Il kayak da mare una passione
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Il kayak da mare una passione
Imbarcazioni Passiamo ora alla parte tecnica: dagli Inuit abbiamo ereditato la pagaia detta groenlandese, più adatta a lunghi tragitti giornalieri per la peculiare tecnica di pagaiata e la migliore resa nello affrontare il vento. La sua lunghezza varia dai 220cm ai 240 cm e, a differenza della pagaia moderna con le sue pale incrociate l’una rispetto Il kayak da mare una passione Antonino (Toni) Pusateri Socio del Gruppo di Torino P rima di iniziare la nostra lettura sarà opportuno specificare cosa si vorrà indicare con il termine “kayak”: spesso tale termine viene mal associato alla canoa; sarà dunque per noi doveroso in queste prime righe portare alla luce il significato di questo vocabolo. Il kayak altro non è se non una imbarcazione longilinea in cui lo sguardo dell’uomo che pagaia è rivolto verso prua. Si va in kayak da mare per amore del grande blu navigando lungo le coste e non solo come vedremo più avanti. Il kayak da mare viene apprezzato prevalentemente da donne e uomini, finanche da nonni e nonne, che superata l’età dell’agonismo vivono in modo empatico il mare. Nel gergo dei pagaiatori nostrani, il kayak viene chiamato “la barca” e come tutte le barche ha un suo nome. In Italia si è recentemente costituita per promuovere e divulgare il kayak l’A.S.D. SOTTOCOSTA, Eschimesi in kayaks, Noatak, Alaska Photograph by Edward S. Curtis che spesso organizza, oltre ai corsi per imparare le tecniche avanzate di conduzione, numerosi raduni fra kayakers, cosicché è nata la possibilità di condividere la propria passione. Tuttavia non una singola frase può esautorare il ricco contenuto che questo termine ha in sé solo indagando sulla storia del kayak e la sua importanza nell’antichità si potrà intuire il significato. Le notizie più antiche ci riportano a 6000 anni fa con delle raffigurazioni nelle tombe dei Sumeri. La canoa si è sviluppata nelle civiltà antiche insidiatesi presso i mari o i laghi col compito di pescare o raggiungere isole vicine. Il kayak da mare fu ideato dagli Inuit e costituì il pilastro per la loro economia di sopravvivenza, realizzato con i pochi materiali presenti nelle zone artiche: pelli di foca per la copertura della struttura e i tendini per le cuciture; il legno o fanoni delle balene per la realizzazione del telaio. Nonostante la precarietà dei materiali il kayak mostro subito le sue potenzialità permettendo ai navigatori di compiere decine di chilometri in un giorno. l’altra di 90°, la groenlandese presenta due pale simmetriche, strette 9/10 cm che durante la passata vengono inclinate di 30° in avanti rispetto la prua favorendo l’estrazione e offrendo inoltre poca superficie al vento. Altra peculiarità è che durante la pagaiata consentono un movimento semplificato Esempio di carico Ass. Italiana Kayak da Mare, Bollettino Estate 1996, n. 18 Toni Pusateri • Nato a Palermo il 24 aprile 1959 • Laureato in Lettere Moderne • Impiegato presso Regione Piemonte • Consigliere (Aggregato) ANMI Torino • Istruttore di specialità PADI n. 9148 • Istruttore 1^ Level coach British Canoe Union (BCU) • Nonno Antonino Pusateri, imbarcato sul postale Nave Egadi e affondato a nord - ovest di Lampedusa nel 1941 Si pensi che durante l’occupazione tedesca dell’Olanda nell’ultimo conflitto, tra il 1941 e il 1943 ben dieci kayak da mare doppi partirono dalle spiagge olandesi per tentare di attraversare il Mare del Nord e sbarcare in Inghilterra; di questi solo quattro riuscirono nell’impresa. Nigel Foster un Maestro della British Canoe Union, un mito nel mondo del kayak, racconta nella rivista italiana non più edita “Il Kayak da Mare” del n. 01, 1997, la vicenda di Henry Peteri, di 77 anni, che con suo fratello a bordo di un kayak da mare doppio partendo da Katwijk nel settembre 1941 dopo 56 ore e aver percorso circa cento miglia giunsero in Inghilterra per poi arruolarsi nella Marina Olandese allora sotto il comando Alleato. Le caratteristiche del kayak Queste sono pagaie costruite a mano, ricavate da un asse di legno, da Yannick Sevi che vive in Savoia, ogni pagaia è unica 18 Marinai d’Italia Novembre 2013 Sono le seguenti: esso generalmente oltre il cosiddetto pozzetto necessario per l’ingresso del kayaker presenta due o tre gavoni stagni per il rimessaggio di accessori vari e le cime di sicurezza lungo i bordi. Per garantire un’ottima prestazione di direzionalità e velocità il kayak marino misura da una lunghezza di 4.50 mt fino a 5.50/6.00 mt e una larghezza dai 54/56 cm; la velocità media varia dai 2 ai 4 nodi in base alla larghezza dello scafo. Si diversificano anche le prestazioni nautiche variando i materiali di costruzione: polietilene, composito, fiberglass, carbonio. Marinai d’Italia Novembre 2013 19 Imbarcazioni orologio; lavagna da sub con matita per appunti un kit medico e di riparazione e “la testa attiva”. Se si decide di stare fuori per più giorni, a tutto quanto sopra, va aggiunta l’attrezzatura per il campeggio nautico. Tutti gli accessori vanno stivati nei due /tre gavoni stagni posti tra la prua, il pozzetto, e la poppa, che per altro assicurano l’inaffondabilità del natante e l’aiuto al galleggiamento indossato. La sicurezza viene anche supportata dal, o dai compagni di viaggio similmente al sistema di coppia insegnata nella didattica subacquea e segnalando alla più vicina Capitaneria il tragitto della nostra escursione. Ora che il profilo rivolto a definire e caratterizzare il kayak è completo possiamo soffermarci sull’originale rapporto instauratosi tra tale mezzo e l’ANMI. Oltre l’aspetto ludico, l’andare in kayak da mare può assolvere anche una funzione di servizio civico. L’ANMI di Torino nel 2011 istituisce un gruppo nautico di Kayak da mare che prende il nome di Qajait “coloro che guidano il kayak” in lingua Inuit, suggerito allora poiché nella fase di spinta e trazione non avviene alcuna rotazione del polso dominante, necessario per le pagaiate incrociate, evitando così le tendiniti. La si abbranca alla larghezza più o meno delle nostre spalle, si pagaia tenendola all’altezza del tronco grazie ai gomiti bassi per non affaticare i muscoli delle spalle e le articolazioni per lunghi tragitti. Nelle zone in cui le correnti sono forti possono essere muniti di timone a poppa che va orientato grazie a dei tiranti fissati su una pedaliera mobile dentro il pozzetto. Andare in kayak da mare diventa di fatto uno “stile di vita”. Il kayaker marino è in genere sensibile tanto all’ambiente di superficie che a quello immerso, quando riparte dalla spiaggia dopo una pausa la lascia più pulita di quando l’ha trovata, raccogliendo rifiuti e conservandoli negli innumerevoli spazi che lo scafo offre o sui ponti. Il kayaker esperto conosce i venti, sa come si naviga sottocosta e le regole di navigazione: insomma può essere incluso tra la “gente di mare”. Da questa premessa si evince subito che rispetto le “canoe”, sandali e pedalò che si affittano in spiaggia, durante la bella stagione siamo su altri livelli di prestazione e capacità di conduzione. 20 Marinai d’Italia Novembre 2013 Per entrare meglio nel complessivo apparato tecnico del kayaker esponiamo gli accessori che forniscono “l’armamento di un kayak” (mi si passi il termine, atto a fornire un alto standard di sicurezza): un aiuto al galleggiamento sempre indossato da 50 a 70/100 Newton a seconda del peso del kayaker; il paraspruzzi per non permettere l’ingresso di acqua; una spugna per assorbire acqua; una pompa di sentina fissa, manuale o elettrica, o mobile (quando la spugna non basta); un fischietto; una tromba da nebbia utile anche per richiamare altri kayakers a media distanza; delle sacche stagne di diversi litri per riporre, cibo, vestiario; una bussola; una borraccia; una radio VHF, da utilizzare solo per emergenza, non per traffico; un GPS; un telefono mobile stagno; un coltello multiuso in acciaio inox; una carta nautica a scala 1:100.000 resa impermeabile; occhiali da sole; crema solare; una cimetta da traino di 5/6 mm.; un moschettone almeno; un tappanaso; una cimetta per legare la pagaia al polso; la pagaia di rispetto; paddle float un galleggiante per facilitare la risalita sul kayak in mare; una torcia subacquea; due razzi a mano e una boetta fumogena (anche se non previsti ma per la legge di Murphy “se una cosa può accadere, accadrà”); una luce strobo per segnalare la propria posizione in caso di emergenza notturna; un cappellino con visiera; un La foto scattata col Sindaco di Villefranche sur-Mer. Da notare la bandiera realizzata in diverse copie consegnata lungo il viaggio alle Autorità civili e militari Per approfondire la vasta tematica si consiglia la consultazione dei siti sottostanti. Antonino Pusateri http://www.marinai.it/menu/toro.htm http://www.qajait.it dall’antropologa inuitologa, Gabriella Massa prematuramente scomparsa. Per sentirci utili nei confronti della comunità l’ANMI ha presentato nel 2011 il progetto “Gli osservatori del Po in kayak”, tutt’ora operativo, prima al Parco del Po torinese e successivamente al Comando della Polizia Municipale del Progetto “Terre ed Acque”, una nostra collaborazione volontaria con lo scopo di: segnalare alla Polizia Municipale le attività e gli episodi in contrasto con le normative vigenti; osservare anche le sponde per la prevenzione e repressione di incendi, atti vandalici e altri atti illeciti o comportamenti scorretti; offrire assistenza e informazione ai fruitori del fiume Po; recuperare i rifiuti galleggianti e segnalare rifiuti inquinanti (batterie, vernici, sversamento liquami…). L’ANMI torinese con i suoi kayak da mare ha assolto anche una funzione storica e turistica in occasione dei Festeggiamenti per l’Unità d’Italia, nel 2011, organizzando nel maggio un Convegno “Il Piemonte sul mare” e una spedizione in kayak da Villefranche sur-Mer, prima base della marina militare sabauda, all’Arsenale di La Spezia, in collaborazione con la Capitaneria di Porto Guardia Costiera ligure e associazioni rivierasche. nnn Marinai d’Italia Novembre 2013 21
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