Spine nel fianco
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euro 1,00 DIRETTORE EDITORIALE GIOVANNI COVIELLO Spedizione in A.P. - 45% art.2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Verona L'industria produce di più E i consumatori non riescono a pagare Leggiamo nella stessa pagina di uno dei due quotidiani che lottano per la leadership dei lettori in Italia due articoli con titoli auto esplicativi. Il primo urla: "E' boom per l'industria, la produzione fa più 6,5%". E il pezzo inizia con "Scatto in avanti della produzione industriale" con l'auto, le attività manifatturiere (incluse quelle dell'innovazione dopo 5 anni di calo), e il tessile/abbigliamento a fare da traino. Questi dati, anche nella versione ridotta che registra 'solo' un più 3,7% a parità di giorni lavorati, rincuorano gli animi più o meno di tutti, anche se poi ci toccherà ascoltare i politici contendersi i relativi meriti: quelli della Cdl a reclamare la paternità del nuovo trend positivo, quelli del nuovo esecutivo di centrosinistra ad attribuire al proprio operato la ripresa della fiducia. Magari trascurando entrambi che, nel mondo globale, conta molto anche l'ambito internazionale. Il secondo titolo "Debiti, rischio insolvenza per il 20% delle famiglie", però, riporta tutti con i piedi per terra. "Il rischio accomuna giovani in cerca d'impiego e pensionati - mette in allarme l'articolo -, coppie separate e famiglie numerose: una platea variegata e vasta di potenziali super indebitati. Di persone che per arrivare alla fine del mese rischiano di impegnarsi fino al collo in pericolose richieste di finanziamenti". Dov'è la verità? Nella ricchezza crescente che dovrebbe nascere dall'industria in crescita, o nella povertà, anch'essa montante, che si sta diffondendo tra strati sempre più vasti della società, per altro aggrediti da continui inviti al consumo? Nel dubbio, una domanda inquietante, o addirittura tragica: e se fosse proprio quella parte dei consumi nazionali legata all'indebitamento a stimolare la crescita industriale? Che solidità avrebbe questa crescita con consumatori che spendono ma che fanno sempre più fatica a pagare? Nel caso fossero i maggiori consumi senza soldi a drogare la produzione, resterebbero almeno due possibilità. La prima è che dietro l'angolo, prima o poi, si nasconda la crisi, se non la bancarotta, di molti produttori, magari troppo legati al mercato nazionale. La seconda - una soluzione da auspicare - è che tutti insieme, politici, imprenditori e lavoratori, smettano una volta per tutte di litigare sui diritti e pensino con urgenza ad un unico dovere che ne accomuna le sorti: quello di salvare il Paese con l'impegno concreto nella ricerca di soluzioni eque e durature, per sacrifici comuni, certi e immediati. Che non siano né di destra né di sinistra, ma necessari, e soprattutto utili per risolvere i problemi. Giovanni Coviello Borgo Scroffa, l'albero la rotatoria e il teatrino della politica a pagina 4 Moda dark, un angolo di Transilvania ad Anconetta a pagina 11 Anno 1 nr. 39 - Sabato 16 dicembre 2006 Spine nel fianco La Dal Lago alla carica, An in rivolta, l'Udc verso il Grande Centro: .. il futuro di Hullweck è appeso a un filo. Si avvicina lo spettro delle elezioni anticipate? da pagina 8 Emarginati o impegnati, la fatica di essere anziani a pagina 6 Donne in panchina, intervista doppia Benelli-Corà a pagina 12 3 LETTERE 9 DICEMBRE 2006 Dopo l'inchiesta sul mercato immobiliare, riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera Stop al cemento, sì alla qualità della vita Cara Vicenza Più, In questo Veneto martoriato dall'edificazione selvaggia, il territorio nel suo complesso, compresi laghi, fiumi e montagne, è coperto di costruzioni per circa il 50%. Nel nuovo PAT regionale quasi tutti i Comuni hanno chiesto un incremento dell'edificabilità. In quest'ottica ritengo sia giusto chiedere per il Comune di Vicenza il blocco dell'espansione costruttiva su terreno non edificato. Ridiscutiamo quindi ogni singolo progetto immobiliare usando criteri di vivibilità qualitativa, come dichiara Fulvio Rebesani nell'intervista sull'ultimo numero del vostro settimanale. Com'è possibile non capire che la cattiva qualità costruttiva, di servizi, di standard e di verde, crea un disagio sociale che naturalmente sfocia nella creazione di ghetti o zone altamente degradate. Priorità assoluta, quindi, è far nascere un nuovo sentimento nella popolazione vicentina: questa è la NOSTRA città. E come tale deve essere costruita, ricostruita, ristrutturata, non secondo criteri utilitaristici, favorevoli a pochi, ma di bellezza vivibile che soddisfi le esigenze materiali e spirituali di tutti. I mezzi ci sono: i In centro, tra i tavoli dei bar. Una città è fatta anche di spazi sociali costruttori, il denaro, le aree dismesse o degradate, o rese disponibili (come l'aeroporto Dal Molin), le necessità abitative. La parte mancante di sicuro è una classe politica decisa ad attuare, non solo a parole, ma anche nei fatti, un coraggioso programma di cambiamenti. Una classe politica che non abbia il timore di perdere il potere: amministrare male ed essere riconfermati, questa è la tragica realtà a Vicenza. E se mancano gli ideali e il desiderio di attuarli in chi ci governa, come possiamo pretenderli da chi è giovane o da un semplice cittadino? Come cittadino voglio ritornare ad essere fiero di abitare in una terra per secoli da tutti declamata come una delle più belle d'Italia ed oggi così degradata nel corpo (territorio) e nello spirito (vivibilità). Voglio riappropriarmi della possibilità di poter decidere che bello e vivibile non sia solo cemento, asfalto, traffico, ma armonia paesaggistica, rispetto ambientale, qualità di vita. Fondamentale è l'impegno personale, come è successo nella nascita, negli ultimi anni, di innumerevoli comitati cittadini. Essi hanno lottato strenuamente contro le speculazioni edilizie, miranti solo al profitto economico, e talvolta hanno avuto successo nelle loro battaglie. Auspico quindi ad un ricongiungimento tra tutte queste forze, politiche e cittadine, che aspirino ad un siffatto progetto. Voglio che Vicenza abbia un obiettivo futuro e un'anima determinati da una visione lungimirante e non da immediati interessi personalistici. Paolo Ruffato Vicenza, 10 dicembre 2006 www.vicenzapiu.com [email protected] Direttore Editoriale GIOVANNI COVIELLO [email protected] Direttore Responsabile ROBERTO BERTOLDI Editori PIÙ MEDIA SRL Strada Marosticana, 3 – Vicenza [email protected] & EDIZIONI LOCALI SRL via Nizza, 8 – Verona Redazione di Vicenza Strada Marosticana, 3 Vicenza tel. 0444 923362 - 922766 Fax 0444 926780 [email protected] Redattori LUCA MATTEAZZI [email protected] ALESSIO MANNINO [email protected] ILARIO TONIELLO [email protected] Redazione sportiva TOMMASO QUAGGIO [email protected] Collaborano: GIOVANNI MAGALOTTI GIULIANO CORÀ REDAZIONE DI VERONA Via Nizza, 8 telefono 045 8015855; Fax 0458041460 Redazioni ROVIGO TREVISO TRENTO Pubblicità Strada Marosticana, 3 Vicenza tel. 0444 923362 - 922766 Fax 0444 926780 [email protected] Stampa Stampato dalla Penta graph S.r.l. via Tavagnacco, 61 33100 Udine Autorizz.Tribunale C.P. di Verona nr. 736/03 del 29/09/2003 Supplemento della Cronaca di Trento del 25 maggio 2006 Associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana Iscrizione al Registro Nazionale della stampa n.8857 del 15-12-2000 Parco Querini. Il verde è essenziale per il buon vivere 4 ATTUALITÀ 16 DICEMBRE 2006 Una zona intasata e inquinata alle prese con i tira-e-molla della politica E con un dilemma "arboreo" sulla nuova rotatoria Borgo Scroffa e l'albero della discordia DI ALESSIO MANNINO Borgo Scroffa, sotto le mura di Santa Lucia all'ingresso del centro storico, è una camera a gas. Questa resta per ora l'unica certezza dopo il firmato compromesso sul "rondò Zocca", ossia il progetto di rotatoria presentato dall'assessore al bilancio&urbanistica che ha surclassato quello precedente del collega alla mobilità Claudio Cicero. Quest'ultimo, l'artefice massimo dei rondò vicentini, se l'è visto bocciare per diretto intervento del sindaco Hullweck, che non ne ha voluto sapere di abbattere un albero secolare che dà sull'incrocio tra Borgo Scroffa, via Ceccarini, via Legione Gallieno e via IV Novembre. "Non sapevo che si sarebbe impuntato sull'albero", si schermisce Cicero. Dietro a un apparentemente banale diatriba sull'ennesima rotatoria, tuttavia, c'è più di un albero. C'è, per cominciare, il problema di come si è "risolto" il traffico. Nel 2000, all'incrocio incriminato, si è abolita la svolta a sinistra da ogni lato convogliando il flusso di auto sulle strade residenziali vicine, soprattutto quelle dietro l'istituto Rossi, intasandole. Stiamo parlando di una zona in cui ci sono una scuola superiore e una media, l'ex provveditorato, svariati uffici e l'unità sanitaria con relativo sbarco in massa di studenti, lavoratori e pazienti. "C'è senz'altro bisogno della rotatoria", avverte il presidente della circoscrizione 4 Mauro Marchetti (An). Che, pur accettando la delibera Zocca che prevede la sperimentazione entro fine anno di un rondò più piccolo e senza abbattimento di alberi, ammette: "Per farla bene bisognerebbe eliminare il famoso albero. Che, diciamolo, tanta salute non porta: con tutti i pollini che emette in primavera bisogna stare con finestre e finestrini chiusi, senza contare le allergie. E quando piove le foglie che lascia cadere hanno fatto scivolare più di qualcuno". Il fatto è che questo benedetto Il progetto della rotatoria. La forma ellittica occuperà meno spazio albero ha 100 anni: come mai, sindaco in testa, ci si è accorti solo ora della sua esistenza? "Ce lo siamo chiesti anche noi", ribatte il consigliere di circoscrizione Alberto Cozza. E qui entra in gioco la politica. "Lo stop a Cicero è arrivato forse in un momento in cui lui era meno 'protetto', se mi passa l'espressione". Cioè quando l'assessore era in polemica col primo cittadino, dissidio poi rientrato (almeno ufficialmente). Un "no" Sotto le mura si è fatto un affare. Del cubo Collegato al nodo traffico, a Borgo Scroffa si deve fare i conti anche con quello dei parcheggi. "Il Borgo è in centro e in centro di parcheggi ce n'è già abbastanza, non ne servono altri", taglia corto il presidente di circoscrizione Marchetti. L'assessore e suo compagno di partito Cicero è dell'avviso opposto: "Di parcheggi ce n'è sempre bisogno". Fatto sta che fino a due anni fa in via Ceccarini, proprio davanti alle mura, il distributore Q8 ospitava 50 posti auto; oggi, dopo che il proprietario dell'area dove sorgeva il benzinaio ha venduto al costruttore Fabio Amadu, al loro posto c'è un cubo, sede dell'immobiliare, con garages privati sotterranei. "Almeno le sue macchine non stanno sulla strada", prova ad auto-consolarsi Cicero, Il contestato "cubo" al posto dell'ex stazione di servizio che nella passata consiliatura aveva poteva discutere di più coi privati. Non è che promesso un parcheggio. Ma l'accordo con Amadu, ex consigliere di circo- c'entrano gli scontri interni nel partito?". scrizione in quota Forza Italia, non si è trovato. L'abitante Rossi è convinto che "questa 'soluzio"Era stato approntato da un urbanista un piano ne' soffoca il quartiere, che invece aveva bisogno che prevedeva un'area polivalente con parking di dell'area polivalente". Una "piazzetta che avrebquartiere, lo spostamento dell'edicola e il merca- be potuto fare da sfogo", la definisce Marchetti. to rionale, di cui la zona è una delle poche a esse- Ma allora, se tutti erano d'accordo, perché poi re sprovvista", ricorda il residente Pietro Rossi. non se n'è fatto nulla? Alla fine a spuntarla è "A maggior ragione se Amadu era di Forza Italia, stato solo il privato, cioè Amadu. Che inizialmenperché non si è riusciti a trovare una soluzione te voleva costruire addirittura un palazzo. S'è che fosse a vantaggio della comunità?", chiede il 'accontentato' del cubo. consigliere ex-azzurro Cozza. Che una sua spieA.M. gazione la dà: "Forza Italia non sa mediare, si futuri per le rotatorie sono stati dirottati per la manutenzione stradale (leggi: buche nei marciapiedi). "Non per questa a Borgo Scroffa", precisa Marchetti. Il costo messo a bilancio è infatti di 200 mila euro a opera ultimata. Infine c'è anche chi non crede all'utilità in sé della rotatoria. Come Pietro Rossi, residente in via Ceccarini: "Si può anche sperimentare, ma qualcuno allora mi spieghi che senso ha se poi in fondo a via Legione Gallieno resta il semaforo a imbuto" E sugli alberi dà ragione al sindaco: "Non si toccano: fanno parte di un borgo storico e devono restare. O vogliamo diventare un semplice confine di periferia?". Attacca invece l'ex forzista Cozza: "Chi vuole salvare l'albero perché poi propone la costruzione di cinque condomini nel parco delle Montagnole, un vero disastro urbanistico? È dal luglio del 2004 che attendiamo questa rotatoria senza la quale, ci era stato detto, non si poteva procedere al riordino globale della viabilità che noi avevamo caldeggiato con indicazioni precise e approvato, lo sottolineo, all'unanimità, centrodestra e centrosinistra insieme. Oggi il progetto non è nemmeno arrivato in circoscrizione, Zocca in questi anni s'è fatto vedere solo per il Pat. È così che si fa amministrazione?". per ragioni che nulla hanno a che fare con la viabilità, dunque? Nell'aprile 2005 Cozza, con la collega di circoscrizione Giovanna Riello, ha lasciato Forza Italia e con lei ha fondato il nuovo gruppo "Insieme per la 4". Deluso, sostiene, dal "totale scollamento fra partiti e vita reale dei cittadini, per cui i primi sono semplici pullman su cui si sale e si scende per convenienza". E prende ad esempio della mala-amministrazione che ne deriva proprio il caso della rotatoria: "Reggerà il traffico? Ci passeranno gli autobus? E quanto durerà il periodo di prova? Soprattutto: si può tornare indietro? Non vorrei che fosse la solita soluzione gattopardesca di cambiare tutto per non cambiare niente". Aver rimpicciolito il diametro può infatti far sorgere il dubbio che alla fine si dovrà tornare all'incrocio. Cicero sotto sotto al fallimento ci spera, perché di passare da "padre putativo" della "mini-rotatoria" non ha una gran voglia: "Secondo me così progettata non funzionerà, anzi ne sono sicuro". Ma lui, orgoglioso delle sue creature ("finché ci sarò io di rotatorie se ne continueranno a fare") è altrettanto sicuro che verrà recuperato il "suo" rondò, più grande e con 9 alberi di nuova piantumazione al posto di quelli attuali. I finanziamenti però potrebbero essere L'incrocio di Borgo Scroffa e uno scoglio non da poco, dato che quelli l'imponente albero che si cerca di salvare 5 16 DICEMBRE 2006 ATTUALITÀ A Vicenza il 25 dicembre è sempre più multietnico. Dagli ortodossi agli evangelici, sono tante le comunità cristiane che festeggiano a modo loro la nascita di Gesù Non solo cattolici, i mille Natali della città DI LUCA MATTEAZZI Ucraini, moldavi, serbi, rumeni, ghanesi e filippini. Metodisti, ortodossi, pentecostali e anche islamici. Senza presepe, con l'albero, con una messa molto semplice oppure con danze e canti in più lingue. Se per tanti vicentini il 25 dicembre significa ancora messa di mezzanotte e cenoni in famiglia, con il moltiplicarsi delle comunità di immigrati anche nella nostra città il modo di festeggiare una delle ricorrenze più importanti e amate del calendario cristiano si tinge di sfumature diverse. Ogni comunità ha le proprie usanze e le proprie tradizioni, e il Natale vicentino diventa di anno in anno più colorato e multietnico. Russi, moldavi, ucraini e gli altri ortodossi che si riconoscono nella chiesa di Mosca si troveranno a festeggiare, per il secondo anno consecutivo, nei locali che hanno ottenuto in uso dalla diocesi presso la parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice, a Saviabona. La differenza principale con la tradizione cattolica, in questo caso, sta nella data: il Natale Ortodosso non cade infatti il 25 dicembre ma il 7 gennaio, visto che i cristiani d'Oriente sono rimasti legati all'antico calendario giuliano (e non a quello gregoriano seguito in Vestiti cangianti per il Natale Pentecostale Occidente). Per il resto, spiega il responsabile della comunità padre Veniamin Onu, "ci sono poche differenze rispetto alla festività cattolica: come da voi, la liturgia è un po' particolare, alla fine ci si scambia gli auguri, e si regalano panettoni". Natale all'insegna della sobrietà per la comunità di evangelici metodisti che ogni domenica si ritrovano a San Faustino, dietro il cinema Odeon. Niente messa di mezzanotte (la celebrazione rimane alla domenica mattina), e niente presepe, dato che come Celebrazione natalizia serbo ortodossa, una delle più diffuse in città tra i non cattolici tutti i protestanti sono contrari all'uso di immagini sacre: nella loro chiesa potrebbe però esserci l'albero di natale. "È una tradizione un po' discussa, dato che l'origine del simbolo non è nemmeno cristiana, ma alcune comunità lo fanno, più che altro per i bambini. Nella liturgia del giorno di Natale, poi, generalmente viene dato più spazio ai canti, e a volte a piccole recite che ricordano la natività di Cristo, spesso con il coinvolgimento dei bambini". Canti fino a notte fonda, invece, ma solo nella serata della vigilia, per una delle tante comunità pentecostali frequentate da immigrati africani che si ritrovano nella zona di Ponte Alto. "Ci riuniamo e cantiamo tutta una serie di canzoni, anche quelle più popolari, per celebrare e lodare il Signore - spiega il pastore che conduce la liturgia -. Nel giorno di Natale, invece, il nostro è un rito molto semplice, tutto concentrato sulla vera essenza del messaggio religioso della festa". E non bisogna dimenticare i cattolici non italiani, sempre più numerosi. In città c'è una comunità di filippini, che si trovano nella parrocchia di Araceli, e una di nigeriani, che si radunano a San Pio X. A Bassano, invece, il punto di riferimento è l'istituto dei padri Scalabrini: "Nella nostra messa di mezzanotte partecipano diverse etnie e c'è anche una rappresentanza musulmana - racconta Mario Dalla Costa, uno dei responsabili della comunità -. In particolare c'è una comunità ghanese e una filippina che animano la cerimonia, ad esempio al momento dell'offertorio i filippini hanno danze e musiche loro. La preghiera dei fedeli, poi, viene letta in otto lingue. La gente all'inizio era un po' perplessa, ma alla fine la cosa ha funzionato. E adesso è anche richiesta". Infine, anche una parte dei musulmani della città si unirà alla festa dei cristiani. "Il Natale non è una festa islamica spiega Kamel Layachi, responsabile del consiglio islamico della provincia , ma la nascita di Gesù e la figura di Maria sono citati nel Corano. Questo per noi è un motivo per ricordare il rapporto di amicizia che lega il messaggio di Gesù a quello del profeta: per noi sono anelli della stessa catena e simboli dell'amore di Dio per l'uomo. Siamo quindi contenti per i cristiani che festeggiano questo avvenimento, e anche noi ricordiamo volentieri i valori trasmessi dalla figure di Gesù e di Maria". Presepi simbolici e badniak, la festa dei serbo-ortodossi La comunità cristiana più numerosa, dopo quella cattolica, è probabilmente quella dei serbi ortodossi. Presenti in città già dagli anni '90, da tempo hanno trovato accoglienza presso l'istituto delle suore Poverelle di Santa Lucia. Il loro sacerdote, padre Milivoje Topic, mastica ancora poco l'italiano. Chi invece non ha problemi linguistici, e accetta volentieri di spiegare come viene vissuto il Natale a Belgrado e dintorni, sono alcuni dei volontari che animano la numerosa comunità serbo - ortodossa. Come Kristina e Slavko Grabovac. "Come tutti gli ortodossi, anche noi festeggiamo il Natale il 7 gennaio, due settimane dopo quello cattolico - raccontano -. Un'altra differenza è che il nostro avvento dura sei settimane, non quattro, e di solito alcune domeniche sono dedicate a persone particolari: la terza è per i bambini, la quarta per le madri, la quinta per i padri. E la sesta, ovviamente, è Natale. Nel periodo dell'avvento, inoltre, è consigliata l'astinenza da tutti i cibi di origine animale: carne, latte, uova, un po' come fanno i vegetariani". Sei settimane senza toccare una bistecca o un pezzo di formaggio è dura, e infatti anche loro ammettono che non sempre l'osservanza è totale. Piccole cose, comunque, perché all'interno della comunità serba il ricordo delle tradizioni del paese d'origine è ben vivo. Il presepe non c'è, sostituito in modo simbolico da una composizione costituita da paglia, un ramoscello di quercia e basilico secco. "La paglia simboleggia il giaciglio del piccolo Gesù, la quercia il legno della mangiatoia e della capanna, ma anche la solidità della caverna in cui è nato. Il basilico, invece, serve per ricordare che l'annuncio della nascita di Gesù si è diffuso, come fosse profumo, grazie ai cori degli angeli". Nemmeno l'albero di Natale c'è: nel folclore serbo il suo posto è occupato dal Bad?iak, un ramo di quercia decorato che è al tempo stesso simbolo di festa e augurio di buona fortuna. La notte delle vigilia la famiglia si riunisce per il cenone, a base di pesce e ancora senza carne. Alla fine della serata la tavola viene lasciata preparata ("Così gli angeli, se vogliono, possono mangiare anche loro", osserva Kristina), mentre i regali per i piccoli di casa vengono nascosti all'interno di un cesto pieno di paglia, ricordo di quando tutta la vita ruotava attorno ai ritmi della campagna. La messa di mezzanotte non c'è, ma la mattina ci si alza comunque prima dell'alba per preparare il pane per la festa di Natale (e nella pagnotta viene nascosta una monetina, che porterà bene al fortunato che la troverà nel corso del pranzo). La mattinata è quindi dedicata al momento centrale di tutta la festa, la celebrazione liturgica, a cui di solito segue lo scambio di auguri con amici e conoscenti. Poi, al ritorno, altro banchetto, questa volta con la carne come piatto principale. "Le porchette non possono mancare", scherzano i coniugi Bragovac. E come la sera precedente, anche questa volta la tavola viene lasciata imbandita. "Sempre per gli angeli, nel caso volessero venire a farci visita finché noi riposiamo". 6 INCHIESTA 16 DICEMBRE 2006 A Vicenza vivono quasi 25 mila ultrasessantacinquenni. E tra sei anni potrebbero essere molto di più. Tutte le cifre e i dati di un universo dalle mille sfaccettature Verso una città con i capelli bianchi DI LUCA MATTEAZZI Lo stereotipo comune li vuole soli, tendenzialmente poveri, magari malati. E in questo c'è un fondo di verità. Ma va anche detto che molti di loro sono sempre più attivi: nel volontariato, ad esempio, che in buona parte sopravvive grazie alle forze e alla buona volontà di chi ha già i capelli bianchi. Poche realtà sono forse così variegate come il mondo degli anziani, e per farsene un'idea basta dare un'occhiata ai numeri. Con l'invecchiamento della popolazione, il numero dei "vecchietti" in città sta continuamente aumentando. I dati statistici del comune di Vicenza parlavano, al 31 dicembre 2005, di 24.289 ultrasessantacinquenni residenti in città contro 14.480 ragazzi al di sotto dei 14 anni. Il tutto su una popolazione di poco più di 114 mila abitanti. All'interno del territorio dell'Ulss 6, invece - quindi considerando anche quella trentina di comuni che vanno da Sandrigo a Noventa - il numero di over 65 sale a 54.843, su un totale di circa 307 mila abitanti. Un sesto dei vicentini (e in città anche di più) ha dunque superato la soglia della terza età. Ma a preoccupare è soprattutto la crescita costante dei numeri: negli ultimi dieci anni il numero di anziani in città è salito di circa il 15 per cento, e secondo alcune previsioni, a livello di Ulss il numero di ultrasessantacinquenni potrebbe salire a 68 mila entro il 2020, e quello degli ultrasettantacinquenni, la categoria più a rischio per quanto riguarda l'assistenza medico sanitaria, arrivare oltre quota 31 mila nei prossimi sei anni (adesso sono 25 mila). Attorno all'universo anziani ruota una rete di sostegno e assistenza molto complessa, fatta di pasti caldi, cure mediche e case di riposo. Solo per dare alcune cifre, ne corso del 2005 il settore interventi sociali del Comune di Vicenza ha aiutato oltre 350 persone anziane con il servizio dei pasti a domicilio e 200 con il servizio di trasporto per persone non auto- sufficienti. Inoltre, ha distribuito 178 contributi regionali destinati alle famiglie che accudiscono un anziano non autosufficiente e 75 a quelle che si avvalgono della collaborazione di una badante, e ha seguito 358 persone con interventi di assistenza domiciliare: in pratica, con operatori qualificati che si recano a casa degli anziani per aiutarli a curare l'igiene personale, a camminare un po' o a governare la casa. A questo dato andrebbe poi aggiunto quello delle persone che hanno bisogno di interventi di carattere medico o infermieristico e che quindi sono seguite anche dall'Ulss 6 (e allora si parla di assistenza domiciliare integrata): in questo caso il conteggio totale arriva a 3286 persone seguite nel corso del 2005. "La cosa che abbiamo notato è che c'è stato un cambiamento qualitativo nella domanda di assistenza - spiegano dagli interventi sociali -. Fino ad una decina di anni fa i nostri interventi erano mirati soprattutto alla socializzazione, mentre adesso il grosso delle richieste riguarda servizi specifici e qualificati per persone non autosufficienti". C'è, però, anche l'altro lato della medaglia. Quello delle centinaia di anziani che seguono i corsi dell'università degli adulti del Rezzara o le lezioni organizzate dall'Auser, dei tanti "vecchietti" che si iscrivono in palestra o che praticano sport a livello amatoriale, e di quelli ancora più numerosi che tengono in piedi quasi tutto il volontariato vicentino: in città le associazioni di anziani sono 54, ma alcune stime calcolano che l'80 per cento delle associazioni di volontariato sia gestito da anziani. "Il mondo degli anziani è molto variegato - commenta Davide Piazza, per tre anni assessore agli interventi sociali -. Ci sono i malati terminali, ma ci sono anche moltissime persone attive che sono una risorsa importante per la città. È chiaro che sono una delle categorie più fragili e a rischio, ma l'importante è non farli sentire esclusi". Secondo lo psicologo Conti, giovanilismo e ghettizzazione sono le due facce della terza età. Che in una società frenetica ha perso il suo ruolo Vecchiaia negata e ingabbiata, una tragedia della modernità Recentemente mi sono ritrovato molte volte a pensare alla vecchiaia, sia per ragioni individuali (ho 54 anni) sia come scoperta "filosofico-esistenziale". Dopo i cinquanta, infatti, si avverte nettamente che il tempo che "una volta" ci sembrava infinito scorre veloce e inesorabile. Così il bilancio della propria vita comincia ad essere più sincero e realistico, si guarda avanti cercando di non commettere gli stessi errori della tra- scorsa gioventù - che oggi dura fino ad oltre i 40 anni. Si appezzano le cose più semplici ed essenziali dell'esistenza e soprattutto si perde quella fiducia incondizionata nell'umanità che forse appartiene alla crudezza che un tempo era ritenuta il traguardo della saggezza, del senex contrapposto al puer, per dirla con i latini. Fa tristezza vedere come, al di là di tante discussioni sulla terza e quarta età, la vecchiaia venga considerata all'atto pratico nel mondo contemporaneo. Da una parte, viene proposta in tutti i modi dal circuito mediatico un'immagine della vecchiaia come una "condizione psicofisica immaginaria": si deve e si può essere giovani forever, dice il messaggio. "Dipende solo da te", "puoi essere giovane per sempre", e giù con una serie infinita di cure, diete, attività, abbigliamenti, comportamenti che propongono più che il mito dell'eterna giovinezza, la figura del "puer aeternus", ossia la giovinezza incosciente del fanciullo che può ancora essere tutto e il contrario di tutto. Cantare, ballare, spogliarsi, sposarsi, separarsi, fare il mandrillone e la mandrillona: tutto, fuorché pensare, ascoltare, consigliare, consolare, da sempre le principali funzioni psicologiche attribuite all'anziano, che per secoli hanno avuto così il rispetto e l'ammirazione nelle nuove generazioni a cui simbolicamente veniva lasciato il testimone. Dall'altra, nell'immensa moltitudine delle nostre città e metropoli, assistiamo ad una silenziosa, incombente, terribile solitudine di migliaia di uomini e donne: poveri vecchi senza parenti, o con figli e nipoti troppo occupati a badare a se stessi o alle proprie famiglie, più o meno immersi nella dura lotta quotidiana, in una frenetica rincorsa ad una vita di felicità crudele perché egocentrica e illusoria. Quando si arriva a questo traguardo, la vita si conclude nel ricovero, nelle cosiddette case di riposo, dove verrà seguito da altre persone che non sono i familiari e dove spesso morirà (senza essere circondato dall'affetto e dal calore di chi ha condiviso con lui la vita o i momenti più significativi della sua storia). Non intendo con ciò criticare chi nelle pensioni per anziani presta un encomiabile servizio di cura ed assistenza. La critica è al sistema di vita sociale che vi rinchiude i suoi "scarti", cioè i "vecchi". E' un fatto, purtroppo, che gli tali istituti, spesso al di là delle intenzioni, per dimensioni ed organizzazione interna diventano moderni cronicari-casermoni, in cui ci si limita a transitare prima di morire. Perciò, a mio parere, andrebbero superati. Lì dentro, infatti, l'anziano terminerà la sua esistenza in un deserto esistenziale, emotivo e sentimentale tale da rendere vano il significato della propria morte, così come il senso della propria vita. Dr. Raffaello Conti, Psicologo Psicoterapeuta, 2° Centro di Salute Mentale di Vicenza 7 INCHIESTA 16 DICEMBRE 2006 Linda Zini, vicepresidente della consulta degli anziani, racconta la vita degli over 65. "Ci manca il contatto con i giovani" Siamo una risorsa, non un peso Ma dateci più attenzione Linda Zini ha superato gli ottanta da un po', ma nello sguardo ha ancora la vivacità di una ragazzina. Vicepresidente della consulta degli anziani, di cui ha fatto parte fin dall'anno della sua costituzione, e con una lunga attività di volontariato alle spalle, la signora Zini è una delle voci più autorevoli, e autentiche, quando si parla di terza età. "L'idea fondamentale è che l'anziano non vuole essere visto come un oggetto da assistere, ma come un soggetto attivo, che ha delle risorse da offrire sottolinea subito -. La perAnziani soli. È un problema di sona anziana va messa mentalkità ma anche di occasioni nelle condizioni di dare il d'incontro che scarseggiano proprio contributo, perché è vero che il futuro è dei giovani, ma non si può nemmeno re. A meno che non ci sia una rete di dimenticare il passato. Altrimenti si amicizie su cui poter contare. "La spatolgono le radici su cui è costruito il rizione dei negozietti non è che aiuti presente". Come fare? Le idee non sospira la Zini -. Si è obbligati ad andamancano. "Si potrebbe sviluppare il re al supermercato, E portare a casa la progetto degli orti urbani, oppure spesa è un problema, bisogna sperare coinvolgere gli anziani nella gestione di trovare qualcuno che ti porti su le delle biblioteche. Ci sono tanti inse- borse. È fondamentale avere buoni gnanti in pensione che lo farebbero rapporti con il vicinato, e trovare pervolentieri, e che avrebbero tanto da sone che abbiano un po' di sensibilità". dire ai ragazzi". Per questo qualche anno fa era stato Anziani come risorsa, dunque, e non proposto il progetto "Un anziano per come peso. Senza dimenticare, amico", che dava agli anziani la possicomunque, le piccole grandi difficoltà bilità di scegliersi un tutor tra una lista con cui bisogna fare i conti nella vita di di persone autorizzate dal Comune. ogni giorno. "Guardi i marciapiedi in Un modo per arricchire le relazioni che condizioni sono, poi mi dica lei se sociali degli over 65, oltre che assicuraVicenza è a misura di anziano - conti- re un punto di riferimento in caso di nua -. Oppure provi a vedere quanto bisogno, ma l'iniziativa è rimasta solo sono alti i gradini degli autobus, quan- sulla carta. "È ancora nel libro dei ti posti a sedere ci sono negli autobus sogni", conferma la vicepresidente nuovi e come per sedersi ci sia un altro della consulta. Magari, se il progetto gradino da fare. Le sembra che aiutino ripartisse, potrebbe aiutare tanti gli anziani?". Proprio la mobilità è uno anziani ad uscire da una gabbia di isodei problemi principali della terza età; lamento che può diventare davvero anche per chi, come la signora Zini, sta pesante: "Gli anziani devono avere un tutto sommato benone e riesce ancora contatto con le altre generazioni, pera guidare l'auto. "Non dimentichiamo- ché chi vive sempre da solo o con altri ci che l'anziano ha difficoltà anche anziani finisce per perdere il contatto quando è sano. Io se voglio andare in con la realtà - conclude la Zini -. Io, ad centro devo parcheggiare all'Eretenio esempio, sono arrivata a scrivere a oppure al Verdi. Ma da lì ad arrivare in macchina, ma mi sento tagliata fuori piazza dei Signori è dura: una volta la dal computer e da tutte le nuove tecnofacevo di corsa, ma adesso la salita logie. Mi sento un pezzo d'antiquariadell'Eretenio mi sembra il Monte to. È vero che il Novecento è stato un Bianco. E questa difficoltà a muoversi secolo breve, perchè la mentalità è emargina un po' dalla socialità: io so cambiata completamente in poco che in centro ci sono i mercatini di tempo: così i giovani non capiscono gli Natale, ma non provo nemmeno ad anziani, e viceversa, e in queste condiandarci". zioni il dialogo è difficile. Purtroppo le Se il centro storico è off limits, la situa- occasioni di incontro sono poche". zione dei quartieri non è molto miglioL. M. Provato sul campo il nuovo software vicentino pensato per chi ha i capelli d’argento Eldy, il pc amico degli anziani La nonna è curiosa: vede i nipoti che passa- Abbiamo chiesto ad una nonna di oltre setno buona parte del tempo davanti allo tant'anni, che non ha mai utilizzato un comschermo del pc. Qualche motivo ci sarà. puter in vita sua, di provare Eldy per noi. Il Così accende il computer, un po' per inte- risultato è sorprendente. Appena compreso resse, un po' perché tutte le nonne si preoc- come i movimenti del mouse sono riprodotcupano dei loro nipotini e vogliono sapere ti sullo schermo, la vecchietta è partita cosa fanno. La scatola elettronica, però, non come un razzo. I caratteri grandi e lo sfondo è un qualsiasi sistema che gira con semplice hanno semplificato la lettura. Windows della Microsoft. All'interno c'è Anche creare una email è stato abbastanza Eldy, la nuova interfaccia pensata apposita- facile attraverso il servizio di Eldy che ne mente per anziani, ipovedenti e tutte le per- regala una a tutti gli utilizzatori. Qualche sone che vogliono semplicemente scrivere piccolo problema c'è ancora: se pulsanti e un'email e navigare un po' su internet senza puntatori sono di grandi dimensioni così studiare manuali grandi come enciclopedie. non si può dire per alcuni strumenti come i Ne avevamo già parlato in anteprima nel menù a tendina. Quando si naviga su internumero 19 di VicenzaPiù: Eldy è un'asso- net le pagine hanno caratteri di dimensioni ciazione senza scopo di lucro, supportata normali e non c'è il modo per ingrandirli. dell'azienda vicentina Vegan Solution, che Gli strumenti come gli appunti e la chat vuole realizzare un computer amico. Eldy è purtroppo sono ancora uno scoglio difficile anche in nome del programma che l'asso- da superare. "Non so scrivere a macchina" ciazione sta realizzando, un programma dice la nostra tester bloccandosi per la gratuito capace di dialogare con persone prima volta dopo diversi minuti d'entusiache hanno difficoltà ad avvicinarsi ai nuovi smo. Alla Eldy stanno già pensando ad una strumenti informatici. soluzione: "Gli sviluppatori stanno progetQuesto sistema rivoluzionario è finalmente tando ad una interfaccia video/audio per la disponibile sul sito www.eldy.org. Per il chat (simile al videotelefono) e il Voip, momento si tratta di un programma per ovvero le telefonate attraverso internet. computer Windows che crea un'interfaccia Anche il controllo del computer attraverso amichevole. In futuro la versione definitiva comandi vocali è una delle soluzioni ipotizsarà integrata con Linux, un sistema gratui- zate. Però anche la vecchia tastiera e il to e sicuro. Linux, inoltre, è meno esigente mouse non sono da scartare. In commercio rispetto al sistema operativo Microsoft ed è si trovano prodotti pensati appositamente adatto anche per computer economici e con caratteri più grandi e tasti più semplici meno potenti; una caratteristica non tra- da premere". scurabile per chi ha una pensione come Insomma, Eldy è appena nato e ha molto unica entrata. strada da fare, ma promette già molto bene. "Abbiamo scelto di rilasciare Eldy su Nel frattempo la nonna è rimasta a casa col Windows perché la versione Linux sta computer e la sua prima versione di questo richiedendo più tempo del previsto - dice rivoluzionario software. Chissà come sta Valentina Frigo, una dei responsabili del andando: quasi quasi glielo domandiamo progetto -. A pochi giorni dal lancio sono via email. state scaricate già migliaia di copie. I.T. Purtroppo, per la versione definitiva, i tempi lunghi sono inevitabili perché Eldy è sostenuto dalla comunità di sviluppatori e degli utenti e non siamo finanziati da fondi pubblici. Eldy per Windows permette di utilizzare i primi strumenti che abbiamo creato. Questo è importante perché il progetto crescerà insieme alle persone che lo utilizzano: sarà grazie ai loro consigli che A tu per tu con Eldy, il software pensato per i nonni si evolverà". ATTUALITÀ 8 16 DICEMBRE 2006 Anche a Vicenza il partito di Casini è pronto ad aggregare i centristi e scardinare i poli Forse già dalle provinciali 2007 Udc, quella voglia matta di Grande Centro DI ALESSIO MANNINO Una volta era "Io c'entro", oggi il loro motto è: "Io non c'entro più". Sono i democratici cristiani dell'Udc, che dopo il cambio di linea politica decisa dal leader Pierferdinando Casini (e approvata a larghissima maggioranza del direttivo nazionale) hanno messo una croce sopra alla Casa della Libertà uscita sconfitta dalle elezioni politiche. E a Vicenza, cosa porterà lo strappo dei pasdaràn del Grande Centro? Fino alle elezioni provinciali della primavera 2007, nessuno sconvolgimento epocale: l'Udc resterà ancorata all'alleanza con Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord. Ma qualche scricchiolio è già messo nel conto delle prossime scadenza elettorali, e in prospettiva il disegno di creare una terza forza centrista fra i due poli potrebbe concorrere a grossi cambiamenti nella politica vicentina. Vediamo quali. "Alle provinciali noi andremo coi nostri attuali alleati", esordisce Stefano Cimatti, segretario provinciale Udc (8% dei voti alle ultime politiche, più del doppio rispetto al 3,2 del 2001). Questo per sgombrare il campo da dubbi e illazioni sul breve periodo, fedele, del resto, alla rotta decisa da Casini per le amministrative dell'anno prossimo. Ciò non toglie che la strategia di lungo periodo preveda "una federazione di partiti di centro alternativi alla sinistra". Che nel Vicentino si chiamano Movimento Veneto per il Ppe (i seguaci di Giorgio Carollo fuoriusciti da Forza Italia), Udeur ma anche la Liga Fronte Veneto-Veneti d'Europa di Comencini e il Progetto Nord Est orfano di Panto. E la Margherita. Il capogruppo in regione della Margherita Franco Frigo già mesi fa ha fatto sapere che si scambiano "contatti" fra il suo partito e l'Udc proprio per le provinciali di Vicenza. Cimatti si aspetta di più, ribadendo che per le consultazioni primaverili è troppo presto. "Devono uscire allo scoperto, come d'altronde pare stiano già facendo almeno a sentire quanto dice il loro segretario regionale Bottacin, che fa presente, parole sue, di voler porre fine al compiacimento di essere all'opposizione", avverte Cimatti. Paradossalmente (ma neanche Pierferdinando Casini: lo strappo nazionale dell'Udc troppo), nel suo avrà ripercussioni anche sugli equilibri politici vicentini piano di aggregazione l'Udc potrebbe essere a quanto avviene a Padova re a patti. favorita dalla nascita del dove la giunta di centrosini- Il test vicentino dell'operaGrande Centro Partito Democratico, stra appoggia provvedimen- zione approdo - ancora tutto da ti che richiamano i Pacs: su (Udc+Ppe+Udeur+leghisti scorgere - della fusione fra temi come quelli etici, allo comenciniani+PNE), avvisa Margherita e Ds. "Se la stato attuale, non c'è dialo- Cimatti, avverrà però solo nel 2009, alle elezioni europarte radicale di questi ulti- go. mi se ne va - ipotizza Perché troppo forte è il con- pee: "Sono l'occasione ideaDaniele Guarda, neosegre- dizionamento della sinistra le, perché lì andremo a tario cittadino Udc -, allora radicale", spiega Guarda. In votare col proporzionale noi siamo pronti al dialo- poche parole: cari amici del puro". In cui cioè si conta il go". Perché a quel punto futuro Partito Democratico, peso di ciascun partito e si non ci sarebbe più l'ostaco- liberatevi di sinistra interna hanno mani libere rispetto lo oggi costituito da un'in- Ds e mollate partiti come alle alleanze precostituite, sormontabile differenza nei Comunisti Italiani, Verdi e con la possibilità di sperivalori ispiratori. "Pensiamo Rifondazione, e si può veni- mentarne di nuove e sotto- porle al gradimento degli elettori. Invece nelle elezioni locali, dovendo votare due volte (doppio turno) ed essendoci un meccanismo di maggioranza (maggioritario), esperimenti non se ne possono fare. Ecco perché l'Udc, nonostante la presa di distanza a livello nazionale, localmente si presenterà nel 2007 col centrodestra, provincia di Vicenza compresa. Con un se. "Se per caso un altro partito, e mi riferisco alla Lega, dovesse correre da solo al primo turno come ha fatto nel 2003, be', a quel punto noi ci sentiremmo autorizzati a fare lo stesso", fa sapere Cimatti. Logico: se il centrodestra vicentino si sfalda (vedi box), che senso avrebbe per lo Scudocrociato impiccarsi a un'alleanza a cui non crede più? E a riprova che i suoi fanno sul serio, Cimatti pronuncia la fatidica parola presaga di capovolgimenti già pianificati: 'laboratorio'. "A Thiene, retta da una giunta di centrodestra ma in cui noi siamo all'opposizione, la nostra intenzione è fare un'alleanza a 4. Se però non ci metteranno nelle condizioni per poterlo fare, ad esempio seguendo le voci che vogliono un altro sindaco della Lega, allora ci potrà essere un laboratorio col Ppe di Carollo. E non escludo un apparentamento con loro al secondo turno delle provinciali". Palla al Centro, dunque. E nel capoluogo si aspetta a braccia aperte la Dal Lago Nell'ambiente dei bene informati circola la voce che la presidente della Provincia, la leghista Manuela Dal Lago, voglia buttare sulla bilancia delle elezioni di primavera che incoroneranno il suo successore tutto il suo peso personale con una lista civica a suo nome. "Sciocchezze", ha fatto sapere l'interessata. È noto però che la Lega è spaccata a metà, fra i sostenitori della Manuela e quelli dell'onorevole Stefano Stefani. E questo potrebbe avere conseguenze sui rapporti con gli alleati, magari portando il Carroccio a presentarsi in solitaria al primo turno. Ma è sulla Dal Lago che sono puntati gli occhi di chi vuole, come dice il leader cittadino dell'Udc Guarda, "rimescolare le carte". "Un vero peccato perdere una come lei", fa notare sornione Cimatti, che sull'idea di vedere un altro leghista a Palazzo Nievo non ha obiezioni: "Semmai ad averle è Forza Italia, è con questa che la Lega si sta scontrando per il posto della Dal Lago". È sulle comunali di Vicenza del 2008, però, che la Dal Lago potrebbe avere un ruolo che torna utile ai disegni centristi dell'Udc per il capoluogo (dove ha preso 4mila voti alle regionali 2005, balzando al 7% dal 3% del 2003). Perché una Manuela candidata sindaco con al seguito le truppe leghiste a lei fedeli s'iscriverebbe automaticamente al Grande Centro sognato dai democristiani Udc. È Guarda a chiarirlo, pur senza sbilanciarsi sui tempi: "Francamente una maggioranza fra centrosinistra, Dal Lago, Udc e Ppe mi sembra ancora un'ipotesi lontana. Però se la Dal Lago fa una lista, questa sarebbe senz'altro una lista centrista, e allora sarebbe la benvenuta". A.M. ATTUALITÀ 9 16 DICEMBRE 2006 Il caso della fusione fra le due aziende di trasporto pubblico disvela lo scontro interno alla maggioranza di centrodestra. Potenzialmente fatale per la giunta Aim-Ftv e incognita Dal Lago, ecco perché Hüllweck può cadere DI ALESSIO MANNINO un'ultima, ardita (?) venisse in soccorso, di fatto esisteipotesi. Che il capo- rebbe già quella "coalizione dei Ma perché si accagruppo di An in Sala migliori" di cui si vocifera da tempo pigliano tanto sulla Bernarda Luca Milani nei palazzi della politica. Complici fusione Aim-Ftv? è sembrato indiretta- l'Udc, il Ppe di Carollo e anche una Che c'è da litigare mente confermare parte di Forza Italia, composta come ossessi su quando ha dichiarato dagli azzurri dissidenti rispetto alla un'operazione su prima del voto: "La linea dominante dettata da Lia cui tutti sono d'acsinistra sarà disposta a Sartori (ex Psi). Linea a cui anche cordo? Queste sono le domande sostenere un sindaco Hüllweck soggiace, dovendo al del vicentino medio, il quale, sfoprivato di una parte tempo stesso vedersela col terrore gliando i giornali in queste settimadella sua maggioran- di quest'ultimo scorcio di 2006: ne, sarà rimasto come al solito za? (cioè la stessa An, cadere su una buccia di banana Manuela Dal Lago (presidente della Provincia, che controlla Ftv) e interdetto di fronte a una diatriba ndr)"? (Il Vicenza, 13 preparata dalla Dal Lago (magari Giuseppe Rossi (presidente dell'Aim) apparentemente incomprensibile. dicembre 2006). Un sull'approvazione del bilancio) e Le solite inspiegabili schermaglie uomo), e in mezzo Forza Italia, che dicono autorevoli esponenti della Hüllweck costretto a far passare un andare a elezioni anticipate, accorfra politici che non hanno di meglio mugugna contro una delibera fatta giunta, che evidentemente di progetto malvisto dai due principa- pando le comunali con le provinda fare che dividersi per motivi noti seguendo i dettami di Palazzo lasciare la poltrona prima del li partiti che lo sostengono (Fi e An) ciali di primavera. solo a loro stessi - avrà pensato il Nievo. La proposta avanzata dalla tempo non hanno molta voglia. In e "salvato" dall'opnormale cittadino. Regolarmente Dal Lago, infatti, prevede uno sta- qualsiasi modo vada a finire questa posizione: un ignaro che dietro ogni baruffa c'è tuto societario in cui i soggetti sono vicenda (quando leggete questo segnale che quello sempre un perché, il più delle volte quattro (Comune, Provincia, Aim, articolo il consiglio comunale avrà scontro interno al inconfessabile. Ftv) e non due (Aim e Ftv), come già votato la delibera), resta c e n t r o d e s t r a proposto da An. In questo modo gli comunque un'esemplare cartina di potrebbe prima o La potenza è nulla enti si assicurano un controllo tornasole dello scontro interno alla poi incappare nel senza controllo diretto sulla gestione che verrebbe maggioranza di centrodestra che fatale casus belli E' appunto il caso della newco a mancare qualora nel board si regge Vicenza. Riassumibile così: quando la Dal (nuova società) fra l'ex municipa- sedessero solo rappresentanti delle An contro Lega in una perenne Lago dovesse tirare lizzata di San Biagio e l'azienda di due aziende. In politica, infatti, la battaglia per la supremazia, con il troppo la corda. A trasporti della Provincia guidata potenza è nulla senza controllo. sindaco azzurro a dover barcame- quel punto, se il dalla leghista Manuela Dal Lago. narsi lottando per la sopravviven- centrosinistra le Le corriere Ftv servono principalmente la provincia Da varare entro la data-capestro An e Lega in lotta za. del 31 dicembre, pena la privatizzaper il potere… zione del 20% delle linee su Anche Alleanza Nazionale lo sa ...e il sindaco in lotta gomma di entrambe. Oppure, bene, ed è per questo che non per salvarsi soluzione radicale, la messa a gara demorde. Perdere il feudo del tra- Esempio delle ultime ore di tale dell'intero servizio. La mappa delle sporto pubblico e in prospettiva lotta intestina, il mal di pancia di posizioni politiche vede da una dell'intera casa Aim, sarebbe un An verso la trasformazione dell'enparte il centrosinistra spalleggiato colpo mortale negli equilibri di te Fiera in società per azioni, altra dai sindacati, da anni schierati potere in città. Lo stesso dicasi, delibera marcata Provincia. Al di all'unisono per la fusione; dall'altra, anche se in misura minore, per fuori dell'autoconservazione, altra in ordine di 'convinzione', una Lega Forza Italia, anch'essa ben installa- ragione per cui Hüllweck dovrebbe la cui generalessa Dal Lago è diven- ta nei posti che contano, compresa accettare senza un "ma" i progetti tata favorevole solo in vista del pos- l'Aim. Ecco spiegato perché della Dal Lago e sopportare l'ennesibile bando di gara, An che recalci- Giorgio Conte è andato su tutte le sima raffica di "fuoco amico" da tra all'idea di cedere il controllo furie arrivando ad annunciare il parte di An, non c'è. Salvo appunto politico su Aim (il presidente di "tutti a casa", la crisi e la caduta quella più banale: resistere fino a quest'ultima è Beppe Rossi, un suo della giunta, quando Hüllweck ha fine mandato. E Forza Italia, il suo messo la sua maggio- partito? Anch'essa poco incline a ranza di fronte al fatto mandar giù il "rospo" (voci di corcompiuto della delibe- ridoio parlano di consiglieri azzurri ra targata Dal Lago. Ed incavolati neri contro Hüllweck, ecco perché il suo par- reo di subire l'iniziativa della presitito, An, ha posto una dente della Provincia), è arrivata a serie di condizioni schierarsi per la gara. Anche An contro il "diktat" della aveva ventilato l'ipotesi, per la serie Provincia (doppio voto "muoia Sansone con tutti i filistei". in consiglio comunale, Consapevoli, tuttavia, che quello di eliminazione dalle perdere il servizio andando a gara è competenza della uno spauracchio: non si vede chi newco delle soste e del potrebbe materialmente indirla trasporto per conto (vedi Vicenza Più n°37, pag. 4). terzi coi relativi proventi, unanimità di Manuela e la buccia voto nel cda). "Can che di banana Un bus Aim, il trasporto pubblico abbaia non morde", A voler essere maliziosi c'è poi nel centro cittadino 10 ATTUALITÀ 16 DICEMBRE 2006 Boom di iscrizioni all'istituto Boscardin. "Diamo una formazione da liceo con più laboratori, ma non sappiamo più dove mettere gli studenti" Boscardin, i "liceali" con provetta e pennello DI LUCA MATTEAZZI Può sembrare paradossale, ma ci sono scuole per cui il problema principale è costituito dal troppo s u c c e s s o . L'istituto Boscardin è una di queste: nel giro di pochi anni gli studenti sono passati da circa 750 a quasi 1200, a cui vanno aggiunti anche i 300 iscritti del liceo artistico Martini, che da qualche tempo è stato aggregato all'istituto. Risultato: la scuola è praticamente raddoppiata, con un ritmo di crescita che il vicepreside Antonino Rallo definisce "tumultuoso, quasi imbarazzante". "Non sappiamo più dove mettere gli studenti continua -. Negli ultimi quattro o cinque anni c'è un gruppo di scuole che ha perso vistosamente iscritti, e ce ne sono altre che ne hanno guadagnati altrettanto vistosamente. Noi siamo una di queste, e ovviamente ci sono alcune difficoltà. Anche se il problema contra- rio, e cioè la mancanza di iscritti, sarebbe sicuramente più sgradevole". L'istituto di via Baden Powell sta dunque attraversando un vero e proprio boom, frutto delle profonde trasformazioni degli anni '80. Nato nel lontano 1923 come istituto tecnico femminile ("in pratica era la scuola per le ragazze di buona famiglia che non sceglievano il liceo, con materie come economia domestica", racconta Rallo), il Boscardin è arrivato agli anni '70 in apnea - fuori tempo e fuori posto -, riuscendo poi a ritrovare slancio e iscrizioni grazie all'attivazione di due indirizzi sperimentali: biologico e artistico. "All'inizio abbiamo fatto fatica a spiegare cosa facevamo - ricorda il vicepreside -. La scuola era un istituto tecnico femminile, ma rilasciava un diploma scientifico ad indirizzo biologico oppure una maturità artistica. Questo creava un po' di confusione nelle famiglie". L'impasse è stata superata con quello che può essere considerato un abile stratagemma di marketing scolastico. In pratica, la scuola è stata presentata come un liceo scientifico con Nel nome di un’infermiera. Santa grandi della città. Gli alunni sono quasi 1457, di Sarà che era la scuola delle ragazze di buona cui 511 iscritti all'indirizzo artistico, 647 all'infamiglia, sarà che Santa Bertilla era morta da dirizzo biologico e 300 al liceo artistico, mentre poco quando l'istituto avviò le lezioni, ma il il gruppo dei docenti e Boscardin è una delle dei collaboratori tecnici poche scuole della città a supera le 150 unità. portare il nome di un Tanti i laboratori di cui è santo. Anzi, di una dotato l'istituto: gli stusanta: quella Bertilla denti dell'artistico hanno Boscardin, nata nel 1888 a disposizione aule per a Brendola da una poveapprofondire le tecniche ra famiglia contadina, dell'aerografo e dell'inciche a diciassette anni sione, la computer grafidecise di farsi suora e ca e video, le discipline dedicò tutta la propria architettoniche, quelle vita alla cura e all'assiplastiche e quelle pittoristenza dei malati. che, oltre che una sala Dopo i radicali cambiaper le lezioni di storia menti degli anni '80, e dell'arte; chi sceglie l'indopo aver riassorbito il dirizzo biologico può liceo artistico statale invece contare su labora(che per una ventina tori di chimica e fisica, d'anni era stato una scienze, tecnologia, fisiscuola autonoma colleca, chimica generale, gata all'istituto Martini chimica organica, chimidi Schio), oggi il ca strumentale, morfoloBoscardin è una delle Santa Bertilla Boscardin. La scuola è dedicata a lei gia e microbiologia. scuole superiori più più ore di laboratorio, e come un liceo artistico con più spazio per le materie culturali. E in effetti gli studenti del Boscardin affiancano ad una preparazione teorica che è per molti aspetti comparabile a quella dei licei, un numero importante di ore di applicazioni pratiche. Per chi sceglie l'artistico, ci sono lezioni di attività pittoriche (in cui si approfondiscono tutte le tecniche, dall'affresco alla grafica per computer), plastiche e architettoniche, mentre chi sceglie l'indirizzo biologico ha la possibilità di sperimentare subito con alambicchi e provette le formule studiate sui libri. "La nostra formazione è di tipo liceale - conferma Rallo -, ma con dei laboratori che sono il vero punto di forza della scuola: chi esce da qui sa come muoversi in un laboratorio di analisi". Al termine dei cinque anni, comunque, la maggior parte degli allievi sceglie ormai la strada dell'università. "Oltre il 70 per cento continua gli studi", conferma il vicepreside. Architettura, Accademia di belle arti, Conservazione dei beni culturali sono gli indirizzi più gettonati dagli "artistici", Biologia, Medicina e Scienze infermieristiche quelli dei "biologici". Chi si butta nel mondo del lavoro può invece trovare spazio in studi di architettura o di grafica, nel settore orafo, oppure nel campo delle industrie alimentari, farmaceutiche e cosmetiche, nelle strutture diagnostiche o nei centri di controllo sulle condizioni dell'inquinamento ambientale. Un ex studente del Boscardin, solo per fare un esempio, fa parte dell'equipe di studiosi che ogni anno prepara i vaccini per le epidemie invernali. "Curiamo molto i contatti con i nostri ex allievi - è sempre Rallo a parlare -, anche perché ci permettono di calibrare meglio le nostre proposte didattiche: se uno studente di architettura mi dice che all'università si lavora più con il disegno a matita che con il computer, ad esempio, noi cercheremo di muoverci in questa direzione". Va detto, però, che trovare il posto adatto al proprio percorso di studi non è sempre così semplice. "La scuola ci ha dato una buona preparazione di base - raccontano Sara e Anna, due allieve diplomatesi l'anno scorso , una iscritta all'Accademia di belle arti, l'altra impegnata con lavoretti saltuari -. All'università vedo che in molte materie vivo un po' di rendita. Con il discorso del lavoro, invece, è un po' diverso: per trovare un'occupazione nel settore in cui hai studiato devi avere fortuna e serve comunque una specializzazione ulteriore, altrimenti ti devi adattare. Forse si dovrebbero potenziare gli stage, per aiutare i contatti con il mondo del lavoro". E poi rimane il problema degli spazi. Per il momento una parte degli studenti è "esiliata" in una succursale ad Anconetta. Le cose dovrebbero migliorare con l'anno prossimo, quando il Quadri si sposterà nella nuova sede e lascerà nuove aule e nuovi spazi al Boscardin. "In Italia c'è questo brutto vizio di costruire le scuole troppo piccole - conclude Rallo -. Speriamo che le cose migliorino quando saremo tutti sotto un unico tetto, anche per poter sfruttare al meglio laboratori e attrezzature. Comunque occorrerebbe una riflessione sulle dimensioni delle scuole, perché oltre i mille studenti la gestione diventa difficile. Noi ormai siamo in 1500, come un piccolo paese, e se devo essere sincero c'è un po' di nostalgia per quando si lavorava in una dimensione più umana". 11 GIOVANI 16 DICEMBRE 2006 Lattice, pelle, pipistrelli e vampiri: ad Anconetta spunta un negozio uscito da un racconto gotico. "E i più curiosi sono gli over 60" Velvet Goth, il lato oscuro dello shopping DI ILARIO Originali da paura TONIELLO L'aspetto non è dei più rassicuranti: le colonne portanti dell'ingresso trasudano sangue. Dall'interno spuntano biechi sguardi di gatti neri e un nugolo di pipistrelli è appeso minaccioso al soffitto. Non stiamo descrivendo un oscuro maniero della Transilvania ma la vetrina del Velvet Goth, un negozio di Anconetta. Ne avevamo già parlato su VicenzaPiù numero 10: a Vicenza, città provinciale dove divertimento e cultura sono abbastanza omologati, esistono molti piccoli negozi di vestiti per giovani specializzati in generi e sottogeneri particolarissimi. Una realtà viva e in continua mutazione come dimostra l'ultimo nato. Così tra il vintage anni '70 e '80 del Velvet Underground e lo stile "swinging London" del Dna (solo per citarne alcuni) spunta ad Anconetta il Velvet Goth. L'assonanza col nome del negozio in contrà Riale non è casuale: i proprietari del Velvet Goth e del Velvet Underground sono gli stessi. "L'idea è nata da uno dei consueti viaggi che facciamo a Londra per controllare le tendenze e contattare fornitori - racconta Chiara, una dei gestori -: in poco tempo abbiamo visto un radicale mutamento delle vetrine delle vie di tendenza. Da punto in bianco, anzi "da punto in nero" si sono riempiti di borchie, pelle, pizzi e merletti dal gusto dark e gotico. Abbiamo cominciato a proporre qualcosa all'interno del negozio in centro sto- Abbiamo scelto per voi alcuni prodotti del Velvet Goth. Per un regalo di Natale difficile da dimenticare. Per l'iniziazione allo stile goth basta questa confezione di cipria sbiancante (difficile da trovare dalle nostre parti) smalto e rossetto nero rigorosamente bisex. Il tutto in una simpatica scatola regalo a forma di bara (30 euro circa). Il negozio in via Postumia. Tantissimi abiti a disposizione ma esclusivamente neri rico, ma il materiale è vasto e interessante mentre lo spazio era poco. Cosi abbiamo deciso di spostare tutta la linea in uno spazio espositivo diverso, lontano dal centro ma facile da raggiungere in macchina". La prima reazione degli abitanti all'apertura è facile da immaginare. In realtà, una volta superato lo shock iniziale e capito che non si tratta di un locale equivoco, anche loro sono stati conquistati. Con qualche sorpresa: "Ci siamo stupiti nel vedere che molti anziani che vanno a fare la spesa si fermano a guardare e chiedono informazioni - dice Chiara -, mentre dobbiamo ancora abituarci al passaggio a livello. Quando passa il treno si formano lunghe code e gli occupanti delle macchine ci osservano dalle vetrine a bocca spalancata". I prezzi non sono proprio economici, ma è naturale per oggetti così ricercati. "I nostri prodotti vengono dalla Gran Bretagna, l'Olanda e l'America. Sono prodotti in piccola quantità e ci sono grosse spese per l'importazione". In ogni caso sono tutti vestiti e accessori ricercatissimi e per un pensiero di Natale si può partire da cifre modeste. Pensateci per i vostri regali: anche se il costo è lo stesso, sorprendere i propri cari con un bel pipistrello è molto più originale del solito pigiama in flanella. Goth e dark in pillole Termini non ben definiti e in parte intercambiabili, il goth e il dark nascono come movimento musicale in Inghilterra alla fine degli anni settanta come diretta evoluzione del post-punk. Hanno raggiunto l'apice durante la prima metà degli anni Ottanta e sono considerati la forma più oscura e tenebrosa del rock underground. L'estetica è molto importante: gli elementi caratterizzanti sono l'uso di trucco pesante e aggressivo, abiti prevalentemente neri e viola e fantasiose acconciature che solitamente comprendono tagli corti, derivanti dall'estetica punk. Le atmosfere sono quelle dei film di registi come Tim Burton e il look ricorda quello di attori famosi come Winona Ryder e Johnny Depp. Si possono distinguere due filoni principali: il primo tende ad un'espressione più aggressiva, con accessori in pelle, borchie, capelli corti a tinte neon e musiche che si avvicinano al metal, mentre una seconda corrente si avvicina alle atmosfere tipiche dei racconti dell'orrore dell'ottocento, con tessuti ricamati, cappelli lunghi, accessori ricercati e look diafano ispirati ai racconti di Poe e Stoker. Attirano l'attenzione i bei pipistrelli di gomma. Dotati di un'anima in fil di ferro, si possono modificare nella forma per appenderli sonnacchiosi al soffitto o farli planare minacciosi sugli ospiti. Per portarseli a casa si parte da 20 euro. Non è un busto sadomaso bensì una borsetta in pelle dall'aspetto davvero particolare. A dispetto dell'apparenza è pure pratica e capiente. Il modello più piccolo parte da 40 euro circa. Un vero gentiluomo non può uscire di casa senza un bastone da passeggio. Al Velvet Goth se ne trovano alcuni intarsiati con teschi o draghi sinistri. Da 40 euro circa. Fanno mostra di sé in vetrina gli scarponi con zeppe e tacchi vertiginosi in pelle nera. Particolari i lunghi aculei che fuoriescono dappertutto. Per sentirsi un po' Marilyn Manson bastano 130 euro. INTERVISTA DOPPIA 12 16 DICEMBRE 2006 Il coach dell'As Vicenza: "Sono severa, ma Per l'allenatrice della Minetti la prima qualità se le mie giocatrici me lo chiedono le di chi siede in panchina è la pazienza. E alle aiuto. Anche con la matematica" giovani dice: "Il talento è nella testa" Marta Corà: "Una donna deve sempre dimostrare di essere brava" Quali sono le qualità indispensabili per essere una brava allenatrice? "Serve determinazione, grinta e sapere dove si vuole arrivare. Questo comporta dei rischi, anche come donna". E tu che tipo di allenatrice sei? "Tendenzialmente sono severa e anche molto esigente, chiedo sempre il massimo dalla mie giocatrici". Qual è la situazione peggiore che ti è capitato di affrontare? "Beh, direi che la situazione di quest'anno non è facile e abbiamo anche un obiettivo difficile da mantenere. Guardando indietro a qualche anno fa, quando allenavo le squadre giovanili, ho delle incomprensioni con alcuni genitori delle atlete". E il tuo ricordo sportivamente più bello? "Nel 2002 quando sempre con le giovanili nelle finali regionali, dopo una stagione molto combattuta, sono arrivata a conquistare l'interzona. Un successo che mi ha ripagato di tanti sacrifici". Un allenatrice che ti piace? e un allenatore? "Sembra forse banale dirlo, ma mio padre (Claudio Corà ndr) è l'allenatore da cui traggo insegnamento". Come reagisci alle critiche da parte della stampa? "Bene! Non leggo gli articoli che scrivono su di noi per non innervosirmi. Diciamo che evito di acquistarli quando magari siamo nei giorni dopo gara. Per il resto con la stampa ho un ottimo rapporto". Qual è secondo te la differenza nel gestire un team da parte di una donna rispetto a un uomo? "Per una donna è più difficile perché deve sempre dimostrare di essere brava, mentre alle volte ci sono uomini che sono lì ma non sono poi così bravi. Credo che dal canto nostro noi donne siamo più sensibili e dobbiamo sempre dimostrare di essere credibili". Perchè in genere i coach maschi allenano indifferentemente sia squadre femminili che maschili mentre le allenatrici donne seguono solo quelle femminili? "Nella pallacanestro ci sono donne che allenano squadre maschili a livello giovanile, ma per una donna secondo me è difficile allenare una formazione senior maschile". Le tue giocatrici si confidano con te anche nei loro problemi personali? "Questo nella squadra che ora alleno devo ancora sperimentarlo, in fondo sono solo pochi mesi che ho iniziato. Finora qualcuna arriva con il libro di matematica sotto braccio chiedendomi spiegazioni o aiuto per un compito di matematica". Una donna che fa sport quanto è attenta al fisico e alla bellezza? "Una donna che pratica sport per me ha una marcia in più. Al fisico di sicuro si sta molto attente, si seguono delle diete particolari e anche un regime di sonno equilibrato, insomma si ricerca il benessere fisico. E credo che anche l'estetica conti". Ti capita una giocatrice di grande talento ma che non si impegna. Che fai? "Tendenzialmente mi piacerebbe che tutte si allenassero al meglio delle proprie forze, ma in alcuni casi si deve chiudere un occhio. Credo anch'io che il talento stia più nella testa che in altro". Nello sport quanto contano: il talento, la determinazione, lo spirito di sacrificio e i soldi? "In primis credo servano lo spirito di sacrificio e la determinazione, poi il talento ci vuole. Per i soldi c'è solo una cosa da dire: se si pratica lo sport a livello professionistico non possono non servire. Anche perché come si camperebbe?" Qual è l'imprecazione che ti scappa più spesso? "Mi spiace ma non si può dire…diciamo che alzo gli occhi al cielo". Se non avessi fatto l'allenatrice, cosa avresti fatto? "Avrei fatto meglio l'ingegnere". Cosa diresti all'altra? "Un grande in bocca al lupo per la stagione e che sia un anno ricco di soddisfazioni". Manù Benelli: "Ma ci sono ancora molti pregiudizi" Quali sono le qualità indispensabili per essere una brava allenatrice? "Dopo tutti questi anni di lavoro al primo posto metterei la pazienza. Poi a questo dobbiamo sicuramente aggiungere che bisogna avere molta fiducia nel proprio lavoro". E tu che tipo di allenatrice sei? "Beh, cerco di essere paziente. Quello che mi ha aiutato e che mi pone in una situazione particolare è il fatto di essere una giocatrice/allenatrice. Questo mi permette di avere un rapporto particolare con le giocatrici". Qual è la situazione peggiore che ti è capitato di affrontare? "A memoria e a livello personale devo ammettere che l'esperienza più amara l'ho avuta quando quattro anni fa a Ravenna sono rimasta senza squadra all'ultimo momento. Dopo aver lavorato tutta l'estate per fare la squadra di punto in bianco mi sono ritrovata a piedi. Dal punto di vista societario l'esperienza più dura è stata a Sassuolo". E il tuo ricordo sportivamente più bello? "Sempre a Sassuolo, dove dopo le numerose difficoltà siamo riusciti a salvarci all'ultima partita. Poi qui a Vicenza nella passata stagione, dove mi sono rapportata con la realtà di A1. Qui ho trovato un gruppo che mi ha messo nelle condizioni di lavorare bene con la soddisfazione di aver creato una buona squadra e di aver lanciato delle giovani di talento". Un allenatrice che ti piace? E un allenatore? "Sempre rimanendo nel campo del volley ho una vera ammirazione per l'allenatrice della formazione americana, la giapponese Lang Ping, ma nutro molta stima per Barbolini, Zé Roberto e Bernardini". Come reagisci alle critiche da parte della stampa? "Non ho mai dato peso alle critiche della stampa. Per me sia i complimenti che le critiche hanno un peso quando sono fatti da allenatrici o dal presidente, perché assumono un significato diverso". Qual è secondo te la differenza nel gestire un team da parte di una donna rispetto a un uomo? "In teoria è più facile gestire una squadra al femminile, ma il rapporto tra donne alle volte è difficile". Perchè in genere i coach maschi allenano indifferentemente sia squadre femminili che maschili mentre le allenatrici donne no? "Dal mio punto di vista si tratta solo di pregiudizi. Conosco donne che allenano squadre maschili a livello giovanile e sono bravissime". Le tue giocatrici si confidano con te anche nei loro problemi personali? "Diciamo che io non cerco la confidenza, ma se le mie atlete vogliono parlare con me non mi tiro mai indietro, anche perché per le donne spesso un problema esterno può incidere sul rendimento". Una donna che fa sport quanto è attenta al fisico e alla bellezza? "Sono abbastanza attente a tutte e due le cose, e la bellezza non viene di certo trascurata". Ti capita una giocatrice di grande talento ma che non si impegna. Che fai? "Le faccio capire il mio credo, e cioè "che il talento è nella testa". Nella mia carriera ho visto tante giocatrici di "talento" perdersi. Mentre ho visto atlete buone impegnarsi al massimo per ottenere risultati e alla fine divenire dei talenti". Nello sport quanto contano: il talento, la determinazione, lo spirito di sacrificio, i soldi? "Sono necessari tutti". Qual è l'imprecazione che ti scappa più spesso? "Quella che mi scappa più spesso non si può dire. Posso invece dire quella per cui sono diventa famosa: è "santo il cielo". Se non avessi fatto l'allenatrice, cosa avresti fatto? "A dire la verità non so. Da piccola mi sarebbe piaciuto fare l'architetto o l'avvocato". Cosa diresti all'altra? "Direi che deve continuare così e che deve credere nel suo lavoro, i risultati prima o poi arrivano". CULTURA 13 16 DICEMBRE 2006 Documenti rari e attenzione alla didattica: il Museo del Risorgimento e della Resistenza è uno dei più importanti d'Italia "Conserviamo la memoria degli ultimi due secoli della città" Villa Guiccioli, la grande storia passa per Vicenza DI LUCA MATTEAZZI Quanti sanno che anche a Vicenza venne montata, e utilizzata, una ghigliottina? O che alcuni dei migliori amici di Garibaldi erano nati all'ombra dei Berici? O, ancora, che durante le prima guerra mondiale tutta la città era circondata da un sistema di trincee e fortificazioni lungo qualche chilometro? Sono solo alcune delle storie che si potrebbero scoprire con una visita al Museo del Risorgimento e della Resistenza di villa Guiccioli, ospitato in un'ex dimora signorile a qualche centinaio di metri da Monte Berico. Un museo a volte considerato minore. Ingiustamente, come rivendica il curatore Mauro Passarin: "Tra gli istituti storici è uno dei più visitati e dei più importanti a livello nazionale - spiega -. È un museo che funziona benissimo, che organizza convegni, festival, attività di ricerca, e che è tra i primi cinque in Italia come numero di visitatori. Tanto per dare l'idea, abbiamo più visitatori del Museo del Risorgimento di Milano o di quello di Bologna". Per gli amanti dei numeri, le cifre dicono che nelle ultime stagioni gli ingressi nel museo di villa Guiccioli sono oscillati tra i 10 e i 12 mila all'anno. "Vuol dire mille persone al mese, e cioè una trentina al giorno - aggiunge Passarin -. E considerate che abbiamo cinque sale, mica siamo l'Hermitage. In ogni Il Museo del Risorgimento della città: un luogo dove cultura e storia si fondono col paesaggio caso il numero di visitatori è un parametro relativo: per un museo potrebbe essere più importante avere contatti con dieci laureandi che consultano i materiali per delle tesi di ricerca piuttosto che avere una cinquantina di persone che visitano distrattamente le sale". In effetti, il fiore all'occhiello del Museo del Risorgimento sta proprio nella varietà, e nella qualità, delle attività culturali svolte. Da quella classica di conservazione e restauro delle collezioni ("quello che è esposto è solo l'uno per mille del nostro patrimonio - precisa il curatore -: buona parte della memoria storica della città negli ultimi due secoli è qui") ai contatti costanti con le università, dall'attività didattica con le scuole all'organizzazione di mostre, con- vegni e festival. Si è appena conclusa, ad esempio, una rassegna cinematografica dedicata alle esplorazioni polari che ha ottenuto riconoscimenti anche dalla stampa nazionale, mentre la mostra di fotografie dei cimiteri della Grande Guerra che il museo ha organizzato al Lamec ha chiuso i battenti con i numeri record di 2500 visitatori e oltre 140 cataloghi venduti. E sempre al Museo del risorgimento (insieme alla Provincia) si deve buona parte del lavoro di organizzazione della rassegna estiva "I Forti in scena", che ogni estate chiama a raccolta migliaia di spettatori in alcuni dei luoghi più suggestivi tra quelli in cui si è combattuta la guerra del 15- 18. Poi, naturalmente, ci sono le raccolte in esposizione. Asiago durante la Grande Guerra. Nel museo si trovano molte fotografie e altre testimonianze Il tutto in cinque sale che ripercorrono gli ultimi duecento anni di storia vicentina, dalla caduta della Repubblica di Venezia alla fine della seconda guerra mondiale, passando per l'epoca napoleonica, la Restaurazione, la prima guerra d'indipendenza, l'Unità d'Italia, la Grande Guerra e il ventennio fascista. Ci sono pezzi unici, come l'ordine di attacco alla città scritto a mano dal generale Radetzsky nel 1848 ("è forse il reperto più prestigioso" commenta Passarin), e dettagli più curiosi, come i servizi da tavola con il ritratto di Pio IX, documenti che testimoniano la fine di un'epoca (il proclama del 1797 con cui vengono aboliti i titoli e i privilegi nobiliari) e altri che raccontano i sentimenti più popolari (le copertine della "Domenica del Corriere"). C'è la lama originale della ghigliottina montata in piazza Matteotti, all'epoca chiamata piazza dell'Isola (e si racconta che per tenere sotto controllo la gran folla accorsa ad una esecuzione i militari spararono sul pubblico, uccidendo una decina di persone), c'è uno dei bastoni usati da Garibaldi dopo la ferita alla gamba, e ci sono grandi quadri che rappresentano alcuni dei momenti più rappresentativi della storia vicentina, come le barricate del 1848 in corso Palladio. Gli appassionati di balistica potranno seguire l'evoluzione delle armi dai vecchi archibugi ad avancarica alle mitragliatrici, gli amanti di stemmi e divise perdersi tra le uniformi dei "crociati" risorgimentali e quelle dei generali delle armate italiane della prima guerra mondiale. E non mancano fotografie (come quelle della città bombardata o dei partigiani impiccati a Bassano), cimeli personali (come gli archivi di Cariolato e Radovich, due vicentini che presero parte alla spedizione dei Mille e che furono molto amici di Garibaldi) e piccole curiosità, come un pezzo di rotaia del peso di 25 chili catapultato nella zona dell'albergo San Raffaele, a Monte Berico, dalla violenza dei bombardamenti alleati che colpirono la zona della stazione durante la seconda guerra mondiale. "Qui c'è la storia della città conclude Passarin -. E soprattutto è spiegato come questa città sia stata importante, a volte assolutamente determinate, anche per gli esiti della storia nazionale". E anche il parco è un museo a cielo aperto Non è un caso se il Museo del Risorgimento e della Resistenza si trova in uno dei luoghi più significativi per la storia recente della città. Le raccolte trovano infatti poste all'interno di Villa Guiccioli, sul Colle Ambellicopoli, a poca distanza dal santuario di Monte Berico, colle che il 10 giugno del 1848 fu uno dei capisaldi della resistenza della città contro gli austriaci. Il luogo prende il nome da un direttore della zecca veneziana di origine greca (Marino Ambellicopoli) che proprio lì aveva fatto costruire, alla fine del '700 la propria residenza. La proprietà passò nel 1853 nelle mani del marchese di origine ravennate Ignazio Guiccioli, di cui porta ancora il nome, che fece costruire un piccolo oratorio privato e che sistemò il parco, dandogli un aspetto simile a quello attuale. La villa venne così acquistata nel 1935 dal Comune di Vicenza, e dal 1938 ospita il museo storico della città. Oltre ai documenti e ai reperti esposti nelle sale del museo, di grande importanza è anche il parco che circonda l'edificio, uno dei più importanti della provincia per la varietà e la rarità di alcune specie di alberi, e per l'imponenza di alcuni esemplari. SPORT 14 16 DICEMBRE 2006 I pm che indagano sulle puntate clandestine considerano il bomber biancorosso estraneo alla vicenda. Scongiurata l'ipotesi squalifica Caso scommesse verso l'archiviazione Il Vicenza "ritrova" Capitan Schwoch DI FRANCESCO CAVALLARO Schwoch non verrà squalificato. Né ora, né mai. I tifosi biancorossi possono dunque dormire sonni tranquilli; tra due guanciali, magari sognando un gol del capitano come quello di sabato scorso contro la Triestina. Da manuale del calcio. La rincorsa del Vicenza alla tanto sospirata salvezza è appena cominciata. E stavolta sì che c'è da scommetterci: il contributo dell'attaccante da qui alla fine della stagione sarà determinante per raggiungere l'obiettivo. Altro che squalifica per un'oscura vicenda di calcio-scommesse. Tutto era iniziato a metà maggio con la perquisizione della guardia di finanza all'abitazione di Schwoch e di un altro biancorosso, la mezzapunta Alessandro Sgrigna. Le fiamme gialle cercavano elementi utili riguardanti l'inchiesta su presunte puntate illecite via internet relative al campionato italiano. Qualcuno, tuttora non si sa ancora chi, aveva tirato in ballo anche il capitano biancorosso, "reo" di aver scommesso 1500 euro nel 2005. Si diceva che l'attaccante avesse consegnato il contante a tal Armando Zamparo, un edicolante del centro di Udine in stretto con- tatto con molti giocatori (tra cui anche gli ex vicentini Sommese e Margiotta), mediatore per l'occasione. Zamparo avrebbe quindi girato (e, naturalmente, giocato) la somma sul sito "Eurobet". Falso, assolutamente falso. Da parte sua il capitano si è sempre dichiarato estraneo ai fatti; a togliere ogni riserva anche l'istanza di archiviazione del caso da parte della procura di Udine, arrivata nei giorni scorsi sul tavolo del gip (mentre resta ancora indefinita la posizione di Sgrigna, che comunque appare marginale). Una botta di vita per Schwoch che ora potrà dedicarsi completamente a ciò che più gli piace e gli riesce meglio: fare gol. "Il giocatore è sempre stato sereno - sotto- linea Andrea Fabris, avvocato che tutela i giocatori del Vicenza - ; fin dall'inizio della vicenda ha sostenuto di non saperne nulla e di essere stato chiamato in causa chissà per quali motivazioni. Tanto rumore per nulla, dunque. Schwoch ha sempre dato la sua massima disponibilità per chiarire tutto davanti ai giudici; alla fine non è neanche servito, si sono convinti da soli che l'attaccante non aveva commesso nessun tipo di illecito. Non so chi lo abbia messo in mezzo; a questo punto ci importa anche poco, l'importante è che il giocatore sia stato definitivamente escluso da ogni tipo di coinvolgimento, anche marginale". Se fosse accaduto il contrario sarebbe stato deleterio per il I tifosi possono stare tranquilli: continueranno a vedere Schwoch in campo Vicenza. Fortuna che tutto è bene quel che finisce bene. Anche perché, in chiave futura, la società punta molto su Schwoch: come giocatore, almeno per la prossima stagione (facendo comunque tutti gli scongiuri del caso); come dirigente, forse fra due anni. Discorsi prematuri, certo. Ma a tirarli fuori è lo stesso presidente biancorosso Sergio Cassingena: "Stefan è sempre stato fondamentale per la nostra squadra. In questo periodo, nonostante le sue 37 primavere, sta dimostrando ancora una volta il suo grande valore. E' un ragazzo serio, ci tiene a mantenere un fisico asciutto e a lavorare con impegno; da parte nostra puntiamo molto su di lui. L'ho già detto qualche tempo fa, lo ribadisco adesso: Schwoch è una pedina di cui questo Vicenza non può assolutamente fare a meno. Figurarsi se fosse arrivata anche una squalifica: sarebbe stato un colpo duro da affrontare. La volontà di continuare il rapporto c'è tutta, da ambo le parti. Lui è un giocatore che si sa gestire, non dovrebbe essere un problema affrontare un altro campionato ad alti livelli. Poi, chissà; magari gli troviamo ruolo ad hoc all'interno della società". Cassingena coccola l'attaccante come fosse un figlio. Sarà stata anche la prestazione nel derby contro la Triestina a rinfrancarlo. C'è da dire che nell'occasione tutta la squadra ha girato a dovere: finalmente si è visto il vero Vicenza. "Dobbiamo continuare su questa strada dichiara Cassingena -; ero sicuro che alla fine il lavoro avrebbe pagato. Così è stato. Adesso l'importante è rimanere con i piedi ben piantati per terra; non abbiamo fatto ancora nulla, la ricorsa alla salvezza è lunga e piena di insidie. Chiaro che quando la squadra gira è tutto diverso: i giocatori credono di più nelle loro capacità, acquistano maggiore fiducia in loro stessi. E scendono in campo convinti dei loro mezzi, a prescindere dagli avversari. Mi auguro che i ragazzi proseguano su questa strada, l'unica che porta al traguardo che ci siamo posti fin dalle prime battute della stagione. Ora siamo davvero tutti più fiduciosi, speriamo di mantenere alta la concentrazione e continuare a fare bene". 15 SPORT 16 DICEMBRE 2006 Donato Saltini, il primo procuratore del volley italiano, parla del campionato tricolore. E confessa: "Per fare questo lavoro serve tanta passione. E una famiglia comprensiva" Attenzione, Spagna e Russia ci stanno sopravanzando. Parola di procuratore DI TOMMASO QUAGGIO Donato Saltini è stato il primo procuratore nel mondo della pallavolo italiana. Dal 1989 è entrato nel mondo del volley prima con il maschile e poi con il femminile, ed ora a Modena, dove risiede con la moglie e la figlia, dirige il suo studio Gold sport che, con quattro collaboratori, si occupa di rappresentare ben 180 atlete in tutti i campionati del mondo. Ecco cosa ci ha raccontato al telefono, mentre, tanto per cambiare, stava viaggiando verso Cannes per assistere ad un incontro del campionato francese. Nella pallavolo italiana quando è arrivata la necessita del procuratore? "Sul finire degli anni '80, precisamente nell'89, quando nella pallavolo sono entrati i grandi gruppi industriali con a capo personaggi come Benetton, Berlusconi, Gardini. Da qui il Donato Saltini rappresenta oltre centottanta atlete cambiamento con l'arrivo di budget importanti e di stipendi più alti per gli atleti. Così i giocatori hanno dovuto tutelarsi richiedendo il nostro aiuto". Come consideri la realtà vicentina del volley? "Per Vicenza rappresento due giocatrici: Stefania Pacagnella e Boiana Radulovic. Questa società a mio avviso ha un grossissimo pregio, ovvero quello di essere aperta sul mercato, si muove autonomamente ricercando in giro per l'Italia e l'Europa le giocatrici più interessanti e di talento. Semplificando, la società manda i propri tecnici ad assistere alle manifestazioni sportive di tutti i livelli ricercando le qualità più interessanti, investendo in ricerca. Personalmente credo che in Italia sia una delle realtà più vive da questo punto di vista". Quali sono secondo te i pregi di questo sport rispetto magari al calcio? "Sono convinto che uno dei pregi più grandi sia il fatto che non ci sono compromessi, dopo tutti questi anni non ho mai incontro il doping corruttivo, un vero e proprio male per tutto lo sport". Come vedi il campionato italiano rispetto a quello dei vari paesi europei? "Credo che oggi il campionato italiano sia ancora il più bello del mondo, ma negli ultimi anni c'è stato un brusco calo. Il pericolo è quello di veder crescere, come sta accadendo oggi, i campionati dei paesi europei come quello della Spagna o della Russia. Questo perché in questi paesi per questo sport stanno arrivando più soldi. E quando arrivano più soldi cresce anche la possibilità di attirare a sé le giocatrici migliori. Dobbiamo continuare a dare spettacolo in campo e questo lo si fa portando qui da noi le migliori giocatrici del mondo, e questo inevitabilmente ci porta ad attirare più straniere. In questi ultimi anni la situazione si sta un po' capovolgendo e stiamo perdendo giocatrici". Come si diventa dei procuratori di successo? "Dopo così tanto tempo credo che prima di tutto serva una famiglia comprensiva, non è facile essere sempre in giro per il mondo lontani dai tuoi cari, mica si torna a casa alle cinque del pomeriggio. Detto questo, credo che in questo mestiere serva la passione per lo sport che si rappresenta, poi ovviamente la conoscenza di quello che si fa, ma questa si acquisisce anche con il tempo. Per ciò che mi riguarda, anche se sono arrivato alla soglia dei cinquantuno anni, non ho ancora smesso di giocare a volley, come sa bene la mia squadra di Mantova". Le due giovani Aisha Di Gangi e Martina Bordin raccontano il loro esordio in prima squadra. E fanno gli auguri al capitano: "Torna presto, abbiamo bisogno di te" AS Vicenza, il canestro delle debuttanti Per le ragazze di Marta Corà è stata una settimana di intenso allenamento. Le biancorosse, dopo una sorprendente gara contro la prima in classifica, hanno dimostrato ancora una volta che la determinazione c'è, il tutto mischiato alla grinta e alla voglia di vincere che non abbandonano mai la formazione vicentina. La reazione della compagine berica è stata ancora più forte dopo l'infortunio, al solito ginocchio, per il capitano Ilaria Chemello; per lei si parla di una distorsione e uno stop di almeno due settimane. A trascinare la squadra anche le giovani Aisha Di Gangi e Martina Bordin, entrambe liceali classe 1990: ecco le loro impressioni dopo essere arrivate quest'anno in prima squadra. "Devo dire che in questa squadra mi sto trovando davvero bene - racconta Aisha -: c'è un grande spirito di squadra e Martina Bordin siamo tutte affiatate, prima o poi i risultati arriveranno. Sono crescita nelle giovanili qui a Vicenza, ed ora ho la possibilità di crescere. Sono reduce da un infortunio ai legamenti crociati e all'inizio non è stato facile scendere in campo. Ho molta fiducia in questa formazione e con l'allenatrice ho un buon rapporto, d'altronde mi conosce da tempo. Ora dobbiamo stringere i denti e riuscire a recuperare più punti possibili. Sono rimasta impressionata dall'infortunio di Ilaria, spero si rimetta presto perché tutta la squadra ha bisogno di lei". Anche Martina Bordin è approdata quest'anno in prima squadra dopo una lunga gavetta nelle giovanili biancorosse. "Penso che la squadra di quest'anno possa dare di più di quello che abbiamo dimostra- to finora - commenta -. Siamo un gruppo giovane e a poco a poso stiamo cres c e n d o . Personalmente il balzo dalle giovanili alla prima squadra non è stato facile, ma la passione per questo sport fa superare le difficoltà e la stanchezza. Non è certo facile allenarsi tutti i giorni e la mattina dopo andare a scuola. Il gruppo comunque è compatto e le più grandi ci danno una mano a superare le difficoltà che alle volte troviamo. Ci sono dei giorni in cui è difficile conciliare lo studio e l'allenamento, ma una volta arrivata in palestra mi sfogo e tutto scorre via. Quest'anno ho incontrato anche l'allenatrice Aisha Di Gangi con la quale ho iniziato, e mi sto trovando bene anche perché coach Corà mi sta dando fiducia. Spero che il capitano torni presto in squadra, abbiamo tutte bisogno di lei". SPORT 16 16 DICEMBRE 2006 Giocatore di serie A negli anni '50, il presidente del Vbg è uno dei volti storici del basket vicentino. "Le soddisfazioni più grandi arrivano dai ragazzi" DI TOMMASO QUAGGIO Da quando esiste la società di basket maschile del Vicenza Basket Giovane lui c'è sempre stato. Dopo sette anni da presidente e sei da vice presidente, da quest'anno Elio Peloso è tornato alla massima carica della formazione biancorossa. Il suo passaggio allo sport maschile è arrivato nel 91, anno di fondazione del VBG, mentre dal 1988 Peloso faceva parte del consiglio della società di basket femminile. Come nasce il progetto VBG? "È nato tutto dalla passione di due amici innamorati alla follia di questo sport nel 1991. Allora mi chiesero di aiutarli nella gestione della società, e di certo non potevo tirarmi indietro, d'altronde questo sport è nel mio dna da sempre, e così siamo partiti dalle giovanili. Elio Peloso, un cestista con la passione per il golf Poi a poco a poco abbiamo iniziato il campionato di serie D, poi la vittoria e l'inizio dell'avventura in C2 fino al 2003, quando guadagnammo la promozione in C1". Guardandosi indietro come valuta gli anni passati? "Sono stati anni brillanti fatti di passione e sacrificio, ma quando si arriva ad avere circa 500 ragazzi che giocano per amore di questo sport la soddisfazione è immensa. Certo, dal punto di vista finanziario si è sempre in perdita, ma non è con questo spirito che facciamo i conti. Abbiamo creato un gruppo di dirigenti che negli anni ha subito dei cambiamenti ma il nucleo forte è rimasto". Come ricorda i sui anni da giocatore? "È passato un po' di tempo. Ora da vent'anni gioco a golf e mi basta, ma il periodo da giocatore non si dimentica mai. Si parla degli anni dal '50 dal '60 Elio Peloso (primo da sinistra), presidente del Vbg con la formazione di Valdagno in serie A1, grandi stagioni. Ma ora gioco meglio a golf anche se per il basket provo un amore viscerale". Quali sono gli obiettivi della formazione di quest'anno? "La salvezza, questo resta il nostro obiettivo. Noi siamo la società che ha schierato in campo la formazione più giovane, una scommessa. Sappiamo che questa stagione non sarà facile, ma i ragazzi, sono sicuro, si impegneranno al massimo. Certo contro formazioni più esperte soffrono un po' l'inesperienza, ma non mollano mai e questo in una squadra vuol dire moltissimo". Le soddisfazioni più grandi che sta ricevendo dal suo impegno nella società? "Credo che oltre alla prima squadra le soddisfazioni più grandi arrivano senza dubbio dal reparto giovanile. Insegnare a così tanti ragazzi ad amare non solo questa disciplina ma lo sport in generale è davvero molto appagante. Quando poi arrivano anche i risultati le cose cambiano, per esempio i ragazzi dell'under 21 che ora sono in testa al loro campionato. Poi mettiamoci la convocazione con la nazionale minore di Andrea Campiello, fratello del nostro capitano. Sono soddisfazioni che completano il grande lavoro che tutti noi siamo chiamati a fare". Sul fronte sponsor avete presentato l'accordo con il Cuoa… "Siamo veramente contenti di avere siglato questo particolare accordo che prevede una mutua collaborazione, attraverso occasioni di comunicazione istituzionale, attività culturali e scientifiche, stage, tirocini ed eventuali altre attività istituzionali. Il nome Cuoa comparirà sulle maglie della squadra che partecipa al campionato Under 21". Dopo quelli con il basket maschile e femminile, il Vicenza Volley sigla un accordo anche con i Diavoli della Caoduro: "Collaboriamo per migliorare lo sport vicentino" Hockey e pallavolo, in due si pattina meglio Ora siamo a tre. Cresce la rete di collaborazione tra alcune delle più storiche e importanti società del mondo sportivo vicentino. Il primo accordo è stato firmato a novembre tra il gruppo Vicenza Volley e l'As Vicenza di basket femminile, il secondo mattone era stato posato qualche settimana dopo sempre tra il Vicenza Volley e il Vicenza Basket Giovane. L'ultima stretta di mano è arrivata adesso tra la società di volley biancorossa e la formazione di Hockey in line della Caoduro Diavoli Vicenza. E ancora una volta il trait d'union tra le due società è il settimanale VicenzaPiù, che si occupa da 39 numeri di "Fatti, personaggi e vita vicentina", il cui logo comparirà come sponsor sui caschetti della squadra che milita nel massimo campionato di A1. Al di là della sponsorizzazione economica, il patto tra le due società si propone di dare il via a nuove aggregazioni e iniziative comuni, con l'obiettivo di far nascere nell'opinione pubblica l'idea di sviluppare nuovi spazi a disposizione delle attività sportive giovanili, di quelle dilettantistiche e di quelle professionali. La stretta di mano è arrivata alla presenza di tutti i rappresentati della società coinvolte nel progetto La stretta di mano tra Coviello e Doria sancisce il patto tra le due realtà sportive di sponsorizzazione: Giovanni Coviello patron del Vicenza Volley, Claudio Corà, presidente dell'As Vicenza e Enrico Marin per il Vbg, e Roberto Dori presidente dei Diavoli. "La nostra attività nasce nel 1949 con il pattinaggio - spiega Dori -; siamo riusciti a rimanere in piedi fino ad oggi, e con l'arrivo nella massima serie da quest'anno abbiamo deciso di puntare sul nostro vivaio. Come molti sanno il nostro sport nasce come una costola dell'hockey su ghiaccio e negli ultimi anni questa disciplina sta crescendo in tutta Italia. Per questo il nostro obiettivo è quello di puntare sui giovani e in special modo sui nostri. Questo accordo nasce anche perché confidiamo molto nello spirito manageriale del presidente Coviello. Noi siamo ancora un po' "dilettanti" in questo settore, tutti noi facciamo questo sport per passione rubando tempo al nostro lavoro. Grazie a questo accordo di sponsorizzazione, ma anche di collaborazione sono sicuro che questo sport potrà avere ancora più visibilità". "Con questo accordo speriamo in primis di portare fortuna anche all'Hockey vicentino - aggiunge il presidente della Minetti Infoplus, nonché direttore editoriale di VicenzaPiù, Giovanni Coviello -. Questo terzo mattone vuole essere un inizio per migliorare la possibilità di fare sport a Vicenza promuovendo l'attività dei giovani. Sembra quasi impossibile, ma lo stesso presidente Dori non conosceva personalmente i responsabili del basket maschile e femminile, questo incontro ha già prodotto qualcosa". Per coronare la collaborazione tra le quattro realtà sportive vicentine per la prima volta mercoledì 20 ci sarà una grande festa al PalaCia, con inizio previsto per le ore 17.00, dove si esibiranno tutte le squadre, dalle giovanili fino alla massima serie, con l'intento di richiamare gli atleti e i tifosi. Insomma una serata speciale sotto il segno comune della passione per lo sport. 17 Ciclismo. La vicentina Manfrin incoronata Miss delle due ruote La ciclista venticinquenne vicentina Ketty Manfrin ha conquistato il titolo di "Miss Ciclismo". Ciclista professionista da ormai 6 anni, per la portacolori del Team Frw Gauss Rdzu si tratta sicuramente di un bel successo ancor prima di iniziare la stagione 2007. Kettj ha ottenuto 2123 voti grazie al concorso messo in atto dal popolare sito www.ciclismo-online.it, sbaragliando la concorrenza di ventiquattro partecipanti, in gran parte modelle professioniste. SPORT Basket femminile. As Vicenza, in campo senza la Chemello Scenderanno in campo sabato 16 dicembre le biancorosse del A.S.D. Vicenza in casa del Tecno Allarmi Cervia alle ore 18.00. In campo non ci sarà il capitano Ilaira Chemello costretta a casa dall'infortunio della settimana scorsa: "Da una prima diagnosi non sembra sia interessato il legamento crociato - spiega -: potrebbe trattarsi di un problema relativo alla rotula. Aspetto qualche giorno, per consentire al ginocchio di sgonfiarsi, poi vedremo. Sono abbastanza tranquilla e spero 16 DICEMBRE 2006 che la sosta sia breve, spero di ripresentarmi venerdì 22 dicembre, quando dovremo affrontare Ivrea in casa". Rugby. Giovani biancorossi sugli scudi con le selezioni provinciali Domenica 17 dicembre i Rangers osserveranno un turno di riposo, in coincidenza con la prima giornata di ritorno. Il prossimo appuntamento agonistico cadrà domenica 14 gennaio 2007, in casa del Lido Venezia. Nel frattempo il tecnico Bovo ha predisposto una fitta serie di allenamenti, che serviranno per aggiustare alcuni meccanismi della squadra e caricare i ragazzi in vista dei prossimi impegni. Sul versante giovanile segnaliamo i risultati degli atleti vicentini convocati con le selezioni Under 14, 15 e 16 per le province di Padova e Vicenza, che si sono scontrate contro altrettante selezioni del Friuli Venezia Giulia più provincia di Venezia. Due vittorie (U14 e U16) e una sconfitta (U15) il bilancio finale. Domenica 17 dicembre le Under 15 e 17 biancorosse ospiteranno sul terreno di via S. Antonino rispettivamente il Mogliano (inizio ore 10.00) e il Cus Padova. La Scuola di Minirugby, invece, porterà a Padova cinque formazioni per un triangolare con Cus Padova e Cus Verona. Volley. Ancora una trasferta per la Minetti Per la Minetti Infoplus seconda trasferta consecutiva dopo il derby con Padova. Le biancorosse scenderanno in campo alle ore 17.30 contro la Scovolini Pesaro. "Pesaro è senz'altro un'ottima squadra - spiega Manù Benelli - ma dobbiamo puntare esclusivamente su di noi, giocando la nostra partita. Va però detto che è l'ultimo incontro prima della sosta di Natale e per esperienza so che è una giornata un po' particolare, difficile fare dei pronostici. Non pensiamo di vincere facile, ma neppure ci diamo per sconfitte in partenza". SATIRA 18 16 DICEMBRE 2006 Intervista immaginaria all'architetto simbolo della città. Che nella Vicenza del 2006 non si riconosce più Andrea Palladio: "Lasciatemi in pace, mi avete tradito" DI FEDERICO NICCE Andrea di Pietro della Gondola detto il Palladio, permettete un'osservazione. Sapete che non fosse per la calvizie avreste una straordinaria somiglianza col giovane Sigmund Freud? Dite? Secondo me invece l'unica cosa che abbiamo in comune è l'amore per il bianco candido: io nella pietra, lui per una strana polverina che usava proprio in gioventù…Scherzi a parte, lui sarebbe molto più rappresentativo di me della Vicenza di oggi. Ma come, siete l'icona internazionale della città, nel 2008 ci saranno sfarzosi festeggiamenti in vostro onore… Signore, vi confido un segreto: sarei alquanto stufo di essere nominato invano, ogni santo giorno, per tutto e il contrario di tutto. Ma voi siete uno dei più grandi architetti rinascimentali italiani. Appunto. Sono solo un architetto. Ma non pensate sia triste che Vicenza sia menzionata per le mie opere e poi per nient'altro? Per la verità c'è anche il baccalà. Buono quello. Sul serio dico: proprio buono. Però nella mia Padova - perché nacqui lì, se qualcuno non lo sa hanno lo spritz, l'università, Giotto, Galileo, e mi sembra che ci sia tutta un'altra vita d'intelletto e di piacere. Scusate ma Freud in tutto questo che c'entra? Perché sarebbe più vicentino di voi, lui che è viennese? Perché i vicentini sono uno strano caso da studiare con la sua scienza chiamata psicanalisi: dicono di star bene lavorando e ammassando denari dagli usurai…anzi, ora si chiamano banche, no? Non pensano ad altro, ad eccezioni delle solite sparute minoranze. A me sembra che così ci si ammali di testa. La mia Vicenza non era così. Grazie tante: nel La Basilica. Nell'intento dell'architetto doveva essere un luogo d'incontro, non una cartolina per turisti Cinquecento le fabbriche e l'economia moderna non c'erano. Lo so bene, come so che Vicenza non è che una cittadina come tante in Italia e nel cosiddetto Occidente. Però fino agli anni '60 del Novecento si viveva ancora bene, più o meno come si viveva ai tempi miei: c'erano molti campi invece dei capannoni, e i maggiorenti scusate, la borghesia, come dite voi - della città coltivavano le lettere, come il mio amico e maestro Giangiorgio. Trissino. Certo, lui. La mia Vicenza s'ispirava a Roma, e io stesso ho cercato di portare qui un poco dell'eterna bellezza dell'Urbe. Oggi invece mi ricorda Cartagine dopo la terza guerra punica: s'è sparso il sale delle piccole e vili passioni bottegaie sul terreno prima solcato dai Fogazzaro, dai Piovene, dai Neri Pozza, dai Lioy. E da un popolo prevalentemente contadino, che poi s'è arricchito. Secondo voi erano meglio la povertà e la pellagra? Meglio un contadino che combatte con la pellagra ma fa salva la dignità, che un contadino arricchito che la perde dissipando la vita lavorando da schiavo. E poi se i nostri contadini combattevano contro povertà e malattie, voi dovete vedervela con altre malattie come la depressione e contro un altro tipo di povertà: la mancanza di dignità. Ecco perché fareste bene a festeggiare, un anno dopo quello della mia nascita, anche l'anniversario della morte di Freud: fatevi un esame di coscienza. E' molto duro con coloro che vi rendono omaggio. Ma possibile, mi interrogo, che dopo di me non ci sia stato altri che possa portare in alto il nome di Vicenza nell'orbe terracqueo? Voi cosa rispondete? Il nostro modestissimo parere è che sappiamo chi è il responsabile della "palladionite", ma non sapremmo dire se Vicenza sia stata così avara di grandi uomini. La colpa è di Goethe, se è a lui che pensate. E' stato lui a inculcare il mio mito, e di ciò lo ringrazio. Però fermarsi all'ammirazione di un geniale viaggiatore mi pare che per una città del Duemila sia come per l'Italia essere famosa solo per Roma imperiale. N'è passata acqua sotto i ponti, no? Sicuro: Vicenza è stata anche il regno della più potente fazione della Repubblica nata nel 1945, la Democrazia Cristiana. Conoscete Rumor? Vi ha portato un gran bene: la Fiera dell'oro, per esempio. Ma proprio l'oro vi ha Andrea Palladio. Se potesse parlare chissà cosa direbbe dei moderni vicentini rovinati. Io amo più le arti, le lettere, il teatro, il buon vivere. L'Olimpico e la Rotonda sono monumenti agli ultimi due "beni" da voi citati, Maestro. Sì, è così. E sono felice, ad esempio, che stiate allestendo un secondo e più moderno teatro. Però usatelo bene, apritelo alla città e ai forestieri di tutte le arti e di tutte le idee, siate coraggiosi e spregiudicati. Il teatro dev'essere una seconda casa per tutti, anche per coloro che non hanno studiato. Gli antichi andavano ad assistere alle tragedie e alle commedie perché parlavano a tutti, non a pochi. Ma quasi tutti, oggi, preferiscono la televisione. Quell'orrenda scatola d'immagini. Dovreste fare come uno dei vostri pochi uomini d'ingegno ancora viventi, quel Mario Rigoni Stern che ha consigliato così bene: "Spegnetela e fatevi una passeggiata". Non rinchiudetevi in casa a rimuginare, piuttosto state sotto la mia Basilica in compagnia, come fanno i giovani. Io l'ho costruita per quello, non per essere messa in bacheca. Un'ultima domanda, Maestro. Se vi secca che Vicenza sia chiamata col vostro nome, come dovremmo chiamarla, allora? La città dei preti. Parise ha scritto il "Prete bello", grande opera. Ma in realtà ci sono due tipi di preti: quelli con la tonaca e quelli senza. Vicenza è piena dei secondi. Ai miei tempi si viveva sotto il governo della Serenissima Repubblica di Venezia, e tutta questa ipocrisia non c'era. Il timor di Dio è giusto, ma il finto timor di Dio è il peccato più grande. Vi serve più audacia. La fortuna aiuta gli audaci. Voi invece mi ricordate un po' come quel curiale oratore con molti nei sul viso, come si chiama… Bruno Vespa. Ecco. 19 SALA STAMPA 16 DICEMBRE 2006 "Morire senza soffrire è un diritto, lo Stato faccia il suo mestiere" Ogni settimana, tratto dalla stampa locale o nazionale, un articolo che fa riflettere, discutere o arrabbiare. O anche divertire. Sempre senza alcun commento. Sia il lettore a farne, secondo le proprie opinioni. Il filosofo Emanuele Severino si pone "al di là degli amici o nemici di Dio". Rivendica "pari dignità di discussione tra un caso che interessa un unico uomo immobile in un letto e i più grandi massacri che vive oggi l'umanità". Quindi si guarda dentro, e dice: "Se avessi un amico che soffre come Piergiorgio Welby, un amico del quale ho capito fino in fondo il profondo desiderio di lasciare questo mondo, io lo aiuterei a staccare la spina. Cercando di non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge, ma lo farei". Primo: "Perché c'è una contraddizione scandalosa nella nostra legge: tratta in modo diverso chi, avendone la capacità fisica, può darsi la morte e chi invece, pur desiderandolo intensamente, non può farlo". Secondo: "Perché riconoscere a un uomo il diritto di morire senza soffrire oltre un certo limite, è rispettare la sua dignità". Professore, lei dunque sottoscrive l'appello di Welby al presidente della Repubblica Napolitano? "Io parto da un presupposto: se il signor Welby fosse in grado di staccare i fili delle macchine che lo tengono in vita e di lasciare questo mondo senza soffrire ulteriormente, probabilmente l'avrebbe già fatto". Si sarebbe suicidato senza che il mondo se ne accorgesse? "Un tempo in molte legislazioni il suicidio era considerato un reato. Chi cercava di togliersi la vita e falliva nel suo intento, era perseguito penalmente. Almeno su questa terra, direbbe qualcuno. Oggi non è più così, anche in Italia: il suicida mancato non è riconosciuto giuridicamente colpevole". Da qui la contraddizione? "E' come tra il "sì" all'aborto e il "no" alle cellule staminali embrionali: "sì" a chi cerca di suicidarsi, "no" a chi chiede di essere aiutato a morire perché da solo non ce la fa. La nostra legge tratta in modo diverso i disgraziati che non hanno la forza o le braccia per lasciare questa vita". Una contraddizione soltanto giuridica? "Queste contraddizioni sono dovute al fatto che siamo in Italia e che qui i principi della Chiesa cattolica hanno un peso che altrove non hanno. La Chiesa non può che essere un'istituzione di carattere politico. Indubbiamente la sua intenzione è quella di rispettare la laicità dello Stato, ma oggettivamente ha una vocazione teocratica. E in questo, sia chiaro, la Chiesa fa il suo mestiere. Spetta poi allo Stato fare il suo". Vale a dire? "Votare la legge più democratica possibile. E' giusto il discorso cattolico: se una maggioranza cattolica vota una legge che va bene alla Chiesa, non c'è nulla da dire sulla liceità di questa legge. Rispetta le regole della maggioranza e quindi della democrazia. Se non che la democraticità di una legge è quantificabile. E io penso che su argomenti su cui c'è discussione - dall'eutanasia all'aborto, dal divorzio alla Il filosofo Emanuele Severino: "Sulla morte c´è una contraddizione scandalosa nella legge" fecondazione assistita - la legge più democratica è quella che permette a ognuno di agire come crede". Dunque il rispetto del volere di ciascuno deve avere più peso del voto di una maggioranza? "Anche se la minoranza è rappresentata da un solo uomo. Non dico che la democrazia è verità assoluta. Ho grande stima di Luigi Einaudi, Einaudi che diceva che la democrazia è un mito. Ma in questo contesto io preferisco le regole della democrazia. E più democratica è una legge che tiene conto (sottolineo, su questi temi) di quello che il singolo vuole". Dunque il suo "sì" va dal caso Welby al testamento biologico, dall'eutanasia al suicidio assistito? "Io sono per la libertà di scelta. Sono convinto che già oggi, se entro in un ospedale e chiedo di non essere oggetto di accanimento terapeutico, trovo ascolto. Certo, se non ho questa fortuna ma le gambe mi funzionano, me ne vado altrove. La tragedia è quando le gambe non mi funzionano". Partiamo dall'eutanasia. "Se viene appurato che una persona ha questa volontà, la volontà di morire senza soffrire oltre un certo limite, la legge deve riconoscerle il diritto a lasciare questo mondo. Dignitosamente. Senza nascondersi. Tanto più che spesso basta solo l'astensione da un certo tipo di azioni e un aiuto a non soffrire". E il suicidio assistito? "Tra eutanasia e suicidio assistito non vedo una differenza sostanziale. In un caso come nell'altro se un individuo esprime il desiderio di morire deve poter contare su una struttura pubblica che lo aiuti a raggiungere il suo intento". Una priorità su tutte che si sente di indicare al governo? "Cancellare le contraddizioni presenti nella nostra legislazione, la soluzione la lascio agli esperti. Se poi la classe politica chiamata a decidere è legata alla Chiesa al punto da non riuscire a prendere una decisione, è finito tutto. Anche l'autonomia dello Stato, riconosciuta dalla stessa Chiesa". Da Il Corriere della Sera, 5 dicembre, 2006 E’ in edicola E’ una iniziativa di La comunicazione del Nord Est 100.000 copie settimanali Per la tua pubblicità chiama Il caso di Piergiorgio Welby ha riportato sotto i riflettori l’eutanasia 045.8015855 - Fax 045.8041460 REGIONE 20 16 DICEMBRE 2006 Zaia: "Durante le feste valorizziamo le produzioni enogastronomiche del Veneto" A Natale il Veneto nel piatto Invito a consumare e regalare prodotti della nostra Regione "Tra le produzioni agroalimentari apprezzate nel mondo - ha detto ancora il Vicepresidente - ai primi posti troviamo i formaggi, con l'Asiago, il Monte Veronese, il Montasio, il Grana Padano, il Provolone Valpadana, la Casatella Trevigiana, il Piave, affiancati da produzioni locali che esprimono una incredibile varietà di gusti. In Veneto si producono il Prosciutto Veneto Berico Euganeo DOP e la sopressa Vicentina DOP "Il Natale che si avvicina è sicuramente un'occasione per richiamare ed esaltare la nostra identità e le radici storiche della cultura europea ed occidentale. Ma è anche una festa che offre l'opportunità di valorizzare le eccellenti produzioni enogastronomiche del Veneto". Lo ha sottolineato il vicepresidente della Giunta regionale Luca Zaia, che lancia un chiaro invito a consumare prodotti nostrani. "Facciamo confezionare nelle tipiche e caratteristiche ceste natalizie prodotti veneti - ha aggiunto - saranno un prelibato biglietto di auguri che, chi lo riceve, saprà apprezzare. Faremo la gioia delle persone che ci stanno a cuore e, nello stesso tempo, tenderemo una mano ai nostri produttori e alla nostra economia". "Il "made in Veneto" dei sapori ha radici profonde nella nostra terra ed è frutto di una antica tradizione fatta di pazienza, dedizione, saggezza e lavoro. È composto da 24 DOC e 3 DOCG - ha ricordato Zaia - oltre a svariate IGT, da 366 prodotti tradizionali, 21 prodotti DOP o IGP, due marchi collettivi per la carne bovina, un marchio certificato per il coniglio. Il Veneto oggi è il più straordinario distretto mondiale del vino di qualità. Solo il Veneto può offrire, in un contesto unitario di identità territoriale, storica e culturale, un vino per ogni tavola e ogni assaggio: un'anima sola per tante differenze che si propongono con vini bianchi, rossi, rosati, giovani e a lungo invecchiamento, tranquilli, frizzanti e spumanti, passiti, che non temono rivali". "Tra le produzioni agroalimentari apprezzate nel mondo - ha detto ancora il Vicepresidente - ai primi posti troviamo i formaggi, con l'Asiago, il Monte Veronese, il Montasio, il Grana Padano, il Provolone Valpadana, la Casatella Trevigiana, il Piave, affiancati da produzioni locali che esprimono una incredibile varietà di gusti. In Veneto si producono il Prosciutto Veneto Berico Euganeo DOP e la sopressa Vicentina DOP. Ed è vastissimo il panorama delle produzioni ortofrutticole di qualità, con il riso Vialone Nano Veronese IGP, l'Asparago bianco di Cimadolmo IGP, il Fagiolo di Lamon della vallata Bellunese IGP, la Ciliegia di Marostica IGP, il Marrone di San Zeno DOP, i radicchi famosi ed esportati ovunque, a partire dal Radicchio rosso di Treviso e dal Radicchio variegato di Castelfranco IGP. L'olio del Garda DOP e l'Olio Veneto DOP, tra i più preziosi esistenti, che nei mercati spuntano le più alte quotazioni. Accanto a questi, ci sono altri 350 prodotti tipici, vere e pro- prie culle del sapore, che spaziano dai formaggi all'orticoltura, dalla frutta alle paste fresche, dal pesce alla carne, alle bevande". "Insomma - ha concluso Zaia - acquistare e consumare veneto non significa chiudersi in un anacronistico provincialismo, ma fare scelte oculate sul versante del gusto, della qualità e della tipicità". Edificabilità zone agricole: assessore Marangon "La nuova legge urbanistica regionale del 2004 comincia solo ora a dare i suoi frutti. Passerà alla Valutazione Tecnica Regionale il Primo Piano di assetto territoriale completo, quello del Comune padovano di Camposampiero. E' un evento che costituisce la prima rappresentazione concreta della legge 11". Lo ha annunciato l'assessore alla pianificazione territoriale del Veneto Renzo Marangon, concludendo a Mestre il convegno su "Sviluppo delle imprese agricole e tutele del territorio", promosso dalla Confederazione italiana Agricoltori di Venezia. Il Convegno ha approfondito i contenuti della legge urbanistica regionale per quanto riguarda le aree rurali e i contenuti della cosiddetta "legge ponte", che ha sbloccato la possibilità di intervenire nelle zone agricole, in attesa che i singoli PAT comunali o intercomunali vengano elaborati e diventino operativi. A questo proposito l'assessore Marangon ha dato la più ampia disponibilità ad accogliere suggerimenti e proposte che rispondano alle esigenze del mondo agricolo e che potrebbero essere compresi nella legge finanziaria regionale, in modo da attutire le difficoltà che possono nascere nel passaggio dalla "teoria" legislativa alla "pratica" attrattiva. Importante convegno A.n.c.i. a Roma: il Veneto è un modello a livello nazionale Proteggiamo i diritti dell'infanzia "Investire sull’infanzia per investire sulla famiglia vera" "Quanto è stato fatto dal Veneto in questi anni nel settore dei servizi per l'infanzia, sia come legislazione innovativa che come crescente impegno di risorse, dimostra grande capacità di investimento non solo sui bambini che sono il nostro futuro ma, in particolare, sulla famiglia vera che è quella prevista dalla Costituzione. Sul lungo periodo, investire sull'infanzia significa investire sulla famiglia e quindi favorire la natalità - che nel nostro Paese è tra le più basse d'Europa con ricadute disastrose sulla società e l'economia - riequilibrare le disuguaglianze strutturali tra anziani e giovani che provocano un danno irreversibile al welfare state". Lo ha affermato a Roma, nell'Auditorium del Museo dell'ARA PACIS, Stefano Valdegamberi, Assessore alle politiche sociali della Regione Veneto e coordinatore della Commissione Politiche Sociali della Conferenza delle Regioni, intervenuto al convegno organizzato dall'A.N.C.I. dal titolo "I Comuni per l'Infanzia". Valdegamberi ha sottolineato che, grazie all'incisività delle proprie politiche il Veneto è arrivato alla copertura del 20% dei servizi per la prima infanzia rispetto alla propria popolazione 0-3 anni. "Il nostro obiettivo ha detto - è di arrivare al 33% di copertura entro il 2010 come da impegni comunitari. Ci poniamo così ai primissimi posti in Italia, a fronte di trasferimenti statali in continua diminuzione ai quali abbiamo risposto con un rinnovato e aumentato impegno finanziario regionale a dimostrazione della centralità del tema che è basilare per il futuro dell'economia, per il mantenimento dello stato sociale ma anche per far continuare i valori e la cultura che ci sono propri. I bambini - ha concluso - devono crescere in famiglie vere e non fittizie o virtuali, e le uniche famiglie che danno queste garanzie di impegno, di responsabilità, di durata, sono quelle naturali, previste dall'articolo 29 della Costituzione". In merito ai servizi per la prima infanzia l'Assessore veneto ha rilevato che "attualmente, nel territorio nazionale, esistono grandi differenziazioni che vanno superate ragionando in termini di 'sistema'. Nel Veneto - ha spiegato l'Assessore regionale - la collaborazione e la sinergia tra pubblico e privato ha consolidato una rete territoriale che trova riscontro sia nei numeri che nella qualità. Dal 1990, la legge regionale prevede che, sia enti pubblici che privati, singoli o in convenzione, realizzino servizi per l'infanzia con modalità differenti che vanno dall'asilo nido classico al 'servizio innovativo' come i centri infanzia o i nidi integrati che hanno tipologie e organizzazione diversa ma la stessa finalità educativa; si è creata così una risposta che si snoda, con diverse soluzioni dall'età che va da 0 a 6 anni e costituisce un collegamento diretto con il primo asse del sistema scolastico: la scuola dell'infanzia". REGIONE 21 16 DICEMBRE 2006 Chisso: "L'intervento sarà regolato da accordi di programma tra Enti Locali e Regione" Il Veneto aiuta le due ruote Stanziati i finanziamenti regionali per piste ciclabili La Giunta regionale, su iniziativa dell'assessore alle politiche della mobilità del Veneto Renato Chisso, ha impegnato 2 milioni 865 mila euro come contributo a fondo perduto a favore di enti locali per la realizzazione di percorsi ciclabili e interventi connessi. "Si tratta di iniziative contenute in una legge veneta del 1991 - ha ricordato Chisso - che prevede l'intervento della Regione a sostegno di questo genere di opere, finalizzate alla mobilità e alla sicurezza soprattutto della cosiddetta utenza debole della strada, con finanziamenti rapportati alla spesa ammessa. L'intervento e i reciproci impegni saranno regolati da singoli accordi di programma tra Enti Locali e Regione". Le opere verranno realizzate sulla base di un progetto esecutivo redatto dall'ente locale; per l'approvazione del progetto definitivo il presidente della Giunta Regionale Giancarlo Galan potrà convocare apposite conferenze di servizi. Questo l'elenco degli interventi finanziabili. Provincia di Belluno: Comune di Sedico, progetto per la realizzazione della pista ciclabile Mas - Peron, importo progetto 480.968 euro, contributo regionale 160 mila euro.Provincia di Padova: Comune di Correzzola, pista ciclabile in adiacenza al lato ovest della S.R. n. 516 tra via Monti e canale Rebosola, importo progetto 410 mila euro, importo contribu- to 240 mila euro; Montegrotto Terme, realizzazione di una pista ciclabile lungo via Vivaldi, importo progetto 150 mila euro, contributo 100 mila euro; Piove Di Sacco, realizzazione pista ciclopedonale tra via Davila e via Einaudi con prosecuzione fino a via Caldogno, importo progetto 340 mila euro, contributo 160 mila euro; Polverara, realizzazione di una bretella di collegamento fra la S.P. n. 30 e la S.P. n. 35 e costruzione di una pista ciclabile lungo la S.P. n. 35, importo progetto 750 mila euro, importo contributo 190 mila euro; Veggiano, realizzazione nuova pista ciclabile lungo via S. Antonio - S.P. n. 51, importo progetto 150 mila euro, contributo 60 mila euro. Provincia di Rovigo: Comune di Loreo, realizzazione pista ciclabile parallela alla S.P. n. 8 tra Loreo e Porto Viro, importo progetto 800 mila euro, contributo regionale 180 mila euro. Provincia di Treviso: Comune di Ormelle, sistemazione viaria, messa in sicurezza e realizzazione di percorso ciclabile in via Liette 1° stralcio, importo progetto 318 mila euro, importo contributo regionale 130 mila euro; Valdobbiadene, realizzazione pista ciclabile e sistemazione piazzale del cimitero e di San Venanzio da destinare a parcheggi scambiatori, importo progetto 300 mila euro, contributo 120 mila euro. Provincia di Venezia: Comune di Concordia Sagittaria, realizzazione del percorso ciclopedonale tra il centro storico di Concordia e Cavanella lungo la S.P. n. 68, importo progetto un milione 900 mila euro, contributo regionale 270 mila euro; Pramaggiore, ammodernamento delle strutture viarie esistenti mediante la realizzazione del 2° stralcio della pista ciclabile lungo via Belfiore S.P. n. 60 e la sistemazione e rifacimento di marciapiedi in centro, importo 800 mila euro, contributo 270 mila euro; San Donà di Piave, costruzione pista ciclopedonale in via Girardi e parcheggio in via Giovanni XXIII, importo 300 mila euro, contributo 150 mila euro; Scorzè, lavori di realizzazione pista ciclabile di via Drizzagno lungo la S.R. 515 Noalese, importo 531.640 euro, contributo 200 mila euro. Provincia di Vicenza: Comune di Cartigliano, pista ciclopedonale in via Mazzini, importo progetto 515.888 euro, importo contributo regionale 160 mila euro; Nove, realizzazione della pista ciclopedonale lungo via Molini, 1° stralcio, importo 41 mila euro, contributo 25 mila euro; Rossano Veneto, realizzazione pista ciclopedonale in via Salute e via XI Febbraio, importo 950 mila euro, contributo 200 mila euro; Amministrazione Provinciale di Vicenza, realizzazione di una passerella ciclopedonale sul fiume Bacchiglione in località Secula nel Comune di Longare, importo progetto un milione di euro, importo contributo 250 mila euro. Alexander Hall: l'impegno della regione per cortina All'inaugurazione dell'Alexander Hall, il nuovo centro congressuale e spazio multifunzionale di Cortina d'Ampezzo, è intervenuto l'assessore veneto Oscar De Bona che ha sottolineato i motivi per cui la Regione ha sostenuto la realizzazione di questo progetto nell'ambito del programma comunitario Interreg-Austria. "Vogliamo dare nuovo impulso alle attività culturali della località ampezzana - ha detto - e in tal modo sviluppare nella maniera migliore la promozione turistica dell'intero Bellunese e dell'area dolomitica". De Bona ha voluto mettere in evidenzia il ruolo e l'impegno che per questo progetto ha avuto l'ex assessore regionale Floriano Pra, ringraziandolo insieme a tutti coloro che hanno contribuito alla sua realizzazione. L'assessore ha poi fatto presente che questo nuovo polo multifunzionale rappresenta un'infrastruttura di eccellenza per la convegnistica e la cultura, edificata con le più moderne tecnologie da imprese e maestranze che in quest'opera hanno saputo dimostrare le loro grandi capacità e professionalità. Una struttura - ha detto ancora De Bona - finalmente all'altezza del nome di Cortina d'Ampezzo, in grado di estendere la stagione turistica potenzialmente a tutto l'arco dell'anno. Infine, l'assessore ha ricordato che la Regione è impegnata per la realizzazione a Cortina anche di un campo da golf, rispettoso delle caratteristiche ambientali dei luoghi, oltre al forte sostegno per ottenere e organizzare i mondiali di sci nel 2013. Il bilancio 2007 apporterà un taglio di circa il 25 per cento rispetto all'anno scorso Immigrazione: riunita la consulta In arrivo le novità del piano triennale Il piano triennale 2007/2009 di interventi e iniziative nel settore dell'immigrazione, che prevede tra le novità l'introduzione nel Veneto del patto di accoglienza e di integrazione per gli immigrati sulla scorta del modello francese, ha ottenuto il parere favorevole della Consulta Regionale per l'immigrazione convocata all'assessore ai flussi migratori Oscar De Bona. Il piano, che aveva già ottenuto il via libera del Tavolo Unico di Coordinamento e del Direttivo della Consulta, per divenire operativo dovrà ora essere adottato dalla giunta veneta e approvato dal Consiglio regionale. "Nell'ambito delle iniziative e degli interventi per il prossimo triennio - ha detto De Bona - il patto di accoglienza rappresenta uno strumento nuovo e qualificante, anche se non previsto dalla normativa nazionale. Si tratta in sostanza di un impegno formale reciproco tra la società ospitante e l'immigrato, che ne accetta le regole di convivenza, i valori e le leggi. Tutti i soggetti presenti negli organismi consultivi attivati dalla Regione hanno ritenuto che possa rappresentare una delle opportunità per affermare il valore dell'integrazione e produrre ricadute positive su tutta la comu- nità". L'assessore ha inoltre confermato che il bilancio 2007 apporterà un taglio di circa il 25% rispetto all'anno scorso. E' stato comunque salvaguardato l'impegno di spesa di un milione di euro per sostenere la creazione di un fondo etico immobiliare, con la Banca del Consiglio d'Europa, finalizzato a dare le necessarie garanzie per l'accesso alla casa da parte degli immigrati. L'operazione è in fase di definizione. Una parte delle risorse disponibili - ha comunicato De Bona - sarà riservata alla compartecipazione finanziaria alle inizia- tive su bandi europei a cui la Regione del Veneto concorrerà. In generale, le linee di intervento del piano triennale puntano a valorizzare al massimo il rapporto con il territorio per la gestione dei flussi migratori. Gli interventi riguardano l'inserimento lavorativo, l'alloggio, l'integrazione sociale e scolastica, l'informazione e il dialogo tra le culture, la formazione. Novità sono previste anche per l'Osservatorio regionale e la Rete informativa sull'immigrazione, che hanno concluso la fase di sperimentazione. 23 TEMPO LIBERO 16 DICEMBRE 2006 Nel delicato Transamerica un viaggio nel difficile rapporto fra un figlio e il suo papà. Transessuale Alla ricerca del padre perduto. Che ha scelto di essere donna DI GIULIANO CORÀ Disponibile a noleggio dopo una fugacissima apparizione in sala, Transamerica (2005, Usa) racconta la storia di Bree, un transessuale in procinto di trasformarsi in donna. Un fatto inaspettato, però, le sconvolge i piani. Dal carcere minorile di New York le telefona Toby, suo figlio, frutto della sua unica scappatella eterosessuale. Ha diciassette anni, e si mantiene prostituendosi e spacciando. Bree gli paga la cauzione, ma Toby vuole andare a Los Angeles per sfondare nel cinema e per conoscere il suo vero padre. Bree decide di accompagnarcelo - con la segreta intenzione, per strada, di scaricarlo al patrigno che in quegli anni l'ha allevato - ma non intende rivelargli il rapporto che li lega né la sua situazione. Comincia così uno strano viaggio. Toby è alla ricerca del suo passato, ma anche e soprattutto di un futuro, del suo 'diventare grande', del successo, perfino di una famiglia. Insomma, di se stesso. Bree crede di conoscere già se stessa, e vuole solo liberarsi in fretta di questo 'incidente esistenziale'. Ma non sarà così semplice. Lungo la strada, entrambi si troveranno a dover fare i conti col proprio passa- to, dovranno chiedersi chi sono davvero, cosa vogliono, da se stessi e dagli altri, quale potrà essere la loro vita futura. Bree e Toby seguiranno ognuno la propria strada, ma si rincontreranno, questa volta finalmente se stessi, e pronti a dare e ricevere amore. Garbato e discreto, Transamerica non è un film sulla 'diversità'. Questa sarebbe una lettura riduttiva e povera. Attraverso la 'eccezionalità' della situazione, infatti, il regista Duncan Tucker racconta l'eterna vicenda del rapporto tra padre e figlio, la difficoltà di trovare ciascuno una collocazione nell'esistenza e di trovare un ponte, un linguaggio condiviso che permetta di comunicare e soprattutto consenta di scambiarsi esperienze, di conoscersi veramente, di arricchirsi l'un l'altro. Tutt'altro che 'scandaloso', bensì poetico e delicato, il film è sostenuto in gran parte dall'eccezionale recitazione di Felicity Huffman, insignita, per questo ruolo, del Golden Globe. Adelphi ripropone un romanzo ingiustamente considerato minore di Faulkner: lucido, nichilista, e con una scrittura di rara potenza Il Santuario dell'uomo senza volto DI GIOVANNI MAGALOTTI Profondo Sud degli Stati Uniti, durante la Grande Depressione. La "casa del Vecchio Francese" è una distilleria clandestina nascosta nei boschi, abitata da un gruppo di disadattati guidati dall'enigmatico Popeye. Un giorno vi capitano la giovane Temple Drake, "dritta come una freccia nel vestitino succinto", e il suo alticcio accompagnatore Gowan Stevens. Popeye, dopo qualche indugio, prende in mano la situazione: violenta la ragazzina, ammazza uno dei suoi compari e fugge a Memphis dove tenta di segregare Temple in un bordello. Quando William Faulkner, nel 1931, pubblicò "Santuario" aveva già alle spalle il successo di "L'urlo e il furore" (1929). Ma non fu certo il timore di mancare l'altezza di quel capolavoro che lo spinse ad affermare, in un'introduzione a "Santuario" del 1932: "Secondo me non è un granchè, come idea, perché fu concepito unicamente allo scopo di fare soldi". Il curatore Mario Materassi, in una nota conclusiva a questa edizione Adelphi, evidenzia che Faulkner, nell'introduzione menzionata, si prende gioco della critica, provando deliberatamente a depistarla. Cosa che farà, di lì in avanti, per tutta la vita. D'altro canto, anche a un lettore non avvertito appare chiaro come "Santuario" sia tutt'altro che un romanzo minore. A una vivida rico- struzione d'atmosfera si accompagna un lucido nichilismo che esclude, nel finale, qualsiasi consolazione. Ma sopra tutto spicca la potenza della scrittura di Faulkner, che stacca pagine memorabili consegnandole alla memoria di chi legge. Così, ad esempio, è presentato Popeye alla sua prima apparizione: "Aveva la pelle di uno scuro pallore morto, il naso leggeremente aquilino, e non aveva mento. Il viso spariva, semplicemente, come quello di una bambola di cera lasciata troppo vicino a un fuoco acceso e dimenticata. Una catena di platino gli traversava il gilè come una tela di ragno". William Faulkner, Santuario, Adelphi, 312 pp., € 18 Vicenza Più Viva: finalmente la buona notizia È la rubrica che mancava in città: una pagina dove ogni settimana i vicentini potranno annunciare la gioia di un figlio, la celebrazione di un matrimonio, il conseguimento della laurea. Perciò forza genitori, sposini e neo-laureati: chiamando al numero 0444 923362 o inviando un'e-mail all'indirizzo [email protected] potrete dare a Vicenza una buona notizia… in Più. Tanti auguri! I compleanni della settimana Tanti auguri! Tantissimi auguri! Tanti auguri Paolo! alla nostra mucchina per Un augurio per i 25 anni di i suoi 20 anni!!! 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