Casotti
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Casotti 5AI - Pagina 1 di 2 IL REALISMO Storicamente il 1848 rappresentò per tutta l'Europa l'anno delle grandi e sanguinose sommosse popolari. I moti Parigini ne costituiscono uno degli esempi più drammaticamente emblematici. In questi anni viene eletto come presidente della Seconda Repubblica francese Luigi Napoleone Bonaparte, nipote di Napoleone I. Egli soppresse sanguinosamente molte manifestazioni parigine del'48 e compì un'opera di restaurazione politica e sociale così radicale da ripristinare l'impero. In questo contesto di grandi fenomeni politici e sociali anche l'arte attraversa una sorta di crisi di identità. Di fronte ai nuovi fatti accaduti, alle sanguinose repressioni, alle condizioni di vita misere dei ceti popolari più bassi, l'artista non può più nascondersi nel mondo incantato della mitologia o in quello dello storicismo romantico. In pittura si cerca di documentare la realtà nel modo più distaccato possibile. In Francia, in modo particolare, il Realismo si sviluppa come metodo scientifico per indagare la realtà, spiegandone le contraddizioni senza però esserne coinvolti emotivamente. Il primo fine dell'artista sarà quello di annotare minuziosamente le caratteristiche del mondo che lo circonda, astenendosi il più possibile da qualsiasi giudizio di tipo soggettivo. GUSTAVE COUBERT il capostipite del realismo pittoricofrancese fu Gustave Courbet, uomo di saldi principi morali e di grande onestà intellettuale. Nato a Ornans nel 1819 da una famiglia di contadini agiati, si formò da autodidatta. Si trasferì poi a Parigi dove studiò i pittori fiamminghi, veneziani e olandesi. Nel 1861 aprì una propria scuola, il salon del realismo, in evidente polemica con l'accademia e le altre scuole d'arte ufficiali. Egli era infatti del parere che l'arte non potesse essere appresa meccanicamente, ma che, al contrario, essa fosse individuale e che fosse quindi per ciascun artista il risultato della propria ispirazione. Nel 1871 partecipò attivamente all'insurrezione di Parigi e proprio in questo periodo viene nominato Delegato delle belle arti a Parigi. In seguito alla restaurazione di Luigi Napoleone, Coubert viene processato e condannato quale sovversivo. Si ritira quindi in Svizzera, dove morirà poco dopo. LO SPACCAPIETRE Casotti 5AI - Pagina 2 di 2 Lo spaccapietre è un'opera dipinta da Courbet nel 1849. Un tempo conservata a Dresda, presso la Gemaldegallerie, è andata distrutta durante la seconda guerra mondiale.Nella sua prima opera Courbet, ispirandosi al realismo di Rembrant e Velazques, rappresenta un manovale intento a frantumare sassi per ricavarne ciottoli di dimensioni inferiori. Si tratta perciò di un'opera che rappresenta la vita quotidiana. Essa venne esclusa dall'esposizione del salon poiché raffigurava in particolare la povertà del soggetto, come è possibile osservare da diversi particolari: i calzini bucati, le toppe sulle maniche della camicia, il panciotto strappato sotto l'ascella. A sinistra, sotto il cespuglio, vi sono anche una pentola e mezzo filone di pane, evidente accenno a quello che sarà il misero pasto dello spaccapietre. Suscitò sconcerto anche pe rio modo in cui era dipinta; non rispettava infatti le regole dell'arte accademica e il rigore compositivo. Il dipinto ha lo scopo di denunciare la società contemporanea all'autore, accusata di aver perso l'attenzione verso la povertà, la famiglia e l'amor di patria L'ATELIER DEL PITTORE Anche quest'opera, come quella dello spaccapietre, fu rifiutata dalla giuria del salon, per questo venne presentata al padiglione del realismo che l'artista fece costruire a sue spese. Il dipinto è definito dallo stesso Courbet un "allegoria reale", dove egli espone i propri ideali artistici e umani. I personaggi sono raffigurati nell'atelier dell'artista, dove egli era solito dipingere e dove spesso si incontrava con gli amici intellettuali. Al centro della composizione Courbet rappresenta se stesso intento a dipingere un paesaggio di Ornans, sua città natale. L'artista è osservato da un bambino, che sembra uscire dal paesaggio stesso, e da una donna nuda che tiene sotto un drappo bianco. Dietro la tela è raffigurato un manichino che può rappresentare il San Sebastiano o Cristo. Attorno al pittore e al proprio dipinto affollano poi nella penombra, numerosi personaggi: a destra è rappresentata la parte alta della società, a sinistra il popolo. A sinistra in primo piano vi è un bracconiere che fissa lo sguardo su un cappello piumato, sullo strumento musicale della mandola e su un pugnale, che rappresentano elementi del romanticismo superati. Vi è poi una donna irlandese che allatta un bambino. La donna, caratterizzata dalla povertà, richiama alla crisi economica che aveva colpito l'Irlanda. All'estrema sinistra vi è un rabbino, mentre sullo sfondo vi è un mercante che offre una stoffa a un benestante seduto. Quest'ultimo è il nonno dell'artista. Dietro appaiono un pagliaccio con cappello a due punte e di fianco ad egli un prete cattolico. A destra vi sono gli amici e i protettori dell'artista. L'uomo intento a leggere un libro sul tavolo è Baudelaire, mentre a fianco vi sono dei collezionisti in visita allo studio perché interessati a comprare qualche opera. Sotto di loro vi è un bambino sdraiato sul pavimento che disegna. Questi è il simbolo dell'approccio all'arte ingenuo e non condizionato da figure e forme scolastiche (secondo egli infatti l'arte non può passare attraverso l'accademia.). Quello seduto sullo sgabello è uno scrittore, Champfleury. Egli segue con attenzione l'artista mentre dipinge, In fondo vi è un filosofo anarchico, Proudhon. Si tratta anche in questo caso di un attacco all'arte accademica. Ciò è evidente poiché rappresenta tutti i generi pittorici denunciando un'arte passata. (autoritratto, nudo, natura morta, paesaggio). Casotti Chiara 5I/A 12/11/12
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