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MAGAZINE DI INFORMAZIONE INTERNAZIONALE 3/2016 BREXIT GB LASCIA L’’EUROPA SELEKA CAMBIA NOME MA CONTINUA AD UCCIDERE TUNISIA, LA (NON) SVOLTA DI ENNHADA 02 EU RO PE A N A FFAIRS SETTEMBRE - OTTOBRE 04. 2015 / NO.05 BREXIT, LA GR AN BRETAGNA ESCE DALLA COMUNITÀ EUROPEA di Alessandro Conte 06. CENTR AFRICA , SELEK A CAMBIA NOME MA CONTINUA AD UCCIDERE di Alessandro Conte 08. BREXIT: UN TEST PER L’EUROPA? di Alessandro Forlani 12. GLI USA AV VERTONO PECHINO NEL MAR CINESE MERIDIONALE di Luca Marchesini 14. 16. w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t L A PROVA DI FOR Z A TR A GERMANI E TURCHIA di Giulia Fabi IL CAUCASO IN FERMENTO TR A PETROLIO E FONDAMENTALISMO di Paolo Balmas 03 20 IL VENEZUELA VERSO IL REFERENDUM REVOCATORIO di Elena Saroni L A (NON) SVOLTA DI ENNAHDA 24 di Tommaso Muré 26. PANAMA PAPERS: COS’È UNA SOCIETÀ OFF-SHORE? Di Paolo Balmas 24 DI GIANNANTONIO: “ IN LIBIA CI SONO TUTTE LE POTENZIALITÀ PER CUI L’ISIS POSSA CRESCERE Di Giacomo Pratali EUROPEAN AFFAIRS MAGAZINE BIMESTRALE DI INFORMAZIONE INTERNAZIONALE DIRETTORE : ALESSANDRO CONTE REDAZIONE MONIA SAVIOLI GIACOMO PRATALI DOMENICO MARTINELLI MARTA GATTI SABIENA STEFANAJ CONTRIBUTI PINO SCACCIA VIVIANA PASSALACQUA ROBERTO INNOCENZI w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 04 BRE XIT, L A G R A N BRETAG N A ESCE DA LL A CO M U NITÀ EU RO PE A di Alessandro Conte La vittoria del si all’uscita dalla comunità europea ha provocato un terremoto finanziario che le borse non sono riuscite a contrastare. Le dichiarazioni del vertice della comunità europea non sono riuscite a calmare le acque che molti analisti sostengono saranno agitate per molto tempo. Le istituzioni si trovano davanti ad una situazione senza precedenti nella storia della Comunità Europea, ma si atterranno alle modalità di uscita concesse dall’articolo 50 del trattato sull’unione. La Gran Bretagna resterà nella commissione fino al momento in cui termineranno le procedure di uscita Le modalità di uscita dalla comunità non sono immediate ed è proprio l’incertezza che si svilupperà in attesa del momento fatidico alimenterà la crisi. Dalla commissione Europea L’Europarlamentare Maullu di Forza Italia ha dichiarato nella mattinata che “Non c’è nulla di cui esultare. Ieri ha vinto l’egoismo nazionalistico di poter fare meglio da soli, chiudendosi in una visione politica senza futuro. “ “In un processo libero e democratico i cittadini britannici hanno espresso il loro desiderio di lasciare l’Unione europea – hanno dichiarato Jumker e Rutte in una nota congiunta diffusa nella mattinata di oggi – ci rammarichiamo per questa decisione, ma la rispettiamo. “È vero, l’Europa ha compiuto degli errori e la Germania – continua la sua dichiarazione – ha grandi responsabilità al riguardo. La politica del rigorismo non ha garantito quella crescita e ripresa economica che aveva promesso, ma al contrario ha generato un clima di sfiducia, indebolendo quel w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 05 sogno di grande Europa in cui io credo fermamente.” La politica del rigore a cui si riferisce l’Onorevole ha sicuramente avuto l’effetto di bloccare la crescita economica in un momento storico e politico in cui era più necessaria. L’auspicio di Maullu è quello di riuscire a ripensare un nuovo modello di Unione Europea che abbia una maggiore stabilità e sicurezza economica. w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 06 COVER STORY CENTR AFRICA, SELEK A CAMBIA NOME MA CONTINUA AD UCCIDERE di Alessandro Conte Nella seconda settimana di giugno un a rifugiarsi nella missione locale. grave attacco dei SELEKA, oggi “Fronte popolare per la Rinascita”, si è verificato Molti i feriti tra la popolazione civile tra i nel villaggio si Ngaundaye dove un quali anche dei bambini che hanno avuto gruppo di guerriglieri che scortava una bisogno di cure mediche nel villaggio di mandria ha rifiutato di deporre le armi Bocarangia. quando la gendarmeria locale li ha Le forze di pace della missione Minusca fermati. presenti in zona sono intervenuti a Ne è derivato uno scontro armato che protezione della popolazione ha provocato 7 morti tra i Seleka e un le Forze dell’Esercito Centrafricano ferito tra i gendarmi locali. Naturalmente FACA sono arrivati dopo quattro giorni lo scontro ha provocato una reazione da percorrendo un tragitto che in genere parte dei Seleka che sono calati in forze si può percorrere in 16 ore, non appena sul villaggio minacciando la popolazione giunti, come hanno detto alcuni testimoni, e bruciando le abitazioni costringendoli sono ripartiti dopo breve tempo, forse w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t mentre 07 temendo ulteriori attacchi Seleka. ma soprattutto politiche, lasciando la popolazione senza cibo, acqua, La testimonianza dei missionari presenti educazione, cure mediche. a Ngaundaye è molto sofferta, sono È il nuovo presidente Faustin Archange stati il punto di ritrovo della popolazione Touadéra, neo eletto al ballottaggio con il terrorizzata e sono stati più volte attaccati 62,7% dei voti contro lo sfidante Georges dai gruppi Seleka che si spostavano nel Dologuele, che dovrà affrontare questa villaggio combattendo con i gendarmi. situazione in continuo degrado. Solo quattro giorni dopo con l’Intervento delle forze ONU è stato ristabilito un Sono quasi un milione i cittadini della minimo di ordine, per il momento. Repubblica Centrafricana in fuga da La situazione in Centrafrica continua fame e guerra. L’Ufficio delle Nazioni a Unite per il coordinamento degli affari deteriorarsi, le bande criminali assumono ormai il controllo di gran parte umanitari (Ocha) ha censito circa del territorio nonostante la presenza 455mila rifugiati centrafricani, scappi in dell’ONU che non riesce a fornire il Congo, Camerun o Chad dall’inizio della supporto necessario allo sviluppo di una nuova guerra civile. Dal dicembre 2013 sicurezza generale del paese si è registrata una costante crescita del Il paese è ormai stremato da tre anni di numero di rifugiati, da 235mila ai 455mila guerra civile che ha tra le sue principali di marzo 2016. Gli sfollati interni sono al vittime i bambini. momento 435mila, dopo aver raggiunto Lo scontro vede contrapposti cristiani il picco di 825mila a gennaio 2014. a musulmani, per motivazioni religiose w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 08 BREXIT: UN TEST SULL’EUROPA ? di Alessandro Forlani La campagna già intensa ed accesa Europea. sulla permanenza della Gran Bretagna è rimasta fuori dall’Unione monetaria, nell’Unione assunto dal sistema Schengen sulla libera connotati di cupa tragedia, con il barbaro circolazione, da taluni vincoli in materia delitto di cui è rimasta vittima la giovane di diritti fondamentali e di giustizia. La deputata laburista ed europeista Jo sua resistenza alle forme più stringenti Cox. Il sangue innocente di una di integrazione non le ha tuttavia coraggiosa paladina dell’ideale europeo impedito di concorrere ai notevoli passi alimenta, da un lato, la carica emotiva in avanti compiuti dai paesi europei che consultazione nella prospettiva dell’unione politica, referendaria, dall’altro dovrebbe indurre nell’ultimo quarto di secolo. E, come la i sostenitori delle opzioni contrapposte campagna referendaria ha reso evidente, a recuperare serenità di analisi e di buona parte della sua popolazione, che giudizio. Credo che, innanzitutto, debba forse giovedì si rivelerà la maggioranza, essere sgomberato il campo dalle tinte crede nella prospettiva dell’integrazione fosche e dagli atteggiamenti ritorsivi europea. che, pure, hanno contrassegnato, in il suo consenso, rispetto alle decisioni ambito internazionale, la polemica sulla comuni e caratterizzandosi, in genere, Brexit. nel contrasto delle politiche più restrittive Europea accompagna la ha Come ci ha recentemente Patria dell’euroscetticismo, Pur dosando con attenzione ricordato un esperto del calibro di Enzo delle Moavero Milanesi (Corriere della Sera Bretagna partecipa alla politica estera e del 17 giugno scorso), la Gran Bretagna di sicurezza dell’Unione e costituisce una ha sempre rivestito una sorta di “status” risorsa essenziale, ai fini di consolidare particolare, il ruolo dell’Europa nei delicati scenari w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t all’interno dell’Unione sovranità nazionali, la Gran 09 globali. Trovo dunque condivisibili gli In uno scenario in cui si rafforzano i appelli diffusi contro l’opzione Brexit, populismi e i neonazionalismi antieuropei ma non gli accenti vagamente ritorsivi e sembra crescere l’insofferenza verso ed intimidatori che sembrino precludere vincoli e oneri derivanti dall’appartenenza nuovi accordi e trattati con il Regno all’Unione – basti pensare al tema della Unito o gravi ripercussioni economiche e gestione dei flussi migratori – si potrebbe commerciali. Proprio così si rafforzano innescare una deriva disgregativa dagli nell’opinione pubblica britannica, a mio esiti imprevedibili. giudizio, le inclinazioni più ostili all’Europa. un’Europa “a porte girevoli”, in cui Come rileva puntualmente Moavero si entra e si esce, a seconda delle nell’articolo citato, in caso di vittoria opportunità e del gradimento delle dei fautori della Brexit, la successiva politiche comunitarie. adesione del Regno Unito allo Spazio favorirebbe, Economico Europeo (SEE) e la rinnovata promuovere le cosiddette “cooperazioni sottoscrizione degli accordi commerciali rafforzate” e a stimolare nuclei ristretti di cui ora è parte, quale membro UE, di paesi di più sicura “osservanza” attenuerebbero sensibilmente i rischi europeista a realizzare modelli di più di negative. stringente integrazione, soprattutto su Ancorché drammatizzare e intimidire, temi centrali, sotto il profilo politico, come occorrerebbe effetti le relazioni internazionali, la sicurezza e benefici della permanenza del Regno la difesa, i flussi migratori, la giustizia, nell’Unione. Per l’uno e per l’altra. i diritti civili, il welfare. Ma le “porte Perché, se è vero, come ha rilevato girevoli” determinerebbero anche una il premier Cameron, che il suo paese condizione di permanente precarietà del perderebbe taluni benefici e opportunità processo di integrazione, la possibilità di – soprattutto in termini di welfare -, è disertare in qualsiasi momento le intese altrettanto vero che, per la prima volta, intercorse e le obbligazioni assunte, in caso di Brexit, un Paese membro poteri decisionali sempre più sbilanciati lascerebbe l’UE, creando un precedente a favore degli Stati nazionali – , pronti che potrebbe rivelarsi contagioso. magari a minacciare l’uscita, in caso di ricadute economiche sottolineare gli forse, Ci ritroveremmo Tale condizione la tendenza a w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 10 dissenso dalle politiche comuni – rispetto di tendere verso quello della CSI, a quelli delle istituzioni comunitarie. In sorta per conservare una solidarietà definitiva, un cammino più incerto e tra le repubbliche ex sovietiche e ben discontinuo che potrebbe allentare il lontana, nel suo concreto sviluppo vincolo tra i paesi membri e indurre una storico, dal disegno di integrazione dei condizione di complessiva debolezza padri fondatori dell’Europa comunitaria. dell’Europa nel suo complesso e, forse, Per questo il referendum su Brexit, dell’intero occidente, rispetto ai giganti nell’immaginario collettivo, al di là del emergenti, in particolare la Cina, come quesito in se stesso, ha ingenerato ha rilevato in questi giorni il Premio Nobel la sensazione di una sorta di giudizio Shimon Peres. universale sulla tenuta dell’Unione. Più che a un modello di federazione politica, rischieremmo w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 12 GLI USA AVVERTONO PECHINO NEL MAR CINESE MERIDIONALE di Luca Marchesini Gli Stati Uniti hanno deciso di mostrare i muscoli nel Mar Cinese Meridionale per rassicurare gli alleati regionali e lanciare un chiaro messaggio alla Cina, le cui mire sull’area risultano sempre più esplicite. Due Carrier Strike Group americani, composti ognuno da una portaerei e una formazione di navi militari di grandi dimensioni, hanno iniziato sabato scorso una serie di esercitazioni militari nelle acque territoriali delle Filippine, alleato chiave nella disputa per il controllo dei mari dell’Asia del sud. I drill hanno coinvolto le portaerei a propulsione nucleare Ronald Reagan e John C. Stennis, 12 mila marinai, 140 velivoli e altre sei navi da battaglia, a pochi giorni dalla sentenza che una corte internazionale emetterà in merito alle rivendicazioni cinesi sul tratto di mare conteso. Il messaggio è chiaro: gli USA non intendono lasciare campo w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t all’avversario cinese e gli alleati regionali, a partire dalle Filippine, non saranno lasciati soli di fronte alle pressioni di Pechino. Le navi americane hanno iniziato a svolgere manovre di difesa aerea, sorveglianza marittima e attacco a lungo raggio, mettendo in mostra la propria potenza di fuoco a poca distanza dalle acque contese, nelle quali la Cina continua le proprie attività costruttive di atolli artificiali a scopo civile e militare. L’intento delle esercitazioni, nel linguaggio formale dei bollettini informativi della marina militare, sarebbe quello di promuovere la libertà di navigazione e di sorvolo nelle acque e nei cieli dell’area. Le dichiarazioni che giungono dai comandi chiariscono meglio lo scopo dei drill: “Questa è per noi una grande opportunità, per prepararci ad operare con CSG (Carrier Strike Group) multipli all’interno di un ambiente conteso”, ha spiegato l’ammiraglio John Alexander. 13 Da parte filippina, la mobilitazione militare delle acque contese del Mar Cinese è la dimostrazione lampante che gli Stati Meridionale, una delle aree navigabili Uniti sono determinati a prestare fede più importanti del mondo, sotto il profilo all’”impegno corazzato”, ribadito in più economico e strategico, sulla quale occasioni, in favore dell’alleato asiatico. affacciano anche Vietnam, Malesia, “Accogliamo con favore la cooperazione Brunei e Taiwan e su cui convergono gli e la forte partnership con i nostri amici interessi di Cina, USA e Giappone. ed alleati, alla luce della disputa nella La quale i nostri legittimi diritti sono stati favorevole alle Filippine, che si erano oltrepassati”, ha affermato Peter Galvez, rivolte al tribunale internazionale in portavoce del Dipartimento di Difesa prima istanza per tentare di contrastare filippino. l’espansionismo cinese. La Cina, dal Il riferimento è alla sentenza, attesa canto suo, ha deciso di ignorare la nel giro di poche settimane, con cui la corte, alla quale non riconosce alcuna Corte di Arbitrato Permanente dell’Aia giurisdizione sulla materia, e non ha dovrà esprimersi sulla legittimità delle preso parte al dibattimento. sentenza sarà probabilmente rivendicazioni di Pechino nei confronti w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 14 LA PROVA DI FORZA TRA GERMANIA E TURCHIA IL’attuazione dell’accordo tra Unione europea e Turchia sembra aver subito una battuta d’arresto. Per comprenderne le ragioni, bisogna fare un passo indietro. Al fine di porre un freno alla crisi migratoria in Europa, l’accordo è stato promosso personalmente dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel, potendo contare su anni di relazioni bilaterali con la Turchia e su una presenza considerevole di turchi in Germania. I primi ingenti flussi migratori dalla Turchia alla Germania risalgono agli anni ’60, ossia agli anni del miracolo economico tedesco, quando la manodopera interna non era sufficiente a soddisfare la domanda di lavoro. Attualmente in Germania vivono più di 3 milioni di turchi, la metà dei quali ha la cittadinanza tedesca. Inoltre, dal 2005, Berlino ha sempre incoraggiato le negoziazioni per l’accesso della Turchia nell’Unione europea. Nei primi mesi di quest’anno, alcuni Paesi dell’Europa centro-orientale hanno deciso unilateralmente di chiudere le proprie frontiere, rifiutandosi di accogliere immigrati e rifugiati. La Cancelliera, trovandosi di fronte a un’Europa discordante riguardo le misure da intraprendere, si è rivolta alla Turchia, anziché tentare di risolvere internamente la questione migratoria. L’accordo tra Ue e Turchia, siglato il 18 marzo 2016, prevede il rinvio in Turchia di tutti i migranti che raggiungono illegalmente il territorio greco. Questo patto è stato aspramente criticato da numerose ONG internazionali, in particolar modo a causa del trattamento che la Turchia riserva ai rifugiati siriani. Ankara, infatti, è accusata di utilizzo eccessivo della forza contro i rifugiati che tentano di varcare il confine turcosiriano. La Cancelliera Angela Merkel ha adottato un comportamento a volte w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t contraddittorio nei confronti della Turchia e questo non ha fatto altro che confermare la fragilità e la debolezza dell’Europa, che ha necessariamente bisogno della Turchia. Angela Merkel ha infatti criticato le derive autoritarie del Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, anche se lei stessa si è piegata più volte alle sue richieste. Il Presidente Erdoğan infatti, consapevole dell’importanza strategica che la Turchia ha per l’Europa, è riuscito a ottenere qualche trionfo simbolico, come quello sulla vicenda del comico tedesco Jan Boehmermann. Erdoğan aveva chiesto alla Germania l’eliminazione del video satirico, in cui veniva preso di mira dal comico, e aveva avanzato la richiesta di perseguirlo penalmente. La questione è diventata ben presto un affare di Stato. La Cancelliera si è trovata di fronte a una scelta ardua: porre un limite alla libertà di espressione, inimicandosi gran parte degli elettori, oppure rischiare di aprire una crisi con la Turchia, partner privilegiato per la risoluzione della questione migratoria. La Cancelliera ha infine accettato di piegarsi alle richieste del Presidente turco che però non si è accontentato. Al momento Erdoğan sta cercando di alzare la posta in gioco e di ottenere ulteriori concessioni dall’Europa. In base all’accordo, la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi nell’area Schengen è vincolata a 72 condizioni, tra le quali vi è la richiesta di modifica della legislazione antiterroristica turca. L’Ue considera la definizione di terrorismo troppo ampia in Turchia e ritiene inaccettabile che queste leggi siano usate per perseguire gli oppositori politici e i giornalisti. Il 6 maggio il Presidente Erdoğan ha però rifiutato di riformare la legge e, per legittimare la sua decisione, ha dichiarato che questo costituirebbe 15 un pericolo per la sicurezza interna, viste le organizzazioni terroristiche che minacciano la Turchia. Dopo che il Parlamento europeo ha sospeso i lavori sulla liberalizzazione dei visti, l’11 maggio Burhan Kazu, consigliere del leader turco, ha minacciato l’Unione europea di far riprendere il flusso dei migranti. E’ indubbio che la Germania e l’Unione europea hanno bisogno della Turchia e che sono troppo fragili al suo cospetto ma ci si domanda quale possa essere l’esito di questo braccio di ferro. Dopotutto mantenere dei buoni rapporti con l’Europa potrebbe tornare utile perfino alla Turchia, considerando il suo isolamento a oriente e la sua volontà di entrare a far parte dell’Unione europea. w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 16 IL CAUCASO IN FERMENTO FRA PETROLIO E FONDAMENTALISMO di Paolo Balmas La vasta regione che si trova al di idrocarburi del Mar Caspio; la centro del continente eurasiatico, seconda, invece, le infrastrutture che per i trasporti. unisce e separa l’Asia, l’Europa e l’Africa, che comprende Il Caucaso si trova nel mezzo della il Medio Oriente, il Caucaso e rete infrastrutturale definita dal l’Asia lo progetto della nuova Via della Seta, sviluppano voluto dalla Cina e generalmente centrale, scenario dove costituisce si che appoggiato dai paesi che hanno i aderito all’iniziativa della Asian rapporti e i contrasti fra le maggiori Infrastructure and Investment Bank potenze L’attenzione (Aiib). La regione caucasica sarà oggi è principalmente puntata sul uno snodo fra i corridoi settentrionali conflitto civile siro-iracheno, un e meridionali e soprattutto il ponte conflitto che chiaramente si svolge fra la Russia e l’Asia meridionale, sulla superficie di una guerra ibrida ovvero Iran, Pakistan e India. ben più complessa che coinvolge Inoltre, nel Caucaso ha origine molte nazioni esterne. il Southern Corridor delle fonti di le strategie internazionali attualmente Tuttavia, caratterizzano mondiali. nell’intera regione, il energia asiatiche che dovranno Caucaso ricopre una particolare sostenere posizione europeo. nelle dinamiche l’approvvigionamento Quest’ultimo coincide geostrategiche degli stessi attori con la prima direttrice di sviluppo esterni. Le direttrici di sviluppo di cui si accennava, voluta da della sono Bruxelles per assicurare una via essenzialmente due. La prima alternativa alle rotte russe che riguarda lo sfruttamento dei bacini passano per l’Ucraina e a South regione w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t caucasica 17 Stream, il progetto guidato da Gazprom ormai abbandonato. Si comprende, allora, che se esiste una politica di contenimento nei confronti della Federazione russa (dimostrata dagli eventi in Ucraina e in Europa orientale), potrebbe evolversi proprio in questa regione dove, oltretutto, Mosca ha la possibilità di sfruttare a proprio favore l’eredità sovietica. Soprattutto nel campo dell’intelligence e della difesa. Si potrebbe constatare la medesima condizione anche in Asia centrale. Ma nel Caucaso vi è ormai un ampio coinvolgimento dell’economia europea. Si pensi, inoltre, alla proiezione della Nato verso la Georgia, la quale è anche interessata a intensificare il proprio legame con l’Unione Europea sotto vari punti di vista. Ad esempio in ambito militare attraverso il sostegno francese per l’istallazione di un sistema di difesa antimissilistico. Il più ampio scontro fra potenze esterne, ma strettamente legate ai paesi dell’area, si intreccia al tessuto locale condizionato da conflitti irrisolti, dispute territoriali, attività terroristiche e bisogno impellente di nuove infrastrutture, annesso alla necessità di difenderle. I tre paesi del Caucaso meridionale, Georgia, Azerbaijan e Armenia, sono caratterizzati dallo stretto legame fra i primi due, che ormai costituiscono una realtà inscindibile, e l’opposizione fra Azerbaijan e Armenia, che attualmente consiste in un conflitto congelato ad alto rischio di incidenti. Negli ultimi anni, la ricchezza accumulata da Baku con la vendita di idrocarburi ha permesso una crescente spesa per la Difesa che ha lasciato pensare alla volontà azerbaigiana di riaprire il conflitto. La situazione, però, non sembra essere senza controllo, proprio per gli interessi delle grandi potenze esterne coinvolte. Nessuno trarrebbe oggi beneficio dalla totale destabilizzazione dell’area. Inoltre, la crisi provocata dalla caduta dei w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 18 prezzi degli idrocarburi ha frenato cambiare quando altre vie per la spesa militare di Baku, almeno l’approvvigionamento fra il 2015 e il 2016. verso l’Europa saranno capaci In qualsiasi caso, si deve constatare di garantire una fornitura ampia, che costante sarebbe estremamente e ben energetico differenziata. facile riaccendere la tensione e All’orizzonte, quindi, la riapertura farla arrivare oltre il limite della dei conflitti sospesi nel Caucaso sostenibilità. La Russia, alleata non è poi così poco probabile, dell’Armenia in quanto membri sebbene riguardino un futuro non dell’Unione economica eurasiatica molto vicino. (Uee), potrebbe far saltare il Tuttavia, si presenta un altro fattore progetto del Southern Corridor. in grado di alterare le condizioni Ma vedrebbe così chiudersi la via attuali, il fondamentalismo islamico. verso l’Iran, il Pakistan e l’India. Mentre Questa strada rappresenta per nei tre paesi del Sud sono quasi Mosca una linea essenziale di assenti con rischi di insurrezione sviluppo che corre proprio lungo molto ridotti, non si può dire lo le coste azerbaigiane. Di fatto, stesso delle piccole repubbliche si tratta dell’unica via, poiché il federali Caucaso in realtà rappresenta Caucaso del Nord, parte integrante una difficile barriera naturale da della superare. queste, il Dagestan, la Cecenia e Nel senso inverso la situazione non l’Inguscezia. Qui, sebbene non ci cambia. La Nato avrebbe anche sia stato molto riscontro da parte la forza di creare una barriera dei mass-media, gli attentati sono invalicabile, ma metterebbe a dura all’ordine del giorno. Mosca è stata prova la stabilità necessaria per costretta da tempo ad aumentare garantire il Southern Corridor. la presenza militare nell’area. In Tale situazione di stallo potrà particolare, nel Dagestan si sono w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t le attività che terroristiche costituiscono Federazione russa. il Fra 19 ripetuti gli attacchi suicidi, anche lascia pensare che il rientro sia mirati contro individui precisi. È potenzialmente cominciato. considerato il paese con il maggior La numero di attacchi effettuati da Caucaso del Nord rappresenta il donne suicide. Molte di queste pare maggior fattore di destabilizzazione fossero le vedove di combattenti della regione e, soprattutto, ha musulmani. Ciò vuol dire che l’odio reso necessario una presenza nei confronti delle istituzioni russe militare russa a ridosso dei confini è ben radicato in più generazioni e con Azerbaijan e Georgia. non solo nei più giovani. Il Nella regione si è formato da tempo nella realizzazione di una rete l’Emirato del Caucaso che sostiene terroristica finanziata dalle stesse la causa dello Stato Islamico. forze internazionali che hanno Infatti sono centinaia i foreign permesso il consolidarsi dello fighters che da queste repubbliche Stato Islamico in Iraq e in Siria. Nei sono andati a combattere in Iraq prossimi mesi si comprenderà se e in Siria. Si è calcolato che solo la volontà di rivalsa nei confronti dal Dagestan ne sono partiti più della Russia, che è riuscita a di 800. Chiaramente, come per i rompere il sistema clandestino paesi europei, ciò che teme Mosca creato nell’area di confine fra Siria è il rientro dei combattenti che e Turchia, sarà capace di superare potenzialmente continueranno la il bisogno di mantenere lo status propria jihad in casa. quo nel Caucaso e mettere in La situazione che si è creata nelle discussione l’impegno allo sviluppo ultime settimane, caratterizzata delle direttrici economiche che da uno spostamento massiccio di rappresentano miliziani dal territorio siro-iracheno chi sta lavorando al progresso alla Libia e dall’indebolimento dello generale della regione. presenza pericolo dell’Emirato reale gli si nel riscontra interessi di Stato Islamico in Siria in seguito alle operazioni militare russe, w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 20 IL VENEZUELA VERSO IL REFEREDUM REVOCATORIO di Elena Saroni La crisi economica, politica e soci- Maduro, pur essendo stato indi- ale del Venezuela si è acuita con- cato come auspicabile successore siderevolmente negli ultimi mesi. da Chávez, non ha mostrato lo L’esasperazione della popolazione stesso carisma del suo predeces- che fa i conti tutti i giorni con la scar- sore. Se nel 2013 vinse le elezi- sità di prodotti alimentari, beni di oni ottenendo il 50,61% dei voti, prima necessità e con un’inflazione contro un 49,12% del candidato che ha raggiunto il 180%, è ormai dell’opposizione Capriles Radon- giunta al culmine. Tutto il Paese è ski, da quel momento il consenso in attesa dell’evento di partecipazi- attorno alla sua figura non ha fatto one democratica che sembra pros- che sgretolarsi lentamente.Il segno pettare un cambiamento di rotta: il più evidente di tale perdita di con- referendum revocatorio sul man- senso, oltre alle numerose mani- dato presidenziale di Nicolás Mad- festazioni dell’opposizione, sono uro, promosso dall’opposizione lo state senza dubbio le elezioni per scorso aprile. il rinnovo dell’Assemblea NazioMaduro nale tenutesi lo scorso 6 dicembre. vinse le elezioni nell’aprile 2013, In tale occasione l’opposizione ri- sull’onda di commozione che at- unita nel MUD (Mesa de Unidad traversava il Paese per la recente Democrática) ha ottenuto 109 seg- morte di Hugo Chávez, avvenu- gi su un totale di 167. ta il 5 marzo dello stesso anno. La Il Presidente w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t Nicolás Costituzione venezuelana, 21 che è stata riscritta nel 1999 sotto si tratta di firme ripetute più volte la presidenza Chávez, prevede, o nominativi riferiti a persone de- all’articolo 72, la possibilità di sot- cedute), permettendo comunque toporre ad un referendum revoca- all’opposizione di ottenere la con- torio qualsiasi carica pubblica elet- valida di un milione e 352 mila tiva una volta trascorsa metà del firme (a fronte delle 197.978 richi- mandato. Per questa ragione, ad este). Questo ha permesso al CNE aprile l’opposizione venezuelana di passare alla terza fase che avrà ha sottoposto al Consiglio Nazio- luogo dal 20 giugno al 26 luglio nale Elettorale (CNE) la richiesta prossimo e che prevederà la rac- per indire un referendum sulla per- colta di almeno il 20% delle firme manenza in carica del Presidente degli iscritti ai registri elettorali (si Maduro. La procedura per orga- tratta di un minimo di circa 3 mil- nizzare il referendum secondo la ioni e 900 mila firme). Una volta legge venezuelana si articola in completata anche tale fase, potrà 4 fasi: la prima consiste nel sot- essere fissata la data per il refer- toporre la richiesta al CNE. La sec- endum revocatorio. Il referendum onda fase consiste nel raccogliere potrà dunque decretare la fine an- le firme dell’1% degli iscritti al reg- ticipata del mandato presidenziale istro elettorale di tutto il Paese se voteranno per la revoca un nu- (197.978 firme) e consegnarla al mero di elettori almeno uguale a CNE il quale procede a verificare coloro che nel 2013 votarono per la validità di tali firme. Il 10 giug- l’elezione di Maduro. no scorso la Presidente del CNE, Nel frattempo la tensione è elevata Tibisay Lucena, ha reso pubblici i ed il rischio di scontri tra chavistas risultati del processo di convalida e opposizione nel Paese è con- delle più di 1 milione e 900 mila creto, tanto che la Presidente del firme presentate dall’opposizione. CNE ha invitato le forze politiche Sono state ritenute invalide circa a non intraprendere nessun atto di 605 mila firme (sostenendo che violenza, pena la sospensione del w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 22 processo di convalida della richi- ha spesso parlato nei sui discorsi esta referendaria. di una “guerra economica” messa L’instabilità del Paese è causata a punto dalle élites locali con il so- in primo luogo dalla crisi econom- stegno degli Stati Uniti. Ad aggra- ica provocata dal basso prezzo vare la crisi si è inoltre aggiunto il del petrolio a livello internazio- fenomeno del Niño, una siccità che nale, il quale rappresenta la prin- ha ridotto il funzionamento delle cipale fonte di sostentamento per principali l’economia venezuelana. Il Ven- del Paese (da cui dipende circa ezuela possiede secondo le stime il 70% delle forniture energetiche dell’OPEC le maggiori riserve di del Paese). Ciò ha costretto il gov- petrolio a livello internazionale ed erno ad imporre un risparmio en- è tra i primi dieci Paesi produttori ergetico a tutto il Paese, riducendo nel settore. Tuttavia, il Paese non per esempio l’orario di lavoro dei è riuscito a trarre sufficientemente dipendenti pubblici. profitto da questa risorsa. Le op- La prima necessità del Venezu- poste fazioni politiche si incolpano ela è oggi ritrovare un clima di l’un l’altra della situazione di emer- conciliazione, un compromesso genza in cui versa il Paese. Da per il bene collettivo, superare la un lato l’opposizione ritiene che la violenta e cieca opposizione tra crisi sia dovuta alla cattiva gestio- sostenitori di forze politiche op- ne del Partito socialista Unito del poste e sostenere insieme le mi- Venezuela al governo ormai da 17 sure per risolvere i problemi di anni, dall’altro il governo incolpa base del Venezuela: la criminalità, le élites economiche del Pase di la forte disuguaglianza tra classi aver volontariamente interrotto la sociali, la carenza di servizi pub- produzione di alcuni beni per far blici di qualità accessibili a tutti (is- collassare il governo ed indurre la truzione e sanità) e la corruzione. popolazione a preferire un cambio La creazione di una classe media di regime. A tale proposito, Maduro più numerosa, attenuando le dif- w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t centrali idroelettriche ferenze economiche sociali e cul- za della popolazione venezuelana turali tra la popolazione, non solo e se l’insoddisfazione generale andrebbe a risolvere il primo ed il della popolazione non troverà secondo problema, ma creerebbe espressione nel referendum revo- anche le condizioni per attenuare il catorio, vi è il rischio di una soll- clima di polarizzazione e violenza evazione popolare simile a quella nelle posizioni politiche. Infine, dal già avvenuta nel 1989 (Il “Caraca- punto di vista economico una re- zo”). Il probabile successo del ref- distribuzione della ricchezza a so- erendum revocatorio apre dunque stegno della classe media favori- la strada al ritorno dell’opposizione rebbe un incremento dei consumi, al governo dopo 17 anni di chavis- delle piccole attività imprenditoriali mo, ma lascia aperte le ferite di e dunque sosterrebbe la ripresa un popolo socialmente diviso in economica di un Paese che si tro- blocchi contrapposti. La vera sfida va all’orlo del collasso. consisterà nel riuscire a sanare Ad oggi il governo di Maduro ha questa ferita aperta da tempi im- perso il sostegno della maggioran- memori. 24 LA (NON) SVOLTA DI ENNAHDA di Tommaso Muré Il X congresso del partito sancisce la fine dell’islam politico e la nascita dell’islam democratico. Si tratta del primo caso al mondo in cui un partito di matrice islamica rinuncia alla “dawa”. Tuttavia il nuovo corso del movimento guidato da Rashid Ghannoushi rischia di rivelarsi controproducente. Rashid Ghannoushi, 74 anni, leader del partito islamico tunisino Ennahda prende la parola: “Le primavere arabe non hanno portato solo l’inverno dell’Isis: oggi a Tunisi comincia l’estate delle democrazie musulmane!”. Davanti ai 13.000 sostenitori ed i 1.200 delegati riunitisi Stade Olympique de Rades, 20km dalla capitale, l’ex professore di filosofia, rientrato nel 2011 in patria dopo 20 anni d’esilio a Londra, continua: “L’Islam politico non ha più alcuna giustificazione in Tunisia. Ci occuperemo solo d’attività politica, non di religione. Sarà un bene per i politici, che non saranno più accusati di strumentalizzare la religione. E lo sarà per la religione, mai più ostaggio della politica». Le parole appena pronunciate chiudono i lavori del terzo ed ultimo giorno del X Congresso nazionale del partito dove, con votazione finale, l’80.6% dei delegati del movimento leader dei moti del 2011 si è espresso a favore dell’abbandono definitivo della dawa, ovvero la definitiva separazione dell’attivismo politico dalle attività religiose in seno a questo; per la prima volta un partito di matrice islamica rinuncia all’Islam politico. Tale révirement non arriva come un fulmine a ciel sereno. L’intenzione di intraprendere un nuovo corso era già stata annunciata il 19 maggio, w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t dalle colonne del quotidiano francese Le Monde. In tale occasione il presidente del partito, intervistato, aveva affermato: “dopo la rivoluzione dei gelsomini nel 2011 e l’adozione nel 2014 della nuova Costituzione ha detto Ghannoushi - in Tunisia non c’è più’ alcuna giustificazione per un movimento che si richiami ad un Islam politico”. Parlare di “svolta”, tuttavia, è fuorviante. Ennahda ha infatti, sin dal 2011 intrapreso un percorso di istituzionalizzazione e de-radicalizzazione che l’ha resa un attore politico di primo piano, parte integrante della competizione politica democratica tunisina, nonché uno dei pilastri sui quali poggia il (fragile) successo della transizione democratica in corso nel paese. L’abbandono della dawa rappresenta, dunque, la culminazione di un processo che ha luogo da ormai 5 anni; un balzo in avanti, uno strappo al più, ma non un vero e proprio cambio di direzione. Restano, ad ogni modo, dubbi e criticità. Un primo nodo da scogliere è quello riguardante l’autenticità di tale decisione. Molti sono, infatti, gli analisti e gli opinion leaders che nutrono dubbi a riguardo, ipotizzando che quello operato da Ennahda sia soltato un atto di taqiyya, un precetto islamico che prevede la possibilità di dissimulare o addirittura rinnegare esteriormente la fede islamica in casi eccezionali. Di tale avviso è lo stesso Mustapha Tlili, il quale, nel suo editoriale sul quotidiano Leaders, ha accusato lo stesso Ghannoucsi di aver messo in scena una vera e propria “illusione”, arrivando a chiedere, come prova di sincerità, l’introduzione della separazione tra Stato ed Islam anche nella Costituzione, ad oggi prevista nel testo costituzionale in maniera piuttosto vaga. 25 È tuttavia plausibile, se si considera pragmatismo dimostrato in questi anni dal fondatore del partito, che tale scelta, più che un autentico ripensamento sul rapporto tra politica e religione, possa essere una mossa strategica. Presentandosi infatti come prima forza politica del paese e definendosi “un movimento democratico e civile” il movimento intende avvicinarsi al Presidente della Repubblica Beji Caid Essebsi, in un momento in cui il partito secolarista alla guida del governo di coalizione, Nidaa-Tounes, si trova ad affrontare una grave crisi interna ed un rimpasto di governo sembra ormai inevitabile. In secondo luogo, poi, bisognerà trovare una risposta ad una questione che, nel trionfalismo con il quale i media di tutto il mondo hanno accolto “la svolta di Ennahda” sembra sfuggire al dibattito pubblico, ma sulla quale si giocherà una partita importante nel percorso verso un regime pienamente democratico. Accettando la competizione democratica e partecipando alle elezioni dell’Assemblea costituente, il partito islamico ha progressivamente abbandonato le posizioni antisistemiche degli anni di Ben-Ali e della rivoluzione, divenendo un elemento di mediazione tra i partiti secolaristi ed i movimenti politici islamisti di stampo radicale emersi in questi anni sul territorio nazionale, in un contesto sempre più polarizzato. Sino ad oggi, dunque, il “Movimento della Rinascita” è stato, de facto, l’unica forza legittima in grado di dialogare con il nuovo salafismo, assurgendo a catalizzatore politico delle istanze islamiche provenienti dalla società civile. A tale processo, però, è corrisposta una reazione uguale e contraria provocando molte spaccature all’interno dei movimenti islamisti. Una parte della popolazione, soprattutto le fasce più giovani, non ha accettato le scelte intraprese dal partito, rimanendo su posizioni anti-sistemiche e, di conseguenza, affluendo verso i movimenti più radicali. Al tempo stesso, proprio all’inclusione della sezione tunisina dei Fratelli Musulmani, ha reso possibile la progressiva marginalizzazione degli altri movimenti islamisti dal contesto istituzionale, con ciò contribuendo alla loro radicalizzazione. Il movimento Ansar al-Shari’a (AST) ne è una prova. Questo, infatti, dopo i moti del 2011, in un primo momento non era andato contro le istituzioni tunisine; con la progressiva integrazione di Ennahda nelle dinamiche istituzionali ed in seguito alle repressioni operate nei suoi confronti dal governo, da un lato ha visto allargarsi le sue fila mentre, dall’altro, è andato incontro ad una ulteriore radicalizzazione. Alla luce di quanto detto pare lecito domandarsi se lo strappo operato durante l’ultimo congresso, non possa portare ad effetti controproducenti. L’abbandono della dawa da parte di Ennahda lascia scoperto una matrice culturale e politica di primaria importanza della società tunisina alla quale, dal 2011 ad oggi, il partito di Ghannoushi ha garantito un’espressione moderata. La “svolta di Ennahda” lascia dunque un vuoto che dovrà essere colmato, ma da chi? Sebbene il 73% dei tunisini si sia espresso a favore della separazione tra stato e religione, vi è comunque una fetta importante della popolazione che, non condividendola, potrà trovare forme di rappresentanza dell’Islam politico solo in partiti assai più radicali, non essendo presente sul territorio tunisino un’altra forza politica islamista moderata. Ne consegue che, se da un lato i Fratelli Musulmani tunisini, magari memori dell’esperienza dei cugini egiziani, hanno preso definitivamente le distanze dai movimenti estremisti, quella che, più che un vero ripensamento potrebbe essere una scelta strategica per porsi alla guida dell’esecutivo in caso di deposizione dell’attuale primo ministro Habib Essid, invece di portare ad un’ulteriore stabilizzazione del sistema politico rischia di rafforzare proprio quelle forze che vorrebbero destabilizzarlo. w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 26 PANAMA PAPERS: COS’È UNA SOCIETÀ OFFSHORE? di Paolo Balmas Chi si è interessato ai Panama Papers loro famigliari, grandi imprenditori e non attende la data del 9 maggio 2016, solo faccendieri di successo e star dello giorno in cui l’International Consortium sport. of Investigative Journalists (Icij) renderà Le informazioni raccolte sono rielaborate pubblica sul proprio sito la lista delle da 370 giornalisti attivi in 76 paesi. Hanno persone e delle imprese legate alle registrato 214.488 società offshore che, migliaia di società offshore nominate nei oltre a dimostrare miliardi di dollari, di documenti di cui è venuto in possesso. euro e di sterline (ma non solo) evasi o Si è calcolato che gli oltre undici milioni di utilizzati per traffici illeciti, rappresentano documenti, che coprono circa quaranta una fitta rete di interessi a cui sono anni di attività finanziarie, occuperanno connesse migliaia di persone (pubbliche uno spazio virtuale di circa 2,6 TB. Si e private) e di imprese provenienti da tratta di un volume di informazioni di oltre 200 paesi. circa tredici volte più grande rispetto a I documenti sono stati consegnati quello dello scandalo Offshore Leaks ai del 2013 (ormai dimenticato). Già allora Suddeutsche Zeitung di Monaco di era stato sollevato il problema delle Baviera, circa un anno fa. L’origine risale società offshore e della facilità con cui a uno studio legale con sede a Panama, si possono aprire ed essere utilizzate il Mossack Fonseca. Questo studio per tutto ciò che le normative giuridiche ha più di 40 sedi nel mondo, da Hong degli stati non permettono. Kong a Zurigo passando per Miami. È Questa volta, però, la situazione è specializzato nella creazione e nella molto più delicata. Fra i nomi venuti in gestione di società offshore. Il numero di superficie vi sono capi di governo, politici, tali società varia continuamente poiché w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t giornalisti della testata tedesca 27 spesso sono aperte per scopi specifici e la Mossack Fonseca è stata data per vengono richiuse in tempi brevi. Tuttavia, coinvolta nell’operazione Lava Jato, alla il record di Mossack Fonseca è stato di base dello scandalo che ha coinvolto circa 82.000 società offshore gestite nel l’ex presidente Lula. 2009. Attualmente dovrebbero essere Da allora, per mezzo dei Panama poco più di 60.000 (secondo i dati Papers, la Mossack Fonseca è stata riportati dal Icij). associata a nomi e traffici di ogni genere, Il nome dello studio legale deriva da in quanto gestisce società legate ai Jurgen Mossack e da Ramon Fonseca. cartelli messicani della droga, a paesi Il primo è un cittadino di Panama la cui economia è limitata da risoluzioni di origine tedesca. Il padre aveva internazionali come la Corea del Nord, servito nelle Waffen-SS durante la a gruppi come Hezbollah, a migliaia di Guerra prima di trasferirsi in America fondi privati utilizzati per investire senza centrale. È un membro stimato di molte dover versare le tasse al proprio paese. associazioni internazionali, fra cui l’Iba e l’Ima Il secondo, invece, è uno scrittore Il totale dei parenti citati sui documenti di di successo che vanta pubblicazioni capi di stato è di 61 persone. Fra i nomi che spaziano dall’ambito giuridico al eccellenti della politica internazionale romanzo, dai racconti per bambini emersi fino a ora vi sono: al teatro. È stato fra i consiglieri del presidente di Panama. Petro Poroshenko, presidente dell’Ucraina; Il nome Mossack Fonseca è apparso il cognato del presidente cinese Xi in due fra i più importanti processi degli Jinping; ultimi anni, in Germania e in Brasile. Ian Cameron, padre del primo ministro Il 15 febbraio 2015, in un articolo Cameron del Regno Unito; pubblicato dal Suddeutsche Zeitung, si Sigmundur David Gunnlaugsson, primo collegava lo studio legale allo scandalo ministro d’Islanda; sull’evasione fiscale in cui era indagata Mauricio Macrì, presidente d’Argentina; la Commerzbank. In Brasile, invece, i figli del primo ministro del Pakistan, w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 28 Nawaz Sharif; proprietà del capitale. i figli del presidente dell’Azerbaijan, La società offshore, quindi, è creata con Ilham Aliyev; l’esplicito intento di evadere le tasse, ma Salman bin Abdulaziz bin Abdulrahman questa non è altro che la funzione più Al Saud, re dell’Arabia Saudita. semplice e innocua fra tutte quelle per cui Questa è solo una piccola parte. può essere utilizzata. Infatti, le offshore Sebbene la Mossack Fonseca sia sono gli strumenti che si usano per direttamente coinvolta nella gestione spostare il denaro volto a corrompere, e si parli di Panama Papers, le società attraverso triangolazioni fra più società. offshore sono registrate in tredici diversi Vuol dire che il sistema si alimenta da paradisi fiscali, fra cui Cipro, l’Isola solo poiché il corrotto è costretto a sua di Man, il Regno Unito e lo stato del volta ad aprirsi una società offshore per Nevada negli Usa. Evidentemente, ciò incassare. Ogni tipo di traffico illecito significa che in questi paesi è ancora passa per società offshore, dalla droga possibile mantenere il segreto sul denaro alle armi, dagli organi alle opere d’arte. depositato, cosa che invece persino in Esistono, poi, funzioni più sofisticate. Svizzera non sarà più possibile ottenere Ad esempio, un trafficante di droga dal 1 gennaio 2017. che attende in Europa un carico dal La legge, almeno in Europa, si concentra Sud sulla ricerca dei patrimoni personali finanziari dovuti ad agenti atmosferici e non di quelli societari. Per questo o all’intervento delle forze dell’ordine, motivo l’unico modo per evadere il fisco assicura il carico. Certamente non può è la creazione di una società offshore. rivolgersi a una compagnia assicurativa Questo tipo di attività permette inoltre qualunque. Dovrà utilizzare un fondo di non far comparire il proprio nome appositamente costituito. Non esiste sui relativi documenti pubblici. Si può altro modo se non rivolgersi a una fare attraverso un prestanome, figura società offshore. strettamente Di Al di là dell’utilizzo che ne viene fatto, norma è la pratica più diffusa, anche il denaro mantenuto in questo tipo di se esistono altri metodi per occultare la società è gestito da investitori, come il w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t legata all’offshore. America, per evitare disastri 29 denaro di chiunque altro. Infatti, è tenuto creazione di società offoshore gestite da in banche come tutto il denaro esistente. Mossack Fonseca, sono Hong Kong, il In altre parole, l’offshore permette una Regno Unito, gli Stati Uniti, la Svizzera, libertà maggiore anche per generare il Lussemburgo. altro denaro. Le banche più esposte nei L’analisi dei Panama Papers, che potrà Panama Papers sembrano essere Ubs essere collegata a migliaia di avvenimenti e Hsbc. che si sono succeduti in quarant’anni I paesi che sono maggiormente coinvolti a di storia in tutto il pianeta, rappresenta livello di numero di intermediari (banche, la finestra più grande conosciuta fino avvocati, a oggi per comprendere il mondo del commercialisti, imprese, eccetera), che hanno contribuito alla capitale nascosto. w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 30 DI GIANNANTONIO: “ IN LIBIA CI SONO TUTTE LE POTENZIALITÀ PER CUI L’ISIS POSSA CRESCERE ” di Giacomo pratali Il contesto politico in cui è sorto l’Islam Afghanistan e la Prima e Seconda radicale. L’ascesa e la caduta di Al Guerra del Golfo. Facendo un parallelo Qaeda prima, la rivincita dell’ISIS poi. con il fenomeno ISIS, è sbagliato L’importanza del contesto geopolitico paragonare la sinistra radicale italiana e del i gruppi terroristici degli anni ’70 e ’80. Mediterraneo nazionali del per interessi Sono Tuttavia, qualche similitudine c’è. C’è questi i temi principali affrontati da una sinistra politica – continua - che dice, Paolo Di Giannantonio, giornalista e come l’Islam, che è necessario entrare conduttore Rai, nel corso del convegno in campo perché le ideologie tradizionali “La Mezzaluna del fondamentalismo ottocentesche implodono e perché il islamico Libia”, sistema dei governi mostrano la corda: organizzato dal Centro Studi Roma 3000 noi stiamo vedendo, nei Paesi arabo- e tenutosi giovedì 14 aprile a Roma. islamici e musulmani dentro e fuori dal nostro gli Paese. Caucaso alla rispetto al contesto del Mediterraneo, “Vorrei arrivare a parlare del un processo di deterioramento di Mediterraneo facendo una premessa: quel sistema venuto a determinarsi parlando dell’ISIS, noi discutiamo della dopo la Seconda Guerra Mondiale e il radicalizzazione dell’Islam colonialismo. Un post-colonialismo che politico. Come giornalista sono stato era basato tutto sui regimi militari, su molto sul terreno, sono stato tantissimo una scarsissima rappresentanza politica in Libia, Egitto, Medio Oriente e ho avuto popolare e, quindi, su una strozzatura anche la fortuna di vedere la guerra in del dialogo necessario all’interno di w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t estrema 31 una società. Questo è il quadro in cui, non sono molto d’accordo. Infatti, in a mio avviso, si determinano gli eventi: queste centinaia di anni, sono più le quando viene meno la democrazia, volte che Sciiti e Sanniti sono andati entra in campo quell’elemento comune d’accordo, piuttosto che il contrario. È che è l’Islam. L’Islam che viene declinato chiaro che, quando la religione diviene in mille modi diversi perché è la lingua materia di scontro nei suoi aspetti più comune che tutti possono usare e ampi, può succedere che si arrivi a che ognuno usa seguendo le proprie delle faide più o meno importanti. Sta strategie”. di fatto che, a parte il caso dell’Iran, gli Sciiti fossero all’ultimo posto della scala E ancora: “Pertanto, da una parte, sociale e, quindi, rappresentavano la in Fratellanza manodopera, coloro che guadagnavano Musulmana che con fortune alterne di meno. Il luogo dove si concentra dialoga con il governo, certe volte arriva una nuova partecipazione attiva degli quasi ad essere partito di governo Sciiti, che sono per loro natura quietisti, stesso: un movimento legato al mondo è proprio quel laboratorio di idee che sindacale e al mondo dell’assistenza è il sud del Libano, dove le ideologie al sociale, motivo per cui si radica socialdemocratiche molto nella società islamica. Dall’altra occidentali creano un fermento nuovo parte, invece, in Iran l’Islam diviene che l’emblema della lotta contro un regime, fermento quello dello Scia, assolutamente inviso l’Ayatollah Komeini è in esilio. Da lì, alla popolazione. La vicenda iraniana nasce l’idea di un Islam sciita non più dà una forte scossa a tutto il mondo quietista ma movimentista. L’esempio musulmano”. iraniano dilaga in tutto il Medio Oriente Egitto, abbiamo la viene e assorbito rimbalza a comuniste tutto. Parigi, Questo dove e, nonostante fossero Sunniti l’85% dei Lo Sciismo diventa movimentista musulmani, c’è una larga simpatia per “Rifacendomi all’intervento del professor questo momento d’orgoglio ed ecco che Dottori, sorge una nuova situazione”. che parlava di una forte divaricazione tra Sunnismo e Sciismo, w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 32 e ai margini della società; fare presa nei La nascita di Al Qaeda Paesi occidentali, dove l’emigrazione “Qui c’è un problema di tipo storico: storica è addirittura arrivata alla terza nessun processo che viene messo in o quarta generazione. Se andiamo ad atto per ottenere uno scopo può essere analizzare i filmati postati dall’ISIS oggi, governato da chi lo innesca. E allora sono sceneggiature hollywoodiane con succede un altro fatto epocale: la Guerra personaggi vestiti come Rambo: si va del Golfo, con l’arrivo degli americani a colpire un immaginario con sistemi sul suolo saudita. Un fatto che il mondo assolutamente moderni e occidentali. musulmano estrema Non c’è nessun richiamo ai padri nobili difficoltà. Ed ecco che arriviamo al dell’Islam combattente che viene citato fenomeno Al Qaeda. Fenomeno che è in in alcune occasioni ma a sproposito”. assoluto e rapidissimo sviluppo. Da quella I successi e i limiti di Al Qaeda società in cui non si poteva ascoltare la “Tornando ad Al Qaeda – prosegue Di radio o vedere la televisione, nell’arco Giannantonio -, questa organizzazione di pochi anni, arriviamo all’utilizzo delle ha messo in atto gesti veramente nuove tecnologie e di internet, con gli clamorosi. Le Torri Gemelle a New York, uffici stampa dei gruppi terroristici che gli attentati in Africa, l’attacco in Yemen addirittura fanno a gara a chi mette per alla nave americana: tutta una serie di prima in rete l’attentato fatto in Iraq, in spot che, a lungo andare, danno clamore Afghanistan e in altri luoghi. Facendo e risonanza mediatica, ma che non fanno una ricerca, scopriamo che esistono veri vincere la guerra. A questo punto, nel e propri uffici stampa che con bravura e 2004, succede qualcosa d’importante: con l’utilizzo di più telecamere riescono c’è una seconda generazione di teorici a riprendere lo stesso attentato, lo jihadisti che entra in campo. Nel 2004, portano in una sala per il montaggio e Abu Musab Al Suri pubblica un libro, in poche ore riescono a pubblicare quel ancora disponibile su internet, in cui gesto eclatante che ha un doppio scopo: dice che Bin Laden ha sbagliato tutto portare orgoglio nel mondo musulmano e perché ha cercato di fare delle cose tra le frange di giovani senza prospettive sparse nel mondo e poi non ha potuto w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t digerisce con 33 più farsi vedere perché si è dovuto arrivare? Le cifre dicono che sono 15000 rintanare nelle grotte dell’Afghanistan. i combattenti dell’ISIS. Militanti senza Quello che il libro si chiede è: dove sta armi, satelliti ed elettronica a livello degli la vittoria se poi tu, quando metti la testa altri Paesi”. fuori, ti bombardano? Ed ecco la nuova teoria. No, lo Stato Islamico non si farà “Pertanto – ribatte il giornalista -, bisogna in futuro, ma lo si farà subito. Quindi, in fare una riflessione: a chi fa comodo Siria e Iraq vengono conquistati lembi di l’ISIS? L’ISIS fa comodo a tutti perché territorio dove viene applicata la famosa si ripropongono vecchi e nuovi scenari Sharìa. Ma c’è soprattutto un orgoglio che ci devono far pensare. Qual era moderno riverberato a livello mediatico l’urgenza di scalzare il regime di Assad in in tutti i modi con una maestria che vede Siria? Non è stato lo stesso Occidente a un passaggio continuo di tecnologie dire a Saddam Hussein di fare la guerra e suggestioni dall’Occidente al Medio all’Iran per otto anni? E allora, qual è Oriente. la nostra stella polare? Quella della La strategia politica e mediatica dell’ISIS morale e della buona giustizia? O quella “Abu Musab Al Suri parte da un degli interessi? Noi italiani abbiamo presupposto serve un problema: non riusciamo mai a un territorio in modo da governare e parlare di interesse nazionale perché chiamare i musulmani. Tunisini, libici e sembreremmo troppo cinici. Ma gli Stati sauditi compongono il nucleo forte dei Uniti e la Russia ragionano invece per foreign fighters dell’ISIS”. interesse nazionale. Ed ecco che in Ma aggiunge: “Mi fanno ridere quelle Siria esiste il problema degli interessi persone nel nostro Paese preoccupate nazionali di questi due Paesi”. da una possibile invasione dell’ISIS. La strategia italiana nel contesto del Questo timore infondato è una grande Mediterraneo e gli interessi strategici vittoria dell’ISIS che è riuscito a metterci degli alleati occidentali così tanta paura e a fare in modo che “Quale si ponga una domanda assolutamente comportamento dell’Italia? Noi dobbiamo illogica: con quali navi e aerei potrebbe innanzitutto vedere i nostri interessi e fondamentale: deve essere allora il w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t 34 capire chi sono i nostri amici e i nostri “E perché – ribadisce - venne attaccata nemici. Noi siamo amici della Francia la Libia di Gheddafi? Non per ragioni dopo l’attentato al Bataclan, ma come legate alla dittatura, ma perché il Rais, dobbiamo considerarci nei confronti dopo il crollo del regime di Mubarak, dei francesi a seguito dell’intervento avendo paura, inizia a togliere i fondi in Libia nel 2011, due anni dopo gli dalle banche anglofrancesi e trasferisce accordi economici volti a sanare delle i fondi a Dubai. Dopo qualche giorno, ferite storiche e voluto da tutti i governi l’aviazione italiani? nostra bombardare. L’Italia deve essere più politica energetica, noi prendiamo gas pragmatica. Noi abbiamo bisogno della e petrolio da quattro Paesi: Russia, stabilità all’interno del Mediterraneo Algeria, Nigeria e Libia. L’Algeria è un per sviluppare i nostri traffici, i nostri problema sommerso di cui ancora non commerci, le nostre alleanze. Questo si parla. È un Paese composto da una significa che bisogna distinguere tra classe dirigente corrottissima, che non la cronaca e l’interesse geostrategico, ridistribuisce la ricchezza incamerata ovvero, ad esempio, distinguere tra il ad una popolazione composta per il caso Regni e quello che succede con una 60% da under-40 e che ha bisogno di popolazione di 90 milioni che, se messa prospettive. Cosa succede se questo in ginocchio, diverrebbe il maggiore governo crolla? Vi garantisco che tutte esportatore di profughi e di problemi. le cancellerie nordafricane ed europee Noi non possiamo permettercelo. E sudano pensando a questa eventualità. non possiamo permetterci che la Libia Noi non saremmo in grado di affrontare divenga il principale viatico per l’Italia”. questo problema poiché il piede in Ed infine: “L’ISIS è un problema nella Libia è barcollante e non sappiamo se misura in cui non curiamo i problemi che la Russia, dopo le sanzioni, sia nostra l’hanno fatto sorgere e sviluppare. In amica o nostra nemica. Noi seguiamo Libia, in effetti, ci sono tutte le potenzialità quello che ci dicono i nostri alleati per cui l’ISIS possa crescere e radicarsi. occidentali, anche se a volte proprio non Bisogna sapere lavorare attraverso riusciamo a capirne il senso”. la diplomazia con i Paesi dell’area e Se w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t guardiamo alla francese incomincia a 35 con un sorriso amaro nei confronti dei come un impegno a garantire corridoi nostri cugini francesi e con quegli amici umanitari, zone franche e cornici di britannici di cui spesso non capiamo le protezione adeguate. Fermo restando mosse, ma che siamo costretti a seguire che non e’ possibile ridurre a zero il aldilà dei nostri interessi”, conclude Di margine Giannantonio. delle conseguenza ha sempre precisi di peacekeeping, potrebbero essere peaceenforcing d’aiuto, d’errore, la responsabilita’ riferimenti spazio-temporali e personali. cosi’ w w w. e u r o p e a n a ff a i r s . i t ABBONATI ORA ! WWW.EUROPEANAFFAIRS.IT