penicillium
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Prodotti carnei / Microbiologia Meat products / Microbiology Biotipizzazione di lieviti autoctoni dei prodotti carnei stagionati Biotypization of autochthonous yeasts of dry-cured meat products Nicoletta Simoncini, Roberta Virgili, Stefania Quintavalla, Silvia Formenti*, Paola Battilani* SSICA - Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari, V.le Tanara, 31/A, 43121 Parma, Italy. * Istituto di Entomologia e Patologia vegetale, Università Cattolica del Sacro Cuore, Via Emilia Parmense, 84, 29100 Piacenza, Italy. Abstract Riassunto Cinquanta ceppi di lieviti, rappresentativi delle spe- Fifty yeast strains, belonging to representative species cie isolate da prodotti carnei stagionati (Debaryomyces isolated from dry-cured meat products (Debaryomyces hansenii, Debaryomyces maramus, Candida famata, hansenii, Debaryomyces maramus, Candida famata, Candida zeylanoides, Hyphopichia burtonii), sono stati Candida sottoposti a test in vitro per la valutazione dell’effetto tested in vitro to evaluate the inhibitory and antagonistic inibitorio e antagonista nei confronti di Penicillium nordi- activity against Penicillium nordicum, an ochratoxin- cum, fungo contaminante degli alimenti a elevato con- producing mould, usually found as contaminant of tenuto proteico e produttore di ocratossine. I lieviti sono high-protein food. The yeast strains were also tested on stati utilizzati in prove di sviluppo su matrice carnea, per a meat product to test their ability to reach populations verificare la capacità di raggiungere popolazioni adat- suitable for competing against undesired moulds. Among te a competere con muffe indesiderate. Tra i lieviti stu- the tested yeasts, C. famata GS78 was able to produce diati, C. famata GS78 è stata in grado di produrre in vitro in vitro a clear inhibition zone against P. nordicum, to un alone di inibizione visibile e misurabile nei confronti di reduce mould radial extension (40-70%) and to decrease P. nordicum, una riduzione del suo accrescimento radia- ochratoxin A production (60-95%). Moreover, C. famata le (40-70%) e della produzione di ocratossina A (60-95%). GS78 was able to achieve a high population on a Inoltre C. famata GS78 ha mostrato capacità di rag- meat surface. Results give further support to a possible giungere popolazioni elevate dopo inoculo su matrice use of antagonistic yeasts to control undesired mould carnea. I risultati sono incoraggianti riguardo al possibile contamination and suggest the possibility to select them impiego di lieviti antagonisti per controllare lo sviluppo among the autochthonous population of dry-cured meat di muffe indesiderate e suggeriscono la possibilità di in- products. zeylanoides, Hyphopichia burtonii), were dividuarli tra la popolazione microbica naturale dei salumi crudi stagionati. KEY WORDS: yeasts, biocontrol, dry-cured meat product, competition, Penicillium nordicum INDUSTRIA CONSERVE, N.2, anno 84, 2009 – 107 INTRODUZIONE La lotta biologica utilizza l’antagonismo microbico presente in natura per il controllo di numerosi microrganismi patogeni o indesiderati. Negli ultimi anni l’interesse per il controllo biologico mediante antagonismo microbico è cresciuto nella comunità scientifica, in particolare legato all’inibizione dello sviluppo di muffe nocive per prodotti quali cereali (1, 2), caffè (3), pomodoro (4), agrumi (5) e diversi tipi di frutta (6-10), prodotti fermentati come vino (11), formaggi o yogurt (12), con lo scopo di integrare o sostituire agenti chimici i cui residui possono permanere nei prodotti anche dopo trasformazione (13). Tra gli agenti di biocontrollo studiati sono presenti alcuni ceppi di lievito, per lo più appartenenti ai generi Candida, Criptococcus, Debaryomyces e Pichia. I lieviti costituiscono una porzione importante nella popolazione microbica di carni e prodotti derivati (14, 15) e sono stati presi in considerazione anche come possibili promotori di miglioramento delle caratteristiche organolettiche di questi prodotti (16, 17). I lieviti isolati dai salumi possiedono diverse caratteristiche che li rendono adatti a questo scopo: (i) ridotto fabbisogno nutrizionale, (ii) capacità di crescere in substrati fermentati, (iii) capacità di sopravvivere in un largo “range” di condizioni ambientali (temperatura, pH, umidità, presenza di sale), (iv) nessuna produzione di sostanze potenzialmente tossiche per l’uomo (18). L’utilizzo di lieviti nella lotta biologica contro muffe produttrici di tossine è stato sperimentato recentemente anche in prodotti carnei stagionati; studi recenti riportano l’utilizzo di lieviti quali starter di superficie in grado di contrastare la crescita di muffe indesiderate (19, 20). Le muffe appartenenti al genere Penicillium sono quelle più diffuse nella contaminazione dei prodotti alimentari e sono conosciute per la produzione di metaboliti secondari. Penicillium nordicum, in particolare, è una specie che si può riscontrare nei prodotti a elevato contenuto proteico come le carni; alcuni ceppi di P. nordicum hanno mostrato elevata predisposizione alla produzione di ocratossina A (21-24). La produzione di metaboliti secondari è una caratteristica legata anche alle condizioni ambientali e nutrizionali in cui si accresce il microrganismo produttore. La competizione per i fattori essenziali della crescita (es. nutrienti e spazio), può avere un effetto rilevante sul metabolismo secondario delle muffe, compresa la produzione delle micotossine (25). Alcuni studi mostrano come la produzione di micotossine sia più sensibile alla presenza dei lieviti antagonisti che non lo sviluppo delle muffe stesse (26). Particolari meccanismi di antagonismo da parte dei lieviti possono essere legati, inoltre, alla produzione di sostanze soprannominate “killer”, quali ad esempio molecole proteiche, che interagiscono con i β-D-glucani della parete cellulare di lieviti e muffe (27), o di sostanze volatili (ad esempio etil acetato) in grado di ridurre la crescita fungina o ancora allo stimolo nella sintesi di sostanze fungitossiche, fitoalessine (scoparone e scopoletina), come avviene nella frutta (28). Lo scopo di questo lavoro è di determinare per alcuni ceppi di lievito rappresentativi della popolazione levuliforme dei salumi, l’attitudine al controllo biologico nei confronti di un ceppo di P. nordicum produttore di ocratossine. 108 – INDUSTRIA CONSERVE, N.2, anno 84, 2009 MATERIALI E METODI Ceppi fungini e preparazione delle sospensioni Per questo studio è stato utilizzato un ceppo fungino di P. nordicum (MPVP 1669), proveniente dalla micoteca dell’Istituto di Entomologia e Patologia Vegetale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, isolato da prodotti carnei e forte produttore di ocratossina A (OTA). Il fungo è stato isolato nel corso di un monitoraggio delle popolazioni di Penicillium spp. in stabilimenti di stagionatura di prodotti carnei (24). La sospensione di conidi di P. nordicum è stata preparata raccogliendo le spore da colonie, dopo incubazione a 25°C per 7 giorni in piastre Petri contenenti Czapeck Yeast extract Agar (NaNO3 40 g; KCl 10 g; MgSO4*7H2O 10 g; FeSO4*7H2O 0,2g; K2HPO4 20 g; ZnSO4*7H2O 1 g; CuSO4*7H2O 0,5 g; saccarosio 30 g; estratto di lievito 5 g; Agar 15 g; acqua distillata 1 L , CYA). Le colonie sono state lavate con 5 mL di acqua bidistillata sterile e sono state preparate tre sospensioni verificando con l’ausilio di una camera Burker che le concentrazione di conidi fossero rispettivamente 102, 104, 106 ufc/mL. Le colture di lieviti utilizzate fanno parte della collezione conservata presso la Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari di Parma, raccolta durante uno studio sulla popolazione levuliforme naturalmente presente nei prodotti crudi tipici italiani (14). Sono stati saggiati 50 ceppi appartenenti alle specie Debaryomyces hansenii (n = 3), Debaryomyces maramus (n = 10), Candida famata (n = 17), Candida zeylanoides (n = 6) e Hyphopichia burtonii (n = 14). Tutti i ceppi sono conservati a -80°C in Malt Extract Broth (MEB, Oxoid) con aggiunta di 15% (v/v) glicerolo (Carlo Erba). Prima del loro utilizzo, i ceppi di lieviti hanno subito alcuni passaggi di rivitalizzazione in MEB a 25°C. Le sospensioni di lievito sono state preparate inoculando 25 mL di Yeast Peptone Dextrose brodo (YPD, Difco) con un “loop” di cellule, posto in incubatore in agitazione a 100 rpm, 28°C per 24 ore. La densità delle colture di lievito è stata determinata tramite misura spettrofotometrica della densità ottica (DO) a 600 nm. Biotipizzazione dei ceppi di lievito Il test di biotipizzazione (29) è stato condotto al fine di valutare l’effetto antagonista di lieviti isolati da prodotti carnei stagionati nei confronti di P. nordicum. Cinquanta ceppi di lievito sono stati fatti crescere per 48 ore a 28ºC in terreno YPD agar (Difco) a pH 5,8 con aggiunta di 0,01% (v/v) di Brij 58 (Sigma). Il test di competizione è stato condotto su Saboraud Glucose agar (Oxoid) in due condizioni: 1) pH = 6; 2) pH = 6 + 3% (p/v) NaCl. L’aggiunta di sale in questa concentrazione ha voluto riprodurre le caratteristiche chimico-fisiche della frazione superficiale dei prodotti carnei stagionati. Tale terreno, contenente una sospensione 4 x 104 ufc/ mL di P. nordicum, è stato inoculato con i lieviti (4 per piastra), depositando una striscia omogenea e densa per ogni lievito. Per ciascuna condizione sono stati preparati 3 replicati. L’incubazione è avvenuta a 20°C per 7 giorni. L’effetto antagonista è stato espresso come larghezza (mm) della zona d’inibizione attorno all’inoculo del lievito, valutata dopo 5 e 7 giorni di incubazione. Inibizione dello sviluppo di P. nordicum in presenza di lievito Le sospensioni di lievito e di spore fungine sono state preparate come descritto in precedenza. Il test d’inibizione è stato condotto su terreno YPD agar a pH 6 con e senza l’aggiunta di sale (3% NaCl). Una sospensione agar-lievito è stata preparata miscelando 6 mL di YPD con 0,7% di agar (Agar 1, Oxoid) e 1 mL di una sospensione 108 ufc/mL di lievito. Tale sospensione è stata versata in piastre contenenti 15 mL di YPD agar. Le piastre contenenti la sospensione di lievito sono state successivamente inoculate in tre punti con sospensioni di P. nordicum alle concentrazioni 102, 104 e 106 ufc/ mL, e incubate a 20ºC. Per ciascuna condizione sono stati preparati 2 replicati ed i rispettivi controlli (piastre contenenti 15 mL di YPD agar senza sospensione di lievito e inoculati con P. nordicum alle tre concentrazioni indicate e piastre contenenti solo il ceppo di lievito selezionato senza inoculo del fungo) per verificare separatamente la crescita del lievito e del ceppo fungino. Le valutazioni sono state eseguite a 7 e 14 giorni dall’inoculo ed il risultato è stato espresso riportando la crescita radiale media (mm) di P. nordicum rispetto ai controlli. Produzione di ocratossina A in presenza di lievito È stata studiata la capacità di P. nordicum di produrre ocratossina A in piastra dopo co-inoculo con il ceppo di lievito selezionato. Dopo quattordici giorni d’incubazione a 20°C, l’OTA prodotta è stata estratta secondo il metodo di Bragulat et al. (30), modificato come segue. Il contenuto della piastra (micelio e substrato) è stato trasferito in una beuta in vetro con tappo a vite, addizionato di metanolo in rapporto 1:2 (p:v), lasciato in estrazione al buio per un’ora, agitando ogni 15 minuti. Per l’analisi cromatografica, 100 μL di estratto, dopo opportuna filtrazione, sono stati portati a 1 mL con eluente per HPLC. La tossina è stata analizzata utilizzando un HPLC Agilent 1100 series, equipaggiato con pompa isocratica, rivelatore a fluorescenza e campionatore manuale. La separazione cromatografica è stata eseguita secondo il metodo di Toscani et al. (31). La quantità di ocratossina A rilevata è stata espressa in ng/g di terreno in piastra. Prove di crescita di un ceppo di lievito su una superficie carnea Tra i lieviti sottoposti ai test di biotipizzazione e inibizione di P. nordicum, il ceppo che si è mostrato più idoneo è stato saggiato per la sua capacità di crescita su una porzione muscolare comprendente alcuni muscoli della coscia, salata e poi asciugata a temperatura ambiente (14°18°C). Sei campioni sono stati per due volte trattati con una sospensione di lieviti tale da produrre sulle superfici muscolari una popolazione di 105-106 ufc/g; sei campioni sono stati utilizzati come controllo. La carica raggiunta durante la stagionatura è stata verificata tramite conteggio, effettuato a più scadenze su campioni prelevati dalla superficie muscolare. I conteggi sono stati effettuati sia in Malt Extract Agar (MEA, Oxoid) addizionato con una soluzione di tetraciclina all’1% (v/v), sia in Dichloran Glycerol Agar (DG18, Oxoid), terreno adatto al rilevamento di ceppi fungini xerofili. Le unità formanti colonia sono state contate dopo 4/5 giorni d’incubazione a 25°C. RISULTATI E DISCUSSIONE Biotipizzazione dei ceppi di lievito È stato valutato l’effetto antagonista dei ceppi di lievito nei confronti di P. nordicum attraverso un test di co-inoculo muffa-lievito in vitro. Questo effetto può essere considerato indicativo della sensibilità del ceppo fungino (forte produttore di OTA) all’azione dei lieviti esaminati, provenienti dalla medesima nicchia biologica. I risultati ottenuti con i 50 lieviti sono riportati nella Tabella 1. I ceppi appartenenti alle specie D. hansenii, D. maramus e C. famata sono quelli che hanno mostrato il maggior effetto antagonista in queste condizioni sperimentali, mentre questo effetto è risultato meno evidente per i ceppi appartenenti a Hyphopichia spp. Tab. 1 - Valutazione dell’effetto antagonista dei ceppi di lievito biotipizzati vs. P. nordicum (valutato in base alle dimensioni dell’alone di inibizione della crescita del fungo, visibile nella coltura1). I numeri riportati rappresentano il numero di ceppi. Specie pH = 6 pH = 6 + 3% sale - + ++ - + ++ Debaryomyces hansenii 1 0 2 0 2 1 Debaryomyces maramus 5 1 4 9 0 1 Candida famata 6 6 5 12 4 1 Candida zeylanoides 4 0 2 6 0 0 Hyphopichia burtonii 8 5 1 12 2 0 Totale 26 12 12 39 8 3 - : nessuna inibizione della crescita (alone 0 mm); +: inibizione della crescita (alone 1 mm); ++: forte inibizione della crescita (alone 2 mm). 1 INDUSTRIA CONSERVE, N.2, anno 84, 2009 – 109 Altri studi hanno riportato un comportamento analogo all’interno di generi quali Candida (2) e Debaryomyces (12, 32); per quanto riguarda H. burtonii, i pochi studi disponibili hanno mostrato l’assenza di attività killer (33) e, in alcuni casi, la sinergia con Aspergillus flavus nella produzione di aflatossina nel mais (34). La Tabella 1 mostra che l’attività di biocontrollo è una caratteristica ceppo-dipendente, non legata perciò solo alla specie o al genere, come già osservato nel caso di lieviti naturali, derivanti da vino ed uva (11). Inoltre, da studi preliminari (dati non riportati), l’attività antagonista del lievito è risultata dipendere dalla concentrazione del fungo in piastra (che non deve essere superiore a 4x104 ufc/mL), e dalle condizioni di crescita (passaggi di rivitalizzazione, condizioni di conservazione, ecc.) di entrambi i microrganismi coinvolti. Nella Figura 1 è riportato il confronto tra controllo e piastra (test a pH = 6 e pH = 6 + 3% sale), dopo 7 giorni di incubazione a 20°C. In generale, non si è osservato un alone d’inibizione netto, ma una riduzione della crescita della muffa in prossimità del lievito. Questo è probabilmente dovuto al fatto che l’inibizione esercitata da questi lieviti non può essere ascritta a un meccanismo di tipo “killer”, ma a un effetto antagonista lievito-muffa. Il ceppo C. famata GS78 (Figura 1, ceppo 2) ha presentato un alone distinguibile e quantificabile in assenza e in presenza di sale, mentre il ceppo H. burtonii GS119 (Figura 1, ceppo 3), nelle condizioni sperimentate, è risultato essere meno competitivo nei confronti di P. nordicum. Tra i ceppi appartenenti alla specie D. maramus, il ceppo TM51 (Figura 1, ceppo 1) ha presentato un alone di inibizione visibile e misurabile; è stato perciò utilizzato come lievito di riferimento, per verificare la ripetibilità delle condizioni operative del test. Mediamente i lieviti studiati hanno mostrato un effetto antagonista meno marcato in presenza di sale; nel terreno con sale P. nordicum sembra crescere più rapidamente ed in maniera più copiosa (Figura 1, controlli), rendendo più difficoltosa l’inibizione da parte dei lieviti. FIG. 1 - Effetto antagonista di quattro ceppi di lievito vs. P. nordicum, 7 giorni a 20°C. Controlli: piastre di SabG agar inseminate con P. nordicum. Campioni: piastre di SabG agar inseminate con P. nordicum e inoculate con quattro ceppi di lieviti isolati da salumi1. Codici numerici riportati in pennarello sulla piastra. Ceppo 1: D. maramus TM51; ceppo 2: C. famata GS78; ceppo 3: H. burtonii GS119; ceppo 4: D. hansenii TM103. 1 Inibizione dello sviluppo di P. nordicum in presenza di lievito In base ai risultati ottenuti nel test di biotipizzazione (Tabella 1 e Figura 1, ceppo 2), è stato scelto il ceppo C. famata GS78 per il successivo test di competizione per nutrienti e spazio. Questo saggio è stato proposto per meglio valutare se il ceppo di lievito fosse in grado di ostacolare la crescita di P. nordicum co-inoculato, nell’ipotesi di una colonizzazione 110 – INDUSTRIA CONSERVE, N.2, anno 84, 2009 della medesima nicchia biologica. Nel test in vitro, C. famata GS78 ha mostrato un effetto competitivo vs. P. nordicum, ritardandone o riducendone la crescita radiale (Figure 2 e 3). Come riportato da altri autori (12), tale effetto è influenzato dalla concentrazione della muffa: minore è la concentrazione, maggiore risulta essere l’effetto competitivo da parte del lievito. Dopo 7 giorni di incubazione a 20°C, il ceppo di lievito esaminato ha inibito la crescita del fungo inoculato alle più basse concentrazioni (102 e 104 ufc/mL), ma anche per l’inoculo più alto, la riduzione della crescita radiale di P. nordicum è risultata pari al 70-75% e 90% circa, rispettivamente in assenza ed in presenza di sale (Figura 2). Dopo 14 giorni, il fungo si è sviluppato anche alle concentrazioni di inoculo più basse, ma è stato notato un effetto inibitorio da parte del lievito; C. famata GS78 ha ridotto la crescita del fungo (102 ufc/mL) del 60-70%, mentre per le due concentrazioni più alte, la riduzione radiale si è assestata intorno al 40-44%. Le percentuali di riduzione più elevate sono state riscontrate nel substrato in presenza di sale (Figura 2). Questo fattore gioca un ruolo importante nello sviluppo di entrambi i microrganismi coinvolti. Con buona probabilità, in questo tipo di test, i lieviti inoculati per primi nel substrato e favoriti dalla presenza di sale, riescono a crescere più rapidamente, ostacolando e/o rallentando la crescita del fungo. Si nota, infine, una certa variabilità nei diametri di P. nordicum misurati durante il periodo d’incubazione, soprattutto dopo 14 giorni: questo è ascrivibile non solo alla presenza di microrganismi, ma anche allo spazio occupato in piastra non sufficiente per uno sviluppo uniforme. FIG. 2 - Test di inibizione con C. famata: diametri medi (mm) delle colonie di P. nordicum dopo 7 e 14 giorni di incubazione a 20°C nei due terreni di riferimento (YPD pH = 6 e YPD pH = 6 + 3% NaCl). Controllo: terreno YPD senza lievito. Campione: terreno YPD con lievito. Le barre rappresentano le deviazioni standard calcolate. FIG. 3 - Effetto di inibizione da parte di C. famata GS78 (108 ufc/mL) vs. P. nordicum (104 ufc/mL) nei due terreni YPD e YPD +3% NaCl, dopo 7 giorni a 20°C. Controlli: colonie di P. nordicum. Campioni: colonie di P. nordicum co-inoculate con C. famata GS78. INDUSTRIA CONSERVE, N.2, anno 84, 2009 – 111 Effetto del ceppo di lievito sulla produzione di ocratossina A da parte di P. nordicum Le piastre utilizzate per il test di inibizione di P. nordicum da parte di C. famata GS78 sono state analizzate per verificare se l’inibizione ha riguardato anche la produzione di ocratossina A. In presenza di C. famata, la produzione di OTA da parte di P. nordicum è diminuita tra 60 e 80%, e tale diminuzione è stata ancora più marcata in presenza del 3% NaCl (85-95%). Nella Figura 4 viene riportata la riduzione percentuale di OTA prodotta da P. nordicum (ng/g di terreno), calcolata confrontando i valori riscontrati nelle piastre di controllo ed in quelle FIG. 4 - Effetto della presenza di C. famata GS78 nei due terreni (YPD e YPD + sale) inoculati con P. nordicum alle diverse concentrazioni (102, 104 e 106 ufc/mL) misurata come riduzione % della quantità di ocratossina A prodotta. inoculate con il ceppo di lievito. Anche l’entità di inoculo della popolazione di P. nordicum è risultata importante per la produzione di OTA, soprattutto in assenza di sale: a concentrazioni del fungo più basse (102 e 104 ufc/mL), la riduzione nella produzione di OTA nelle piastre con lieviti è risultata più elevata. Questo comportamento può essere attribuito a un minore effetto inibitorio da parte di C. famata GS78 nei confronti della crescita del fungo (Figura 3) e della quantità di OTA prodotta, quando P. nordicum è presente a concentrazioni più elevate (106 ufc/mL). Quando al terreno è aggiunto anche il sale, le percentuali di riduzione diventano equiparabili. La competizione per spazio e nutrienti, che influenza il metabolismo secondario delle muffe, inclusa la produzione di micotossine, sembra essere il meccanismo che nelle condizioni sperimentali realizzate può inibire sia lo sviluppo di P. nordicum (10), sia la produzione di ocratossine. In altri casi, alcuni autori hanno rilevato che, anche se la crescita radiale della muffa è inibita dalla presenza di un microrganismo antagonista, l’attività metabolica non necessariamente risulta ridotta (26). In alcuni casi, la presenza di lievito può stimolare la produzione di metaboliti secondari (34). Occorre anche considerare che, in un co-inoculo in vitro di una muffa tossinogena e di un lievito competitore, diversi meccanismi possono influenzare il contenuto di tossina recuperata: l’adsorbimento della tossina da parte delle cellule di lievito con la conseguente riduzione 112 – INDUSTRIA CONSERVE, N.2, anno 84, 2009 della sua estraibilità (35) e la degradazione di OTA a composti non più tossici da parte di carbossipeptidasi dei lieviti (35, 36). La procedura di estrazione della tossina con metanolo, utilizzata in questo studio, è considerata idonea al recupero della parte di tossina eventualmente adsorbita (26). Prove di crescita di un ceppo di lievito su una superficie carnea Sulla superficie muscolare di campioni di carne salati e stagionati C. famata GS78 ha raggiunto popolazioni levuliformi superiori a quelle dei corrispondenti controlli (campioni non trattati). Mentre i controlli hanno mostrato una popolazione naturale di lieviti pressoché costante, intorno a 106 ufc/g, nei campioni trattati con il ceppo prescelto, sono stati raggiunti valori pari a 108-109 ufc/g dopo 1 mese dal tattamento (Figura 5). Come riportato da alcuni autori, i lieviti possono essere dei microrganismi fortemente competitori nei confronti di muffe (1, 2, 26) o di microrganismi patogeni in genere (37), a condizione che possano raggiungere popolazioni elevate, che dipendono dalle specie coinvolte (1, 2, 26). Alcuni studi recenti su prodotti carnei inoculati con microrganismi selezionati, tra cui anche i lieviti, hanno riportato una riduzione della crescita di muffe al termine della lavorazione, probabilmente favorita dall’abbondante crescita di lieviti che hanno preso il sopravvento sulla superficie muscolare già dalla fase di asciugamento (16, 19, 38). FIG. 5 - Andamento della popolazione di C. famata GS78 sulla superficie muscolare salata e stagionata in confronto con campioni non trattati (tempo 0 = trattamento). CONCLUSIONI Tra i lieviti naturalmente presenti nei prodotti carnei stagionati, alcuni ceppi hanno mostrato, in vitro, effetto antagonista nei confronti di P. nordicum, riducendo la quantità di OTA prodotta dal fungo nel substrato. Tale caratteristica è risultata essere ceppo-dipendente e non legata a meccanismi di tipo “killer”, bensì, con buona probabilità, alla competizione per spazio e nutrienti. I risultati ottenuti mostrano che per l’efficacia del biocontrollo, i lieviti devono essere presenti con BIBLIOGRAFIA 1. S. Petersson, J. Schnürer, Can. J. Microbiology, 44, 471 (1998). 2. U. A. Druvefors, J. Schnürer, FEMS Yeast Research, 5, 373 (2005). 3. W. Masoud, C. H. Kaltoft, International Journal of Food Microbiology, 106, 229 (2006). 4. Y. Zhao, K. Tu, X. Shao, W. Jing, Z. 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Alcuni prodotti carnei possono rappresentare un terreno fertile per lo sviluppo dei lieviti autoctoni, che hanno dimostrato di poter raggiungere popolazioni superficiali elevate idonee a competere in caso di contaminazioni da parte di muffe indesiderate. I risultati ottenuti sono promettenti per l’impiego di questi lieviti autoctoni come starter di superficie per migliorare la sicurezza dei prodotti carnei. Parma, 11 febbraio 2009 13. R. Cabras, A. Angioini, Journal of Food Agricultural and Food Chemistry, 48, 967 (2000). 14. N. Simoncini, D. Rotelli, S. Quintavalla, R. Virgili, Food Microbiology, 24, 577 (2007). 15. F. Nunez, M. M. Rodriguez, J. J. Cordoba, M. E. Bermudez, M. A. Asensio, International Journal of Food Microbiology, 29, 271 (1996). 16. A. Martin, J. J. Cordoba, E. Aranda, M. G. Cordoba, M. A. Asensio, International Journal of Food Microbiology, 110, 8 (2006). 17. F. Sánchez-Molinero, J. Arnau, Meat Science, 80, 1074 (2008). 18. C. L. Wilson, M. E. 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