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Corso di Energetica A.A. 2015/2016 Conversione energetica delle biomasse Prof. Ing. Renato Ricci Dipartimento di Ingegneria Industriale e Scienze Matematiche Università Politecnica delle Marche Indice degli argomenti i. Biomasse e Biocombustibili: definizioni ii. Principali tipologie impiantistiche iii. Bionergie: lo scenario italiano attuale iv. Biomassa: concetti generali v. Valutazione della Biomassa vi. Combustione diretta vii. Gassificazione viii. Tecnologia di Gassificazione 2 Biomasse e Biocombustibili: definizioni BIOMASSA VEGETALE Sostanza organica derivante direttamente o indirettamente dalla fotosintesi clorofilliana. BIOMASSA ai sensi del D. Lgs. 387/2003 Parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali ed animali), e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, gli sfalci e le potature provenienti dal verde urbano, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani. BIOCOMBUSTIBILI Combustibili solidi, liquidi o gassosi derivati direttamente dalle biomasse, oppure ottenuti a seguito di un processo di trasformazione strutturale del materiale organico. L’accesso al meccanismo degli incentivi è vincolato al rispetto di criteri di sostenibilità ambientale fissati a livello europeo. 1. BIODIESEL 6. CIOCCHI 2. BIOETANOLO 7. BALLE DI PAGLIA 3. CIPPATO 8. BIOGAS 4. PELLETS e SCARTI di LAVORAZIONE 9. 5. BRICCHETTE e TRUCIOLI GAS DI SINTESI 3 Biomasse e Biocombustibili: definizioni BIOMASSA VEGETALE Sostanza organica derivante direttamente o indirettamente dalla fotosintesi clorofilliana. BIOMASSA ai sensi del D. Lgs. 387/2003 Parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali ed animali), e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, gli sfalci e le potature provenienti dal verde urbano, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani. BIOCOMBUSTIBILI Combustibili solidi, liquidi o gassosi derivati direttamente dalle biomasse, oppure ottenuti a seguito di un processo di trasformazione strutturale del materiale organico. L’accesso al meccanismo degli incentivi è vincolato al rispetto di criteri di sostenibilità ambientale fissati a livello europeo. 1. BIODIESEL 6. CIOCCHI 2. BIOETANOLO 7. BALLE DI PAGLIA 3. CIPPATO 8. BIOGAS 4. PELLETS e SCARTI di LAVORAZIONE 9. 5. BRICCHETTE e TRUCIOLI GAS DI SINTESI 4 Principali tipologie impiantistiche 1. Impianti tradizionali con forno di combustione della biomassa solida, caldaia che alimenta una turbina a vapore accoppiata ad un generatore. 2. Impianti con turbina a gas alimentata dal syngas ottenuto dalla gassificazione di biomasse. 3. Impianti a ciclo combinato con turbina a vapore e turbina a gas. 4. Impianti termoelettrici ibridi, che utilizzano biomasse e fonti convenzionali (co-combustione). 5. Impianti, alimentati da biomasse liquide, costituiti da motori a combustione interna (MCI) accoppiati a generatori (gruppi elettrogeni). La tecnologia delle bioenergie non necessariamente prevede il ricorso a soluzioni impiantistiche dedicate ed esclusive. Spesso vengono mutuate tecnologie già ampiamente diffuse da ambiti similari ed affini. 5 Principali tipologie impiantistiche: impianti a Biogas Nel caso, molto comune, di impianti alimentati da biogas prodotto dalle discariche controllate di rifiuti urbani, le parti principali dell’impianto sono le seguenti: 1. sezione di estrazione del biogas da discarica (pozzi di captazione, linee di trasporto, collettori di raggruppamento); 2. sezione di aspirazione e condizionamento del biogas da discarica (collettore generale, separatori di condensa, filtri, aspiratori); 3. sezione di potenza per la produzione dell’energia elettrica (gruppi elettrogeni) e torcia (dispositivo di sicurezza per bruciare l’eventuale biogas non combusto nella sezione di potenza). La valorizzazione energetica della biomassa non avviene per combustione diretta della stessa, bensì mediante un processo di trasformazione della materia che estrae biogas dalla frazione organica del materiale. 6 Bionergie: lo scenario italiano attuale (*) Consumi di energia in Italia da FER nel biennio 2012-2013 Le FER ricoprono un ruolo di primo piano nell’ambito del sistema energetico nazionale, avendo ormai raggiunto ampia diffusione in tutti i settori d’impiego (Elettrico, Termico e Trasporti). 2013: - 20,7 Mtep (+5,7% rispetto al 2012); - FER: 16,7% dei consumi finali lordi di energia (*)Rapporto statistico – Energia da fonti rinnovabili (GSE, 2013) 7 Bionergie: lo scenario italiano attuale (*) Consumi di energia in Italia da FER nel biennio 2013-2014 Le FER ricoprono un ruolo di primo piano nell’ambito del sistema energetico nazionale, avendo ormai raggiunto ampia diffusione in tutti i settori d’impiego (Elettrico, Termico e Trasporti). 2014: - 20,2 Mtep (-2,4% rispetto al 2013); - FER: 17,1% dei consumi finali lordi di energia (valore superiore al target sottoscritto per il 2020 del 17%); Quasi la metà dei consumi si concentra nel settore Termico, grazie soprattutto al forte contributo delle bioenergie (biomassa solida per riscaldamento residenziale). (*)Rapporto statistico – Energia da fonti rinnovabili (GSE, 2014) 8 Bionergie: lo scenario italiano attuale (*) Consumi di energia in Italia da FER nel biennio 2013-2014 Ripartizione per fonte e settore Ripartizione per fonte Il contributo delle bioenergie risulta evidente: considerando tutti i settori di impiego esse raggiungono il 48% dei consumi da FER e l’8.2% dei consumi totali. (*)Rapporto statistico – Energia da fonti rinnovabili (GSE, 2014) 9 Bionergie: lo scenario italiano attuale (*) Consumi di energia in Italia da FER 2005-2014 Nel 2014 la quota di consumi finali lordi di energia coperti dalle FER è risultata del 17,1%, un valore superiore al target assegnato all’Italia dalla Direttiva 2009/28/CE (17%) e apparentemente non distante dall’obiettivo individuato dalla Strategia Energetica Nazionale (19-20%). Tale risultato raggiunto nel 2014, tuttavia, è da collegare non a un ulteriore incremento dei consumi, ma principalmente agli effetti della crisi economica sui consumi finali lordi. La possibilità di mantenere la quota dei consumi finali coperta da rinnovabili su tali livelli dipenderà dunque, oltre che dal trend di diffusione delle FER stesse nei prossimi anni, anche dall’andamento dei consumi (*)Rapporto statistico – Energia da fonti rinnovabili (GSE, 2014) energetici totali a valle dalla crisi economica. 10 Bionergie: lo scenario italiano attuale (*) Evoluzione della produzione elettrica da fonti rinnovabili in Italia Evoluzione della produzione elettrica da bioenergie in Italia Dal 2000 al 2014 la produzione elettrica da bioenergie ha registrato un tasso medio di crescita annuo del 19%. Nel 2014 le quote di produzione più alte sono state quelle del biogas (43,8%) e delle biomasse solide (33%). Particolarmente incisivo negli ultimi anni, sulla produzione elettrica totale da bioenergie, è stato il contributo del biogas passato dai 1.665 GWh del 2009 ai 8.198 GWh nel 2014. (*)Rapporto statistico – Energia da fonti rinnovabili: settore elettrico (GSE, 2014) 11 Bionergie: lo scenario italiano attuale (*) Evoluzione della potenza e della numerosità degli impianti a bioenergie A fine 2014 la maggior parte degli impianti italiani alimentati da bioenergie è risultato di piccola taglia (< 1 MW) e il contributo delle bioenergie nella produzione elettrica da FER ha raggiunto l’8%. Il 42,8% dell’energia elettrica ottenuta dalle bioenergie nel 2014 è stata prodotta da impianti con potenza > 10 MW, il 41,1% da plant di capacità < 1 MW. Gli impianti alimentati da bioenergie, installati in Italia a fine 2014, sono 2482, il 2,9% in più rispetto al 2013. 2000-2014: tasso medio annuo di crescita 13,9%. (*)Rapporto statistico – Energia da fonti rinnovabili: settore elettrico (GSE, 2014) 12 Bionergie: lo scenario italiano attuale (*) Evoluzione della potenza e della numerosità degli impianti a bioenergie Contributo delle biomasse alla produzione di energia in alcuni paesi europei Enciclopedia degli idrocarburi ENI A fine 2014 la maggior parte degli impianti italiani alimentati da bioenergie è risultato di piccola taglia (< 1 MW) e il contributo delle bioenergie nella produzione elettrica da FER ha raggiunto l’8%. Il 42,8% dell’energia elettrica ottenuta dalle bioenergie nel 2014 è stata prodotta da impianti con potenza > 10 MW, il 41,1% da plant di capacità < 1 MW. Il primato della Finlandia a livello europeo è giustificabile in ragione del notevole contributo apportato dalla biomassa Determinano risultato al 2013. Gli impianti alimentati da bioenergie, installatiprodotta in Italia dalla a finesilvicoltura. 2014, sono 2482, il 2,9% questo in più rispetto sia l’elevata superficie boschiva finlandese (70% del territorio nazionale) che il ridotto 2000-2014: tasso medio annuo di crescita 13,9%. numero di abitanti (circa 5.5 milioni di abitanti). (*)Rapporto statistico – Energia da fonti rinnovabili: settore elettrico (GSE, 2014) 13 Bionergie: lo scenario italiano attuale (*) Distribuzione regionale del numero di impianti alimentati da bioenergie a fine 2014 L’attuale scenario italiano si caratterizza per un’evidente disomogeneità nella distribuzione del numero di installazioni. La Lombardia è al primo posto (26,5%), seguita dal Veneto (13,9%). Muovendosi da Nord a Sud il numero di impianti cala in maniera sistematica. (*)Rapporto statistico – Energia da fonti rinnovabili: settore elettrico (GSE, 2014) 14 Bionergie: lo scenario italiano attuale (*) Distribuzione regionale della potenza degli impianti alimentati da bioenergie a fine 2014 Primeggiano la Lombardia e l’Emilia Romagna, che insieme detengono il 37,8% della potenza complessiva installata nel territorio nazionale. (*)Rapporto statistico – Energia da fonti rinnovabili: settore elettrico (GSE, 2014) 15 Bionergie: lo scenario italiano attuale (*) Distribuzione regionale della produzione da bioenergie La quota di produzione associata alla valorizzazione energetica della frazione biodegradabile dei RSU è fortemente variabile a livello nazionale. Uno dei fattori che marcano tale disuniformità risiede nell’efficacia della raccolta differenziata: da questo punto di vista, la Lombardia è la regione più virtuosa d’Italia, seguita da Emilia Romagna e Veneto. (*)Rapporto statistico – Energia da fonti rinnovabili: settore elettrico (GSE, 2014) 16 Bionergie: lo scenario italiano attuale (*) Distribuzione regionale della produzione da RU biodegradabili a fine 2014 La Lombardia detiene il primato della produzione energetica nazionale da RU biodegradabili (43,3% del totale nazionale), I valori di produzione sono nulli per Valle d’Aosta, Umbria, Abruzzo e Sicilia. (*)Rapporto statistico – Energia da fonti rinnovabili: settore elettrico (GSE, 2014) 17 Bionergie: lo scenario italiano attuale (*) Distribuzione regionale della produzione da biogas a fine 2014 L’Italia settentrionale fornisce l’82,1% del totale nazionale. Al primo posto la Lombardia, con il 33% (*)Rapporto statistico – Energia da fonti rinnovabili: settore elettrico (GSE, 2014) 18 Bionergie: lo scenario italiano attuale (*) Distribuzione regionale della produzione da bioliquidi a fine 2014 La Puglia, arrivando da sola ad una quota del 31,5% dell’intera produzione nazionale, segna una discontinuità rispetto agli scenari delineati in precedenza. (*)Rapporto statistico – Energia da fonti rinnovabili: settore elettrico (GSE, 2014) 19 Bionergie: lo scenario italiano futuro Situazione attuale Le FER coprono circa il 17% della domanda nazionale di Energia primaria: 1/3 di questa quota è in capo alle bioenergie. Obiettivi al 2020 Il Piano di Azione Nazionale per le energie rinnovabili (PAN), recependo gli impegni vincolanti della Direttiva CE 28/2009 di sostituzione delle fonti fossili con quelle rinnovabili entro il 2020, assegna alle bioenergie un ruolo di primaria importanza. Obiettivi al 2020 (i valori si riferiscono al monte complessivo di produzione da FER che deve essere raggiunto entro il 2020): - 19% dei consumi di energia elettrica - 54% dei consumi di energia termica - 87% dei consumi di energia nel settore dei trasporti Potenziale nazionale Gli obiettivi al 2020 sottostimano il potenziale realisticamente disponibile in Italia. Ad oggi, il target di 9,8 Mtep fissato dal PAN è stato raggiunto per oltre il 60%; esso risulta di gran lunga inferiore al potenziale stimato di 26,5 Mtep (ITABIA 2009). Le bioenergie, programmate in una corretta ottica di sistema, sono in grado di contribuire al sostegno dei settori connessi al commercio delle tecnologie ed alla produzione della materia prima. Le filiere agroenergetiche offrono una concreta possibilità di nuova linfa per aziende agricole e forestali. 20 Concetti Generali Il termine biomassa è stato introdotto per indicare tutti quei materiali di origine organica (vegetale o animale) che non hanno subito alcun processo di fossilizzazione e sono utilizzati per la produzione di energia. Le biomasse rientrano fra le fonti rinnovabili in quanto la CO2 emessa per la produzione di energia non rappresenta un incremento dell’anidride carbonica presente nell’ambiente, ma è la medesima che è stata assorbita per svilupparsi e che alla morte di esse tornerebbe nell’atmosfera attraverso i normali processi degradativi della sostanza organica. L’utilizzo della biomasse ha quindi l’effetto di accelerare il ciclo del carbonio. La differenza con i combustibili fossili è pertanto molto profonda: il carbonio immesso in atmosfera è carbonio fissato nel sottosuolo che non rientra più nel ciclo del carbonio. In questo caso si va a rilasciare in atmosfera vera e propria “nuova” CO2. 21 Concetti Generali Tipologie di Biomasse • Biomasse Forestali Per biomassa forestale si intende l’insieme dei prodotti di scarto ottenuti dal taglio dei boschi. La biomassa forestale oggi può essere utilizzata per alimentare caldaie ad altissimo rendimento, fino al 90%, rendendola economicamente competitiva con molti combustibili fossili. 22 Concetti Generali Tipologie di Biomasse • Biomasse Forestali Per biomassa forestale si intende l’insieme dei prodotti di scarto ottenuti dal taglio dei boschi. La biomassa forestale oggi può essere utilizzata per alimentare caldaie ad altissimo rendimento, fino al 90%, rendendola economicamente competitiva con molti combustibili fossili. • Agroenergie Le agroenergie comprendono la biomassa coltivata specificatamente per fini energetici. In alcuni paesi si stanno sperimentando coltivazioni pilotate di vegetali a crescita veloce da utilizzare per produrre energia, ad esempio per alimentare piccole centrali elettriche come già avviene negli USA, in India e in Giappone. 23 Concetti Generali Tipologie di Biomasse • Biocarburanti Dalla fermentazione di specie vegetali ricche di zuccheri, come canna da zucchero, barbabietole e mais, spesso prodotte in quantità maggiori al fabbisogno alimentare, si può ricavare l'etanolo o alcool etilico, che può essere utilizzato come combustibile per i motori a combustione interna, in sostituzione dei combustibili tradizionali. Dalle coltivazioni oleaginose (girasole, colza, soia) si può ricavare per spremitura il cosiddetto biodiesel. 24 Concetti Generali Tipologie di Biomasse • Biogas Oltre ai vegetali coltivati, anche i rifiuti vegetali e liquami di origine animale possono essere sottoposti a digestione o fermentazione anaerobica. La biomassa viene chiusa in un digestore nel quale si sviluppano microorganismi che con la fermentazione dei rifiuti formano il cosiddetto biogas. Successivamente, si effettua un trattamento depurativo del biogas prima del suo sfruttamento energetico (produzione di energia elettrica e/o termica) 25 Concetti Generali Tutti i più importanti scenari energetici includono l’energia prodotta da biomassa come la principale fonte di approvigionamento energetico del futuro. Esistono vari tentativi di stima del potenziale dell’energia prodotta da biomassa che differiscono fra loro in maniera sostanziale per i seguenti motivi: • natura complessa della produzione della biomassa • difficoltà nella stima della disponibilità della risorsa • ampio range di tecnologie per la conversione energetica Nonostante l'importanza delle bioenergie, sorprendentemente sono disponibili poche informazioni attendibili e dettagliate sul consumo e la fornitura di biomassa, e non esiste un sistema standardizzato per le misure e le procedure contabili. Questa grave mancanza di informazioni è di impedimento per i responsabili politici ed i pianificatori nel formulare soddisfacenti politiche energetiche sostenibili. I metodi utilizzati per valutare la disponibilità di biomassa variano in funzione degli aspetti di seguito indicati: - scopo a cui sono destinati i dati - dettaglio richiesto - informazioni già disponibili per il particolare sito di interesse 26 Valutazione della Biomassa Elementi chiave per una valutazione della disponibilità di biomassa • Definire finalità e obiettivi Definire chiaramente la finalità e gli obiettivi della valutazione. • Identificare il destinatario della valutazione Aver bene presente i destinatari dei dati che si stanno producendo. Ad esempio, decisori politici, progettisti e project manager necessitano di informazioni espresse in modi diversi e con differente livello di dettaglio. • Determinare il livello di dettaglio Decidere il grado di approfondimento richiesto per i dati. I responsabili politici, ad esempio, possono essere più interessati ad informazioni aggregate; i progettisti, molto probabilmente, richiederanno informazioni molto dettagliate, dati disaggregati. Nei casi in cui sono necessari dettagli molto spinti bisogna indicare per ogni tipo di biomassa disponibilità, accessibilità, convertibilità, per l’uso attuale e per le tendenze future. • Ricerca dei dati esistenti La FAO (Food and Agriculture Organization) è la principale fonte di dati sulla disponibilità delle biomasse; i dati di biomassa legnosa in particolare, sono pubblicati, per esempio, nel World’s Forest Inventories. La FAO e altre agenzie solitamente derivano le loro informazioni da relazioni sui paesi, molte delle quali non sono state aggiornate per un considerevole periodo di tempo, con la conseguenza che non sempre è possibile ricostruire un quadro fedele; le ragioni di ciò derivano, ad esempio, dalla carenza di risorse e da pregiudizi contro le bioenergie. Inoltre, i dati disponibili sono stati prodotti principalmente per fini commerciali (valutazione di legno industriale). In molti paesi in via di sviluppo, le informazioni sulle scorte di crescita e sul rendimento sono incomplete e generalmente imprecise. 27 Valutazione della Biomassa Principali problematiche legate ai dati disponibili sulle biomasse legnose • La maggior parte dei dati pubblicati sulle biomasse legnose non considera alberi al di fuori delle foreste e dei boschi e, quindi, ignora che la raccolta di legna da ardere è concentrata principalmente al di fuori delle zone boschive. • I dati pubblicati ignorano anche alberi di piccolo diametro e arbusti, che sono fra le fonti più importanti. Così, per quanto riguarda la fornitura di combustibile, aree di grandi dimensioni vengono talvolta trascurate. • La mancanza di metodi standard per documentare la fornitura o il consumo di biomasse potrebbe rendere difficile il confronto o l’integrazione di dati provenienti da indagini precedenti. • Decidere la tecnica di misura della biomassa Ai fini della progettazione di un impianto a biomasse, è necessario ottenere più di una conoscenza empirica della disponibilità di combustibile, utilizzando precisi criteri scientifici. In futuro, la necessità di metodi standardizzati per la misurazione di biocarburanti crescerà, sostenuta dalla diffusione di nuove applicazioni industriali che utilizzano la biomassa per il proprio esercizio. Esistono vari metodi e tecniche per la misurazione della biomassa, in funzione del volume, del peso o della lunghezza. Il settore forestale commerciale misura tradizionalmente la biomassa legnosa in funzione del volume. Tuttavia, i combustibili da biomassa presentano tipicamente una pezzatura di forma irregolare (ad esempio, piccoli rami, ramoscelli, legno spaccato, steli, ecc), ragion per cui il volume è un metodo di misura inappropriato. Se ne deduce che, per la conversione energetica delle biomasse, il metodo di misurazione più appropriato è il peso. 28 Valutazione della Biomassa La dendrometria (dalle parole greche “dendron”, albero, e “mètron”, misura) è la scienza che studia le tecniche di calcolo dei valori biometrici relativi ad un albero o ad un bosco. Le principali tecniche dendrometriche si basano su approcci di tipo statistico e geometrico. DBH = diameter at breast height 29 Valutazione della Biomassa Uno dei principali metodi per la stima del volume legnoso si basa sull’utilizzo dei protopiti dendrometrici. Il fusto dell’albero viene assimilato ad un paraboloide di rivoluzione generato dalla rotazione di una parabola avente come asse di simmetria l’asse del fusto ed il vertice coincidente con la sua sommità. Il volume di un fusto si esprime come il volume del cilindro avente per base quella del fusto e per altezza l’altezza del fusto moltiplicata per il coefficiente di forma assoluto. V R f0 2 f0 1 2r 1 r 0 cilindro r 1 3 paraboloide semicubico (b) r 1 2 paraboloide apollonico (c) r 2 3 paraboloide cubico (d) (e) r 1 cono (f) r 3 2 neioloide Si dimostra che, dati l’altezza h0 del fusto e due diametri D1 e D2 misurati alle altezze h1 (prossima al suolo) e h2 (intermedia tra h1 e la sommità del fusto), si ha: h0 h2 D2 r h0 h1 D1 30 Valutazione della Biomassa Ipsometro di Blume-Leiss Lo strumento, impiegato per il calcolo dell’altezza di un albero, opera preferenzialmente a distanze prefissate di 15, 20, 30 o 40 m da esso. Lo strumento, robusto e leggero, è costituito da un pendolo oscillante provvisto di un fermo di sblocco attivato dall’operatore. L’operatore prima traguarda verso la base dell’albero, rilascia il blocco per poi riattivarlo a misura completata, e legge l’altezza rilevata segnata sulla scala corrispondente alla distanza di rilievo. Successivamente, traguarda la cima dell’albero e ne rileva l’altezza. A seconda della posizione relativa dell’operatore rispetto all’albero, le due altezze rilevate sono sommate o sottratte, e successivamente corrette in base alla pendenza del terreno. 31 Valutazione della Biomassa Remote Sensing • Tecniche ottiche: sono stati sviluppati appositi indici di valutazione della densità di biomassa basati sulla notevole capacità di assorbimento nel rosso e sulla forte riflettività nell’IR vicino. • Polarimetric SAR (Synthetic Aperture Radar (SAR)): è una tecnica a micronde che si basa sulla valutazione della riflessione da parte della superficie terrestre. 32 Valutazione della Biomassa Remote Sensing • Tecniche ottiche: sono stati sviluppati appositi indici di valutazione della densità di biomassa basati sulla notevole capacità di assorbimento nel rosso e sulla forte riflettività nell’IR vicino. • Polarimetric SAR (Synthetic Aperture Radar (SAR)): è una tecnica a micronde che si basa sulla valutazione della riflessione da parte della superficie terrestre. • Lidar (Light Detection and Ranging): misura l’altezza della vegetazione con grande accuratezza (fino al millimetro), ed è pertanto considerata la miglior tecnica di valutazione della vegetazione. Presenta un grosso limite legato alla ridotta risoluzione spaziale. 33 Valutazione della Biomassa Remote Sensing • Tecniche ottiche: sono stati sviluppati appositi indici di valutazione della densità di biomassa basati sulla notevole capacità di assorbimento nel rosso e sulla forte riflettività nell’IR vicino. • Polarimetric SAR (Synthetic Aperture Radar (SAR)): è una tecnica a micronde che si basa sulla valutazione della riflessione da parte della superficie terrestre. • Lidar (Light Detection and Ranging): misura l’altezza della vegetazione con grande accuratezza (fino al millimetro), ed è pertanto considerata la miglior tecnica di valutazione della vegetazione. Presenta un grosso limite legato alla ridotta risoluzione spaziale. • SRTM (Shuttle Radar Topography Mission): è un programma internazionale promosso dalla NASA che è riuscito ad ottenere un modello digitale di elevazione del suolo terrestre su una scala quasi globale, dai 56°S ai 60°N di latitudine, con l’obiettivo specifico di generare il più completo database topografico digitale del globo terrestre ad alta risoluzione. La tecnica impiegata è conosciuta come Interferometric Synthetic Aperture Radar. 34 Valutazione della Biomassa Remote Sensing SRTM (Shuttle Radar Topography Mission) 35 Concetti Generali Filiere di produzione per i vettori energetici da biomasse La conversione energetica della biomassa può essere destinata alla sola produzione elettrica o alla produzione combinata di energia elettrica e calore (CHP). 36 Concetti Generali Filiere di produzione per i vettori energetici da biomasse Processi termochimici • Combustione diretta • Gassificazione (pirolisi) 37 Concetti Generali Filiere di produzione per i vettori energetici da biomasse Processi biochimici • Digestione anaerobica • Trasformazione idrolitica 38 Combustione diretta Impianti a Biomasse a Combustione Diretta L’energia termica recuperata dalla combustione diretta della biomassa viene utilizzata per processi produttivi industriali oppure per generare energia elettrica attraverso cicli a vapore. La produzione di energia tramite cicli a vapore non sempre consente di ottenere elevati rendimenti di generazione elettrica: per impianti di media e grande taglia i rendimenti si aggirano attorno al 25%, risultando nettamente inferiori nel caso di piccola taglia. t 0.25 Pe 10MWe Wc: potere calorifico superiore Wcm: potere calorifico inferiore Il PCI della biomassa è legato, oltre che al suo quantitativo d’acqua, al contento di C, H e rispecchia le caratteristiche chimiche dei componenti presenti (lignina, cellulosa, resine). 39 Combustione diretta Impianti a Biomasse a Combustione Diretta Cippato di legno: è un termine che deriva dall’inglese "chip", che significa “scaglia”; viene prodotto con macchine cippatrici sminuzzando il legno in scaglie di dimensioni variabili, con lunghezza e spessore di pochi centimetri. Questa frammentazione del legno permette il caricamento automatico nei forni di combustione. Il potere calorifico di questo combustibile dipende dal tipo di legno utilizzato e dalla umidità residua. 40 Combustione diretta Impianti a Biomasse a Combustione Diretta Impianto a biomasse situato nel comune di Strongoli ed alimentato a cippato di legno. Potenza installata: 46,0 MW Producibilità annua: 260.000 MWh. 41 Gassificazione Impianti di Gassificazione della Biomassa La biomassa, prima di essere introdotta nel reattore che ne avvia il processo di gassificazione, è opportunamente pretrattata per risultare idonea alle successive trasformazioni termochimiche, in modo da regolarne la pezzatura ed il grado di umidità: quest’ultimo viene controllato attraverso un impianto di essiccamento che sfrutta il calore proveniente dal reattore di gassificazione in cui ha luogo l’intero processo. Nel reattore vero e proprio la gassificazione avviene essenzialmente in tre stadi successivi: • Pirolisi • Ossidazione • Riduzione 42 Gassificazione Pirolisi Rappresenta il primo stadio della gassificazione, ed è un processo di decomposizione termochimica del solido organico, ottenuto mediante l’apporto di calore, a temperature comprese tra 400-800°C in completa assenza di agente ossidante. Gas di Pirolisi: N2, CO2, CO, CH4, H2, + IDROCARBURI come ETANO e ETILENE, vapor d’acqua Prodotti pirolisi Frazione Liquida: SOSTANZA ORGANICHE: acidi, alcoli, aldeidi, chetoni, esteri e composti fenolici, aventi un basso peso molecolare medio rispetto a quello della biomassa. La frazione liquida è detta tar. Frazione Solida: solidi organici non convertiti, carbonio solido residuo proveniente dalla decomposizione della biomassa, materiali inorganici (cenere). La frazione solida della biomassa è detta char. I prodotti della pirolisi sono molteplici e non facilmente determinabili; essi dipendono dai metodi di pirolizzazione. 43 Gassificazione Ossidazione Ossidazione: il secondo stadio del processo di gassificazione è un processo di combustione parziale dei prodotti di pirolisi e della biomassa fresca. In questa fase, infatti, una parte delle sostanze carboniose prodotte nel primo stadio e parte della biomassa fresca sono bruciati con aria in difetto rispetto alla condizione stechiometrica, con l'unico scopo di fornire il calore necessario alle reazioni endotermiche di gassificazione. Le tipiche reazioni esotermiche che avvengono nella fase di ossidazione sono descritte come segue. • Combustione del carbonio solido 1 C O2 CO 2 C O2 CO2 H 0 123KJ H 0 406KJ • Combustione del monossido di carbonio 1 CO O2 CO2 2 H 0 283KJ • Combustione dell’idrogeno 1 H 2 O2 H 2O 2 H 0 242 KJ 44 Gassificazione Riduzione Riduzione: il terzo stadio della gassificazione comprende un elevato numero di reazioni, sia esotermiche che endotermiche, che hanno luogo generalmente in una zona del gassificatore, denominata letto di riduzione, in cui è presente carbonio solido che reagisce con i prodotti della pirolisi e dell'ossidazione. Le reazioni tipiche che avvengono nel terzo stadio sono di seguito elencate. • Gassificazione del carbonio con biossido C CO2 2CO H 0 160 KJ C H 2O CO H 2 H 0 283KJ C 2 H 2O CO2 2H 2 H 0 78KJ 2C 2 H 2O CO2 CH 4 H 0 11KJ • Gassificazione con acqua • Gassificazione con idrogeno C 2 H 2 CH 4 H 0 87 KJ 45 Gassificazione Riduzione • Gassificazione con idrogeno CO H 2O CO2 + H 2 H 0 41KJ • Processo diretto per la metanazione ed inverso per lo steam reforming CO 3H 2 CH 4 H 2O H 0 206 KJ 2CO 2 H 2 CH 4 CO2 H 0 248 KJ CO 4 H 2 CH 4 2 H 2O H 0 217 KJ Infine, si ha la separazione delle frazioni prodotte che può avvenire in maniera diretta (per caduta o per diversità delle fasi) o indiretta (per azione meccanica attraverso lavaggi e centrifughe). In particolare si ha la separazione nelle seguenti fasi: i. Fase Gassosa (Syngas): composta sostanzialmte da CO, CH4, H2 CO2, N2, ossidi d’azoto e composti azotati quali HCN e NH3. ii. Fase Liquida: composta da acqua, idrocarburi pesanti, metalli alcalini (Na, K). iii. Fase Solida: composta dal carbonio residuo che non ha preso parte alle reazioni, ceneri, insieme ad altre sostanze come ossidi di alluminio, silicio ecc.. Il carbone prodotto può essere riutilizzato per rigenerare il letto di riduzione. Nella fase solida si trovano anche depositi di particolati che, a seconda delle dimensioni, possono essere presenti anche in sospensione nella fase liquida e nella fase gassosa. 46 Gassificazione Riduzione ed effetti indesiderati In aggiunta è presente una fase semisolida o semiliquida oleosa di catrame vegetale. Esso costituisce un prodotto indesiderato in quanto, anche se ha rispetto al catrame bituminoso meno idrocarburi aromatici e cancerogeni, presenta abbondanti costituenti fenolici, composti azotati e ossigenati, comunque tossici. La produzione di catrame è massima con bassi tempi di residenza e moderate temperature 500÷600 °C; ciò è dovuto alla lentezza delle reazioni di decomposizione del catrame stesso al di sotto dei 600 °C. E’ preferibile quindi che venga minimizzata la formazione di catrame già nello stadio della pirolisi e vengano favorite, nello stadio successivo, le reazioni in fase gassosa del catrame, in particolare quelle di cracking. La completa distruzione del catrame può essere ottenuta solo utilizzando alte temperature, almeno al di sopra di 1000 °C, che però comportano problemi di fluidizzazione, oppure mediante l’impiego di appositi catalizzatori, che nel reattore vengono di fatto resi inefficaci per la presenza di residui solidi carboniosi. In definitiva, dal gassificatore esce un gas di sintesi contenente comunque catrame e altri prodotti indesiderati oltre al carbone ed alle ceneri, per la cui eliminazione si rende necessario un adeguato trattamento di pulitura e smaltimento. Syngas (Gas di sintesi) La composizione tipica del Syngas proveniente dalla gassificazione varia a seconda dell’agente ossidante impiegato, della tipologia di biomassa e del tipo di tecnologia di gassificazione utilizzata. Anche il potere calorifico (PCS) del Syngas è influenzato notevolmente dalla tipologia di biomassa e dall'agente ossidante. Valori tipici oscillano in un ampio intervallo, (4 15 MJ/Nmc). 47 Gassificazione Problematiche Syngas Oltre a CO, H2 , CH4 , CO2, N2 il syngas contiene contaminanti, la cui concentrazione deve essere ridotta al minimo per non danneggiare o influenzare il successivo trattamento e/o utilizzo, e per limitare l’emissione di questi in atmosfera. I principali contaminanti sono: • contaminanti gassosi (principalmente H2S, SO2, NOx, HCl ed altri composti clorati) • composti carboniosi condensabili (tar) • metalli pesanti (Hg, ecc.) • alcali e polveri Il livello di depurazione che è necessario raggiungere dipende dall’utilizzazione finale a cui il syngas è destinato. Un livello di depurazione non troppo spinto (depolverazione) può essere sufficiente nel caso di un suo utilizzo come gas riducente per processi industriali o come combustibile in forni per la produzione di cemento o laterizi. Una depurazione maggiore è necessaria nel caso di generazione di energia elettrica con motori volumetrici a combustione interna (depolverazione e desolforazione), o con turbine a gas e celle a combustibile ad alta temperatura (depolverazione e rimozione specie solforate ed alcaline). La massima purezza è indispensabile quando il syngas è utilizzato in tutti i processi che fanno uso di catalizzatori selettivi: produzione di metanolo o di altri idrocarburi combustibili (generalmente indicati col nome di synfuels), ammoniaca o idrogeno destinato alle celle a combustibile a bassa temperatura. 48 Gassificazione Considerazioni sulla gassificazione • La gassificazione è industrialmente utilizzata anche per la produzione di elettricità utilizzando cicli combinati integrati di gassificazione (Integrated Gasification Combined Cycle - IGCC). • La gassificazione (a prescindere dal tipo di combustibile finale prodotto) e i successivi processi correlati non emettono né sequestrano gas serra quali il diossido di carbonio. Essa NON influenza il ciclo del carbonio. • Ovviamente la combustione del syngas o dei combustibili prodotti portano alla formazione di anidride carbonica. Tuttavia la gassificazione della biomassa può avere un ruolo significativo nell'ambito dell'energia rinnovabile, in quanto la produzione di biomassa rimuove l'emissione di CO2 in atmosfera. • Le tecnologie che portano alla produzione di biogas e biodisel hanno anch’esse un bilancio neutro di CO2 nell’ambito del ciclo di vita del carbonio. La gassificazione presenta, però, una maggiore versatilità in termini di materie prime utilizzabili ed in termini di combustibili producibili. La gassificazione, inoltre, risulta estremamente efficiente nell’estrazione di energia dalla biomassa. • Secondo alcuni studi la gassificazione della biomassa è una delle tecnologie più versatili ed economiche nell'ambito delle energie rinnovabili. •Attualmente la gassificazione delle biomasse su scala industriale è poco diffusa nel mondo. Il Renewable Energy Network Austria (RENET) si è fatto promotore di diversi impianti dimostrativi di gassificazione delle biomasse, incluso un impianto a doppio letto fluido che, sfruttando legno di ridotta pezzatura, fornisce dal 2002 alla città di Güssing 2 MW di elettricità e 4 MW di energia termica. 49 Tecnologia di Gassificazione Classificazione dei gassificatori I gassificatori per biomasse possono essere classificati a seconda del metodo utilizzato per la conversione (metodi indiretti e diretti), oppure in funzione della condizione di pressione che si instaura all’interno del sistema. La gassificazione indiretta, usa un vettore termico, come la sabbia, per trasferire calore dal bruciatore alla camera di gassificazione. Nella gassificazione diretta, invece, il calore alla camera è fornito dalla combustione di una parte delle biomasse. I gassificatori possono operare a pressione atmosferica o possono essere pressurizzati: nel funzionamento a pressione atmosferica la configurazione d’impianto e la gestione delle ceneri sono relativamente semplici; mentre il funzionamento in pressione, seppure più complesso e più costoso, permette di ottenere un gas di sintesi più pregiato, e di recuperare energia dall’eventuale espansione del gas stesso. Nelle tabelle che seguono sono elencate le diverse architetture di gassificatore, e le caratteristiche del Syngas in funzione della particolare tecnologia di gassificazione impiegata. Gassificatore Atmosferico Pressurizzato Acronimo A letto fluido circolante C.F.B. (Circulating Fluidized Bed) A letto fluido bollente B.F.B. (Bubbling Fluidized Bed) A letto fisso controcorrente U.G. (Updraft Gasifier) A letto fisso equicorrente D.G. (Dawndraft Gasifier) A letto trascinato E.B.G. (Entrained Bed Gasifier) A ciclone C.G. (Cyclonic Gasifier) 50 Tecnologia di Gassificazione Effetto del gassificatore sulle caratteristiche del Syngas 51 Tecnologia di Gassificazione Letto fisso in equicorrente Il gassificatore a letto fisso equicorrente (D.G.) consiste in un letto fisso costituito da combustibile in cui il flusso di gassificante viene immesso in equicorrente verso il basso col combustibile. È necessario riscaldare la parte superiore del letto bruciando piccole quantità di combustibile oppure utilizzando una fonte di calore esterna. L'efficienza energetica è paragonabile a quella del gassificatore in contro-corrente. Dato che in questo genere di impianto il catrame prodotto deve passare attraverso un letto caldo di carbone, il gas prodotto è più pulito di quello ottenuto in contro-corrente. Drying zone Pyrolysis zone Combustion zone Reduction zone 1. La biomassa viene essiccata mediante il calore prodotto nel reattore. 2. La biomassa pirolizza producendo syngas, tar e char. 3. Parte dei prodotti della pirolisi e la biomassa bruciano con aria per fornire il calore richiesto. 4. I gas prodotti reagiscono con il residuo carbonioso solido per produrre ulteriore CO e H2. 5. Il residuo carbonioso solido e le ceneri cadono attraverso la griglia inferiore. Tra i vantaggi del gassificatore a letto fluido equicorrente vi è sicuramente la semplicità della struttura, la versatilità nei confronti della biomassa, il discreto livello di pulizia del gas prodotto, in particolare nei confronti degli idrocarburi pesanti. Ciò è dovuto alle temperature più elevate del gassificatore, rispetto al caso controcorrente, che permettono di scindere gli idrocarburi mediante azione termica (cracking termico). Tra gli svantaggi, invece, c'è la necessità di utilizzare biomassa con un ridotto tasso di umidità e l’elevata temperatura del syngas, per cui bisogna prevedere una sezione di recupero termico. 52 Tecnologia di Gassificazione Letto fisso controcorrente Il gassificatore a letto fisso controcorrente (U.G.) consiste in un letto fisso costituito dal combustibile attraverso il quale si fa passare il flusso di gassificante (vapore, ossigeno e/o aria) contro-corrente. Le ceneri vengono rimosse anidre o sotto forma di scoria fusa. 1. Il syngas caldo che sale essicca la biomassa che scende verso il basso. 2. La biomassa essiccata pirolizza ad alta temperatura, i gas prodotti alimentano il syngas che sale, mentre il carbonio solido scende. 3. Il carbonio solido si riduce reagendo con i prodotti di combustione per produrre ulteriore CO e H2. 4. Parte della biomassa fresca e il residuo carbonioso solido bruciano con aria. 5. Le ceneri si separano e cadono sul fondo. I vantaggi di questa tecnologia risiedono nella versatilità, nella possibilità di processare biomasse ad elevato contenuto di umidità, nella semplicità della struttura, che comunque risulta robusta, nell’elevata efficienza termica, nella bassa temperatura di uscita del syngas e nella possibilità di coprire una vasta gamma di potenze. Se da un lato la temperatura non troppo elevata del syngas riduce le perdite nella sezione di clean-up, tra gli svantaggi va ricordato che non vi è la possibilità di disporre di una fonte di calore interna da utilizzare per la produzione del vapore necessario al processo di gassificazione (manca una sezione di recupero termico). Inoltre, data l’elevata quantità di idrocarburi pesanti, è necessario dotare il sistema di una sezione di lavaggio del syngas, con incremento dei costi complessivi. 53 Tecnologia di Gassificazione Letto fluido bollente e circolante I gassificatori a letto fluido bollente (B.F.B.) prevedono un intimo contatto tra la fase solida della biomassa e quella gassosa dell’agente ossidante. Il moto all’interno del reattore distribuisce i reagenti in tutto il volume, eliminando i gradienti di temperatura. La tecnologia a letto fluido circolante (C.F.B.) permette, tramite il ricircolo del gas di sintesi, del carbonio residuo e dell’inerte impiegato come catalizzatore, di aumentare il grado di purezza e il contenuto energetico del gas di sintesi. La immagini che seguono mostrano le due tipologie di gassificatori a letto fluido bollente e circolante. Gassificatore a letto fluido bollente Gassificatore a letto fluido circolante Syngas Biomassa Agente ossidante Ricircolazione dei prodotti della gassificazione Ceneri 54 Tecnologia di Gassificazione Gassificatore a letto trascinato Gassificatore a Ciclone I gassificatori a letto trascinato (E.B.G.) sono generalmente adatti per grandi potenze e sono ancora in via di sviluppo. In essi la biomassa ridotta in polvere, miscelata generalmente a vapore, viene risucchiata all'interno del reattore dall'agente ossidante in ingresso. La figura mostra lo schema di un gassificatore a letto trascinato. Le temperature di gassificazione sono molto elevate e questo consente di abbattere in modo consistente i problemi dovuti alla formazione di catrame: infatti il carbonio viene convertito completamente e viene realizzata una bassissima produzione di tar. Tale tipologia di gassificatori, d'altro canto, richiede biomassa finemente polverizzata, e ciò implica tecnologie complesse, costose e non facilmente gestibili. I gassificatori a ciclone (C.G.) sono stati recentemente oggetto di sperimentazione per un utilizzo con biomasse. Essi sono sostanzialmente dei gassificatori a letto fluido in cui la disposizione particolare dei condotti di alimento dell'agente ossidante provoca una sorta di vortice all'interno della camera di reazione. Per mezzo di questo vortice interno si ha una migliore separazione della cenere e dei metalli alcalini, ed il syngas in uscita non richiede particolari e costosi trattamenti di purificazione. Attualmente però sono in fase di sviluppo dei combustori secondari che dovrebbero riuscire a mantenere stabile la fiamma, che rappresenta, attualmente, il punto debole per lo sviluppo di questa tecnologia. I gassificatori a ciclone risulterebbero avere una buona richiesta di mercato se venissero commercializzati, per via della loro semplicità costruttiva, ma attualmente non sono presenti produzioni di serie di questo tipo di gassificatori. Simulazione numerica del flusso vorticoso all’interno della camera di reazione di un gassificatore a ciclone. 55 Tecnologia di Gassificazione Prospetto riassuntivo Sistema di contatto e principali caratteristiche Vantaggi Limitazioni Letto fisso downdraft (equicorrente) Solido e gas verso il basso Livelli molto bassi di catrame Moderato livello di particolati Semplice, costruzione robusta Alta conversione del carbonio Basso trascinamento di ceneri Alto tempo di residenza solidi Limitata possibilità di scale-up Bassa capacità specifica Alta umidità della biomassa Deposito di ceneri sinterizzate Letto fisso updraft (controcorrente) Solido verso il basso, gas verso l’alto Livelli molto alti di catrame Moderato livello di particolati Semplice, costruzione robusta Buone possibilità di scale-up Alta efficienza termica Alto tempo di residenza solidi Bassa capacità specifica Alta umidità della biomassa Deposito di ceneri sinterizzate Letto fluido bollente Il gas passa attraverso un letto bollente Solido inerte nel reattore Basso livello di catrame Alto livello di particolati Buon controllo della temperatura Buone possibilità di scale-up Alta capacità specifica Possibile uso di catalizzatore nel letto Scarsa versatilità nella scelta della biomassa Perdita di carbonio nelle ceneri Letto fluido circolante Particolati separati e riciclati Basso livello di catrame Alto livello di particolati Buon controllo della temperatura Buone possibilità di scale-up Aumentato range di particolato Alte portate di reazione Alta conversione del carbonio Costruzione semplice Non è possibile l ’uso di catalizzatore nel letto 56 Tecnologia di Gassificazione Prospetto riassuntivo Sistema di contatto e principali caratteristiche Vantaggi Limitazioni Letto fluido trascinato Alimentazione fine trasportata da gas ad alta velocità Assenza di inerti solidi Basso livello di catrame Livello di particolati molto alto Molto buona la possibilità di scale-up Alta conversione del carbonio Pretrattamento costoso Pratico solo oltre 10 t/h Scorie nelle ceneri Materiali di costruzione costosi Scarsa versatilità nella scelta della biomassa 57
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