoposto a tutela a causa delle sue condizioni di salute) e le autorizzazioni dell’Antitrust europeo. Sul fronte occupazionale i timori di sinergie sul piano dei costi trovano i sindacati cauti nel commentare un’operazione che darà vita al primo produttore europeo per volumi. D’altronde le due aziende mettono insieme nel nostro Paese circa 8mila addetti in sette stabilimenti. Quattro Indesit (tre nelle Marche, uno a Caserta). Tre Whirlpool, Cassinetta di Biandronno (Varese), Siena e Napoli. E ancora Aristide Merloni, tutore del papà Vittorio, ha sentito il dovere di smentire l’ipotesi di un graduale disimpegno dall’Italia: «Whirlpool ha già dimostrato di saper valorizzare le competenze che il nostro Paese è in grado di esprimere anche attraverso un forte radicamento territoriale». Parole i`° +Õ̰ ,i`° ivv° ££äÇ iÌÌ ¯ /Ì i`° +Õ̰ ,i`° ivv° ££äÇ iÌÌ ¯ I due gruppi GLI STABILIMENTI Whirlpool Indesit 1 2 1 Cassinetta di Biandronno (VA) Albacina e 1 Melano (AN) 1 2 3 3 2 Siena Comunanza 2 (AP) Caserta 3 3 Napoli I DIPENDENTI 69.000 {°Î£È]xä £Ç°n£]xÎ Ü ià ä]äȯ 16.000 *>À} >V{ä® /- ̰-Ì>À £]Îxx `>À do £ iÕÀ £ÎÇ]Çxää Þi 4.000 £ iÕÀ ä]äǯ e I RICAVI* dati espressi in euro 13.798 milioni 2.671 milioni on ä]Óǯ e °ÈÈÈ]Î{ M ȰÈä]£Ç À>VvÀÌi 4.000 `À> ä]xx¯ e lia ä]ÈÓ¯ e Ita Óä°È£{]nÈ /- ̰ - >Ài Ó£°£x]nÈ L’UTILE NETTO* dati espressi in euro 624 milioni 3,2 milioni *dati 2013 suffragate dalla forte connotazione italiana di Whirlpool che ha scelto Varese come quartier generale europeo anche per volontà di Marc Bitzer, presidente di Whirlpool per il Nord America e l’Emea, tanto innamorato dell’Italia da aver comprato in Toscana una tenuta di proprietà dell’impren- Quartier generale Whirlpool ha già scelto Varese come quartier generale per la produzione in Europa ditore milanese Giovanni Borghi, fondatore – vuole il caso – della Ignis di Comerio rilevata poi da Whirlpool. Un intreccio che ora porta gli americani a Fabriano, un progetto già immaginato da Vittorio Merloni nel 2006 che però avrebbe voluto riconvertirsi in uno degli azionisti di riferimento della società che ne sarebbe nata attraverso un’offerta pubblica di scambio, un’operazione carta contro carta tesa a riconoscere comunque un ruolo alla famiglia nel risiko globale degli elettrodomestici. Fabio Savelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Dal fondatore a Vittorio, il «bianco» made in Italy si afferma in Europa. La Ferrari di Schumacher regalata dai dipendenti La dinastia di Fabriano e la «family public company» Tutto iniziò con le bilance, poi il salto con le lavatrici a marchio Ariston La dinastia Merloni che vende è una notizia annunciata. Tuttavia non per questo «colpisce» di meno. Perché non si tratta soltanto del nuovo passaggio di mano di un’azienda italiana ricca di storia ma dal futuro altrimenti incerto. A ben vedere con il gruppo di Fabriano passa un «pezzo» dell’Italia imprenditoriale più significativa: un modello di multinazionale rimasta (pur quotata in Borsa) a proprietà familiare, con le passioni, le inevitabili divisioni, le riunificazioni, i problemi e le soluzioni legati alla governance e alla successione; un racconto dove i personaggi principali come Vittorio Merloni, hanno interpretato sogni «schumpeteriani» e contribuito a scrivere le complicate vicende delle relazioni industriali del Paese; un distretto fra i più classici, di quelli che hanno ispirato l’analisi del peculiare sviluppo economico del made in Italy, della dorsale adriatica e delle Tre Italie. Una storia che ha una conclusione in sé di registro quasi narrativo tanto è circolare. Perché, dopo alcuni mesi nei quali sono sfilati, oltre all’americana Whirlpool, svariati altri nomi di potenziali acquirenti, alla fine si torna al capitolo primo, anzi forse al secondo, di «C’era una volta il bianco», del libro cioè che descrive l’epopea dell’industria italiana di frigoriferi e lavatrici. Perché Whirlpool con due passaggi ha già acquistato in Italia uno dei grandi ex concorrenti dei Merloni, la Ignis di Giovanni Borghi. E poi la strada di Indesit si era già incrociata alcuni anni fa con quella di Whirlpool: i due gruppi erano arrivati vicini a una fusione. Poi Vittorio Merloni non se l’è sentita e ha fatto un passo indietro. Un precedente che dimostra come la strada della partnership albergasse già da tempo fra le ipotesi possibili. Quella della vendita si è invece progressivamente rafforzata con la grave malattia di Vittorio. L’imprenditore, titolare dell’usufrutto sulle azioni di Fineldo, la holding che controlla Indesit, non è più stato in grado di seguire le vicende aziendali. E ciò ha costretto la famiglia, i quattro figli An- La famiglia Leader Vittorio Merloni negli anni in cui guidava il gruppo Indesit Fratelli Da sinistra, Francesco, Vittorio, Antonio ed Ester Merloni, la generazione che si è divisa le attività tra Ariston thermo, Indesit e la A. Merloni di Fabriano, quest’ultima poi entrata in crisi e ceduta Gestione Marco Milani, presidente e amministratore delegato a Fabriano Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Economia 33 italia: 51575551575557 Le mosse di Telefonica Telecom Italia, nella partita su Tim Brasil spunta Btg Pactual Telefonica alza bandiera bianca in Brasile e prepara l’uscita da Telecom Italia. La voce è rimbalzata da San Paolo e a Madrid l’hanno lasciata cadere preferendo non commentare. Ieri il quotidiano «Folha de S.Paolo» ha scritto che dopo lo stop del Cade, l’Antitrust brasiliano, alla salita degli spagnoli in Telecom per via del conflitto su Tim Brasil — di cui Telefonica è diretta concorrente con Vivo — Cesar Alierta avrebbe deciso di uscire del tutto dalla partita avviando una trattativa con un fondo per vendere la partecipazione nel gruppo telefonico guidato da Giuseppe Recchi. Una mossa che, secondo il quotidiano brasiliano, sarebbe più agevole ora che Telco ha deciso la scissione e dunque di distribuire pro quota a tutti i soci il 22% di Telecom. Il 60% di quella quota è già di Telefonica. La controparte di Alierta, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe essere Btg Pactual, l’investment bank brasiliana che in Italia ha già acquisito quote di Mps e, dicono le voci, di Banca Carige. Da Madrid non hanno voluto commentare le indiscrezioni su una possibile trattativa per uscire da Telecom Italia. Ma da San Paolo arrivano invece altri dettagli che metterebbero in relazione le mosse di questi ultimi mesi attorno a Tim Brasil e il negoziato con l’investment bank brasiliana. Da tempo si parla di una possibile acquisizione della controllata di Telecom da parte del concorrente Oi, per poi procedere allo spezzatino, coinvolgendo anche Telefonica. Tuttavia lo scenario per Oi ora è cambiato. La compagnia brasiliana è controllata da Portugal Telecom che rischia di pagare cara la crisi del Banco Espirito Santo, di cui ha il 2% del capitale (e il Banco ha il 10% di Portugal Tel) ma soprattutto un bond da 700 milioni di euro che probabilmente non sarà rimborsato. Per gli analisti già la fusione tra Oi e Telemar, programmata per l’autunno, viene vista adesso più difficile. E se è così, pensare a un’acquisizione di Tim Brasil appare proibitivo. E qui entrerebbe in gioco Btg Pactual, ingaggiata da Oi come advisor per l’operazione su Tim Brasil. Alierta, vista la situazione, avrebbe iniziato a dialogare con l’investment bank, che conoscendo per filo e per segno l’operazione potrebbe entrare in Telecom rilevando la quota di Telefonica (quota di maggioranza relativa) e poi da dentro manovrare su Tim Brasil. Telefonica, in pratica, uscirebbe da Telecom dalla porta principale per rientrare in un certo senso dalla finestra, liberandosi al contempo, grazie a Btg, dalla morsa del Cade che sta frenando i piani di crescita di Alierta. Per ora sono solo speculazioni, ma di certo c’è che la scissione di Telco è ormai avviata ed entro pochi mesi Telefonica avrà le mani libere. Federico De Rosa © RIPRODUZIONE RISERVATA L’analisi L’operazione di Fabriano è solo l’ultima di una lunga serie. La ricerca di nuove relazioni Il paradosso del Paese industriale che ha perso il controllo delle «sue» grandi imprese L’accordo 758 milioni di euro il prezzo complessivo dell’acquisto 11 euro ad azione la valorizzazione del titolo Indesit 60,4% la partecipazione di Indesit ceduta 66,8% la quota dei diritti di voto corrispondente 39,6% la quota di capitale sociale che sarà oggetto di Opa obbligatoria D’ARCO Piazza Affari Sisal ritira la quotazione «Mercati sfavorevoli» Anche Sisal, dopo Rottapharm, ritira la quotazione a Piazza Affari. Il gruppo dei giochi ha deciso ieri per la «sfavorevole situazione del mercato mobiliare domestico e internazionale». I soci Permira, Apax e Clessidra avevano messo in vendita 49 milioni di titoli per rimborsare i debiti. L’offerta totale era di 77,5 milioni di azioni, a un prezzo tra 6,3 e 7,7 euro, per una capitalizzazione di 0,82-1 miliardo di euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA drea, Aristide, Maria Paola e Antonella e la madre Franca, a cercare (anche fra divisioni) una soluzione al nodo del passaggio dell’effettiva proprietà e quindi della disponibilità dell’azienda. Un passaggio sofferto concluso con la nomina (travagliata) di un tutore per Vittorio, individuato in Aristide. Il figlio (gemello di Andrea) che si chiama come il capostipite, il «creatore» del modello Merloni. È stato lui a posare nel 1930 il primo mattone del gruppo con una piccola fabbrica (sette operai) di bilance industriali ad Albacina, vicina a Fabriano. Classica storia di imprenditoria italiana: negli anni Cinquanta ha il 40% della quota di mercato nel comparto. Avvia la produzione di bombole per il gas liquido ed entra in quella degli elettrodomestici, con il marchio Ariston. Alla sua morte, nel dicembre 1970 i tre figli, Vittorio, Francesco e Antonio, lavorano in azienda, retribuiti come impiegati. Perché gli utili si reinvestono. Il gruppo viene diviso in tre: a Vittorio va la guida della Merloni elettrodomestici, a Francesco la divisione termosanitari e ad Antonio quella meccanica. Vittorio, che è stato anche presidente di Confindustria, è il più noto e la sua «eredità» vive lo sviluppo maggiore. Anche con l’acquisto di marchi e società come Indesit, Scholtès, Stinol e Hopoint, la Merloni diventa uno dei primi produttori di «bianco» in Europa. Con una scelta non proprio consueta per un’impresa familiare Vittorio af- Negli scorsi giorni un gruppo cinese ha salvato un’azienda di compressori in amministrazione controllata, la Acc di Belluno. In parallelo sta andando avanti l’accordo che garantisce la continuità dell’Alitalia grazie all’ingresso nel capitale degli arabi di Etihad. Ieri gli americani della Whirlpool hanno annunciato l’acquisizione della quota di maggioranza della Indesit. Può sembrare una barzelletta dei tempi di Carosello con un cinese, un arabo e un americano che seppur a vario titolo si presentano in Italia a fare incetta di aziende ma in realtà è un flash che fotografa i nuovi assetti del nostro sistema produttivo e dei servizi. Tantissime cose stanno cambiando e sono l’effetto di un combinato disposto rappresentato dagli effetti (pesantissimi) della Grande Crisi, l’accelerazione dei processi di globalizzazione e l’avvento di un nuovo ciclo tecnologico. Ma se tutto attorno a noi ha il segno del mutamento (cosa cambia per i produttori di auto lo straordinario successo del car sharing?) dovremmo cambiare anche noi e cercare di evitare di accontentarci delle solite litanie. Dobbiamo elaborare il lutto e darci una strategia “altra” rispetto a quella romantica – e che tutti avremmo sicuramente desiderato – della crescita di grandi gruppi a conduzione italiana capaci di sfidare in tutti i settori il mercato globale. La prima verità è che nella grande impresa non siamo stati capaci di implementare quelle strategie di specializzazione che invece nei settori del made in Italy fanno ancora le nostre fortune. Il caso degli elettrodomestici è davanti agli occhi di tutti noi. Per troppo tempo i produttori sono stati alla mercè della distribuzione che li ha di fatto obbligati a una competizione di prezzi rivelatasi perdente. Prodotti come le lavatrici e i frigoriferi nella maggior parte dei casi sono diventati commodity, oggetti indiffe- Capostipite Aristide Merloni fondò l’azienda nel 1930 Il passaggio Nel 1975 la guida del «bianco» passa a Vittorio Manager Dal ‘96 redini ai manager: Caio, Guerra e quindi Milani fida i pieni poteri a un manager esterno: nel 1996 arriva a Fabriano Francesco Caio, reduce dalla creazione di Omnitel. Uno choc, il primo passo verso la trasformazione in quella che l’imprenditore amava definire la «family public company». Che non prevede però i figli in azienda. Tre anni dopo Caio approda nel mondo Internet. Diventa amministratore delegato il «ragazzo di bottega» Andrea Guerra. Che nel 2004 va in Luxottica. Al suo posto sale Marco Milani, fino a quel momento amministratore delegato nel Regno Unito. Il gruppo, sempre più multinazionale con posizioni importanti e stabilimenti, oltre che in Italia, in Gran Bretagna, Russia, Polonia, Turchia cambia nome: Indesit company, un nome globale, meno family e più corporation. Poi arriva la crisi, della finanza, dell’economia e degli elettrodomestici in particolare. E la malattia del capofamiglia. Vittorio, al quale i dipendenti nel 2003 per i suoi 70 anni hanno regalato la Ferrari di Michael Schumacher (senza motore), progressivamente lascia. E lascia anche la famiglia. Andrea nel 2013 rinuncia alla presidenza di Indesit e Milani assume il doppio incarico. Una scelta di continuità, viene definita. Ma alla fine arriva anche la decisione, difficile e sofferta, di separare destini familiari e aziendali. La «family public company» resterà comunque un modello. E non solo in Italia. Sergio Bocconi © RIPRODUZIONE RISERVATA Specializzazione Nella grande impresa non si è puntato abbastanza sulla strategia della specializzazione Futuro Il prossimo passaggio sarà la razionalizzazione tra i vari siti produttivi di Whirlpool e di Indesit renziati e percepiti dal consumatore a basso valore aggiunto. Il risultato è stato che da una parte siamo stati chiamati a competere sul costo del lavoro con il distretto parallelo di Olawa in Polonia e dall’altra abbiamo dovuto cedere a chi, come gli americani della Whirlpool, è disposto a competere sui grandi volumi e trova il coraggio di opporsi ai grandi produttori asiatici, Samsung in testa. Il governo italiano in due riprese per evitare la caduta verticale del settore in Italia ha concluso accordi estremamente complessi nella loro formulazione con la stessa Indesit e con l’Electrolux ma il mercato sembra andare più veloce e con l’affare Merloni ha di nuovo cambiato le carte sul tavolo. Perché è evidente che, almeno in prima battuta, si potranno creare problemi di razionalizzazione tra i vari siti produttivi italiani di Whirlpool e di Indesit. Gli americani sono in Italia da molti anni e han- no ereditato la nobile tradizione industriale dei Borghi e della loro mitica Ignis, sono interlocutori seri e quindi ci sarà modo e tempo di capire quanto l’Italia finirà per contare sulle loro strategie-mondo. I segnali che sono arrivati in questi mesi parlavano sempre di una riconferma di Comerio/Varese come accademia dell’elettrodomestico. La qualità della catena di fornitura italiana e la cultura industriale dei nostri stabilimenti è ancora sicuramente all’avanguardia e può essere quindi una leva competitiva decisiva proprio per riprendere il discorso sull’industria del bianco laddove, al bivio con l’innovazione, è rimasto interrotto o comunque incompiuto. Ma proprio seguendo la nuova vicenda Whirlpool probabilmente impareremo a ragionare su come un Paese-industrializzato-ma-con-pochegrandi-industrie sa rapportarsi con le multinazionali, costruisce schemi di relazione e di negoziato più maturi che superino il patriottismo economico ma siano capaci di salvaguardare la ricerca, la produzione di valore e il lavoro. Solo se saremo capaci di incamminarci su una strada diversa potremo evitare di essere preda di vivere l’arrivo di un cinese, di un arabo, di un americano e magari di un indiano per l’Ilva come chi assiste allo sfoglio di un carciofo. Per dirla con uno slogan dovremo essere capaci di chiedere più valore e al tempo stesso offrire più valore. Oggi non siamo ancora in grado. Dario Di Vico © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 italia: 51575551575557 I Signori comproprietari della Comunione “BENI SOCIALI di VINCA” sono invitati alla riunione in assemblea, che si terrà in Vinca di Fivizzano (MS), presso i locali della ex Scuola Comunale, g.c., il giorno 27 luglio 2014, ore 08,30 - 09,30 registrazione dei partecipanti / ore 09,30 inizio riunione ANAS S.p.A. ANAS S.p.A. Compartimento della viabilità per il Molise Compartimento della viabilità per il Molise AVVISO DI GARA AVVISO DI GARA Gara CB LAV 08/2014: Lavori di Manutenzione straordinaria consistenti nel ripristino delle pavimentazioni stradali in tratti saltuari - Centro A - S.S. 6 Dir - 17 - 85 - 87 - 158 e 652 - CIG: 5820073C2A Modalità di scelta del contraente: procedura aperta ai sensi del’art. 55 del D. Lgs. n. 163/2006 e ss.mm.ii. Prezzo più basso ai sensi dell’art. 82, comma 2 lett. a), del D.Lgs 163/2006, con esclusione automatica delle offerte anormalmente basse, ai sensi degli artt. 86, comma 1 e 122, comma 9 del D.Lgs n. 163/2006. Luogo di esecuzione: Provincia di CAMPOBASSO - ISERNIA. Importo complessivo dell’appalto: € 1.814.000,00 IVA esclusa, di cui € 14.000,00 per oneri relativi alla sicurezza non soggetti a ribasso. Responsabile del Procedimento: Ing. Nicola Picariello. Il bando integrale, depositato presso l’albo del Compartimento della Viabilità per il Molise, è pubblicato sulla GURI n. 78 dell’ 11/07/2014 e sul sito internet all’indirizzo www.stradeanas.it. Termine per la presentazione delle domande di partecipazione: ore 12:00 del giorno 03/09/2014. Le domande dovranno pervenire al protocollo generale del Compartimento della Viabilità per il Molise in Via Genova n. 54 - 86100 Campobasso. IL DIRIGENTE AMMINISTRATIVO Avv. Annamaria Perrella VIA GENOVA, 54 - 86100 CAMPOBASSO Tel. 0874/430234 - Fax 0874/96794 sito internet www.stradeanas.it Gara CB LAV 09/2014: Lavori di Manutenzione straordinaria consistenti nel ripristino della pavimentazioni stradali in tratti saltuari - Centro B - S.S. 16 - 87 - 647 - 647 dir B - e 709 CIG: 5822130DA7. Modalità di scelta del contraente: procedura aperta ai sensi del’art. 55 del D. Lgs. n. 163/2006 e ss.mm.ii. Prezzo più basso ai sensi dell’art. 82, comma 2 lett. a), del D.Lgs 163/2006, con esclusione automatica delle offerte anormalmente basse, ai sensi degli artt. 86, comma 1 e 122, comma 9 del D.Lgs n. 163/2006. Luogo di esecuzione: Provincia di CAMPOBASSO. Importo complessivo dell’appalto: € 1.857.000,00 IVA esclusa, di cui € 13.000,00 per oneri relativi alla sicurezza non soggetti a ribasso. Responsabile del Procedimento: Ing. Nicola Picariello. Il bando integrale, depositato presso l’albo del Compartimento della Viabilità per il Molise, è pubblicato sulla GURI n. 78 dell’11/07/2014 e sul sito internet all’indirizzo www.stradeanas.it. Termine per la presentazione delle domande di partecipazione: ore 12:00 del giorno 05/09/2014. Le domande dovranno pervenire al protocollo generale del Compartimento della Viabilità per il Molise in Via Genova n. 54- 86100 Campobasso. IL DIRIGENTE AMMINISTRATIVO Avv. Annamaria Perrella VIA GENOVA, 54 - 86100 CAMPOBASSO Tel. 0874/430234 - Fax 0874/96794 • sito internet www.stradeanas.it ANAS S.p.A. DIREZIONE GENERALE Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: AVVISO DI GARA RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 o 02 2584 6256 Fax 02 2588 6114 Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 78 del 11/07/2014 è pubblicato il bando di gara relativo alla sotto indicata procedura aperta, con il criterio del prezzo più basso ai sensi degli artt. 81 e 82 del D. Lgs. 163/2006 e s.m.i. e dell’art. 283, comma 4 del D.P.R. 207/2010. Oggetto: DGACQ 07-14 “Affidamento dei Servizi assicurativi relativi alla Responsabilità civile autoveicoli ed Infortuni del Conducente”. Importocomplessivodell’appalto:èpariad€1.470.000,00(Eurounmilionequattrocentosettantamila/00), senza oneri per la sicurezza. Durata dell’Appalto: mesi 36 (trentasei). Responsabile del Procedimento: Avv. Loredana Conicella. Il bando di gara è visionabile anche sul sito internet: http://www.stradeanas.it nella sezione “Appalti ad evidenza pubblica”. Termine per presentare l’offerta: 09 settembre 2014. ore 12.00. Roma, li 12/07/2014 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 - 70122 Bari Tel. 080 5760 111 Fax 080 5760 126 IL RESPONSABILE DELL’UNITÀ ACQUISTI Mauro FRATTINI VIA MONZAMBANO, 10 - 00185 ROMA Tel. 06/44461 - Fax 06/44461 - 06/4456224 • sito internet www.stradeanas.it ANSF - AGENZIA NAZIONALE PER LA SICUREZZA DELLE FERROVIE Piazza della Stazione, 45 50123 - FIRENZE - ITALIA Avviso esito di gara - CIG 5224108E49 Si rende noto che questa Amministrazione ha aggiudicato, in data 9 maggio 2014, la “Procedura aperta per l’affidamento del servizio di brokeraggio assicurativo per le esigenze dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie” (CPV 66518000 - CIG 5224108E49). Criterio di aggiudicazione: criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Aggiudicatario: AON SpA, Via Andrea Ponti 8/10, 20143 Milano (MI). Importo di aggiudicazione: € 250.000,00 IVA ESCLUSA. L’avviso è stato trasmesso all’Ufficio Pubblicazioni della UE in data 2 luglio 2014 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 78 - serie Gazzetta Ufficiale V - Serie Speciale Contratti Pubblici dell’11 luglio 2014. Copia del suddetto è disponibile sul sito www.ansf.it. IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Ing. Antonio Pagano Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera per discutere e deliberare sui seguenti argomenti: 1- Modifica al regolamento della CBSV, adottato in data 28 luglio 2013: a) attribuzione agli amministratori del potere di rappresentanza sostanziale e processuale della CBSV in tutte le controversie attive e passive dinanzi ad ogni autorità giurisdizionale, di qualsiasi ordine e grado; b) conferimento agli amministratori del potere di rappresentanza sostanziale e della conseguente legittimazione sostanziale rappresentativa della CBSV, comprendente il potere di stipulare contratti aventi ad oggetto i beni comuni. 2- Conferimento agli amministratori della legittimazione processuale rappresentativa della CBSV con riferimento a ciascuna delle seguenti controversie dinanzi a: a) Commissione Provinciale Tributaria di Massa, avverso accertamento n. 011636709; b) Tribunale di Carrara, nei confronti di Ferrari Riccardo Srl (RG 205786/2005), avente ad oggetto il rilascio della cava, ivi comprese eventuali fasi cautelari e giudizi di impugnazione; c) Tribunale di Carrara, nei confronti di Ferrari Riccardo Srl a tutela di un credito vantato da CBSV, ivi comprese eventuali fasi espropriative e giudizi di opposizione (RG 206200/2010); d) Tribunale di Lucca, nei confronti di Fallimento CEI Srl (insinuazione al passivo fallimentare, RG 8339/2013); e) Tribunale Amministrativo Regionale della Toscana, nei confronti di Ferrari Riccardo Srl avente ad oggetto la delibera n. 18 del 3.2.2011 del Comune di Fivizzano; f) Tribunale Amministrativo Regionale della Toscana, nei confronti di Ferrari Riccardo Srl avente ad oggetto la delibera n. 17 del 24.1.2014 del Comune di Fivizzano; g) Consiglio di Stato, nei confronti di Ferrari Riccardo Srl e del Comune di Fivizzano, avente ad oggetto la sentenza n. 421/2010 del TAR Toscana; h) Tribunale di Massa, Sezione distaccata di Carrara, promossa da Federici Vilma + altri (RG 205771/2010), avente ad oggetto l’accertamento dell’entità delle quote di partecipazione detenute da Walton Carrara Successori Srl nella CBSV; i) Tribunale di Massa, Sezione distaccata di Carrara, promossa da Ferrari Barbara (RG 206053/2010), avente ad oggetto l’accertamento dell’entità delle quote di partecipazione detenute da l) Walton Carrara Successori Srl nella CBSV; j) Commissario Straordinario per gli Usi Civici, promossa da Federici Zelmira avente ad oggetto l’accertamento e la declaratoria che i Beni Sociali di Vinca costituiscono una Tipica Associazione Agraria di diritto comune, con patrimonio collettivo inalienabile e indivisibile, ivi compresi i relativi giudizi di impugnazione; k) Tribunale Amministrativo Regionale della Toscana, nei confronti di Ferrari Riccardo Srl avente ad oggetto la delibera n. 5432 del 31.3.2007 del Comune di Fivizzano; l) Tribunale Amministrativo Regionale della Toscana, nei confronti di Ferrari Riccardo Srl e del Comune di Fivizzano avente ad oggetto la delibera del n. 302 del 25.9.2010 Comune di Fivizzano; m) Consiglio di Stato, nei confronti di Ferrari Riccardo Srl e del Comune di Fivizzano avente ad oggetto la sentenza n. 3297/2007; n) Tribunale di Carrara, promossa da Federici Angiolino + altri (RG 5432/2007), avente ad oggetto la presentazione di un rendiconto da parte degli amministratori designati dall’assemblea del 1990; o) Tribunale di Massa, Sezione distaccata di Pontremoli da Ferrari Barbara + altri (RG 8150/2011), avente ad oggetto l’accertamento della responsabilità degli amministratori, in relazione ad alcuni rilievi evidenziati dalla Dott.ssa Montefinale nella causa di rendiconto sub 1 (RG 5432/2007); p) Tribunale di Pontremoli, promossa da Ferrari Riccardo e Federici Vilma (RG 8415/2010), avente ad oggetto la nullità e/o annullabilità dell’assemblea del 18.3.1990; q) Tribunale di Pontremoli, promossa da Ferrari Barbara (RG 8182/2012), avente ad oggetto la nullità e/o annullabilità dei contratti stipulati da CBSV con Aleph Escavazioni Srl e con Marmi Walton Carrara Srl; r) Tribunale di Pontremoli ,promossa da Ferrari Riccardo + altri (RG 8241/2012), avente ad oggetto l’annullamento della delibera assembleare dell’1.7.2012, ivi comprese le fase cautelari; s) Tribunale di Pontremoli, promossa da Ferrari Riccardo + altri (RG 1493/2013), avente ad oggetto l’annullamento della delibera assembleare del 28.7.2013, ivi comprese le fase cautelari; t) Tribunale di Massa, promossa da Ferrari Barbara (RG 1664/2013), avente ad oggetto l’annullamento della delibera assembleare del 28.7.2013, ivi comprese le fase cautelari, e contestuale approvazione e ratifica ad ogni effetto sostanziale e processuale, con efficacia ex tunc, dell’attività processuale compiuta dagli amministratori pro tempore con riguardo a ciascuna delle controversie suindicate, ivi compreso il conferimento dell’incarico professionale di assistenza e di rappresentanza in giudizio ed il conseguente conferimento della procura alle liti, in relazione a ciascuna delle controversie suindicate, in favore dello studio legale Menchini & Associati e/o di suoi membri. 3- Approvazione e ratifica, con efficacia ex tunc, dei seguenti contratti di affitto di agro marmifero sito all’interno dell’area nominata monti alti: a) Aleph Escavazioni Srl, firmato in data 18.9.2010, avente ad oggetto la cava Capannaccia - Crespina 1-2-3 - Regina - Tana - Tornese; b) Marmi Walton Carrara Srl, firmato in data 29.4.2011, avente ad oggetto la cava Castelbaito; c) Alpha Calcit Carrara Escavazioni Srl, registrati a Carrara il 06/09/2010 ai nn. 2.724 e 2.725 aventi ad oggetto i giacimenti di Castelbaito ed “area di ravaneto”; d) Aleph Escavazioni Srl, firmato in data 13.05.2013, avente ad oggetto la cava Vittoria-Valcontrada. Ratifica ed approvazione dell’operato degli amministratori pro tempore con riguardo ad ogni attività compiuta in nome e per conto della CBSV in relazione ai predetti contratti. 4- Rendicontazione della gestione della Comunione dei Beni Sociali di Vinca nell’anno 2013 e 2012. 5- Anagrafe della Comunione: relazione Dott. Bertoli Fernando. 6- Approvazione e ratifica dell’operato degli amministratori nel corso del mandato. La riunione si svolgerà sotto la direzione di un presidente, coadiuvato: dagli amministratori, da un consulente giuridico-legale e da un consulente amministrativo-fiscale. Per partecipare alla riunione è richiesta la presentazione di: documento d’identità, in corso di validità; autocertificazione (ai sensi artt. 46, 47, 76 DPR 445/2000 e corredata da fotocopia firmata di documento d’identità, in corso di validità), che attesti: la titolarità della quota della Comunione “Beni Sociali di Vinca”, l’ammontare della suddetta quota e la provenienza della suddetta titolarità. E’ ammessa la partecipazione alla riunione anche per delega scritta. I soggetti delegabili sono soltanto: altri comproprietari della Comunione; parenti e/o affini di comproprietari della Comunione. Per partecipare alla riunione il/la delegato/a, oltre all’autocertificazione di cui sopra, dovrà presentarsi con proprio documento d’identità, in corso di validità e con delega sottoscritta dal delegante. Il presente Avviso, il Regolamento, un Fac-simile di autocertificazione e delega, sono disponibili sui siti www.comunionebenisocialidivinca.it e riunione.benisocialidivinca.it. Per informazioni contattare: [email protected] Vinca, li 10 luglio 2014 Gli Amministratori Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Economia 35 italia: 51575551575557 Il negoziato A settembre i colloqui per il contratto triennale. Chrysler ritira 865 mila Suv L’inchiesta Sì all’accordo Fiat, 260 euro in busta paga L’una tantum per il 2014 verrà versata anche ai cassintegrati MILANO — Avevano promesso «un’intesa prima delle ferie». Era nelle cose che mantenessero. Fiat e Cnh da un lato, sindacati firmatari del contratto aziendale dall’altro (dunque esclusa la Fiom) si sono rivisti ieri pomeriggio a Torino. Sono bastate poche ore a superare le distanze che avevano portato alla rottura delle trattative. E la firma sull’accordo-ponte per il 2014 è arrivata: a fine mese tutti gli 86 mila dipendenti del gruppo — quindi anche i circa 30 mila cassintegrati, ed è questo l’aspetto realmente innovativo — riceveranno un’una tantum di 260 euro lordi. Per il rinnovo contrattuale vero e proprio, che coprirà l’intero triennio 20152018 e affronterà le questioni normative più delicate, non ci sarà da attendere molto di più. Il prossimo appuntamento è fissato per il 22 settembre. Ma le parti hanno già concordato di «definire entro ottobre» un accordo che, dal lato retributivo oltre che normativo, ridefinisca «le attuali regole alla luce delle esigenze e delle prospettive poste dai piani industriali presentati da Fiat e Cnh Industrial». Significa che in gioco entreranno, per esempio, anche gli aumenti di stipendio, o i premi, legati al raggiungimento degli obiettivi fissati dal sistema World Class Manufacturing (efficienza e non solo). E significa, in parallelo, che si avvicina lo sblocco degli investimenti ancora al palo: da Mirafiori, dove in realtà i lavori sono già partiti e manca soltanto l’annuncio ufficiale da parte di Sergio Marchionne; a Cassino, di cui per ora si sa che avrà una «missione Alfa Romeo»; a Pomigliano, che 86.000 I dipendenti del gruppo Fiat (Fiat Chrysler Automobiles e Cnh Industrial) che riceveranno l’una tantum 260 Gli euro che riceveranno in busta paga i dipendenti del gruppo Fiat. Sono compresi anche i cassintegrati L’impianto Maserati (gruppo Fiat) di Grugliasco, in provincia di Torino dopo gli investimenti per la Panda potrebbe essere oggetto di un ulteriore potenziamento. Il punto di riferimento rimane quel che è stato fatto in Maserati. E proprio in Maserati, in fondo, sono maturate anche le condizioni per l’accordo firmato ieri. «Dateci un po’ meno, ma datelo a tutti», avevano chiesto i lavoratori di Grugliasco direttamente a Marchionne. Era meno di un mese fa. Il giorno in cui l’amministratore delegato di Piazza Affari Fca era piombato in fabbrica, toccata e fuga da Detroit (da dove ieri sono stati richiamati 865 mila Suv Jeep e Dodge per possibili corto circuiti delle luci interne), furioso per lo sciopero degli straordinari che avrebbe Banche Be Think arriva sul circuito Star Carige, l’aumento di capitale L’ammissione di Borsa Italiana sottoscritto integralmente (f.ch.) Be Think Solve Execute, partecipata da Intesa Sanpaolo e Tamburi, ha ricevuto da Borsa Italiana l’attribuzione della qualifica Star. Dal 21 luglio le azioni ordinarie saranno negoziate nel Segmento Titoli ad Alti Requisiti, dedicato alle medie imprese che si impegnano a rispettare requisiti di eccellenza in termini di alta trasparenza e vocazione comunicativa, elevata liquidità e corporate governance allineata agli standard internazionali. E pensare che fino a esattamente un anno fa la società era nella grey list di Consob. È stato un successo l’aumento di capitale da 800 milioni di Banca Carige che si è chiuso ufficialmente ieri. Tutte le 7.992.888 azioni ordinarie offerte sono state sottoscritte integralmente e, di conseguenza, senza far ricorso al consorzio di garanzia. Nel dettaglio, durante il periodo di offerta in opzione, iniziato il 16 giugno e conclusosi il 4 luglio, sono stati esercitati 2.145.619.350 diritti di opzione per la sottoscrizione di 7.981.703.982 nuove azioni, pari al 99,9% del totale delle nuove azioni offerte. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA rallentato la macchina da record della produzione Ghibli e Quattroporte. Le uniche auto italiane da tutto esaurito. Il simbolo della rinascita di uno stabilimento e di quel sistema industriale Fiat che, nel Bel Paese, sul successo della riconversione nell’alto di gamma si gioca tutto. Quei lavoratori capivano le ragioni di Marchionne. Sapevano che avrebbero «fatto male», anche a se stessi, tagliando il prodotto in pieno picco di mercato. Quel che non capivano, e per cui erano pronti a scioperare, era perché l’azienda e i sindacati avessero rotto per poche decine di euro. I secondi — anche qui esclusa la Fiom, che un’ora di sciopero l’ha fatta davvero — chiedevano 300 euro per tutti gli 86 mila dipendenti del gruppo in Italia. La prima di euro ne offriva 250, e solo per i «lavoratori attivi». Non pareva disposta a smuoversi di un centimetro. L’avrebbe probabilmente fatto comunque, prima o poi. Non c’è dubbio però che quell’incontro a Grugliasco abbia segnato un’accelerata. E il modo dice molto. Niente mediazioni, né di direttori del personale né di leader sindacali: solo l’amministratore delegato a confronto diretto con i delegati e i team leader della fabbrica. La svolta è nata lì. È lì che, come i lavoratori avevano mostrato di capire le ragioni di Marchionne, Marchionne ha capito le ragioni dei lavoratori. Comprese quelle della solidarietà: «Ci dia di meno, ma lo dia a tutti». Sono arrivati i 260 euro. Anche per i cassintegrati. Raffaella Polato Appalti sospetti, interviene l’Antimafia Italgas commissariata per sei mesi Sciopero alla Ideal Standard I sindacati avvertono che si annunciano massicce le adesioni allo sciopero dei lavoratori della Ideal Standard Industrial previsto martedì. L’azienda ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Orcenigo (PN) entro fine anno e 400 dipendenti sono in mobilità obbligatoria. Le trattative con governo e parti sociali per trovare una soluzione e mettere i lavoratori in cassa integrazione in deroga sono interrotte. La multinazionale della ceramica afferma di voler «rispettare gli accordi» sottoscritti a maggio su Cig e incentivi in uscita, ma sindacati, Regione e lo stesso ministero criticano quello che definiscono un atteggiamento di chiusura. L’unico appuntamento previsto è quello del 15 luglio (martedì, il giorno dello sciopero) alla Provincia di Pordenone. F.Ch. © RIPRODUZIONE RISERVATA Salvatore Ligresti, ex patron di Fonsai, e l’ex presidente dell’Isvap (l’autorità per la vigilanza sulle assicurazioni ora diventata Ivass) Giancarlo Giannini sono stati rinviati a giudizio a Milano per corruzione. Il processo comincerà il 4 novembre davanti alla quarta sezione penale. La decisione è stata presa dal gup Elisabetta Meyer su richiesta dal pm Luigi Orsi, che indaga su vari filoni della vicenda Premafin-Fonsai. L’imputazione per Giannini e Ligresti nasce dall’interessamento di quest’ultimo presso l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi affinché Giannini, in scadenza all’Isvap, ottenere la nomina al vertice all’Antitrust. In cambio del sostegno politico di Ligresti, dal 2002 all’agosto 2010 Giannini avrebbe omesso qualsiasi controllo «nei confronti della società vigilata», cioè il gruppo Fondiaria-Sai controllato dalla Premafin della famiglia Ligresti. Giannini, è scritto nel capo di imputazione, solo nell’ottobre del 2010 decise «in modo tardivo e inefficace» un’ispezione peraltro da lui stesso rallentata e ostacolata. Per il pm avrebbe tenuto un comportamento «contrario ai doveri d’ufficio» per aver accettato la promessa di Ligresti, che però non si concretizzò per la caduta del governo e l’insediamento a palazzo Chigi di Mario Monti. Fabrizio Massaro © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il mercato dei falsi Il caso La decisione del Tribunale di Palermo. Il gruppo: massima collaborazione con le autorità La vertenza Ligresti e Giannini, rinvio a giudizio per il caso Fonsai MILANO – L’Italgas, la più grande e diffusa società italiana di distribuzione del gas, finisce a sorpresa sotto la «tutela» dell’autorità giudiziaria, che intende fare luce su alcuni suoi rapporti locali con aziende in odore di collusione mafiosa. Ciò che è accaduto è che a metà della giornata di ieri la Guardia di Finanza di Palermo si è presentata alla sede torinese dell’Italgas, storica controllata al 100% dalla Snam (a sua volta posseduta della Cassa Depositi e Prestiti), per notificare il provvedimento richiesto dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano. Presenti, con i finanzieri, i quattro amministratori giudiziari che hanno sin da subito preso le redini dell’azienda, rilevando il consiglio di amministrazione in carica: l’avvocato siciliano Andrea Aiello, il commercialista bolognese Luigi Saporito, l’ingegnere e consulente milanese Sergio Caramazza, il direttore dell’istituto di management del Sant’Anna di Pisa, Marco Frey. A loro spetterà per i prossimi sei mesi (a meno di altre decisioni della Procura palermitana) la responsabilità della gestione dell’Italgas, secondo caso dopo quello dell’Ilva (ma con differenti ragioni e modalità) di una grandissima azienda per la quale una Procura chiede una misura di questa portata. Italgas, per dare La raffineria aveva poi disposto un sequestro (7,6 milioni) nei confronti di quattro società dei fratelli palermitani Cavallotti. Proprio dalle relazioni di un paio di dirigenti locali dell’Italgas con le società dei Cavallotti (imputati in passato di 416 bis e assolti) e i loro prestanome sarebbe scaturito il provvedimento nei confronti di Italgas. Misura preventiva antimafia «che colpisce le aziende che pur non potendosi considerare “mafiose” – si legge nella nota della Guardia di Finanza di Palermo – risultano aver subito un’influenza da parte di soggetti contigui a Cosa Nostra, che è valsa a rafforzarne la presenza economica sul territo- La rete La Dda palermitana ha concentrato l’attenzione sui lavori di manutenzione della rete del gas Gela, 3.500 posti a rischio Cresce la tensione a Gela, una delle raffinerie che potrebbero essere chiuse dall’Eni insieme con Taranto, Livorno, Porto Marghera e il petrolchimico di Priolo (Siracusa). Solo a Gela (nella foto una parte dell’impianto) fra occupati e indotto rischiano 3.500 persone. Il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ha chiesto all’Eni di «tornare sui suoi passi». un’idea, gestisce una rete di 53mila chilometri in tutta Italia, ha il 30% dei contatori attivi (5,9 milioni) su 1.435 concessioni. Proprio sugli affidamenti in sub-appalto dei lavori per la realizzazione e la manutenzione delle reti di distribuzione al dettaglio del gas si è concentrata da tempo l’attenzione della Dda palermitana, che lo scorso maggio ha chiesto la sospensione dall’amministrazione di alcune controllate italiane del gruppo spagnolo Gas Natural. Un anno fa, «nel medesimo contesto investigativo», erano stati eseguiti sequestri per 50 milioni nei confronti di un gruppo ritenuto vicino a Cosa Nostra e all’ex sindaco Vito Ciancimino. Lo scorso dicembre il Tribunale di Palermo 5,9 milioni di contatori fanno capo a Italgas, il 30% del mercato italiano rio». Ciò che i quattro amministratori giudiziari dovranno fare nelle prossime settimane è verificare e approfondire i dettagli di quel genere di relazioni «al fine di salvaguardare l’attività imprenditoriale nel suo complesso, i livelli occupazionali, nonché l’indotto economico riferibile ai rapporti con clienti e fornitori». La controllante Snam, da parte sua, ha fatto sapere «che sta prestando la massima collaborazione all’autorità giudiziaria e ai quattro amministratori da essa nominati» e che «confida nella rapida conclusione degli accertamenti». Stefano Agnoli © RIPRODUZIONE RISERVATA Italia-Cina, giudici a confronto su marchi e tutele Il peso dei falsi schiaccia l’economia italiana. Il Sistema moda Italia, ha detto il presidente Claudio Marenzi, paga annualmente un conto di circa 7 miliardi di euro all’industria dei falsi, il 15 % del fatturato. Un totale che incide anche sull’occupazione: sono circa 130 mila i posti di lavoro sacrificati sull’altare delle contraffazioni, industriali e alimentari. «Una situazione insostenibile – ha evidenziato Daniela Mainini, presidente del Centro Studi Grande Milano, che ha alzato lo sguardo in vista dell’Expo –: basti pensare che il primo produttore del formaggio Parmesan, una volgare imitazione di una delle eccellenze italiane, è l’Australia». Un danno concreto per tutto il settore, al punto che un pool di sei pubblici ministeri cinesi, ha incontrato, a Palazzo Marino, sei magistrati italiani, guidati dal presidente del Tribunale delle Imprese, Marina Tavassi, per un confronto normativo, voluto in ambito Ue. Un faccia a faccia Italia-Cina (l’originale e la copia), che è andato dalla tutela dei marchi e dei nomi, ai prodotti. «Abbiamo costituito – ha detto Tavassi – presso il nostro tribunale una task force già in prima fila in vista dell’Expo, che dovrà essere una grande occasione per tutelare nel mondo il valore del made in Italy». Obiettivo condiviso dal ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, che ha rilanciato Milano come sede di un tavolo di lavoro, annunciato per settembre, al quale far sedere anche altri esponenti del governo Renzi, dai responsabili dello Sviluppo economico, all’Economia. Stefano Righi © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: www.piccoliannunci.rcs.it [email protected] oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). 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Quota/pre. 5,712 5,166 5,167 6,010 5,514 5,485 5,201 5,202 5,143 5,665 5,242 5,893 5,551 5,362 5,265 5,000 5,000 5,299 5,262 6,107 6,738 6,418 5,598 4,309 6,514 5,627 5,626 5,617 5,337 5,724 5,064 6,105 3,423 5,088 5,195 5,194 3,356 5,335 5,330 5,592 5,532 4,809 6,106 5,606 4,963 4,455 4,197 5,044 4,948 5,353 5,241 6,326 5,836 4,689 4,395 5,551 5,554 3,583 3,584 4,919 4,817 6,071 5,143 4,259 6,732 6,248 5,323 5,267 5,344 5,079 5,287 6,307 5,136 5,058 6,085 5,685 5,920 5,104 5,104 6,340 5,460 5,711 5,164 5,185 6,013 5,516 5,488 5,205 5,205 5,145 5,669 5,245 5,897 5,555 5,362 5,265 5,000 5,000 5,302 5,266 6,116 6,783 6,447 5,600 4,329 6,527 5,634 5,633 5,622 5,341 5,728 5,067 6,150 3,426 5,082 5,202 5,201 3,352 5,333 5,328 5,588 5,528 4,812 6,106 5,605 4,966 4,455 4,198 5,056 4,959 5,363 5,250 6,335 5,845 4,688 4,395 5,552 5,556 3,569 3,569 4,917 4,815 6,071 5,187 4,280 6,754 6,268 5,319 5,257 5,341 5,076 5,283 6,308 5,141 5,062 6,093 5,692 5,921 5,103 5,103 6,349 5,471 Nome Data Valuta CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B CompAM Fund - SB Bond B CompAM Fund - SB Equity B CompAM Fund - SB Flexible B European Equity A European Equity B Multiman. Bal. A Multiman. Bal. M Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M Multiman.Target Alpha A DB Platinum Agriculture Euro R1C A Comm Euro R1C A Currency Returns Plus R1C DB Platinum IV Croci Euro R1C B Croci Japan R1C B Croci US R1C B Dyn. Cash R1C A Paulson Global R1C E Sovereign Plus R1C A Systematic Alpha R1C A Fondi Unit Linked Quota/od. Quota/pre. Nome EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 1615,275 1084,128 1154,481 1030,080 1413,685 1337,347 118,178 117,827 76,283 79,366 105,159 1614,945 1083,523 1159,931 1032,163 1415,363 1338,953 118,566 118,213 76,140 79,207 104,615 09/07 EUR 10/07 EUR 09/07 EUR 60,050 110,640 939,930 60,630 110,680 940,230 120,310 8623,390 171,850 101,500 6131,170 107,070 10483,880 122,000 8697,880 172,400 101,500 6061,810 106,970 10513,320 Em. Mkt Corp Bd A Euro Corp. Bond A Euro Corp. Bond A-Dis M Euro Short Term Bond A European Bond A-Dis Glob. Bond A-Dis Glob. Equity Income A Glob. Equity Income A-Dis Glob. Inv. Grade.Corp. Bd A-Dis M Glob. Structured Equity A-Dis Glob. Targeted Ret. A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis Greater China Eq. A India Equity E Japanese Eq. Advantage A Pan European Eq. A Pan European Eq. A-Dis Pan European Eq. Inc. A-Dis Pan European High Inc A Pan European High Inc A-Dis Pan European Struct. Eq. A Pan European Struct. Eq. A-Dis Renminbi Fix. Inc. A Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis US Equity A EH US High Yield Bond A US High Yield Bond A-Dis M US Value Equity A US Value Equity A-Dis 09/07 08/07 08/07 08/07 09/07 09/07 08/07 08/07 02/07 02/07 02/07 10/07 10/07 10/07 09/07 30/06 10/07 09/07 Flex Equity 100 Global Equity Maximum Progress Quality 09/07 09/07 09/07 09/07 09/07 ABS- I ABSOLUTE RETURN EUROPA BOND-A BOND-B EQUITY- I PRINCIPAL FINANCE 1 30/05 04/07 30/05 30/05 30/05 31/03 EUR JPY USD EUR EUR EUR EUR 10,994 5,593 5,281 6,524 7,159 EUR EUR EUR EUR EUR Kairos Multi-Str. A Kairos Multi-Str. B Kairos Multi-Str. I Kairos Multi-Str. P Kairos Income Kairos Selection Data Valuta 10/07 11/07 11/07 10/07 10/07 10/07 11/07 10/07 10/07 11/07 10/07 10/07 10/07 11/07 11/07 11/07 11/07 10/07 10/07 11/07 10/07 11/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 11/07 10/07 Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it 10/07 EUR Dividendo Arancio 10/07 EUR Convertibile Arancio 10/07 EUR Cedola Arancio 09/07 EUR Borsa Protetta Agosto 09/07 EUR Borsa Protetta Febbraio 09/07 EUR Borsa Protetta Maggio 09/07 EUR Borsa Protetta Novembre 10/07 EUR Inflazione Più Arancio 10/07 EUR Mattone Arancio 10/07 EUR Profilo Dinamico Arancio 10/07 EUR Profilo Equilibrato Arancio 10/07 EUR Profilo Moderato Arancio 10/07 EUR Top Italia Arancio 50,270 61,350 58,620 62,180 61,130 63,360 61,300 57,100 45,930 66,080 63,510 59,330 48,250 50,460 61,410 58,670 62,130 61,260 63,650 61,460 57,200 45,810 65,930 63,440 59,310 49,180 USD EUR EUR EUR EUR USD USD USD USD USD EUR EUR EUR USD EUR JPY EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR USD USD USD USD Quota/od. 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UCITS A USD KIS - Multi-Str. UCITS D KIS - Multi-Str. UCITS P KIS - Multi-Str. UCITS X KIS - Selection D KIS - Selection P KIS - Selection X KIS - Sm. Cap D KIS - Sm. Cap P KIS - Target 2014 X •AUTOMOBILI E FUORISTRADA, qualsiasi cilindrata con passaggio di proprietà e pagamento immediato. 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Carry Strategy ACC AZ F. Carry Strategy DIS AZ F. Cat Bond ACC AZ F. Cat Bond DIS AZ F. CGM Opport Corp Bd AZ F. CGM Opport European AZ F. CGM Opport Global AZ F. CGM Opport Gov Bd AZ F. Commodity Trading AZ F. Conservative AZ F. Core Brands ACC AZ F. Core Brands DIS AZ F. Corporate Premium ACC AZ F. Corporate Premium DIS AZ F. Dividend Premium ACC AZ F. Dividend Premium DIS AZ F. Emer. Mkt Asia AZ F. Emer. Mkt Europe AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. AZ F. European Dynamic ACC AZ F. European Dynamic DIS AZ F. European Trend AZ F. Formula 1 Absolute ACC AZ F. Formula 1 Absolute DIS AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS AZ F. Formula Target 2014 AZ F. Formula Target 2015 ACC AZ F. Formula Target 2015 DIS AZ F. Formula 1 Conserv. AZ F. Global Curr&Rates ACC AZ F. Global Curr&Rates DIS AZ F. Global Sukuk ACC AZ F. Global Sukuk DIS AZ F. Hybrid Bonds ACC AZ F. Hybrid Bonds DIS AZ F. Income ACC AZ F. Income DIS AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS AZ F. Institutional Target ACC AZ F. Institutional Target DIS AZ F. Italian Trend ACC AZ F. Italian Trend DIS AZ F. Lira Plus ACC AZ F. Lira Plus DIS AZ F. Macro Dynamic AZ F. Opportunities AZ F. Pacific Trend AZ F. Patriot ACC AZ F. Patriot DIS AZ F. Qbond AZ F. Qinternational AZ F. QProtection AZ F. Qtrend AZ F. Renminbi Opport AZ F. Reserve Short Term AZ F. Short Term Gl High Yield ACC AZ F. Short Term Gl High Yield DIS AZ F. Solidity ACC AZ F. Solidity DIS AZ F. Strategic Trend AZ F. Top Rating ACC AZ F. Top Rating DIS AZ F. Trend AZ F. US Income Euro 240,00/kg. •GIOIELLERIA CURTINI Acquistiamo LAMBRUGO vendesi studio dentistico, medicina estetica, laboratorio odontotecnico comprensivo muri. Cell. 340.00.56.659 di Milano Quota/pre. •ORO USATO: Euro 19,55/gr. •ARGENTO USATO : PISCICOLTURA EU programma richiesta 60 % sovvenzione. 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Int. A 04/07 EUR 105,320 105,490 NM Q7 Globalflex A 04/07 EUR 122,250 122,090 NM Total Return Flexible A 10/07 EUR 101,150 101,790 NM VolActive A 10/07 EUR 101,700 102,340 NM VolActive I Nome Data Valuta PS - Bond Opportunities B PS - EOS A PS - Equilibrium A PS - Fixed Inc Absolute Return A PS - Global Dynamic Opp A PS - Global Dynamic Opp B PS - Inter. Equity Quant A PS - Inter. Equity Quant B PS - Liquidity A PS - Opportunistic Growth A PS - Opportunistic Growth B PS - Prestige A PS - Quintessenza A PS - Quintessenza B PS - Target A PS - Target B PS - Titan Aggressive A PS - Total Return A PS - Total Return B PS - Valeur Income A PS - Value A PS - Value B 10/07 08/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 08/07 08/07 03/06 08/07 08/07 08/07 10/07 10/07 10/07 08/07 08/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. 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Misto 10/07 EUR 6,396 BInver International A 10/07 EUR 5,659 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 10/07 EUR 5,347 CITIC Securities China Fd A 10/07 EUR 5,443 Fidela A 10/07 EUR 5,778 Income A 10/07 EUR 7,177 International Equity A 10/07 EUR 6,732 Italian Selection A 10/07 EUR 5,340 Liquidity A 10/07 EUR 4,966 Multimanager American Eq.A 10/07 EUR 4,660 Multimanager Asia Pacific Eq.A 10/07 EUR 4,435 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 10/07 EUR 4,569 Multimanager European Eq.A 10/07 EUR 5,323 Strategic A 10/07 EUR 6,122 Usa Value Fund A 10/07 EUR 5,600 Ver Capital Credit Fd A 7,044 7,533 6,413 5,677 5,339 5,457 5,785 7,219 6,878 5,341 4,955 4,656 4,435 4,591 5,337 6,142 5,617 Fondo Donatello-Michelangelo Due Fondo Donatello-Tulipano Fondo Donatello-Margherita Fondo Donatello-David Fondo Tiziano Comparto Venere Caravaggio di Sorgente SGR 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 EUR 51470,165 52927,939 EUR 46691,916 47475,755 EUR 27926,454 27116,197 EUR 58259,864 57863,932 EUR 468728,464 477314,036 2451,889 2506,583 EUR www.vitruviussicav.com 10/07 EUR Asian Equity B 10/07 USD Asian Equity B 10/07 USD Emerg Mkts Equity 10/07 EUR Emerg Mkts Equity Hdg 10/07 EUR European Equity 10/07 USD European Equity B 10/07 EUR Greater China Equity B 10/07 USD Greater China Equity B 10/07 USD Growth Opportunities 10/07 EUR Growth Opportunities Hdg 10/07 JPY Japanese Equity 10/07 USD Japanese Equity B 10/07 EUR Japanese Equity Hdg 10/07 CHF Swiss Equity 10/07 EUR Swiss Equity Hdg 10/07 USD US Equity 10/07 EUR US Equity Hdg 99,250 139,300 462,910 452,410 277,240 342,360 110,600 157,390 74,590 81,700 133,630 132,580 173,780 132,760 100,850 178,250 196,370 98,880 138,790 463,140 452,650 279,980 345,720 110,470 157,220 74,870 82,000 134,770 133,720 175,290 134,020 101,800 179,000 197,190 Tel: 0041916403780 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it Invesco Funds Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - [email protected] 09/07 USD 1537,608 1537,629 Bluesky Global Strategy A 09/07 EUR 1242,403 1243,076 Bond Euro A 09/07 EUR 1200,374 1201,036 Bond Euro B 09/07 EUR 1458,041 1460,242 Bond Risk A 09/07 EUR 1395,643 1397,766 Bond Risk B 1679,058 1678,697 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A 09/07 EUR Asia Balanced A Asia Balanced A-Dis Asia Consumer Demand A Asia Consumer Demand A-Dis Asia Infrastructure A Asian Bond A-Dis M Balanced-Risk Allocation A Em. Loc. Cur. Debt A Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M 11/07 10/07 11/07 10/07 11/07 10/07 11/07 11/07 11/07 USD USD USD USD USD USD EUR USD USD 25,680 16,760 14,520 14,220 14,600 10,354 15,280 15,438 9,757 25,700 16,720 14,590 14,160 14,650 10,341 15,260 15,448 9,763 ASIAN OPP CAP RET EUR ADWISE L/S CAP RET EUR FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR HIGH GROWTH CAP RET EUR ITALY CAP RET A EUR SELECTED BOND DIS RET EUR SELECTED BOND CAP RET EUR VALUE OPP CAP RET EUR 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 10/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 12,711 111,187 112,654 115,589 24,922 5,804 121,501 9215,787 12,737 111,264 112,756 117,306 25,091 5,820 121,848 9225,349 www.pharusfunds.com [email protected] 10/07 EUR 66,250 PS - 3P Cosmic A 10/07 CHF 65,480 PS - 3P Cosmic C 10/07 EUR 114,300 PS - Absolute Return A 10/07 EUR 120,620 PS - Absolute Return B 10/07 EUR 111,530 PS - Algo Flex A 10/07 EUR 106,560 PS - Algo Flex B 10/07 EUR 86,550 PS - BeFlexible A 10/07 USD 85,160 PS - BeFlexible C 08/07 EUR 103,250 PS - Best Global Managers A 08/07 EUR 107,210 PS - Best Global Managers B 10/07 EUR 110,500 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 10/07 EUR 164,440 PS - Bond Opportunities A 66,670 65,900 114,320 120,650 111,690 106,710 86,730 85,340 102,810 106,730 111,270 164,610 8a+ Eiger 8a+ Gran Paradiso 8a+ Latemar 8a+ Matterhorn Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it 10/07 EUR 6,065 6,166 10/07 EUR 5,213 5,216 10/07 EUR 5,884 5,922 04/07 EUR 854760,583 841236,740 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 13352A7B Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Piazza Affari L’INDICE RISALE CON LE BANCHE LA FRENATA DI MEDIASET di GIACOMO FERRARI Al termine di una seduta volatile ma quasi interamente in territorio positivo, Piazza Affari ha chiuso in leggero rialzo (+0,62% il FtseMib), recuperando parzialmente la perdita della vigilia. Il minirimbalzo è dovuto alle performance di alcuni singoli titoli e al miglioramento del clima generale dopo il buon esito dell’asta dei Btp. Di natura tecnica il recupero di Unipolsai (+3,51%), reduce da un periodo di ribassi. Banca Popolare Milano (+3,11%) e Popolare dell’Emilia Romagna (+2,02%) hanno brillato nel comparto bancario, che peraltro ha registrato anche alcuni ribassi, mentre Campari (+2,03%) ha parzialmente annullato il passo falso di giovedì e Finmeccanica (+1,98%) ha proseguito la corsa in attesa della scadenza di fine luglio per le offerte relative alla controllata Ansaldo Breda. Balzo nel segmento Star di Aeffe (+5,98%) e nel resto del listino di Zucchi (+5,74%). In flessione, invece, Mediaset (-1,25%) sulle deludenti prospettive della raccolta pubblicitaria, sottolineate da un report di Kepler-Cheuvreux, e Telecom Italia (-1,20%) sulle voci di una possibile cessione della quota da parte di Telefonica. Sussurri & Grida La Consob non vuole più i derivati allo sportello (c.tur.) Una consultazione ad ampio raggio che coinvolge banche, Sim e promotori. In pratica tutti gli attori del mercato finanziario. Promotrice è la Consob, che intende sollecitare gli intermediari ad astenersi, su base volontaria, dal collocare prodotti complessi alla clientela retail, i risparmiatori, anticipando così alcuni aspetti della direttiva comunitaria Mifid 2. A spiegare le ragioni della consultazione tra gli operatori è stato ieri Gaetano Caputi, direttore generale dell’Authority presieduta da Giuseppe Vegas, in occasione di un seminario per i 40 anni della Consob. «Possiamo accontentarci di interventi di vigilanza incentrati solo sulla governance degli intermediari? - si è chiesto Caputi - o dobbiamo prestare attenzione ai comportamenti e ancor più ai prodotti per bloccare la distribuzione e la vendita?». Il riferimento è alle obbligazioni strutturate, derivati e prodotti ancorati a indici complessi, poco adatti alla generalità dei risparmiatori. Un tema delicato perché si fronteggiano due esigenze da tutelare: quella del risparmio consapevole e, dall’altra parte, l’autonomia privata degli intermediari. La Consob, riconosce Caputi, «non è chiamata a dare patenti o bollettini d’accesso al mercato, né tantomeno a valutare convenienza e rischiosità degli investimenti, mentre deve disciplinare le corrette regole del gioco». Resta quindi da vedere il grado di adesione che la moral suasion della Commissione produrrà tra gli attori del mercato finanziario. © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° © RIPRODUZIONE RISERVATA De Benedetti (ri)scopre l’industria agroalimentare socio Cremonini. Il quotidiano sardo ha messo in relazione la visita con l’asta indetta dalle Bonifiche Sarde per la vendita dei terreni di Castiadas: 5 ettari sul mare. Un po’ pochini per scomodare l’Ingegnere. Il quale, in realtà, sarebbe andato a vedere un’altra tenuta delle Bonifiche Sarde: i 1.000 ettari delle aziende agricole di Arborea e Marrubbiu che, queste sì, giustificherebbero il viaggio. (f.d.r.) La prassi, di solito, è un’altra. Un’Opa su una società quotata si lancia per il delisting, cioè per l’uscita dal listino. Scorrendo il prospetto preparato per l’Opa sulle Bonifiche Ferraresi si scopre tuttavia che in questo caso non sarà così. Bf Holding, l’eterogenea cordata che ha rilevato dalla Banca d’Italia la quota di controllo della società — dentro ci sono la Fondazione Cariplo di Giuseppe Guzzetti, Carlo De Benedetti, Beniamino Gavio, Vincenzo Cremonini, Sergio Dompè e l’ex presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni — scrive nel prospetto che «l’Offerente intende mantenere la quotazione delle azioni Bonifiche Ferraresi alla luce delle motivazioni e dei programmi futuri». L’obiettivo è creare attorno a Bonifiche Ferraresi il primo gruppo europeo, l’unico quotato in Borsa, nell'agroalimentare. Le risorse verranno quindi utilizzate per allargare il perimetro delle Bonifiche, nel vero senso della parola. Trattandosi di un’azienda agroalimentare, più è grande l’area coltivata maggiori sono le economie di scala e il giro d’affari che si possono sviluppare. Di suo Bonifiche Ferraresi possiede già coltivazioni su 5.400 ettari. Bf Holding vuole crescere ancora. E, sebbene il business plan sia solo all’inizio, la cordata sarebbe già in movimento. Voci riportate dall’Unione Sarda raccontano che la scorsa settimana De Benedetti è atterrato a Cagliari per valutare alcune opportunità. Con lui c’era il neo- © RIPRODUZIONE RISERVATA Il fondo Searchlight mira alle tute da moto della Dainese (c.tur.) Si chiama Searchlight capital, fondo di buyout con basi a Londra e New York, allestito con una dotazione di 860 milioni di dollari da alcuni ex-senior partner di Apollo e KKr. A Milano pochi lo conoscono, visto che non ha mai investito nel Paese, nonostante vi lavorino Fabrizio Zappaterra (ex-Apollo) e Flavio Porciani (già in Blackstone). Eppure è proprio Serchlight il fondo che sta facendo la corte più serrata a Lino Dainese, 66 anni, il fondatore dell’omonima azienda vicentina celebre per le tute da moto, le protezioni per la mountain bike, i caschi Agv e la sponsorizzazione di Valentino Rossi. Il patron del gruppo, di cui è ad Federico Minoli, ex-Ducati, sta valutando il corteggiamento sia ai fini della crescita del gruppo (oltre 120 milioni di ricavi e un brand molto forte) sia riguardo alla successione. C’è poi la questione non secondaria del prezzo, visto che Lino Dainese non ha intenzione di aprire la porta della sua creatura se non a valori d’affezione. © RIPRODUZIONE RISERVATA +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕ̰ v ÃÕ ÜÜܰVÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® ä]xnä Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Ó® ä]Çn Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £ä]xnä VÌi ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® £x]nÈä VµÕi *Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® £]ÓÈä VÃ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® £]££Ç `iÀ«°Àiâi °°°°°°°°°°°°°°°°°°® ££]Çnä i`ià I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]äÎn i`ià £{Ü I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7£{® ä]äää ivvi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £]ÓÇÇ ¢ ,iiÜ>Lið°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p iÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® Î]£ÈÈ LiÌ iÃð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ä]xx «v°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® {]xää > `} 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momento ferocemente euro-scettico, la ricognizione dell’archeologo-filologo Louis Godart (Europa, Codice, pp. 204, 10,90) è prima di tutto un intenso promemoria. Un viaggio che mostra come una geografia dai confini mobili e mutevoli e una lunga stratificazione storica (un albero con le radici classiche, il tronco nel Medioevo cristiano e le fronde nella ratio illuminista) si traducano in un amalgama composito ma inconfondibile, che unisce Bruges e Atene, Roma e Salamanca. È proprio quest’identità, civile-culturale prima che politico-economica, ad aver temperato tanti campi di tensione (Impero/Papato, Riforma/ Controriforma, Nord/ Cultura Mediterraneo), sfociando, non a caso nel pieno dell’ultimo conflitto, nella visione «comunitaria» di Altiero Spinelli e dei Padri Fondatori. Senza sottovalutare rischi tecnocratici e difficoltà di integrazione (vedi il test ucraino), Godart indica in quella visione l’unico vero antidoto ai veleni neo-nazionalisti, inquadrandola non come un’opzione ideale, ma come una necessità senza vere alternative. © RIPRODUZIONE RISERVATA GialloFerrara, il primo festival da paura Aperto sino a domani GialloFerrara, il primo festival letterario dedicato al genere da paura, patrocinato dalla Regione EmiliaRomagna. Si parlerà con Sandrone Dazieri, Maurizio de Giovanni, Lorenza Ghinelli e Marcello Simoni, i cui thriller stanno scalando le classifiche. In programma anche le conferenze e le esposizioni organizzate dall’Associazione Gruppo del Tasso nei vicoli ferraresi. Dialoghi Il rapporto dell’artista con la creatività, gli intellettuali («ne fuggo») e Pasolini («rigoroso e assertivo, ma anche timido e timoroso») Pieter Bruegel il giovane, «I Proverbi», olio su tela, 123 x 164, Rockox House di Anversa, particolare Bugiardi e un po’ matti I miei amici al bar Persone e personaggi del regista Pupi Avati «Incoraggiamo a sognare. Anche mentendo» «F orse non si sbagliano quelli che pensano che i Bolognesi parlino la lingua più bella... Pare ragionevole che la loro lingua risulti dalla mescolanza degli opposti temperata in un’apprezzabile dolcezza...». Verso nessun’altra parlata italiana, Dante, nel De vulgari eloquentia, dimostra un’altrettanta calda simpatia; simpatia per quell’umanità impastata di laboriosità e piacere di vivere, amicizia, passione civile e canagliesca prontezza, quando è necessario, a non farsi fregare e anche a giocare qualche tiro un po’ forte. La corda più appassionata dell’autobiografia di Pupi Avati è forse l’amicizia, un caldo e disincantato amore per la vita — per le persone ca- Il ricordo «Ho frequentato Pier Paolo per tre mesi, architettando le atrocità di Salò mentre la madre chiedeva se per cena preferisse straccetti o cotoletta» ✒ re, ma anche per la sua ruota di fortuna e sfortuna, fiaschi e trionfi, valori profondi e buffe cantonate. Pure i grandi artisti, figure mitiche, sembrano gli amici al bar. È lo spirito che pervade tanti film della feconda e varia opera di Pupi Avati, dalla delicatezza de La seconda notte di nozze al sinistro incubo de La casa dalle finestre che ridono, dalla beffa crudele de La rivincita di Natale, pur sempre intrisa di amicizia ancorché violata, all’amore sottomesso sino quasi all’indennità de Il papà di Giovanna a tanti altri. Questo senso fraterno e fraternamente truffaldino della vita è profondamente cattolico; un cattolicesimo affettuoso e ironico, alla Chesterton, pronto a ridere dell’imperfezione del creato ma prima ancora di se stesso, come quando Avati, ad esempio, racconta dei suoi insuccessi. Tu confessi candidamente — gli dico incontrandolo a Roma — di essere un grande bugiardo e quasi te ne vanti, come ci si gloria, sotto sotto, di certi peccati non troppo sgradevoli. La bugia — lo dici tu stesso — è una dilatazione del reale; le storie che raccontiamo si arricchiscono di continuo mescolandosi alla vita di noi che le raccontiamo. S’identifica con l’arte, che è finzione, e nel tuo caso con la finzione per eccellenza, il cinema. Avati — Nel nostro lessico familiare un bambino bugiardo era uno che inventava. Per inventare occorre immaginare, ma anche per creare occorre immaginare. Siamo quindi penetrati nel sacro territorio della creatività che si diparte sempre da una confutazione dell’esistente, da un suo liberatorio sconfinamento. Nell’oggi il male assoluto è il disincanto. Non si fantastica più singolarmente. Credo invece che mentire a noi stessi sia terapeutico, specialmente nelle tante situazioni difficili in cui la tentazione di resa è forte, convincendoci che ad attenderci ci sia quel risarcimento che ognuno sa di meritare. Dissuadere le persone dai loro sogni, costringerle a confrontarsi con i loro limiti è il peccato più grave che si possa commettere. Giudicare, asserire, sentenziare, impicciarsi degli altri in nome di quella verità espressa da chi la detiene abusivamente è una lucrosa e immorale professione. Qualsiasi manifestazione creativa esige al contrario un salvacondotto perché si produca uno slancio illusorio, un’apertura al mondo. Magris — L’affettuosa ironia con cui racconti di persone a te care e vicine o vicinissime o anche solo incontrate fugacemente è una forma autentica della carità. Ma vorrei chiederti — anche perché è un problema che sento spesso anch’io, nel mio scrivere — se non ti senti pure colpevole di svelare cose, situazioni, sentimenti che, portati a conoscenza di tutti, possono forse pure far soffrire le persone di cui si parla, che possono sentirsi derubate di un segreto, di qualcosa che sentivano esistere solo per loro. Avati — Nel tuo lucidissimo Livelli di guardia ci offri l’esegesi di un post moderno che ci sfugge di mano a ogni fatale giro di boa. Il tuo sguardo è ampio e include molto del nostro presente. L’angolo della mia cinepresa è più stretto, soggettivo, incentrato su esseri umani anonimi destinati a non lasciare alcuna traccia del loro fuggevole passaggio. E tuttavia a loro volta emblematici. Dire di loro, nel bene e nel male, è probabilmente il solo modo che ho per trattenerli, perché non si perdano nella grande dimenticanza. A volte ho riaperto ferite che il tempo aveva rimarginato e ho capito di aver prodotto ulteriore sofferenza. Ultimamente con un racconto dal titolo Un matrimonio ho suscitato addirittura il risentimento di alcuni parenti strettissimi che hanno del tutto frainteso le mie intenzioni. D’altra parte i fatti e le persone esistono, come conferma il tuo amico Javier Marías, solo se c’è qualcuno che li ricorda e li racconta. Con le inevitabili conseguenze. A volte comunque accade anche il contrario, c’è chi si lamenta: «Ma come, hai raccontato tutti quanti e non ci sono mai io?». Impresa ardua accontentare tutti. Magris — Tu hai scritto la sceneggiatura de Le 120 giornate di Sodoma e ciò può stupire, perché quel mondo sadiano ti è lontano. Mi La biografia Pupi Avati — regista, sceneggiatore e scrittore — è nato a Bologna il 3 novembre 1938. Tra i film più recenti che ha diretto: Una sconfinata giovinezza sulla malattia di Alzheimer, con Francesca Neri e Fabrizio Bentivoglio, e Un ragazzo d’oro con Riccardo Scamarcio e Sharon Stone sembri più vicino a Roth, che, decenni prima di Hannah Arendt, ha capito che il male è banale («Hitler, una banale Medusa») e che il gusto di trasgredire può essere balordo come gettare immondizie dal finestrino. In quel film, ha scritto acutamente Alessandro Carrera, Pasolini, nel suo profondo più profondo, si sente forse più vicino ai fascisti di Salò, ai torturatori, che ai «buoni» della Resistenza, proprio perché quelli sono i dannati, i disperati, i perdenti e dunque più autentici, più veri, per lui, delle persone perbene che combattono per la libertà e per la morale... Tutto ciò mi sembra assai lontano dalla tua epicità accogliente, in cui c’è af- fettuosamente posto pure per i mediocri, per gli imbroglioni, per chi si barcamena come può e dunque pure per quei borghesi che scandalizzavano Pasolini... Avati — Ho scoperto il lato segreto di Claudio Magris attraverso i libri di Marisa Madieri. Leggendo alcune sue pagine rivelatrici mi si è disvelato il mood del vostro contesto familiare, permettendomi di stabilire con te questo solido approccio tutt’altro che intellettualistico. Così è avvenuto con Pasolini che ho frequentato per oltre tre mesi nel suo privato, architettando con lui e Sergio Citti le atrocità di Salò, contrappuntati dalla madre che gli chiedeva se © RIPRODUZIONE RISERVATA Improvvisi Un racconto di cattiverie letterarie di SEBASTIANO VASSALLI S ì, vale la pena di leggerlo, questo «racconto più lungo» (Il racconto più lungo. Storia della mia vita, Interlinea, pp. 175, 15) di Manlio Cancogni. Vale la pena di leggerlo non foss’altro perché ci parla di un’epoca in cui la letteratura ringraziava di meno e litigava di più. Che, detta così, può sembrare cosa riprovevole: ma la letteratura ha bisogno di amori e di odi e di umori contrastanti, altrimenti che letteratura è? Cancogni, classe 1916, amico di Cassola e Bassani definiti da qualcuno «le Liale del neorealismo», ha attraversato un secolo di litigi. Apro a pagina 144: «Il disastro è cominciato con l’avanguardia. Personaggi orrendi: Balestrini, Sanguineti, Barilli, Roversi, Pagliarani. Di una arroganza e di un arrivismo… Peggio di loro solo, dopo, il terrorismo». Moravia è a pagina 68: «Io avevo molta simpatia per Moravia. Non lo stimavo affatto come scrittore, a parte Inverno di malato che è un piccolo CANCOGNI E CASSOLA (FOTO PINNA) di CLAUDIO MAGRIS preferisse per cena gli straccetti o la cotoletta. Quel Pasolini lì, che tra l’altro non aveva letto Le 120 giornate di Sodoma (il libro, allora all’indice, glielo procurai io acquistandolo in una bancarella di piazzale Esedra) è nel mio ricordo ancora nitido, un alternarsi dell’intellettuale rigoroso e assertivo che si è prefissato di andare con il suo film oltre il male assoluto e quell’essere timido, sorridente, timoroso di ferirmi nel correggere qualcosa che avevo scritto e che non lo convinceva. È naturalmente quest’ultimo il Pasolini che più mi è mancato negli anni che sarebbero venuti. Magris — Come è ovvio nella vita di un regista di celebri e amati film, il libro è una galleria anche di figure universalmente note di quell’Olimpo che è il mondo del cinema e dello spettacolo. Ma in questa frequentazione prevalente di una sola tribù, non c’è il rischio di un’endogamia asfittica? Ho sempre trovato soffocante frequentare sempre e solo il proprio ambiente; non potrei vivere in un campus universitario soltanto con studenti e colleghi né solo fra scrittori e intellettuali o gente dello spettacolo. Provo affetto, interesse e ammirazione per tanti di loro, che ho la fortuna di frequentare, ma non potrebbero essere gli unici; si prova certo amore e interesse per la propria famiglia, ma non si può vivere solo con e fra i propri famigliari. Forse anche questo è un sentimento cattolico, magari pure bolognese, oltre che triestino... Avati — Hai ragione, ma io da diversi anni mi tengo alla larga dal mio ambito professionale. D’altra parte la cosiddetta Terrazza Romana non esiste più o se esiste sopravvive malinconicamente a se stessa. Le sole persone che mi aiutino a tenere la mente in uno stato di perenne ricettività, non sono gli intellettuali, noiosissimi nella loro supponenza, ma i malati di mente, gli psicopatici. Chi fa il mio mestiere è come carta moschicida per queste persone che vivono nella convinzione che con chi fa il cinema ci siano assonanze profondissime. E forse non hanno torto. È l’illogicità dei loro sragionamenti a sedurmi. È grazie allo stupore di aver trovato qualcuno disposto ad ascoltarli che ho ottenuto la loro fiducia. Intrattengo così una fitta, amichevole, corrispondenza con individui afflitti dalle più disparate patologie dell’intelligenza. Tutti mutevoli, a volte indisponenti, a volte affettuosissimi, forse a volte pericolosi, ma capaci di frequentare ancora il meraviglioso, l’impensabile. Molti dei miei racconti cinematografici li debbo a questo irragionevole sodalizio. capolavoro…». Ungaretti è a pagina 141, a Parigi, con in mano l’edizione francese di tutte le poesie: «“Che bello, che bello! Chissà cosa dirà quel povero Montale”. “Ma Ungaretti, perché dici così?”, mi permetto di chiedere. “Perché è cattivo, perché è cattivo”. “Ma no, non è cattivo: è infelice, semplicemente”». Gadda è a pagina 144: «Era un matto completo. Ma era simpaticissimo, però. Di una timidezza, pover’uomo». Feltrinelli è a pagina 117: «Ho conosciuto quel disgraziato di Giangi, a Milano. Poveraccio. Con me fu molto gentile, ma era chiaramente un nevrotico…». Auguri a Cancogni per i suoi primi cento anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA 3 2014 In questo numero: Julia Kristeva Oltre i conflitti una “terza modernità” E articoli di: M. Hénaff |V.E. Parsi | J.-P. Fitoussi J.-L. Bruguès | P. d’Ors | M. Luzi H.-B. Gerl-Falkovitz | F. Facchini In vendita nelle principali librerie www.vitaepensiero.it – abbonamenti 02 72342310 Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Cultura 39 italia: 51575551575557 ✒ La «guida» di Marco Lodoli VAGABONDARE PER ROMA IN CERCA DI SEGRETI di PIETRO CITATI N uove isole, il delizioso libro di Marco Lodoli (Einaudi, pp. 138, 11,50), non è una guida di Roma, sebbene contenga molte più notizie di una normale guida. Lodoli si sveglia molto presto: quando il crepuscolo dell’alba combatte con le luci del giorno e i profili delle cose escono dal buio. Esce per le strade del suo quartiere, e poi procede sempre più lontano, sino a percorrere le strade e le piazze della città. Possiede un’arte difficilissima, quella di passeggiare, di vagabondare, senza sapere quale sia la sua meta; sia nella vita, sia nella scrittura, dove Baudelaire chiamava quest’arte flânerie. A tratti si smarrisce: ma è sempre fiducioso che qualcosa all’improvviso accadrà, rivelando il mai visto, il nascosto, il possibile, l’impossibile. Conosce i grandi luoghi del passato, come la cupola di San Pietro. Sale lentamente la lumaca di Sant’Andrea — così si chiama questa lunga scala a chiocciola —: sale e ruota fino a giungere in cima alla città e al mondo. Tutto sta sotto i suoi occhi, ed egli si sazia di questa bellezza, che poi esplorerà a piedi, piazza per piazza, via per via, felice perché la sua esplorazione non finirà mai. Vede chiese, palazzi, descrive quadri sconosciuti: si spinge nei luoghi moderni, dove tutto sembra cadere nell’informe, ma stranamente finisce per trovare una forma piena di fascino. Roma è densissima: non getta via nulla, nessuna epoca, nessun secolo, nessun anno, nessun minuto del passato e del presente: è fitta di gente e di tempi, di case e di alberi; tutte le apparenze e le contraddizioni si corrispondono e si intrecciano. In questa densità, Lodoli vorrebbe trovare una lacuna: lo attende una goccia di tempo. Il libro di Lodoli straripa di notizie e di cose: gli occhi non si stancano mai di guardare, e la mente di ricordare. Ma è scritto in modo così leggero, rapido, capriccioso, che i tocchi si perdono e si dimenticano. L’aria si introduce in ogni pagina e noi finiamo per respirare più che per vedere Roma. J. B. C. Corot, «Veduta di Roma», 1826 © RIPRODUZIONE RISERVATA Antologiche L’artista pesarese celebrato in quattro mostre come l’erede (a 86 anni) di Osvaldo Licini YANN ANDRÉA E MARGUERITE DURAS (FOTO DI HÉLÈNE BAMBERGER) Lo scrittore aveva 61 anni Addio Yann Andréa, ultimo compagno di Marguerite Duras dal nostro corrispondente STEFANO MONTEFIORI PARIGI — Quando Marguerite Duras morì, domenica 3 marzo 1996, dopo il funerale Yann Andréa si trasferì con due valigie nel monolocale che lei gli aveva lasciato, di fronte all’appartamento di rue Saint Benoît, a SaintGermain des Prés. Per due anni non ne è più uscito, si faceva portare la spesa a casa. Ha pensato di uccidersi, senza trovarne il coraggio. Un giorno ha chiesto a sua madre di venirlo a prendere, e lentamente ha imparato di nuovo a camminare. Giovedì sera, in quel monolocale, Yann Andréa è morto, a 61 anni. È stato l’ultimo compagno di Marguerite Duras, per 16 anni il suo amore, autista, servitore, agente letterario. Un uomo dedito all’adorazione della scrittrice tanto da abbandonare il suo vero cognome, Lemée, per assumere quello scelto da lei, Andréa. Studente di filosofia a Caen, si era innamorato di Duras leggendo I piccoli cavalli di Tarquinia e decise che non avrebbe mai più letto altro. Per cinque anni le scrisse lettere di ammirazione, finché un giorno dell’estate 1980 bussò alla sua casa di Trouville, in Normandia. Lei aveva 66 anni, lui 28. Non si lasciarono più. Marguerite ogni tanto si stufava, metteva le cose di Yann in una valigia e la buttava dalla finestra chiedendogli di non farsi più vedere. Ma poi lo riprendeva in casa, Differenza perdonandogli le avventure omosessuali (tra loro non c’era Lui era del 1952, amore fisico) nei bar della lei più vecchia di Normandia. Lui non riusciva a 38 anni essendo pronunciare il suo nome, «e non nata nel 1914 sono neanche mai riuscito a darle del tu». Una relazione unica, raccontata dallo stesso Yann Andréa nel libro Questo amore, pubblicato in Italia da Archinto, con quello stile fatto di ritmo e frasi brevi che è sembrato uguale a quello di Duras: una fusione totale, talvolta irritante. Così Yann Andréa in quel libro descrive la sera del loro incontro a Trouville. «Busso alla porta. Lei apre la porta. Sorride. Mi bacia sulla guancia. Dice: lei sa che c’è un campanello. Quando si bussa non si sente niente. Apro la bottiglia di vino. Il vino è molto cattivo, sa di tappo. Lei parla, io ascolto (...). Mi dice, venga a vedere, è bellissimo, e ci sono due sale da bagno, un lusso inaudito, Proust veniva qui con la nonna, prima di Cabourg, sa, sull’altro lato, ma io preferisco il lato interno. Il mare tutta la giornata, notte e giorno, è impossibile. Non dico niente, ascolto. E lei dice: venga a vedere la cosa più bella di tutte, il balcone. E davanti a noi Le Havre, il porto petrolifero, e tutte le luci della notte, è un piroscafo che viene verso di noi e che non si muove (...)». Segue descrizione di come Marguerite gli abbia suggerito di andare a mangiare qualcosa al Central, Yann sia tornato un’ora dopo senza avere avuto la forza di entrare nel ristorante, e di come lei si sia alla fine rassegnata a servirgli un pezzo di pollo freddo. Yann Andréa è stato anche l’uomo che da quel momento in poi dormì nella stanza del figlio della scrittrice, Jean Mascolo, che si sentì estromesso da quella presenza improvvisa e a suo giudizio invadente. Nel 1999 Mascolo aveva pronto un libro — Duras: la cucina di Marguerite — di ricette e interviste. Troppo popolare, vitale. Yann Andréa pose il veto. @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA Valentini, la geometria come enigma Le sue opere sembrano espressioni di musica gregoriana di SEBASTIANO GRASSO E ssere definito, sia pure a 86 anni, «il più autentico erede di Osvaldo Licini» ha reso orgoglioso Walter Valentini. Anche perché all’enunciazione sono seguiti i fatti. Trasformata in museo, la casa natale di Licini, a Monte Vidon Corrado, si apre oggi con una sua mostra (Siderea mensura), curata da Daniela Simoni: quadri e sculture degli ultimi dieci anni (catalogo Ephemeria, pp. 100, € 20). D’altronde era stato lo stesso Licini, in una lettera del 1931 all’amico Checco Catalini (in cui criticava la Quadriennale romana) a suggerire che la sua casa potesse «benissimo» diventare una Galleria. Esposti, a venticinque chilometri di distanza, alla Biblioteca Civica Spezioli di Fermo, libri d’artista e calcografie. Si rinnova «quel piccolo viaggio che Licini compiva, per unirsi alla comunità intellettuale degli amici fermani». Ma non è finita. Altre due mostre di Valentini verranno inaugurate a Pesaro (Promenade: tavole dal 1974 al 2014) e a Novilara (La grande misura: acqueforti e acquetinte). Complessivamente, 160 opere. E così, l’artista marchigiano «in compagnia dei cieli e delle lune di Licini» s’è ritrovato a «viaggiare dentro i suoi sogni». D’altronde, come l’autore de I racconti di Bruto, Walter ha sempre creduto nel rapporto musicale e poetico che si crea fra linea e linea. Pittura, scultura, grafica fagocitano il tempo e lo mutano in bianchi, calcinosi e quasi violenti; in neri, dove la luce affiora sotto forma d’un disegno geometrico; in grigi, mischiati con l’oro, con il blu-mare intensissimo. Colori che non si trovano allo stato naturale, ma che vengono inventati di volta in volta. Geometrie come sentimento e geometrie visionarie? Certamente. Valentini apre le porte al sogno, all’inventiva, al fantastico e alla memoria che oscilla sulla carta pressata sotto il torchio, in una sorta di contrappunto, spinta da un artigiano sui generis: muratore, imbianchino. E tessitore con matita, metro, filo a piombo, livella, filo di cotone, elastico, chiodi, nerofumo, martello, forbici, carta, stucco. Che cosa ha spinto e continua tuttora a spingere Walter verso la geometria? S’è già detto: il segno — talvolta netto o sfumato a seconda del caso — che trasforma il sogno in specie di pen- Eventi Le mostre di Walter Valentini sono a Monte Vidon Corrado, Casa-museo di Osvaldo Licini (12 luglio-12 ottobre); Fermo, Biblioteca Civica (13 luglio-12 ottobre); Pesaro, Galleria Ca’ Pesaro 2 (16 luglio-16 settembre) e Novilara, Borgo dell’Arte (27 luglio31 agosto) Walter Valentini è nato a Pergola (Pesaro). Tra il 1947 e il 1948 è a Roma e nel 1949 a Milano dove ha come maestri Max Huber, Albe Steiner e Luigi Veronesi e dove ha poi scelto di risiedere Qui sopra: «Cosmo». In alto: Walter Valentini al lavoro nel suo studio. L’artista lavora su tela, intonaco e carta (Foto Andrea Valentini) Filosofia Un libro su Elizabeth Anscombe. Studiò la virtù come forma dell’agire L’altra metà di Wittgenstein di MARCO RIZZI S embrerebbe difficile accostare la filosofia di Wittgenstein e la dottrina cattolica della transustanziazione eucaristica. Eppure Elizabeth Anscombe (1919-2001) non vi vedeva alcuna contraddizione. Personalità forte (fumava il sigaro e portava i pantaloni quando ad Oxford le donne erano obbligate a insegnare indossando la gonna), madre di sette figli, era riuscita a vincere la proverbiale misoginia di Wittgenstein, che le affidò la pubblicazione delle sue ultime ricerche, a partire dalle Philosophical investigations apparse postume nel 1953. Convertitasi al cattolicesimo con il marito poco prima della Seconda guerra mondiale, Anscombe diede ulteriore prova della sua indipendenza di giudizio opponendosi all’attribuzione da parte dell’Università di Oxford di una laurea honoris causa al presidente americano Truman: a suo parere, questi avrebbe determinato l’uccisione ingiustificata di vite innocenti, autorizzando i bombardamenti a tappeto e l’uso delle atomiche per abbreviare il corso della guerra. L’episodio ebbe grande risonanza e determinò una svolta nella direzione del suo pensiero; alla pubblicazione del pamphlet contro Truman nel 1956, seguirono infatti Intention (1957) e l’importante articolo «Moral modern philosophy» (1958). A partire dall’analisi del nesso tra linguaggio e comportamento, Anscombe vi ridisegna il rapporto tra intenzione e azione, arrivando a delineare una vera e propria filosofia dell’agire umano: «Gran parte del mio lavoro ha avuto a G.E.M. Anscombe che fare con l’intenzione», affermava in un’intervista concessa verso la fine della sua vita. Al tempo stesso, Anscombe recupera appieno il concetto aristotelico di virtù come forma dell’agire, indicando una direzione di ricerca che si sarebbe rivelata assai feconda nei decenni successivi, specie nell’ambito anglosassone (basti pensare a Martha Nussbaum). Il profilo biografico e le dimensioni principali del pensiero della Anscombe sono ora più accessibili al lettore italiano grazie al volume di Elisa Grimi che, a volte con un po’ di enfasi, ne sottolinea il rigore e la coerenza di studiosa e di cattolica. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il libro: Elisa Grimi, «G.E.M. Anscombe, the Dragon Lady», Cantagalli, pp. 524, € 23 tagrammi in cui le note, sovrapposte, richiamano il contrappunto del XVI secolo; vale a dire il contrappunto nella sua fase più alta. È come se alla geometria-melodia gregoriana si unissero i segni di un’altra, inventata di sana pianta. La geometria diventa un enigma, un rito quasi, resi con un gioco intelligente di trasposizioni d’ombra che mutano continuamente, spesso appena percepite. Man mano, si sviluppa una sorta di narrazione con segni che paiono reperti archeologici. Alla musica si affianca la letteratura. I messaggi hanno codici di nuovo tipo: quelli d’un pittore-scultore che alla geometria dà una dimensione magica e alla magia una forma geometrica. Non si dimentichi che Valentini s’è formato su una tradizione «rinascimentale» e s’è sempre mosso nell’ambito architettonico (quindi, anche geometrico) con una successione di punti e linee sonore che, per esempio, a suo tempo, a Gastone Biggi avevano fatto venire in mente la sarabanda della Suite in sol minore di Bach. Nato nel 1928, a 22 anni Walter si trasferisce dalla natia Pergola, in quel di Pesaro, alla città del duca di Montefeltro. Urbino vuol dire anche Luca Pacioli (De divina proportione) e Piero della Francesca (De prospectiva pingendi): prende forma quell’universo geometrico che sarà il leitmotiv di oltre sessant’anni di lavoro e che creerà un linguaggio pittorico originale su tele — spesso sostituite dall’intonaco — e su carte spesse come quelle che una volta usavano i macellai che fregavano sul peso. Poi è venuto anche il bronzo. Ma che si esprima con la tela, la carta o il metallo, l’ossessione di Valentini resta il tempo. O meglio, il tentativo di unire passato e presente. Il tutto, come in musica, con variazioni sul tema. Che, nel suo caso, si mutano in invenzioni e sempre nuove proposte. Tele sostituite dall’intonaco, si diceva. Tutto comincia quando Valentini deve esporre nell’abbazia cistercense di Chiaravalle, in provincia di Ancona. Davanti a sé ha muri screpolati, dislivelli, macchie, abrasioni, crepe. Coprirli e appendere i quadri o, piuttosto, utilizzare quell’architettura naturale? Non solo le crepe, ma anche la volta, le finestre, il cielo… L’artista interviene con figure geometriche. L’esito? Una sorta di installazione permanente. Grazie alle finestre, le pareti vengono «sfrondate» e il rapporto passato-presente si impossessa del cielo. E l’architettura dei corpi celesti? Si sostituisce a quella degli squarci. «Carte e misure / per una navigazione celeste / linee che vincono lo scuro / del nostro spazio mentale / e salgono a un giorno futuro / e mai precipitano» canta Eugenio De Signoribus in catalogo. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile GERMANIA- ARGENTINA SEGUE DALLA PRIMA La credibilità del nostro governo dipende dalla sua capacità di passare ora dalle parole ai fatti. Gli ostacoli sono dovuti a complicati equilibri sociali e a un groviglio di interessi contrastanti che frenano il cambiamento. Gli economisti capiscono bene gli incentivi, ma capiscono poco le istituzioni e l’evoluzione della società. Governare il cambiamento è un processo squisitamente politico e nazionale. Questo è vero per noi come per gli altri Paesi dell’Unione, ognuno geloso della propria sovranità, ma, anche se in modo diverso, egualmente incapace di fare quel salto che renderebbe tutta l’area dell’euro più competitiva e capace di generare crescita e lavoro. Ma l’Unione potrebbe essere un’occasione. Un’occasione per aiutare i Paesi a superare quegli ostacoli al cambiamento che non permettono di cogliere le opportunità generate dall’interconnessione delle nostre economie. Questo diventerebbe possibile se l’area euro creasse, come parte della sua governance, un nuovo framework: gli investimenti verrebbero indirizzati ai Paesi che attuano riformechiave secondo un meccanismo in cui la credibilità della realizzazione di queste ultime sarebbe garantita da monitoraggio e sanzioni. Non è cosa facile costruire una piattaforma operativa che a livello europeo permetta di inquadrare correttamente i dibattiti nazionali sulle riforme. In passato si era parlato di contratti bilaterali tra Paesi. Questa iniziativa sembra essere morta, ma quell’ispirazione sta riprendendo vita in forma di un progetto multilaterale. Se ne è cominciato a discutere in vari consessi europei e l’idea è stata rilanciata da Draghi nel suo discorso a Londra, durante la commemorazione di Tommaso Padoa-Schioppa. Molti la vedranno con sospetto perché si tratta di cedere sovranità. È invece l’occasione per rendere credibile un progetto comune per la crescita. E aprire un dialogo su nuovi fronti in cui l’Italia, in modo sovrano, possa trovare terreni di iniziativa politica. Lucrezia Reichlin © RIPRODUZIONE RISERVATA L’APPELLO PRO MIGRANTI DEI TRE MILIARDARI NON PIETISMO MA REALISMO (ECONOMICO) ✒ L’unico tratto comune sono i soldi: ne hanno senza fine. Tutti e tre figurano o hanno figurato nella lista dei dieci uomini più ricchi del mondo. Per il resto Sheldon Adelson, Warren Buffett e Bill Gates non potrebbero essere più lontani. Grande finanziatore della destra repubblicana più oltranzista, il magnate dei casinò; sensibilissimo alla giustizia sociale il mago della Borsa, al punto da inventare la regola che la sua segretaria non debba pagare, in proporzione, più tasse di lui; filantropo generoso e paladino di cause come la lotta globale all’Aids e lo sviluppo delle aree più povere, il creatore di Microsoft. Eppure lo scandalo dell’immigrazione, l’incapacità del Congresso americano di trovare un’intesa su una legge non più rinviabile, li avvicina. «Abbiamo visioni politiche diverse e le nostre idee divergono anche sui dettagli di una riforma — scrivono in un editoriale pubblicato ieri sul New York Times — ma potremmo sicuramente trovare una soluzione accettabile per tutti noi». È tempo, secondo i tre miliardari, che i 535 membri del Congresso (435 deputati e 100 senatori) approvino un decreto sull’immi- grazione che «rifletta sia l’umanità del nostro Paese che i suoi interessi economici». È ai confini della follia, spiegano, che l’America apra le sue migliori università a brillanti studenti stranieri, spesso anche finanziandoli, e poi li deporti dopo la laurea. La legislazione attuale infatti prevede un tetto massimo di visti permanenti agli immigrati legali, che hanno completato con successo corsi di studio nei college Usa. La legge bloccata alla Camera ne prevede l’abolizione. La riforma, secondo Aldeson, Buffett e Gates, dovrebbe inoltre garantire un percorso di legalizzazione per gli immigrati clandestini che rispettano le regole, con misure punitive anche più dure per chi le infrange. Infine, dovrebbe essere aggiornato il programma che dal 1990 accorda la cittadinanza Usa ai grossi investitori, ma che è stato abusato da molte frodi: i tre imprenditori suggeriscono permessi di residenza provvisori, legati all’ammontare degli investimenti in nuovi settori. L’unica cosa inaccettabile, concludono, è l’attuale paralisi. ✒ di GIAN ARTURO FERRARI N on si è mai vista una finale mondiale così carica di simboli, di significati, di intenzioni, di valori. Di macroeconomia, di geopolitica, di antropologia, di filosofia (per non parlare della religione...). Un vero e proprio paradiso dell’ermeneutica, ossia della scienza dell’interpretazione. Viceversa, le ultime finali erano state, sotto questo profilo, scialbe e piuttosto deludenti. Spagna-Olanda (2010) e Italia-Francia (2006) erano finali d’Ancien Régime, ottocentesche, piccola politica di potenza sul teatro europeo. Brasile-Germania (2002) e FranciaBrasile (1998) erano state in realtà l’epopea di un ginocchio, quello di Ronaldo, disastrato e causa di sconfitta la prima volta, risorto e causa di riscatto la seconda. Del Brasile-Italia del 1994, resterà temiamo poco, oltre la memorabile (e surreale...) affermazione di Arrigo Sacchi: «Siamo stati sconfitti nel risultato, non nel gioco». E dunque eccoci ritornare indietro di un quarto di secolo a Germania-Argentina del 1990. Alle notti magiche, sotto il cielo di un’estate italiana. Ma non sono più quelle notti (e anche l’estate si fa desiderare), non è più (ahimè!) quell’Italia, non sono soprattutto più quella Germania e quell’Argentina. Allora la Germania, ancora tramortita dalla riunificazione di solo pochi mesi prima, guardava con comprensibile preoccupazione al proprio futuro. L’Argentina, governata — anche lei da pochi mesi — dall’altrimenti ignoto Fernando de la Rua, viveva ancora nel clima di baldoria del decennio di Carlos Menem e nel pittoresco culto di Maradona. Sicché il favore dell’arbitro, che concesse alla Germania un rigore molto generoso e quindi la vittoria, parve tutto sommato giustificabile, un tentativo di riequilibrare la sorte, quasi un risarcimento. In poco meno di venticinque anni la situazione si è non solo capovolta, ma cristallizzata in una implacabile simmetria che, a quel che si vede, ha tutta l’aria di voler durare in eterno. Emisfero boreale contro emisfero australe, stabilità e solidità contro sinistri scricchiolii, ordinata gestione contro trovate estemporanee. L’insistenza sui conti, che tanto spiace alle anime latine (comprese le nostre...), contro le mani sugli occhi per non vedere, per non sapere. E poi un allenatore ben vestito, pulito e ravviato contro l’altro tutto stropicciato e con i cernecchi bianchi al vento, come un vecchio zio un po’ balzano. Calciatori con cui si andrebbe volentieri a cena contro soggetti che, incontrandoli di notte, si tenderebbe a cambiar marciapiede. Una cancelliera (una pastora in verità) preoccupata più di fare il suo mestiere che di essere simpatica contro una presidentessa che sembra uscita dalle pagine di «Cafonal» di Roberto D’Agostino. Una compagine multietnica, comprensiva di turchi, ghanesi, polacchi e tunisini tutti diventati, ma non superficialmente, non per furbizia, tedeschi contro un’altra compagine arroccata in un nazionalismo tanto acceso quanto chiuso. La verità è che la Germania ha un progetto, un’idea di sé. E l’Argentina no. Spira da tutta la Germania una confortante aria di nuova middle class europea. Standard di vita elevati, ma estesi e non esibiti. Cultura non elitaria, ma di buona qualità, non troppa comunque, visti i disastri del passato. Valori non troppo sofisticati e complessi, ma chiari e praticabili. Civiltà di modi, impegno, merito. Il messaggio d’insieme è inequivocabile. L’essere tedeschi non è più questione né di sangue né di terra e neanche di sublimità di pensiero. È una way of life, un modo e un modello generale di comportamento, molto diverso da quello americano. Un modello oggi applicato alla sola Germania, ma da estendersi domani — inevitabilmente — a tutta l’Europa, applicabile a tutti gli uomini di buona volontà. Noi compresi. Certo, se tutto ciò non fosse così ineluttabile, se i tedeschi non fossero così convinti — ma senza iattanza, con pacata ragionevolezza — dell’assoluta bontà della loro posizione, sarebbe meglio, ci sentiremmo tutti meglio. Ma siccome così non è e i giovanotti tutti puliti, con in più l’anziano Klose (perché loro non sono ideologici, badano alla sostanza, non all’anagrafe), son lì a spiegarci che non c’è niente da fare, così si fa se si vuole vincere, ecco che gli sbrecciati argentini si guadagnano, nel segreto del cuore, non poche simpatie. Partono sconfitti, naturalmente. Hanno un giorno in meno di riposo, trenta minuti in più di supplementari, l’energia nervosa bruciata nei rigori, uno dei loro giocatori più importanti infortunato. Proprio per questo la partita che si gioca domani sera oltre che un valore simbolico ne ha uno ben maggiore, profetico, augurale. Guardarla sarà come per gli auguri antichi guardare il volo degli uccelli o il fegato delle capre. Forse vi potremo leggere un presagio su quello che ci attende, sul nostro futuro. Perché in definitiva, se è vero che la ragione (cioè i conti) sono l’unica luce di cui disponiamo in questa valle di lacrime, è anche vero che, come diceva Lawrence d’Arabia, nulla è scritto. Neppure il risultato di una finale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Valentino © RIPRODUZIONE RISERVATA UNA TRAGEDIA DI INCURIA E PARADOSSI NAPOLI MERITA UNA NORMALITÀ «COI BAFFI» Napoli è una città singolare, perché può permettersi due «baffi» alla scogliera di via Caracciolo, due inutili prolungamenti, cioè, della barriera frangiflutti, ma non la manutenzione di un monumento come la Galleria Umberto, simbolo della Belle Époque e dell’Italia unita. I «baffi» sono stati realizzati per una gara velica di dubbia utilità, la messa in sicurezza del monumento avrebbe invece evitato una tragedia, perché proprio da uno dei suoi frontoni sono caduti i frammenti che hanno ucciso Salvatore Giordano, il ragazzo che ora tutti piangono. Napoli cade a pezzi, si è detto. Ma l’anno scorso, il 4 marzo, a distanza di poche ore, prima è collassato uno dei palazzi più belli della Riviera di Chiaia, e poi è andata in fumo, per effetto di un incendio doloso, la Città della Scienza. Anche allora la metafora del crollo apocalittico ebbe la meglio. Eppure, l’Apocalisse non è ripetibile, non può essere un evento seriale. Tra l’altro, ogni visione apocalittica quasi sempre si porta dietro il suo contrario, e cioè il senso di sconfitta, la rinuncia, in ultima analisi il rischio di una delega ai professionisti della protesta. I conti non tornano, dunque. E certo non si può che cominciare dall’accertamento delle responsabilità: di quella penale, di quella politica e di quella civica. In finale due opposte visioni del mondo Il metodo contro la teoria del disordine BEPPE GIACOBBE TROPPE ILLUSIONI SULLA FLESSIBILITÀ ECCO COME ATTRARRE GLI INVESTIMENTI Oggi a Napoli fa discutere il mancato inserimento del sindaco tra i 45 indagati per il crollo omicida. E salta agli occhi la contraddizione, segnalata dal Corriere del Mezzogiorno, con quanto è avvenuto a Ventotene, dove per un episodio analogo il primo cittadino è stato invece condannato a due anni e due mesi. Fa discutere un po’ meno, invece, il fatto che proprio all’altezza dei frammenti che staccandosi hanno travolto Salvatore Giordano ci fosse la sede dell’Ordine degli architetti. Metafora per metafora, perché non prendere in considerazione anche questa, se è vero che una città è un organismo complesso che non può essere governato da un unico Palazzo? Ieri, il sindaco de Magistris ha limitato l’accesso in galleria per motivi di sicurezza. A tragedia avvenuta. Ma non è l’unico paradosso. Nelle gallerie è nata l’opinione pubblica moderna, che qui si incontrava rinunciando ai salotti privati. Chiudere una galleria è come interrompere un’assemblea di cittadini. Brutto segno e non bisognava arrivare a tanto. Meglio, molto meglio, sarebbe stato avere non una scogliera, ma una galleria coi baffi. Marco Demarco @mdemarco55 © RIPRODUZIONE RISERVATA IN RETE GLI INSULTI A SPIELBERG PER UNA FOTO DI SCENA I dinosauri e la stupidità che non si estingue di PAOLO DI STEFANO S i sono estinti i dinosauri, iguanodonti e triceratopi compresi, ma non la stupidità. Questa è la prima morale che si può trarre dal demenziale diluvio di insulti piovuti sulla testa del regista Steven Spielberg colpevole di essersi fatto fotografare, nel 1993, cioè all’epoca di Jurassic Park, sorridente con alle spalle un triceratopo visibilmente defunto. La fotografia, postata su Facebook qualche giorno fa da un certo Jay Branscomb per vedere l’effetto che faceva, ha avuto l’effetto (sperato?) di sollevare le proteste furibonde degli animalisti: «disgustoso» è l’aggettivo più pacato. Per il resto il repertorio di improperi spazia dallo sfumato «uomo spregevole» al più discutibile «assassino». Va da sé che si contano fiumi di interventi: oltre 30 mila condivisioni e seimila commenti. Se il successo (come ormai pare assodato) si misura dai clic e dal numero dei visitatori, non si può negare che l’iniziativa di Branscomb è andata felicemente a segno. Ma quest’ultimo «evento» social-mediatico sintetizza bene un grave problema della comunicazione web: un esempio da antologia di quell’intreccio di ferocia, stupidità e ignoranza che la Rete alimenta quotidianamente, creando un rumore di fondo ormai pressoché assordante per la capacità di diffondersi a cascata nei media. Lasciamo stare per un momento la violen- za verbale gratuita a cui rischiamo tristemente di fare l’abitudine. Nel caso (particolare e insieme emblematico) della reazione alla fotografia di Spielberg, si tratta di una stupidità virale talmente vistosa da entrare nella sfera dell’assurdo patafisico. Ennio Flaiano, un sismografo vivente della dabbenaggine universale, lamentava qualche decennio fa i progressi enormi della stupidità, diventata un «Sole che non si può più guardare fissamente», perché grazie ai mezzi di comunicazione si nutre continuamente di nuovi miti ridicolizzando il buon senso e spandendo il terrore intorno a sé. Non c’era ancora Internet. Sarebbe interessante averlo tra noi, Flaiano, per sentire la sua opinione di fronte a certe manifestazioni becere su Facebook. In particolare quella di cui stiamo parlando. Perché la sollevazione (pseudo)animalista mostra di non prevedere la regola biologica del passaggio di ere, che comporta la conseguenza banale, per quanto atroce, dell’estinzione dolorosa ma inevitabile di migliaia, forse centinaia di migliaia, forse milioni, di specie animali, vertebrati e no. E di fronte alla ricostruzione cinematografica di un (finto!) ceratopside morto si comporta esattamente come se si trattasse di un criceto o di un cucciolo di panda. Insomma, il sacro fuoco della battaglia per la natura si capovolge (per fortuna non sempre) nella negazione del ciclo naturale di lun- ghissima durata, al punto da proiettare la propria indignazione in un eterno quanto improbabile presente che ignora ogni profondità temporale. Come se la bellezza (o la bruttezza) di milioni di anni non fosse passata. Un disturbo cognitivo di massa più che un semplice disorientamento cronologico. Oppure, peggio, per limitarsi a una costatazione più terre-à-terre, crassa ignoranza, vulnus nell’apprendimento elementare, che produce un rapporto surreale con il mondo? Di fronte a tanto devastante offuscamento delle minime facoltà critiche, passano in secondo piano un paio di fattori che sarebbero in sé risolutivi nell’ottica del più semplice buon senso. Primo, anche nella vita, come nella letteratura, esiste la fiction ed esiste la non-fiction: lo slittamento da un piano all’altro è un ulteriore preoccupante segno di deficit culturale. Secondo, anzi primo: l’«assassino» Spielberg non ha ucciso nessun animale (e come avrebbe potuto, anche volendo, dare la caccia a un dinosauro?). E questa ovvietà già basterebbe a invitare gli amici su Facebook a misurare le parole, oltre ad aggiornarsi sulle distanze geologiche: il che è indubbiamente più difficile, perché prevede la pratica, vetusta, della lettura e dell’apprendimento. Almeno un’occhiatina meno rapida del solito a Wikipedia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 41 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere L’ULTIMA CRISI PALESTINESE I FALCHI ALLEATI CONTRO LA PACE Risponde Sergio Romano Caro Giavini, on credo che una tale misura basterebbe a risolvere la crisi palesti- nese. Quando gli algerini insorsero contro la Francia nel 1954, il governo di Parigi e i suoi servizi d’intelligence cercarono di isolare l’Algeria dal resto del mondo, ma non riuscirono a impedire che il Fronte di liberazione nazionale ricevesse armi e munizioni da Paesi amici o da chiunque avesse interesse a soffiare sul fuoco. Finché la maggioranza dei palestinesi si riterrà vittima di una ingiustizia, le formazioni combattenti della resistenza continueranno a disporre di armi. La crisi palestinese non si risolve con prove di forza, che si sono già rivelate in passato inconcludenti e dannose. La soluzione non può che essere un compromesso tra le posizioni estreme di ciascuna delle due parti. Sappiamo che questo è particolarmente difficile quando entrambi i conten- CITTÀ DELL’ALBANIA BICAMERALISMO IMPERFETTO Ricordo di Saranda In attesa degli sviluppi Caro Romano, circa la sua risposta di argomento albanese, segnalo una piccola inesattezza geografica. Saranda (in italiano Santi Quaranta. Il nome deriva da un monastero ortodosso sito nelle vicinanze, dedicato al culto di 40 legionari di Diocleziano che preferirono il martirio piuttosto che rinnegare il cristianesimo) non è un’isola, bensì una ridente cittadina balneare di fronte a Corfù. La regione è mistilingue: in città prevale la lingua albanese, in campagna quella greca. A Saranda c’è un albergoristorante che si chiama Porto Edda (scritto Eda), cioè il nome imposto alla città dal regime fascista dopo che la figlia del Duce (raccontano) ne rimase incantata avendovi trascorso un breve periodo di ferie. Quanto entusiasmo per l’accordo sulla fine del perfetto bicameralismo nel nostro Paese! Vedremo se il monocameralismo imperfetto ci porterà vantaggi o se la possibilità di sfornare leggi più velocemente non ci complicherà la vita ancora di più. L’annosa, drammatica situazione israelopalestinese sembra non poter trovare soluzioni nonostante gli interventi del Papa, del presidente Usa e di altre importanti autorità. Mi domando: come può un Paese apparentemente così povero e privo di mezzi come è quello palestinese investire tanti soldi in armamenti? E chi fornisce tali armamenti? Attraverso quali canali? Forse, se si riuscisse a tagliare gli approvvigionamenti economici e di armamenti di Hamas la situazione potrebbe facilmente risolversi. Erminio Giavini [email protected] N Achille Ragazzoni farmaciadelrenon@ libero.it Non avrei mai immaginato che il nome di Porto Edda sopravvivesse in un albergo-ristorante della città. Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 denti hanno tra le loro file gruppi radicali che non vogliono fare concessioni e sono pronti a sabotare qualsiasi tentativo di pace. Forse l’aspetto più inquietante di quest’ultima crisi è la soddisfazione con cui è percepita dagli estremisti dei due campi. Sul versante palestinese piace a tutti coloro che vogliono affondare la ritrovata unità fra le due famiglie della politica palestinese: Al Fatah e Hamas. Sul versante israeliano piace a tutti coloro che hanno lo stesso obbiettivo e vogliono soprattutto sabotare la prospettiva di due Stati destinati a convivere entro i confini della Palestina mandataria (quella amministrata dalla Gran Bretagna sino al 1948). Lo hanno fatto per molto tempo ostacolando la mediazione del segretario di Stato americano sino al suo fallimento e soprattutto servendosi del fatto compiuto degli insediamenti coloniali con cui il futuro Stato palestinese è stato progressivamente rimpicciolito. Lo fanno ora incitando il governo ad agire militarmente contro la striscia di Gaza. Non so se Benjamin Netanyahu condivida questa linea o debba accettarla per non pregiudicare l’unità del suo governo, dove i falchi sono numerosi. Ma la distinzione, tutto sommato, non ha grande importanza. Finché il governo non rinuncerà alla politica degli insediamenti e a rappresaglie che puniscono, in ultima analisi, la popolazione di Gaza, non vi sarà pace in Palestina. Per alcuni osservatori par- ticolarmente attenti Israele deve ripensare se stesso e il proprio futuro. In una intervista apparsa ora sul blog dell’Ispi (http:// www.ispionline.it/it/intervista/israele-crisi-didentita), Vittorio Dan Segre descrive la situazione attuale come una terza intifada che «non è combattuta sul terreno, ma sullo spazio politico dell’immagine. E qui la debolezza d’Israele è totale. Il Paese deve ripensare la sua capacità di presentare i propri diritti e doveri, ma questa impellenza divide i partiti, incapaci di dire che cosa è realmente Israele. Certamente bisogna “tenere duro” sino al 2016 quando vi saranno nuove elezioni e si spera possa delinearsi un quadro politico che favorisca una maggiore chiarezza su questo fondamentale aspetto». quanto è aumentato il costo della vita nel nostro Paese! società, venivano portati sul ponte Sublicio e gettati nel fiume. Franco Bellini, Udine Mariagrazia Gazzato Mirano (Ve) Silvio Benvenuto, Roma ANZIANI / 1 un’autonomia nelle questioni internazionali che decisamente manca a Roma. Filippo Testa Baldissero Torinese (To) NEGLI ULTIMI DIECI ANNI Aumento delle pensioni Anno 2005: pensione mensile lorda di 1.400 euro. Anno 2014: 1.500 euro . Riflessione: negli ultimi 10 anni la pensione si è rivalutata di una percentuale da prefisso telefonico! E, per carità di patria, non parliamo di ben tre Irpef (statale, regionale, comunale) e di CAPO CIA IN GERMANIA L’espulsione Angela Merkel caccia il capo della Cia a Berlino; da noi, invece, il colonnello del caso Obu Omar viene graziato. La Germania mostra © RIPRODUZIONE RISERVATA Varrone e i «pontani» Per la drammatica situazione della disoccupazione giovanile si stabiliscono nel settore pubblico, compreso quella della magistratura, limiti di età più ristretti rispetto al passato per la permanenza in servizio. Si tratta di una scelta necessaria e opportuna, ma non vorrei che, passo dopo passo, si ripristinasse il costume dell’antica Roma, ricordato da Varrone, dei cosiddetti «pontani», cioè degli ultra sessantenni che, considerati ormai solo un peso per la ANZIANI / 2 Cure negate A mio padre è stato detto in faccia che, poiché è vecchio, la sua vita vale meno di quella di un giovane e, dovendo scegliere chi curare, vista la carenza di organico in ospedale, per lui non ci sarebbe stato posto. Lo trovo crudele e privo del minimo senso di civiltà che dovrebbe esserci in una società che tale si vuole definire e dove la giustizia e la salute si dicono uguali per tutti. Monica Costa, Milano ITALIANI SENZA SOLDI Solo in certi periodi? La tua opinione su sonar.corriere.it Il Vaticano tenta di riportare ordine nei suoi enti finanziari: una sfida che papa Francesco vincerà? SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Balotelli posta in Rete una sua foto mentre imbraccia un fucile. Il Milan: non possiamo impedirglielo. È giusto? 58 No 42 Comincia quella fase dell’anno dove la gente smette di dire che non ha i soldi, e inizia a postare foto di vacanze incredibili su Facebook. Insomma, ma si è poveri solo in certi determinati momenti dell’anno? Valentino Castriota Trepuzzi (Le) Interventi & Repliche La fecondazione eterologa L’intervista del ministro della Salute , Beatrice Lorenzin, pubblicata sul Corriere del 7 luglio, a proposito della fecondazione eterologa suscita grande perplessità del mondo scientifico italiano, sia per quello che dice ma soprattutto per quello che non dice. In attesa delle famose «linee guida» che saranno definite da un pool di esperti nominati dallo stesso ministro, mi auguro che venga considerato anche il destino delle migliaia di embrioni non utilizzati che giacciono da anni congelati in azoto liquido nei laboratori italiani in attesa di un impianto che nelle dichiarazioni della Lorenzin non è nemmeno preso in considerazione. Cosa ne faremo di questi? Verranno impiantati, donati alla ricerca scientifica, o lasciati scadere nel limbo? Il codice unico nazionale che al ministero della Salute si sta scrivendo prevede inoltre un limite di donazione di ovuli per ogni donna, tra i 5 e i 10, e non viene specificato il destino degli eventuali ovuli eccedenti. Viene addirittura ipotizzata una «adozione» di tali ovociti, senza specificarne il futuro destino di vita. Il cosiddetto «egg sharing», ovvero la donazione degli ovociti in sovrannumero di donne che si sottopongono a cure anti sterilità, non accenna alla conservazione nominativa degli stessi, spero prevista, nel caso di fallimento della gravidanza, per un eventuale nuovo tentativo di impianto in utero con gli stessi. Nessuna parola inoltre viene spesa dal ministro circa la diagnosi preimpianto, indispensabile e richiesta da tutto il mondo scientifico per evitare ed eliminare eventuali malattie a trasmissione genetica, ed assicurare la nascita di neonati esenti da patologie spesso mortali. Per il famoso e triste scambio di embrioni in provetta accaduto al «Pertini» di Roma e forse in altri ospedali italiani, mi permetto di suggerire al ministro l’obbligo di etichettatura elettronica di tutti i campioni biologici, utilizzata in tutta Europa e obbligatoria anche sull’insalata venduta nei supermercati, © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. CONSIGLIERI DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri E-mail: [email protected] oppure: www.corriere.it oppure: [email protected] Il dubbio di Piero Ostellino Se il nuovo Senato perpetua antichi vizi L a sostituzione del vecchio Senato — i cui membri erano eletti a suffragio universale — con la cosiddetta Camera delle autonomie locali, i cui membri saranno eletti dai consiglieri regionali, conferma che il presidente del Consiglio, come riformatore, o è un incapace o è un imbro- glione. Copiata dal modello tedesco e/o da quello americano, nati in altre culture e in differenti circostanze storiche e che male si attaglia alla nostra situazione — emersa nel processo unitario nazionalista ottocentesco e riflessa dell’Ordinamento statuale del Piemonte monarchico dei Savoia —, la soluzione, che Renzi chiama «La Riforma», minaccia di risolversi in un colossale pasticcio. Le autonomie locali — fortemente volute da una sinistra fin dai tempi del Pci orfana di potere a livello centrale e culturalmente e politicamente affetta da organicismo social-fascista ereditato dalla Repubblica di Salò — erano diventate il luogo della collusione fra interessi privati e Casta politica, fra sfera amministrativa ed establishment; terreno di coltura di clientele e parentele politiche e affaristiche già presenti nel sistema politico smantellato da Mani pulite. Per dirla con altre parole, erano il ricettacolo di una corruzione dal basso che si distingueva da quella dall’alto della Prima repubblica solo perché venduto come «democratico» dalla sinistra in cerca di soldi. Se proprio si doveva cambiare qualcosa, si sarebbe dovuto smantellare sia il bicameralismo perfetto voluto, per un eccesso di prudenza, dai costituenti, sia la costruzione ideologica voluta dalla sinistra per faIl rischio è che re affari a livello locale, e ripristinare, sulle singole amministrazioil riformismo ni — fino al punto di commissadiventi un regalo riarle, se e quando necessario — un maggior controllo da parte del al malaffare governo centrale; quello stesso «localistico» governo, per intenderci, della Destra storica fino al 1876, prima dell’avvento della Sinistra, pur anch’essa liberale, ma esponente di bottegai e affaristi emersi grazie all’esplosione democratica post-unitaria. Così come lo si vuole, il riformismo è, invece, un regalo al malaffare delle corrotte Caste locali che sono succedute alla corrotta Casta centrale. Una riforma dell’Ordinamento in senso efficientistico e liberale dovrebbe concretarsi nella trasformazione del Senato in un organismo con funzioni di controllo e valutazione dei processi legislativi della Camera dei deputati. Il riformismo di cui ha bisogno il Paese dovrebbe riguardare il funzionamento della Pubblica amministrazione, sistema fiscale compreso, a tutela delle libertà e dei diritti soggettivi del cittadino. Nelle statistiche internazionali sulle libertà e i diritti soggettivi l’Italia è agli ultimi posti. Ma a questo pubblicitario di detersivi — gran esperto di marketing per se stesso che, emerso come leader a destra con Berlusconi e a sinistra con Renzi dopo la fine dei partiti storici, è, ormai, da noi, il capo del governo — non gliene può fregare di meno. Dopo il Cavaliere, che badava agli affari suoi, Renzi contrabbanda per riformismo la perpetuazione delle Caste locali e la loro promozione a elettrici del Senato. [email protected] ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Staino FONDATO NEL 1876 CONDIRETTORE @ PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,00; Argentina $ 20,50 (recargo envio al interior $ 1,00); Austria € 2,00; Belgio € 2,00; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. 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Melania Rizzoli Responsabile Sanità FI EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. 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Viaggio nel tempo” € 8,80; con “English Express” € 12,89; con “Biblioteca della Montagna” € 10,80 42 Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Spettacoli Musica in tour Una stagione ricca di appuntamenti segnata dal concerto dei Rolling Stones LIGABUE Il documentario I Duran Duran visti da David Lynch David Lynch e i Duran Duran: un incontro inaspettato che ha prodotto il docu-film «Duran Duran: Unstaged», in sala il 21, 22 e il 23 luglio. Il film è nato in occasione del concerto del gruppo a Los Angeles, il 23 marzo 2011, quando Lynch diresse in live streaming la performance della band. VASCO 440 mila ONE DIRECTION 403 mila (Liam Payne) 156 mila Il borsino dei protagonisti ROLLING STONES (Mick Jagger) 71 mila I concerti italiani della stagione: la classifica degli spettatori PEARL JAM (Eddie Vedder) 58 mila METALLICA (James Hetfield) 50 mila D agli stadi, mai così tanti come quest’anno, ai salotti di casa. La musica ha occupato l’estate. In ogni ordine di posti avrebbero detto i commentatori calcistici del passato. Undici concerti in una sola stagione a San Siro non si erano mai visti. Il massimo erano stati 7 nel 2008 e nel 2013. La partenza è stata con Biagio Antonacci, quindi due volte a testa per Liga e One Direction, i Pearl Jam, il poker di Vasco (arrivato a quota 21) e sabato prossimo l’ultimo appuntamento con i Modà (viaggiano verso i 50 mila ingressi). Oltre mezzo milione di biglietti. E anche l’Olimpico quest’anno ha vissuto un’estate rock come solo l’anno scorso con Liga (2), Vasco (3) e Modà. Sfida a distanza fra Vasco e Liga. Il rocker di Zocca ha piazzato quattro sold out a Milano (eguaglia il suo stesso record) e tre a Roma (primato anche qui) per un totale di 403 mila ingressi. Liga ha fatto «solo» due tutto esaurito a Milano e Roma, ma ha allungato il suo tour arrivando a 440 mila biglietti venduti. 1, X o 2? Scegliete voi. Che l’ex Meazza sia un posto speciale non è una novità. Lo ha dichiarato il Boss e, dopo gli U2 qualche anno fa, gli One Direction l’hanno scelto per registrare il dvd del tour mondiale. La boyband è stata fra i protagonisti della stagione: due show a Milano con i biglietti bruciati in due ore (156 mila) e uno a Torino (40 mila). «Finalmente la classe politica milanese ha posto rimedio ai veti assurdi che limitavano il numero dei concerti — commenta Roberto De Luca, ceo di Live Nation (Vasco, 1D, Pearl Jam...) —. Ogni data, lo ha calcolato l’università di Torino, porta 10 milioni di euro di indotto. Il caso ha voluto che nel 2014 ci siano stati molti artisti da stadio, ma se per alcuni è il luogo canonico dove esibirsi attenzione a chi lo usa come uno status per promuoversi». Il singolo evento che, in termini di presenze, ha battuto tutti è stato quello dei Rolling Stones al Circo Massimo: 71 mila 500 paganti. «È stato epocale — gongola Mimmo D’Alessandro, organizzatore BIAGIO ANTONACCI 32 mila LINKIN PARK (Mike Shinoda) 35 mila AEROSMITH (Steven Tyler) 30 mila 440 mila (10 date) 403 mila (7 date) 156 mila (3 date) 70(1mila 58 mila 50 mila(1 data) data) (1 data) (1 data) 30(1mila data) (1 data) CORRIERE DELLA SERA Ligabue e Vasco, l’urlo rock degli stadi Mai così tanti spettatori a San Siro e all’Olimpico Estate di rassegne: in arrivo Albarn, Wonder, Young per D’Alessandro e Galli —. Il mio ricordo? La visita al Colosseo organizzata per Charlie Watts e Ron Wood, Mick Jagger a cena con Tornatore e che alle prove riprendeva tutto con una telecamerina». Non solo stadi, le grandi adunate rock hanno funzionato anche con Linkin Park e Aerosmith a Milano e i Metallica a Roma: tutti oltre i 30 mila. Pochi gli italiani in giro: Emma, Giorgia, Elisa, Alessandra Amoroso, Caparezza... «Funzionano i grandi eventi o i tour con meno date ma più selezionate — dice Ferdinando Salzano, ad di Friends & Partners che cura Liga, Modà e altri —. Per l’anno prossimo sto lavorando a un sogno: un tour con più nomi assieme tipo quello che feci con Pino Daniele, De Gregori, Ron e Mannoia». La voglia di musica ha sostenuto anche le proposte più piccole se basate su qualità o leggende del passato. Vedi Plant ieri al Pistoia Blues o Neil Young (21 luglio, sold out) a Collisioni, rassegna fra letteratura, musica ed eno-cultura delle Langhe che porterà a Barolo ✒ Fulmini sul Jammin’. E manca il grande Festival L’ Inghilterra ha Glastonbury, tre giorni di rock e fango con centinaia di band. Barcellona risponde con le adunate del Sonar (elettronica) e del Primavera (rock in riva al mare). Sziget (Ungheria), Pinkpop (Olanda), Roskilde (Danimarca)... sono nomi familiari per il mondo del rock: il meglio dell’anno passa da lì con un’offerta che nella stessa giornata mette assieme superstar e nomi di culto. L’Italia è tagliata fuori dal giro. Ci ha provato l’Heineken Jammin’ Festival, dal ‘98 al 2012, ma, complice anche il maltempo che ha affossato l’esperienza di Venezia degli ultimi anni, ha sempre sofferto la scarsa abitudine del nostro pubblico al festival (si andava per vedere il big e basta), i cast disomogenei e la carenza di infrastrutture. (a.laf.) © RIPRODUZIONE RISERVATA circa 70 mila persone in 4 giorni. Più o meno la stessa affluenza del Lucca Summer Festival che ha come perla Stevie Wonder (20 luglio, inutile cercare biglietti). A Ferrara Sotto le stelle vince l’indie rock di Bastille (con George Ezra), National e Franz Ferdinand. E in tour ci sono anche Arctic Monkeys, Paolo Nutini e Damon Albarn. Il MiAmi di Milano è una garanzia per il mondo indie italiano: a giugno 20 mila persone in tre giorni hanno visto Luci Della Centrale Elettrica, Marta sui Tubi, Brunori Sas, Tre Allegri Ragazzi Morti e altri. Mancano i festival veri, quelli con più nomi nello stesso giorno. Il Rototom, istituzione europea del reggae, è dovuto emigrare in Spagna e sono fallite anche altre esperienze. Ce la farà Yashwant Bajaj, magnate della finanza anglo-indiano, che con Umbria Rock porta Paul Weller e altri artisti brit a Massa Martana (1-3 agosto)? «Non chiediamo sol- Le star In concerto Tra i protagonisti Stevie Wonder (foto) il 20 luglio al Lucca Summer Festival. In tour gli italiani Elisa, Caparezza, Emma. A Ferrara attesi i Bastille, National e Franz Ferdinand. In tour Arctic Monkeys, Paolo Nutini e Damon Albarn e Robert Plant di, ma strutture — commenta Corrado Rizzotto di Vivo Concerti —. Questo è un bel movimento sano, fatto di gente che vuole divertirsi, altro che il calcio... E che spende e si posta favorendo il turismo: il 60% del pubblico dei concerti milanesi viene da fuori regione». E siamo alla dimension minima dello show. Niccolò Bossini, chitarrista di Ligabue, si è inve n t a to u n #acasatour che lo ha portato a suonare nel salotto di chi si offriva. Ultima data a Poviglio (Reggio Emilia), il suo paesino, il 30 agosto. E lunedì, la sorpresa di Ed Sheeran: in attesa di riempire i palazzetti a gennaio, il rosso inglese si esibirà nella casa di una fan milanese scelta via social network. Andrea Laffranchi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 L’intervista Spettacoli 43 italia: 51575551575557 Il neodirettore artistico della rassegna romana: le reti generaliste puntano su divertimento facile e storie edificanti Freccero giudice delle fiction: in Italia solo fughe nel passato «Basta con eroi e santi, impariamo dai modelli Usa» ROMA — «In Italia concepiamo solo due generi di fiction: quella di puro divertimento, consumo, distrazione e quella edificante con eroi, preti, giudici, santi... rivolta al passato. Entrambe sono destinate ai circuiti delle reti generaliste. In America, soprattutto con la pay-tv, si sta affermando una fiction che addirittura prevede e interpreta il futuro». Carlo Freccero, uno dei maggiori esperti del piccolo schermo, ha assunto la direzione artistica del RomaFictionFest, la cui ottava edizione (che sembrava in forse) si svolgerà all’Auditorium Parco della Musica dal 13 al 18 settembre. H a l e i d e e m o l to chiare l’ex direttore di Rai2, che dai primi anni Ottanta ha navigato in Freccero, 66 anni varie reti. Boccia subito serie e miniserie nostrane: «Io non do pagelle, dico solo che le reti che producono fiction sono soprattutto quelle generaliste, le quali propongono telefilm arretrati che pescano nella memoria di un pubblico attempato, che si rifugia nel ricordo dei tempi andati. Invece ci sarebbero mezzi e autori per produrre un nuovo genere di prodotti per altro pubblico. Ci sta per esempio provando Sky: prima con “Romanzo criminale” e ora con “Gomorra”, che sta avendo successo in tutto il mondo perché lavora su un linguaggio diverso, con una mise en scène cinematografica... Insomma — precisa — non boccio i prodotti, semmai boccio Rai1 e Canale 5 che non sperimen- tano con i bravi sceneggiatori che pure esistono! Io — rivendica con orgoglio — produssi il primo Montalbano su Raidue». Una carriera movimentata e a volte burrascosa, quella di Freccero: «Il proble- Poco coraggio «Si pensa al pubblico maturo ignorando altre fasce di telespettatori. L’esempio di Gomorra su Sky è positivo» ma è che la fiction italiana è bloccata dalla censura — incalza —, non si possono trattare certi temi considerati tabù: siamo in un Paese cattolico bigotto». Si mostra agguerrito, per far rinascere un festival da molti considerato moribondo: «Non mi aspettavo questa proposta che forse mi è stata fatta per disperazione, perché nessuno l’avrebbe accettata: mi chiamano sempre all’ultimo momento! — ci scherza su —. Ho il compito di resuscitarlo e, da quando sono stato chiamato a dirigerlo a quando lo condurrò in porto, ho solo 40 giorni di tempo. È una scommessa, ma non mi preoccupa: sono riuscito a mette- Il debutto Recitazione e danza nello spettacolo sulle passioni violate Carmen, Medea, Cassandra Il teatro processa tre simboli ROMA — Tre donne e i loro tipo di violenza: quella del non racconti di passioni violate, di ascolto». amori impossibili, di sogni proiLe tre vicende sono ambienbiti. Carmen, Medea e Cassan- tate in tempi e luoghi diversi da dra: tre simboli di una femmini- quelli originali: Carmen la vedialità declinata in tutte le sue in- mo a Lampedusa, è una profuga quietanti sfaccettature, icone in- confusa tra gli sbarchi dei midiscusse della letteratura granti e gli scafisti che commerteatrale di tutti i tempi. A loro è ciano in carne umana; Medea la intitolato lo spettacolo che de- cogliamo in tribunale, interrobutta sabato 19 luglio al Festival gata da un giudice sotto i rifletTeatri di Pietra nella Villa Impe- tori di in un processo mediatico riale di Pausilypon a Napoli: che ha già emesso giudizi irrevo«Carmen Medea Cassandra - Il cabili; Cassandra la troviamo inprocesso» con la regia e coreo- vece nella Sicilia anni Cinquangrafia di Luciano Cannito e la ta, in un dopoguerra che aggiordrammaturgia di Paolo Fallai. na miti e strumenti del potere. «Sono passate alla storia come tre donne colpevoli — osserva Cannito — dall’infedeltà all’inutile capacità di vaticinare il futuro col cuore, al più atroce dei delitti, l’infanticidio. Le loro sono storie estreme ed eterne ed è per questo che abbiamo voluto ragionarci sopra, per restituire loro la parola. Le loro vicende, infatti, sono sempre state raccontate da uomini, in un’ottica dichiaratamente colpevolista». «Carmen — aggiunge Paolo Fallai — è contesa tra due uomini e alla fine pagherà sulla propria pelle. Medea, sia pure con tutto l’orro- Rossella Brescia e Vanessa Gravina re della madre che uccide i suoi figli, è colei che subisce l’oltraggio di Giasone e per que- Parole e corpo sto compie una strage, i figli so- Protagoniste nei tre ruoli no solo le ultime vittime. Cas- Vanessa Gravina e la sandra, relegata nel ruolo di veggente pazza perché non omoge- ballerina Rossella Brescia nea alla visione del potere in un gioco di rimandi maschile, rappresenta un altro Protagoniste nei tre ruoli l’attrice Vanessa Gravina e la danzatrice Rossella Brescia che, in un gioco speculare di rimandi tra parola recitata e quella vissuta con il corpo, condividono il palcoscenico nella doppia interpretazione. «Sono tre personaggi condannati già a monte, e cioè dagli autori che li hanno inventati — esordisce la Gravina — . E il collegamento tra queste figure e il femminicidio è sin troppo evidente». Interviene la Brescia: «Di una cosa sono certamente colpevoli: di troppo amore. Questo spettacolo è un modo per urlare al mondo le ragioni di queste e di tante altre donne. Purtroppo non si fa mai abbastanza contro la violenza». In scena insieme alle due protagoniste, il primo ballerino Amilcar Moret e l’attore Gennaro Di Biase, insieme a dieci danzatori. Luciano Cannito intreccia due linguaggi: parola e danza. «Sì, ma non sono l’una la didascalia dell’altra e viceversa — avverte — piuttosto complementari in un’ottica di approfondimento. La danza descrive con il movimento i tre personaggi, tre “mostri” della storia del teatro diventati archetipi e riesce a raccontare anche quello che le parole non dicono». «Carmen Medea Cassandra Il processo» sostiene la campagna contro la violenza sulle donne «Le parole non bastano più» di Intervita. Una parte della vendita dei biglietti sarà, infatti, destinata ad Intervita per supportare «SOStegno Donna», centri di accoglienza che da settembre saranno attivi all’interno dei Pronto soccorso di tre ospedali a Genova, Trieste e Roma. E. Cost. © RIPRODUZIONE RISERVATA De Gregori : così fui scartato da Fellini Promossi e bocciati Biografie Carlo Freccero boccia Rai1 e Canale 5, che non sperimentano e propongono solo fiction con eroi, preti, giudici, santi (nella foto Gigi Proietti in «Preferisco il Paradiso», biografia di san Filippo Neri del 2010). Freccero promuove invece Sky per «Romanzo criminale» e «Gomorra» Rivelazioni re in piedi canali tv in sei mesi, figuriamoci se non riesco a creare in poco più di un mese un programma del genere, che vorrei più lungo di almeno un paio di giorni, fino al 20 settembre. La questione, semmai, è sapere quanti soldi ci sono! Mi hanno già detto che ce ne sono pochi, ma neanche questo mi spaventa: sarò in grado lo stesso di mettere su un palinsesto alla grande anche senza soldi». Promossa dalla Regione Lazio e organizzata dall’Associazione produttori televisivi, la manifestazione è una vetrina di produzioni nazionali e internazionali, con tanto di pink carpet dove sfileranno star e starlette per la gioia dei giovani spettatori con la febbre da selfie compulsivo. «Ho appena preso in mano la situazione — spiega Freccero —, quello che posso anticipare è che voglio tre sale: una per i telefilm statunitensi, che ormai fanno concorrenza al grande cinema; l’altra per produzioni italiane ed europee con una particolare attenzione a queste ultime che, a mio avviso, soprattutto nel Nord Europa, sono molto aggiornate rispetto alle nostre; la terza interamente dedicata a tavole rotonde e seminari, perché lo scopo di un festival del genere è prima di tutto capire dove sta andando, come sta evolvendo la fiction. Ho deciso che ci sarà una serata dedicata al “political drama”, in cui proporremo la prima puntata della serie-cult danese “Borgen”, che racconta la storia del primo ministro donna in Danimarca, e la serie di Sky “1992” su Tangentopoli. Poi mi piacerebbe una serata sugli psicopatici nei telefilm». Tipo «In Treatment»? «No! Penso a qualcosa di molto più forte!». E il neodirettore è sicuro che, sulle sue scelte, avrà carta bianca: «Non possono pormi dei paletti, gestisco una situazione in emergenza e perciò avrò più libertà». Emilia Costantini © RIPRODUZIONE RISERVATA Francesco De Gregori, il cinema e quella volta che voleva fare l’attore per Fellini. Il cantautore romano, ospite ieri del programma di Rai Radio2 «Non è un Paese per giovani», condotto da Giovanni Veronesi e Massimo Cervelli, ha parlato del suo rapporto con il grande schermo: «Quando non ero famoso, Paolo Pietrangeli, l’assistente alla regia di Roma di Fellini, mi disse che il regista cercava il protagonista del film. Per Fellini ho sempre avuto ammirazione infinita, dunque tutto speranzoso sono andato a Cinecittà, dove Pietrangeli mi ha introdotto a Fellini. Mi fa camminare, si rivolge a Paolo e gli dice: cosa ci devo fare con uno spilungone rosso di capelli?». Il rapporto tra i due, però, non si interruppe lì. «Uno dei ricordi più belli che ho è la telefonata che Fellini mi fece una mattina, molto presto. Voleva ringraziarmi per gli auguri di compleanno che gli avevo fatto, scrivendo un pezzo su un giornale: mi emozionai moltissimo». 44 Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Eventi ✒ I figli e l’arte di somigliare a se stessi di SILVIA VEGETTI FINZI O sservate i piccini mentre escono dalla scuola materna: sono tutti unici, personalissimi, irripetibili capolavori. Eppure, tra di loro, non si avvedono se qualcuno ha la pelle nera o gli occhi a mandorla o balbetta. Mentre ammirano i «grandi» sentenziano «io non sono piccolo». Tutti uguali quindi. Alle elementari assistiamo invece, nello stesso tempo, a una rapida omologazione — tanto che, nelle foto di classe, capita di distinguere a stento nostro figlio — e a una altrettanto improvvisa differenziazione. Li abbiamo messi negli stessi banchi ma, fosse per loro, schizzerebbero lontani come l’acqua nell’olio bollente. Indipendentemente dall’ambiente di appartenenza, aderiscono testardamente ai più logori stereotipi sessisti, secondo cui i maschi sono grossolani e violenti, le femmine sciocche e pettegole. Non si accettano smentite. Con l’adolescenza però le cose cambiano e il gruppo dei pari, primo transito verso la società, si definisce affermando la propria differenza rispetto alla famiglia. Un gergo particolare, i piercing, la band preferita, il tipo di Tshirt servono ad affermare «siamo diversi». Ma diversi da chi? Solo costruendo la propria identità, scoprendo i talenti personali, scegliendo i valori di riferimento, le differenze acquistano senso e valore. Quando l’Io rimane una funzione debole e incerta, l’altro considerato estraneo e nemico diviene, in negativo, l’unica possibilità di autoaffermazione: «non sono romanista», «non sono immigrato», non sono un barbone». All’ingiunzione «sii diverso» affiancherei allora una raccomandazione altrettanto essenziale: «sii te stesso». © RIPRODUZIONE RISERVATA IL FESTIVAL NEL SALERNITANO L’appuntamento Dal 18 al 27 luglio 163 pellicole sull’universo giovanile Le star Come al solito tra gli ospiti divi di Hollywood Quest’anno Richard Gere Giffoni Elogio della differenza Il cinema dei ragazzi sfida i pregiudizi Viaggio nel mondo di una kermesse che adesso nasce dai social network T anto affascinante quanto i m p e g n a t i vo . G i f fo n i Experience ha scelto stavolta la diversità come filo conduttore attorno al quale far ruotare la 44ª edizione del Film Festival, in programma dal 18 al 27 luglio. Dunque, la parola d’ordine di quest’anno è «Be different»; ed è proprio la diversità «la cifra esatta della bellezza» come spiega il patron e direttore artistico del festival Claudio Gubitosi. «Le differenze — dice — sono la sostanza del nostro essere, la forza della nostra evoluzione». Del resto, la capacità di rompere gli schemi è anche la chiave del successo della kermesse salernitana dedicata ai giovani. «Giffoni — aggiunge Gubitosi — è solo uno delle migliaia di comuni sparsi per l’Italia. Ciò che lo ha reso unico è proprio la sua “diversità”, ovvero la capacità di plasmarsi sull’idea iniziale. In una sorta di osmosi tra la comunità e il festival è nata una realtà vincente che oggi esportiamo nel mondo». Anche quest’anno il programma è ricco e molto articolato. Sono infatti ben 163 i film, in concorso e non, selezionati su oltre 3.760 produzioni di novanta Paesi. Le diverse sezioni competitive sono Elements+3 (3-5 anni), Elements+6 (6-9 anni), Elements+10 (10-12 anni), Generator+13 (13-15 anni), Generator+16 (16-17 anni), Generator+18 (dai 18 anni in su). È invece una novità assoluta la selezione di cortometraggi in concorso, i Masterclass short films. Entrando nei dettagli, tra le sezioni non competitive c’è Reload/ Parental Control, con alcuni tra i migliori film già distribuiti in Italia, e tre focus dedicati al Qatar, alla Macedonia e alla Georgia. Moltissimi anche gli ospiti attesi, un nome su tutti: Richard Gere. «La cosa straordinaria — ricorda il direttore artistico — è che non esiste una struttura organizzativa ufficiale. Certo, c’è il nostro team, ma tutto viene condiviso tramite i social network. Dai film al tema da affrontare, perfino la grafica delle magliette. L’intera esperienza si muove e matura sul web». Ed è proprio grazie alla naturale capacità di creare un continuo di battito sui social network, primo tra tutti Facebook, che si alimenta quella che nel tempo è stata istituzionalizzata come «Giffoni Experience». Vera e propria esperienza di vita, che prosegue ben oltre il cartellone estivo. Così, il festival è oggi l’unica kermesse cinematografica che in un certo senso può contare su 130 mila organizzatori ufficiali, sparsi nel mondo. Ma quali sono i titoli che rispecchiano al meglio il tema di quest’anno? Si parte senza dubbio da «The finishers», diretto dal regista è Nils Tavernier. Basato su una storia vera, racconta la sofferenza e la determinazione di un diciassettenne, Julien, che costretto su una sedia a rotelle decide di prendere parte a una gara di triathlon. Una sfida quasi impossibile che lo aiuterà a ritrovare se stesso, ma soprattutto a rinsaldare un difficile rapporto con il padre. Un altro titolo molto atteso è «The notebook», diretto dall’ungherese János Szász. Ambientato Il patron Gubitosi: «È straordinario che non esiste una struttura ufficiale. Tutto si muove e matura su web e social» Punti cardinali Fra i titoli che rispecchiano il tema di quest’anno, «The finisher» di Nils Tavernier e «The notebook» di János Szász Su le mani I giovani giurati del festival: fondamentali le community in rete durante la Seconda guerra mondiale, la pellicola racconta la storia di due gemelli abbandonati dalla madre a casa di una nonna fino a quel momento sconosciuta. I due ragazzi capiranno che la sopravvivenza è legata a doppio filo alla loro capacità di crescere e maturare. Cambiando genere, un esempio di buon cinema indio americano è invece «Beneath the harvest sky». Anche in questo caso i protagonisti sono due adolescenti, amici da sempre, che trascorrono le giornate lavorando nei campi di patate della provincia del Maine. Sognano di andare altrove, lontano da una cittadina che è arrugginita, un po’ come le vite dei suoi abitanti. Infine, novità assoluta, tra i lungometraggi in concorso quest’anno c’è anche un film d’animazione: «Jack and the cuckoo-clock heart», prodotto da Luc Besson e tratto dal bestseller «La meccanica del cuore». Tra colpi di scena e atmosfere che ricordano molto quelle proposte da Tim Burton, l’animazione è di quelle che fanno sorridere e commuovere. Insomma, uno di quei film che sembrano pensati e girati appositamente per il Giffoni Film Festival. Raffaele Nespoli © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio La storia di Daniele Santonicola che a 13 anni intuì il suo futuro gironzolando negli Universal Studios con Kathy Bates e Will Smith «Io, da piccolo giurato a film-maker per amore di un sogno» U na volta c’erano le sedie di paglia che ognuno si trascinava in piazza per guardare i film di fronte a un lenzuolo, ora gli schermi del festival sono digitali in dolby surround. Per il Giffoni Film Festival sono passati migliaia di ragazzi, intere generazioni. Che fine hanno fatto quelli che ascoltavano i discorsi di Truffaut, Sordi, Streep a bocca aperta? Dopo 40 anni sono migliaia le storie cominciate in un festival che ha continuato a evolversi e ad insinuare nei ragazzi curiosità e passione. «Per me Giffoni è stata una porta sul mondo dei sogni» spiega Daniele Santonicola di Angri che nel 2002 è stato per la prima volta al festival da giurato, ha continuato gli anni successivi e l’anno scorso ha vinto una borsa di studio al dipartimento di cinema della Ucla di Hollywood. «Il festival ha trasformato in realtà il mio sogno più grande: il cinema, quello vero» afferma. Lo scopo del Giffoni Film Festival non è quello di allevare generazioni di cineasti, ma forse di cinefili. Le storie raccontate attraverso il cinema e il confronto sono uno strumento di crescita. Con la costruzione della Multimedia Valley ci saranno corsi per preparare i ragazzi anche al mondo della produzione. La storia di Daniele Santonicola che a 13 anni era uno spaurito membro della giuria è emblematica. «Potrei raccontare di una cena con Kathy Bates o di un giro per gli Universal Studios accompagnato da John Voight, papà di Angelina Jolie — dice — e quando un premio Oscar ti mostra un set e ti regala marshmallow e noccioline, ti sembra davvero di far parte di quell’universo incantato. Tutto è possibile, persino giocare a bowling con Will Smith: è successo nel 2005, alla prima edizione del Giffoni-Hollywood di Los Angeles. Ma quello che veramente ha segnato la mia strada è stata la possibilità di vedere film in lingua originale da tutto Il presente Ha studiato cinema al Dams, gira backstage e sta scrivendo un corto su alcuni fatti di cronaca il mondo, dibatterne assieme ad altre centinaia di ragazzi giunti da ogni nazione, incontrare quei divi, quei registi le cui pellicole per anni avevo studiato». «La componente decisiva rimane comunque la passione» ripetono come un mantra tutte le star che passano per il festival per incontrare i giurati di tutte le età. «Dopo vari anni in giuria — racconta Daniele — il seme introdotto da Giffoni ha continuato a germogliarmi dentro. Nel 2007, grazie alla partecipazione al programma Talk-on from Giffoni e al contest Corto in progress, il canale Coming Soon Television mi sceglie tra i cinque partecipanti del programma l’Appartamento veneziano, in onda tutti i giorni dalla Mostra di Venezia. Nel 2010, con il Al lavoro Sopra, Daniele Santonicola (26 anni) sul set del videoclip «Estate». A destra, con Will Smith, incontrato durante l’esperienza americana mio collega e amico Giovanni D’Amaro, giro uno spot per la città di Pompei che vince il primo premio di un concorso della Regione Campania e viene proiettato nelle più importanti fiere internazionali». Ora Daniele vive a Roma dove ha studiato cinema al Dams, gira backstage per cinema, tv, teatro e pubblicità. Con un’amica sta scrivendo un corto su fatti di cronaca e il suo desiderio è realizzare un vero film. «Dopo la favola giffonese, Hollywood è rimasta nel mio cuore — conclude — e nel 2013 ci sono tornato, grazie a una borsa di studio vinta per studiare ancora alla Ucla. Prima o poi spero di stabilirmi nella Mecca del grande schermo». Biagio Coscia © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Eventi 45 italia: 51575551575557 La guida Dal 18 al 27 luglio si svolge a Giffoni Valle Piana (Salerno) la 44ª edizione del Giffoni Experience, rassegna cinematografica per ragazzi ormai nota in tutto il mondo il cui motto è quest’anno «Be different». 163 i film in programma, 3.500 i giurati provenienti da 41 Paesi, oltre 60 talent, 4 Masterclass, prestigiose anteprime e poi concerti, artisti di strada, circo, teatro e burattini. Info: www.giffonifilmfestival.it Scarica l’«app» Eventi Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. Gli acquisti Il Media Market è ormai uno dei punti forti del festival, affollato di buyer Sequel Tra le anteprime, il 20 luglio verrà proiettato «Le vacanze del piccolo Nicolas», seguito di «Il piccolo Nicolas e i suoi genitori», diretto da Laurent Tirard Metà dei film selezionati qui finisce poi nelle sale o in tv T utti in sala. Con le cuffie davanti a un monitor. È la Video Library, collocata nelle antiche Ramiere (affascinanti e filmiche, da archeologia industriale) dove poter scorrere i film in gara. Lungometraggi, corti e cartoon, le anteprime e le pellicole non selezionate. È la stanza dei compratori di sogni — dai produttori ai distributori, dai buyer ai registi ai selezionatori di festival. È l’angolo del «Giffoni Youth Media Market». Perché il cinema è bello farlo, coinvolgendo i ragazzi e regalando sogni e speranze, ma se poi non si vende, è come se fosse fatica sprecata. Questo è il quarto anno consecutivo di Video library consultabile da tutti gli accreditati che ne fanno richiesta. Con tanto di lista cartacea sulla quale puntare il dito e dire: sì, lo voglio. I film sono 200, tra i 160 selezionati e una quarantina di short-list, tenendo Quattro titoli in cartellone conto che, in preselezione, i lungometraggi sono stati 816 e 2665 i corti. Per gli stakanovisti del cinema, sono comunque ben ottocento i film nella video-library. Da qui uscirà il nuovo titolo blockbuster? No. «Solo pellicole di nicchia e opere prime di autori, soprattutto dell’area nord europea» spiega subito Antonia Grimaldi, vicedirettore artistico del Giffoni Film Festival. Per loro parlano numeri e percentuali. Punto primo. «Nell’ultimo anno, l’80% dei film trasmessi da Sky Family è stato presentato al Media 8 mln il giro d’affari in euro attorno al Festival di Giffoni: 200 i nuovi film sul mercato Market». Secondo: se le sale sono in crisi, il mercato del cinema per ragazzi, i nativi digitali, vede nell’on demand un’ottima via d’uscita. «Anche perché, ai ragazzi, rispetto a noi adulti, interessa poco se il film è una prima visione da vedere al cinema o no; abbiamo sempre avuto un occhio di riguardo per il mercato televisivo: si pensi alla serie Cata della Disney, una sorta di nuova Violetta, sulla quale puntiamo tantissimo» aggiunge Antonio Giannattasio, responsabile marketing del Giffoni. Terzo aspetto, non di poco conto: «A parte le anteprime, almeno il 50 per cento dei film selezionati qui trovano visibilità nel mercato italiano» dice ancora Giannattasio. I conti in tasca all’unica rassegna di cinema per ragazzi (occorre uscire fuori dall’Italia per trovare degli ottimi concorrenti: dal Cinekid di Amsterdam al Matt Bomer: «A casa ho scoperto la mente aperta dei bambini» Denuncia «Behaviour», la vita difficile dei minori a Cuba (sezione +13) Il maestro Tra gli eventi speciali, l’ultimo film di Hayao Miyazaki, «Si alza il vento» Anteprima In «Step Up All in» il rapper italiano Guè Pequeno doppia il protagonista Peppe Aquaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio Il Giffoni Award all’attore del serial tv, felice padre e sposo gay, simbolo positivo del «be different» Il premio al divo di «White Collar» che ha costruito una famiglia diversa Sorprese «Antboy», un ragazzino timido che si scopre supereroe (sezione +6) festival-mercato di animazione a Monferran alla sezione per bambini, Generation, del festival di Berlino) si fanno presto. Con una premessa: «Il Giffoni è un service di promozione per l’industria del cinema italiano». «Se considerassimo una ventina di film di punta, da 400 mila euro l’uno, potremmo dire che il festival promuove un giro d’affari da otto milioni di euro ogni anno» aggiunge il responsabile marketing. C’è poi l’indotto. «Qui da noi i film arrivano nudi e crudi: c’è bisogno che siano tradotti, doppiati, adattati e che abbiano un corredo grafico». In soldoni fa altri 40-50 mila euro a pellicola, ovvero un milione tondo tondo. L’unico neo: scorrendo i titoli in rassegna, i film prodotti in casa non sono tantissimi. Le cause? «Nel Nord e Centro Europa, il film family è supportato dai governi locali, che arrivano a coprire il 50% dei costi, e dai fondi europei: vuol dire partire da una base di 5-6 milioni sicuri, praticamente il costo di un film per tutti». «R ingrazio soprattutto la mia bellissima famiglia: Simon, Kit, Wa l ke r e d H e n r y. Grazie per avermi insegnato cosa sia l’amore incondizionato». Non è il trito per quanto commosso codazzo di ringraziamenti che accompagna la solita passerella per l’ennesimo ritiro dell’inutile premio. Con queste parole due anni fa Matt Bomer decise di fare coming out di fronte al mondo, disse davanti a tutti di essere omosessuale. Anche la scelta del palco da cui pronunciò questo discorso non era stata casuale. Era la cerimonia di premiazione degli Steve Chase Humanitarian Awards, a lui veniva consegnato il premio per il suo impegno per la lotta contro l’Aids. Il Simon a cui si riferiva è Simon Halls, suo agente ma soprattutto suo compagno. Kit, 9 anni, e i gemelli Walker e Henry, 6 anni, invece sono i loro tre figli avuti da madre surrogata. In una manifestazione il cui slogan è «be different», chi meglio di Matt Bomer è adatto a ricevere sabato 19 luglio il Giffoni Award? «Non mi interessa quello che si dice — aveva detto ancora sul palco degli Steve Chase Humanitarian Awards dove davanti a un pubblico in attesa aveva presentato ufficialmente il partner —. Sono felice e soddisfatto nella mia vita privata. Ho un network e uno show che puntano su di me. Vorrei dire che c’è una grossa differenza tra il personaggio che interpreto (il Neal Caffrey della serie tv White Collar, ndr) e me: io mi fido troppo. E mi sono reso conto che in quest’ambiente, non è la cosa più furba». Una scelta meditata a lungo, come quella di rivelare che lui e Simon si sono anche sposati. È successo tre anni fa, ma Matt lo ha svelato solo tre mesi fa. Non perché si vergognasse della verità, ma per quel sentimento ormai sempre più raro, in questa società che si mette sempre in vetrina, che si chiama riserbo: «Non ho mai voluto nascondere nulla. Semplice- mente ho scelto di non far esplodere la mia storia: per me sarebbe come appendere la mia biografia sulla parete del bagno. Non mi interessano le chiacchiere e i pettegolezzi a proposito della mia sessualità. Sono felice, una persona realizzata. Cerco di vivere la mia vita senza alzare troppo il volume. Non è da me». Ha raccontato anche la sua vita di padre: «Avere figli ti insegna tante cose e una delle cose che sia io sia Simon abbiamo imparato nel nostro cammino da genitori è come amare e accettare le menti aperte dei bambini... Il mio sogno è passare tutto il tempo che posso con i miei figli. Ci divertiamo a stare all’aria aperta, a tuffarci in piscina, a saltare sugli elastici, ci scateniamo molto fisicamen- te. Mi diverto a cucinare un bel barbecue per loro». Figlio di Sissi e John Bomer, ex giocatore di football americano nei Dallas Cowboys, Matt nasce in Missouri l’11 ottobre 1977. Allo sport tipicamente yankee praticato dal padre, preferisce altre forme artistiche: si laurea in arti visive e dello spettacolo alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh e poi va a New York a caccia di un ruolo. Si aprono le porte delle soap opera, prima La valle dei pini, poi Sentieri. Ma è con le serie tv che si aprono le porte del successo, prima Tru Calling, poi White Collar: sei stagioni, 81 episodi dal 2009 a oggi, dove interpreta il ladro Neal Caffrey, un genio della truffa che si Chi è Nato nel 1977, l’americano Matt Bomer si è fatto conoscere al grande pubblico con la serie tv «Tru Calling», nel 2003. Dal 2009 è protagonista di «White Collar» (foto a destra). Bomer ha sposato Simon Halls: hanno tre figli grazie a due gravidanze in surrogato (foto in basso) ❜❜ Non mi interessa che facciano pettegolezzi sulla mia sessualità. Sono felice e cerco di vivere la mia vita senza alzare troppo il volume ritrova a lavorare come consulente per l’Fbi. Promosso anche dalla critica del New York Times: «Pensa come Bill Gates e sorride come Warren Beatty», l’equivalente di un tweet da retweettare ai posteri. (La sesta stagione di White Collar sarà in prima visione in autunno su Fox, mentre il film tv con Bomer The Normal Heart ambientato a New York negli anni ’80, durante la prima grande diffusione dell’Aids, sarà in prima tv a settembre su Sky Cinema 1). Difficile resistere a questo personaggio che occhieggia a Cary Grant di Caccia al ladro e a George Clooney di Ocean’s Eleven. Bello di quella bellezza che rasenta l’illegale che tocca solo a pochi fortunati, affascinante, sempre impeccabilmente elegante (anche il braccialetto elettronico gli sta da favola), colto (è appassionato di arte, storia e opera), Matt Bomer ha definito così il suo alter ego seriale: «Neal è come un bambino di cinque anni. È intelligente, ma non controlla i suoi impulsi: se vede una cosa che vuole, è pronto a fare di tutto pur di ottenerla». Sul set c’è anche l’esperto: «Ho un consulente che mi insegna l’arte del borseggio o come forzare una serratura o altri trucchi. Imparo in fretta, ma dimentico anche in fretta!». L’ispirazione viene dagli attori di classe: «Per prepararmi mi sono guardato parecchi film di Dean Martin». Ma il modello è soprattutto uno: «Neal ha formato la sua identità sulla base di personaggi tipo Cary Grant in Caccia ai ladro. Io stesso vorrei assomigliare a Cary Grant: affascinante, disarmante, aveva classe, sempre disponibile con i fan». Lui ha l’occasione di farlo sabato prossimo. Renato Franco © RIPRODUZIONE RISERVATA 46 Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # MondialiBrasile ✒ L'analisi IL GIORNO DEGLI DEI OPPOSTI di MARIO SCONCERTI S i cerca di capire fino in fondo Messi e si finisce quasi sempre per rimanere insoddisfatti. Nessuno discute la sua classe o il fatto che sia il migliore del mondo. Si discute quel piccolo spazio tra lui e il possesso di sé, della sua straordinaria differenza, che resta ancora vuoto. A volte sembra quasi disinteressato a quel che succede sul campo, si accende e si spenge, è un atleta ambiguo, non solo per il fisico, cammina molto, è più un predatore che un vero calciatore. Si illumina quando sente l’odore del gol. Poi torna quieto, come se la partita non gli appartenesse. Va detto che l’Argentina non l’aiuta. La vera libertà che gli dà è fargli fare quel che vuole, in realtà non c’è uno che lo serva negli spazi o sia in grado di fargli un passaggio oltre l’avversario. Messi è in partita quasi soltanto per dribblare tre avversari per volta con i suoi piccoli scatti a ripetizione dove la palla scompare. Giocare da solo non è una scelta, è un obbligo, un suo dovere. Non ci sono alternative. Messi è stato un bambino molto taciturno. La sua maestra racconta di non aver sentito la sua voce per giorni e giorni. Si pensò perfino a una traccia di autismo in quella specie di silenzioso disinteresse per gli altri. È passato molto tempo ma è come se quel silenzio originale pesasse ancora e lui ne facesse un riparo. Qualunque cosa farà ancora nella sua carriera, niente varrà però come la partita di domani. Il resto lo ha già fatto,lo ha già vinto. Gli manca il vero gol universale, quello che toglie dalla cronaca e trasforma la tua storia in un eterno presente. Molto diverso Müller, l’altro fuoriclasse in campo. Meno dotato, ma sempre in partita, con il piacere di saper essere dove serve. A volte sbaglia proprio per troppa partecipazione, arriva sfinito al tocco finale. Messi decide una gara, Müller la costruisce e spesso la conclude. Cercando un po’ di epica, direi che Müller è un umano zeppo di doti, Messi un immortale. Müller rifinisce e rende perfetta una squadra, Messi la inventa. Müller non è figlio di Giove, ma domani farà certamente una grande partita. Messi ha molti parenti sull’Olimpo, ma non per questo gli basterà scendere in campo per vincere. Se vuole l’eternità dovrà cercarsela da solo. E stavolta senza appello. © RIPRODUZIONE RISERVATA Un tweet al giorno Joseph S Blatter @SeppBlatter Ringrazio i giocatori, le squadre, gli arbitri, il popolo brasiliano e le autorità, il comitato organizzatore e i volontari. Obrigado #Brazil! Mani & Piedi Argentina e Germania le due finaliste a confronto nei punti forti Bomber Miroslav Klose, 36 anni (Ap) E tu para se riesci DA UNO DEI NOSTRI INVIATI RIO DE JANEIRO — Mani & piedi. È stato il Mondiale dei portieri ma senza gli attaccanti non si vince. Arrivate agli ultimi due atti di Brasil 2014 le quattro squadre rimaste a concorrere per il podio devono molto ai loro portieri. Dal Brasile (Julio Cesar fondamentale contro il Cile) all’Olanda (Tim Krul il para rigori anti-Costa Rica), dalla Germania (super Manuel Neuer diga su Benzema all’ultimo tiro della Francia) all’Argentina (Sergio Romero tra pizzini e patriottismo nei rigori con l’Olanda). Piedi & Mani. Si respira la sensazione che la finale non terminerà ai rigori, come nel 2006, né si trascinerà ai supplementari, come nel 2010. Quasi tutti coloro che sono arrivati, o che stanno raggiungendo una Rio de Janeiro grigia e piovosa, sono convinti che la finale numero 20 della storia si concluderà in 90’. E allora saranno fondamentali Manuel Neuer, 28 anni, 1,93 m. e Sergio Romero, 27, 1,92 m.; Leo Messi, 27, 1,69 m. e Miroslav Klose, 36, 1,82 m. El Chiquito è l’ultimo portiere iscritto al club dei migliori. Tra lui e Neuer, detto il Titano, uscirà il miglior goleiro del Mondiale. Percorsi diversi. Romero è un portiere patriottico, la Seleccion è la sua casa. Neuer ha vinto tutto, anche più di una volta, con il Bayern Monaco. Romero è più forte tra i pali, Neuer ha due piedi da rifinitore e le sue uscite vengono insegnate ai ragazzini. Si sono già trovati nel 2006 ed è finita con quattro palloni nella porta di Romero. «Ma questa non è una vendetta» giura il portiere argentino. Lo stesso concetto ha espresso Sergio Agüero: «Non siamo in finale a caso, abbiamo fatto un grande Mondiale. La Germania è forte ma ci teme». Alejandro Sabella, che secondo il suo manager lascerà dopo il Mondiale, I portieri Romero e Neuer protagonisti del torneo Klose e Messi decisi a batterli paga (veramente la sua Federcalcio) 247 mila euro di multa alla Fifa per essersi presentato da solo prima di Olanda-Argentina in conferenza stampa. Romero è cresciuto al Predio Tita Mattiussi, dove si allenano i ragazzi del Racing di Avellaneda, Manuel Neuer nel settore giovanile dello Schalke 04 con Mesut Özil. I due hanno anche frequentato la stessa scuola, la Gesamtschule Berger Feld di Gelsenkirchen, a due passi dallo stadio, ma non nella stessa classe perché il goleiro ha due anni in più. Piedi & Mani. Quelli di Lionel Messi, 27 anni, la pulce assassina che dopo aver trascinato la Seleccion con i suoi gol (4) nel girone di qualificazione, si è ritagliato lo spazio di un assist per Angel Di Maria (stanno facendo tutto per recuperarlo) poi più nulla. Neuer teme che stia facendo il percorso inverso rispetto a Maradona ’86: esplosivo fino alla semifinale, solo un assist (ma che assist) in finale. Messi potrebbe aumentare la sua media, ferma a 5 reti in due Mondiali. C’è un po’ questa idea: Germania Unita contro Designazione Finale Mondiale, orgoglio Italia Al Maracanà arbitrerà Rizzoli Ci sarà anche un po’ d’Italia nella finale del Mondiale domani alle 21 al Maracanà. Sarà Nicola Rizzoli (foto), 43 anni il 5 ottobre, sezione di Bologna, l’arbitro di GermaniaArgentina. Rizzoli è il terzo arbitro italiano a dirigere una finale mondiale dopo Sergio Gonella (Argentina-Olanda 3-1 ai supplementari, 1978) e Pierluigi Collina (Brasile-Germania 2-0, 2002). In questo Mondiale Rizzoli ha già arbitrato due volte l’Argentina: contro la Nigeria (3-2) e contro il Belgio nei quarti (1-0), dopo l’esordio in Spagna-Olanda 1-5. Leo Messi. Ma l’Argentina ha un forte collettivo e ci si dimentica che, tra i tedeschi, c’è il vecchietto che ai Mondiali ha segnato più gol: Miro Klose, 36 anni, 16 reti in quattro Coppe del Mondo. In questa sfida Mani & Piedi, Piedi & Mani c’è la fotografia di Germania-Argentina: Neuer e Messi sono prossimi, fantasisti nei loro ruoli, capaci di cambiare la partita con gesti fuori dal comune, come una spettacolare uscita di testa (Neuer con l’Algeria) o un sinistro aggirante (Messi con l’Iran). Mentre Klose e Romero sono meno estemporanei, si presentano al momento giusto, con sicurezza ed esperienza, malgrado la differenza di età. Mani di Dio? E i piedi no? Argentina e Germania sono singolare/plurale. Dipendono da alcuni, dipendono da tutti. Per vincere. Lo testimonia Klose, ricordando il 2002. «Quando hai perso, si sta da schifo». Quella volta Oliver Kahn disputò un grande Mondiale, fu proclamato miglior portiere prima della finale, poi fece un paio di papere. E mentre a Ronaldo lustravano i piedi, lui si sarebbe tagliato le mani. Saracinesca Neuer (28) (Afp) Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA Indivisibili Il terzino era capitano di Messi nell’Under 20 e lo ha aiutato nei primi anni a Barcellona: il loro legame è fortissimo Zabaleta, molto più di un amico per il re del calcio da uno dei nostri inviati ALDO CAZZULLO RIO DE JANEIRO — Come mai Messi ha assistito ai rigori di Argentina-Olanda, dopo aver segnato il suo, abbracciato a Pablo Zabaleta, e a lui solo? Perché, quando Zabaleta è stato colpito alla tempia da Kuyt e si è accasciato, Messi è subito corso a vedere se l’incidente era grave e poi è andato a rimproverare l’olandese? Zabaleta non è solo il miglior amico di Messi nel mondo del calcio. È qualcosa di più. È il capitano dell’Argentina Under 20 che prese il piccolo Leo (che i compatrioti chiamano Lio) sotto la sua protezione. È l’unico compagno che Messi frequentava quando era un adolescente sperduto a Barcellona, anche se Pablo giocava nell’altra squadra della città, l’Espanyol. Per questo Messi gli è riconoscente. Si appoggia a lui anche per reggere il peso della Abbraccio Zabaleta, di spalle, e Messi si abbracciano alla fine dei calci di rigore contro l’Olanda (Epa) leadership di Mascherano, suo compagno nel Barça, che resta il leader naturale della nazionale anche se Messi gli ha tolto la fascia di capitano. Insomma Leo, a volte considerato anaffettivo e spesso ingeneroso con i compagni di squadra, in particolare con gli attaccanti (nel Barcellona ne ha divorati parecchi, anche se ora con Suarez sarà lui a rischiare), vuole davvero bene a Zabaleta. Spesso si decentra a destra, dove Pablo gioca terzino, per farsi dare palla e convergere verso sinistra, con uno dei suoi movimenti preferiti. Ma il legame è prima umano che calcistico. Zabaleta è per Leo la capretta che gli allevatori mettono accanto al cavallo alla vigilia della corsa, l’animale mansueto che stempera la tensione del purosangue. Anche per questo, confida qualche collega argentino, Messi lo impose a Maradona, nell’indimenticabile biennio in cui Diego fu il c.t. più pazzo del mondo, e oggi Alejandro Sabella lo considera un elemento inamovibile. Barcellona non era un posto ospi- tale per i giovani argentini, fuggiti dalla crisi dei primi anni 2000 e venuti a cercare fortuna nelle squadre catalane. Zabaleta e Messi si incontrarono e si riconobbero. Scrive il biografo di Leo, Guillem Balague, che «Pablo lo prese sotto la sua ala, gli faceva da mentore e lo teneva alla larga dalle cattive compagnie», dalle personalità forti e spregiudicate che talora plagiano personalità in formazione come quelle degli aspiranti campioni. Messi viveva allora in una villetta di Castelldefels, a 30 chilometri dal centro, con il padre Jorge, che però faceva la spola tra Barcellona e Rosario, dove erano tornate mamma Celia e la sorella Maria Sol con il fratello Matias. Il fratello maggiore, Rodrigo, si era trasferito, ma aveva casa in città. Antonella Roccuzzo, la ragazza amata da sempre, era lontana, e comunque non si era ancora accorta di lui. Così, quando restava da solo nella grande casa, Leo chiamava Zabaleta. D’estate facevano il bagno in piscina. D’inverno giocavano alla Playstation, anche quattro ore di fila: vinceva quasi sempre Messi. Co- Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 Sport 47 italia: 51575551575557 In tv # Il Pontificio Consiglio della Cultura Così in finale BRASILIA FINALE 3° E 4° POSTO oggi BRASILE OLANDA ore 22 Raiuno, Sky Mondiale 1 Pararigori Romero (27) (LaPresse) RIO DE JANEIRO FINALE 1° E 2° POSTO domani Il Vaticano chiede il minuto di silenzio per la pace nel mondo GERMANIA ARGENTINA ore 21 Raiuno, Sky Mondiale 1 Il Pontificio Consiglio della Cultura lancia la campagna «Pause for peace» e chiede un minuto di silenzio prima della finale di domani per ricordare chi è colpito dai conflitti e dalle violenze in tutto il mondo. «Tutti desiderano la Il protagonista A 24 anni ha già segnato 10 gol ai Mondiali DA UNO DEI NOSTRI INVIATI minciava ad avere successo pure sul campo, le aziende presero a mandargli regali, e lui li divideva con l’amico, che ancora ricorda quando trovò davanti alla villetta otto Xbox ancora incellofanate: «Prendine una, è tua» gli disse Leo. Ormai il mentore era diventato lui. Racconta Zabaleta che con Messi non è mai riuscito ad arrabbiarsi. «Guidavo sempre io. Una volta, tornando da un bar, si addormentò. Non ebbi il coraggio di svegliarlo, mi faceva tenerezza, e lo portai a Castelldefels. Quando arrivammo, mezz’ora dopo, mi disse che in realtà voleva andare da suo fratello, che abitava accanto a me. L’avrei ammazzato. E invece ho fatto inversione e l’ho riportato indietro. Perché Leo è così: disarmante». Altre volte Messi invitava a casa Zabaleta, Martin Posse dell’Espanyol, Oscar Ustari che poi sarebbe finito all’Almeria e gli altri argentini di Barcellona per un barbecue: non sapeva cucinare, non sapeva neanche dove fossero le posate e i piatti, ma l’asado serviva a lenire la nostalgia. Altrimenti si andava alla Pampa, un ristorante ovviamente argentino, dove i calciatori nel giorno libero passavano il tempo tra il pranzo e la cena a parlare della patria lontana. Finito il suo allenamento, Zabaleta passava al Campo Nou, e trovava Messi che tirava ancora le punizioni. Ogni tanto, quando arrivava la convo- La storia di José Gomez Müller pronto a tutto «Se serve per vincere rincorro anche Messi» «La Champions? Vale meno della Coppa» Leader Leo Messi (27) (Reuters) cessazione dello spargimento di sangue nelle numerose aree del mondo», afferma il dicastero del Vaticano. Il cardinale Gianfranco Ravasi ha promosso l’iniziativa su Twitter con l’hashtag #pauseforpeace. RIO DE JANEIRO — Thomas Müller — 10 gol in due Mondiali, 3 vittorie in Bundesliga, 4 Coppe di Germania, 1 Champions League, 1 Supercoppa europea e 1 Mondiale per club a soli 24 anni — non era un predestinato. Quando la generazione 86-88 (Neuer, Boateng, Hummels, Höwedes, Khedira e Özil) vinceva l’Europeo under 21, nel 2009, lui giocava ancora nella seconda squadra del Bayern Monaco e Horst Hrubesch, il centravanti a quattro ante che vinse gli Europei 1980, non prese in considerazione l’idea di convocarlo. In avanti giocava Ashkan Dejagah, l’attaccante che ha disputato questo Mondiale con l’Iran. La rivalità tra tedeschi e olandesi è pari a quella tra brasiliani e argentini, ma Müller non ha mai smesso di ringraziare un oranje, cioè Louis Van Gaal: fu lui, da allenatore del Bayern, dal 2009 al 2011, a bloccare il suo trasferimento in prestito a una «piccola», per fargli fare esperienza: «Con me — disse il santone olandese — le giocherà tutte». Trecentotrentasei partite e 133 gol dopo (55 e 22 con la Germania) Thomas giocherà domani la sua gara più importante: «Una finale di Coppa del Mondo è la più grande sfida per un calciatore. E il Maracanà è il posto più bello dove alzare la Coppa. So che una volta era ancora più grande, ma la storia di quello stadio è rimasta, anche se lo hanno ristrutturato. La finale di Coppa del Mondo è più importante di quella di Champions League: arriva ogni 4 anni, potresti farla una volta sola. Per battere l’Argentina metteremo in campo tutto: forza mentale, tecnica e agonistica. E, se vinceremo, ho già chiamato casa per preparare una grigliata per festeggiare». Come dice Oliver Bierhoff, general manager della nazionale, la Germania dovrà stare attenta: «Gli argentini sono persone deliziose fuori dal campo, ma dentro si trasformano. Dobbiamo restare calmi, usare freddezza e non cadere nelle provocazioni. Può diventare una partita incandescente». Müller sdrammatizza: «Siamo pronti, siamo concentrati. Dobbiamo fare la partita e distribuire palla rapidamente, perché l’Argentina si chiude bene e ha la miglior difesa del torneo. Non dobbiamo scendere sul piano dell’agonismo a tutti i costi, ma vincere con il cazione per la nazionale Under 20, i due prendevano l’aereo insieme e tornavano a casa. Quando poi lo sceicco Mansour, due giorni dopo aver acquistato il Manchester City, comprò pure Zabaleta, qualcuno pensò a una consulenza di Messi. Lui dice di essersi limitato a un sms: «Pablo, ti rendi conto della fortuna che hai?». È maturata così l’intesa che oggi si vede sul campo. Il terzino ovviamente è molto diverso, dimostra più della sua età, è pure calvo, ha uno stile efficace ma rude. Per Messi è un fratello maggiore. Per lui Messi è un folletto buono ma se necessario spietato. Rappresenta l’incantesimo del calcio: un ragazzo toccato dalla grazia, segnato da Dio si sarebbe detto un tempo, prima nella sofferenza poi nella buona sorte. Domani al Maracanà la strada di Messi è al bivio decisivo. Il numero 10 che nel Barcellona ha vinto tutto può passare alla storia del calcio conquistando il terzo titolo dell’Argentina; o può sprecare l’occasione della vita. Vederlo giocare camminando contro l’Olanda ha preoccupato i compatrioti; ma poi non ha sbagliato il rigore, e ha atteso il verdetto abbracciato al suo miglior amico. Gli argentini firmerebbero per rivedere la stessa scena domani sera. © RIPRODUZIONE RISERVATA nostro calcio. E, se non ci riusciamo, va bene anche fare gol da palla ferma, perché in questo siamo diventati molto bravi». Il gol di Hummels contro la Francia è venuto da un calcio di punizione, il gol di Thomas contro il Brasile da un calcio d’angolo: «Ma non sarà una partita come quella di Belo Horizonte. Non ci sarà un 5-0 nel primo tempo. Contro il Brasile non c’è stato un vero patto, nell’intervallo, per non umiliarli. Ci siamo detti di giocare in modo serio, evitando però i giochi di prestigio. Ho già giocato contro Messi e ho ricordi positivi. Credo di non aver mai perso contro di lui, almeno in gare ufficiali. Per limitarlo bisogna difendere di squadra: se salta un giocatore, ce ne deve essere un altro pronto a raddoppiare. Il calcio è tecnica, ma è anche atletismo. Se devo correre dietro a Messi, che non è certo lento, correrò». Al Mondiale Müller ha percorso 68,8 chilometri in 562 minuti di utilizzo, Messi 51,9 in 573’. Non c’è dubbio che il pubblico brasiliano tiferà per la Germania. Il problema è che i tifosi tedeschi al Maracanà saranno 5.000 e quelli argentini partiti con il biglietto 20.000. Gli altri — a Rio sono previsti in 100.000 — stanno cercando di comprarli dai brasiliani, che speravano di vedere in finale la Seleçao. Nell’ambito dell’operazione simpatia, la Federcalcio tedesca ha staccato un assegno di 10.000 euro a favore degli indios Pataxòs, confinati in una riserva vicino al loro ritiro. Thomas Müller, prima della partenza dal campo base, costruito per l’occasione da uno sponsor che poi lo riconvertirà in villaggio vacanze, si è fatto fotografare con loro. Hummels è recuperato, Boateng non è al top. Nel caso, è pronto Mertesacker. La Germania giocherà con la maglia bianca — anche se quella rossonera, stile Flamengo, è diventata un must tra i tifosi ed è la più venduta —, mentre l’Argentina dovrà ripiegare su quella blu. Per gli scaramantici tedeschi è un buon segno: erano i colori della finale vinta a Italia 90, mentre in quella persa 4 anni prima in Messico l’Argentina aveva giocato in biancoceleste e la Germania in verde. Müller non è spaventato neppure dall’appoggio all’Argentina del Papa: «Le forze celesti sono difficilissime da affrontare, ma la Germania di oggi può riuscire anche in questa impresa». Dribbling alla fame così in Argentina nascono i campioni José Luis Gomez (nella foto) è sempre stato «flaco». Magro, nervoso e solido, un terzino moderno, di quelli che corrono sulla fascia ma se c’è da mettere la gamba, non si tirano indietro. Alla sua prima stagione nel campionato argentino con la maglia del Racing Club, questo difensore di 21 anni (da compiere a settembre) ha subito fatto parlare di sé, tanto da attirare l’interesse dell’Udinese e del Galatasaray. La sua sembra la storia di tanti altri ragazzini argentini, cresciuti nella povertà, accentuata dalla crisi economica deflagrata nel 2001, che adesso minaccia un triste revival. José ha 12 fratelli, due dei quali non sopravvivono. I genitori sono in grave difficoltà in un barrio duro come Villa Lugano, dove si gioca scalzi per non rovinare le uniche scarpe. Il cibo da spartirsi è poco e magari va lasciato un po’ di più al giovane calciatore di casa, che ha bisogno di energie supplementari e rappresenta una grande speranza di riscatto per tutta la famiglia. I soldi per andare in autobus all’allenamento non ci sono. Ma José, grazie a un allenatore che gli fa da tassista, riesce a diventare professionista e presto stupisce tutti per l’autorevolezza e la continuità delle sue prestazioni. Dopo la firma del primo contratto svela senza falsi pudori la sua gioia: «Adesso finalmente posso comprare le scarpe che servono ai miei fratelli». Come lui, da Iturbe a Tevez, solo per rimanere a due argentini molto in voga in Italia, sono tanti quelli che Sensi di colpa hanno speso il Il terzino che ha rischiato primo stipendio al supermercato o con il posto nel Racing l’acquisto di una perché mangiava poco lavatrice. José come per i sensi di colpa altri suoi colleghi ha preso a pallonate la povertà, senza dimenticare mai da dove arriva. Anche perché il club gli ha offerto una macchina, ma il padre ha detto «no grazie»: lo ritiene troppo giovane per i pericoli della strada. E quando il suo «viejo» non può accompagnarlo, il terzino va al lavoro in autobus: un’ora e mezzo di tragitto prima con il 91 e poi con il 178 fino ad Avellaneda. Il Luca Valdiserri ragazzino del Racing gioca 16 partite da titolare © RIPRODUZIONE RISERVATA nell’Apertura, poi però all’inizio del torneo di Clausura sembra tirare il fiato: «All’improvviso — racconta Mauro German Camoranesi, suo compagno fino a pochi mesi fa — il suo rendimento ha cominciato a calare in modo vistoso. Fisicamente sembrava non reggere più lo sforzo degli Palla avvelenata allenamenti e delle partite. È tornato in panchina, poi di nuovo in campo, ma senza l’assiduità di prima. Come è ovvio, José è finito sotto osservazione dello staff della squadra. E si è scoperto che non si alimentava a dovere. Quando era a tavola con noi si faceva notare per la lentezza esasperante con cui ingeriva il cibo, tipica di chi non è abituato a mangiare molto. Quando non c’erano i pasti comuni, lui spesso li saltava o li faceva a metà, e non aveva «Cara Dilma, ti ringrazio ma non vengo». Cristina Kirchner ha deciso quindi le forze necessarie per continuare a svolgere di non volare a Rio per la finale tra la sua Argentina e la Germania. Nella lettera alla collega una serie di spiegazioni: ho un forte mal di gola, la sua attività di atleta. Il motivo? I sensi di colpa di sabato devo vedere Putin e soprattutto lunedì è il primo compleanno del fronte all’abbondanza di cibo. Lui che aveva sempre mio nipotino. E poi i medici mi hanno autorizzato ad andare in Patagonia dovuto dividere tutto coi fratelli, non riusciva e non voleva seguire i ritmi di un’alimentazione che per la festicciola (tre ore di volo), a patto che riposi di domenica. Che ovviamente prevede un elevato numero di calorie giornatacce, amica mia. In Argentina le credono in pochi. Sospettano che la Presidenta non se la sente bene, questa partita. E assistere a una per avere la necessaria benzina in corpo». José fatica a superare la crisi di rigetto, ma la società gli sta sconfitta, con tutti i guai che ha in questo momento, non è il massimo vicina. La famiglia fa il resto. Il campionato finisce in (crollo di popolarità, crisi economica, scandali). Ma soprattutto crescendo e adesso il terzino destro è tra i convocati Cristina è superstiziosa: in Argentina c’è il precedente di Carlos per la nuova stagione che sta per cominciare, Menem, che venne bollato come iettatore perché partecipò alla assieme anche a un certo Diego Milito, tornato a partita d’esordio con il Camerun a Italia ‘90. Finì 1-0 per gli giocare in Argentina. Un calcio povero «dove il 60% africani. Menem si rifiutò poi di assistere alla finale dei giocatori — secondo Camoranesi — viene da con la Germania, a Roma. Mandò il fratello. Finì realtà molto simili a quella di Gomez». In cui il male e la fama si allargò a tutta la famiglia. rischio di avere la pancia piena non è contemplato. E r.co. quando passa la fame, quella vera, resta quel buco © RIPRODUZIONE RISERVATA allo stomaco che solo le vittorie possono riempire. Ricordando Menem La Kirchner rinuncia Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA 48 Sport Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Mondiali Brasile L’affare Suarez al Barça a peso d’oro e con la clausola antimorso meglio così, evitando troppe domande. «Luis è un talento speciale e lo ringrazio per il ruolo che ha avuto nella mia squadra», ha detto l’allenatore Brendan Rodgers. Il Liverpool lo aveva acquistato dall’Ajax, nel 2011, per 28 milioni di euro. Suarez si è congedato così dalla Kop: «Spero che tutti possiate capire le ragioni della mia decisione. Il club ha fatto di tutto per trattenermi, ma giocare in Spagna, dove vive la famiglia di mia moglie, è il sogno di sempre. E penso che sia il momento giusto. Lascio Liverpool con il cuore pesante, perché sia io che la mia famiglia siamo innamorati del club e della città, ma soprattutto dei suoi incredibili tifosi. You’ll never walk alone». Acquistato per 93 milioni, è il terzo giocatore più pagato DA UNO DEI NOSTRI INVIATI ufficiale il suo trasferimento dal Liverpool al Barcellona per 93 milioni di euro, tra fisso e bonus. È il terzo trasferimento più caro della storia del calcio, dopo i 100 milioni per Bale, i 94 di Cristiano Ronaldo e prima degli 86,2 di Neymar. Schierare Suarez in un attacco atomico, insieme al brasiliano e a Messi, ha fatto superare ogni problema di etica al Barça, che una volta rifiutava gli sponsor per mettere sulla maglia il logo dell’Unicef. Suarez ha firmato per 5 anni (ingaggio non comunicato, al Liverpool prendeva 160mila sterline a settimana) e avrà la maglia numero 9, lasciata libera da Alexis San- I magnifici quattro RIO DE JANEIRO — Se dovete chiedere un pronostico, fatelo al giornalista del Toronto Star che ha scritto questo su Luis Suarez, prima del Mondiale: «Farà qualche pazzia e poi partirà la saga di un suo trasferimento milionario. Se sarà il caso, è pronto a dare un pugno a qualcuno». Luisito ha preferito un morso a Chiellini, vecchia specialità della casa, dopo quelli a Bakkal e Ivanovic, più gli insulti razzisti a Evra. Preveggenza canadese. Luis Suarez ha davvero cambiato maglia alla fine del Mondiale. È 100 milioni Gareth Bale (dal Tottenham al Real Madrid) 94 milioni Cristiano Ronaldo (dal Manchester United al Real Madrid) 93 milioni Luis Suarez (dal Liverpool al Barcellona) 86,2 milioni Neymar (dal Santos al Barcellona) chez, che si è appena trasferito all’Arsenal per 42,5 milioni di euro. Il Barcellona si è tutelato con una clausola «antimorso», che farà scattare rescissione del contratto e richiesta danni in caso di una nuova follia dell’uruguaiano. Nessuno dubita del valore tecnico di Suarez, che con il Liverpool ha segnato 83 gol in 133 presenze, 31 nell’ultima Premier League, e che a 27 anni è nel pieno della maturità agonistica. Il comportamento è un altro discorso. E anche il vittimismo, condiviso con tutto l’Uruguay: non è lui il colpevole, ma è il mondo che complotta. La Fifa ha appena rigettato il Blaugrana Luis Suarez; in alto, il morso a Chiellini (Epa, Ansa) ricorso dell’Uruguay contro la squalifica per il morso a Chiellini (9 gare ufficiali con la nazionale, quattro mesi di «daspo» che gli impediranno anche di allenarsi con la sua nuova squadra e una multa di 100mila franchi svizzeri). L’avvocato del calciatore, Alejandro Balbi, presenterà reclamo al Tribunale Arbitrale dello Sport perché, a suo avviso, la sentenza è «draconiana, totalitaria e fascista». Il Barcellona non potrà presentare il nuovo acquisto e non è detto che lo faccia a novembre, quando l’uruguaiano tornerà in campo. E forse è Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA Il cammino verso la Coppa GIRONE A GIRONE B GIRONE C GIRONE D GIRONE E GIRONE F GIRONE G GIRONE H Data Ore Croazia 3-1 Spagna Olanda 1-5 Colombia Messico Camerun 1-0 Cile Australia 3-1 Brasile Messico 0-0 Australia Olanda 2-3 Camerun Croazia 0-4 Spagna Cile 0-2 Camerun Brasile 1-4 Australia Spagna Croazia Messico 1-3 Olanda Cile Ore Grecia Incontro 3-0 Uruguay C. d’Avorio Giappone 2-1 Colombia 2-1 Giappone Grecia 0-3 2-0 Ore Data Ore Data Incontro Ore Ore 2-1 Germania Portogallo 4-0 Belgio Algeria 2-1 Inghilterra ITALIA 1-2 Francia Honduras 3-0 Iran Nigeria 0-0 Ghana Stati Uniti 1-2 Russia Sud Corea 1-1 Uruguay Inghilterra 2-1 Svizzera Francia 2-5 Argentina Iran 1-0 Germania Ghana 2-2 Belgio Russia 1-0 0-0 ITALIA Costa Rica 0-1 Honduras Ecuador 1-2 Nigeria Bosnia 1-0 Stati Uniti Portogallo 2-2 Sud Corea Algeria 2-4 Giappone Colombia 1-4 Costa Rica Inghilterra 0-0 Honduras Svizzera 0-3 Nigeria Argentina 2-3 Portogallo Ghana 2-1 Algeria Russia 1-1 Grecia 2-1 ITALIA 0-1 Ecuador 0-0 Bosnia Iran 3-1 Stati Uniti Germania 0-1 Sud Corea Belgio 0-1 C. d’Avorio Uruguay Francia P G V N P F S Classifica P G V N P F S Classifica P G V N P F S Classifica Brasile 7 3 2 1 0 7 2 Olanda 9 3 3 0 0 10 3 Colombia 9 3 3 0 0 9 2 Costa Rica 7 3 2 1 0 4 1 Francia 7 3 2 1 0 8 2 Argentina 9 3 3 0 0 6 3 Messico 7 3 2 1 0 4 1 Cile 6 3 2 0 1 5 3 Grecia 4 3 1 1 1 2 4 Uruguay 6 3 2 0 1 4 4 Svizzera 6 3 2 0 1 7 6 Nigeria 4 3 1 1 1 3 3 Croazia 3 3 1 0 2 6 6 Spagna 3 3 1 0 2 4 7 C. d’Avorio 3 3 1 0 2 4 5 ITALIA 3 3 1 0 2 2 3 Ecuador 4 3 1 1 1 3 1 Bosnia 3 3 1 0 2 4 4 Camerun 0 3 0 0 3 1 9 Australia 0 3 0 0 3 3 9 Giappone 1 3 0 1 2 2 6 Inghilterra 1 3 0 1 2 2 4 Honduras 0 3 0 0 3 1 8 Iran 1 3 0 1 2 1 4 3 OTTAVI DI FINALE 4 OTTAVI DI FINALE 5 OTTAVI DI FINALE BRASILE - CILE COLOMBIA - URUGUAY FRANCIA - NIGERIA GERMANIA - ALGERIA OLANDA - MESSICO 4-3 d.c.r. 2-0 2-0 2-1 d.t.s. 2-1 10 QUARTI DI FINALE 6 OTTAVI DI FINALE P G V N P F S 7 OTTAVI DI FINALE COSTA RICA - GRECIA Classifica P G V N P F S Classifica P G V N P F S Germania 7 3 2 1 0 7 2 Belgio 9 3 3 0 0 4 1 Stati Uniti 4 3 1 1 1 4 4 Algeria 4 3 1 1 1 6 5 Portogallo 4 3 1 1 1 4 7 Russia 2 3 0 2 1 2 3 Ghana 1 3 0 1 2 4 6 Sud Corea 1 3 0 1 2 3 6 8 OTTAVI DI FINALE ARGENTINA - SVIZZERA Le città del Mondiale BELGIO - STATI UNITI 1-0 d.t.s. 6-4 d.c.r. 11 QUARTI DI FINALE 2-1 d.t.s. 12 QUARTI DI FINALE Fortaleza na Manaus FRANCIA - GERMANIA 0-1 13 SEMIFINALI BRASILE - GERMANIA 1-7 OLANDA - COSTA RICA FINALE 3° E 4° POSTO BRASILE - OLANDA Brasilia oggi ore 22 FINALE GERMANIA - ARGENTINA Tutte le partite in diretta online su www.corriere.it or Incontro Bosnia Classifica 2-1 dC Su Data Argentina P G V N P F S BRASILE - COLOMBIA ea ia ss ria Ru Al ti io ge lg Be a ni an iU St at llo ia ga an rto rm Ge Gh Ore 2-1 Classifica 9 QUARTI DI FINALE Incontro Ecuador P G V N P F S 2 OTTAVI DI FINALE Data Svizzera Classifica 1 OTTAVI DI FINALE Po n ria Ni Bo ge ia Ira sn in a as nt ur ge Ho nd an Fr Incontro 1-3 C. d’Avorio Costa Rica Ar r cia a do Ec IT Sv ua izz AL er IA ra ica er gh In Co Data ilt aR ua st ug Ur Gi Incontro Brasile y ne rio ap vo d’A C. Data po ia a Gr m ec bi lia Co Au Incontro lo le st ra Ci da na an ag Sp Ore Ol o er m sic Incontro Ca zia oa as Cr Br Data un O es E SSSS M GR ile O RD E M E PRO Rio de Janeiro domani ore 21 ARGENTINA - BELGIO 4-3 d.c.r. B R A S I L E 1-0 Cuiaba Brasilia Salvador Belo Horizonte 14 SEMIFINALI OLANDA - ARGENTINA 2-4 d.c.r. Natal Recife S U D A M E R I C A San Paolo Curitiba Rio de Janeiro Porto Alegre CORRIERE DELLA SERA Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 ❜❜ Sport 49 italia: 51575551575557 Brasilia, ore 22.00 Rivaldo che era con lui al Barcellona, mi ha raccontato di che pasta è fatto il tecnico olandese Luiz Felipe Scolari Terzo posto Battibecchi e polemiche: ora i due tecnici si sfidano Il Brasile scosso cerca un po’ di serenità L’Olanda e lo choc rigori Tv: ore 22 Raiuno, Sky Mondiale 1 Internet: www.corriere.it gazioni finora fornite. Felipão insiste con la teoria del blackout improvviso, quei sei minuti di follia che non hanno spiegazioni logiche, tattiche e umane. Neymar, giovedì riportato in tv per una lunga Fred escluso L’esclusione di Fred per Jo, rientra Thiago Silva, l’esordio di Maxwell finora trascurato ora di autocoscienza davanti al Paese, ha invece mostrato molta più personalità e coraggio: «Abbiamo giocato male, non siamo stati all’altezza di una squadra da titolo mondiale, quando si perde così bisogna cambiare tutto». La stampa brasiliana, gli infiniti dibattiti in tv, hanno ormai smesso di interrogarsi sull’accaduto e preferiscono guardare avanti. Le ricostruzioni sulla rinascita del calcio tedesco, la programmazione, l’attenzione al settore giovanile sono citati come esempi da seguire. E rafforzano la sensazione che domani gran parte dei brasiliani tiferà per la Germania: meglio insomma i carnefici che ci hanno aperto gli occhi che i rivali storici. Tutto quello che oggi Scolari azzarderà al Mané Garrincha di Brasilia contro l’Olanda, uomini o schemi, rischia di sembrare grottesco. Come la probabile esclusione di Fred sin dall’inizio. Rientrerà Thiago Silva e potrebbe esordire Maxwell a centrocampo, Macarrão Mineirão avrà bisogno di anni, forse decenni, per essere smaltita, ma la ricostruzione da zero del futebol brasiliano può almeno partire con un buon viatico: meglio una reazione da squadra responsabile e conscia del disastro commesso. Mentre in Brasile comincia a girare la voce che Scolari potrebbe anche restare al suo posto — così ha ventilato il prossimo presidente della Federazione — per la torcida non è facile accettare le spie- Consolazione Scolari chiede al Brasile il terzo posto (Action Image) Non è una partita inutile, ma la storia racconta che è una gara che in tanti vorrebbero non giocare Non sarà una partita inutile, ma la finale per il terzo posto di un Mondiale è la gara che in tanti vorrebbero non giocare e che invece non si è celebrata soltanto nel 1930 e nel 1950. O si è la squadra-rivelazione del torneo (come la Polonia nel 1974) oppure il match n. 63 diventa il festival della delusione. Lo è soprattutto in questo sabato dove a Brasilia, stadio Garrincha, si affrontano Brasile e Olanda. A chiarirne il senso ha provveduto Louis van Gaal: «È meglio perdere 7-1 che ai rigori. La mia squadra è molto triste, si è infranto un sogno che non tornerà. Il nostro obiettivo era essere i numeri uno, ora stiamo tutti male. Perdere così è terribile». Ma sono soprattutto i brasiliani che avrebbero gradito sparire dopo l’1-7 con la Germania: sono ancora tutti sotto choc; temono un’altra caduta verticale contro un’avversaria che ha portato ai rigori l’Argentina; l’abbraccio di Neymar ai compagni in ritiro ha diffuso un’infinita tristezza. Il 7 luglio 1990, a Bari, la partita per il terzo posto era diventata la sfida fra due nazionali, finite nella trappola dei rigori al penultimo atto. Da una parte l’Italia, eliminata dall’Argentina a Napoli; dall’altra, l’Inghilterra messa fuori dalla Germania O RD EM M E PR OG GRE RES SSO SO Condanna ci impegneremo, perché arrivare terzi ai Mondiali è comunque importante. A cercar bene una motivazione, Robben e compagni hanno quella di lasciare il Brasile senza aver perso una partita sul campo, e per l’Olanda sarebbe la prima volta nella sua storia. Per la Seleção la posta in gioco è appena dare qualche minuto di sollievo ad una nazione intera. In queste ore le parole che circolano sono dignità, orgoglio e speranza. La batosta del Olanda (5-3-2) 1 Cillessen 15 Kuyt 2 Vlaar 3 De Vrij 4 Martins Indi 5 Blind 20 Wijnaldum 6 De Jong 10 Sneijder 9 Van Persie 11 Robben Arbitro: Haimoudi (Algeria) Scolari attacca Van Gaal che parla di favori RIO DE JANEIRO — La partita che nessuno vorrebbe mai giocare stavolta sarà più triste del solito. L’Olanda ci arriva dopo l’ennesima delusione mondiale e addirittura negando che questo sia il suo posto («una sconfitta ai rigori non è una sconfitta», ha polemizzato il solito Van Gaal); quanto al Brasile, beh, sul pianeta Terra soltanto chi ha dormito una settimana di fila non sa cosa sia successo. Poi, certo, ci sono le dichiarazioni di circostanza: bisogna vincere e Brasile (4-3-3) 1 Julio Cesar 23 Maicon 4 David Luiz 3 Thiago Silva 6 Marcelo 16 Ramires 5 Fernandinho 14 Maxwell 7 Hulk 21 Jo 11 Oscar In campo il festival della delusione nella finale che non dà mai la felicità finora mai utilizzato. Altra possibilità è far riposare l’affranto Julio Cesar e regalare un gettone di presenza ad uno dei due portieri di riserva. L’unica consolazione per i giocatori che ieri hanno lasciato per l’ultima volta il ritiro di Teresopolis è non aver subito ostilità da parte della torcida. Un gruppo di un centinaio di tifosi ha accolto l’autobus in partenza con applausi e cori di incoraggiamento. Neymar ha ringraziato salutando dal finestrino, altri si sono trincerati dietro le solite cuffie con la musica. Sarà anche il derby delle lamentazioni. Scolari e Van Gaal hanno passato il torneo beccandosi uno con l’altro. L’olandese ha iniziato accusando la Fifa di aver favorito il Brasile, perché ha giocato l’ultima partita del girone già sapendo la classifica del gruppo B, quello dell’Olanda. Felipão lo ha definito uno stupido: «Rivaldo che era con lui al Barcellona mi ha raccontato di che pasta è fatto quell’uomo». Tutto assai inutile, ormai. Rocco Cotroneo © RIPRODUZIONE RISERVATA Cosa c’è dietro la maschera di Sabella? di LUCA BOTTURA EMERGENZA DEMOGRAFICA «Il Brasile era molto contento l’anno scorso di ricevere 6 miliardi di turisti, invece l’Italia riceve 40 miliardi e la Francia più di 70 miliardi» (Carolina Cimenti, «Processo al Mondiale», Raiuno) AVRANNO USATO LE LUCI «Con me, come sempre, Fabrizio Failla». «Ben trovata, Sabrina: sei luminosissima» (Sabrina Gandolfi e Fabrizio Failla, «Dribbling», Raidue) BEZZI SUOI «La finalina io non la chiamerei neanche così perché è una partita senza senso che non andrebbe giocata: avrebbe senso solo ci fosse stata l’Argentina» (Gianni Bezzi, «Talk Mondiale Sera», Raisport) DIMENTICARE BRASILIA «Stanno arrivando migliaia di Serena e Italia ’90: «Ola per il terzo posto, ma dolore profondo» Matarrese e Vicini «Dopo l’eliminazione ai rigori con l’Argentina erano stati bravi a spiegarci che era necessario battere gli inglesi per la gente» La febbre di Löw nel 2010 Battuto in Sudafrica dalla Spagna, Löw si era ammalato: in panchina con la febbre per il 3-2 della Germania all’Uruguay Mondiale 2010 Il gol di Khedira contro l’Uruguay (Reuters) Ovest a Torino. Racconta Aldo Serena, che c’era: «Dopo aver perso ai rigori, saremmo andati all’aeroporto per tornare a casa già quella sera, senza nemmeno passare da Marino, dove c’era il nostro quartier generale. Nella partita con gli inglesi avevamo tutto da perdere: le pile erano scariche e sentivamo la delusione della gente. Invece per tre giorni erano stati bravissimi il presidente Matarrese, il c.t. Vicini e tutto il suo staff nell’indicarci con un discorso non emotivo, ma molto razionale, quanto sarebbe stato importante arrivare comunque terzi, anche se la coppa era ormai scappata. E messa di fronte ad una nuova Mondiale 1978 Cabrini in azione contro il Brasile (Ap) realtà, quella Italia aveva risposto bene. La partita era stata una bellissima festa, giocata anche bene e vinta nel finale con il rigore di Schillaci, dopo i gol di Baggio e Platt; il pubblico aveva fatto la ola; noi e gli inglesi lo avevamo imitato in mezzo al campo. Il giorno dopo, ricevuti dal presidente Cossiga, avevamo avuto il riscontro che la gente ci voleva bene, ma tutti noi sapevamo di non aver risposto fino in fondo alle attese». Quattro anni fa, 8 luglio 2010, Joachim Löw si era persino ammalato, per la delusione della sconfitta nella semifinale di Durban con la Spagna (Puyol) ed era andato in panchina con la febbre. Per rincuorare la Germania, prima di affrontare (e di battere) l’Uruguay, Oliver Bierhoff aveva detto: «La squadra ha giocato un calcio divertente, che ha conquistato tutti e ha dato una nuova immagine della Germania nel mondo. Ha dimostrato che ragazzi di origini, religioni, cultura e formazioni diverse fra loro possono formare una squadra forte e unita. Sono loro i nuovi ambasciatori del nostro Paese». Tabarez, invece, era stato osannato per l’inatteso quarto posto dell’Uruguay (500.000 persone avrebbero accolto la Celeste a Montevideo), ma nemmeno lui era contento di aver mancato la finale. Löw era già arrivato terzo da vice di Klinsmann, l’8 luglio 2006, dopo aver battuto il Portogallo a Stoccarda (3-1) e il c.t., Terzi posti 1934 Germania 1938 Brasile 1950 Svezia 1954 Austria 1958 Francia 1962 Cile 1966 Portogallo 1970 Germania Ovest 1974 Polonia 1978 Brasile 1982 Polonia 1986 Francia 1990 Italia 1994 Svezia 1998 Croazia 2002Turchia 2006 Germania 2010 Germania con la valigia in mano, alla vigilia aveva confessato: «Non è la partita che volevamo, ma dovremo mettercela tutta. A noi interessa arrivare terzi, anche per rispetto dei tifosi», mentre Scolari, allora c.t. del Portogallo, senza immaginare quanto gli sarebbe accaduto nel 2014 con il Brasile, aveva detto: «Questa finale è importante più per gli interessi economici degli sponsor che per le squadre che la disputano. È molto difficile motivare i giocatori, perché si pensa a quello che si è perso e non a ciò che si potrebbe vincere». Il 24 giugno 1978 era andata in campo un’Italia scarica per giocarsi il terzo posto contro il Brasile, dopo aver sognato la finale con l’Argentina, quando gli azzurri si erano ritrovati in vantaggio con l’Olanda il 21 giugno (autogol di Brandts, 18’ p.t.), prima delle reti di Brandts (5’ s.t.) e Haan (30’ s.t.). E dopo un tempo, gli azzurri, in vantaggio con Causio, avevano ceduto di fronte al Brasile, con i gol nella ripresa di Nelinho e Dirceu. Il 28 giugno 1986, la Francia, battuta al penultimo ostacolo dalla Germania Ovest, quando già sognava la finale, avrebbe rinunciato volentieri a battersi per il terzo posto con il Belgio. Platini, a pezzi (tendinite), era stato costretto a fermarsi, ma alla fine i francesi avevano vinto: 4-2. Senza essere felici. argentini: è stato aperto in via eccezionale anche un settore del sambodromo, ed è stata concesso l’uso alla colonia argentina che sta arrivando a Rio, nella capitale» (Valerio Iafrate, «Dribbling», Raidue) AZEGLIO E’ PASSATO «L’abbiamo giocata al massimo, la finale per il terzo posto del ’90: Bearzot aveva fatto qualche cambio di formazione, chi entra poi vuol far bene, quindi ci tenavamo a finir bene» (Beppe Bergomi, «Copacabana Live», Sky: l’allenatore era Vicini) BONAN LA PRIMA «Secondo me dopo la finale se la toglie la maschera Sabella e chissà cosa c’è dietro quel volto strambo» (Alessandro Bonan, «Copacabana Calciomercato», Sky) SOMMO GAUDIO Inzaghi, ieri: «Balotelli già oggi fa la differenza». Divisioni e moltiplicazioni comincia a studiarle il mese prossimo. (ha collaborato Francesco Carabelli) Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 50 Sport Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Nba, LeBron torna a Cleveland Atletica, grande Eaton nei 400 hs Tennis, Errani in semifinale Clamoroso nel mercato Nba: LeBron James lascia i Miami Heat e torna ai Cleveland Cavaliers. A dare l’annuncio è stato lo stesso campione in una lettera aperta a Sport Illustrated. «Torno a casa, sono pronto ad accettare la sfida — ha scritto James— . Ora voglio vincere altri titoli, ma la cosa più importante è portare un trofeo in Ohio». Sfuma il derby azzurro al Wta di Bad Gastein 2014: Sara Errani vola in semifinale rimontando un set di svantaggio alla sudafricana Schepeers (2-6, 6-1, 6-3), ma Camilla Giorgi cede 6-1, 7-5 alla sorprendente americana Rogers. Semifinale, ma a Bucarest, anche per Roberta Vinci. La tarantina ha battuto per 7-5, 6-3 la ceca Petra Cetkovska. Diamond League, meeting di Glasgow: il giamaicano Ashmeade ha vinto i 100 (9”97 come Rodgers, secondo); il panamense Edward ha vinto i 200 in 20”25; grande secondo posto di Eaton (decathleta) nei 400 hs (48”69, dietro a Culson). Doppietta etiope nei 5.000 (Gebrhiwet su Alamirew); secondo posto (m 2,25) per Fassinotti nell’alto. Oggi seconda giornata. Social rischiosi L’immagine e la frase «un bacio a chi mi odia» subito rimosse. Il Milan: vorremmo intervenire ma non possiamo Per la Figc La folle estate di Mario a tweet armato Riprende quota Albertini Inzaghi chiede rispetto delle regole, Balotelli diffonde una foto con il fucile MILANO — Fucili, calabroni, anelli e pitoni. La pazza estate di Mario Balotelli non conosce noia, silenzio e tantomeno raccoglimento. Il luglio in 3g di Supermario è pieno di pensieri riassumibili in 140 caratteri: mai banali, è onesto riconoscergli. Il nuovo allenatore lo aveva messo in guardia il giorno della presentazione ammonendo: «Si riparte tutti da zero, chi non rispetta le regole non gioca»? Che sarà mai? Mario, come il bambino più esuberante della classe che sfida la maestra, replica attraverso un messaggio pulp: «Un bacio a chi mi odia», come didascalia a un selfie in cui si ritrae con un fucile in mano. La foto fa il giro del web prima di essere rimossa e rimpiazzata da una citazione di Albert Einstein: «La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso». L’iniziativa di Supermario ha spiazzato, tanto per cambiare, i vertici milanisti che dopo multe, reprimende pubbliche e private, carezze e minacce sognano in privato l’eliminazione dal commercio mondiale degli smartphone. «Qualche idea sui social network ce l’avrei» ha confessato ieri mattina a Casa Milan Adriano Galliani durante la presentazione dei nuovi arrivi. «Ho provato tante volte a insistere con l’avvocato Cantamessa che però mi ha sempre bloccato dicendo che si viola la liberta dell’individuo impedendone l’uso». In realtà ogni giocatore, al momento della firma con il club, sottoscrive un codice etico in cui si impegna a non diffondere via social notizie relative alla salute propria o dei compagni, critiche verso l’allenatore o la società o semplicemente fatti interni al club. Impedimenti diversi, norme alla mano, sarebbero illegittimi (anche se la Juve, pare, sia molto rigida con i propri calciatori): eppure i due ad del Milan desidererebbero che i propri tesserati comunicassero in maniera conforme allo stile della società, obbedendo a un codice non Sulla Rete senza rete La bravata Balotelli, 23 anni, nel tweet incriminato Con Fanny Bocche cucite durante il ritiro in Brasile scritto di comportamenti. Ma Mario nella sua folle estate è già stato a raffica sotto i riflettori di Twitter: il 10 giugno scorso nel ritiro di Mangaratiba sentì la necessità di rompere la monotonia della concentrazione premondiale annunciando le imminenti nozze con Fanny. «Ha detto sì, il più importante sì della mia vita». Poi tralasciando ❜❜ La tentazione di Galliani Qualche idea sui social l’avrei, ma l’avvocato mi blocca per non violare la libertà dell’individuo le prestazioni non brillanti e l’eliminazione prematura dell’Italia, nella notte post-Uruguay, mentre cadevano le teste di Prandelli e di Abete, decise di ossigenarsi la sua. Ha replicato alle critiche per il disastro della Nazionale scrivendo una lettera nella quale ha confessato di sentirsi vittima di razzismo. «Forse, come dite voi, non sono italiano. Gli africani non scaricherebbero mai un loro fratello». Quindi è corso in vacanza con la bella Fanny in Florida dove si è fatto immortalare con un alligatore in mano (lei, come testimonia un video, invece con pitone che ha cercato di infilarsi là dove non batte mai il sole). Intanto la quotazione di mercato cala. Per fortuna non c’è da pagare la maxibuonuscita a Galliani che gli ultrà gli rimproverano: «Non ho diritto ad alcuna liquidazione: sono amministratore delegato scelto dai soci, mai stato dipendente del Milan». Barbara lo conforta: «Mi spiace che esca sempre la storia del dualismo fra noi. Si possono avere idee diverse ma lavorare insieme per un obiettivo comune». Tipo, spegnere il telefono di Mario. Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA Mercato, frenata Rami-Milan Thohir: «Inter di nuovo grande in tre anni» Con l’alligatore Durante la vacanza in Florida Biondo in auto Il ringraziamento ai propri fan MILANO — «Voglio riportare l’Inter a grandi livelli anche in Europa. Ma per ricostruire una grande squadra servono 2-3 anni». Parola del presidente Erick Thohir». I nerazzurri intanto hanno concluso l’affare M’Vila. Ieri il centrocampista francese ha firmato il contratto: arriva in prestito oneroso (500 mila euro) più diritto di riscatto fissato a 9 milioni. Manca soltanto l’annuncio ufficiale: «Arriverà — spiega il d.s.Piero Ausilio — appena il Rubin Kazan formalizzerà per scritto le intese verbali». M’Vila è già arrivato a Pinzolo dove ha raggiunto la squadra in ritiro. Lo stesso Ausilio tiene viva la pista Jovetic e conferma l’interesse per il cileno Medel (Cardiff), una delle rivelazioni del Mondiale: l’offerta al giocatore è di un quinquennale a 1,8 milioni a stagione. Si complica invece il riscatto di Rami per il Milan. L’affare è in stand-by dopo che il Valencia ha chiesto il pagamento cash dei 4,25 milioni pattuiti. La trattativa prosegue senza sosta, anche perché il giocatore vuole il Milan e non l’ha presa bene: «Ho molte cose da dire, i tifosi devono sapere» ha scritto su Twitter. Entro lunedì, giorno del raduno, la Juventus punta a chiudere l’acquisto di Iturbe dal Verona e per martedì attende l’arrivo di Morata. La stampa inglese, intanto, ribadisce l’interesse del Chelsea per Pogba: pronti 60 milioni di sterline (circa 73 milioni di euro) per convincere la Juve. La Fiorentina prende a sorpresa il giovane centrocampista australiano Joshua Brillante. Simone Scuffet, giovane portiere dell’Udinese, potrebbe lasciare la serie A: l’Atletico Madrid, infatti, insiste per portarlo in Spagna (costo 5 milioni) e girarlo in prestito al Getafe. Filippo Bonsignore © RIPRODUZIONE RISERVATA MotoGp Un anno fa al Sachsenring la caduta e l’inizio del calvario, tra paure e mancanza di risultati. Nelle libere è terzo Lorenzo cerca la luce sulla pista dove iniziò la sua crisi DAL NOSTRO INVIATO SACHSENRING — Jorge Lorenzo garantisce che è «messo bene» e se lo dice lui c’è da credergli: ieri ha chiuso terzo dietro Aleix Espargarò e Marquez (caduto senza danni) e davanti a Rossi, 10°; magari oggi migliora (qualifiche alle 14, tv Sky Sport MotoGp) e domani pure vince. Sarebbe la prima vera luce nel suo periodo più buio da quando, nel 2008, è arrivato in MotoGp. L’abisso si aprì proprio qui 12 mesi fa. Campione del mondo in carica, era reduce dalla leggendaria e temeraria impresa di Assen: 5° posto in gara 36 ore dopo un’operazione alla spalla sinistra in anestesia totale. Un eroe. Così il 12 luglio, in prova, Jorge va a palla come niente fosse ma vola in cur- va, in discesa, a 230 all’ora, piombando proprio sulla spalla operata. La placca appena inserita nella clavicola si piega e stavolta anche l’eroe si deve fermare. È lì che di fatto Lorenzo consegna il suo titolo a Marquez, nonostante un mostruoso ma illusorio finale di stagione con 4 vittorie nelle ultime 6 gare. Tempo dopo Jorge avrebbe confessato: «Quel giorno in Germania ho avuto troppa fiducia in me, non vedevo più il rischio. La condizione perfetta per fare danni». Ammissione di colpa per la «ubris», rabbia per non aver imparato le lezioni che l’asfalto gli aveva dato in passato: «Credevo di avere imparato tutto, invece ho scoperto a mie spese che sono vulnerabile». Il segreto di un rider è stare in equilibrio tra onnipotenza e paura. Se eccede da una parte o dall’altra, precipita. Jorge, testosteronico e sensibile in pari misura, adesso sta sulla riva della paura, e lo ha ammesso due settimane fa ad Assen dopo un 13° posto razionalmente inspiegabile: «Ho avuto paura, ho ripensato all’anno scorso. E se un pilota perde coraggio non va da nessuna parte». Umano, troppo umano, anche se poi ha aggiunto che «ciò che è successo è legato solo ad Assen e alla pioggia. Altrove cambierà. In fondo, non lotto per il titolo, perché rischiare? Nel 2008 sono caduto per 4 gare di fila e a un certo punto non mi ricordavo nemmeno il mio nome…». Il problema, comunque, esiste. E anche se Jorge imputa i suoi guai, e il suo misero quinto posto in classifica a 119 punti da Marquez, ora alle gomme ora al moto- MILANO — Sono giorni decisivi per il futuro della Federcalcio. Tra lunedì e giovedì, il presidente della Lega Dilettanti, Carlo Tavecchio, incontrerà le varie componenti federali per capire, in via definitiva, se la sua candidatura potrà contare su quelle larghe intese, necessarie non soltanto per essere eletto, quanto per poter guidare un governo di pesanti riforme. L’incontro più delicato sarà quello con l’Assocalciatori, guidata dal presidente, Damiano Tommasi, che spinge per la discesa in campo di Albertini. Da questo vertice potrebbe nascere una nuova ipotesi di lavoro, con Albertini candidato alla presidenza, attraverso un programma fortemente innovativo (meno stranieri; riforma dei campionati; più spazio ai vivai e alle nazionali); Tavecchio Fiducioso Jorge Lorenzo, 27 anni, terzo dopo le libere (LaPresse) re, l’opinione diffusa nel paddock è una sola: cabeza. La testa. Perché Jorge pensa molto, lo ha sempre fatto. Pensa ai pericoli, al dolore, alla morte ma anche a problemi più terreni come lo strapotere di Marquez, che gli ha sottratto successi e gloria, e il ritorno di Rossi, che con la stessa moto lo batte puntualmente. Il risultato è una gran confusione, su tutti i fronti, pure quello del contratto in scadenza: la Yamaha, perplessa, non intende più ricoprirlo d’oro, e nel frattempo ha riconfermato Valentino fino al 2016. Così i dubbi si moltiplicano. Restare? E quanto? Andare via? E dove? Per ora Jorge va per le curve di questo luogo nemico cercando di esorcizzare il passato e il proprio doppio oscuro. Segnali di ripresa sembra che ci siano, e tutti speriamo per lui. Basta non confondere più la moto con il divano dell’analista. Alessandro Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA confermato nel ruolo di vicepresidente vicario, con alcune deleghe significative; l’ingresso di alcune figure «tecniche», destinate a lavorare per rendere concreto il rinnovamento della struttura federale. Questa nuova situazione dovrà essere verificata soprattutto con la Lega di Milano, che giovedì prossimo celebrerà la propria assemblea, dalla quale dovrebbe emergere, se non una candidatura, almeno una linea da seguire, visto che la spaccatura fra le 20 società è profonda, con il cartello Milan-Lazio da una parte (favorevole alla soluzione-Tavecchio) e quello Juve-Roma dall’altra, visto che i due club spingono per un nome nuovo, che al momento non può non essere Albertini. Martedì, invece, Tavecchio incontrerà la Lega di serie B, che non si è pronunciata sul candidato, ma che chiede chiarezza nei programmi; giovedì, in contemporanea con l’assemblea della serie A, Tavecchio incontrerà Lega Pro e Assoallenatori. Venerdì prossimo a Roma si terrà il Consiglio federale (si parlerà di iscrizioni ai campionati) e sarà l’occasione per un ulteriore confronto fra le parti. L’obiettivo è quello di arrivare ad una candidatura unitaria per l’assemblea fissata a Roma per l’11 agosto; il tutto non tanto per arrivare ad un’elezione-plebiscito, quanto per evitare spaccature nel governo della Figc, che sei mesi dopo l’elezione del presidente, e di fronte all’impossibilità di governare, potrebbe portare al commissariamento della federazione. f. mo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 OGGI Il trittico da brividi 20 35,5 51,5 DOMANI Le Markstein Gérardmer Gérardmer 1.183 m la Mauselaine 859 m 703 m Colle des Cinq Châteaux Col de Grosse Pierre 901 m Col de la 560 m Col de la Croix Schlucht Col du Colle de des Moinats 891 m 1.140 m Wettstein Gueberschwihr 559 m 880 m Baccarat 280 m Luneville 231 m km Benamenil 239 m Tomblaine 198 m Dinozé 349 m 67 91 100 120 142 150 161 km 11,5 Sport 51 italia: 51575551575557 33 41 62 70 LUNEDI’ Mulhouse Mulhouse Petit Ballon La Planche des 1.163 m 237 m 223 m Belles Filles 1.035 m Col du Col des Col des Muhlele Grand Ballon Platzerwasel Chevreres Chevrères 330 m 1.336 m 1.193m 914 m 914 m Col d’Oderen Col du 884m Firstplan 722 m 86 100105 120 127 149 170 km 20 30,5 39,5 54,5 71,5 95,5 103,5 125,5 143,5 161,5 CORRIERE DELLA SERA Tour Da oggi si sale sui Vosgi, primo vero esame per chi punta in alto Lo sprint vincente di Trentin Nibali, i tre giorni del condor Vincenzo sempre in giallo:«Aspetto l’attacco di Contador» DALLA NOSTRA INVIATA NANCY — Eccoli, i Vosgi, spartiacque tra Francia, Germania, Svizzera, e ring, da oggi a lunedì, della resa dei conti tra Nibali e Contador. Archiviata la pianura della Lorena — ieri a Nancy bel colpo di reni al fotofinish di Matteo Trentin (2° centro al Tour dopo Lione 2013) sull’eterno secondo (qui) Peter Sagan alla fine di una tappa innervosita dalla vista dell’ossario di Douaumont (130 mila militi ignoti della Grande Guerra) e dai due zuccotti finali —, il Tour si arrampica dove si è spinto raramente, il weekend sui Vosgi segue le rare e brevi incursioni del passato, precede le sfide di cartello su Alpi e Pirenei e ci prepara all’ennesimo spettacolo di una Grande Boucle mai così incalzante, senza tempi morti. L’attacco di Contador alla maglia gialla di Vincenzino nostro («Me lo aspetto, certo: non correrò in difesa e non abbasserò la guardia»), al quinto giorno da leader assoluto in una corsa così italiana, anche grazie a Trentin (dedica al Le classifiche Ordine d’arrivo 7ª tappa, Epernay-Nancy, 234,5 km 1. Trentin (Ita) in 5.18’39’’ (media: 44,2 km/h) 2. Sagan (Svk) s.t. 3. Gallopin (Fra) s.t. 4. Dumoulin (Ola) s.t. 5. Gerrans (Aus) s.t. 6. Oss (Ita) s.t. 14. Rui Costa (Por) s.t. 16. Nibali (Ita) s.t. Classifica generale 1. Nibali (Ita) in 29.57’04’’ 2. Fuglsang (Dan) a 2’’ 3. Sagan (Svk) a 44’’ 4. Kwiatkowski (Pol) a 50’’ 5. Gallopin (Fra) a 1’45’’ 6. Porte (Aus) a 1’54’’ 7. Talansky (Usa) a 1’56’’ 8. Valverde (Spa) a 2’11’’ 9. Bardet (Fra) s.t. 10. Rui Costa (Por) s.t. Così oggi 8ª tappa, Tomblaine-Gerardmer La Mauselaine, 161 km Così in tv ore 14.10: RaiSport2 ore 14.15: Eurosport ore 15: Raitre Computer I dati confermano, Nibali è ok Nella scatola azzurra i segreti dello Squalo che scoppia di salute NANCY — Ci sono due uomini che si gettano su Vincenzo Nibali dopo la linea del traguardo. Uno si prende cura del suo corpo (il massaggiatore Pallini), l’altro (l’allenatore Slongo) stacca dal manubrio del siciliano uno scatolotto azzurro e lo mette al sicuro. In questo computerino (si chiama Srm, costa 2 mila euro) c’è la chiave per capire come sta il corridore. Vincenzo è andato più forte di quando, due anni fa, sfiorò la vittoria alla Liegi-Bastogne-Liegi. Nibali ha sorriso a chi gli ha chiesto se in futuro punterà a far bene nella Parigi-Roubaix. Ma non era una domanda peregrina: nelle 4 sezioni finali di pavé della tappa di Arenberg il capitano Astana ha pedalato a 295 watt di media con punte di 600. Solo il 10% più piano di quanto facciano, nei tratti decisivi della Roubaix, due panzer come Cancellara e Boonen. Su questi parametri si giocheranno anche le sfide in salita. Sulla Planche des Belles Filles — l’ascesa dove lunedì si concluderà il trittico dei Vosgi — Brividi La caduta di Talansky a Nancy (Ap) l’asticella della sfida Nibali-Contador saPer valutare la forma di Nibali rà posta molto in alto. Per prisi possono incrociare i dati (po- meggiare bisognerà tenere accetenza, frequenza cardiaca, ca- se oltre 20 lampadine a basso denza di pedalata…) registrati consumo (circa 420/430 watt) dal suo Srm nell’ultima settima- per almeno 16 minuti. Nel suo na. Dicono che il siciliano è vici- stato di forma attuale, Nibali no alla forma migliore della car- può farcela. Ma il miglior Contariera. I 1.500 metri finali di Shef- dor può stargli dietro. Froome field, dove ha conquistato la ma- sui Vosgi vinse 2 anni fa acceng l i a g i a l l a , l i h a c o p e r t i dendo una lampadina in più: pedalando per 2 minuti a 494 467 watt. Ma l’inglese è a casa e watt, con una punta al momento ha altre lampadine a cui pensare. Marco Bonarrigo dello scatto di 900 watt: bastano © RIPRODUZIONE RISERVATA per alimentare un frullatore. compagno Cavendish, schiantatosi il primo giorno ad Harrogate), da autorizzare lo Squalo a un morsetto d’istinto, rispondendo alle «troppe critiche al ciclismo azzurro, è vero che nelle classiche non abbiamo brillato ma al Giro è uscito Aru, qui ci sono io, i giovani crescono però vanno aspettati con la giusta tranquillità». Sorprese, imprevisti, zampate di protagonisti inattesi. Con due arrivi in salita (a Gérardmer, oggi sulla Mauselaine, con passaggi al 13%, e a La Planche des Belles Filles) e l’intermezzo di Mulhouse, dove si scenderà a picco da 1.336 m, può succedere di tutto. Roba per puncheur e grimpeur. La prima vera, tosta, selezione Fotofinish Matteo Trentin (a destra) beffa Peter Sagan (LaPresse) del Tour, se non fosse che Nibali si è dato da fare sin dalla periferia d’acciaio di Sheffield, quando immaginarlo davanti a Contador di 2’37’’, radioso signore in giallo, sembrava fol- lia. Impreparato sulla rampetta di oggi («Confesso: è una salita che non ho mai fatto»), manderà avanti la vedetta Astana guidata dall’allenatore Paolo Slongo: due ore di vantaggio sulla tappa per comunicare in tempo reale ogni asperità di questa enorme schiena d’elefante che attende la carovana al d.s. Martinelli, il quale a sua volta, con asciuttezza bresciana, trasmetterà le soffiate a Nibali, nell’oreillette che lo tiene in contatto con il mondo. Ogni squadra ha le sue strategie. E Contador ha cominciato a punzecchiare il rivale già ieri sull’ultima côte prima di Nancy, un’azione non tanto per la classifica, da interpretare più come pretattica proprio in vista dei tre giorni da condor sui Vosgi. Daniele Bennati, l’italiano amico del giaguaro, predica serenità: «Alberto è pronto e tranquillo — dice il gregarione della Tinkoff —, aspetta le salite. Tocca a noi». «Sto bene, la condizione è buona, l’Astana è un gran bel gruppo» ripete Nibali, attraversando serafico la trafila post-tappa. Vanotti gli fa compagnia in camera, Scarponi tiene allegra la brigata, Fuglsang vigila a 2’’ di distanza mentre i leoni di peluche del vincitore si accumulano in valigia per la piccola Emma. Nell’aria c’è odore di polvere da sparo, scrivevano i vecchi suiveurs. Sarà anche retorica da tromboni, ma avevano capito tutto. Gaia Piccardi © RIPRODUZIONE RISERVATA 52 Pietrino Segantini e ne ricordano, affranti, lanimo generoso, la signorilità e lironia. - Genova, 12 luglio 2014. Lella e Carlo abbracciano con affetto Edoardo, Giovanna e Giacomo e con loro piangono la perdita di papà Tino Segantini - Milano, 11 luglio 2014. Partecipano al lutto: Ettore Carla Guido e Antonella Confalonieri. Maria e Daniele sono vicini con affetto allamico Edoardo per la scomparsa del padre Pietrino Segantini - Milano, 12 luglio 2014. È mancato allaffetto dei suoi cari Ci ha lasciato la nostra amata sorella La famiglia Merla si unisce al dolore di Marialuisa e Vitaliano per la scomparsa della sorella Lia Alfani - Milano, 11 luglio 2014. I Presidenti, i Vicepresidenti e i funzionari di Andil e Assobeton si stringono intorno alla famiglia per la perdita del caro amico Filiberto Mezzani - Roma, 11 luglio 2014. Antonio Rovello Porteremo nel cuore il tuo sorriso, la tua allegria, la generosità e la gioia di vivere.- Ciao Antonio.Le tue sorelle Maria Lucia e Maria, Turi con Rosanna, i tuoi nipoti, Luigi e Clara, Isidoro e i parenti tutti. - Milano, 10 luglio 2014. Partecipano al lutto: Cetti Fiorellini e famiglia. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano Lia Alfani sarai sempre con noi e nei nostri cuori.- I funerali si svolgeranno il giorno 14 luglio 2014 alle ore 11 nella parrocchia di SantAnna di via Albani (Milano).- Vitaliano e famiglia, Maria Luisa e famiglia, Mirella, Mariuccia, Margherita e tutti i tuoi nipoti. - Milano, 11 luglio 2014. SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ Filiberto Mezzani TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Corriere della Sera Partecipa al lutto: Alessandro Nicolini. PER PAROLA: A MODULO: Ciao È mancato allaffetto dei suoi cari il Antonio Prof. Augusto Ermentini amore grande, amore vero.- La tua Gabriella e i tuoi amici Gregorio, Roberto, Emanuela, Sabrina e Patric ti ricorderanno sempre con grande affetto. - Milano, 10 luglio 2014. Professore Emerito di Psichiatria.- I funerali avranno luogo lunedì 14 luglio alle ore 10.30 nella parrocchia di Santa Maria in Calchera a Brescia.- Graziella Roberta Chiara e Beatrice. - Brescia, 12 luglio 2014. Si è spento venerdì 11 luglio 2014 il Dott. Giorgio Fedel Lo annunciano la moglie Mara, i figli Luciana, Alberto, Simonetta, Nicola, Giorgia, Giulia, il fratello Luciano, uniti a Stefania e ai parenti tutti.Le esequie saranno celebrate martedì 15 luglio dalle ore 10 nella Sala del Commiato interna allobitorio dellOspedale Ca Foncello di Treviso.- Si ringrazia fin dora quanti interverranno. - Treviso, 12 luglio 2014. Giovanna partecipa al dolore per la scomparsa Giorgio - Treviso, 12 luglio 2014. E mancato allaffetto dei suoi cari Renzo Orselli Ne danno triste annuncio la moglie Lina, il figlio Luca ed i nipoti Marco e Francesco.- I funerali avranno luogo alle ore 14.45 sabato 12 corrente mese presso la parrocchia Santissimi Martino e Silvestro in via Maffei a Milano. - Milano, 11 luglio 2014. Partecipano al lutto: Ceccarelli SpA. Piercarlo e Nicoletta Ceccarelli. Il professor Francesco Auxilia, la professoressa Maura Lusignani, i docenti e gli studenti del Corso di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche dellUniversità degli Studi di Milano si uniscono al dolore della famiglia per il lutto per la scomparsa di Giuseppina Pontello - Milano, 11 luglio 2014. Carlo Gargiulo annuncia la scomparsa della sua adorata mamma Vittoria Montani avvenuta il 10 luglio 2014.- I funerali si svolgeranno a Roma, oggi 12 luglio alle ore 11, presso la chiesa di San Tommaso Moro, in via dei Marrucini 1. - Roma, 10 luglio 2014. Partecipano al lutto: Le figlie Francesca Romana e Maria Carla con Roberta Bressan. Barbara Ardemagni Ciao Babi, sarai sempre con me, come lo sei sempre stata.- Ti voglio bene, mi mancherai.- Marzia con Francesco. - Milano, 11 luglio 2014. René Magritte, Le bouquet tout fait (Il bouquet pronto), 1956. Collezione Richard e Ulla Dreyfus-Best © C.H./ADAGP, Paris 2014, www.wpg.be, by SIAE 2014 La moglie Sabina e i figli Edoardo, con Giovanna e Giacomo, e Paolo, con Giovanna, Guglielmo e Sofia, piangono la morte di di Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Lo studio legale Lexellent partecipa commosso al lutto che ha colpito lavvocato Giovanni Battista Benvenuto e il fratello Beppe per la perdita della cara mamma signora Anna Angela Flora Poggi - Milano, 11 luglio 2014. Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 - mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] Servizio sportello da lunedì a venerdì Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45 Mamma ogni giorno che passa mi manchi sempre più.- La tua Aldina. - Milano, 12 luglio 2014. Marco Fabio Nicola e Marella con Federico Giacomo e Carlotta ricordano sempre con affetto la loro meravigliosa nonna Mara - Milano, 12 luglio 2014. Il dolce e tenero ricordo di Mara Mentasti Granelli è sempre vivo nel cuore di Bruno e Floriana. - Milano, 12 luglio 2014. Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”). Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità, finalità e ambito di comunicazione e diffusione dei Suoi dati personali e sui Suoi diritti, in conformità all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003. Per permetterle di usufruire dei servizi offerti da RCS MediaGroup S.p.A., la stessa deve trattare alcuni Suoi dati. I dati personali che Lei fornirà al Titolare, verranno registrati e conservati su supporti elettronici protetti e trattati con adeguate misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A. esclusivamente con modalità e procedure necessarie per fornirLe il servizio da Lei richiesto. I dati non saranno diffusi ma potranno essere comunicati, sempre per la predetta finalità, a RCS MediaGroup S.p.A., oltre che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od organizzativa strumentali alla fornitura del servizio richiesto, e che sono stati nominati Responsabili del Trattamento. Lei ha diritto di conoscere, in ogni momento, quali sono i Suoi dati e come essi sono utilizzati. Ha anche il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. Per ogni informazione riguardo ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei dati personali di RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano. Robinia e Ignaz con Floriana, Giorgiana, Elisabeth, Elena e Maximiliana; Kerry e Carolina con Aurelia, ricordano con grande affetto la loro splendida nonna Mara Mentasti Granelli - Milano, 12 luglio 2014. 2001 - 2014 Gianalberto con i figli Andrea e Gianlorenzo ricordano con grande nostalgia e immutato affetto Gaia Colombo moglie e mamma meravigliosa. - Milano, 12 luglio 2014. 24.05 31.08.2014 Con il sostegno di ORARIO 10 - 18, CHIUSO IL MARTEDÌ La mostra è resa possibile grazie a PALAZZO VENIER DEI LEONI, DORSODURO 701, VENEZIA Con la collaborazione di 12 luglio 1996 - 12 luglio 2014 Michele Citterio Con tanta nostalgia.- Rosy e Nadia. - Milano, 12 luglio 2014. Media partner Grazie a Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 53 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 6< 7<7 6 7<6< 6 7** * 7<6 7< 7**< < 7*<2 66 7< < 7< 6 7<3 -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" $( 155$'( )( (8):) '&5'+) & )0 0-8(5'(5 & (50) +0 &/00$:) $ 8(/((1$' +0580;$)( 5&(5$, (1'(5$ &)&$ 0):1$ 1+$ )'($ (" 50 '+($ 8 &$ &)&'(5 8($ 5'+) '$ &$)0 )( +$9 1)& 18& 015) $ 155)0$ (" 1)& )'$((5 18&& $1)& ' $)0$, 0 &8(% &50 +0580;$)( )( '&5'+) & )015 & (50) :01) $& 8 '05% +$9 1)& &50):, $ &$)0 ):8(-8 '0)&%, ,+5"$ %*(..( -" (2&: *($" 2&:-( $"-" )15 )0$() (): )&) ( )' '+)11) , &0$ 5($ $&() 0(5) (;$ 0$15 $0(; 08 $ ()( .-8$& +)&$ 0$ )5(; 5( $-%( &0') & "0) &$0$ 80 $ &$ )& 8:)&) )+05) $) $ ):1$ '+)0&$ : )05) )05 )&5) )05 &') %8 ()( )15 0$ )&) ( )&;() 01$ &$0$ )0 ) ) ) )/ ) 4) 4 4 4 4/ 40 40 40 0() $) $ %8 )) )' )' )4 ) ) ) 44 4 4/ 40 4 4 4' 8:)&)1) .-8$& 11$( $&() +)&$ &$ &0') '+)0& %"& %8 )) ) 4; ) )0 ) 44 44 40 40 4/ 4/ 4 40 )+05) 0' 08 $ 10 $1 )5(; , &0$ $'$($ : %"& %8 ) )4 ) ) ); 4; ) 4/ 43 40 4 4) 4/ 4 ):1$ )' )0$() 0(5) 0$15 $( (;$ 0)( %"& %8 ) )3 ) )0 ) )0 )/ 4/ 40 40 4 43 4 40 5 3 3 6 5 8 4 6 Puzzles by Pappocom LA SOLUZIONE DI IERI 9 2 6 4 3 2 2 Altri giochi su www.corriere.it 7 3 1 7 4 9 1 7 5 2 9 6 4 3 8 6 9 2 3 4 8 1 5 7 4 1 6 5 2 7 8 9 3 5 8 9 6 3 1 7 4 2 2 3 7 9 8 4 6 1 5 7 5 4 8 6 3 9 2 1 9 6 1 7 5 2 3 8 4 "6 -$"&( -.6" - (&- %.2-% "&& $-( -"" "$&( &#- 5-.2 -" (% -$$(& ".(& "-& 2& 5&"." $-" 8 2 3 4 1 9 5 7 6 $!" !&!" a 9,99 euro più il prezzo del quotidiano .$& &(56- 9&9 !"( &2"( 7 (-# & -&".( (. &$. $ "-( "% In edicola con il Corriere della Sera il primo cd inedito della collana dedicata ai successi di Vasco Rossi, «Ritorno alle origini», dal titolo «Vivere una favola». Cofanetto in regalo. (#9( "-2 -. ((2 &#(# 5$ In edicola con il Corriere La favola rock di Vasco Rossi Il primo cd Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 3 4 8 1 7 5 2 6 9 2(($% (*&!& 5$"&( !"&( $ Sudoku Diabolico 1 7 5 9 8 $."&#" .$( "%5-( $55) %"& '+)11) 5($ 0)5)( 8() $0(; (): '+0$ )11) %"& )& $ ( 151 0 $ 11 +011$)( $(5011 &/80)+ (50)#155(50$)(& )( 0):1$ 5'+)0&$ $81$ +$9 $(5(1$ 18&& 0 $)($ &5$" )0$(5&$ 18 -8&& $ )0 15 18&& 0 &+$( $81'(5 18& () ($5), (1'(5$ )( 0):1$ (" 18&& )0: $ 18&& 0($ &)&'(5 18&& 0 $)($ (8$( &5 +011$)( )( 5'+) +$9 1)& $5) 18& 015) & )(5$((5, "( &"-( 5&(. "-. "-(" (. 5& "22 $ *( "22 $ .."( Oggi su www.corriere.it I più letti Video Marchesi in volo Brasile 2014 A 84 anni il grande chef si è buttato con il paracadute. Guarda. Finale di consolazione Basket rabbia social 1 «Assassino»: per la foto di Spielberg Apicella amaro: «Silvio 2 non è quello di una volta» Erasmus 3 Studentessa picchiata e violentata Indesit è americana: 4 Merloni vende il 60% minaccia: «Non 5 Hamas volate su Tel Aviv» LeBron cambia Il campione Nba lascia Miami e torna a giocare a Cleveland. Gran Bretagna Il prof si spoglia Docente, durante la lezione in università, si è tolto il vestito. Guarda. Brasile e Olanda in campo per la finalina del 3° e 4° posto. Per i verdeoro una parziale riscossa dopo il 7-1 con la Germania. La partita a Brasilia alle 22: tempo reale, foto, video e servizi. 54 Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER DISTRARSI PER CONOSCERE Il rugbista che ama i fiori Sting tra note ricordi e pensieri Nell’epoca in cui l’essere «green» è diventato di tendenza, parte oggi il nuovo programma con un conduttore insolito: l’ex rugbista Andrea Lo Cicero ( foto). Toccherà a lui insegnare a coltivare la passione per fiori e alberi. L’ex campione della nazionale italiana di rugby, coadiuvato da un team di giardinieri esperti, aiuterà i proprietari di giardini «da incubo» a far rifiorire piante malridotte e a creare mini orti casalinghi di frutta e verdura di stagione, senza l’uso di pesticidi o additivi. A dieci anni dall’ultimo album in studio, Sting (foto) è tornato lo scorso anno in sala d’incisione per «The Last Ship», un concept album che l’ex Police ha scritto ricordando l’infanzia passata nei quartieri dei cantieri navali di Newcastle. Quasi 3 anni di intenso lavoro pieno di ricordi che veleggiano attraverso la chiusura dei cantieri navali di Wallsand, soffermandosi sulla crisi economica che ha colpito la città. Poi Sting riflette sul tempo che passa, sulla famiglia, la complessità delle relazioni, sull’importanza del lavoro e dei legami. Giardini da incubo Cielo, ore 18 The Last Ship Sky Arte, ore 18 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ Ì>>£ >Ç i`>ÃḭÌÉÌ>>£ /Û À>°Ì À>°Ì i`>ÃḭÌÉÀiÌi{ i`>ÃḭÌÉV>>ix >Ç°Ì ÌÛ°Ì n°Óä /£ ""° Ḭ̀ n°Óx +1, / / * /° V° °ää / £° °äx ," /9° ÌÌÕ>ÌD °xx / £ °°-° £ä°ää 8/ ° ÌÌÕ>ÌD £ä°Îä +1, / / -* ° 1 " 1 ½66 /1,° V° ££°Îä 6, ",<<" / -// ° ÌÌÕ>ÌD £Ó°Îä ,/\ - , /"° 6>ÀiÌD £Î°Îä /", ° £{°ää 1° ÌÌÕ>ÌD £x°Óä ° ->« "«iÀ> £È°£ä 1 " " 6 /"° /iiv £Ç°ää / £° £Ç°£ä /*" ° £Ç°£x -1 ° Ḭ̀ £Ç°{x *--" ", "6-/° ÌÌÕ>ÌD £n°xä ,<" / ° 6>ÀiÌD -, Óä°ää /", ° Óä°Îä ," " ° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> ÓÓ°ää *" / " " ,- Óä£{\ >i Îc «ÃÌ\ À>Ãi ">`>° >V ÀiÌÌ>®\ /} £ Èä ÃiV` n°Óx 1 *- " / /"° ÌÌÕ>ÌD n°xx -1 6 - "° ÌÌÕ>ÌD °Îä , *, /" *1 /" 1,"*° £ä°ää 6" "<< ,° ££°Óx "-/," " ,9° /iiv £Ó°£ä "-/, ,"° /iiv £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä -, " 6, -//° ÌÌÕ>ÌD £{°£ä , , ½", 1 ° £x°{x -+1, -* "" ° /iiv £È°Îä "t ,- "t V° £Ç°£ä , *9,° ÌÌÕ° £Ç°£x , " ° ,ÕLÀV> £n°ää / Ó °°-° £n°äx , / ,° /iiv £°Îx "--," ,8° /iiv° °äx " 6 ° £ä°Îx /" "/,° £Ó°ää / ΰ /" ΰ £Ó°£x /, -// ° ,ÌV>V £Ó°{x - ", 7-/° /iiv £Î°Îx /1 /1\ 6 6° V° £{°ää / ,° / , /"° £{°Óä / ΰ /" ΰ £{°xä /Î °°-° £{°xx , *9,° ÌÌÕ>ÌD £x°ää /"1, , Óä£{\ n§ Ì>««>\ /L>i iÀ>À`iÀ > >ÕÃi>i° Và ÀiÌÌ>®\ /ÕÀ ,i«>Þ £n°£ä -/, 1," ° /iiv £°ää / ΰ £°Îä / , / , /"° n°{ä -/,//" *"<° /iiv °{ä , ,° /v £ä°{x , // ½/ ° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä / { /"°/ £Ó°ää / /6 ",-° /iiv £Ó°xx - ", "° /iiv £{°ää " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD £x°Îä 1"6 - 1 /," "° 6>ÀiÌD £È°£x , " /6° 6>ÀiÌD £Ç°ää *","/° /iiv £n°xx / { /"°/ £°Îx , " /6° 6>ÀiÌD £°xx /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Óä°Îä -,/"° /iiÛi>° Ó£°£ä -/ 1"6 -/" ° 6>ÀiÌD n°ää / x // ° °£ä /,"° -iÀi £ä°ää 6,° ÌÌÕ>ÌD ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° i «À}À>>\ iÌi°Ì £Î°{ä -° /iiv £{°{ä -"-\ /1, - - / ° âi] iÀ>>ÉÕÃ>] Óääx®° ,i}> ` V ÜÀÞ° > iÀà ] >iÀ >``] - >i iÀÌÞ° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì £°ää -,/"° /iiÛi> Óä°ää / x° /"°/ Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD° `ÕVi À}> *>>Ã] 6ÌÌÀ ÀÕÌÌ È°Óx , -° -iÀi ǰää /1//" ° -iÀi ǰ{x 6/ - " " ° -iÀi n°Îx 9° /iiv °Îx -11,/",9° /iiv £ä°Îx ° /iiv £Ó°Óx -/1" *,/"° /"°/ -*",/ -/ / *<" ° £Î°äx -*",/ -/° £{°äx +1-/" * "" , ",° £È°£x /, /, -"*, "° £n°Îä -/1" *,/"° /"°/ £°ää /" E ,,9° >ÀÌ £°Îä - /° i`>® Ȱxx "6 -° Ḭ̀ ǰää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD ǰxä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD ǰxx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° Ḭ̀ ££°ää " "° Ḭ̀ ££°{ä ""9 ,° <1-t i`>] Ì>>] Óä£ä®° ,i}> ` >À ->À̰ 1LiÀÌ ÀÌ>] -Ìiv>> >ÀiÛ> i -Ìiv> Ài}° £Î°Îä / ǰ £{°Óä / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä ] 1 " -,," ° /v £È°{ä " ,, 6 // //79° 7iÃÌiÀ] 1Ã>] Óään® £n°£x ½-*//", , 9° /iiv £{°Îä * \ 1"6 ° 6>ÀiÌD £x°Îä / 8 79 ,/", " -¶ 6>ÀiÌD £x°xx / 8 79 ,/", " -¶ 6>ÀiÌD £È°Óä / " Ó° 6>ÀiÌD £n°£ä £È /° 6>ÀiÌD £°{ä /½- 1* "** " /," /*"° 6>ÀiÌD Óä°£ä /-\ - //½ -iÀi Ó£°£ä *, ° 6>ÀiÌD ÓÓ°Îä , 1"1- --\ 6, , "/-° 6>ÀiÌD Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°äx "**" 6"/" "° / ÀiÀ] 1Ã>] Óä£Ó®° ,i}> ` ,V >À` >L>° >ViÞ >LiÀÌ] Ì > LÀÞ] >`> -V Õ° ÓÓ°{ä 1/,° /iiv Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£x -1*,-/", Óä£{° 6`ivÀ>iÌ Ó£°£ä -*", ,° i`>] Ì>>] £nή° ,i}> ` >À 6>â>° iÀÀÞ >D] >À> -Õ>] ÀÃÌ> i -V>° Ó£°Óä / /-/° /iiv Óΰxä ½-//° ÌÌÕ>ÌD Óΰxx 61/" 1° / ÀiÀ] 1Ã>] £nÈ®° ,i}> ` >Û` ÞV ° Þi >V>V >] Ã>Li> ,ÃÃi Ó£°Óx ,"-1 * ,\ ," 1",° À>>ÌV] iÀ>>] Ó䣣®° ,i}> ` -Ìiv> >ÀÌ>° >Ì> 7iÌâiLV] V >i ,] >À À\ /}VÆ iÌi°Ì Ó£°Óä " /" -° i`>] 1Ã>] ÓääÓ®° ,i}> ` ,` >i° i 7iLiÀ}] ÀiV -ÌiÜ>ÀÌ] >à i} i° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì Óä°ää / ǰ Óä°Îä " ° /> Ã Ü Ó£°£ä "--," ,/° /iiv° ÀÕ ÀiiÀ Óΰää / ǰ Óΰ£x "--," ,/° /iiv° ÀÕ ÀiiÀ Óΰ{x / Ó° Ó{°ää /Ó "--,° ÌÌÕ>ÌD ä°{x / Ó -/",° , " / -// ° Óΰää / ΰ Óΰ£x / ," ° ÓΰÓä ", , ° VÕV̰ /" ΰ ä°Óx / ΰ £°£x / { / 7-° /"°/ Ó°£x " " £n£° {°ää 6111 / / ° i`>® ÓΰÎä -* /x° ÌÌÕ>ÌD ä°Îä / x "//° ä°xä ,-- -/*° i «À}À>>\ iÌi°Ì Óΰ£x ", *",/ ° >âi] 1Ã>] Óää®° ,i}> ` iÀÞ -iV\ /}VÆ iÌi°Ì £°ää "6 -° ÌÌÕ>ÌD £°äx " " "° i`>] Ì>>] ££®° ,i}> ` iVi >À> ,>x ,> -ÌÀ> ,i> /i >Ãà /Û ä°äx "// " ° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ>° `ÕVi `Ài> ÕÃV] -> ,>` £°Îä /£ "//° À>°Ì >>ix ii>Þ /6 £x°Îä 9 -1, /-° ÕÃV>i £È°xx 9 /° £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää /9° /iiv £n°xx 9 /° £°ää ", *-1 -/ " ° ÕÃV>i £°Îä ,"" -/ " ° 6>ÀiÌD Óä°ää " /"1, {° ÕÃV>i Ó£°ää ,6 *° 6>ÀiÌD ÓÓ°ää 6 -- Ó -/ "° -iÀi Óΰää -° /iiv 2 -/$/ ?$! $/!2 "*1/ Film e programmi Il sesso grottesco di Alberto Sordi Quando l’handicap si trasforma in forza ,>{ Alberto Sordi (nella foto con Dagmar Lassander) è protagonista di un film a episodi che esamina in modo comico-grottesco il ruolo del sesso nella società consumista. Il comune senso del pudore Iris, ore 21.20 L’incontro di Carla, una ragazza sorda, con l’ex carcerato Paul (Emmanuelle Devos e Vincent Cassel, foto) trasforma l’handicap della ragazza in un atout che cambierà le loro vite. Sulle mie labbra Rai Movie, ore 21.15 Tre indagini per Simon Baker La storia straziante di un figlio ucciso Il mentalista (Simon Baker) è attento ai dettagli per incastrare i colpevoli. Oggi tre indagini: la scomparsa di un surfista, l’omicidio di un broker, la morte di un uomo in un parco. The Mentalist Rete4, ore 21.20 La storia di Lauro, un ragazzo siciliano, ucciso dal nuovo compagno della madre che lui stesso aveva denunciato come un violento. Il racconto dei famigliari. Amore criminale Rai3, ore 23.20 À>°Ì À>°Ì ȰÎä 1- ° ÌÌÕ>ÌD Ȱxä -, 6/ -/,° -iÀi ǰ£x - /1,9° -iÀi n°{x *,6° -iÀi £ä°£x " /", 7"° -iÀi ££°xä , /1° £Î°{ä , *9,° ÌÌÕ>ÌD £Î°xä -/, /, 6 ,"// 6,-" /,,° £x°xä 7" , ° ÌÌÕ>ÌD £È°£x *-° -iÀi £Ç°{x , 7- ", "° £Ç°xä ,"/,- E --/,- º, -//"» /iiv £n°Îx ,"/,- E --/,- º,/,//" » /iiv £°Óä , *9,° ÌÌÕ>ÌD £°Îä -/,/ " / 11° Ó£°£ä "-/ 7-*,,° -iÀi £x°xx , "° VÕiÌ>À £È°xä , 7- ", "° £È°xx "- /1//° "«iÀ> Óä°Óx , *9,° ÌÌÕ>ÌD Óä°Îx 1+° VÕiÌ>À Ó£°£x , "° /i>ÌÀ Óΰ£x 1"6 - *"/ ° £n°Îä ,7 ° VÕiÌ Óä°äx 6,/ <" --° V° Óä°Îx ", " -/",° VÕiÌ Óä°xx /*" -/",° VÕiÌ Ó£°{ä " -/",° VÕiÌ ÓÓ°Îä ,- " ///" *//" ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £Ç°Îä , 7- ", "° £Ç°Îx ,"--" - 6 / "° -iÀi £°Óx , *9,° ÌÌÕ>ÌD £°Îx 1 ", 6 <° Ó£°£x *,° ÃiÀi Óΰää " /,," ",° À>°Ì À>°Ì £Ç°xx ,/ ½/° £°Îx , 6"° Ó£°£x -1 ,° Óΰ£x " 7-° -iÀi ä°äx " 7-° -iÀi ä°xä , 7- "//° ,> Õ« À>°Ì Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ý >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £n°{x * / *, --° /iiv £°£ä * / *, --° /iiv £°Îx -/,8 *"<" ° Ó£°ää 1 1 * ° >ÀÌ Ó£°Óx 1 1 * ° >ÀÌ Ó£°xä 7 8 1° >ÀÌ £Ç°Óx " ," " /"° ÌÌÕ>ÌD £n°Óx * / " / ,"° ÌÌÕ>ÌD £°Óä 1 1" 1-° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óä 1 1" 1-° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä " ,"--" ,--" /," " *-9 £ä°ää 7E",,° /iiv ££°Îx -," ° -iÀi £x°£ä , E ,6° Ḭ̀ £È°Îä -° /," - ,° £°ää 7E",,° /v Óä°{ä " " ° -iÀi ÓÓ°{ä , E ,6° ÌÌÕ>ÌD £Ç°{x +1, ° V° £n°Îx ",,", 1-/,° ÌÌÕ>ÌD £°Îä 1 / -1 /° Ḭ̀ Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä /"* "",\ , *- ° Ḭ̀ ÓÓ°ää -7",-\ *- /" , £x°Îä 5 //° ÌÌÕ>ÌD £Ç°xä /,6-/ ,, ° /> £n°xx / ǰ £°ää "" ° ÌÌÕ>ÌD £°{ä 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°Îä *, * ,° ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £°Îä *,/ ½ -" " ½ ° >ÀÌ £°xä ,/" " < " ","° Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°Óä 1"6 66 /1, */, * ° >ÀÌ ÓÓ°äx - ½",-"° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì £Ç°äx " /,1 *,//° £°ää ,,° Ó£°£ä -/ 1"6 -/" Óä£{° 6>ÀiÌD Ó£°Óä "1 - -" *1",° Óΰ{x 6° £°xx ",*"° £È°£ä 1 1"° 6>ÀiÌD £°£x "/ " - "° 6>ÀiÌD Óä°£ä , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä " -/, " 6<" - ", 7,° / ÀiÀ] Ì>É-«>}>] £Ç£® £È°{x - ,° ,i>ÌÞ £Ç°£x 8/, "6, " /" ° V° £°£ä " /" ° Óä°ää / "° Óä°äÎ /"°/° Ó£°Óx /1//" ½", ½° ÓÓ°ää / "° ÌÛÓäää°Ì £n°ää ,"-," "1,-° ,i}i £n°Îä / Óäää° £°ää ½-*//", ,, ° /iiv Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îä / /° Ó£°äx <" " ,° 6>ÀiÌD Corriere della Sera Sabato 12 Luglio 2014 55 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Theo la lumaca veloce come una scheggia La lumaca Theo (nell’immagine) ha un sogno: diventare la più veloce del mondo. Un giorno, dopo uno strano incidente, il suo desiderio si avvera. Decide così di partecipare alla 500 miglia di Indianapolis. Turbo Sky Cinema 1, ore 21.10 L’agente Affleck indaga sull’atomica -Þ i> A fil di rete -«ÀÌ £°ää / *"-- ÌiÀÀLi ÌÃÕ> V i ÓÈ `ViLÀi Óää{ «>ÀÌ `>½`iÃ> i `iÛ>ÃÌ¢ £Î *>ià >Ã>ÌV m ÛÃÌ >ÌÌÀ>ÛiÀà } VV ` >À> i iÀÞ° -Þ i> *>Ãà £°£x " 1/1 ° -À` m Õ` /iÀÃ] «ÀiÌÌiÌi i`V `i> ÕÌÕ>° >«i `½V>Ãà `i> ÃÌ>}i £ÈnÈ] V «Ù ` ÌÀi >À` ` Ài° -Þ i> >ÃÃVà £°Óä 9, ½-" -/," 1 >Ài Ûii À>«Ì i ÌÀ>ëÀÌ>Ì ÃÕ Õ½Ã> `Ûi >VÕ Õ > «>}>Ì «iÀ >`>Ài > V>VV> ` iÃÃiÀ Õ>° -Þ i> >Ý £°Óx ", " +Õ>ÌÌÀ `vviÀiÌ i«Ã` «iÀ À>VVÌ>Ài ` µÕ>Ì Ã> `vvVi >>Àà i½Ì>> ÛiÃÃ>Ì> `>> VÀð -Þ i> £ , /,, -6 Õëի«Þ] Ãi >] ÛÛi V «>«D 7 V`â «ÀiV>Ài i à >««ÀiÃÌ> >` >vvÀÌ>Ài V>Ì>ÃÌÀv >ÌÕÀ> i > «iÀ`Ì> `i }iÌÀi° -Þ i> ÕÌ £°Îä / "" , *iÀ Õ> }Û>i ViÃÃ> ° ÃÌ®] > Ì> `i> ÛÌ> ` «ÀÛV> m à >««>ÀiÌi° i`> `i ÓääÓ° -Þ i> Ìà £°Îx -/,8 *"<" ÃÌiÀÝ i` "LiÝ VÀÀ >ÕÌ ` Õ iÃÃ>À Õ Û>}} LÀÌ>V ÛiÃÃ>Ì `>i VÌÕi Ûiâi `i ,>° ,> Õ« £°xä 66 /1, " ,° /" 1 V>ÃÃV ÃiÞ `Ûà `Õi i«Ã`\ º ÛiÌ ÌÀ> Ã>V» i º> i}}i`> `i> Û>i >``ÀiÌ>Ì>»° -Þ i> >Þ Ó£°ää / ääÇ /1 ,\ "*,<" /1" " >ià `É-° iÀÞ `iÛi Ûi`iÀÃi> >VÀ> VÌÀ ½À}>ââ>âi VÀ>i -«iVÌÀi° 1 ÌÌ ° i `Ì>Ì ` V° -Þ i> >ÃÃVà *, / -,* / ° Vi `iÃVÀÛi i £Ó] Ãiâ> >VÕ vÌÀ] À>««ÀÌ ÌÀ> }iÌÀ i v}° i V>ÃÌ *° *>i] ° >LiÀ i ° ii° -Þ i> ÕÌ ,° "" 6iÀÃi Vi>Ì}À>vV> ` Õ ViiLÀi V>ÀÌ V i À>VVÌ> i >ÛÛiÌÕÀi `i >À`>À ÃÕ«iÀ «i +ÕVÞ >}° -Þ i> >Þ -/,-* /,""*,- /, " -*<" > v>Ì>ÃViâ> >`i ÞÜ` > µÕ>Ì> ÀÛÃÌ>Ì> `> *° 6iÀ iÛi\ «>iÌ> VL>ÌÌi VÌÀ `i} ÃiÌÌ }}>̰ -Þ i> >Ý ", ½ " Õ «>ià `i> ÕÃ>> à ÃÌ> «iÀ ÃÛ}iÀi Õ >ÌÀ\ iiÀ} i >Ãi `ii VµÕi «ÀÌ>}ÃÌi° -° >V>i° -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä /1," 1> Õ>V> }À>> > µÕÌ> µÕ>` ÌÌii ` `i> ÃÕ«iÀÛiVÌD° /ÕÀL «iÀ¢ «>À> V i iÃÃÕ «Õ¢ >vviÀ>Àà `> Ãt -Þ i> £ " 1 *- *, 6 +Õ>ÌÌÀ "ÃV>À] ÌÀ> VÕ µÕi «iÀ }À v i }À >ÌÌÀi > ° >À`i] «iÀ > «iV> `ÀiÌÌ> `> vÀ>Ìi i° -Þ i> Ìà ÓÓ°Îx ½ , 6/ /"/9 , 1> V««> >ÃV`i }>À` Õ> ÃV>Ì> VÌiiÌi À `iÃ`iÀ «iÀ > >ÃVÌ> ` Õ L>L° *ÀiÃÌ À Ã} à >ÛÛiÀ>t -Þ i> >Þ ÓÓ°xä 1 "// " Î > vÕ}}i `>½Ã«i`>i «ÃV >ÌÀV VÕ m ÃÌ>Ì ÀV Õà i ÃÕ >V ÌiÌ> ` À>VVÕvv>À «À> V i Ã> ÌÀ«« Ì>À`° -Þ i> £ *,<<" ,/ iÜ 9À] vi > Îä° 1> V«>}> Ìi>ÌÀ>i m `iVÃ> > «ÀÌ>Ài ÃVi> Õ Ã«iÌÌ>V ViÃÕÀ>Ì `> }ÛiÀ «iÀV m ÀÌiÕÌ VÕÃÌ>° -Þ i> ÕÌ °Îä ,19\ ,1-,- ,- -Õ«iÀ £x° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó £Ó°Îä 1/""-"\ , £ 7À` -iÀià LÞ ,i>Õ̰ ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £{°ää -"\ " " /"1, ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £{°£x -"\ /" ,,, /ÕÀ `i À>Vi° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £x°Îä "\ * 1,"* /"1, -VÌÌà "«i° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó £Ç°ää "\ " , / `> Óä£{ -Þ `>i £ £Ç°Îä -"\ " " /"1, ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £Ç°{x "\ £ ", / >«>Ì ÕÀ«i° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ £°ää "\ 1" ", " ," ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ Ó£°{x "\ ,- " `> Óä£{° ÀiÌÌ> -Þ `>i £ ÓÓ°ää +1/<" \ " *" - /"1, ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ Óΰää "\ * 1,"* /"1, -VÌÌà "«i -Þ -«ÀÌ Ó ÓΰÎä -"\ /" ,,, /ÕÀ `i À>Vi ÕÀëÀÌ £°ää "\ "* ½/ Ì>> *À /ÕÀ -Þ -«ÀÌ Ó -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £È°£x - Ý Ài £Ç°{ä 1 *, Ý vi £n°{x /1//" ,/" ÃiÞ >i 6/ - " " Ý * / *, -- ,> Õ« £°{x 1-/ E 9 ÃiÞ >i Óä°Îx " -" " -//" " ÃiÞ >i Óä°{ä - E / Vi`i Ó£°ää 1-/ E 9 ÃiÞ >i - "// 9 Ý Ài / /",9 Ý -/ Ý vi Ó£°äx /1 , Vi`i Ó£°Îx /- ÃiÞ >i Ó{\ 6 "/, 9 Ý ,"* 6 Ý vi Ó£°xx - "// 9 Ý Ài £Ç°äx , 1" -Þ 1 £Ç°xx -* 1 * / -Þ 1 £n°{x "-- - -Þ 1 £°£x 11/", -, £°Óx 1 " "<, " Ý vi £°Îä , ½- 8/ /"* " -Þ 1 £°xx , £Ó *, *-- < / i`à Óä°ää 1 1" Ó Ý vi Óä°Óä , ½- 8/ /"* " -Þ 1 Ó£°ää 6-/ -*"- " /," -1" , Ó£°£ä ,/ ½- "/ / / 6°"°® -Þ 1 ÓÓ°ää " /" -*"-t £n°Îx " " >ÀÌ iÌÜÀ - 9 , Vi`i £°ää ,1// //6 >ÀÌ iÌÜÀ - 9 , Vi`i £°Îä 7 8 1 i`à ,9 Ó Óä°Óä /" Ó Óä°{ä ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ Óä°{x /" Ó Ó£°ää 1 1 * ,> Õ« Ó£°äx 7 /" E ,,9 -"7 iÀ>} ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°£ä /" Ó Ó£°Óä 1"6 66 /1, */, * i`à ӣ°Óx 1 1 * ,> Õ« £Ç°£ä -/, , ÃVÛiÀÞ >i £n°£ä , " , ÃVÛiÀÞ >i -° /,, -/,\ - >Ì> i}À>« V £n°{ä , " , ÃVÛiÀÞ >i £°äx , " , ÃVÛiÀÞ >i Óä°ää 1 -1,66 ÃVÛiÀÞ >i Óä°Îä , 1" 7 9", ÃÌÀÞ >i Óä°xx *, "" / >Ì> i}À>« V Ó£°ää 9/1-/,- ÃVÛiÀÞ >i 1 "// 1-" ÃÌÀÞ >i £È°äx ",° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°äÇ *,//9 // ,-° /iiv 9 £È°Óä / ° /iiv " £È°{È *-9 ° /iiv " £È°xx , 9° /iiv 9 £Ç°ÎÎ *-9 ° /iiv " £Ç°ÎÇ <"- 6 // " /° *ÀiÕ i> £Ç°{x , *, ° /iiv 9 £n°Óx *," / , / Ó° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°Îx *, /""° /iiv 9 £°ää -""/ ¼ 1* -*, " 1",t° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°£n ,° *ÀiÕ i> £°Ó{ 1 ° ÃiÀi 9 £°Î{ ,° "1- 6-" ° /iiv " Óä°Ó{ ,° "1- 6-" ° /iiv " Óä°{ä / , --,¶° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x 6,/ / -" ° *ÀiÕ i> Ó£°£x 1 ° ÃiÀi 9 Ó£°£x *, << "//° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> di Aldo Grasso La retorica del calcio: si salvano Buffa e Bonan C’ è ben poco da salvare della spedizione televisiva in Brasile. Non le telecronache (avremo modo di parlarne a mente fredda), non i servizi dal «risvolto umano», non gli interventi di Matteo Materazzi. Salviamo il salvabile. Federico Buffa, su tutti. Mai una parola fuori posto, mai un commento inappropriato. Riversare un po’ di cultura sulla chiacchiera sportiva non fa mai male, anzi. Merito anche di «Copacabana Live Studio» con Marco Cattaneo e Daniele Adani. Cattaneo ha capito Vincitori e vinti che bisogna mettersi a disposizione di Buffa, non viceversa coPiero m’era successo con Ilaria D’AmiAngela co. La Anche «Copacabana Calciodivulgazione mercato» (a parte la scarsa fanbatte la tasia nel titolo) con Alessandro tentazione. Serata Bonan ha saputo conservare la estiva per Rai1 con propria identità, sia pure nel Piero Angela e il suo mare di retorica che bagna la faconsueto mosa spiaggia. La trasmissione «Superquark»: gli non rinuncia mai alla sua cifra spettatori sono più espressiva, che è un amalga3.216.000, per uno ma, una riuscita mescolanza di share in fascia prime competenza e di ironia. Un solo time del 15,7% esempio: quando in studio interviene Beppe Bergomi, liberaFilippo to da Caressa, non costretto a riBisciglia petere ogni minuto «Fabio, FaLa tentazione bio», dice anche cose interessuperata santi. Segno che la vecchia dalla teoria del contesto (secondo divulgazione. Serata Ludwig Wittgenstein il signifitutta corpi e ormoni cato di una parola o di un conper Canale 5 con cetto dipende dal suo contesto. «Temptation Island», Estensivamente, il senso degli commentato da Filippo interventi di un ospite dipendoBisciglia: gli spettatori no dal contesto in cui si trova) sono 3.081.000, per funziona sempre. Se poi in stuuno share in fascia dio ci sono Tommaso Pellizzari, prime time del 14,2% Riccardo Gentile e Gianfranco Teotino, il più è fatto. A proposito, leggere subito il libro Il calcio che conta di Teotino, dove si spiega come il mondo del calcio sia un meccanismo complesso, fatto di moltissime componenti spesso sconosciute ma che rivestono un ruolo fondamentale nel rendere sempre più coinvolgente l’esperienza di tifosi e appassionati. E perché il calcio tedesco sia strutturalmente così forte. Il calcio italiano non si salva con il moralismo, questo è certo. Il capo della Cia (Morgan Freeman) incarica l’agente segreto Ryan (Ben Affleck, foto con Freeman) di indagare sull’esistenza di un’atomica in grado di minacciare la sicurezza degli Stati Uniti. Al vertice della tensione Premium Cinema, ore 21.15 Incontri pericolosi per Josh Brolin Llewelyn Moss (Josh Brolin, foto), saldatore texano reduce del Vietnam, si imbatte in un regolamento di conti per una partita di droga. Per i fratelli Coen quattro Oscar nel 2008. Non è un paese per vecchi Sky Cinema Hits, ore 21.10 Il gladiatore Crowe cerca la sua vendetta i`>ÃiÌ *ÀiÕ Il generale Massimo Decimo Meridio (Russell Crowe), tradito dall’ambizioso figlio dell’imperatore che ha ucciso la sua famiglia, torna a Roma come gladiatore in cerca di vendetta. Il gladiatore Cinema Energy, ore 21.15 £Î°xä -/, -+1° *ÀiÕ i> £{°ÓÓ -1/-° /iiv " £{°Îä 6-//" *, 1 ,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°ÎÎ "--* ,° /iiv 9 £x°£n / ", -° /iiv 9 £x°{Ó 6, "7 ,, ,-° *ÀiÕ i> © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv ÓÓ°äÈ ÓÓ°Îä ÓÓ°xÈ Óΰä{ ÓΰÓä / ° /iiv " / ° /iiv " / ° /iiv " / ", -° /iiv 9 +1- ° *ÀiÕ i> ÓΰÓÎ -1/-° /iiv " ÓΰÓx - ,/,9° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓΰxÇ *,//9 // ,-° /iiv 9 ä°££ ä°{Ó ä°xx ä°xÈ £°£Ç -1/-° /iiv " 9 ° ,ÕLÀV> 9 *½ /1 ° /iiv 9 -1/-° /iiv " / , 1,/ 7" ,-/" ° *ÀiÕ i> £°Óä "97""½- -/ , /",-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> 56 italia: 51575551575557 Sabato 12 Luglio 2014 Corriere della Sera