Lezione 24

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Lezione 24
Corso di laurea in Scienze dell’Educazione
A. A. 2012 / 2013
Istituzioni di Linguistica (M-Z)
Dr. Giorgio Francesco Arcodia
([email protected])
1. Il mutamento linguistico: la linguistica storica
Premessa: le lingue variano nel tempo
Ess.: lat. ĭlle ‘quello’ > lat. volg. ĭllī > it. antico elli ‘egli’ > egli
lat. cantare habeo ‘ho da cantare’ (> ‘canterò) > lat. volg. cantare *ao > fior. ant.
cantarò > canterò
ingl. medio meet [‘me:t], foot [‘fo:t] > ingl. moderno [‘mi:t], [‘fu:t]
→ dimensione diacronica della variazione
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Asse della simultaneità / sincronia (A-B) e asse della successione / diacronia (C-D):
C
A
B
D
(A-B): esclusione dell’intervento del tempo
(C-D): cambiamenti lungo l’asse del tempo
(Saussurre, F. de, 1916, Cours de linguistique general, Paris, Éditions Payot & Rivages; trad. it. a cura di Tullio de
Mauro, 1967, Bari, Laterza)
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Mutamento linguistico: cambiamenti che avvengono in una lingua nel corso del tempo
ai vari livelli di analisi (fonologico, morfologico, sintattico, lessicale)
→ mutamento più veloce del mutamento genetico e biologico, ma più lento dei
mutamenti socio-culturali (richiede di norma più di una generazione)
Ess.: G. Leopardi, Zibaldone di pensieri (prima metà del XIX sec.)
“Passioni, morti, tempeste ec. piacciono egregiamente, benché sian brutte, per questo solo
che son bene imitate, (...) perché l’uomo niente tanto odia quanto la noia, e però gli piace
di veder qualche novità ancorché brutta. Tragedia, commedia, satira han per oggetto il
brutto, ed è una mera quistion di nome il contrastar se questa sia poesia. Il brutto, come
tutto il resto, deve star nel suo luogo; e nell’epica e lirica avrà luogo piú di raro, ma
spessissimo nella commedia tragedia satira, ed è quistion di parole ec. come sopra.”
→
testo perfettamente leggibile per un parlante di italiano del XXI secolo
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Boccaccio, Decameron, novella di Chichibio (metà del XIV sec.)
“A Currado piacque tanto questa risposta, che tutta la sua ira si convertì in festa e riso, e
disse: - Chichibio, tu hai ragione, ben lo doveva fare. Così adunque con la sua pronta e
sollazzevol risposta Chichibio cessò la mala ventura e paceficossi col suo signore”
→
lat. Conradus / Corradus > Currado (cfr. cŏcīna(m) > cucina)
lat. debēba(m) > doveva > dovevo (cfr. pres. ind. devo)
paceficossi > si rappacificò (cfr. maravigliomi, dissegli)
→
U. Foscolo (inizio XIX sec.): “ma il cavallo più s’irritava e più impetusosamente
lanciavasi”
G. Carducci (XIX sec.): “Io chiedo i baci tuoi, se l’ombra avvolgemi”
→
cfr. dicasi, volevasi, affittasi...
(Patota, G., Nuovi lineamenti di grammatica storica dell’italiano, Bologna, Il Mulino)
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1.1 Gli ‘stati di lingua’
Premessa: una lingua storico-naturale è un sistema in continuo mutamento, ma i risultati
di questi cambiamenti sono visibili solo dopo un certo lasso temporale → mutamenti
graduali e progressivi
Stato di lingua: denominazione di una fase storica di una lingua, distinguibile dagli stati
precedenti e da quelli successivi per una serie di caratteristiche
Es.: periodizzazione della lingua inglese
Inglese antico (o ‘anglosassone’): VII sec. d. C. - inizio dell’XI sec.
Inglese medio (middle English): XI sec. - inizio del XVI sec.
→ invasione normanna, acquisizione di numerosi lessemi franco-normanni e latini,
notevole semplificazione della morfologia, ordine delle parole più flessibile
Inglese moderno: dal XVI sec. in poi (Early Modern English vs. Modern English)
→ Great vowel shift (meet [‘me:t], foot [‘fo:t] > [‘mi:t], [‘fu:t]), ulteriore
semplificazione della morfologia verbale, stabilizzazione di alcuni verbi ausiliari (do
interrogativo, get passivo), fissazione dell’ordine VO, etc.
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L’italiano ‘deriva’ dal latino?
Stati di lingua vs. nascita di una nuova lingua:
“Cambiamenti locali multipli in parti diverse del sistema possono sommarsi e ingrandire
via via le differenze fra una stato di lingua e l’altro, al punto tale che ad un certo
momento, quando uno stato di lingua risulti così cambiato rispetto ai precedenti da non
essere più riconoscibile dai parlanti come ‘quella lingua’, si è in presenza di una nuova
lingua.”
→ criterio (di massima) della ‘mancanza di comprensibilità’: se due stati di lingua non
sono reciprocamente comprensibili (se i parlanti ‘moderni’ non comprendo la lingua
‘antica’), allora è nata una nuova lingua (lingua madre > lingua/e figlia/e)
(Berruto, G., Cerruti, 2011, La linguistica: un corso introduttivo, Torino, UTET)
→ cfr. Patota: “L’italiano non deriva (cioè non nasce) dal latino, ma continua il latino:
una tradizione ininterrotta lega la lingua di Roma antica alla lingua di Roma moderna, dai
tempi remoti della fondazione fino ai giorni nostri. Si può dire, in buona sostanza, che
l’italiano è il latino adoperato oggi in Italia, così come il portoghese, lo spagnolo e il
francese sono i latini adoperati oggi in Portogallo, in Spagna e in Francia.”
(Patota, G., Nuovi lineamenti di grammatica storica dell’italiano, Bologna, Il Mulino)
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Es.: dal Vangelo secondo Matteo (8:20)
“Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non
ha dove posare il capo”
(Early Modern English, 1611)
(Inglese antico, ca. 1000 d.C.)
→ il testo in inglese antico è sostanzialmente irriconoscibile ed incomprensibile per un
parlante medio di inglese moderno
(Lass, R., 2006, Phonology and Morphology, in Hogg, R. & Denison, D., A History of The English Language,
Cambridge, CUP)
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→ cfr. la situazione linguistica degli stati dell’ex-Yugoslavia:
Fino al 1991 (Yugoslavia socialista): lingua ufficiale il ‘serbo-croato’
Situazione attuale: serbo, croato, bosniaco e (dal 2007) montenegrino
Italia dei ‘volgari’
Latino: lingua scritta, lingua di prestigio
Volgari locali: varie forme, affermazione del volgare fiorentino del XIII-XIV sec.
→ prima grammatica di ‘italiano’: Regole della lingua fiorentina (ca. 1450) di Leon
Battista Alberti
→ P. Bembo, 1525, Prose della Volgar Lingua: lingua letteraria a base toscana (Petrarca
modello per la poesia, Boccaccio per la prosa), toscano urbano della classe colta di
Firenze.
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1.2 Conservazione vs. innovazione nella storia delle lingue: standard normativo
Standard normativo: ‘regole’ della lingua registrate dalle grammatiche prescrittive e
insegnate come modello nell’istruzione scolastica
→ la tradizione normativa è talvolta ‘in ritardo’ rispetto agli usi correnti, soprattutto
rispetto alle varietà colloquiali meno sorvegliate e/o connotate diafasicamente o
diastraticamente verso il basso; questo è particolarmente vero nella storia italiana
Es.: pronome soggetto egli vs. lui, ella vs. lei
“costei abbracciò Salabaetto, et egli lei (...)”
(Boccaccio, Decameron, ottava giornata, novella decima)
Pietro Bembo, Prose della Volgar Lingua (XVI sec.):
“Dunque se esso Adamo fu nobile, tutti siamo nobili, e se lui fu vile, tutti siamo vili”
(Dante, Convivio, IV 15 4)
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“Egli, tenendosi sempre il breviario aperto dinanzi, come se leggesse, spingeva lo
sguardo in su, per ispiar le mosse di coloro; (...) ‘... Disposto... disposto sempre
all’ubbidienza’. E, proferendo queste parole, non sapeva nemmen lui se faceva una
promessa, o un complimento.”
“(...) e lui continuò allora a raccontare altre di quelle belle cose. (...) Il conte zio dovette
anche lui lasciar parlare un poco, e stare a sentire (...)”
(A. Manzoni, I promessi sposi, 1840)
“Sembra di capire che per accrescere l’attrazione elettorale dell’Udc, egli [F. Casini] la
vorrebbe trasformare in una formazione di rassemblement, in un partito di raccolta per
un’intera area.”
(Corriere
della
Sera,
16/9/2012;
http://www.corriere.it/editoriali/12_settembre_16/il-partitogalleggiante_23d63d52-ffc5-11e1-8b0a-fcb4af5c52c7.shtml)
→ cfr. il fenomeno dell’ipercorrettismo: “il parlante o lo scrivente si corregge,
sostituendo una forma che percepisce come sbagliata sulla base degli errori più comuni e
frequenti, con un’altra forma, di fatto errata, nell’intenzione di avvicinarsi ai registri alti e
di imitare lo standard”
*nessuno vuole parlare con egli (vs. lui)
(Fresu, R., Ipercorrettismo, in Simone, R. (a cura di), Enciclopedia dell’italiano, Roma, Istituto dell’Enciclopedia
Italiana)
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Es./2: periodo ipotetico con imperfetto
Substandard/neostandard
Standard
se ero alto, giocavo a basket
se fossi alto, giocherei a basket
vs.
se venivi prima, andavamo al cinema
se fossi venuta prima, saremmo
andati al cinema
→ costruzione percepita come scorretta/substandard, ma attestata sin dal XIV secolo:
“che s’io fossi giù stato, io ti mostrava / di mio amor più altre che le fronde”
(Dante, Paradiso VIII, 56-57).
“Braccio cercò di occupare il regno di Napoli e se non era rotto e morto all’Aquila, gli
riusciva”
(Machiavelli, Istorie fiorentine, anni ‘20 del ‘500).
“se Lucia non faceva quel segno, la risposta sarebbe probabilmente stata diversa”
(A. Manzoni, I promessi sposi, 1840)
(Wiberg, E., Imperfetto, in Simone, R. (a cura di), Enciclopedia dell’italiano, Roma, Istituto dell’Enciclopedia
Italiana)
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Caratterizzazione diamesica del mutamento:
La lingua scritta è di norma più ‘conservatrice’ rispetto alla lingua parlata, i cambiamenti
avvengono inizialmente nel parlato e poi possono essere (più o meno) gradualmente
accettati nello scritto (formale, sorvegliato)
Es.: grafia ‘corretta’ vs. grafia ‘scorretta’ del latino nell’Appendix Probi (III sec. d.C.)
speculum
non
speclum
(it. specchio)
columna
non
colomna
(it. colonna)
auris
non
oricla
(it. orecchia)
Februarius
non
Febrarius
(it. febbraio)
turma
non
torma
(it. torma)
→ le forme di destra riflettono con ogni probabilità il latino parlato
→ rilevante anche la dimensione diastratica
(Patota, G., Nuovi lineamenti di grammatica storica dell’italiano, Bologna, Il Mulino)
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Mutamento ‘in atto’
Italiano: lingua SVO → Claudio saluta Marcello vs. Marcello saluta Claudio
SOGGETTO
OGGETTO
SOGGETTO
OGGETTO
Latino: lingua SOV → Claudius Marcellum salutat
→ ma cfr. Claudius salutat Marcellum, Marcellum salutat Claudius, Marcellum salutat
Claudius...
SOV (flessibile) > SVO
Latino tardo, vulgata editio della Bibbia di S. Gerolamo (IV-V sec.):
Homo quidam descendebat ab Hierusalem in Hiericho et incidit in latrones, qui etiam
SOGGETTO
VERBO
VERBO
despoliaverunt eum et plagis inpositis abierunt (...)
VERBO
OGGETTO
(Patota, G., Nuovi lineamenti di grammatica storica dell’italiano, Bologna, Il Mulino)
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SOGGETTO
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Latino ‘pompeiano’ (iscrizioni murali di Pompei, 79 d.C.):
SOV: 57%
SVO: circa 33%
OVS, OSV, VSO, VOS: circa 10%
NA: 65.5%
AN: 34.5%
GN: 30.5%
NRel: 100%
RelN: 0%
Posp: solo due occorrenze, il resto Prep
NG: 69.5%
→ italiano, spagnolo, francese, portoghese, rumeno: SVO, NA, NG, NRel, Prep
→ latino pompeiano come tipo ‘di transizione’ tra Testa-Complementi e ComplementiTesta
(Banfi, E., Grandi, N., 2003, Lingue d’Europa, Roma, Carocci)
→ cfr. Boccaccio, Alfieri, Bembo, Verri: utilizzo di SOV per imitare il modello Latino
→ cfr. E. Montale: Spesso il male di vivere ho incontrato (SOV)
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2. I meccanismi del mutamento
“Il
meccanismo dei mutamenti segue spesso una trafila che inizia con un’innovazione (un
nuovo elemente che viene, in dipendenza da vari fattori, a essere introdotto nell’uso
linguistico dei parlanti) e prosegue con una fase in cui l’innovazione si diffonde e
l’elemento innovante coesiste nel sistema con l’elemento preesistente, se questo c’era;
l’innovazione può essere accettata dalla comunità parlante ed avere successo fino a
soppiantare totalmente l’elemento ‘vecchio’ preesistente e a diventare un nuovo elemento
costitutivo del sistema linguistico”
(Berruto, G., Cerruti, 2011, La linguistica: un corso introduttivo, Torino, UTET)
Stadio I
Stadio II
Stadio III: tre possibilità
X
Varianti
X
X
Y
X
Y
Y
→ La variante innovativa Y può soppiantare la variante conservativa Y, può continuare
a convivere con essa o può soccombere (e resta X)
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“Il mutamento non è semplice trasformazione, in cui X improvvisamente diventa Y. Dal
punto di vista storico, una lingua può essere concepita, come una popolazione di varianti
che si spostano nel tempo, similmente ad una specie o a uno stile artistico. Una lingua è
un sistema eterogeneo, in cui alcune categorie esistono in una sola forma, mentre altre
sono insiemi di varianti più o meno comuni. (...) A volte la variazione è instabile, e
semplicemente scompare; altre volte si conserva stabile per secoli. Ma spesso − e questo
è ciò che crea la storia − una variante è gradualmente selezionata a spese delle altre. ”
(Lass, R., 2006, Phonology and Morphology, in Hogg, R. & Denison, D., A History of The English Language,
Cambridge, CUP; trad. mia)
Es.: forme plurali dei verbi in G. Chaucer, Troilus & Criseyde (II, 22; ca. 1380)
→
s
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alcuni verbi sono flessi per il
plurale (hadden, ben), mentre altri
no (spake, spedde); il primo è il
modello più antico (X), destinato a
scomparire (XVI sec.), mentre il
secondo è quello innovativo (Y),
destinato a prevalere
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Es./2: il sistema pronominale nella storia dell’italiano
Latino
ĭllŭ(m)
Italiano (fiorentino) antico
>
lo
mirare lo sole
vs.
mirare l sole
>
fiorentino medio (XV sec.)
lo; il
>
lo; il / el
lo buon maestro
vs.
il mio cammino
→ nel corso del ‘500, la forma el, propria dell’uso fiorentino corrente, regredisce per
poi sparire
(Patota, G., Nuovi lineamenti di grammatica storica dell’italiano, Bologna, Il Mulino)
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Fattori del mutamento
Variazione diastratica (legata allo ‘strato sociale’ di appartenenza del parlante): il
mutamento può avvenire all’interno di un gruppo o di più gruppi sociali (frequentemente,
parlanti giovani) → se il gruppo ha un certo prestigio nella società di riferimento,
l’innovazione sarà accettata anche dagli altri gruppi di parlanti
→ ruolo dell’individuo: singoli individui, caratterizzati da un particolare ruolo sociale o
da una certa mobilità sociale, possono introdurre innovazioni che, se adottate da gruppi
sufficientemente numerosi di parlanti, possono diventare effettivi mutamenti nel sistema
lingua (cfr. i leaders of linguistic change di W. Labov)
Es.: ‘creazione’ dell’italiano letterario da parte di Dante Alighieri
(Luraghi, S., 2006, Introuduzione alla lingustica storica, Roma, Carocci)
→ importanza del genere: “(...) nella gran parte dei cambiamenti linguistici, le donne
sono una generazione avanti agli uomini”
(Labov, W., 2001, Principles of Linguistic Change. V. 2: Social Factors, Oxford, Blackwell; trad. mia)
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Es.: sonorizzazione delle occlusive intervocaliche nel gruppo romanzo
Lat. mercātus > sp. mercado, port. mercado, it. mercato
Lat. acūtŭs > sp. agudo, fr. aigu, it. acuto
→
ma cfr. Lat. lacŭ(m), spīca(m), acŭ(m) > it. lago, spiga, ago
→ nel toscano, circa metà delle occlusive si sono sonorizzate; pronuncia sonorizzata
come ‘moda’, imitazione della pronuncia settentrionale (dei commercianti ed artigiani del
nord che nel medioevo si spostarono verso la Toscana, soprattutto Pisa e Lucca; cfr. le
forme oga, duga, pogo)
→ cfr. figo vs. fico nell’italiano contemporaneo
(Patota, G., Nuovi lineamenti di grammatica storica dell’italiano, Bologna, Il Mulino)
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→ importanza di tutte le dimensioni della variazione sincronica (diastratica, diafasica,
diatopica)
Es.: lat. ē > ant. fr. ei > oi > fr. mod. [‘wa] (lat. tectu(m) > ant. fr. teit > fr. toit [‘twa])
(a) ei > oi attestato nell’area galloromanza orientale (X sec.), dal XII sec. si diffonde
anche nell’area di Parigi
(b) oi > ue ([we]) dal XIII sec
(c) ue > ua [wa] dal XIV sec.; la pronuncia [wa] è comune negli strati più umili della
popolazione, viene considerata rozza, accettata solo per alcune parole a partire dal
XVIII sec.
(d) Rivoluzione Francese → [wa] diventa la pronuncia standard (ma cfr. la grafia toit)
(Lazzeroni, R., 1987/1998, Il mutamento linguistico, in Lazzeroni, R. (a cura di), Linguistica storica, Roma, Carocci)
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Ruolo del contatto linguistico
(1) Influsso di sostrato: se una lingua A viene imposta in un territorio dove si parla una
lingua B, o i parlanti di B adottano più o meno volontariamente la lingua A, portando alla
scomparsa di B, la lingua B può lasciare delle ‘tracce’ nella lingua A
Es.: presenza di vocali anteriori arrotondate nei dialetti dell’Italia settentrionale (milanese
lüna) e in Francia (fr. une, aigu) probabile effetto del sostrato celtico della Gallia
cisalpina e transalpina romane; toponimi celtici in −ago (Assago) e −ate (Biandrate)
(Luraghi, S., 2006, Introuduzione alla lingustica storica, Roma, Carocci)
(2) Influsso di superstrato: se una lingua A viene portata in un territorio dove si parla
una lingua B, ma la lingua B sopravvive pur se i parlanti di A detengono il potere politico
o economico, la lingua A può lasciare delle ‘tracce’ nella lingua B
Es.: influsso del francese dei conquistatori normanni sull’inglese medio al livello del
lessico (beef, royal, liberty), della morfologia derivazionale (−ment, −able) e della
prosodia (accento di parola)
(Hogg, R., Denison, D., 2006, Overview, in Hogg, R. & Denison, D., A Historry of The English Language,
Cambridge, CUP)
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Es./2: influsso romanzo (siculo-italiano) e inglese sulla morfologia del maltese, lingua
afro-asiatica
karta ‘carta’, bravu ‘bravo → plur. karti, bravi
kuker (< cooker), lig (< league) → plur. kukers, ligs
versus: skola > plur. skejjel
(Banfi, E., Grandi, N., 2003, Lingue d’Europa, Roma, Carocci)
(3) Influsso di adstrato: se una lingua A e una lingua B convivono in un territorio o sono
comunque in contatto senza che nessuna delle due sia nettamente più prestigiosa
dell’altra, in un rapporto paritario, esse possono influenzarsi a vicenda
Es.: tratti comuni delle lingue dei Balcani (principalmente, albanese, neogreco, bulgaro,
macedone, serbo e croato) → articolo determinativo posposto
alb. mik ‘amico’ vs. mik-u ‘l’amico’
rum. om ‘uomo’ vs. om-ul ‘l’uomo’
blg. krava ‘mucca’ vs. krava-ta ‘la mucca’
(Banfi, E., 1991, Storia linguistica del sud-est europeo, Milano, Franco Angeli)
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Cause ‘interne’ del mutamento: alcuni esempi
Mutamento fonologico: economia articolatoria
Es.: assimilazione
lat. octo, lacte(m), factu(m) > it. otto, latte, fatto
lat. fixare, saxu(m) > it. fissare, sasso
lat. aptu(m), scrīptu(m) > it. atto, scritto
N.B.: “Se è vero che le lingue tendono, in generale, verso forme ‘naturali’, (...) è anche
vero il contrario. Le nozioni di ‘naturalezza’ e ‘marcatezza’ derivano da osservazioni
empiriche e indicano perciò processi probabili, non necessari. Una assimilazione come
quella dell’it. otto < octo è comune a molte lingue. Ma in altre − come, per esempio, nel
greco antico − il processo non avviene. (...)”
(Lazzeroni, R., 1987/1998, Il mutamento linguistico, in Lazzeroni, R. (a cura di), Linguistica storica, Roma, Carocci)
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Es./2: alcuni esiti dell’assimilazione di [tm] (it. atmosfera)
Greco (eolico) [mm]
kat(a)moros > kammoros
Coreano [nm]
pat-mada > pan-mada
Tedesco svizzero [pm]
ātmən > ōpmə
Dial. greco antico [tn]
Patmos > Patnos
Sanscrito → tre diversi esiti in tre diversi dialetti medio indo-arii
[tp]
ātman- > atpan-
[tt]
ātman- > attan-
[pp]
ātman- > appan-
(Hock, H.H., 1991, Principles of Historical Linguistics (2nd edition), Berlin-New York, Mouton de Gruyter)
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Mutamento morfologico: livellamento analogico → riduzione dell’allomorfia
Es.: lat. debēba(m) > doveva > dovevo (cfr. pres. ind. devo)
lat. legēba(m) > leggeva > leggevo (cfr. pres. ind. leggo)
Ingl. antico
Early Modern English
cu [ku:] ‘mucca’ >
[kaʊ]
cy [ky:] ‘mucche’ >
kye [kai]
>
kine
Inglese moderno
>
cows [kaʊz]
→ prima analogia con oxen ‘buoi’, poi con stones, boys, rivers...
ingl. mod. hang - hung - hung vs. hang - hanged - hanged
dream - dreamt - dreamt vs. dream - dreamed - dreamed
→ analogia con i verbi ‘regolari’
→
ma cfr. foot - feet, goose - geese, go - went - gone...
→
N.B.: la forma kye per ‘mucche’ sopravvive in alcuni dialetti britannici
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→ nozione di ‘deriva’ (drift): il mutamento linguistico non è completamente casuale, ma
segue delle ‘correnti’ che vanno in una direzione preferenziale, le variazioni individuali
sono accettate solo se seguono la corrente
(Sapir, E., 1921/2007, Il linguaggio: introduzione alla linguistica. Torino, Einaudi)
→ “Il mutamento linguistico non è prevedibile. (...) Anche se si ammette che il
mutamento risponde alla tendenza ad organizzare il materiale linguistico in modo
coerente ed economico, a imporre ordine e regolarità al sistema (il che non è sempre
vero), avremo individuato le condizioni e i fini non le cause, del mutamento.”
(Lazzeroni, R., 1987/1998, Il mutamento linguistico, in Lazzeroni, R. (a cura di), Linguistica storica, Roma, Carocci)
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