Grazie al nuovo allestimento studiato da Ermanno Olmi il Cristo
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Grazie al nuovo allestimento studiato da Ermanno Olmi il Cristo
Il nuovo allestimento della Pietà di Giovanni Bellini e del Cristo morto di Andrea Mantegna Grazie al nuovo allestimento studiato da Ermanno Olmi il Cristo morto di Andrea Mantegna è messo in relazione con la Pietà di Giovanni Bellini, che lo introduce e lo anticipa anche cronologicamente. I due artisti, che ebbero un rapporto di parentela poiché Andrea nel 1453 aveva sposato Nicolosia sorella di Giovanni, e che negli anni giovanili avevano lavorato su soggetti comuni influenzandosi vicendevolmente, manifestarono via via un distacco sempre più evidente l’uno dall’altro, diventando in realtà i fondatori di due visioni diverse e parallele del Rinascimento in Italia Settentrionale: il colore e la luce per Bellini, il disegno e l’interesse per l’antichità per Mantegna. Entrambi i dipinti rappresentano il tema del compianto con sostanziali differenze. La resa belliniana è associata alla rappresentazione degli affetti, dello sfondo paesistico e della luce e risente fortemente del particolare ambiente umanistico veneziano, come testimoniano anche i versi derivati da Properzio presenti sul cartiglio, voluti probabilmente dal committente. Diversamente, con il Cristo morto, dipinto nei primi anni ottanta del XV secolo, Andrea Mantegna propone una lettura interiore, come dimostra la quasi totale assenza di colore, esaltata dalla luce livida e dai toni spenti. La straordinaria sintesi, il virtuosismo prospettico e il senso di spazio misurabile fanno di quest’opera uno dei capisaldi dell’arte rinascimentale. Forse contribuì al risultato anche la destinazione personale e privata dell’opera, che, ancora presente nel suo studio alla morte dell’artista, era stata dipinta da Andrea molto probabilmente per la propria devozione in occasione della morte di due figli, avvenuta entro il 1484. A chiusura della sala VI e come introduzione verso l’allestimento del Cristo morto è posta la tavola della Pietà di Giovanni Bellini, inserita in una struttura in vetro acidato che ne consente l’osservazione molto ravvicinata e che la pone in relazione con due altri importanti dipinti dell’artista, la Madonna greca e la Madonna col Bambino del 1510. Con questa nuova sistemazione di maggior respiro si è voluto sottolineare il legame tra le opere della sala VI, caratterizzate dal tonalismo cromatico della pittura veneta del secondo Quattrocento. L’allestimento del Cristo morto di Mantegna isola e distanzia il dipinto per consentire la corretta visione della particolare forzatura prospettica e cromatica che lo caratterizza. I dolenti raffigurati a sinistra, pensati in una visione reale in posizione inginocchiata, impongono una collocazione ribassata rispetto alle altre opere del museo, mentre la necessità di esaltarne il valore spaziale secondo un insegnamento che Mantegna trasse da Leon Battista Alberti - ha suggerito l’eliminazione della cornice, documentata del resto solo a partire dal XVI secolo. Il Cristo morto è così sistemato a 67 centimetri dal suolo, all’interno di una teca “a scomparsa” che garantisce sicurezza e controllo microclimatico. Il progetto di Olmi, intransigente e netto, apparentemente facile, è il risultato di una profonda ricerca intellettuale. Il monolito nero col Cristo morto colloca l’opera al di fuori dei concetti di spazio e tempo e le ridona inattesa attualità: il corpo umano, anatomicamente perfetto nella realistica e cruda rappresentazione delle ferite, collocato in uno spazio misurabile, nell’estrema sintesi del Mantegna diviene simbolo del dolore universale dell’umanità. Per far sì che l’incontro con l’opera sia emozionale, davanti ad essa è stato posto un distanziatore curvilineo che impone la fruizione a piccoli gruppi di visitatori, a circa un metro affinché la percezione prospettica sia corretta. La luce direzionata dall’alto a destra ripropone quella interna al dipinto. La trasparenza del vetro mette in risalto la tavolozza e la preparazione chiara dell’opera, diverse dal tono scuro causato dal vetro protettivo del climabox precedente.
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