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Campo de’ fiori
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SOMMARIO
Editoriale:
Giovani sorrisi grandi speranze..................3
Intervista:
Carlo Croccolo .........................................5
Collezionismo:
Una raccolta stuzzicante .......................6-7
Suonare Suonare:
Mamma, mi compri una chitarra?...........8-9
Curriculum vitae:
Valentina Marziali ...................................10
Contributo alla comprensione del
“secondo” Battisti...............................11
A passeggio per la via Amerina..........12
Roma com’era ....................................13
Cinema News:
Il caso dell’infedele Klara.........................14
Caccia al cinghiale .............................15
Il profitto e la virtù.............................16
Come eravamo:
La carraccia 2 .. il ritorno .......................17
Concerto per Roma ............................18
Una “Fabrica” di ricordi:
In posa per una foto .........................20-21
Premio opera IMAIE 2009..................22
Ceral:
Corso di dizione......................................23
Le guide di Campo de’ fiori:
Tarano ..................................................24
La SS Lazio tra la gente .....................25
Esclusivo terremoto in Abruzzo ....26-27
Ass. Artistica IVNA:
Emanuela Trombetti ..............................28
Il giallo di una poesia ........................30
Il Fumetto:
Dears ....................................................31
La storia del cimitero di Civita
Castellana ...........................................32
La rubrica dei perchè..........................33
Le storie di Max:
Renato Zero ..........................................34
III rassegna teatrale Anchise
Marcelli................................................35
Il mondo del Jazz:
La swing era ........................................36
Cos’è un HUB ......................................37
Manifestazioni .............................38 -43
Nuomero unico - Nel cuore ...............39
L’arte della ceramica a Civita ............40
L’angolo dell’avvocato:
Nasce lo stalking ...................................41
L’angolo del Bon Ton:
Il caffè ..................................................42
Madonna delle Piagge.........................45
Giochi antichi - Filastrocche ..............46
Vita cittadina.......................................47
Quarantenni di Corchiano ..................48
La bellezza nell’arte di Eraldo
Bigarelli...............................................49
Messaggi....................................50-51-52
I nostri amici ......................................53
Album dei ricordi.........54-55-56-57-58-59
Annunci Gratuiti ............................60-61
Oroscopo..............................................62
Selezione Offerte Immobiliari.......63-64
Foto di copertina di Roberto Moscioni
Foto Editoriale Delia e Nadia De Angelis
Campo de’ fiori
di Sandro Anselmi
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Z|ÉätÇ| áÉÜÜ|á|?
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Mi intrattengo spesso a guardare le foto d’archivio di Campo de’ fiori, e mi piace farlo con calma, per scoprire ogni volta
nuovi particolari.
Mi fermo ad interrogare le espressioni ritratte nei volti di persone ormai passate e, mentre immagino parti del loro vissuto, cerco improbabili confronti con il mondo odierno.
E’ immediata l’interpretazione degli sguardi, dei sorrisi, delle pose, e lì cerco i caratteri, le somiglianze, quasi volessi arrivare ad una catalogazione antropologica, ad una classificazione fisiognomica.
Mi colpiscono, soprattutto, i bambini, che raccontano, meglio di tutti, la realtà.
A seconda dell’epoca d’appartenenza della foto, vedo la gioia, i pensieri e la paura, la rassegnazione, la disperazione.
Siccome l’archivio di Campo de’ fiori è copioso di materiale del secolo scorso, è sconvolgente scoprire la tristezza negli sguardi persi
dei bambini affamati dei primi decenni del
‘900 e, poi, invece, divertente e confortante,
vedere l’ottimismo ed i sorrisi nei bambini
degli anni ’60, quando il benessere e la stabilità economica avevano dato, finalmente,
certezza e corpo a quei sogni delusi per troppo tempo.
Non appena esco da questo incanto e mi
appresto a “fotografare” la vita di oggi, è
crudo registrare i comportamenti che i giovani hanno verso la prospezione e la proposizione di progetti per il loro futuro, e mi sono
accorto, deluso e dispiaciuto, delle paure,
delle incertezze che avviluppano e soffocano
le loro speranze.
La loro energia fresca e vitale è intimorita,
imprigionata da una famiglia debole, una
società egoista ed edonista, che li spinge
sempre più in basso, e fiacca in loro la voglia
di reagire e di combattere.
Negli alti e bassi che accompagnano la nostra
esistenza, la carica delle emozioni e dei sentimenti è alternante, ma i giovani dovrebbero
essere comunque allegri, solari, dovrebbero
dare positività, giusto valore alle cose che
contano e mettere per primi gli affetti.
Devono trovare quella forza speciale che
accenda di nuovo i loro sorrisi e garantisca un
investimento per il loro futuro.
I giovani sono il domani, devono guadagnare
fiducia, solidarietà fra loro e ricominciare a
sorridere, per far rinascere la speranza di un
futuro migliore.
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L
Campo de’ fiori
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Carlo Croccolo
Dopo 118 film, a 82 anni vive la sua ennesima giovinezza
di Sandro Alessi
sentivo di far parte di una casta a parte.”
Tanti film all’attivo, precisamente 118:
non tutti possono vantare un record del
genere! “Mi dispiace aver interrotto la carriera cinematografica proprio all’interpretazione più bella, quella con Aldo
Giovanni e Giacomo in Tre Uomini e
una gamba: meravigliosa! Mi hanno fatto
fare la parte del suocero rompiscatole ed
era un personaggio bellissimo, che ha
avuto molto successo soprattutto tra i giovani.” Ricordando infine la sua breve storia
d’amore con la diva più amata da tutti gli
uomini, Marilyn Monroe, alla fine della
sua breve vita, ci sediamo in platea per
assistere all’interpretazione di un grande
attore e di un grande uomo.
E’ un grande onore incontrare uno dei personaggi che hanno fatto la storia del cinema e del teatro nazionale. Carlo Croccolo,
grande attore napoletano trapiantato nella
nostra città, è all’ennesima replica del
Medico per forza di Moliere e lo troviamo al Ghione, uno dei teatri più belli ed
accoglienti di Roma, proprio vicino alla
Basilica di San Pietro.
Maestro, un titolo che la riguarda da vicino: veramente da giovane ha studiato
medicina? “Mia madre voleva fortemente
che io facessi il medico, ma alla fine, invece, ho fatto il comico, ed al professore che
agli esami mi chiedeva perché volevo fare
questa professione, risposi così: prima di
morire con me si fanno una risata, con lei
manco quello! Parlando di questo spettacolo, potremmo dire che questa commedia
di Moliere è un testo divertente e molto
attuale? “Sicuramente! E’ un testo eccezionale e attualissimo soprattutto perchè
parla del protagonista che può far finta di
esser medico anche se non lo è! Perché ci
si accorge che conta più l’immagine dell’essenza; l’importante è far credere di
essere una cosa, tanto le persone ci cascano e quando sono convinte che tu sei
quello che vedono, sono pronte a credere
a tutto ciò che gli si dice ed anche se dici
cose incomprensibili fanno finta di aver
capito lo stesso. Avrete quindi comprerso
che stiamo parlando di un testo basato
tutto sull’immagine, quindi più attuale di
così...” Adesso Maestro, parliamo della sua
carriera, anche se queste nostre pagine
non basterebbero mai per raccontarla
tutta. Lei ha iniziato nel 1950, interpretando alla radio la commedia Don Ciccillo si
gode il sole, diretto da Mario Soldati.
Da li ricordiamo i film 47 morto che
parla, Miseria e Nobiltà, Totò lascia o
raddoppia, Signori si nasce con Totò,
Ragazze da marito con Eduardo De
Filippo, Non è vero...ma ci credo con
Peppino Di Filippo... Ieri, oggi e
domani di Vittorio De Sica, Una RollsRoice gialla con Ingrid Bergman,
Casotto di Sergio Citti, O Re di Luigi
Magni (David di Donatello e Ciak d’Oro
come migliore attore non protagonista
1988) e molti altri. “Diciamo che io ho
avuto la fortuna di aver fatto tante carriere. Ho fatto quella dell’attore, del regista,
del doppiatore, del produttore e poi in
Italia, in Francia, in Canada, in America, e,
nonostante gli 82 anni, ho ancora voglia di
altre carriere ed altri successi. Sto vivendo
una bellissima parte della mia pur bella
vita: recito, salto, sono innamorato...
insomma
una
seconda,
terza,
quarta...ennesima giovinezza!”
Ad un certo punto
della sua carriera
lei decise di lasciare l’ Italia ed andare a lavorare all’estero, perchè ? “Ho
lasciato l’Italia perché non è mai
stata generosa con
me. Il pubblico mi
adorava, ma non
riuscivo a lavorare
perché ero odiato
da tanti colleghi,
che mi ritenevano
poco colto ed intellettuale e troppo
poco povero anche
per quelli di serie
B, tanto che mi
Campo de’ fiori
6
UNA RACCOLTA STUZZICANTE
ALLA RIBALTA DEL
COLLEZIONISMO MONDIALE
L’origine di questa
lista è antichissima :
già
Lucullo
e
Trimalcione usavano
dettagliare i piatti
ed i vini che offrivano nei loro lussuosi
banchetti, ma sono
pervenuti a noi
anche note di pranzi
storici organizzati da
Principi e Sovrani in
di Alfonso Tozzi
periodi meno lontani. Il menù più antico del mondo è quello realizzato in occasione di un pranzo offerto da Luigi XV il 21
giugno 1751 al castello di Choisy; si trattava di 54 piatti : due antipasti, due minestre, due fagiani, 16 portate : tacchino,
pollo, piccioni e dolci.Collocati tra le raccolte “charme” i menù vantano oggi una
vasta rete di appassionati collezionisti in
tutto il mondo. La più ricca collezione che
sia mai stata messa insieme sull’argomento si chiamava “Leopoldo”, dal nome del
principe Leopoldo di Baviera che la volle e
la curò: comprendeva oltre 5.000 ricette.
Fu ordinata in duecento album, in base al
giudizio che, di volta in volta, gustando le
varie pietanze, il principe aveva emesso.
Egli dava in sostanza un voto ed era questo il giudizio che decideva la convocazione della ricetta nella raccolta. E quindi,
nello stesso album, si potevano trovare,
una accanto all’altra, la ricetta cinese e
quella napoletana. Questo monumentale
omaggio, lasciato da Leopoldo per testamento alla sua morte avvenuta nel 1812,
dopo essere stata in parte distrutta in un
incendio, tutta la collezione finì sotto un
bombardamento nel 1944. Il menù, elemento ragionato e appetitoso di tutto
quanto viene servito a tavola, vide la luce
a Parigi verso la metà del XIX Secolo nelle
sale di ristorazione del Palais Royal.
Durante gli ultimi decenni, nello splendore
della Belle Epoque, divenne la più importante, diffusa e decorata manifestazione,
avendo attirato attorno a se un gran
numero di artisti, pittori, incisori, litografi,
i quali, oltre che trarne guadagno, avevano la possibilità di mettersi in mostra in
tante occasioni presso gli esponenti sociali più in vista. Fra gli artisti più noti che
crearono menù si possono ricordare
Camille Corot, Toulouse Lautrec, Paul
Gauguin e, in Italia – ma arriviamo un
secolo dopo – Mario Vellani Marchi, Franco
Gentilini, Giorgio Capogrossi ed Enrico Baj
e altri. Queste opere grafiche, spesso di
pregio artistico e interessanti sul piano del
costume, non potevano non attirare l’attenzione degli editori. Ed ecco, Auguste
Escoffier, nato nel 1846, scomparso nel
1945, e considerato il maggiore chef del
periodo aureo del grande turismo di élite,
redasse e pubblicò nel 1812 il “Livre des
Menus” che completa i ricettari del maestro, formando un corpus che i discepoli
definirono il nuovo testamento della cucina; e, nel 1898, che viene stampato il libro
“Menues et programmes illustrès” di Leon
Maillard, edito dalla “Librairiè Artistiques
Boudet”, e corredato di ben 450 illustrazioni. Fu quello il primo di una copiosa serie
di libri sull’argomento, l’ultimo dei quali, da
noi, è “Mangiare con gli occhi” (Storia del
Menu), redatto da Massimo Alberini e pubblicato dalle “Edizioni Panini” tempo addietro. I grandi collezionisti cercano di reperire naturalmente i menù manoscritti e di
assicurarseli nei baratti o nelle aste, ma
sono ugualmente molto richiesti e profumatamente pagati i menù della “Belle
Epoque” o quelli dell’inizio del Secolo. Uno
per tutti : il menù su seta del 1812, pre-
Il prezioso menù dello Scià nelmpranzo per i
2500 anni dell’Impero Persiano
parato per il pranzo offerto dalla colonia
tedesca di Milano al Kaiser Gugliemo II, è
ora valutato diversi euro. Generalmente i
collezionisti usano dividere i menù in quattro grandi categorie : al primo appartengono gli esemplari più pregevoli, cioè quelli che, oltre allo stato di conservazione,
offrono una visione precisa del momento
stesso in cui gli artisti ed i loro committenti vivevano; al secondo gruppo appartengono quelli con illustrazioni un po’ osè,
Campo de’ fiori
audaci in rapporto alla morale dell’epoca;
la terza categoria comprende gli esemplari
creati per i grandi ufficiali, cioè pranzi che
vedono tra i convitati sovrani, principi,
etc.; l’ultima categoria è costituita dalle
liste dei ristoranti che sicuramente annoverano gli esemplari più poveri e modesti
sotto l’aspetto illustrativo. Veniamo ora al
collezionismo meno difficile e forse più
divertente, quello cioè delle liste che ognuno può procurarsi gratuitamente o con
poca spesa, raccogliendoli nei pranzi ai
quali partecipa, magari con le firme dei
commensali, o i menù sottratti nei ristoranti in cui si è consumato un pasto. Il più
grande collezionista italiano è Enrico
Guadagnini di Castagneto Carducci, il
quale con i 20 mila pezzi ha addirittura
creato a Bolgheri il “Museo dei Menù”; collezionisti con meno esemplari, ma altrettanto importanti sono l’attore Andy Luotto,
Pietro Fiechter di Milano specializzato nei
7
menù Liebig ed il romano Cesare
Nardiello. Per finire, una curiosità : ecco il
menù servito in occasione del matrimonio
di Maria Josè ed Umberto di Savoia nel
1930 “uova alla Montebello; aligusta (aragosta) con salsa tartara; fagiano allo spiedo con crescioni; insalata alla fiorentina;
asparagi con salsa spumosa; gelato di
crema alla palermitana; torta nuziale; grissini all’olandese. Vini : Capri bianco,
Falerno, Ramascato, spumante Cinzano.
Campo de’ fiori
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di Carlo Cattani
Mamma mi compri una chitarra?
Bruno Rubino ci racconta la sua F I A BA
( p a r t e III )
C’era una volta
, in
casa mia, un vecchio pianoforte...
Inizia così la mia conversazione con
Bruno Rubino ,compositore e musicista
Siciliano, “locomotore” d’intelletto e di
braccia della band Siracusana
Fiaba ,
compagine “in ballo” sin 1994, deliziosa
con il suo cospicuo bouquet di composizioni fuori dal nostro tempo, “acque tranquille” per immersioni profonde in storie
vivacizzate
da
folletti,orchi,principesse,draghi,gnomi
e…nipoti di streghe, sostenute da suoni
“metallizzati” resi “arieti” per le nostre
orecchie da ritmi “che solo la testa di
Rubino sa come li concepisce” …che
spiazzano e poi ti ammaliano, ben saldi
alle numerose “sporgenze” chitarristiche
e per nulla intimoriti dal timbro vocale di
assetto tenorile del portaVOCE di tutta la
“fantasia “ dei Fiaba, un “buffone molto
serio nel suo ruolo”: Giuseppe Brancato !
(nda: del gruppo potete recuperare un
vasto articolo sul n 19 del 2005 di CDF ).
Dunque,un Bruno Rubino , che , lasciato
dal sottoscritto opportunamente
al
pascolo brado dei ricordi ,rievoca per i
lettori di Campo de’ Fiori i suoi “giorni” di
giovane alla scoperta del “pianeta musica”,
non mancando di aggiornarci sulle attività
discografiche della sua band.
Carlo: Ciao Bruno, che ne dici di metterci
comodi comodi sotto questa betulla e
sederci su questi due “sgabelli di rospo”?
Prego ….
Bruno: direi che è una condizione ideale
per me ….sono a casa: betulle e funghetti son miei prediletti!
Carlo: e allora ,parlami di come hai iniziato il tuo cammino sulla “via della musica”
Bruno:
e
dunque,che
dire per iniziare ? Beh
,che la famiglia di mia
m a d r e
annovera
numerosi
musicisti
…… credo
che la passione per la
musica sia
una
cosa
innata ….da
bambino ad
orecchio
strimpellavo, semplicemente
ascoltando
musica. Da
ragazzino
,proprio per
quella presenza di un
pianoforte nell’angolo di una stanza di
casa mia , scoccò la scintilla e il naturale
interesse per i tasti bianchi e neri …..col
crescere, la passione per la musica si
andava focalizzando verso un genere preciso, l’heavy metal, che negli anni ’80,
come settore, non contemplava il pianoforte e le tastiere quali strumenti tipici
di….” combattimento musicale” e, dunque,
fui, per così dire, obbligato ad una scelta:
chitarra elettrica o batteria? Ora, caro
Carlo, se sei stato attento a seguire la mia
storia nei Fiaba, come pensi si indirizzò la
scelta?
Carlo: dunque,vediamo ….per fare un
albero ci vuole il legno…per fare una batteria ci vuole pure il legno ….per realizzare e suonare una “batteria –albero “
…beh, ci vuole la fantasia e l’abilità tecnica di “Rubinello” alias Bruno Rubino!
Bruno: quindi ,intendo bene che la tua
risposta definitiva è la batteria ? Ok ,sei
stato attento ! All’epoca ,quindi , considerando ,erroneamente , quest’ultima uno
strumento più abbordabile, iniziai, sempre
da autodidatta, a suonarla , ma proprio la
reale (sottovalutata) progressiva difficoltà
mi stimolò a continuare ! Premetto che
amo tutti gli strumenti ma con il passare
del tempo mi sono reso conto che ,quello
che credevo fosse stato un sogno dell’infanzia, SUONARE LA BATTERIA (!!!) , in
realtà corrispondeva ad un ben preciso
ricordo …… lontanissimo ! Avrò avuto due
o tre anni quando mia nonna mi mise a
sedere sopra la prima batteria della mia
vita, nel sottoscala di casa di mio zio,
componente di una band di musicisticabarettisti assai nota negli anni’70 “I
Mammasantissima”. Credo che quell’imprinting sia stato inconsciamente un fattore determinante nella scelta dello strumento: prendendo le bacchette in mano
avrei voluto saperlo suonare….vissuta con
gli occhi di un bimbo la cosa si configurava come essere al pannello di controllo di
un’astronave e non saper farla decollare
…. ed eccomi qui invece,oggi , a dimenarmi tra …i rami della mia “batteria albero”!
Carlo: e dopo il primo incontro ravvicina-
Campo de’ fiori
to con una batteria , sfruttando la “pora
nonna”,quale è stata la “proprio tua”
prima batteria in assoluto ?
Bruno: una Hollywood con finitura
madreperla bianca , il rullante era tigrato e
lo sgabello con i glitter (insomma sbrilluccicante) ! Il secondo tom era stato autocostruito in compensato dal vecchio proprietario, con il cerchione della risonante
del primo (tom) e quindi si accordava
diversamente . Avevo un poster degli Iron
Maiden dove si vedeva chiaramente la batteria di Clive Burr (nda: il primo batterista
degli I.Maiden) con quel tommino sopra
tutti: questa cosa mi faceva impazzire !
Per rispettare le proporzioni mi costruii un
tom da 8 “ con una vecchia grossa latta
dell’olio e per rivestirlo con la carta adesiva cercando di fare un lavoretto pulito,
non avendo una taglierina , tolsi con un
paio di forbici una lametta da un rasoio
usa e getta…. il rasoio si aprì ed il pollice
scivolò sopra la lama. Riuscii a fare il mio
tom da 8 “ ma …… screziato di rosso ….ho
ancora la cicatrice !
Carlo:torniamo “in famiglia”: sei stato
sostenuto dai genitori per lo sviluppo
del tuo interesse per la musica ?
Bruno: Diciamo che ho avuto la fortuna di
non essere stato ostacolato… e sicuramente dal loro punto di vista sono stato
sostenuto, ma penso anche che essere
sostenuti sia ben altro…
Carlo: vorrei,ora ,che mi parlassi delle tue
diverse “militanze” musicali
Bruno:la mia prima esperienza di gruppo
fu con gli Ironclad Fire...... ma il primo
album lo feci con gli Ydra , su vinile, con
una etichetta di lestofanti di Savona…. un
altro gruppo con i quali incisi furono i
Love Machine ma , ovviamente, con una
distribuzione del disco pressoché inesistente! Nel ’90 suonavo con i Neoria, una
sorta di band new wave con ritmiche da
tecno metal , ma facemmo solo una compilation a Bologna, “Il Centofiori” nel 1990,
anch’essa su vinile. Devo, inoltre, citare i
Crow Nest: con i miei “compari” di allora
non riuscimmo a pubblicare nulla , ma
l’orgoglio di esser stati componenti della
prima band heavy metal in assoluto nata a
Siracusa…beh quello non ce lo toglie nessuno !!! Poi c’è stato Hancient Oak
Consort, ensemble con il quale ho realizzato due album ,nel 1997 e nel 2007 ,
insieme al polistrumentista e compositore
Andrea Vaccarella (vedere : http://ancientoakconsort.com/pictures/page_4.htm http://www.rock-impressions.com/ancientoakconsort1.htm) . Ancora, ricordo diverse collaborazioni con svariati solisti e gruppi, come gli Arabesque, di Andrea
Quartarone, pubblicando un promo AOR
ed un brano nella compilation cd Electric
Minstrels…ho curato, nel 1994, la produartistica dell’unico album degli
zione
Alembic Virtual…e tante altre cose che
adesso mi sfuggono.
Carlo: facciamo una “planata” sui tuoi
ascolti musicali e citami qualche musicista
che hai particolarmente “studiato” nel suo
9
Bruno Rubino Batteria Albero
drumming e composizioni predilette dove
risalta la batteria?
Bruno: ho ascoltato Iron Maiden come
dicevo prima, Queensryche, Manowar,
Fates Warning, Watch Tower; amo tantissimo anche gli Spiral Architect (nda:Spiral
Architect è un band di progressive metal
Norvegese uscita alla fine degli anni
novanta ; prende nome dall’omonima
canzone dei Black Sabbath pubblicata in
un loro mitico album, “Sabbath Bloody
Sabbath” ); l’elenco sarebbe lungo…ho
studiato molto Clive Burr e Nikko Mcbrain
(nda: il primo è l’ex batterista e il secondo attuale batterista degli I. Maiden). Ho
ascoltato Colaiuta (Vinny) ed i grandi batteristi fusion e jazz rock…ne ho sempre
apprezzato la loro originalità e quindi per
seguire le loro orme …… ho cercato di tro-
vare un mio stile , non imitandoli se non
nell’intento di essere originali ! Fra i classici album dei gruppi citati, ricorderei “Piece
of Mind” (I.Maiden) , “Perfect Simmetry” e
“Control and Resistence”( Watch Tower).
Sarò banale…tra i più famosi batteristi
Dave Weckl, Trilok Gurtu, mi piace comunque la musica d’insieme e non amo i virtuosismi gratuiti, quindi non saprei citarti
composizioni particolari, nelle quali emerge questo strumento.
Carlo: Bruno …stop….continuiamo sul
prossimo numero ….ma,nel frattempo, la
gradisci una tisana di petali di papavero,
arancio amaro e melissa?
(www.fiabaweb.comwww.myspace.com/fiabaweb)
Bruno Rubino young
10
Campo de’ fiori
CURRICULUM VITAE
VALENTINA MARZIALI
di Sandro Alessi
Incontro Valentina Marziali nel mio
girovagare tra le pagine di Facebook, e,
nel suo sorriso riconosco quello della
Giulietta shakespeariana nella rivisitazione di Gigi Proietti da lei interpretata nel
2003.
La giovane e brava attrice romana inizia la
sua avventura teatrale nel 1998, interpretando, per la regia di F. Tatulli, Atti Unici
di Cechov e Spirito allegro di Coward.
Per completare e migliorare le sue esperienze, decide di partecipare ad alcuni
stage, tra cui quello di recitazione cinematografica condotto da Walter Toschi, sull’analisi della parola tenuto da Silvia Luzzi,
sulla Commedia dell’ Arte con Antonio
Fava. Nel 2006 segue il seminario
Schermo/Scena con Ennio Coltorti e l’anno
dopo perfeziona la sua voce prendendo
lezioni di canto con Arianna Todero.
Per il teatro vogliamo ricordare le
interpretazioni dei goldoniani La
Locandiera e Gl’innamorati con la regia di F. Tatulli,
Rumori fuori scena, per la
regia di G. Santi, L.o.l.i.t.a. di
Polselli, Sogno di una notte
di mezza estate, regia di
Riccardo
Cavallo,
Buonanotte...Nessuno! regia di
Angelo Favaro, Lo scopone scientifico,
diretto da Renato Giordano, e tanti altri.
Interpreta per il piccolo schermo la soap
televisiva Incantesimo 6 e, successivamente, Posso chiamarti amore? (protagonista con E.Loverso).
Nello scorrere degli anni Valentina perfeziona la danza classica e l’inglese che
reputa complementari per la sua carriera
di attrice.
Campo de’ fiori
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Contributo alla comprensione
del “secondo” Battisti
di Ettore Racioppa
... continua dal numero 58
Se si vuol distruggere un edificio si attaccano le fondamenta.
Battisti fa questo, azzerando “la routine
del cantar leggero” distruggendo sintassi e
semantica dei testi – e la musica che vi si
lega – col paroliere Panella.
È un’operazione che somiglia molto alla
catarsi, alla purificazione, per partire di
nuovo corroborati da una nuova frizzante
energia. Mi sono chiesto se questa scelta
sia stata dettata a Lucio da una narcisistica convinzione: “la mia musica è un linguaggio talmente forte e profondo da fare
a meno di storie da raccontare e posso
dimostrarlo seminando a caso parole slegate, neologismi incomprensibili, ossimori
ed altre figure retoriche, che affascinano,
ma che risultano difficili da collegare alla
sfera delle esperienze personali”.
Tre parole di fila, un aggettivo collegato al
soggetto in modo surreale, mostrano realtà nascoste, emozioni che valicano il dato
sensibile, confondendosi, talvolta, in un
sogno sognato.
È l’essenza stessa del surreale che cerca e
trova la verità, non solo nella sfera razionale delle esperienze concrete e reali, ma
anche nell’intrecciarsi onirico della nostra
irrazionalità e dell’emotività.
Nonostante l’irriverenza di stampo dadaista, in uno con l’anticonformismo e la provocazione di Panella, i testi sono misteriosi ma stimolanti.
Non piacciono a tutti, ma se ne sospende
il giudizio rimandandolo a tempi più maturi per capirne l’avanguardia.
La scelta di Battisti–Panella si gioca sulla
semantica delle parole.
L’esperienza della musica/parola esorbita
dal conformismo musicale, circoscrive
nuclei vuoti, si avventura in significanti e
significati solo in modo occasionale. Si
configura, prima di tutto, come sostanza
del ritmo.
L’aspetto ludico di questa ricerca configura
ogni parola in cerca di un suo corpo visivo
all’interno di una commistione di codici e
della contaminazione tra parole, strumentazione tecnologica e suoni.
Si ricrea un collage di suoni/immagine
evocate, di fonemi e lessemi che emergono come frammenti da un magma sonoro
continuo, fondato sulla compenetrazione e
la sincronia, come le figure di un quadro
ribaltate sulla superficie bidimensionale. In
ogni caso si cerca di rendere opaca la
parola, in modo da impedirle la transitività
immediata voluta dalla comunicazione corrente.
La scrittura tende a darsi un corpo nuovo
senza peso, privo di contorni definiti e
pronto a qualsiasi metamorfosi. In questo
senso non sembra azzardato un parallelismo tra l’opera di Magritte ed il nuovo
corso di Battisti–Panella.
Nelle arti visive l’artista belga indaga il rapporto parola-immagine, facendoli coesistere sulla tela e forzando nell’osservatore
una riflessione sul codice semantico che li
configura nel pensiero comune e che li
rende più o meno arbitrariamente reali (si
veda, ad esempio, una delle versioni di
Ceci n’est pas une pipe). Il fine è sempre
creativo e sottolinea l’ambiguità delle
parole in uno con i limiti del linguaggio.
Non paia blasfemo un ulteriore parallelismo con l’accostamento degli esiti battistiani alla ricerca filosofico-linguistica di
Wittgenstein.
Per questi il significato della realtà sta proprio nei nostri infiniti modi d’interpretazione della stessa, come se il mondo non
fosse altro che occasione linguistica: “ciò
che l’immagine deve avere in comune con
la realtà, per poterla raffigurare (correttamente e falsamente) nel proprio modo, è
la forma di raffigurazione propria dell’immagine...; i limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo...; su ciò di
cui non si può parlare si deve tacere”. I
suoni, le parole e le immagini danno un
senso al mondo, ma il mondo è totalmente autonomo rispetto alle nostre capacità e possibilità linguistiche: noi ci
muoviamo all’interno di questa vertiginosa separatezza.
Tornando sul versante della ricerca
musicale intrapresa
da
Battisti
e
Panella, possiamo
notare che, ad
essere minato, è il
significato
che
diamo alla sequenza delle lettere e,
successivamente,
alla stessa sintassi.
Non solo.
È ancora la sequenza dei suoni vocali
che dev’essere collegata alle note
musicali.
L’idea è rivoluzionaria. Sembra ridurre
una canzone ai rapporti di suoni sillabici e delle parole
all’interno di un ritmo musicale.
I testi panelliani compongono una sequenza di suoni corti, fissati nell’esprime un
concetto e, subito dopo, negarlo con il
concetto opposto (io ti vorrei incontrare
però non lo vorrei; aperti come i mari/ e
come i mari chiusi), oppure nella ripetizione ossessiva delle finali (niente per niente…pungente…vincente): scelte provocatrici che paiono rispondere sempre più ad
esigenze fonetiche.
Sembra addirittura di vedere, da “Don
Giovanni” ad “Hegel”, un processo d’impoverimento semantico a vantaggio di un
ritmo assoluto fatto di sola musica. Con
“Hegel” il processo è compiuto, si giunge
all’astrazione, al buddistico mormorio indistinto e piatto di mantra laici.
Forse l’estremo limite cui poteva aspirare
una ricerca così coraggiosa da rimettere in
discussione le scelte vittoriose senza
tempo alla ricerca di un tempo assoluto.
Del resto, anche la data scelta per l’uscita
dell’ultima raccolta, il 29 settembre, sembra proprio rappresentare il desiderio
inconscio di chiudere lì la sua avventura
artistica, iniziata realmente col successo
della celebre “29 settembre” nell’ormai
lontano 1967.
Una sorta di alfa e omega coincidenti che
lo renderanno mito per lungo tempo a
venire.
Campo de’ fiori
12
XI Settimana della Cultura
A passeggio per la Via Amerina
Grande successo per i tesori di Fabrica di
Roma e Civita Castellana. I due Comuni,
che fanno parte del progetto di valorizzazione del comprensorio della Via Amerina,
hanno preso parte con i loro preziosi
reperti archeologici alla XI Settimana
della Cultura che si è appena conclusa.
Un’occasione che ha richiamato un gran
numero di persone, si stima in migliaia,
che hanno visitato in concomitanza con
questo evento nazionale la Via Amerina,
l’antica via romana, che si snoda per 50
kilometri da Nepi a Orte e che fu creata
per raggiungere l’Umbria da Roma. Grazie
anche alle belle giornate di sole la strada
che sale verso la Tuscia, immersa nelle
coltivazioni di noccioli, tra campi coltivati e
antiche vestigia etrusche e romane che
affiorano, i tanti visitatori hanno scoperto i
paesi della Via Amerina sull’alto delle loro
rocche che dominano la valle del Treja. E
poi la maestosità della Chiesa romanica di
Santa Maria di Falleri di Fabrica di
Roma, l’antica Falerii Novi, che in questi
giorni si è animata di persone richiamate
dall’illustre presenza del Cippo dei Lari, un
antico rinvenimento che si pensava ormai
perduto. Invece, grazie alla sapiente opera
degli esperti della Soprintendenza per i
Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale,
il Cippo è stato ripulito e sistemato in
fondo alla navata centrale della Chiesa.
Quando il Comune di Fabrica di Roma
acquistò il Palazzo e l’annesso giardino
appartenuti al Conte Giuseppe Cencelli,
per farne la propria sede, fu notato questo
enorme cilindro di pietra tufacea che faceva mostra di sé tra le piante del giardino.
L’antica iscrizione, con la dedica ai Lari
Compitali per la protezione del viaggio, era
molto mal ridotta e solo il lavoro degli
archeologici e la tecnologia adeguata
hanno potuto riportarla alla luce. Ed oggi
possiamo ammirare questo reperto ma
soprattutto sapere dalla sua iscrizione, che
pare sia l’unico esempio esistente di devozione ai Lari Compitali, quanto gli antichi
popoli falisci presenti nella Tuscia fossero
devoti agli spiriti protettori che, secondo le
tradizioni romane, vegliavano sul buon
andamento della famiglia, della proprietà
o delle attività in generale. La XI
Settimana della Cultura è stata anche l’occasione per gustare l’enogastronomia
locale nei tanti ristoranti ed agriturismi
presenti lungo il percorso della Via
Amerina, e vedere da vicino anche l’altro
cimelio esposto dalla Soprintendenza. A
Civita Castellana, nella suggestiva fortezza Sangallo oggi sede del Museo
Archeologico dell’Agro Falisco, per la prima
volta è stato esposto al pubblico un pre-
TARQUINIA (VT): PROROGATO AL
30 MAGGIO IL TERMINE PER LA
PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE
DI PARTECIPAZIONE AL PREMIO
INTERNAZIONALE ARCAISTA.
È stato prorogato al 30 maggio, il termine per la presentazione
delle domande per partecipare al Premio Internazionale
Arcaista di pittura, scultura e grafica, che si svolgerà a Tarquinia
(VT) dall’11 al 19 luglio 2009. “Abbiamo prorogato di un mese
il termine per la presentazione della domanda di partecipazione
al Premio -dice entusiasta Massimo Stefani, Presidente dell’associazione arcaista- poiché giungono in sede 15-20 plichi. È un
flusso continuo, inarrestabile, che proviene da artisti italiani e
stranieri. Abbiamo abbondantemente superato il numero dei
partecipanti dell’anno scorso e quella di quest’anno si preannuncia come una grande edizione. La commissione giudicatrice,
presieduta dal critico d’arte ed editore Sandro Serradifalco, è
sottoposta a un grande lavoro per visionare e selezionare le
opere degli artisti che aspirano a partecipare alla fase finale del
Premio. Porteremo ed esporremo a Tarquinia, dall’11 al 19
luglio, le opere di duecento artisti finalisti.
Sarà un’occasione straordinaria- conclude Stefani- per far conoscere la Storia e la Cultura della città di Tarquinia”.Chi vuole
ricevere il Bando di partecipazione può inviare una mail all’indirizzo: [email protected]. Intanto, prosegue la stesura del libro di
Massimo Stefani, intitolato “Il teorema Arte”, che sarà pubblicato a novembre dalla casa editrice Mondatori e che conterrà
scritti di importanti personalità del mondo dell’arte e della cultura.
zioso corredo funerario ritrovato in questa
zona. Si tratta di una testimonianza che
attesta l’appartenenza del defunto all’aristocrazia dominante del VII secolo a.C. e
ci riporta agli usi e costumi dei nostri antenati. Nelle sale del Museo sono stati sistemati tutti gli oggetti che appartenevano
alla persona defunta e che, secondo le
credenze del tempo, dovevano accompagnarlo nel suo viaggio nel mondo dell’aldilà. Di questo prezioso corredo funerario
fanno parte oggetti in metalli preziosi e
pietre dure che dovevano essere di uso
quotidiano tanto da far pensare ad una
persona di ceto sociale elevato. Per i ritardatari sarà ancora possibile visitarlo fino al
30 settembre secondo gli orari del Museo.
Rosangela Petillo
Sabato 9 – Domenica 10 maggio 2009
FESTA DEGLI
AQUILONI
Giornate Nazionali Donazione e
Trapianto di Organi e Tessuti
Castel Porziano – Cancello 1 –
Via Litoranea (Ostia)
Ingresso libero – Laboratorio per bambini gratuito
Un’iniziativa realizzata dal Centro Nazionale Trapianti con le
Associazioni di volontariato intitolata “Un dono per la vita, un
pensiero che vola alto”.
Il 9 e 10 maggio 2009 il cielo di Castel Porziano si dipingerà di
varie forme e colori. In occasione delle Giornate Nazionali
Donazione e Trapianto di organi e tessuti, il Centro Regionale
Trapianti del Lazio e le Associazioni di volontariato Associazione
Amici del Trapianto di Fegato, ACTI, ADMO, AIDO, ANED,
Associazione Malati di Reni, Marta Russo) organizzano infatti un
fine settimana dedicato agli aquiloni. Da ogni parte d’Italia sono
attesi gli appassionati di questo hobby che per molti sta diventando una vera e propria attività competitiva. Aquiloni statici, acrobatici e da trazione sfileranno per tutta la giornata, dalle 10 alle
20, contemporaneamente alle attività di laboratorio proposte dai
maestri aquilonisti italiani per costruire insieme al pubblico convenuto aquiloni di ogni tipo che verranno donati a tutti i bambini presenti. Lo scopo dell’iniziativa, sostenuta dalla Regione Lazio con il
patrocinio del Presidente del XIII Municipio di Roma, è quello di
sensibilizzare la gente alla donazione degli organi e tessuti
mediante la distribuzione di un dettagliato materiale informativo
realizzato dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche
Sociali, dal Centro Nazionale Trapianti, dal Centro Regionale
Trapianti in collaborazione con le Associazioni stesse.
Campo de’ fiori
13
Roma com’era
Ricordi in immagini
Via Giulia
Una romantica vista
della Roma sparita,
dove si evidenzia la
tranquillità dei
personaggi ritratti
spontaneamente
ed in posa.
Il pino dei
giardini Farnesi,
che equilibrava l’alto
campanile della
chiesa della Morte
ed il cavalcavia,
oggi non esiste più.
Via Capo le Case
Dove una volta c’era la
campagna, oggi è arrivata la
città con il suo rumore
ed il suo caos.
E’ il caso di via
Capo le Case dove, tra l’altro,
è sparito completamente
il giardino di S. Isidoro.
La loggetta dei Borgia
dominava il paesaggio.
14
Il caso dell’infedele Klara,
Italia, 2009. Genere:
commedia; regia: Roberto Faenza; sceneggiatura: Roberto Faenza,
Maite Carpio Bulgari,
Marzio Casa; interpreti:
di
Claudio
Santamaria,
Maria Cristina
Iain Glen, Laura ChiatCaponi
ti, Kierston Wareing,
Paulina Bakarova, Anna Geislerovà;
fotografia: Maurizio Calvesi; montaggio:
Massimo Fiocchi, Francesco Bilotti;
scenografia: Francesco Frigeri; costumi:
Grazia Materia; musica: Giovanni
Venosta; distribuzione: Medusa; durata:
90 minuti .
“La gelosia è un mostro dagli occhi verdi
che si prende gioco della carne di cui si
nutre”
(Otello, atto III).
E voi, vi siete chiesti almeno una volta
nella vita cos’è la gelosia? È un sentimento letale e chi ne è affetto crede soltanto
in quello che vede e se- come ne Il caso
dell’infedele Klara- le prove non esistono, il
sospettoso non si dà per vinto; ma continua a cercare, a caccia anche del minimo
indizio che possa alimentare la propria
ossessione. Un presentimento, un chiodo
fisso, un sospetto, tutti sinonimi del rovello amoroso descritto da William
Shakespeare con così tanta acutezza ne
L’Otello. L’unico rimedio per liberarsi di
tale tarlo angosciante è la certezza del tradimento. Ne è convinto il regista Roberto
Faenza, giunto alla sua quindicesima
prova d’autore. «Paradossalmente» dice
Faenza «finché l’infedeltà non viene scoperta la gelosia rimane inappagata e continua ad espandersi. Nel film mi interessava mostrare come i diversi personaggi reagiscono all’amore». Prendendo spunto dal
romanzo omonimo dello scrittore cecoslovacco Michal Viewegh (narratore praticamente del tutto sconosciuto in Italia), il
regista de I vicerè conferma la passione
che da sempre nutre per la letteratura, da
cui spesso ha tratto buoni soggetti per le
sue opere cinematografiche. Qui, apporta
alcune modifiche rispetto al testo originale, atte a giustificare l’apporto di due star
nostrane quali il bravo Claudio
Santamaria e la lanciatissima Laura
Chiatti, in una stupenda Praga da cartolina. Questo tormentato carosello del dubbio vede due coppie relazionarsi in modo
antitetico rispetto al dramma della gelosia.
I primi due fidanzatini sono, per l’appunto,
Santamaria e Chiatti. Lui si chiama
Luca, maestro di musica in una scuola elementare di giorno e artista techno di
notte. Lei è Klara, una bella e sensuale
studentessa di architettura prossima alla
Campo de’ fiori
IL CASO DELL’INFEDELE KLARA
laurea con una tesi sull’acqua alta a
Venezia. Tutto sembra filare liscio, se non
fosse per le ambigue intenzioni di Pavel,
ovvero il tutor universitario di Klara, che
insospettiscono il già di per sé insicuro
fidanzato della giovane. La seconda coppia
è quella costituita dal detective- psicologo
Denis (Iain Glen) e dalla sua affascinante moglie (Paulina Bakarova). La loro è
un’unione completamente fuori dagli schemi, dal momento che il consorte accetta
con fare accomodante le continue scappatelle della compagna, consolandosi con un
«ma se tu sei felice così, anche io sono
felice così». A far sì che i loro opposti stili
e filosofie di vita entrino in contatto è un
caso fortuito: Luca entra nell’agenzia di
Denis, per chiedere all’investigatore di
tenere d’occhio la sua dolce metà, offrendogli in cambio di denaro. È l’inizio della
fine. A quanto pare, ultimamente la frizzante Laura Chiatti si trova a suo agio
(sul set) con uomini oltremodo possessivi.
Infatti, dopo la parte di Desdemona nel
postmoderno Iago di Volfango De Biasi,
eccola di nuovo recitare nel ruolo di una
giovane donna ossessionata da un compagno preoccupato di un eventuale tradimento. In verità, come lei stessa ha confidato a un giornalista, nella vita privata l’attrice è l’esatto contrario: «Ho
bisogno di conferme e di sentirmi
dire continuamente “ti amo”. Se
una ragazza per strada ha guardato il mio fidanzato passo le
giornate a pensarci e, a volte,
come succede in Klara, mi verrebbe anche voglia di pagare un
detective privato. Ma, poi, mi
fermo in tempo». Tuttavia, nonostante un autore amato dal pubblico e un cast di sicuro richiamo,
il film non decolla. Fino all’ultimo
si aspetta, si attende invano un
colpo di scena, sapendo già
quanto sia oramai inutile dare
ossigeno a un cadavere ambulante. Sinceramente è il caso di stendere un velo pietoso, anzi più di
uno e per più di una volta, su
questa pellicola senza né spina
dorsale né un briciolo d’immaginazione, che ruota senza sosta su
se stessa e, nel farlo, come se
non bastasse, perde mano a
mano i propri caduchi ingranaggi.
Facciamo il punto della situazione: la regia? Anonima e scialba,
incolore insomma. Agghiacciante
a dir poco- aggiungo- il modo in cui è stata
ripresa la bollente scena di sesso tra i due
affiatati protagonisti: sembra di assistere a
un filmato hard core casalingo, in parte
censurato. L’interpretazione degli attori?
Un passo falso nella loro carriera per tutti
gli
interpreti,
nessuno
escluso.
Francamente rammarica assistere alla
piatta performance di un artista versatile
quale Claudio Santamaria, sempre
capace di far vibrare con una gran varietà
di toni le parti affidategli. Insopportabile,
inoltre, il gigione Iain Glein che, peraltro,
aveva già collaborato con Roberto
Faenza in Prendimi l’anima, dove interpretava il celebre psichiatra Carl Jung. La
ritrovata Kierston Wareing, attrice- rivelazione lanciata dal regista britannico Ken
Loach in In questo mondo libero, fa una
ben magra figura in quest’opera, intralciata pure da un pessimo doppiaggio. Unica
nota positiva riguarda il tamtam pubblicitario, dispensatore di considerevoli aspettative, per un film che sembrava puntare
molto in alto. Peccato che questo supposto
benefit sia tutto a vantaggio della casa di
distribuzione Medusa e non del povero
spettatore, incredulo in sala per via delle
orribili immagini che scorrono sul grande
schermo davanti ai suoi occhi.
Campo de’ fiori
Caccia al cinghiale
Sullo specchietto
retrovisore mi
comparve all’improvviso la sagoma d’un cinghiale che stava
attraversando la
strada.
Si
trascinava
zoppicando
vistosamente e
di Secondiano Zeroli
lasciva sull’asfalto una scia ininterrotta di sangue.
Mi trovavo in prossimità dell’abitato di S.
Lorenzo Nuovo, sulla Statale Maremmana,
e molte macchine erano disordinatamente
parcheggiate sui due cigli della carreggiata.
Una di queste si mise a clacsonare insistentemente; doveva trattarsi d’un richiamo per gli amici cacciatori che si trovavano nella macchia accanto.
Mi fermai poco oltre, approfittando d’un
piccolo slargo, proprio mentre un nutrito
gruppo di agguerriti cacciatori, con il fucile imbracciato, stava attraversando la strada, seguendo la pista del sangue fresco.
Il bosco aveva inghiottito il povero animale, che però ben presto, immaginai, sarebbe finito nelle mani degli inseguitori.
Non vidi cani e la cosa mi meravigliò non
poco, come del resto, mentre stavo ripartendo, mi sorprese il fatto di non sapere
praticamente nulla di questi animali.
Così, per appagare la mia curiosità, ho
dovuto chiedere a persone competenti e
ricorrere a riviste specializzate, per venire
a conoscenza che ormai, nella nostra provincia di Viterbo, come un po’ in tutta
Italia, si è arrivati ad una vera e propria
emergenza
cinghiali. Troppi cinghiali
in
giro.
Questi
animali
hanno letteralmente invaso le nostre
campagne, stanno
provocando gravi
danni all’agricoltura e stanno diffondendo la peste
suina negli allevamenti.
Ma quali sono le
cause di questo
autentico “boom”
demografico? La
prima causa è la
mancanza di predatori (i lupi, ormai, non
esistono più da tempo nelle nostre campagne); la seconda è la sbalorditiva capacità
di adattamento dell’animale a diversi
ambienti; la terza ed ultima, la sua alimentazione non specializzata.
Insomma nessun altro animale lo uccide,
si adatta ad ogni ambiente e per sopravvivere mangia di tutto.
Davvero un bel problema! Del resto non è
veramente facile impedire ai cinghiali di
provocare danni all’agricoltura. Misure preventive, quali repellenti di tipo chimico e
acustico, non funzionano, sono invece efficaci le recinzioni, soprattutto quelle elettriche, ma sono molto costose ed hanno
bisogno di manutenzione.
Ancor più difficile è impedire la diffusione
della peste suina negli allevamenti, primo
perché si sta ancora cercando di definire
quali possono essere i migliori vaccini da
impiegare, e secondo perché le modalità
15
di somministrazione sono ancora tutte da
inventare.
Gli animali sono tanti, sono molto proliferi
e si muovono, stante l’abbandono di molte
campagne, in assoluta libertà.
A rendere il quadro ancor più fosco c’è il
problema di quelle aree, come i parchi
nazionali e regionali, in cui la caccia è vietata.
Dove non lo è, il metodo di caccia più diffuso è la “braccata”, che prevede l’impiego
di venti-trenta cani, e la presenza d’un
folto gruppo di cacciatori, dai venti ai quaranta.
Ma la caccia è aperta solo in determinati
periodi dell’anno e pertanto è difficile
ridurre il numero di esemplari a livelli
meno esplosivi.
Si stanno dunque cercando soluzioni ad un
caso difficile che per molti, troppi anni, è
stato completamente e colpevolmente
ignorato.
In un dèpliant dell’Istituto Nazionale per la
Fauna Selvatica si legge testualmente: “I
metodi migliori per catturare i cinghiali,
senza creare troppi problemi all’ambiente,
sono i chiusini, trappole costituite da piccoli recinti con porte a ghigliottina, la cui
chiusura è provocata dall’animale stesso,
attirato da un’esca”.
Non seguire questo cervellotico consiglio,
sarebbe già un primo passo sulla strada
d’una ricerca seria e razionale, che miri a
risolvere il delicato problema!
Campo de’ fiori
16
Il profitto e la virtù di Giovanni Francola
Presentato a Fabrica di Roma e presto in altri paesi
Da sx: il Vicesindaco Francesco Pierantonelli,
l’autore Giovanni Francola, la relatrice Ermalinda
Benedetti e il Sindaco Giuseppe Palmeggiani.
Le autorità militari ed alcuni degli intervenuti.
Sabato 4 aprile presso la splendida sala
consiliare del comune di Fabrica di Roma,
ex Palazzo del Conte Cencelli, completamente ristrutturato e munito di attrezzature moderne che lo rendono facilmente
accessibile a tutti ed uniscono il passato al
presente, si è tenuta la presentazione del
libro Il profitto e la virtù, edito dalla
Ennepilibri, del nostro collaboratore
Giovanni Francola, impegnato in una
importante causa: la difesa dell’ambiente
in cui viviamo, che la sconsideratezza dell’uomo, dedito sempre e solo al profitto,
sta distruggendo. Abbiamo già avuto
modo di presentarvi gli argomenti del
libro, spesso trattati dallo stesso Giovanni
nella rubrica Ambiente ed ecologia, da lui
tenuta sulle pagine di questa rivista e non
vogliamo
svelarvi
altro,
per
non togliervi
il piacere di
una sana ed
utile lettura.
Ad aprire la
discussione
il
sindaco
Giuseppe
Palmeggiani,
che
ha
accennato
alla biografia
dell’autore, ben noto ai suoi compaesani.
La parola è poi passata alla relatrice,
Ermelinda Benedetti, che ha illustrato
sommariamente gli argomenti affrontati
nel libro, soffermandosi su alcuni punti
salienti, più volte ribaditi, anche dall’autore, all’interno del testo: il ruolo dei mass
media e la corsa sfrenata al profitto, a
discapito di ogni altra cosa. È stato, dunque, il momento di Francola che ha approfondito alcuni punti, incuriosendo anche il
pubblico con numeri ed informazioni apparentemente comuni, ma non per questo
conosciuti o meno importanti. Il vicesindaco, Francesco Pierantonelli, si è infine
complimentato a lungo, anche a nome di
tutta la comunità di Fabrica di Roma, con
Giovanni, motivo di compiacimento per il
paese, nonchè esempio da seguire.
A chiudere, un filmato con immagini veramente molto eloquenti, che hanno catturato particolarmente l’attenzione degli
intervenuti, realizzato da Simone De
Mattia. L’amministrazione ha voluto offrire,
in segno di riconoscenza, allo scrittore un
piatto con lo stemma comunale. Tra i presenti, i volontari della protezione civile del
posto, di cui Giovanni è vice presidente.
Per finire un ricco buffet allestito in un’altra delle splendide stanze del palazzo
comunale, e il taglio della torta, preparata
da Teresa, la moglie di Giovanni.
Presto il libro verrà presentato in seno ad
altre manifestazioni. Promuoverlo è importante visto il fine benefico che Francola ha
voluto legare ad esso.
Aquistate Il Profitto e la
Virtù di Giovanni Francola.
Parte dei diritti d’autore
ricavati dalla vendita del
libro verranno devoluti
all’organizzazione Medici
Senza Frontiere Onlus.
Ricordiamo ai lettori che i
libri possono essere
richiesti alla propria
libreria di fiducia oppure
ordinati inviando una
e-mail a [email protected],
o via fax allo 0183.661126,
con recapito e codice
fiscale. Saranno spediti in
contrassegno senza
addebito di spese postali,
anche per ordini di una
sola copia.
La Città del Sole - Sportello per lo Sviluppo Sostenibile
(ass.sps.) è presente
sia
nel territorio regionale laziale, con sede in Civita Castellana, via G. Garibaldi 11, Tel/fax
+390761516516, sia sul Web con il portale informativo sullo Sviluppo sostenibile www.progettosostenibile.eu
ed ha tra gli obiettivi di contribuire al raggiungimento degli accordi di Kyoto e la valorizzazione del territorio proponendo introduzione di nuovi materiali nell’architettura contemporanea. E’ con questo obiettivo che ha partecipato al
SAIENERGIA08 riscuotendo un ottimo consenso. Dal primo febbraio l’associazione propone un percorso di qualità per lo sviluppo sostenibile agli Enti Pubblici e Aziende denominato: FREE Enti e FREE Aziende. Un servizio di audit energetico finalizzato alla raccolta dati energetici e supportato dall’apertura di due sportelli per lo sviluppo sostenibile a Civita Castellana in via Rio del colle 1 e via G. Garibaldi 11. [email protected]
Campo de’ fiori
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Come eravamo
LA CARRACCIA 2 … IL RITORNO
E’ passato qualche
anno dal primo articolo “ ‘A Carraccia,
la pista di tutti ”
(vedi Campo de’ Fiori
n° 20/2005), ed oggi
voglio ritornare sull’argomento, imitando la consolidata tradi Alessandro Soli
dizione cinematografica, che da sempre
sfrutta il filone del primo film, con la speranza di ripeterne il successo. Mi riferisco
ai vari: Il Padrino, Rocky, Guerre Stellari,
Indiana Jones, e chi più ne ha, più ne
metta. La scenografia è sempre la stessa:
località La Carraccia, Civita Castellana, i
personaggi, gli stessi, ritroviamo attori
forse un po’ attempati, ma anche attori
giovani, vere e proprie promesse, non
mancano le comparse, come sempre
numerose. Certo, con il passare degli anni,
il set della Carraccia cambia aspetto: si
aggiunge qualche “casaletto”, sorgono piccoli muri di cinta, c’è qualche albero in più,
ma il percorso principale, ormai tutto asfaltato, rimane quello originario. La trama,
per i non civitonici, va spiegata: la
Carraccia, ovvero percorso periferico cittadino, che sembra fatto apposta per un
“footing casareccio”, con passeggiate
“salottiere”, infastidite da latrati di cani
(ormai quasi tutti recintati e legati), palestra all’aperto per smaltire qualche chilo di
troppo, per sudare e respirare a pieni polmoni, ribattezzato ironicamente “ ‘O giro
dei culi mosci”. Gli attori principali, sono
quelli dell’altra volta: c’è Mario, che tutti i
giorni, instancabilmente, per tutto l’anno,
percorre il giro a passo veloce. E’ mattiniero, infatti pochi riescono ad incontrarlo, lui
non aspetta il “Ciak si gira”, dato dal regista alla troupe, parte di buon’ora, e si
incrocia con me, che sono una “comparsa
stagionale”, con il quale scambia qualche
battuta, alla fine della scena. C’è poi
Claudio, con la sua andatura lenta ma
costante. Lo incontri, lo saluti, lui ti guarda con la sua aria paciosa, non invidia la
tua camminata “frizzante”, ma da vero
attore comico, ti fa sorridere con una battuta ironica che è un invito a non mollare.
C’è poi Paolo, che affronta la scena da
vero atleta. Lui corre, la sua falcata è
lunga e continua, normalmente fa due giri
a tutta, noncurante delle camminate “terapeutiche” di comparse massaie-casalinghe, che trascinano i loro fianchi appesantiti dalla cellulite, e non disdegnano pettegolezzi su chi le ha appena sorpassate.
Sembra di essere sul set di un film storico,
dove s’incontrano personaggi mitici: ex
bancari, ex atleti, ex calciatori, tutti alla
ricerca della forma
fisica. Allora ecco
Carlo, ex calciatore
ed ex ceramista,
lui fa il cosiddetto
“giro lungo”, è un
attore non protagonista, ma le sue
battute
sono
importanti, specialmente per una
”comparsa” come
me. Cerca di incitarmi, per farmi
diventare attore, e
lasciare
quella
anonima presenza
da comparsa che
mi vede raramente
calcare
questa
scena.
Eppure
qualche anno fa
(tanti per la verità), io insieme ad
altri miei coetanei
che praticavano
atletica leggera,
frequentavo il set
del
film
La
Carraccia, da attore protagonista, quando
percorrevo con falcata da sprinter, quel
percorso ondulato e sterrato, incurante
delle pozzanghere che costellavano il tracciato specialmente nei mesi invernali.
Una cosa è certa: questo film non finirà
mai, perché sia il regista che il produttore,
sono convinti ancora una volta di aver
fatto centro, poi gli attori non mancano
mai, anzi sono disposti a “lavorare” per
tutto il giorno, specialmente nella bella
stagione. Allora forza ragazzi, forza
Sandro, non rimaniamo semplici spettatori, partecipiamo anche noi al film, e chissà
che presto vedremo “ La Carraccia 3 … la
corsa finale”. Magari in versione tridimensionale!
18
Campo de’ fiori
“CONCERTO PER ROMA” DI ELENA BONELLI
CONQUISTA PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO GREMITA DI PUBBLICO IN STANDING OVATION
Il “Concerto per Roma” ha chiuso il
successo dello Straordinario 2762°
Natale di Roma
Martedì 21 Aprile, Piazza del Campidoglio,
allestita per l’occasione con speciali proiezioni sulle antiche mura, ha ospitato la
straordinaria performance di Elena Bonelli,
la nuova voce di Roma.
Il Sindaco Gianni Alemanno, il Vice
Sindaco Mauro Cutrufo e l’Assessore
alla Cultura Umberto Croppi, hanno
applaudito l’artista romana
che ha
avvolto la piazza con il suo carisma scenico e le sue capacità interpretative.
“Barcarolo Romano” di Romolo Balzani,
“Tanto pe’ Canta’ ” di Ettore Petrolini,
“Sinnò me moro” di Carlo Rustichelli, ma
anche inediti scritti in romanesco dalla
Bonelli e musicati da Mariella Nava, Pippo
Caruso, Cesare Lanza.
Questi solo alcuni dei brani cantati e in
sottofondo la voce del pubblico che seguiva l’artista. La piazza è rimasta gremita,
per tutto lo spettacolo, di gente che, nonostante il freddo e la minacciosa pioggia,
ha seguito con attenzione e passione la
performance della Bonelli. L’attrice ha
tenuto quasi due ore di spettacolo, intervallando alle canzoni romane, brani recitati e citazioni dei grandi personaggi della
romanità. Molto suggestiva la proiezione
sulle mura del Campidoglio dei filmati in
cui la Bonelli interpretava la grande Anna
Magnani, intervistata da Carlo Lizzani. Da
brivido l’interpretazione di “Chitarra
Romana in fado portoghese”, che dà l’idea
di sentire una Amalia Rodriguez capitolina
e molto divertente e apprezzata dal pubblico una “Roma nun fa la stupida” in
swing americano. Il “Concerto per Roma”
ha chiuso le manifestazioni del Natale di
Roma, che hanno avuto un seguito di pubblico davvero straordinario. Il pubblico ha
battuto il tempo di tutte le canzoni e, alla
fine dello spettacolo, ha omaggiato l’artista con una standing ovation, che ha
accompagnato tutti i bis che l’attrice ha
voluto regalare al suo pubblico. Molto efficace ed affiatata la NewBand, diretta da
Giandomenico Anellino - Chitarra, Roberto
Mezzetti
Percussioni,
Roberto
Magnanensi - Fisarmonica, Luca Perroni -
Piano, Alessandro Mazza - Basso, Riccardo
Medile - Chitarra, coordinati dalla Bonelli
che di questo allestimento ha curato
anche la regia.
“Di tutti i bei teatri nel mondo questo non
ha uguali.
Per me, romana e portatrice di romanità
nel mondo, salire al campidoglio per cantare è il massimo. Finalmente dopo tanti
anni di lavoro, mi sento parte integrante di
questa mia meravigliosa città”. Queste le
parole ed i sentimenti che l’artista, ormai
definita all’unanimità l’icona della romanità e l’erede della tradizione popolare
romana, ha espresso anche durante lo
spettacolo. Al termine la Bonelli ha salutato tutta la piazza, ma anche la città di
Roma, con un emozionante inno di Mameli
in versione integrale, che ha coinvolto
tutto il pubblico emozionato. Dopo Piazza
Campidoglio, la Bonelli riproporrà una
nuova versione di “Roma in The world” al
teatro Eliseo, il 25 e 26 maggio, per poi
portarlo in Georgia il 2 e 3 giugno al Teatro
dell’Opera di Tiblisi.
Arianna Cacciamani
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Campo de’ fiori
Una “Fabrica” di ricordi
Personaggi, storie ed immagini di Fabrica di Roma
In posa per una foto
di
Sandro Anselmi
Quando farsi una foto
era un’occasione, e
questo succedeva non
molti anni fa, ci si preparava come per sottoporsi ad un provino
cinematografico, consci
di lasciare un documento ai posteri, tant’è
che qualcuno diceva: “
‘Sta fotografia lasciatela
pe’ quanno moro!”
Le macchine fotografiche erano rarissime,
1960 Famiglia Pulcinelli
e i fotografi di professione si contavano
sulle dita di una mano.
Per lavorare si spostavano continuamente
da un paese all’altro, in occasione delle
feste patronali e delle ricorrenze più
importanti.
Arrivavano nella piazza principale ed allestivano, accanto alla chiesa, il loro
fondale, fatto di un
telo pitturato con
paesaggi di fantasia, o macchine
o aerei, all’interno dei quali si posizionavano i soggetti da fotografare, per dare l’ illusione che fosse tutto vero.
Le loro macchine fotografiche erano quelle classiche a soffietto, sorrette dal cavalletto. Per scattare
la
foto, il
1948 Famiglia Anselmi
Campo de’ fiori
fotografo doveva infilare la testa sotto il
telo nero, e sorreggere con la mano alzata il flash che bruciava, con un bagliore
accecante, la lampada al tungsteno.
Allora era sempre buona la prima, oggi,
invece, si possono fare cento scatti e
magari solo uno riesce bene.
Seguirono poi le macchine a cassetta e poi
le reflex, ed anche con queste fare la foto
era un’arte.
La taratura, il bilanciamento, l’esposizione,
la messa a fuoco, tutto rigorosamente
manuale!
I fotografi italiani erano fra i migliori, basti
pensare ai fratelli Alinari, a Storaro, a Delli
Colli (quest’ultimi prestati, poi, al cinema).
Essi realizzeranno i ritratti più belli.
Da noi c’erano Amati di Caprarola, che
arrivava a bordo della sua lambretta, Nelli,
Pinardi e Castrense di Civita Castellana,
Monfeli di Corchiano, che per fare i mezzibusti faceva calare i soggetti dentro un
bigoncio e, così, erano belli e fatti.
Arrivarono, successivamente, i fratelli
21
Alessandrini di Fabrica di Roma e tanti
altri, fino ai giorni nostri, dove fare una
foto è alla portata di tutti, visto che anche
i telefonini sono muniti di fotocamera.
Resta comunque il gusto di assaporare il
piacere di una foto d’epoca, dove soggetti
e fotografo erano veramente partecipi,
convinti di fare una cosa importante.
Pubblichiamo questo mese l’albero genealogico, semplificato per linea di discendenza diretta, della
famiglia Iannoni di Fabrica di Roma.
- 1943
- 1974
- 1951
- 1972
Geneg
Potete richiedere l’albero genealogico della vostra famiglia, rivolgendovi presso la nostra
redazione. Verrà elaborato dal nostro collaboratore Geneg e potrete vederlo pubblicato sulle
pagine di Campo de’ fiori.
22
Campo de’ fiori
PREMIO OPERA IMAIE
2009: ECCO I VINCITORI
Si è svolta il 5 aprile, alla Casa del
Cinema di Roma, la serata finale del
Premio Opera Imaie (terza edizione), il
riconoscimento attribuito dall’Ente che
tutela i diritti degli artisti interpreti esecutori alle migliori opere realizzate grazie al
contributo dell’art 7 (anno 2007) per i settori musica e audiovisivo. Presenti in sala
molti personaggi dello spettacolo ad
applaudire i lavori dei 27 finalisti (passati
tra 326 opere in concorso) e a premiare i
vincitori delle 10 categorie. Tra questi, le
attrici Nathalie Caldonazzo, Chiara
Salerno ed Edy Angelillo, i musicisti
Franco Micalizzi, Beppe Vessicchio,
Gianfranco Plenizio e Amedeo
Minghi, il regista Antonio Calenda, il
danzatore-coreografo Raffaele Paganini. Nell’ambito musicale sono stati premiati l’Associazione Culturale Multirifrazione Proget-ùti MRF con l’opera
Lavoroliquido
(Settore
Musicale
Categoria di tipo A), Marco Camboni con
l’opera Eyn, tsvey…. Dreidel (Categoria
B Pop-Folk), Andrea Avena con l’opera
Estrela da tarde (Categoria B JazzFunk), Calogero Giallanza con l’opera
Al Muhda Ilayy (Categoria B ClassicaContemporanea)
e
l’Associazione
Culturale Company Blu con l’opera
Shoptalk (Categoria Danza). Nel settore
audiovisivo i vincitori sono: Tina
Femiano con l’opera Anna Politkovskaja concerto per voce solitaria
(Categoria B sezione Documentario),
Marcello Mazzarella con l’opera
Marenostro (Categoria B sezione
Fiction), Raffaele Buranelli con l’opera
Salomè una storia (Categoria B sezione
Teatro in video), Officina Dinamo con
l’opera Come la civetta quando di
giorno compare (Settore Audiovisivo
Categoria di tipo A). I due premi speciali
della Presidenza sono andati a Ciro
Sebastianelli con l’opera Il mio amico
Roberto Murolo, per il settore musicale,
e Officina Arteteka Onlus con l’opera
Lucì Voci e volti dal Faro, per il settore
audiovisivo. Nell’ambito della serata
Lando Buzzanca ha consegnato al grande attore Arnoldo Foà il PREMIO
IMAIE alla carriera. All’atto della consegna della prestigiosa statuetta in bronzo,
realizzata dal pittore Pablo Echaurren, il
presidente
dell’Imaie
Edoardo
Vianello, a nome di tutti gli Artisti
Interpreti ed Esecutori che l’Istituto rappresenta, ha così motivato l’assegnazione
del premio: Ad Arnoldo Foà, che in oltre
70 anni di carriera ha esplorato tutte le
forme dell’interpretazione: dal teatro di
prosa, al cinema, dalla televisione al doppiaggio, dalla scrittura alla discografia
(memorabili i suoi dischi di poesie), senza
tralasciare l’impegno civico se alla sua
voce di annunciatore della Radio Alleata
PWB è legata la comunicazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943. E’ stato diretto dai più grandi registi ed ha esercitato la
regia lui stesso; ha recitato i testi dei più
grandi autori teatrali ed è autore lui stesso; ha lavorato con i più grandi capocomici ed è stato capocomico lui stesso. Una
carriera iniziata prima della guerra, coltivata nonostante le leggi razziali lo avessero costretto a nascondersi sotto falsi nomi,
Arnoldo Foà ha ricevuto il Premio IMAIE
alla carriera
proseguita quando l’Eiar diventava Rai e
quando nasceva la televisione (chi non lo
ricorda capitano Smollet ne «L’Isola del
tesoro» o cognato di «Giamburrasca»?).
Ancora oggi, dopo oltre 100 film, innumerevoli stagioni teatrali e letture di poesie,
calca le scene con successo, interpreta
film di nuovi registi, scrive romanzi. La sua
carriera lunghissima e rigorosa testimonia
una vita spesa per la cultura e per l’arte.
Per questo l’Imaie lo onora con un premio
alla carriera, che vuole essere non soltanto un attestato all’artista, ma anche l’indicazione a tutti gli artisti, in particolare ai
giovani, di un esempio da seguire nella
perseveranza, nella coerenza, nell’impegno, ma pure nella gioia che questa professione sa restituire a chi la pratica in
tutte le età della vita.
Campo de’ fiori
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Campo de’ fiori
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Le guide di Campo de’ fiori
...........continua dal
numero 58
ITINERARIO TURISTICO Passeggiando
per il centro storico di
Tarano è chiaramente
evidente l’impronta
medievale.
Ancora
di
racchiuso nelle antiErmelinda Benedetti
che mura difensive,
passeggiando tra gli ordinati vicoli e ammirando vecchi portoni e piccoli splendidi
giardini, ci si imbatte nella chiesa di Santa
Maria Assunta, l’edificio storicamente ed
architettonicamente più significativo del
paese. La chiesa risale agli inizi del 1100,
probabilmente a seguito della campagna
di costruzione o trasformazione di chiese
in Sabina, voluta da Crescenzio, nell’ambito della strategia anti-farfense condotta da
Pasquale II. Sul campanile della chiesa
un’epigrafe riporta la data 8 settembre
1114, probabilmente l’anno in cui venne
edificata. Con il passare del tempo subì
talmente tante variazioni che oggi poco
resta delle forme originarie, arrivando ad
assumere una forma trapezoidale a terminazione rettilinea, di grande irregolarità.
La facciata, infatti, si presenta fortemente
asimmetrica, a causa dei numerosi interventi subiti, il più importante dei quali
dovette avvenire nel Duecento, quando la
chiesa ad un’unica navata fu ampliata, a
causa dell’aumento della popolazione, con
l’aggiunta di due navate laterali. Fu necessario l’inglobamento della torre nolare.
Anche il rosone cosmatesco, che sovrasta
il portale con lunetta affrescata, è da
ricondurre a questo periodo.
Postmedievale è il reimpiego di un frammento di scultura rappresentante un satiro, forse Pan, ed una Ninfa, al centro della
facciata. Le modifiche sono evidenti anche
all’interno, ricco di decorazioni di epoche
diverse. Tra le epoche pittoriche, di notevole rilevanza un santo, forse San
Bartolomeo, frammento di affresco della
seconda metà del XIII secolo e una raffigurazione della crocifissione di metà XIV
secolo attribuito ad un maestro di scuola
assisiate. Un’altra chiesa è quella di San
Francesco, risalente al 1300, a croce latina e con una sola navata.
Un ruolo fondamentale lo rivestì anche il
convento di San Francesco, costruito nel
Duecento e oggi per gran parte diruto.
Del comune di Tarano fa parte la frazione
di Santo Polo. Del castello di Santo Polo
ne abbiamo testimonianza per la prima
volta in un documento farfense datato
gennaio 1102, citato come uno dei confinati del gualdo di S. Anatolia, nelle vicinanze di Mozzano, in occasione della locazione a terza generazione che l’abate
Beraldo II fece al presbitero Giovanni e ai
fratelli Rustico, Pietro e Berizone, figli di
Beraldo. Nel 1192 doveva corrispondere
alla camera apostolica un censo annuo di
sei libbre di provisini. Nel 1374 aderì alla
rivolta romana capeggiata da Cola di
Rienzo, che nominò un podestà e rettore e
nel 1368, insieme ad altri castelli, fu infeudato a seconda generazione mascolina da
Papa Urbano V a Francesco e Buccio Orsini
, alla cui famiglia rimase fino alla morte di
Enrico Orsini, nel 1604. Venne poi incamerato dal marchese di Stimigliano. Nel 1853
Santo Polo con i suoi 235 abitanti era
appodiato di Montebuono. Nel 1871 divenuto appodiato di Collevecchio contava
307 abitanti. La chiesa parrocchiale era
dedicata ai SS: Pietro e Paolo ed era dotata di organo. Il patrono è San Barnaba e
viene festeggiato l’11 giugno. All’interno
delle mura, erano presenti un macello, una
pizzicheria, un calzolaio ed una mola a
grano dei Piacentini. Al borgo di San Polo
è legato un evento miracoloso, avvenuto
precisamente tra il 9 ed il 10 giugno del 1505. Una giovane contadina di nome Giovanna, figlia di
Michele di San Polo, mentre lavorava il campo di famiglia vide
apparire dietro una siepe a tre
passi da lei, un giovane frate
vestito come i padri serviti, con la
tonaca, la cocolla ed il cappuccio
in testa, con la “pazienza” dal
collo ai piedi e in mano una grossa corona caratteristica del suo
ordine per pregare la Madonna. La salutò
pronunciando la frase “Ave Maria” e la rassicurò benedicendola.
La mise a suo agio chiedendole come
fosse il raccolto del campo e la giovane
rispose che la speranza di ottenere frutti,
nonostante la cura, era molto scarsa. Così
il frate disse che in realtà la comunità di
San Polo, per il cattivo comportamento
meritava punizioni ben più gravi e che solo
per intercessione di Maria, Dio non fece
straripare il fiume in piena, allagando i
campi e distruggendo i raccolti. Per questa
grazia ricevuta i sampolesi avrebbero
dovuto digiunare con pane e acqua il
venerdì successivo. Il frate diede a
Giovanna il compito di portare i messaggio
ai suoi compaesani, ma lei si rifiutò di farlo
per paura di non essere creduta. Il frate la
benedì e scomparve. Il giorno successivo
la contadina, anziché andare alla fontana
del paese a sciacquare un panno, decise di
tornare al campo. Lavò il panno nelle
acque del ruscello e lo stese al sole e si
mise a mondare il miglio vicino ad un’alta
e
maestosa
pianta
di
noce.
Improvvisamente si sentì chiamare per
nome, esterrefatta alzò lo sguardo e vide
una signora di ineffabile bellezza tra i rami.
Era vestita come le suore del Terz’ordine
dei Servi di Maria, con una veste nera,
cinta ai fianchi, un ampio mantello che le
copriva il capo e le faceva appena intravedere due lunghe chiome di capelli biondi
che scendevano sugli omeri e sul petto. Il
viso bellissimo era rigato dal pianto.
Riconobbe immediatamente la Vergine
Maria, si inginocchiò ed incrociò le braccia
sul petto, tutta tremante. La Madonna la
calmò e le ordinò di chiamare il prete di
San Polo, di fargli suonare la campane in
suo onore e di convocare tutto il popolo e
invitarlo a rispettare alcuni consigli. Se l’avessero fatto sarebbero stati felici altrimenti avrebbero subito tanti guai. Mentre
pronunciava queste parole si scoprì il
petto lacerato da flagelli e le ginocchia
sanguinanti, supplicando alla giovane di
riportare quanto aveva visto e udito per
placare l’ira di Dio. Giovanna stava ripiegando il panno, ma la Madonna la incitò a
correre in paese. Corse a San Polo, riferì
tutto e quando tornò al campo trovò il
panno piegato.
Da
queste ierofanie nacque dunque
la devozione
per
la
Madonna
della Noce.
... continua
sul prossimo
numero
Campo de’ fiori
25
LA S.S. LAZIO TRA LA GENTE
Cristiana Barduani e Tommaso Rocchi
S.Oreste Outlet ore 12.00, 03 Aprile
2009.
Oggi un appuntamento speciale ha fatto
riunire i tifosi laziali a S.Oreste, l’apertura
del nuovo negozio Lazio Style 1900.
Grandi e piccoli fans hanno potuto salutare ed avvicinare il Capitano della Lazio
Tommaso Rocchi, il difensore centrale
Sebastiano Siviglia e l’allenatore, elegantissimo per l’occasione, Mister Delio Rossi.
Presenti anche i
massimi esponenti della dirigenza laziale: il
Team Manager
Manzini ed il
Coordinatore
Area Tecnica
Igli Tare.
Con loro anche
il giornalista tifoso
Furio
Focolari ed il
cantante Tony
Malco.
Tutti i tifosi, alla
ricerca di un
autografo o di
una foto dei
propri beniamini, hanno potuto
assistere
all’apertura del nuovo negozio Lazio Style
1900, con tanto di taglio del nastro (biancazzurro) da parte delle autorità locali.
Dopo un’ora di attesa riesco ad avvicinarmi a Tom-maso Rocchi e poichè so che è
un ottimo chitarrista gli chiedo quali sono
i generi musicali da lui
preferiti.
Mi risponde
”Tutti, mi piace ascoltare ogni genere di
musica, specialmente quella italiana”.
Io sono sicura che la musica che lui preferisce è quella fatta “a suon di goals”, ma
devo dire che Tommaso è bravissimo
anche con la chitarra.
Infatt,i qualche anno fa, ho assistito al
concerto organizzato con Di Canio ed i
gemelli Filippini: un concerto da veri professionisti, fantastici.
Chissà se Giorgia (la cantante) accetterebbe, magari insieme a Brignano e Rocchi, di
ripetere un’esperienza simile?
Tornando alla realtà non riesco a descrivere il grande entusiasmo dei tifosi, che chiedono a gran voce al Capitano e al Mister
Rossi di regalare loro tante nuove vittorie,
di andare in Europa.
Noi tifosi sappiamo che tutti i giocatori si
impegneranno per arrivare più in alto possibile in classifica, perchè loro più di noi
sono la vera Forza della Lazio.
di Cristiana Barduani
Da sx: Rocchi, Rossi, Focolari, Siviglia
Da sx: Tommaso Rocchi capitano, Furio Focolari
giornalista, Manzini team manager Lazio, Sebastiano
Siviglia difensore, Igli Tare coord. Area Tecnica.
sivo
Esclu Abruzzo
oto in
Te r r e m
26
Campo de’ fiori
DUE TESTIMONIANZE DI VOLONTARI NELLE ZONE TE
Aiuti alla popolazione dell’Abruzzo
colpita dal terremoto
Lo scorso 6 aprile alle ore 17.00 a distanza di poche ore dal sisma che ha colpito
L’Aquila e molti paesi dell’Abruzzo, io insieme ad altri cinque volontari della
Protezione Civile di Fabrica di Roma, il
Presidente Alessio Capitoni, Alessandro
Molè, Massimo Angeletti, Giuliano
Costantini e Domenico Ciappici, siamo
partiti per le zone messe in ginicchio dal
terremoto. Alle ore 19.30 circa abbiamo
raggiunto il campo a noi destinato,
“Località Pianola”, a pochi chilometri da
L’Aquila, assegnatoci dai responsabili della
Prociv Arci. Appena svolte le rituali procedure di registrazione, si è subito passati
alla fase operativa. Il nostro compito era
quello di mettere in piedi una tendopoli nel
campo sportivo di Pianola, così, alle prime
ore dell’alba, insieme a tanti altri volontari
della Protezione civile provenienti da tutta
l’Italia, abbiamo iniziato a scaricate le
tende dai container per poi montarle.
Mentre si allestiva il campo, i volontari
della Prociv Arci di Capo Rizzuto, completavano la tenda mensa e le relative cucine
da campo. Nell’arco di poche ore la tendopoli era completa di tutti i servizi e le strutture per ospitare la popolazione, duramente colpita dal sisma. Il giorno 7 aprile altri
tre volontari della Protezione civile di
Fabrica di Roma (VT); Roberto De Montis,
Teresa Noviello e Monia Tamburi, ci hanno
raggiunto al campo, mettondosi subito a
disposizione, catalogando e distribuendo
generi alimentari di prima necessità.
Il giorno 8 aprile, tutti noi ci recammo a
L’Aquila, fin dal primo momento ci fu chiara la situazione e quanto il sisma era stato
violento. Il centro storico della città era
come scomparso, un odore di polvere e
disperazione era presente in ogni via, piazza o vicolo, le strade erano percorse solo
da mezzi di soccorso, tutti i soccorritori
erano impegnati a ritrovare sotto le macerie, persone ancora in vita, era una continua lotta contro il tempo. Assistemmo in
silenzio al ritrovamento di un ragazzo di 30
anni ormai privo di vita, tutte le macchine
operatrici si fermarono e un silenzio surreale accompagnò quel terribile momento.
Purtroppo queste improvvise interruzioni
furono molte nei giorni seguenti.
La permanenza di noi volontari al campo di
Pianola si prolungò fino al giorno 10 aprile
2009. Nel frattempo, altri nostri volontari
rimasti in sede a Fabrica di Roma, insieme
ad un gruppo di ragazzi del paese, si organizzavano per raccogliere generi alimentari di prima necessità e fondi da destinare
ai terremotati. Tutta la popolazione ha
risposto prontamente e con molta generosità. Non c’è dubbio che il popolo italiano,
quando è di fronte a sciagure di questa
portata, ritrova i veri valori, e la parola
solidarietà prende il posto di tante altre
futili parole.
Giovanni Francola
Vice Presidente della Protezione
civile di Fabrica di Roma
ROMA PER L’AQUILA
Due grandi eventi per aiutare la popolazione abruzzese colpita dal terremoto. Così la Città di Roma, attraverso la sensibilità e la
partecipazione di moltissimi nomi del mondo musicale e dello spettacolo, intende contribuire anche in maniera concreta alla ricostruzione in Abruzzo. Martedì 12 maggio, nelle prestigiose cornici dell’Auditorium Parco della Musica (Sala Sinopoli, viale Pietro De
Coubertin) e del Gran Teatro (viale Tor di Quinto), avranno luogo contemporaneamente due maratone dedicate rispettivamente al
“jazz” e al “pop, canzone d’autore e teatro”. Gli appassionati di jazz si potranno riunire alle 20.00 a Viale de Coubertin, con un biglietto di 15 Euro, per ascoltare i seguenti musicisti: Marcello Allulli, Luca Bulgarelli, Steve Cantarano, Giovanni Ceccarelli,
Roberto Cecchetto, Paolo Damiani, Stefano Di Battista, Furio Di Castri, Riccardo Fassi, Claudio Filippini, Roberto Gatto,
Maurizio Giammarco, Javier Girotto, Rosario Giuliani, Davide Grottelli, Giovanni Guidi, Alessandro Gwis, Dick Halligan,
Antonio Jasevoli, Rita Marcotulli, Carla Marcotulli, Francesco Mazzeo, Fausto Mesolella, Simona Molinari, Ada
Montellanico, Nada, Massimo Nunzi, Ivo Parlati, Maria Pia De Vito, Enrico Pieranunzi, Enzo Pietropaoli, Francesco
Ponticelli, Francesco Puglisi, Michele Rabbia, Raiz, Marcello Rosa, Antonello Salis, Sandro Satta, Fabrizio Sferra,
Daniele Tittarelli, Giovanni Tommaso, LorenzoTucci. All’interno della serata sarà proiettato il filmato Terremoti di Roberto
Torelli. Presentano Rocco Papaleo e Dario Salvatori. L’iniziativa è promossa dall’Associazione Culturale Il Suono Interiore. Tutto
l’incasso della serata sarà devoluto al Comitato Promotore Tempera.
Chi invece apprezza il pop, e non solo, potrà recarsi al Gran Teatro (biglietto da 10 a 20 Euro) dove alle 21.30 una grande staffetta teatral-musicale vedrà coinvolti Alex Britti, Daniele Silvestri, Max Gazzè, Sergio Cammariere, Dario Vergassola,
Andrea Rivera, Luca Barbarossa, Marco Conidi, Filippo Gatti, Filippo Graziani, Momo, Antonio Rezza e Flavia Mastrella,
Claudio Santamaria, Riccardo Sinigallia. Saranno inoltre invitate a parlare sul palco anche alcune vittime del sisma e dei soccorritori, che testimonieranno l’attuale situazione dei lavori di ricostruzione nei paesi colpiti dalla sciagura. L’iniziativa, nata da un’idea del
cantante e attore Andrea Rivera, che conduce la serata, è firmata nella regia e direzione artistica da Pepi Morgia. L’intero incasso
delle serata sarà devoluto alla Protezione civile per l’Emergenza Abruzzo.
Campo de’ fiori
ERREMOTATE, IN ESCLUSIVA PER CAMPO DE’ FIORI
Es
Te r r e m c l u s i v o 27
oto in
Abruz
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La notte terribile
Sono le 3.32 del 6 Aprile 2009.
E’ notte fuori, il buio avvolge le case
come una soffice coperta e ognuno
al caldo, sotto le lenzuola, se ne sta
solo con se stesso e i suoi progetti.
Potrebbe sembrare una notte come
tante altre, fatta di sogni, di ricordi,
di speranze, di sms.
Tra poco sarà l’alba di un nuovo
giorno, dove la vita, dopo il notturno sonno ristoratore, riprenderà i
suoi ritmi giornalieri, come ieri,
come oggi, come domani.
Questa, però, è una notte strana..
una notte di dolore, di morte, di
distruzione.
Sarà infatti ricordata come la notte
che ha sconvolto l’Abruzzo, passerà
alla storia come “La terribile notte”.
In questo numero, in questa pagina, ho deciso, quindi, di raccontare
una storia, non una storia qualunque.. è il racconto di un volontario
della Croce Rossa che si è recato in
Abruzzo per prestare soccorso ai
terremotati.
Emiliano, questo è il suo nome, ha scelto
di raccontare questa sua esperienza a tutti
noi, per farci capire come il terremoto sia
terribilmente vicino a noi, quasi come se
fosse una parte di noi e che inevitabilmente ha cambiato la vita degli Abruzzesi e di
chi li ha aiutati.
“Il telefono ha squillato in piena notte,
sono le 5. Domani si parte per L’Aquila, il
terremoto ha devastato l’Abruzzo. La notte
ormai passa insonne mi chiedo che cosa
sia successo, ma soprattutto che cosa troverò domani in quella terra martoriata.
Sono le 22 del 7 Aprile, sono passate
ormai quasi 24 ore da quella prima maledetta scossa. Arriviamo a L’Aquila, lo spettacolo è devastante: macerie dappertutto,
l’aria puzza di polvere, il silenzio è assordante, la tragedia si respira a pieni polmoni, gli occhi si smarriscono, si svuotano.
Subito il mio pensiero corre a casa, alla
mia famiglia, ai miei amici e mi chiedo che
cosa sarebbe stato se tutto questo fosse
successo a noi, a me, ai miei cari, a tutti
quelli a cui voglio bene.. poi però mi accorgo che persone che non conosco e che
sono sotto le macerie sono oggi i miei
amici, la mia famiglia, dopotutto siamo
tutti Italiani, tutti figli di una stessa
Nazione.
Provo a chiudere gli occhi, cercando di fissare ogni cosa che vedo nella mia mente,
le uniche cose che però percepisco sono
distruzione e disperazione, ma anche e
soprattutto tanta dignità.
Mi dico che forse, anzi senza forse, per noi
Immagine copyright © AP
tutto è scontato: ti alzi, vai a scuola o al
lavoro, torni a casa, esci con gli amici, con
la ragazza.. vai a dormire e aspetti domani.
Invece così capisci che tutto è legato ad
un sottile filo che può spezzarsi da un
momento all’altro.
Mi ripeto che in trenta secondi tutto può
cambiare e che la vita lascia il posto alla
morte.. così, in un soffio.
Non faccio in tempo a terminare questi
pensieri che sento subito un forte boato,
una forte vibrazione: è la terra che torna a
tremare…un’altra scossa.
Nel buio, la gente sembra come impazzita,
tutti corrono in cerca di un riparo, una mia
collega è caduta a terra. Io mi ritrovo a
correre incontro alle persone, vedo sgomento, occhi rossi e paura, tanta paura; il
silenzio è squarciato dal boato del terremoto che arriva a coprire anche le grida
della gente. L’aria sa di polvere, faccio fatica a respirare, a concentrarmi, poi pian
piano riprendo il controllo e mi adopero
per il compito che ho qui: devo aiutare,
portare conforto, sorrisi, speranze.
La nottata trascorre tranquilla, una tranquillità relativa visto che le scosse di assestamento continuano e la disperazione
aleggia tutta intorno a noi.
Finalmente torna il mattino, la luce.
Non c’è una casa che stia in piedi, tutto è
maceria, distruzione.
Quella che vi ho appena raccontato è stata
una giornata che mi ha cambiato la vita e
che porterò con me per tutta la vita.
Il nostro compito, per ora, lì è finito, la
prima emergenza è stata tamponata,
siamo tornati a Civita Castellana, anche se
io non volevo ripartire, sarei voluto rimanere in Abruzzo, per poter aiutare. Sono
andato a L’Aquila perché sapevo di poter
dare una mano, perché sapevo di essere
pronto.
Oggi siamo qui, a casa, che strano dire
casa quando hai visto che tanta gente la
propria casa, intesa anche come famiglia
non ce l’ha più.
Mi porto tanta amarezza dentro, ma anche
tanta speranza nel cuore, la speranza di
poter tornare a L’Aquila ed aiutare chi ha
bisogno”.
Ringrazio la Croce Rossa e con essa
Emiliano De Rinaldis che con le sue parole
ha voluto soprattutto ancora una volta sottolineare che il terremoto è una ferita che
ti lacera il cuore, che te lo spacca, lasciandoci sopra una enorme cicatrice, risultato
di tante cicatrici che si sono fatte largo nel
cuore di ognuno di noi.
L’Abruzzo saprà comunque rialzarsi, combattere e reagire anche stavolta, chi scrive
ha sangue abruzzese e credetemi conosce
bene il carattere “forte e gentile” di questa
terra fatta di neve, di monti, di freddo, di
estate, di mare… dove in ogni angolo, oggi
e per sempre continuerà a sentirsi l’eco del
battito del cuore di tante vite che hanno
smesso di sognare quella maledetta notte
del 6 Aprile.
di Letizia Chilelli
Campo de’ fiori
28
Associazione Artistica Ivna
Artisti di Vignanello, Vallerano, Corchiano, Civita Castellana condividono l’arte
EMANUELA TROMBETTI E LE SUE FIGURE FEMMINILI IN CERCHI INFINITI
L’esperienza artistica,
inizialmente familiare di
Emanuela
Trombetti,
diventa in giovane età
una vera e propria carica di energia vitale che
le permette di agire
a cura della
esprimendosi con il linProf.ssa
guaggio pittorico, sculMaria Cristina
toreo, utilizzando tecniBigarelli
che e supporti diversificati.
Le scelte tecnico-stilistiche scaturiscono
dalla formazione ricevuta all’Istituto d’Arte
di Roma e da numerosi corsi specialistici in
ambito creativo.
Il vaglio dei soggetti si posiziona su un
ventaglio di opzioni, ambiti e posizioni che
indicano in modo inequivocabile il mondo
femminile; è puntare i riflettori sulla
Donna.
Nel rappresentare la gamma di immagini
della stessa, inserite in uno spazio definito
e delimitato da un cerchio, la progressione
temporale permette di maturare una sorta
di rappresentazione “stilizzata” e cromatica a punta di matita con linee pure con
meno colore rispetto alla prima generazione di opere.
Le linee pulite, il nero, il bianco risultano
più efficacemente eloquenti nell’immissio-
ingegno, alimenta la sua passione e suscita pacata commozione.
Un mondo quieto, riservato, pronto, però,
a manifestarsi, come portavoce del valore
della debolezza e della forza della vita,
quasi una sfida giocata a ciclo continuo
con la tentazione di uscire dal cerchio, di
abbandonare quel ricovero, quel rifugio
protetto e sicuro, un sogno che si realizza
nella riservatezza del cuore, dell’azione,
della mente della donna nella condivisione
del tempo infinito, eterno da dove arriviamo e verso dove andiamo.
Emanuela Trombetti
ne nello spazio circolare o sferico che
simboleggia la protezione, la tranquillità,
la sicurezza della sensibilità d’animo,
dell’amore gratuito…come quello di una
madre che echeggia in quello spazio
come un richiamo alla vita, al viscerale
dono materno.
Le sue Donne, per lo più di spalle, con lo
sguardo verso un punto lontano, sono il
segno incarnato del ciclo vitale, segno
del superamento del contingente, il cui
slogan “problems are what you see
behind the bridge” diventa importante nell’abilità di superare le difficoltà, le
sofferenze percorrendo il “ponte” della
speranza !
I palpabili bozzetti di Emanuela
prevedono un cerchio nel cerchio
quasi ad indicare un mondo infinito ed un modo infinito dell’esistenza: il cerchio si chiude e le
sue residenti decantano la vita, la
proiettano verso l’eterno, sembrano dormire, invece sono deste
e con esse tutti i loro sensi.
L’intuizione diventa ragione quando i morbidi tratti di matita formano il chiaro scuro di luce e di
acqua che regala un dolce movimento alle capigliature, talvolta
colmate di colore nella rarefazione della realtà nel sogno, rendendo la sua arte una miscela surrealista nella sua ampia estensione e naif nell’uso parziale del
colore brillante.
La prima ispirazione disegnata
viene di tanto in tanto scolpita in
gesso, in creta o in terracotta,
realizzando figure femminili in
terza dimensione e bassorilievi
dalla preziosa e accurata minuzia.
Qui l’artista trova la sua massima
soddisfazione quasi in attesa del
soffio vitale che muove il suo
30
Campo de’ fiori
Pensiero
Il giallo di una poesia
Avete presente uno di quegli armadietti
che si trovano fuori degli istituti bancari,
nei quali, la solita voce della porta d’ingresso ti ordina di depositare gli oggetti
metallici prima di entrare?
È un luogo del tutto insolito per lasciare
una poesia, che oltretutto di metallico non
ha proprio nulla. Eppure questa poesia è
stata ritrovata circa undici anni fa proprio
lì, in una delle cassette di sicurezza poste
fuori l’ingresso del Banco Roma di Ostia
Lido (Pontile).
A ritrovarsela casualmente tra le mani è
stato il sig. Mario Mele, all’epoca metronotte, che si stupì, e decise di non gettarla come un normale pezzo di carta, ma
istintivamente la conservò, dando così la
possibilità anche a noi di leggerla.
Purtroppo non sappiamo nulla di essa, ma
la fantasia vola ed è bello immaginare chi
possa averla scritta, per quale motivo e
soprattutto perché decise di lasciarla proprio là, senza voler far sapere nulla di lui.
Un titolo semplice, Pensiero; sette quartine per un totale di 48 versi legati a due a
due da rime baciate; in dialetto romanesco. In fondo al foglio solo la data, molto
probabilmente il giorno in cui è stata composta: 11 febbraio 1998.
L’argomento, affatto allegro, è la scomparsa di un amico, sembrerebbe, ancora giovane e morto violentemente, al quale l’autore si rivolge, nella seconda strofa, con il
soprannome affettuoso di “Cicci”, forse
datogli in gioventù.
Un altro tema è legato a questo: il rincontrasi, in una circostanza tanto amara, degli
amici di un tempo, un po’ invecchiati.
E poi il saluto finale, particolarmente
emblematico e significativo, “se vedemo”,
un saluto che prima li avrebbe fatti rincontrare il giorno dopo, ma che ora è senza
tempo. Un quadro particolarmente bello
ed una riflessione particolarmente profonda, arricchiti, e allo stesso tempo mitigati,
dalla spensieratezza e dalla schiettezza
dell’irresistibile dialetto romanesco.
Chissà se un giorno potremo conoscere il
nome e magari il volto dell’autore.
Non vi lascerò orfani - Daria
Bignardi. In genere il dolore, la sofferenza, soprattutto quella dell’anima
stravolge, spaventa, disorienta e, per
lo più, non è compresa. Sembra
impossibile, ma concordo assolutamente con lei, quando dice di come,
pur raccontando una morte, si può
parlare ed esprimere un punto pieno
di vita. Soprattutto poi, quando si
parla della perdite di una madre. Qui
sicuramente (fazioni) opinioni potranno dividersi, ma rimane certa che la
figura materna ha un ruolo determinante nella vita di ogni individuo nel bene e nel male, con
tutte le sue sicurezze ed insicurezze.
Qualsiasi cosa si possa pensare non si è mai pronti a lasciare o ad essere lasciati dai propri genitori e, soprattutto, dalla
propria madre.
Ermelinda Benedetti
L’ho pensata de notte, ‘sta poesia,
quann’er buio, te sembra, spazza’ via
tutte le cattiverie, su ‘sta tera
e la vita m’appare…meno nera.
Qui, caro Cicci, tutto come prima,
se parla de politica…de clima…
se chiacchiera de squadre e de palloni:
la solita rottura de coijoni.
M’erano accanto, l’antro giorno, ‘n chiesa,
tutti l’amici, co’ la faccia appesa
e appena che se semo rincontrati
me parevano tutti più ‘nvecchiati.
Hai notato ‘n’amico quante vale
Da quanta gente c’era ar funerale
E s’hai contato tutti con un dito
L’hai visto che nessuno t’ha tradito.
Chi ce l’avrebbe detto, amico mio,
de venìtte a trova’ davanti a Dio!
S’è spento, er tuo vivere tereno,
quanno tutto parèa così sereno.
M’hai fatto proprio tanta tenerezza
E m’è rimasta dentro l’amarezza
De ‘na vita distrutta sur più bello
Da pochi, infami, corpi de martello.
Ma ‘n giorno, a senti’ la religgione,
e nun credo se tratti d’illisione,
noi, tutti quanti, se rincontreremo.
Allora, arivederci: se vedemo.
La clessidra della vita di Rita Levi
Montalcini - Giuseppina Tripoli con
Rita Levi Montalcini. La sua vita ha percorso la storia del XX secolo e l’inizio del
terzo millennio, ma si può dire cha la storia
ha segnato il suo cammino. Questo libro si
prefigge lo scopo di avvicinare il lettore ad
un personaggio, che a cavallo di due secoli, ha percorso un itinerario di vita emblematico: premio Nobel per la medicina,
senatrice a vita e promotrice di tante iniziative solidali di respiro internazionali.
L’autrice, accanto a Rita Levi Montalcini da
circa quarant’anni, ha voluto ricostruire per temi il pensiero e il
senso della vita della grande scienziata, riportando particolari inediti della sua esistenza e componendo come in un mosaico le opinioni più chiare sulle questioni a lei più care: il rapporto fra ricerca ed
etica, il confronto con i giovani, il peso dell’intuizione nell’arte come
nella scienza, e le grandi speranze per il futuro del mondo.
Potrete trovare tantissimi libri per adulti, bambini e ragazzi, presso la nostra libreria. Il 30 Aprile la nostra attività ha festeggiato i suoi 29 anni, grazie alla nostra tenacia e alla vostra fedeltà. Per tutto il mese di Maggio per festeggiare con voi l’evento, praticheremo lo sconto del 15% su tutto il reparto libreria. Poter avere una libreria in un piccolo paese è una grande ricchezza personale da non sottovalutare.
Campo de’ fiori
31
“Il Fumetto”
LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA
DEARS
delle PEACH-PIT – edito da Flashbook Edizioni – 8 volumi, conclusa
Divertente e fantastico.
Le quattro autrici pescano a piene mani da un
altro manga: Chobits
(vedi Campo de’ fiori n.
44). La somiglianza col
fumetto delle CLAMP è
evidente, ma con qualche accorgimento le
di
Daniele Vessella PEACH-PIT riescono a
costruire
un’opera
abbastanza originale. La trama è, infatti,
permeata da siparietti comici, da fantascienza e da alieni, i DearS… appunto. Una
di questi, Ren, finisce nella casa di Takeya,
protagonista della serie. I DearS, dopo
aver subito un guasto alla propria astronave, atterrano sulla Terra. Lì trovano un’accoglienza calorosissima e scoprono che la
schiavitù è abbandonata da tempo. Per
questo, nascondono la loro natura di
schiavi che li obbliga a esaudire ogni desiderio dei loro padroni per integrarsi con la
popolazione che li ospita, lasciando ampio
spazio allo scambio culturale nelle varie
scuole. Ma l’indole di questi alieni è troppo
forte e ogni DearS si legherà profondamente ad una particolare persona, che
diventerà il suo “Padrone”. Dal momento
che la felicità dei DearS deriva totalmente
dal compiacere ogni desiderio del proprio
padrone, una volta integrati si mettono
alla ricerca di una persona da servire. Solo
la prosperosa Ren si ostina da subito a
voler essere la schiava di Takeya. Questo
perché l’aliena è difettosa e il protagonista
della storia cercherà in tutti i modi di farle
cambiare questo atteggiamento, facendola diventare una “persona normale”. Ci
riuscirà? Il resto del fumetto è centrato su
questo legame e sulle conseguenze che
porterà. La trama è estremamente leggera, adatta a chi vuole staccare la spina
dalla realtà per navigare tra i flutti dell’immaginazione. I personaggi sono ben carat-
terizzati, avendo tutti una
spiccata personalità. I tasselli
disseminati durante la storia
vanno a formare un mosaico
senza buchi, anche se ci sono
dei passaggi comici un po’
forzati. La comicità è uno dei
punti di forza di questo
manga, anche grazie allo stile
che si presta molto a questo
genere. I personaggi, infatti,
sono disegnati in maniera
“pacioccosa” e spesso in
super deformed. Tale termine
si riferisce a un particolare
stile caricaturale di disegno,
legato soprattutto al mondo
dei manga e del golf. I personaggi ridisegnati in stile
“super deformed” assumono
le proporzioni e la simpatia di
un antenato: nasi enormi,
corpo rotondeggiante, e testa
che occupa un terzo dell’altezza corporea. Il manga è
costellato da situazioni che
sfiorano il piccante (tra Ren e
Takeya), ma non sfociano mai
nel volgare e, quindi, è un
fumetto che può essere letto
da tutti. Se volete passare
qualche ora di divertimento,
dimenticandovi del mondo reale, compratelo… ne vale la pena! Questo fumetto,
come altri ben fatti, ha il potere di farvi
evadere dalla realtà per finire dentro le
tavole del manga e vivere in prima persona le emozioni dei personaggi, tifare per il
vostro eroe, poiché siete parte integrante
dell’opera… non lasciatevi scappare questa
“magica” esperienza.
Lascio l’indirizzo del mio blog:
http://danielevessella.blogspot.com/
Campo de’ fiori
32
LA STORIA DEL CIMITERO DI
CIVITA CASTELLANA
di Enea Cisbani
...continua dal numero 58
L’11 Ottobre 1880, la Regia Prefettura di
Viterbo, allarmata dalle continue denuncie
sullo stato di degrado del Nuovo Cimitero
di San Lorenzo, invia degli ispettori con
l’incarico di predisporre una circostanziata
relazione sanitaria sullo stato dei luoghi:
rifiuti, erbacce e in particolare l’acqua stagnante nelle fosse mortuarie, con la produzione di miasmi, dovuti alla decomposizione organica, che si trasmettono fino al
centro abitato. I Tecnici Prefettizi propongono, allora, di costruire un nuovo impianto di drenaggio delle acque piovane, dei
loculi in muratura e di allargare il cimitero
cittadino inglobando il complesso conventuale di San Lorenzo, destinando la Chiesa
del Bernini all’Ufficio delle celebrazioni religiose e dei funerali e l’annesso convento a
sede dei servizi tecnici del cimitero e a lazzaretto date le continue e frequenti epidemie di colera che sul finire dell’800 funestano tragicamente Civita Castellana. Il 14
Ottobre 1888, la Direzione Generale del
Demanio, proprietaria del complesso conventuale di San Lorenzo - bene demaniale
pubblico pertanto invendibile e inalienabile -, su disposizione della Regia Prefettura
di Viterbo, è disposta a cedere a titolo
oneroso al Comune di Civita Castellana la
proprietà dell’intera struttura religiosa per
gli scopi stabiliti dalla relazione prefettizia,
obbligandolo nel contempo alla sua periodica manutenzione e a tenere aperta al
pubblico culto la stessa Chiesa. Una cessione particolarmente onerosa che il
Comune non è disposto a pagare date le
ristrettezze economiche delle sue finanze,
tanto da dare origine a un lungo contenzioso legale, fino all’ultimatum ministeriale
che di fatto obbliga il Consiglio Comunale
del tempo ad accettare la predetta convenzione, altrimenti l’intero complesso
sarebbe stato venduto ad una pubblica
asta. Nel frattempo in Roma, in data 10
Settembre 1882, presso il Ministero per gli
Affari Interni sezione Fondo per i Luoghi di
Culto, viene stipulato, tra Comune e Frati
Francescani del Convento, l’atto di cessione del Convento con un inventario delle
inestimabili Opere d’Arte, suppellettili e
preziosi dipinti, nonché arredi sacri presenti nella struttura.
L’atto di stipula risulta suddiviso in tre
parti: la prima comprende l’elenco dei beni
ceduti, la seconda l’atto formale di consegna e la terza il minuzioso elenco degli
oggetti sacri e non esistenti, con la determinazione del valore complessivo del bene
ceduto. L’elenco dei beni consta della
Chiesa Berniniana e del vasto complesso
sotterraneo, dell’annesso convento su due
livelli con la biblioteca, del refettorio, delle
cucine e delle celle dei frati, dei magazzini, e dell’ampia superfice utile, per il ricovero degli animali e delle derrate agricole
e dei terreni, coltivati con un ampio bosco,
per una superfice complessiva di circa 20
ettari. La terza parte comprende l’elenco
degli arredi sacri: i dipinti esistenti all’interno della Chiesa di pregevole stile barocco, il maestoso coro in legno di quercia,
tutto l’arredo interno come genuflessori,
panche e confessionali su disegno berniniano, le altre opere esistenti nella sagrestia e, infine, la ricca e vasta biblioteca.
Per quanto attiene al valore di stima dell’intero compendio, rapportato al sistema
in euro attualmente vigente il valore complessivo si aggira intorno ai cinque Milioni
di Euro. Il 28 Aprile 1884, in Roma, nella
sede del Ministero di Grazia e Giustizia in
via Arenula, alla presenza del Sindaco, del
Segretario Comunale, di alcuni Assessori,
presenti importanti Funzionari Ministeriali,
viene stipulato il definitivo atto notarile di
cessione in enfiteusi perpetua al Comune
di Civita Castellana del complesso conventuale di San Lorenzo con annessa Chiesa
per il canone annuo di £.38,40.
Completati i passaggi amministrativi, vengono avviati importanti lavori edili: restaurata la Chiesa destinata alle funzioni religiose, la nuova camera mortuaria, il deposito del carro funebre, il convento destinato a lazzaretto completo di tutte le attrezzature e realizzazione del complesso dei
loculi a pianta quadrata posto al termine
del viale dei cipressi.
Le somme stanziate per i lavori straordinari ammontano a £.7.000,00.
Nel frattempo, nel 1893, viene definitivamente soppresso il vecchio cimitero di San
Giorgio e con un solenne funzione religiosa officiata dal Vescovo, le ossa dei defunti vengono traslate nel nuovo cimitero di
San Lorenzo.
continua sul prossimo numero...
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La rubrica
33
dei perchè?
Perchè i cani hanno il naso umido?
Il naso dei cani è dotato di ghiandole sudoripare e, non appena questi si
muovono, suda. Quando dormono, invece, le narici si asciugano.
Questo vuol dire che il loro sistema di controllo della temperatura funziona
perfettamente.
La secchezza delle narici, anche in fase di movimento, non è però sempre sintomo di malessere, perchè può dipendere anche da fattori ambientali.
E’ consigliata, tuttavia, in questo caso, una visita veterinaria.
Modi di dire
Acqua in bocca
La spiegazione di questo frequentissimo modo di dire è stata data dal lessicografo Giacchi, il quale si
rifà ad un antico aneddoto molto simpatico. Una donna, piuttosto bugiarda e chiaccherona, ma anche
molto devota, pregò più volte il suo confessore di suggerirle un rimedio per tenere a freno la sua lingua e non commettere più questo tipo di peccato. Il sacerdote, allora, le diede una boccetta piena d’acqua del pozzo, raccomandasi che la tenesse sempre con sé, così, quando stava per dire qualcosa di
poco buono, doveva metteva qualche goccia dell’acqua in bocca e tenervela finchè la voglia non le
fosse passata. Lo stratagemma, tanto semplice, fu anche tanto efficace, a tal punto che la donna considerò quell’acqua miracolosa.
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34
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Le
Max
Renato Zero
Dal Piper Club ai grandi successi
Renato Fiacchini, giovane romano aspirante
cantante, frequenta il
mitico locale degli anni
’60, il Piper Club, che
sarà il suo, ma non solo
il suo, trampolino di lancio. La discoteca di Via
di
Tagliamento
19,
Sandro Anselmi
costruita inizialmente
per essere una sala cinematografica, a
causa di una negata agibilità, viene trasformato, dai suoi proprietari, l’avv.
Alberico Crocetta e Giancarlo Bornigia, in
una sala da ballo del tutto innovativa,
avanti col tempo. Sono infatti luci psichedeliche, pedane luminose e musica assordante a farla da padrone. Tutti elementi
completamente nuovi, ma destinati ad
avere un successo tale da entrare nella
vita dei giovani di allora e, ancor più, di
oggi. Le ragazze si distinguevano per le
minigonne, copiate alle giovani coetanee
londinesi, mentre i ragazzi portavano i
capelli lunghi o a caschetto, per imitare i
più amati Beatles.
Ma non solo i giovani sconosciuti romani
affollavano il locale. Esso era normalmente frequentato anche da personaggi famosi della Roma bene, attori, registi, produttori, sportivi, e per questo il Piper non era
più solamente un luogo dove ballare e
divertirsi a suon di musica assordante, ma
una sorta di “ufficio di collocamento”,
come lo ha definito lo stesso Zero in una
intervista. E’ da lì che hanno preso il via,
infatti, Loredana Bertè e la sorella maggiore Domenica, chiamata da tutti Mimì e poi
Mia Martini, la veneziana Nicoletta
Strambelli, successivamente conosciuta
con il nome di Patty Pravo, Stefania
Rotolo, una show girl stroncata giovanissima da un male incurabile, Mita Medici,
Giuliana Valci. Non disdegnavano quel
locale anche Gabriella Ferri, Romina
Power, Anita Pallenberg. Si alternavano sul
palco gruppi emergenti di quel periodo:
New Dada, Corvi, Delfini, Dino e i kings,
Rocchetti, Bad Boys, Caterina Caselli e gli
Amici, mentre si erano fatti già conoscere
i Rokes, gruppo inglese, che aveva inaugurato il locale, chiamati da Teddy Reno.
Subito dopo il successo del 45 giri Ragazzo
triste della Pravo, del ’66, edito dalla RCA,
è la volta di Renato Fiacchini che per la
stessa casa discografica romana, incide il
suo primo disco con Non basta, sai e In
mezzo ai guai, il primo composto da
Gimmy Fontana con parole di Gianni
Boncompagni, già notissimo grazie alla
sua Bandiera Gialla. Renato decide, però,
di trovare per sé un nome d’arte, sostituendo il meno convincente Fiacchetti con
Zero.
continua sul prossimo numero...
Campo de’ fiori
35
III ° RASSEGNA TEATRALE “ANCHISE MARCELLI”
ASSEGNATI I PREMI AI VINCITORI
Sabato 18 Aprile, al teatro Palarte di
Fabrica di Roma, si è svolta la cerimonia di
premiazione delle compagnie finaliste partecipanti alla 3° edizione del “Premio
Anchise Marcelli”. Il concorso nazionale di
teatro, al quale si sono iscritte 75 compagnie amatoriali da tutta Italia, ha avuto il
suo epilogo con l’assegnazione dell’ “Arco
d’Oro”, un’ opera del noto artista
Ferdinando Sciarrini. La cerimonia di premiazione, diretta da Claudio Ricci, consultore, e dal Direttore Artistico Carlo
Ciaffardini, ha visto alternarsi sul palcoscenico sia i vincitori, per ritirare la targa
ricordo, sia giovani artisti del nostro comprensorio. La scuola di danza “Honey
Dance” di Civita Castellana ha aperto le
esibizioni, seguita dal giovane cantante
Dario Guidi, per concludere con la sorprendente
“Orchestralunata”
di
Valleranno, diretta dal Maestro Maurizio
Gregori. La serata ha avuto il suo prologo
con la premiazione, alla presenza
dell’Assessore alla Pubblica Istruzione di
Fabrica Mauro, Mizzelli, e del Preside Prof.
Mariano Ghirighini, di quattro giovani studenti della Scuola Media, per alcuni componimenti sulle opere in concorso. La
da sinistra: - Sig.ra Andreina (figlia di
Anchise Marcelli al quale è intestato il premio), il direttore artistico Carlo Ciaffardini, il
Sindaco di Fabrica Giuseppe Palmeggiani, il
Sig. Franco Checchi regista ed interprete
Miglior Commedia “l’Opera da tre soldi” di
Bertholt Brecht
foto di Sara Boccabella
Da sinistra: Andreina Marcelli, il Sindaco Palmeggiani, Carlo Ciaffardini, Franco Checchi,
due attori GAD Pistoia, Vallette, President della Pro Loco Stefania Stefanucci, Claudio Ricci.
Compagnia
Partenopea
di
Canale
Monterano, pur non vincendo premi, è
stata applaudita per le nomination di
Carmine Ferrara, come miglior attore, ed
Anna Langella, come miglior attrice. La
Compagnia Partenopea di Verona, diretta
da Franco Modaudo, si è aggiudicata il
Premio Speciale della Giuria, per essere
stata, per tre anni consecutivi, la compagnia che ha registrato le maggiori presenze di pubblico. Si è aggiudicata il Premio
Gradimento del Pubblico, con una votazione di 9,28, la Compagnia Del Pierrot di
Napoli, con Taxi a due piazze, che si è
anche aggiudicata la palma del Miglior
Attore con Mario Troie. Si è classificata al
3° posto la Compagnia del Piccolo Teatro
di Terracina, diretta da Roberto Percoco,
che ha vinto inoltre il premio per la miglior
Attrice non Protagonista con Darina Rossi
in Rumori Fuori Scena. La compagnia Al
Castello di Foligno, diretta da Claudio
Pesaresi, con La Pulce nell’Orecchio, si è
aggiudicata il maggior numero di premi,
collezionando il 2° posto come miglior
commedia, il premio ad Andrea Paris,
come miglior Attore non Protagonista, ed il
premio migliore Attrice con Alessandra
Marini. Il premio per la migliore regia è
andato a Franco Checchi della Compagnia
GAD di Pistoia, che ha portato in scena
L’Opera da tre soldi di Bertholt Brecht.
Franco Checchi dalle mani del Sindaco
Giuseppe Palmegiani e da quelle della
Sig.ra Andreina Marcelli, figlia di Anchise,
al quale è intitolato il premio, ha ricevuto
l’opera “L’Arco d’Oro”, premio alla migliore
commedia di questa 3° edizione della rassegna fabrichese. Erano presenti alla serata la Sig.ra Gianna Scoponi, in rappresentanza della FITA Lazio e la Presidente della
UILT regionale, Sig.ra Stefania Zuccari. Il
Sindaco Palmegiani ha voluto sottolineare
i meriti degli organizzatori della manifestazione, ossia la Presidente della Pro Loco
Stefania Stefanucci e del Direttore Artistico
Carlo Ciaffardini, che sono stati capaci in
questi tre anni di portare il Premio Marcelli
ad un elevato livello qualitativo, in grado
di affermarsi come punto di eccellenza
teatrale per il pubblico della Tuscia. Al termine dei dovuti ringraziamenti ai ristoranti Circolo Roma, l’Acquaforte e Chiaro di
Luna, che offrono il pranzo alle compagnie. La cena di Gala all’Hotel Aldero, che
le ospita gratuitamente durante l’anno, ha
concluso, in un clima festoso e conviviale
la riuscitissima rassegna dell’anno 2009.
di Riccardo Consoli
Correvano gli anni ‘20 del secolo scorso,
l’economia americana andava al massimo
tanto che il 4 dicembre del 1928 il
Presidente Calvin Coolidge, nel suo messaggio sullo Stato dell’Unione, poteva
affermare:
“ ... mai un Congresso degli Stati Uniti si è
trovato di fronte ad una prospettiva più
gradita, ... possiamo considerare il presente con soddisfazione, il futuro con grande
ottimismo ... ”
Proprio in quegli anni Walt Disney, al
Colony Theatre di New York presenta il
suo primo cartone animato con protagonista “Mickey Mouse” personaggio che
sarebbe diventato simbolo, come nessun
altro, del vero americano, Charlie Chaplin
realizza il film “il Circo”, Alfred Hitchoch
presenta il film “Easy Virtue”, l’Accademia
of Motion Picture Arts and Scientes inaugura il “Pemio Oscar”, George Gershwin
presenta “Un americano a Parigi”, Bertold
Brecht propone al mondo “l’Opera da due
soldi”, la produzione automobilistica raggiunge vette inimmaginabili, si arriva a
produrre cinque milioni di unità in un solo
anno e il Paese offre la sensazione esteriore di un assoluto benessere e l’atmosfera non sarebbe potuta essere più euforica.
Accade però che per una concomitante
serie di motivi che, naturalmente, non
ricordiamo in questa sede, sopraggiunge
inaspettatamente quel drammatico giovedì
nero di Walt Street, quel 29 ottobre 1929,
che dà inizio a quella che sarebbe stata
definita The Great Depression - la grande
depressione al punto che, negli anni che
seguirono, il problema divenne uno ed uno
solo ossia, risalire il più rapidamente possibile la china in cui si era precipitati dopo
la rovinosa caduta dell’economia americana.
In tale contesto, persino le poche organizzazioni comuniste dei lavoratori, confluirono nelle fila delle cosiddetto American
Federation of Labor, allo scopo di sostenere e fornire, assieme ai lavoratori da questa organizzati, l’elezione a Presidente di
Franklin Delano Roosvelt, l’uomo del New
Deal che avrebbe restituito grinta e ottimismo ad una società che aveva voglia di
rimboccarsi le maniche e guardare al futuro e che si era presentato all’elettorato
con queste parole:
“ ... questa non è una chiamata politica,
questa è una chiamata alle armi, datemi il
vostro aiuto per vincere questa crociata
Benjamin David Goodman
che restituisca l’America al suo popolo ... ”
La trionfale elezione avviene l’8 novembre
1932 e, con questa, anche in virtù della
situazione generale, appare ormai indilazionabile procedere all’abrogazione di quel
famigerato 18° Emendamento alla
Costituzione che, nel gennaio 1920, ad
altro non era servito se non ad alimentare
in misura straordinaria la delinquenza
organizzata, ossia, quella che era divenuta
una delle potenze più determinanti per il
Paese.
Avviene così che, il 16 febbraio 1932, soltanto pochi mesi dopo l’elezione del
Presidente Roosvelt, il Senato Americano
approva il 21° Emendamento alla
Costituzione con il quale viene restituito
agli americani quel sorso di wisky che, per
tredici anni, pur non essendo venuto realmente a mancare, si era dovuto ricercare
nella clandestinità ingrossando, in tal
modo, i conti bancari della delinquenza
organizzata che, sopratutto su tale commercio, aveva costruito il suo impero.
Naturalmente dovettero passare alcuni
anni però, a costo di non pochi sacrifici e
con il rilancio dell’iniziativa privata, le
paure provocate dal giovedì nero di Walt
Street, un po’ per volta, svanivano; il
Presidente Roosvelt stava mantenendo le
promesse fatte durante la campagna elettorale ossia, quella di garantire, entro
breve tempo, una moneta solida da difen-
dere a tutti i costi; l’economia nazionale,
seppure a fatica, stava dimostrando che i
presupposti esistevano e che si stava finalmente imboccando la strada della ripresa,
le cose stavano andando a posto.
Anche nel mondo del Jazz, al quale noi
siamo interessati, le reazioni positive non
mancarono, questo mondo non era di
certo sparito in quei tristi anni, anche se
molti musicisti si erano visti costretti a trovare altri lavori a causa della pochezza
degli ingaggi dovuta alla situazione generale del Paese; in un modo o nell’altro,
riuscirono a vivacchiare in attesa che qualcosa di nuovo accadesse e qualcosa di
nuovo accadde veramente.
In linea e in armonia con il clima euforico
che andava via via delineandosi, il Jazz
espresse un nuovo corso che poggiò le sue
basi su quella evasione che affannosamente il popolo americano ricercava; il
simbolo della grande svolta che avrebbe
caratterizzato la nuova situazione storica
del Jazz e della società, venne rappresentato da un bianco e occhialuto clarinettista
proveniente da Chicago che aveva adattato il linguaggio musicale dei neri del Delta,
il suo nome è Benjamin David Goodman.
continua sul prossimo numero...
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37
Cos’ è un HUB
nel trasporto aereo
dell’aviazione civile?
In questi ultimi
mesi si è fatto un
gran parlare, sui
mezzi di comunicazione di massa,
delle problematiche
relative alla ubicazione di un altro
Hub aereo presso
di Arnaldo Ricci
l’aeroporto
di
Malpensa. Io personalmente sono contrario alla realizzazione di un altro Hub, oltre
quello già esistente a Fiumicino. La scelta
spetta comunque alle autorità preposte e
l’argomento non è oggetto di questo articolo; mentre lo è la spiegazione tecnica di
cosa sia un Hub aereo.
Innanzitutto vediamo cosa significa letteralmente Hub in generale. E’ un vocabolo
inglese che, tradotto letteralmente in
Italiano, corrisponde alla parola mozzo.
Tutti conosciamo il mozzo delle ruote di
bicicletta, dove sono attestati i razzi che
partono ed arrivano dalla e sulla circonferenza del cerchione; ebbene, in analogia a
questa semplice realizzazione meccanica,
lo stesso concetto e la stessa parola,
(Hub) è stata utilizzata nelle reti di telecomunicazioni, in quelle informatiche, nonché in quelle del trasporto stradale, ferroviario ed aereo. Detto questo, si capisce
che possono esistere Hub telefonici dove
arrivano e ripartono le linee; Hub informatici dove arrivano e ripartono collegamenti
fra computer; Hub stradali, dove arrivano
e ripartono numerose strade (per esempio
il GRA di Roma); Hub ferroviari dove arrivano e ripartono numerose linee ferroviarie (stazione Termini di Roma) ed infine
Hub aerei, dove arrivano e ripartono
numerosi collegamenti aerei (Fiumicino).
Se vogliamo tradurre, non letteralmente in
Italiano, il concetto di Hub relativo al trasporto aereo, la frase a mio avviso, più
appropriata è: nodo di scambio fra
linee aeree. Come al solito, è più immediato e più veloce il vocabolo inglese,
anche se, sempre a mio avviso, la nostra
lingua è più precisa e descrittiva.
Alla luce di quanto affermato, si capisce
che il concetto di Hub aereo
non è riferito ad un aeroporto, ma all’utilizzo dello stesso
da parte di una determinata
compagnia aerea. Per esempio, fino a questo momento
l’Alitalia
ha
utilizzato
Fiumicino come Hub per le
proprie linee aeree; un’altra
compagnia potrebbe utilizzare lo stesso aeroporto ma
non come suo Hub. In genere le compagnie di bandiera ubicano il proprio Hub
nell’aeroporto principale del proprio Stato,
normalmente nei pressi della capitale;
qualche volta, però, la conformazione del
territorio obbliga la scelta in altre città; per
esempio la compagnia di bandiera tedesca
Lufthansa ha il proprio Hub a Colonia e
non a Berlino.
Ma, perché per una compagnia del trasporto aereo, si ha la necessità di accentrare i collegamenti in un determinato
aeroporto e non istituire voli diretti? La
risposta è categoricamente precisa: il
costo del volo è di gran lunga più conveniente, sia per il passeggero che per la
compagnia ed inoltre, si aumentano le frequenze dei voli per tutte le destinazioni.
Per capire meglio, faccio un esempio: se
prendiamo un piccolo aeroporto del sud
Italia, come Trapani ed immaginiamo che
un ipotetico passeggero si debba recare in
volo a Bergamo, egli non potrà avere a
disposizione un volo diretto, perché magari da Trapani a Bergamo vi sarà un flusso
di passeggeri di 100 persone al mese, per
cui la compagnia esercente il volo, dovrebbe effettuare un volo al mese, per rientrare nelle spese, compatibilmente con il
costo per il passeggero. Il povero viaggiatore di Trapani dovrebbe aspettare un
mese per recarsi a Bergamo in aereo!
Se il lettore mi permette una battuta in
dialetto: “farebbe prima co’ ‘a romanordde!”
Se invece si adotta il sistema ad Hub, si
potrebbe effettuare un volo giornaliero
verso Fiumicino, dove tutti quelli che da
Trapani si recano in varie destinazioni
nazionali o anche internazionali, utilizzano
lo stesso aereo; magari le persone che
vanno verso tutte le destinazioni e che
partono da Trapani giornalmente sono più
numerose! Il nostro ipotetico passeggero
di Trapani, arrivato a Fiumicino, trova
magari 4 voli giornalieri per Bergamo, perché a Fiumicino transitano anche i passeggeri per Bergamo, provenienti da vari
aeroporti del sud Italia nonché da aeroporti esteri. La convenienza per il passeggero in questione, è quella di pagare molto
meno il volo e di averlo con maggiore frequenza. Per la compagnia invece, la convenienza è quella di offrire un servizio più
efficiente, con un notevole risparmio grazie all’accentramento delle maestranze,
delle apparecchiature nonché delle strutture edili, necessarie per le operazioni di
manutenzione sugli aeromobili, previste
dall’ICAO (vedere nota 1) obbligatoriamente.
Ritengo che quanto detto sia abbastanza
per capire cosa sia un HUB di linee Aeree.
Nota 1
L’ICAO è l’ente internazionale sotto la direzione
dell’ONU che emana le regole alle quali debbono sottostare tutte le autorità aeronautiche
mondiali sia civili che militari. L’acronimo ICAO
sta per: International Civil Aeronautical
Organization. In poche parole l’ICAO regola le
operazioni di volo di un aeromobile a prescindere dalla compagnia esercente. L’esercizio del
trasporto aereo da parte delle compagnie
(movimento passeggeri e bagagli, agenzie di
viaggio, sale di attesa negli aeroporti, biglietti,
etc…etc..) viene invece regolato da un altro
ente internazionale, il cui acronimo è IATA
(International Air Transport Association).
38
Campo de’ fiori
16 Maggio 2009
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI
ORGANO E STRUMENTI ANTICHI
Quest'anno il Festival non si svolgerà nel consueto periodo di Agosto e Settembre, ma
occuperà un periodo molto più ampio che va dal 18 Aprile sino al 27 Dicembre. L'altra
novità è che il Festival, per alcuni concerti, esce da Orte per recarsi in luoghi prestigiosi
come Viterbo, Roma, Civitavecchia, Terni, Perugia, ecc. Ed è quindi con molto piacere
che diamo informazione sul programma della prima parte:
SABATO 18 APRILE, ORE 19.15 - ORTE - CHIESA DI SAN FRANCESCO: L'ancia
e l'arco - Andrea Mion, oboe - Paolo Zuccheri, violone e viola da gamba - Enrico
Mazzoni, clavicembalo
SABATO 9 MAGGIO, ORE 19.15 - ORTE - CHIESA DI SAN FRANCESCO: Tra
Roma e Parigi - Laura Pontecorvo, traversiere - Salvatore Carchiolo, clavicembalo
SABATO 16 MAGGIO, ORE 17.00 - ORTE - BASILICA CATTEDRALE DI SANTA
MARIA ASSUNTA: L'organo barocco in Italia - Adriano Falcioni, organo
DOMENICA 17 MAGGIO, ORE 18.30 - ORTE - PIAZZA DELLA LIBERTA':
Concerto per i Santi Martiri - Banda Musicale Città di Orte - Armando Fiabane, direttore
SABATO 30 MAGGIO, ORE 18.30 - ORTE - CHIESA DI SAN FRANCESCO:
Concerto Romantico - Yvonne Timoianu, violoncello - Christoph Cornaro, pianoforte
SABATO 20 GIUGNO, ORE 17.30 - VITERBO - CHIESA DI SANTA MARIA
DELLA VERITA': Musiche virtuosistiche del XX secolo - Adriano Falcioni, organo
SABATO 27 GIUGNO, ORE 19.15 - ORTE - CHIESA DI SAN FRANCESCO: Un
solo cammino-Evangelina Mascardi, chitarra barocca-Lincoln Almada,arpa e percussione
SABATO 11 LUGLIO, ORE 19.15 - ORTE - BASILICA CATTEDRALE DI SANTA
MARIA ASSUNTA: L'organo barocco in Italia e Germania - Johannes Skudlik, organo
Per informazioni: ASSOCIAZONE CULTURALE INCONTRI MEDITERRANEI - PALAZZO
ARCHI - VIA PRINCIPE UMBERTO, 16 - ORTE (VT) - 0761.402893 - 333.2214656 www.cittadiorte.it
2° Festa del
bambino
PROGRAMMA
ore 15:00
ritrovo al parco 1° Maggio
(boschetto)
ore 15:30
tiro alla fune - ruba bandiera
scuola danza
gioco della pignatta
ore 17:30
esibizione punto avanzato
di primo soccorso
ambulanza
(all’esterno)
ore 18:30
gara di corsa campestre
I° Memorial
Antonio Baccanari
e Federico Casciani
mt 800, mt 1000
iscizioni sul posto
ore 19:30
panino con salsiccia e bibite
gratis per i bambini
musica latino americano
top dance con
Dj De Rinaldis
con i giochi di una volta
più siamo
meglio stiamo
Organizzata da:
Brigata Civita
Centro sociale anziani
Croce Rossa Italiana
Campo de’ fiori
39
SCOMESSO UN MILIONE SUL CROLLO
DELL’ANTICO TORRIONE DI BORGHETTO.
La singolare “puntata” di due proprietari di Civita Castellana –
Nessuno si occupa di salvare le pericolanti vestigia dello storico fortilizio, che sorgono sulla Flaminia.
CIVITA CASTELLANA – Al 63° chilometro della Via Flaminia sopra un
poggio pittoresco, a cavaliere tra i ripidi burroni, affacciati sulle sponde del
Tevere, che si snoda lungo la valle Sabina, sorgono i ruderi del poderoso
fortilizio, chiamato “Borghetto”, frazione di Civita Castellana. Le piazzole
di questo storico pilone sono basate su tratti di ghiaia che sgretolano continuamente, ingombrando di frane il nodo stradale, che dalla Falminia devia
su Orte, minato dalle scosse dei direttissimi Roma – Firenze, che martellano il cavalcavia di sotto al traforo tra il centro abitato ed il bastione borghettano. Quanta rovina in un breve tratto! Anche i numerosi corvi, padroni secolari, terrorizzati, hanno sgomberato le sue vette, ed il gestore del distributore di benzina, il più prossimo al pericolo, pende dalla
spada di Damocle, e sotto l’alternativa di una scommessa (c’è in ballo un milione) dei due proprietari limitrofi che ne
hanno profetato il crollo in due tempi contrastanti: per il primo il crollo dovrebbe avvenire nel periodo delle prime piogge autunnali, per l’altro, dovrebbe accadere alle prime piogge d’aprile, il tempo sarà arbitro. Purtoppo soltanto dopo
l’accaduto “la casa è piena di consiglio”. Allora correranno i “pompieri”, allora correrà il Sindaco ed abolirà ivi la tradizionale fiera e la consueta festa della “Poggiata”; correranno le autorità sovrintendenti alle antichità e redigeranno un
lungo verbale nel quale si potrà ricordare, tra l’altro, che Borghetto, bellissima terrazza sul Tevere, fu un tempo necropoli degli Etruschi, luogo di convegno e di imbarco delle Sabine, prima del famoso ratto; castello dei Consoli romani
per le guarnigioni degli esploratori, addetti alla sorveglianza della Via Flaminia e dei ponti; dei cavalli per la più rapida diffusione degli editti imperiali, fortificazione per lo svernamento delle legioni laziali, diroccata dai barbari e ricostruita, col concetto della fortezza medievale, dagli Orsini, quale rocca inespugnabile per le lotte di predominio della
zona; porto Pontificio sul Tevere, dove veniva smistato ed imbarcato il legname di costruzione, tagliato dalle selve
Cimine, occorrente all’edilizia dell’Urbe, ecc... Inoltre si potrà concludere che il famoso fortilizio di Borghetto, che ha
resistito alla furia delle orde barbariche, è crollato inevitabilmente per l’incuria della nostra civiltà, mentre gente profana, con un impressionante cinismo, ignara delle avite grandezze, osa scommettere su quei ruderi che costituiscono
tutt’ora dei superbi monumenti.
M. Ceccarelli Celestino
Tratto dal Giornale d’Italia del 9.9.1958 e pubblicato sul Numero Unico per le Feste Patronali di Civita Castellana del 1958.
Nel cuore
A Loriana
L’11 Luglio 2005,
m’è rimasta l’amarezza,
de’ na vita distrutta sur più bello,
da pochi, infami, corpi de martello.
Ma ‘n giorno, a sentì la Religgione,
noi, tutti quanti, se rincontreremo,
allora, Lorià … arrivederci.
Se vedemo.
Mario
40
Campo de’ fiori
L’arte della ceramica a Civita
IL territorio di Civita Castellana è costituito da tufo litoide, puzzolana e lave prodotte dai vulcani spenti dei monti Sabatini e
Cimini. E’, inoltre, ricco di argille plastiche
grigie e gialle, ossido di ferro e caolino
puro, paste adattissime per la ceramica.
La storia dell’arte della ceramica a Civita
è molto antica ne abbiamo le prove con
reperti archeologi del popolo falisco, per
arrivare allo statuto comunale del 1556, in
cui si rileva che fin dal XVI esisteva in città
la “Corporazione dei Vascellari” a cui erano
associati coloro che lavoravano l’argilla per
utensili. Costoro nella processione che si
teneva durante le feste patronali occupavano il terzo posto nei mestieri che sfilavano, ciò significa che erano numerosi ed
importanti. Nel XVII e XVIII secolo con la
scoperta delle vernici piombifere boraciche e degli smalti stanniferi, sempre utilizzando le materie prime locali sorgevano
le prime manifatture di terraglie con piu’ o
meno successo. Furono iniziate da
Buonaccorsi ,passarono poi a Consalvo
Adorni,a Giuseppe Valadier,a Francesco e
Giuseppe Antonino Mizzelli che il 7 marzo
1792 ottenevano da Papa Pio VI di poter
scavare
l’argilla
nei
territori
di
Civita,Sutri,Ponzano e S;Oreste.La fabbrica sorgeva su un terreno della famiglia
Buonaccorsi nei pressi del fiume Treia. Fu
verso la fine del 1700 che l’arte della ceramica incrementò e raggiunse la perfezione con Giovanni Trevisan, detto il
Volpato,che ottenne dalla Camera
Apostolica il permesso di poter scavare
argille plastiche su una superfica di 18 KM
dal monte Soratte e riusci soltanto con le
terre locali a fare dei lavori di pregio, infatti durante l’esposizione di manufatti a
Roma fu premiato da Napoleone I con
medaglia d’argento. Anche Francesco
Coramusi, ceramista civitonico, nel 1806
ebbe la concessione di poter estrarre l’argilla, e fu premiato in Campidoglio il 26
agosto 1810, con medaglia d’argento e
diploma onorifico per le sue maioliche. Il
Coramusi prese anche in affitto la fabbrica
del Mizzelli per 18 anni pagando annualmente 15 scudi alla famiglia Buonaccorsi e
altri 15 alla Camera Apostolica. Intanto in
Inghilterra veniva inventato da Giuseppe
Bramh il water.closed, il cesso ad acqua
ovvero il cesso inodore ,che farà diventare
dopo alcuni anni, insieme all’industria delle
piastrelle e stoviglie, Civita Castellana
centro
molto
importante nell’industria della ceramica. Nel 1803 il
Volpato morì e fu
sostituito dal figlio
Giuseppe che nel
1826 ottenne da
papa Leone XII la
concessione di continuare a scavare. La
fabbrica passò poi da Giuseppe al nipote
Angelo,poi al figlio Mariano che nel 1850 la
cedette al bolognese Tommaso Roversi
che continuò egregiamente l’opera. Al
Roversi succedette Giacomo Ruvinetti che
con Laurenti e i fratelli Profili costituirono
la ditta di stoviglierie Ruvinetti & C,fondata nel 1890, la quale decise di abbandonare le materie locali per la terra di Vicenza.
La produzione migliorò,ma i costi non ressero la concorrenza delle altre fabbriche
locali e nazionali ed estere, e ne decretò il
fallimento. Contemporaneamente alla fabbrica Ruvinetti cessavano anche il
Coramusi, il Brunelli, i fratelli Cassieri stoviglierie ed artistica fondata nel 1839. La
società Conti & C impiantava una fabbrica
nella località Montarozzo che falliva e rinasceva nell’ex convento dei Cappuccini. Nel
1881 nasceva la “Fabbriche riunite per la
ceramica” di Casimiro Marcantoni associato ad Alceo Conti, la fabbrica disponeva di
vasti locali, aveva in attività cinque grandi
fornaci e una produzione di circa 200.000
pezzi di stoviglie mensili. I piatti venivano
venduti aL.1,05 la dozzina e 0,77 per i
bianchi. Altra ditta importante fu quella di
Filippo Berardi & C ,incominciò a lavorare
il 20 Dicembre 1907, erano in funzione due
forni,faceva dieci cotture al mese producendo circa 91.000 pezzi assortiti, tutta la
merce era acquistata dalla ditta Fedele
Rodriguez di Roma e dava da vivere a circa
cinquanta famiglie. La ditta Alfredo
Brunelli produceva stoviglie impiegando
molti operai che lavoravano a cottimo,
aveva tre forni e produceva annualmente
circa un milione di pezzi assortiti. La ceramica Percossi G.R.&c, fondata nel 1900
produceva piastrelle e realizzò per conto
del famoso artista Basilio Cascella i pannelli murali che decorano il porticato delle
terme di Montecatini, cessava l’attività nel
1930. C’erano poi le fabbriche di ceramiche artistiche di Agostino Colonelli, i fratelli Crestoni, 1900-1931, la ceramica
FaliscaArs 1900-1920, la ceramica Coletta
Ugo & C 1900.1960 che produceva stoviglie ed articoli sanitari. Le piu’ importanti
per la produzione di cessi inodori uso
inglese lavabi e tazze ,vasche erano la
Vincenti e Basili,nata nel 1900, e nel 1911
Serafino Vincenti vinceva tre medaglie
d’oro alla prima mostra romana della
ceramica,nel 1927 insieme con il fratello
rilevava la SAFAC nata nel 1924 e fondava la Serafino Vincenti &C. che cessava la
sua attività nel 1997.
Nasceva poi la”
Cooperativa Operai Ceramisti”diretta da
Casimiro Marcantoni costituita da una
gruppo di operai licenziati dalla Vincenti
che continuerà la sua attività sino agli
anni sessanta. Il Marcantoni produceva
annualmente 12.000 cessi al prezzo di L.6
caduno,2,400 lavabi a L.9,76.800 tazze
(ogni cento)a L.10 e 240.000 piatti(ogni
cento) a L.9 Gli operai lavoravano a cottimo e guadagnavano circa L.2,50 al giorno.
il costo maggiore veniva dalla legna per le
fornaci che era di L.170 per la cottura tra
biscotto e finito poichè la fornace impiegava circa 36 ore. Il prodotto era apparentemente bello,ma la fragilità delle paste e
la grinatura delle vernici faceva si che
fosse di poca durata. I prodotti venivano
consegnati alla stazione di Civita e tra carico,scarico e imballaggio costavano circa
L.60 a vagone.Infine nel 1911 Alessandro
Sbordoni fondava una ceramica che oltre
aagli articoli sanitari produceva anche piastrelle e oggettii artistici. Nascevano tre
stabilimenti, due a Civita, uno a
Stimigliano Scalo, ma cessava l’attività nel
1968. Ringrazio la Biblioteca Comunale, un
piccolo gioiello della nostra comunità, e
precisamente le persone di Alfredo,
Marianna e Mauro che con la loro gentilezza, disponibilità e pazienza mi aiutano
nelle mie ricerche.
Francesca Pelinga
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Campo de’ fiori
41
L’ANGOLO DELL’AVVOCATO
20 FEBBRAIO 2009: NASCE LO STALKING
Con il decreto legge
del 20 febbraio scorso, recante “Misure
urgenti in materia di
sicurezza pubblica, di
contrasto alla violenza sessuale e in tema
di atti persecutori”,
trova spazio per la
prima volta la normadella Dott.ssa
tiva sullo “stalking”.
Ilaria Becchetti
Di questa fattispecie
penale si fa un gran
parlare da tempo, senza che mai nessun
governo, però, sia riuscito a coniugare in
legge le tante parole e i buoni propositi
tesi a combattere questo fenomeno, purtroppo molto diffuso. Merita ricordare, in
proposito, l’impegno del Ministro per le
Pari Opportunità Carfagna che ha proposto, assieme al Ministro della Giustizia
Alfano, il disegno di legge dal titolo“Misure
contro gli atti persecutori”, approvato dal
Consiglio dei Ministri il 18.06.2008, nonché
il protocollo d’intesa del 16.01.2009 tra lo
stesso Ministro Carfagna e il Ministro della
Difesa La Russa, alla presenza del
Comandante Generale dell’Arma dei
Carabinieri, Gianfrancesco Siazzu, finalizzato a rendere più efficace il contrasto al
fenomeno dello stalking.
Il disegno di legge non è stato convertito
in legge ma il suo contenuto è stato oggi
fedelmente riprodotto nel Capo II del
decreto sulla violenza sessuale, intitolato
proprio “Disposizioni in materia di atti persecutori”. Nasce, così, una normativa specifica, diretta a punire quelle odiose pratiche minacciose, vessatorie e persecutorie,
che da oggi finalmente assurgono a reato,
come già in Canada, Australia, Stati Uniti e
in molti paesi europei. Prima del decreto
del 20 febbraio, in base agli elementi
descritti e raccolti dalla vittima, le Forze di
polizia potevano ricondurre la condotta
dello stalking, in assenza di una disciplina
specifica, a singoli reati come minacce,
ingiurie, molestie, lesioni o violenza privata e trasmettere all’Autorità Giudiziaria la
denuncia-querela.
Il decreto anti-stupro ha invece introdotto
questa nuova fattispecie criminosa nel
Codice Penale, all’art. Art. 612-bis che, al
primo comma, così recita: “Salvo che il
fatto costituisca più grave reato, è punito
con la reclusione da sei mesi a quattro
anni chiunque, con condotte reiterate,
minaccia o molesta taluno in modo da
cagionare un perdurante e grave stato di
ansia o di paura ovvero da ingenerare un
fondato timore per l’incolumità propria o di
un prossimo congiunto o di persona al
medesimo legata da relazione affettiva
ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”. Sono poi
previste delle aggravanti. La pena aumenta se a “molestare” è il coniuge, anche se
separato o divorziato, o il convivente o il
fidanzato (anche ex). Previste aggravanti
anche se la vittima è un minore o un disabile o una donna in stato di gravidanza e
se gli atti persecutori sono stati commessi
usando armi, o da “persona travisata”.
Il delitto è punito sempre a querela di
parte. Ma si può procedere d’ufficio se il
reato è commesso nei confronti di un
minore o di un disabile e anche quando il
molestatore era già stato ammonito dal
magistrato. A quest’ultimo proposito merita infatti sottolineare come il decreto
preveda la possibilità per la vittima di
“esporre i fatti all’autorità di pubblica sicu-
rezza, avanzando richiesta al questore di
ammonimento nei confronti dell’autore
della condotta”. A ciò segue, ove il questore ritenga fondata l’istanza, un’ammonizione orale per il soggetto nei cui confronti e’
stato richiesto il provvedimento, che viene
così invitato a tenere una condotta conforme alla legge. La pena è aumentata se il
reato viene commesso da chi è già stato
ammonito.
NUMERI UTILI
L’art. 12 del decreto del 20 febbraio
2009, con il codificare questa nuova
figura di reato, prevede altresì l’istituzione di un numero verde nazionale a
favore delle vittime dello stalking, attivo ventiquattro ore su ventiquattro,
con la finalità di fornire un servizio di
prima assistenza psicologica e giuridica
da parte di personale dotato delle adeguate competenze. A tal fine è stata
autorizzata la spesa annua di un milione di euro a decorrere dall’anno 2009.
È già attivo da tempo, invece, il numero 1522 che è un servizio di accoglienza telefonica, con assoluta garanzia dell’anonimato, attivo 24 ore su 24
per 365 giorni l’anno, multilingue ed
accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa
che da rete mobile. Questo servizio fornisce una prima risposta ai bisogni
delle donne vittime di violenza, indirizzandole verso le strutture pubbliche e
private, fornendo loro un sostegno psicologico e giuridico ed offrendo informazioni utili ed un orientamento ai servizi presenti nel territorio.
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Campo de’ fiori
42
L’angolo del Bon Ton
Il caffè
Se serviremo il caffè
direttamente in tavola
(anche se il galateo
suggerisce di “accomodarsi in salotto”), useremo una elegante
caraffa termica contenente dell’ottimo caffè
preparato proprio poco
di Letizia Chilelli
prima dell’arrivo degli
ospiti. Si può preparare il caffè anche
durante il pranzo, in questo caso la tradizionale caffèttiera verrò portata in tavola
su di un bel vassoio. Il caffè va servito caldissimo, possibilmente in tazzine riscaldate in acqua bollente che disporremo su di
un vassoio insieme alla zuccheriera.
Daremo al momento una nota di eleganza
ma anche di “gusto” se verranno presentate, sempre sul vassoio, tre ciotoline di
porcellana che conterranno zucchero di
diversa qualità: bianco semolato, scuro di
canna e a scagliette già aromatizzate al
caffè. Il caffè non va mai servito già pronto nelle tazzine, sarà la padrona di casa a
riempirle man mano porgendole ai vari
ospiti, i quali poi si serviranno della quantità di zucchero che desiderano.
LA LEGGENDA DEL CAFFE’
Secondo una antica leggenda, la pianta
del caffè fu “scoperta” da un gruppo di
capre sopra un altopiano dell’Etiopia che,
attratte dal colore delle bacche, “mangiarono” per la prima volta i frutti di uno strano e colorato cespuglio. Il pastore che
accudiva le capre, notò che dopo aver
mangiato quelle strane bacche, gli animali
erano come eccitati, raccolse questi frutti
e li portò presso un vicino monastero. I
religiosi fecero bollire quegli strani semi e
bevvero l’infusione, toccando essi stessi
con mano l’effetto stimolante della bevanda. Da allora usarono questo infuso per le
loro notti di preghiera che diventarono così
più lunghe.
IL CAFFE’ E GLI ARTISTI
Nei secoli scorsi gli artisti nei “Caffè” tro-
varono fonte di ispirazione per raccontare la realtà che li circondava o anche per
descriverci i loro stati
d’animo.
Grazie ai “Caffè” e
agli artisti che li frequentavano ci sono
potute così arrivare
testimonianze
del
succedersi del tempo
e le immagini dei vari
momenti storici.
UN AMORE TUTTO
ITALIANO
In Italia nel 1683
viene inaugurata la
prima bottega del caffè in Piazza San
Marco a Venezia, e di lì in avanti l’abitudine di sorseggiarlo seduti ai tavoli all’aperto si diffuse rapidamente e con successo.
Nel 1750, sempre a Venezia, Carlo Goldoni
ne consacra il successo dando alle stampe
“La Bottega del Caffè”, opera ispirata al
mondo che gira intorno al caffè e a chi
pratica l’arte di sorseggiare il caffè nella
“bottega”. Negli stessi anni, Pietro Verri, a
Milano, fece stampare “Il Caffè”, giornale
dal titolo “educativo” che incentivava i lettori ad adottare la “Chiarezza di Spirito”
che solo il caffè sapeva infondere a chi lo
gustava. Tra Settecento e Ottocento, nonostante il successo e nel consumo, il caffè
resta comunque un genere di lusso, che si
acquista in drogheria come prodotto coloniale e che in pochi possono permettersi di
bere nei vari locali. Ne fanno uso filosofi,
artisti, poeti e uomini politici.
Il caffè diventa la bevanda dell’età moderna e delle menti “illuminate” e tutto ciò
che ne fa parte e che viene impiegato
nella sua preparazione acquista prestigio,
tanto che anche le tavole delle nobildonne
dell’epoca si arricchiscono di corredi e
arredi all’altezza del tanto decantato infuso. All’inizio del XX secolo, proprio qui in
Italia farà la sua comparsa la prima mac-
china da caffè espresso a vapore, destinata a popolare ogni bar: era il novembre del
1901 quando l’ Ingenier Luigi Bazzera di
Milano, deposita uno strano modello di
macchina a colonna, che diventerà per
molto tempo un punto di riferimento per
tutte le altre case costruttrici di macchine
per il caffè, capace di regalare una bevanda corposa, dal gusto forte, persistente e
leggermente acido che, ancora oggi, non
ha smesso di stregare: l’ Espresso.
(Bibliografia
“La
mia
Cucina”.
“l’Encicopedia della Cucina Italiana La
Biblioteca di Repubblica”.
“Il libro completo del caffè” realizzato da
ART Servizi Editoriali S.p.A Bologna edito
da De Agostini Editore).
Campo de’ fiori
43
Sabato 16 Maggio 2009, alle ore 17.30, presso Palazzo Montalto Belei, in Via di Corte n. 8, Civita Castellana, verrà
presentato il libro di Antonio Orlando “BOOM (il tonfo) economico”.
Il ricavato della vendita del libro verrà devoluto all’Associazione A.T.A.M.O.
Seguirà un dibattito sulla situazione dell’economia civitonica: “Dalla spiegazione dell’economia alla crisi del distretto della ceramica”.
Interverranno: Antonio Orlando, autore del libro; Antonio Delli Iaconi, direttore Confindustra Viterbo; Luigi Annesi,
segretario Filcem CGIL Viterbo; Fabrizio Anzellini, Upav CNA.
Introduce Augusto Ciarrocchi, presidente Associazione Culturale “Terre del Treja”.
COMUNE DI FABRICA DI ROMA
L’ASSESORATO ALLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE
PROPONE
A PARTIRE DA DOMENICA 3 MAGGIO 2009
E PER TUTTE LE PRIME DOMENICHE DI OGNI MESE
UN MERCATINO DI
ANTIQUARIATO
ARTIGIANATO
OGGETTISTICA
PER INFORMAZIONI ED ISCRIZIONI RIVOLGERSI
ALL’UFFICIO COMMERCIALE TEL. 0761.569001
Campo de’ fiori
45
Riaperta al culto domenica 19 Aprile
La Madonna delle Piagge torna ai fedeli
Terminati i lavori di ristrutturazione del tetto, durati circa un anno
Madonna delle Piagge
Domenica 19 Aprile, un folto numero di
fedeli civitonici, a testimonianza di una
grande devozione, è accorso alla riapertura della piccola e raccolta chiesa dedicata
alla Madonna della Piagge, chiusa da circa
un anno a causa dei lavori di ristrutturazione al tetto, necessari ed improrogabili.
La festa in onore della Madonna cade,
ogni anno, la domenica successiva alla
Santa Pasqua. Una folla di persone ha
disceso la lunga fila di scale che porta alla
chiesa ed i più giovani, zaino in spalla, si
erano già preparati per la tradizionale
scampagnata nella bella valle in riva al
fiume, ma il tempo che ha fatto miracolosamente finire il rinfresco che ha seguito la
funzione, si è d’un tratto ingarbugliato, ed
un violento acquazzone ha sorpreso i ritardatari che hanno dovuto annullare la
scampagnata. Lo scorso anno la celebra-
zione eucaristica è
avvenuta fuori dall’edificio che era stato
dichiarato inagibile, a
causa della pericolosità del tetto che
rischiava di cadere
da un momento
all’altro. Viste le condizioni, infatti, circa
dieci anni fa la
Confraternita dei SS
Marciano e Giovanni,
grazie all’interessamento del Priore
Sandro Corazza e
con l’appoggio del
compianto
Mons
Giuseppe Bellamaria,
aveva preso l’impegno di riparare la
chiesa, affinché i fedeli potessero tornare
ad ascoltare la messa serenamente, senza
guardare con terrore il soffitto. I lavori,
curati dalla ditta edile di restauri e costruzioni Fidia di Fabio Vitali e Belli Rosina,
sono stati realizzati grazie al contributo
della Regione Lazio e alla generosità delle
offerte dei civitonici,
che
hanno
dimostrato
anche
così
l’amore
verso
questo
tradizionale
culto, per il
quale
molti
dicono di aver
ricevuto delle
grazie. La Santa
messa è stata
L’accesso alla Madonna delle Piagge nel 1961
officiata da don Maurizio Medici, parroco
del Duomo di Civita Castellana, e concelebrata da don Giorgio e Padre Gabriele. Al
termine della Santa Messa è stata offerta
una piccola colazione a tutti i presenti,
dalle Consorelle dell’Addolarata, che insieme ai membri della Confraternita dei SS
Marciano e Giovanni si prenderanno cura
della chiesa. Il nuovo dipinto della
Madonna delle Piagge, del tutto somigliante all’immagine del santino, è stato realizzato dal professor Carlo Bernardi, sulla
base degli accordi presi con Mons
Giuseppe Bellamaria. Il quadro originario è
stato, infatti, rubato circa quarant’anni fa e
successivamente sostituito con un’altra
immagine votiva raffigurante una
Madonna, ma che non aveva nulla a che
vedere con il dipinto originale. I lavori di
rifinitura saranno ultimati a breve, grazie
alle offerte della popolazione di Civita
Castellana. Ogni primo sabato del mese,
fino ad Ottobre, alle ore 17:00 verrà celebrata la messa, e tutti i giovedì del mese
di Maggio alle ore 16:00 ci sarà la recita
del Santo Rosario, animato dalle
Consorelle e dai Confratelli.
Campo de’ fiori
46
Giochi antichi
L’aquilone
Il gioco antichissimo degli aquiloni è tutt’ora di attualità, tanto che esso riempie molte
manifestazioni e gare organizzate nei luoghi più disparati del mondo. La magia che regala con il suo volo libero è stata celebrata anche dai sommi poeti quali, ad esempio,
Giovanni Pascoli, e cantata da un mito quale Lucio Battisti.
Ammirare i bambini che seguono con il naso all’insù il volo leggero ed i colori vivaci degli
aquiloni, che ondeggiano nel vento, riempie di tenerezza…
Gli aquiloni della nostra infanzia erano semplici e facili da realizzare. Essi erano costituiti
da due stecche di legno leggere incrociate (anche due canne sezionate a metà) ed un
foglio di carta velina sagomato a trapezio ed incollato sopra di esse (spesso la colla era
fatta con acqua e farina). Completava il tutto un lungo filo arrotolato su di un legno.
Filastrocche
Il girotondo è forse uno dei primi momenti di aggregazione e socializzazione dei bambini. Con questo gioco semplice ed innocente
imparano a cantare, prendendosi per mano, la filastrocca per eccellenza.
Giro giro tondo,
cavallo imperatondo,
casca il mondo,
casca la terra,
tutti giù per terra!
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Campo de’ fiori
47
Vita cittadina
Foto Mauro Topini
Civita Castellana - Piazza della Liberazione - 25 Aprile 2009
Deposizione delle corone presso il monumento ai caduti e
saluto delle autorità.
Viterbo - 30 aprile - 1 - 2 - 3 maggio - Quartiere
medievale San Pellgrino - San Pellegrino in fiore
Civita Castellana - Forte Sangallo - 18 Aprile
Il Dott. Massimo Giampieri e la Dott.ssa Marinella De
Lucia hanno inaugurato la Mostra “Aristocrazia a
Faleri”, con la presentazione del corredo funebre della
tomba n. 5, rinvenuta nella necropoli Valsiarosa di
Civita Castellana.
La mostra è aperta al pubblico nei giorni di sabato e
domenica, negli orari di visita del Museo.
Info: 071.513375
Campo de’ fiori
48
1969-2009
quarantenni di
Corchiano
Quando si arriva agli “-anta”, le cosiddette
cene di classe sono quasi un dovere, una
tappa obbligatoria, per ritrovarsi tutti insieme, almeno per una sera, come ai tempi
della scuola, dove si trascorreva gran parte
della giornata con i compagni di classe. Poi
si cresce ed ognuno prende la propria strada, l’università, il lavoro, la famiglia, i figli, e
c’è sempre meno tempo da dedicare agli
amici. Così, già a partire dai venti anni,
almeno di cinque anni in cinque anni, ci si
ritrova intorno ad una lunga tavolata, non
tanto per farsi una bella mangiata, quanto
più per ricordare, ridere e scherzare.
Il 30 maggio, la classe 1969 di Corchiano
festeggia il raggiungimento dei 40 anni.
Verrà celebrata una messa alle ore 18.00 in
memoria di Giuseppe Meconi, prematuramente scomparso, alla quale farà seguito la
classica cena. I “ragazzi” colgono l’occasione per rivolgere un ringraziamento particolare al maestro Sauro Pattini, alla maestra
Vivaldi, a don Domenico Anselmi, alla professoressa Censi e al professor Bonini, figure molto importanti che hanno accompagnato e segnato il loro percorso di crescita
e quello di molti altri giovani del paese.
TANTI AUGURI e 100 altri di questi giorni!
di Ermelinda Benedetti
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Da sx: 1.Angela Di Giovenale, 2.Italia Crescenzi, 3.Anna Rita Santini, 4.Tiziana Magrini,
5.Prof. Piermartini, 6.Alessandra Cecchini,7. Alessandro Manicacci, 8.Anita Montanini
9.Maria Mecarelli, 10.Sabrina Carrer,11. Piero Stentella, 12.Candido Crescenzi,
13.Francesco Pieri,14. Silvestro Fiaschetti, 15.Daniela Fordelmondo,16. Sabrina Nenci,
17.Cinzia Stefani, 18.Rocco Lutrario, 19.Antonella Nenci.
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1.Sonia Cotronè, 2.Fernando Pilera,3. Anna Rita Siviglia,4.Patrizia Cecarelli,5.Nenci
Renata,6.Luciano Pattavina,7.Maestro Pattini,8.Sabrina Monfeli,9.Roberta Silveri,10.Paola
Creta,11.Angelo Carbonari,12.Carlo Fiorentini,13.Patrizio Evangelisti,14.Rino
Sabatini,15.Giuseppe Mecon,16.Claudio Crescenzi,17.Marisa Marini,18.Anna Paola
Romoli,19.Montico Lara,20.Stella.
Campo de’ fiori
49
LA BELLEZZA NELL’ARTE DI ERALDO BIGARELLI
come espressione dell’anima, dello spirito dell’uomo e delle risorse sociali e culturali nella
sua globalità nel territorio del mondo.
Si è conclusa lo scorso 5 aprile, presso l’ex
cinema comunale di
Vignanello, la mostra
di pittura di Eraldo
Bigarelli intitolata “La
Bellezza”.
Incontriamo il maestro per porgli alcune
domande sulla sua
di Fabiana Lupi
attività artistica, sui
sentimenti che la ispirano e per conoscere meglio l’associazione
di cui è presidente.
Eraldo, che cosa rappresenta per lei
la bellezza?
Il concetto di bellezza è difficile da esprimere con un’unica definizione perché essa
è variegata: proviene da un volto, da uno
sguardo, da una mano che accarezza, dall’affettuosità di semplici gesti quotidiani,
dalla serenità emanata da un paesaggio.
In questa esposizione ho raccolto alcune
opere dell’ ultimo decennio legate dal filo
unico di manifestare la bellezza, di declinarla nelle sue mille sfaccettature, non
solo quindi quella fisica e visibile di un
corpo, ma anche e soprattutto quella spirituale, la bellezza dell’anima.
Qual è, se esiste, l’opera o le opere a
cui è maggiormente legato?
Tutte in realtà rispecchiano una parte di
me, della mia vita, ma in particolare mi
ritrovo in quelle che evidenziano l’espressione degli occhi, per ritornare al tema
dell’interiorità gli occhi come specchio dell’anima, che mostrano la bellezza vera, la
più pura ed incorruttibile.
Lei da alcuni anni è presidente dell’associazione IVNA: qual è il suo
scopo e gli obiettivi che vorrebbe
raggiungere?
L‘associazione, nata nel marzo del 2007,
promuove e tutela la cultura in ogni sua
forma e genere.
L’idea principale che ha spinto me e alcuni
artisti locali, con il sostegno dell’amministrazione comunale, a mettere insieme la
nostra creatività, è stata proprio quella di
sensibilizzare le nuove generazioni con la
speranza di far emergere anche in loro la
passione per l’arte.
In poco tempo la IVNA ha raddoppiato il
numero di iscritti: gli artisti, tra cui pittori,
scultori, poeti e fotografi, provengono dai
paesi limitrofi come Vallerano, Corchiano e
Civita Castellana, ma anche da
Ronciglione, da Roma ed anche da nazioni
estere.
L’associazione è quindi in crescita e ha uno
sguardo sempre rivolto al
futuro, senza
barriere.
Il
principio
ispiratore
è
duplice: da un
lato di riscoprire le nostre
radici in un
momento storico particolare, in cui si
rischia di perdere tutti i
valori, le tradizioni e l’identità e l’altro di
accogliere
intuizioni,
novità creative
e culture che
hanno origine
da
territori
diversi
dai
nostri, con un
occhio aperto
alle varietà e
alla ricchezza
culturale, perfino quelle che
sembrano le
più
lontane
dalla nostra.
Un connubio
delle risorse
del nostro piccolo territorio con quello più vasto del
mondo al quale siamo inesorabilmente e
fortunatamente uniti. Una collaborazione
fattiva tra locale e globale.
Il nostro intento è rivolto soprattutto ai
giovani per realizzare a Vignanello un centro culturale importante, fare cultura a 360
gradi, certamente un progetto
molto
ambizioso ma per il quale vale la pena di
impegnarsi con determinazione e umiltà
per un futuro vivace dove il rispetto e l’amore prevalgano.
Quali sono i vostri prossimi progetti?
Come sempre siamo in fervida attività:
numerose iniziative ed eventi si sono svolti, altri sono in itinere e altrettanto numerosi ed interessanti sono in programma sia
sul territorio della Tuscia che fuori.
Le opere dei nostri associati sono state
esposte nel viterbese ed altre esposizioni
seguiranno con l’intento di realizzare un
percorso artistico-culturale.
Cosa si auspica per il futuro?
Il mio desiderio è quello di radicare l’associazione sul territorio ed espanderla oltre
la Tuscia non perdendo di vista l’obiettivo
principale che è quello di avvicinarsi alle
nuove generazioni al fine di riscoprire e
mantenere viva la nostra identità, cultura
e tradizione e nel contempo di tenere
aperti i battenti alla cultura di altra origine
ed ispirazione.
Utilizzare l’arte, creando nuove scuole di
pensiero…perché no! L’Arte, le sue espressioni, le sue sfaccettature, la sua forza
creatrice, la sua ricchezza interiore, per
combattere l’aridità morale e spirituale che
avanza e talvolta ci opprime, riscoprendo e
alimentando il fuoco di quei valori genuini
e alti di cui si nutre l’anima:
questa è la vera Bellezza della vita!
La Redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri
Alla piccola Angela
Massaccesi, che il primo
Maggio compie 2 anni, un 18 ANNI!!!.....Ormai
bacione e tanti auguri da sei grande!!! Tanti
nonno Santino, nonna
auguri Chiara da
Rosanna, zio Maurizio e
mamma, Pietro, i
zia Patti. Tantissimi augu- nonni e gli zii Elisa
ri a Angela, da mamma,
e Giulio.
papà, nonno Rinaldo, gli zii
e i cugini.
Tanti auguri a Gloria di
Stimigliano che il 28 Giugno
compie 9 anni, da mamma,
papà e tutti i parenti.
Tanti auguri di buon
compleanno a Valentina
Mezzanotte
che il 25
Maggio
compie
26 anni
Tantissimi auguri a Federica
Formichetti che compie 15
anni il 7 Maggio, da mamma,
papà, i nonni, gli zii e i cugini.
Tantissimi auguri a
Federico Anselmi che il
20 Aprile ha compiuto
gli anni, dalla mamma, il
papà, la sorella Cecilia,
tutti i parenti
e dalla redazione di
Campo de’ fiori.
A Davide
Cavalieri che è
arrivato al traguardo della
maggiore età.
I migliori auguri
da parte dei
genitori, la sorellina, il nonno, gli
zii e i cugini.
Tanti auguri a Desirè
Romito che il 10
Maggio riceve la
prima comunione e l’
11 compie 10 anni!!
Dalla mamma, il papà,
i nonni materni e
paterni, gli zii:
Romina, Ovidio,
Roberto, Gianluca, Enrico, Chiara e
Barbara. Un augurio in particolare dalla
sorellina Emma e i cuginetti
Christian e Roccardo!!
Tantissimi auguri di buon compleanno ad
Irene Bernardini di Gallese che 5 magPiccola Sara…è arrivato anche
gio compie 15 anni,
per te il giorno della tua Prima
da Andrea, mamma,
Comunione! Tanti auguri
nonna, Gabriele, le
Principessa, ti vogliamo tanto
mitiche Ceci, Pitty,
bene! Papà, mamma e Matteo.
Tanti cari auguri alla nostra Saretta, che il 24 maggio Mimmy, Titti e da
tutte le persone
festeggia la sua Prima Comunione , da nonna Palmira,
che ti vogliono
nonna Teresa, dagli zii, dalle ziie, dal cugino Simone e
bene!
dalle cuginette Sofia, Giada, Rebecca. Auguri!
Tanti auguri a Massimiliano
Mancinelli che compie 30 anni il 21
Aprile, da mamma Paola, da tutti
gli zii, cugini e dal piccolo Andrea
un grande bacione. Auguri, auguri.
Tanti auguri a Maria per
il suo compleanno.
Tanti auguri
a Valerio
Narcisi che
il 9 maggio
compie il 1°
anno, da
mamma
Simona,
papà
Marcello e i
nonni Tomei
e Narcisi.
Tanti auguri a Alessandro e
Loredana che il 10 Giugno
festeggiano il loro
14° anniversario di matrimonio.
Tantissimi auguri al
piccolo Francesco
Fegatello che ha
compiuto il suo primo
anno di vita il 2 Aprile,
da mamma, papà, i
nonni, le zie, gli zii e
i cuginetti.
Auguri a Loredana che il 10
Giugno compie gli anni dalla sua
cara amica Emanuela.
Tanti auguri a Gaja
Pingitore di Fabrica di
Roma, che ha compiuto
2 anni il 26 aprile da
“Tanti Auguroni ad una
mamma Tiziana, papa’
donna davvero forte e
Giuseppe, fratellino
Tanti auguri a Rossi
speciale........a voce non
Giovanni, nonno
Benedetta che il 19
Domenico, nonna Sandra riesco mai a dirtelo,
Maggio compie 1 anno,
ma ti voglio davvero
e zio Stefano.
dai genitori, i nonni e le
bene
e senza di te non
cuginette Francesca
Tanti auguri di buon compleanno a
so cosa farei!
e Veronica.
Veronica e zia Anna Maria,
Sei la colonna portante
che compiono gli anni rispettivamente il 7
della nostra famiglia
Maggio e il 29 Aprile, da Giusy.
ed io ti
ringrazio per tutto.
Ancora tanti auguri
Tanti auguri
per i tuoi 50 anni.”
a Luca
Da Elisa
e Maila che
per Anna Maria
l’11
PS: gli auguri sono
e il 27
anche da parte di
Marzo hanno compiuto gli anni, da
Augusto, Claudio,
Sandro, Maria Rita, Francesco,
Marco, Elena, Paolo e
Emanuele, Elisa e i nonni.
Chiara.
Uno è la bambina più
bella del mondo,
uno è il suo posto nel
girotondo,
uno è l’amore di mamma
e papà,
uno è l’anno che compie
di già!
Auguroni a Xenia
Angelozzi, dai cuginetti
Flavia e Giulio.
Tanti auguri a Tulli
Veronica che il 16
Maggio compie 1 anno,
dai genitori, i nonni, la
sorellina Francesca e la
cuginetta Benedetta.
Tanti auguri ad
Alessandro
Ceccangeli che il
2 Aprile ha
compiuto 2 anni.
Un bacio grande
grande Zia Elisa...
Tanti auguri a Tulli
Francesca per il suo
compleanno, dai genitori, i nonni,
la sorellina Veronica
e la cuginetta
Benedetta.
A Caren, quel “fiore
di Maggio”, che da
11 anni dà colore alla
nostra vita!
Tantissimi auguri di
buon compleanno
dalla mamma, il papà,
la sorella e la nonna.
Sorpresa! Non te l’aspettavi eh?!?
Invece eccoti qua!!
Chi sarà stato a farti gli auguri su
Campo de’ fiori? Mah...
Un augurio speciale per i tuoi 22 anni
Tantissimi auguri alla piccola
Matilde Cola che il 6 Aprile ha
compiuto 2 anni, dalla mamma, il
papà e la sorellina.
Tanti auguri a nonno
Mario Domizi
che ad aprile ha compito 95 anni,
da tutti i parenti, i nipoti ed i pronipoti!
Sorpresa!!!
Tanti auguri
ad Antonella e
Luigi
Filippetti che
festeggiano il
loro 25° anniversario di
matrimonio,
da parenti ed
amici.
Campo de’ fiori
Cane maschio tipo pastore
tedesco a pelo lungo, età presumibile 4 anni. Non ha
microchip, di buon carattere.
Avete idea di chi può essere?
Sono cinque mesi che si aggira
per le campagne di Vallerano.
Cell 330578204
al mattino o la sera
dopo le 20.00.
Grazie!
La chiamano Gelsomina perchè nonostante le percosse ed
il dolore dell’abbandono, è
ancora tenerissima, buona ed
affettuosa con chiunque le si
avvicini. L’hanno gettata da
un’auto in corsa, come un
sacco dell’immondizia ed ora
vive accanto ad un condominio, vicinissima alla strada.
Qualcuno la fa mangiare, altri
non la vogliono; intanto lì le
macchine corrono veloci ed il
suo destino sarà il canile o
un boccone avvelenato, forse
un’auto che va più veloce
delle altre e neppure si fermerà dopo averla investita. Pensando, magari che tanto è solo un
cane. Ha bisogno di una famiglia che si occupi di lei, di un
bagnetto e un po’ di pappa, tante coccole, per farle dimenticare
la bestialità con cui è stata trattata. Gelsomina vive in provincia
di Viterbo ed è lì che aspetta.
Non lasciamola sola!! Chiamare 0761-405891 o 349-1246367
Dolce è una cagnona segnalata all’Associazione quando era incinta e stanziava nei pressi della COOP di CivitaCastellana. L’abbiamo
sterilizzata e rimessa sul territorio aspettando che il Sindaco, dopo
la ns richiesta di procedura per diventare “cane di quartiere”, ci
dia una risposta positiva...Attualmente e
provvisoriamente è sotto la ns tutela. Se
qualcuno di voi ha molto spazio ( giardino,
appezzamento di terreno) e pensa di adottare
un cagnone, DOLCE fa per lui. E’ di taglia
grande, giovane, cordiale e giocherellona e
starebbe benissimo in compagnia di altri cani.
Con i bambini è di una dolcezza infinita e
meriterebbe di non rimanere per strada
anche se è benvoluta da tutti nel quartiere. A
vostro buon cuore. E se non foste interessati, diffondete presso i vostri contatti. Grazie.
Associazione garibaldi Onlus-Vetralla
3389393581
53
AIUTIAMO
TOBIA!!!
TOBIA ha 10 anni,
è un simil-labrador, di taglia grande. La sua storia
ha commosso e
commuove tutti
coloro che lo conoscono. Era un cane di proprietà, viveva presso un deposito di materiale per il rifacimento del manto stradale a Cura
di Vetralla (VT) e nonostante avesse a disposizione un bel
giardino, appena poteva…scappava. Il proprietario, anche
se contrario, fu costretto a tenerlo a catena scorrevole. Un
giorno, una signora che passava di lì, capì immediatamente che Tobia era sofferente. Parlò con il padrone del cane
e si misero d’accordo che la signora al mattino andava a
slegare il cane e quest’ultimo andava a girovagare per le
strade del paese. La sera, lo riportava a casa e lo rilegava.
E la storia è andata avanti così per un po’…A spese di quella Signora, di nome LUCIA, il cane è stato sterilizzato. Poi,
un giorno Tobia ha deciso di andare a vivere da un’altra
parte ed ha scelto delle persone che abitano a Cura di
Vetralla, in Via A. Moro: la Signora Celeste, la Signora Lena
e la Signora Anna che lo accudiscono a tempo pieno,
ricambiate da lui amorevolmente. Le accompagna dovunque: al mercato, in Chiesa dove si siede in un angolo e sta
buono fino al termine della messa, al Cimitero. C’è l’altro
lato della medaglia e non è edificante per...gli uomini! Solo
due condomini dello stesso palazzo dove bazzica Tobia
NON lo tollerano. E così, un bel giorno, decidono di chiamare i vigili urbani per far portare al Canile il povero Tobia,
dove morirebbe certamente. Tutti gli altri inquilini del
palazzo dove il cane si è accasato si sono infuriati e per
farsi aiutare a cautelare la povera bestia, hanno chiamato
l’ASSOCIAZIONE GARIBALDI ONLUS. Abbiamo bisogno di
Voi, del vostro consenso per far sì che Tobia finisca i suoi
giorni laddove è sempre vissuto...libero!!!
Grazie a tutti.
Questi due meravigliosi cuccioli:
1 maschio e
1 femmina hanno
50 giorni
e sono stati
trasferiti
IN CANILE poichè
trovati vaganti e
abbandonati.
Assomigliano al
delizioso Panda
della nostra immaginazione...
Futura taglia medio/grande:
devono assolutamente uscire dal Canile.
Per favore 3389383581
Campo de’ fiori
54
Album d
Campo de’ fiori
Civita Castellana - 1962 - Il freddo stimola la diuresi! Primo da sx: Franco Pedica. Ultimo da sx: Sandro Patrizi. Davanti: Marco Marchetti.
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Civita
Castellana.
1930
A dx Ezio
Cipriani nato
nel 1912.
Foto della
Sig.ra Vincenza
Cipriani.
Civita
Castellana.
Anni ‘50
Alfredo
Germani e
Alma
Marrati.
Campo de’ fiori
55
dei ricordi
Campo de’ fiori
Civita Castellana - Anni ‘30
Campo de’ fiori
Civita
Castellana
18 Giugno 1949
Classe
II elementare
Campo de’ fiori
56
Album de
Campo de’ fiori
Trieste - Stadio Comunale - 8 Settembre 1970. Campionato Italiano Militari, 800 mt. Primo classificato Sacchi (Aereonautica) con il n. 120,
secondo classificato Melone (Fiamme Gialle), terzo classificato Capone (Carabinieri).
Fabrica di Roma
Anni ‘30.
Civita
Castellana,
Tenuta di
Terrano
1940.
Di Niccola
Averaldo.
Foto di
Sandro Di Pietro.
Foto della
Sig.ra Ilaria
Palanga.
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
57
ei ricordi
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma - Anni ‘70. Da sx: Luciano D’Antonangelo, Carlo Pacelli, Patrizio Salvi, Moreno Morelli, Antonio Bianchini.
Campo de’ fiori
Primi anni ‘80. Da sx: Giuseppe Braccini, Carlo Pacelli, Ida Celeste, Matteo Alessandrini, Giulia Testa, Gianni Sciosci.
Campo de’ fiori
58
Album d
Campo de’ fiori
Carbognano 1938. Giovani ragazze in posa per una foto ricordo.
Campo de’ fiori
Anni ‘50.
Carbognanesi alla
Santa Messa.
Campo de’ fiori
59
dei ricordi
Campo de’ fiori
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7
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1
Corchiano primi anni ‘50 - Prima Comunione - foto della sig.ra Vanda D’Achille
1. Franca Iannoni, 2. Giovanna Piccioni, 3. Anna LIlli, 4. Albana Di Pietro, 5. Anna Rosa Benedetti, 6. Angela Telli, 7. Felicita Orlandi,
8. Anna Ortenzi, 9. Maria Fiorentini, 10. Sandra Arringoli, 11. Vanda D’Achille, 12. Orsolina Ortenzi, 13. Donella Giustini.
Il parroco Don Domenico Anselmi e le suore Rosina e Apollonia.
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma primi anni ‘60 - Prima Comunione
60
Campo de’ fiori
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62
Oroscopo Maggio
ARIETE: Tieni a freno la
tua impulsività in questo
periodo più accentuata del
solito; prima di decidere
ogni cosa pensaci bene.
Occhi alla scelte in amore,
nel lavoro nuove prospettive.
TORO: Occorre fare il
punto della situazione e
riflettere a lungo sul da
farsi, se userai la saggezza
troverai ottime risposte,
per le numerose questioni in corso.
La tua è una solitudine apparente, ma presto vedrai aprirsi molte porte.
GEMELLI: L’energia e l’ottimismo tornano in te, e ti
mettono in condizione di
metterti in gioco ancora
una volta, segui la tua
innata curiosità e voglia di
vivere, c’è un incontro molto elettrizzante
nel lavoro, datti da fare, non indugiare
oltre.
CANCRO: Periodo ancora
un po’ pesante. Ma se
invece di additare gli altri
come colpevoli, ti assumessi tu le tue responsabilità? Controlla la tua suscettibilità e il tuo
orgoglio… gioverà al rapporto con il partner.
LEONE: Questo periodo è
ottimo per l’amore, quindi
…OSA! Per le coppie già
consolidate, ottimo periodo
per riaccendere la passione. Gli spostamenti sono
molto favoriti, anche nel lavoro, metticela
tutta e andrai a gonfie vele.
VERGINE: Non ti arrendere continua ad analizzarti,
presto ti ritroverai e finalmente porrai fine a tutto
ciò in cui non ti riconosci.
C’è in corso una trasformazione profonda che farà emergere la tua
vera natura…usa la saggezza e sii equilibrato.
BILANCIA: E’ un mese
piuttosto turbolento, soprattutto con il partner,
vengono a galla vecchi
rancori e risentimenti, se
vuoi evitare rotture definitive sii giusto e tieni a freno la tua lingua
tagliente, tenendo presente che molte
colpe sono tue.
SCORPIONE:
Periodo
piuttosto movimentato ma
positivo, soprattutto nel
lavoro dove potrai contare
sull’inaspettato aiuto del
partner. Occhio alla forma
fisica che può risentire del super lavoro, fai
una dieta bilanciata.
SAGITTARIO: Arriva l’energia e quindi la voglia di
fare, è il caso di darci sotto
per i progetti in corso, ma
anche di mettere in cantiere nuovi progetti, anche se impegnativi. La
tua attenzione nel lavoro sarà ripagata.
CAPRICORNO: Periodo
sentimentalmente burrascoso, tanto da mettere in
crisi il rapporto di coppia,
occorrerà tutto il tuo impegno per evitare il peggio.
Occorre comunque mettere ordine nella
tua vita, ed avere una visione chiara di
dove vuoi andare.
ACQUARIO: La fortuna ti
sorride e ti invita a fare
sfoggio di creatività che
culmina in realizzazione.
La tua vita è già in fase di
cambiamento ed in questo mese darà
ancora nuovi impulsi. L’amore ti emoziona
ancora e ti spinge a decisioni e incrementi
famigliari.
PESCI: Qualche contrarietà con i collaboratori non ti
impedirà di muoverti bene,
a questo aggiungi la tua
confusione interiore. Sforzati, impegnati ed eviterai molti guai. Abbi
chiare in mente le mete da raggiungere e
la via da percorrere, i tuoi ti aiuteranno.
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VENDO
Civita Castellana
Località San
Giovanni
Appartamento
130 mq. ca.
composto da
salone con terrazzo, cucina abitabile, studio, 2 camere, balcone,
cantina, panoramico.
Appartamento di 100 mq arredato cucina con camino, salone, tre
camere, due bagni, ripostiglio,
garage 22 mq, due ampi balconi.
Appartamento 97 mq ca., secondo piano, con ascensore, composto da cucina, ripostiglio, salone,
2 bagni, 3 camere, balconi.
Garage 20 mq ca.
Piazza della Liberazione
Rifinitissimo appartamento
155 mq. ca., salone doppio,
veranda chiusa con camino, cucina, quattro camere, due bagni
ripostigli, tre balconi, terrazzo,
garage 40 mq. Trattative in sede.
Via Giovanni XXII appartamento
al piano primo, completamente
ristrutturato: salone, cucina,
bagno, due camere, balcone,
magazzino, posto auto.
Via della Repubblica
Bilocale di 65 mq al piano
secondo.
Via del Forte
Appartamento di 108 mq, salone
con camino, sala, 3 camere, cucina, veranda chiusa, bagno, ripostiglio, magazzino al piano terra.
Fabrica di Roma
Via San Rocco appartamento 65
mq. ca. salone con camino in
peperino, cucina, balcone, 2
camere , bagno. €100.000,00
Faleri Novi - appartamento piano
terra di 130 mq da finire, portico
100 mq, giardino 380 mq.
Via Roma: prestigioso appartamento di 101 mq, al P1°, composto da ingresso, salone grande, 2
camere con parquet, 2 bagni, 2
balconi/veranda. Termo autonomo. Trattative in sede
Località Pian del Trullo
Porzione di bifamiliare su 3 livelli,
giardino, garage. Da ultimare.
Faleri Novi
Porzione di bifamiliare 240
mq su tre livelli. PT: portico, salone, cucina, bagno.
P1: 4 camere, bagno. PS:
sala hobby, cucina, garage. Lotto 730 mq.
Divisibile in due unità.
Corchiano
Vignanello
Terreno 6.800 mq con ulivi,
nocciole e piccolo annesso
Roma
Via San Pantaleo Campano
appartamento 90 mq,balconi 30
mq, posto auto, vasto
giardino e piscina condominiali.
Ascensore e risc. autonomo.
AFFITTO
Civita Castellana
Villa di 100 mq ca. con portico, su due
livelli composta da piano terra: ingresso,
cucinino, tinello, sala, 2 camere, bagno.
Piano seminterrato: taverna con bagno e
camino di 40 mq ca. + cantina con grotta
di 20 mq ca.
Sottotetto e giardino circostante.
Terreno agricolo di 1.500/3.000 mq in
prossimità del centro abitato.
Gallese Scalo
Capannone industriale di mq 1.750 c.
trasformabile in residenziale con terreno
di 10.000 mq c. Trattative riservate.
Soriano nel cimino
Appartamento mq 90 su due livelli,
taverna, cucina, 2 bagni, camera, 2 camerette, frazionabile, da ristrutturare.
Sutri
Località Montebono
a 800 mt dal paese, rifinitissima villa singola su
2 piani, di 130 mq
cadauno con terreno di 7.700 mq, divisibile in 2 unità indipendenti.
Villa unifamiliare prestigiosa su tre livelli di mq
400, con giardino di mq
3000 più terreno attiguo
di mq 8000.
Panoramicissima
Magliano Sabina
Magazzini al piano terra di mq 81/22/35
contigui con piazzale condominiale
recintato, con cancello automatico.
Possibilità vendita frazionata
Calvi dell’Umbria
Contrada Pacifici Terreno panoramico di
10.000 mq. ca. con ulivi e progetto per
edificare n. 5 bifamiliari. € 220.000,00
Via del Forte locale commerciale
di 70 mq con bagno.
€ 500,00 trattabili
Via Nepesina appartamento 60
mq: cucina, soggiorno, 2 camere,
bagno e giardino.
Via Mazzini, locale commerciale
di mq 150 circa con parcheggio
di proprietà
Locale commerciale ristorazione
al piano terra, doppia entrata,
bagno e antibagno, dotato di
canna fumaria, laboratorio,
magazzino, cantina.
Località San Giovanni
Appartamento arredato di 100
mq composto da: salone, cucina
e tinello, 2 camere, 2 bagni.
Corso Bruno Buozzi, 3 locali commerciali varie metrature
Centro Storico bilocale 120 mq,
piano terra composto da: bagno,
antibagno, laboratorio, cantina
con canna fumaria.
Via della Repubblica appartamento di 108 mq, secondo piano
con ascensore e 2 terrazzi.
Adatto per studio medico
Via Garibaldi, monolocale
ammobiliato
Appartamento 80 mq piano
terra: 2 camere, soggiorno, cucina abitabile, bagno, ripostiglio,
piccolo giardino.
Fabrica di Roma
Appartamento al primo piano di
110 mq, uso ufficio. 5 stanze e 2
bagni, box 20 mq.
Campagnano di Roma
Locale di 400 mq al piano primo,
uso ufficio con parcheggio.
Appartamento p. rialzato di 100 mq. ca.
salone con armadio a muro, cucina abitabile con terrazzo, 2 camera, balcone,
bagno, ripostiglio. Autonomo.
In prossimità Ufficio Postale
importante e luminoso
locale commerciale di 160 mq
con parcheggio privato.