Dermatite atopica canina - clinicalvetnews
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Dermatite atopica canina Recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia Simposio di Nutrizione Clinica Eukanuba Veterinary Diets® Barcellona, Spagna 2 Ottobre 2012 Copyright® October 2011 P&G Pet Care Europe, una divisione della Procter & Gamble International Operations SA, Ginevra. Questo lavoro è soggetto a diritti di autore. Tutti i diritti sono riservati, su tutto o anche una sola parte del materiale è interessato, in particolare quelli di traduzione, ristampa, riutilizzo delle illustrazioni, trasmissione, riproduzione con macchine fotocopiatrici o simili mezzi e la memorizzazione in banche dati o altri mezzi elettronici. Introduzione E’ con piacere che presentiamo gli atti del simposio Eukanuba Veterinary Diets “Dermatite atopica canina - recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nel trattamento di questa malattia”. Nella scelta di questo argomento abbiamo inteso fornire al clinico il più aggiornato supporto per la diagnosi e il trattamento di questa complessa malattia. Inoltre, e in maniera complementare alla diagnosi e al trattamento, sono state presentate le più attuali informazioni sulla patogenesi della dermatite atopica canina. Grazie alla crescente capacità di studiare in dettaglio la struttura della barriera epidermica e agli studi genetici e biochimici, stiamo svelando alcuni dei più complessi quesiti sulla patogenesi dell’atopia. Queste informazioni sono di indubbio aiuto per il clinico nel migliorare la diagnosi e la terapia dei cani affetti. Tuttavia, restano ancora alcune domande non risposte che continuano a sfidare tutte le persone coinvolte nello studio della patologia. Riunendo tre esperti diplomati in dermatologia veterinaria, questi atti forniscono una risorsa clinica informativa, pratica e di facile lettura per il veterinario che si trova di fronte a un paziente atopico. Sono dunque personalmente grato alla dott.ssa Chiara Noli, al Prof.re Lluís Ferrer e al Prof.re Claude Favrot per il loro contributo, tanto al simposio, quanto a questi atti. David Morgan BSc, MA, VetMB, CertVR, MRCVS P&G Pet Care Scientific Communications Manager Ginevra, 2 ottobre 2011 Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia 3 4 Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia Dermatite atopica canina Recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia Atti del Simposio 2011 Nuove acquisizioni sulla patogenesi della dermatite atopica canina. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 Prof. Dott. Lluís Ferrer, DVM, PhD, Dip ECVD La diagnosi della dermatite atopica canina. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 Prof. Dott. Claude Favrot, MsSc, Dr Med Vet, Dip ECVD Il trattamento della dermatite atopica canina. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 Dott.ssa Chiara Noli, DVM, Dip ECVD Atopia, allergie e otite esterna; come la nutrizione può essere d’aiuto?*. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 David Morgan, BSc, MA, VetMB, CertVR, MRCVS *questo testo non è stato presentato al simposio e non è dunque incluso nell’edizione speciale del DVD registrato dal vivo Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia 5 Biografia degli autori Prof. Dott. Lluís Ferrer DVM, PhD, Dip ECVD Dipartimento di Medicina e Chirurgia Animale, Università Autonoma di Barcellona, Spagna Lluís Ferrer si è laureato in medicina veterinaria (Università di Saragozza) ed ha ottenuto il diploma di PhD ( Scuola Veterinaria di Hannover, Germania). Dal 1992 è Professore di medicina e chirurgia presso la Facoltà di medicina veterinaria della Università Autonoma di Barcellona (UAB), in Spagna. I suoi interessi di ricerca si incentrano sulla leishmaniosi e demodicosi canina e sulla dermatologia comparata, in particolare sulle basi genetiche delle malattie cutanee. È stato visiting professor presso le seguenti università: Cornell (USA, 1985), Utrecht (Olanda, 1987), Guelph (Canada, 1992), Lisbona (Portogallo, 1995) e Montreal (Canada 2009-2010). E stato preside della facoltà di medicina veterinaria e vicerettore e rettore della UAB (2002-2009). Prof. Dott. Claude Favrot MsSc, Dr Med Vet, Dip ECVD Direttore del Dipartimento di Dermatologia, Università di Zurigo, Facoltà di Medicina Veterinaria, Svizzera Il Prof. Dott. Claude Favrot si è laureato in medicina veterinaria presso la Scuola Nazionale di Veterinaria d’Alfort, Pargi, nel 1984. Ha lavorato presso la facoltà stessa, in cliniche private e anche presso la Facoltà di Medicina Veterinaria, St. Hyacinthe, Quebec, Canada. Inoltre, ha ottenuto il diploma europeo in dermatologia veterinaria (ECVD). E’ attivamente coinvolto nell’insegnamento della dermatologia veterinaria e ha pubblicato estesamente sul tema della dermatite atopica canina. Dirige il comitato esaminatore ed è organizzatore locale dell’esame annuale per il College europeo di dermatologia veterinaria, è membro della task force internazionale sulla dermatite atopica canina e del comitato scientifico del congresso annuale congiunto ESVD-ECVD, così come membro del consiglio della European Society of Veterinary Dermatology, di cui è responsabile delle pubblicazioni e della ricerca. Attualmente, è direttore del Dipartimento di dermatologia della Facoltà di medicina veterinaria di Zurigo, Svizzera. 6 Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia Dott.ssa Chiara Noli DVM, Dip ECVD Servizi Dermatologici Veterinari, Peveragno (CN), Italia Chiara Noli si è laureata in medicina veterinaria presso l’Università di Milano nel 1990. Dopo un residency all’Università di Utrecht, in Olanda, ha ottenuto il diploma europeo di dermatologia veterinaria nel 1996. Da allora lavora come dermatologo e dermatopatologo di riferimento nel Nord Italia. La dott.ssa Noli è Past President e membro fondatore della Società italiana di dermatologia veterinaria, Past President della European Society of Veterinary Dermatology ed è stato membro del consiglio della International Society of Veterinary Dermatopathology e della World Association for Veterinary Dermatology. E’ autrice di più di 100 articoli pubblicati in riviste italiane e internazionali, di nove capitoli di libri e di tre testi di dermatologia veterinaria. Dott. David Morgan BSc, MA, VetMB, CertVR, MRCVS P&G Pet Care Scientific Communications Manager David Morgan si è laureato presso la Cambridge University Veterinary School, UK, in 1986. Ha lavorato in strutture private per piccoli e grossi animali. Nel 1990 ha ottenuto il postgraduate Certificate in radiologia veterinaria. Dal 1993 lavora per P&G Pet Care a Ginevra dove è responsabile della comunicazione scientifica. Uno dei suoi principali interessi è il ruolo della nutrizione nel favorire la salute degli animali da compagnia e il suo utilizzo in un protocollo di trattamento efficace per gli animali con patologie. Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia 7 8 Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia Nuove acquisizioni sulla patogenesi della dermatite atopica canina Dr. Lluís Ferrer, DVM, PhD, Dip ECVD Dipartimento di Medicina e Chirugia Animale dell’Università Autonoma di Barcellona, Spagna La dermatite atopica canina (DAc) è una delle malattie cutanee più importanti e prevalenti nel cane (Fig 1). La DAc colpisce il 10% circa della popolazione canina e può essere estremamente grave e influenzare notevolmente la qualità di vita del paziente. Dopo la prima descrizione della malattia (1953!), sono stati fatti numerosi progressi nella caratterizzazione clinica, nella diagnosi e nel trattamento della patologia. Tuttavia, il motivo per cui il 10% della popolazione canina sviluppa questa condizione infiammatoria e pruriginosa nei primi anni di vita rimane ancora ampiamente oscuro. Di certo non per una carenza della ricerca in proposito; al contrario, sono molti i gruppi di studiosi in tutto il mondo che hanno tentato di svelare i meccanismi della malattia. Il risultato è che oggi disponiamo di moltissimi dati ma, nonostante i numerosi pezzi del puzzle, la visione globale resta piuttosto incerta. È indubbio che la DAc è una malattia molto complessa. Nella presente trattazione cercheremo di comprendere il più possibile la patogenesi della DAc alla luce delle recenti indagini genetiche e molecolari, discutendo anche l’impatto di questi risultati su un nuovo modello di malattia finalizzato alla prevenzione e al trattamento della patologia. 1. Il vecchio paradigma: la dermatite atopica come esempio di reazione di ipersensibilità verso allergeni ambientali Per decenni la dermatite atopica è stata considerata una classica allergia, ovvero una reazione di ipersensibilità di tipo I. Gli animali atopici producevano IgE verso aeroallergeni (es., polline, polvere della casa, acari, muffe) e la conseguenza era una reazione infiammatoria e pruriginosa della cute (Fig. 2). La degranulazione dei mastociti IgE-indotta era considerata il meccanismo patogenetico principale della malattia. Inizialmente (anni ‘70 e ‘80) si pensava che gli allergeni entrassero nell’organismo per via inalatoria e in alcuni testi la malattia veniva definita “dermatite allergica da inalazione”. Più tardi, la via percutanea è stata considerata la più importante porta d’ingresso degli allergeni. Nel vecchio paradigma, gli eventi chiave erano: Figura 1. Bulldog francese con dermatite atopica e proliferazione di Malassezia. a)Alcuni animali geneticamente predisposti reagiscono verso allergeni ambientali producendo IgE anziché IgM/ IgG. Benché la base genetica specifica di questa predisposizione non fosse chiara, era stato identificato un gene che predisponeva alla produzione di IgE (High IgE responders). b) Dopo i successivi contatti con l’allergene, la degranulazione dei mastociti sensibilizzati portava alla produzione e al rilascio di molti mediatori dell’infiammazione: istamina, PAF, PGD2, LTC4, TNF e triptasi. Anche gli eosinofili erano agenti effettori di questa reazione e causavano danni tissutali attraverso il rilascio di proteine cationiche e altri enzimi (perossidasi). Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia 9 Figura 2. Dermatite atopica cronica in uno Shar Pei. La cute è notevolmente lichenificata. 2. Il paradigma in crisi: pezzi che non concordano Benché questo fosse il paradigma accettato, molti aspetti sembravano mettere in discussione alcuni punti chiave. Per esempio: • Non vi era correlazione tra i livelli di IgE e la malattia atopica (al contrario del cane, esiste una correlazione nei bambini atopici, che possiedono elevati livelli di IgE). • Un numero considerevole di cani atopici (>20%) era negativo ai testi intradermici e ai test per le IgE in vitro. • Molti cani clinicamente sani presentano IgE circolanti verso gli allergeni ambientali. • Gli antistaminici, in genere efficaci nelle reazioni di ipersensibilità di tipo I classiche, hanno un’efficacia molto bassa nella DAc. Ma è noto che, nella scienza, i paradigmi non possono essere sostituiti fino a quando non ne viene creato e proposto uno nuovo, più efficace e che spieghi meglio la realtà e i riscontri ottenuti. 3. La storia della filaggrina e dei casi intrinseci di DA Uno dei principali passi per la costruzione di un nuovo 10 paradigma era l’accettazione “ufficiale” dei cosiddetti “casi intrinseci” di dermatite atopica, avvenuta dapprima in medicina umana e, in seguito, in medicina veterinaria (“malattia simil-atopica del cane”). Nei “casi intrinseci” si accetta che altri meccanismi, oltre all’ipersensibilità di tipo I classica, possono condurre al quadro clinico di dermatite atopica Durante gli anni ‘90, numerose linee di ricerca hanno individuato anomalie nella barriera epidermica e suggerito che le modificazioni della permeabilità cutanea potessero essere l’evento iniziale della dermatite atopica. • Ultrastrutturalmente, lo strato corneo dei pazienti atopici (nelle zone lesionate e in quelle non-lesionate) appariva diverso, più disorganizzato. • Anche la composizione lipidica dell’envelope delle cellule dello strato corneo era diversa. • La funzionalità della cute atopica era alterata (Fig. 3). Attraverso la misurazione della “perdita d’acqua trans epidermica” (Transepidermal Water Loss, TEWL) si è dimostrato che la cute atopica è più permeabile della cute normale. In medicina umana, la disponibilità di strumenti per la genotipizzazione su ampia scala ha consentito approfondite Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia ricerche sul background genetico della DA dell’uomo e condotto all’importante scoperta delle mutazioni della proteina filaggrina (FLG). La FLG è la proteina responsabile dell’aggregazione dei filamenti di cheratina che producono un envelope corneo stabile. Nel 2006 sono state identificate numerose mutazioni con perdita di funzionalità nel gene FLG e queste ultime sono state chiaramente associate alla dermatite atopica umana (rapporto non equilibrato 3,12), risultato confermato da numerosi gruppi di ricerca (tra cui, uno studio molto recente nella popolazione umana cinese). Era nato un nuovo paradigma. Brevemente, tale paradigma affermava che alterazioni della barriera epidermica, soprattutto dovute a difetti genetici di FLG, conducevano a modificazioni della permeabilità cutanea e alla maggiore penetrazione di allergeni ambientali. La produzione di IgE era, in questo modello, secondaria alle alterazioni della barriera epidermica. Anche le indagini condotte nel cane hanno individuato alterazioni della barriera epidermica nella dermatite atopica, in particolare: a) alterazioni della funzionalità della barriera determinate attraverso la TEWL b) alterazioni chimiche ed enzimatiche (lipidi, proteasi) c) alterazioni di FLG (ridotta espressione) d) modificazioni ultrastrutturali (lamelle lipidiche alterate) Tuttavia, la spiegazione prodotta da questo nuovo modello non era completa. Vi erano ancora dei “buchi” da riempire. Per esempio: a) Il 50% delle persone atopiche non presenta mutazioni identificabili della filaggrina e il 60% delle persone con mutazioni della filaggrina non sviluppa dermatite atopica. Figura 3. Immagine dermatoscopica della superficie cutanea del cane rappresentato in Figura 2. È evidente la lichenificazione; la barriera epidermica è probabilmente marcatamente alterata. b) Numerosi studi di genotipizzazione nel cane non sono stati in grado di identificare associazioni tra specifici geni/aplotipi della filaggrina e la dermatite atopica canina. 4. Nel 2011 il miglior modello di malattia Probabilmente, il miglior modello esplicativo è il risultato di una combinazione tra i due paradigmi precedentemente descritti (1 + 3). Il principale meccanismo patogenetico in questo caso sarebbe: a) Aumentata penetrazione degli allergeni, dovuta soprattutto a mutazioni geneticamente ereditate che influenzano la funzionalità della barriera (FLG), in asso ciazione a fattori stressori ambientali acquisiti. b)Un’alterata risposta immunitaria guidata dai linfociti T-helper 2 (Th2) verso gli antigeni ambientali porta alla produzione di IgE e a una reazione infiammatoria cutanea che aggrava ulteriormente le condizioni della barriera cutanea. c) La colonizzazione batterica/micotica (Fig. 4) peggiora ulteriormente la barriera cutanea (le ceramidasi batteriche, per esempio, possono contribuire alla carenza di ceramide nella cute atopica) dando vita a un ciclo autoperpetuante di infiammazione, prurito e ulteriore sensibilizzazione. Questo nuovo modello è sicuramente più complesso, ma apre nuovi approcci alla prevenzione e al trattamento della dermatite atopica canina. Figura 4. Citologia della superficie cutanea del cane illustrato in Figura 1. Sono evidenti numerose Malassezie. Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia 11 Ulteriori letture Bäumer W, Rossbach K, et al, (2011), Decreased concentration and enhanced metabolism of Sphingosine-1-Phosphate in lesional skin of dogs with atopic dermatitis: disturbed Sphingosine-1-Phosphate homeostasis in atopic dermatitis, J Invest Dermatol, 131: 266-268 Chervet L, Galichet A, et al, (2010), Missing C-terminal filaggrin expression, NFkappaB activation and hyperproliferation identify the dog as a putative model to study epidermal dysfunction in atopic dermatitis, Exp Dermatol, 19: e343-e346 Cork M.J, Danby SG, et al, (2009), Epidermal barrier dysfunction in atopic dermatitis, J Invest Dermatol, 129: 1892–1908 Irvine AD, McLean WH, (2006), Breaking the (un)sound barrier: filaggrin is a major gene for atopic dermatitis, J Invest Dermatol, 126: 1200–1202 Marsella R, Olivry T, Carlotti DN, (2011), Current evidence of skin barrier dysfunction in human and canine atopic dermatitis, Vet Derm, 22: 239-248 Marsella R, Girolomoni G, (2009), Canine models of atopic dermatitis: a useful tool with untapped potential, J Invest Dermatol, 129: 2351-2357 Marsella R, Samuelson D, (2009), Unravelling the skin barrier: a new paradigm for atopic dermatitis and house dust mites, Vet Derm, 20: 533-540 Meury S, Molitor V, Doherr MG, et al, (2011), Role of the environment in the development of canine atopic dermatitis in Labrador and Golden retrievers, Vet Derm, 22: 327-334 Salzmann CA, Olivry TJ, et al, (2011), Genome-wide linkage study of atopic dermatitis in West Highland White Terriers. BMC Genetics, 12: 37-43 12 Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia La diagnosi della dermatite atopica canina Prof. Dott. Claude Favrot, MsSc, Dr Med Vet, Dip ECVD Direttore del Dipartimento di Dermatologia, Università di Zurigo, Facoltà di Veterinaria, Svizzera La dermatite atopica canina (DAc) è una malattia infiammatoria e pruriginosa dovuta nella maggior parte dei casi a una reazione anticorpale IgE. Tale reazione può essere scatenata da numerosi allergeni ambientali, alimentari e microbici. Inoltre, alcuni fattori aggiuntivi, come le infezioni microbiche, fattori psicologici e il clima, possono peggiorare e/o modificare la manifestazione clinica di questa condizione. Sono stati poi descritti fenotipi DAc associati alla razza (es., West Highland White Terrier, Boxer, Labrador e Golden Retriever). Non deve dunque sorprendere il fatto che la malattia possa manifestarsi con segni clinici molto variabili, nessuno dei quali è patognomonico di DAc. La diagnosi corretta richiede un iter meticoloso che consiste nella raccolta di informazioni anamnestiche e cliniche. Questo approccio viene solitamente organizzato in fasi distinte ma complementari: il clinico deve dapprima escludere le malattie che si presentano con segni clinici simili e poi confermare il forte sospetto di DAc. Esclusione delle malattie con segni clinici simili E’ il primo fondamentale stadio in presenza di qualsiasi sospetto di DAc, soprattutto perché tali malattie sono più semplici/rapide da escludere e/o sono associate a segni e aspetti patognomonici. Occorre innanzitutto escludere la presenza di ectoparassiti, soprattutto di rogna sarcoptica (Sarcoptes scabiei var. canis), infestazione da pulci (Ctenocephalides felis felis, Ctenocephalides canis) e in alcuni casi cheiletiellosi (Cheyletiella spp.) e altri acari (acari del raccolto: Neotrombicula autumnalis e Eutrombicula alfredugesi). La rogna sarcoptica è caratterizzata da prurito intenso e lesioni che si sviluppano soprattutto sulla faccia (in particolare sui margini auricolari) e arti anteriori (soprattutto sui gomiti). Nei cani non trattati spesso avviene la generalizzazione delle lesioni, anche se la regione dorsale del corpo viene solitamente risparmiata. Questa malattia è quindi la prima a dover essere esclusa, per poter considerare la DAc. Devono essere effettuati numerosi (10-15) raschiati cutanei profondi, benché la sensibilità di questo test sia solitamente bassa. Se la presentazione clinica è compatibile con la rogna sarcoptica e se l’esame parassitologico è negativo, si può effettuare un trattamento diagnostico sintomatico (es., ivermectina o selamectina) o l’esame sierologico per le IgG (quando disponibile). L’ipersensibilità al morso di pulce interessa in genere dapprima il dorso, una sede quindi non tipica di DAc. Tuttavia, la generalizzazione delle lesioni avviene spesso e alcuni soggetti possono presentare lesioni sull’addome, mimando la DAc. Per questo, l’ipersensibilità al morso di pulce dovrebbe sempre essere esclusa durante l’iter diagnostico per la DAc. Le prove terapeutiche dovrebbero tuttavia essere adattate alla situa zione presente: aspetto clinico, incidenza delle pulci nella regione considerata e stile di vita del cane affetto. Spesso, secondariamente a DAc si sviluppano infezioni batteriche e da Malassezia spp. (es., M. pachydermatis, M. furfur) (Fig. 1). La diagnosi di queste condizioni non esclude dunque la presenza di DAc. Tuttavia, benché verosimilmente rare, sono possibili infezioni batteriche o fungine primarie che possono mimare la DAc. Anche queste due condizioni devono quindi essere identificate e trattate in tutti i cani con sospetta DAc. Inoltre, benché non definitivamente dimostrato nel cane, l’ipersensibilità ai batteri gioca probabilmente un Figura 1. Pastore tedesco affetto da DA e dermatite da Malassezia. Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia 13 ruolo in alcuni cani affetti da DA. In questi casi, il trattamento dell’infezione cutanea migliora notevolmente anche la DAc. La maggior parte dei dermatologi considera il cibo un possibile fattore scatenante di DAc. L’allergia alimentare non viene dunque più considerata come un’entità clinica separata ma piuttosto come un fattore causale di DAc (dermatite atopica indotta dal cibo). Occorre comunque tenere presente che le reazioni cutanee avverse al cibo includono condizioni immunomediate (allergia alimentare) e non immunomediate (intolleranza alimentare) e possono essere associate a una notevole varietà di manifestazioni cliniche, quali segni gastrointestinali, orticaria, angioedema e segni di DAc. in altre parole, non tutti i cani affetti da allergia, ipersensibilità o intolleranza alimentare manifestano segni di DA, ma i segni di DA possono essere indotti da allergeni alimentari. Per questa ragione, si dovrebbe sempre valutare il ruolo della dieta nei cani con sospetta DAc. Tale valutazione può essere effettuata con una dieta a eliminazione, in cui il soggetto che presenta un miglioramento viene esposto alla dieta di origine (inclusi tutti gli snack, biscotti, avanzi e giochi masticabili). Una prova positiva causerà il ritorno del prurito entro 7-10 giorni. Può essere necessario somministrare la dieta a eliminazione per 10-12 settimane prima della risoluzione delle reazioni cutanee di ipersensibilità, mentre possono essere necessarie solo poche settimane per la risoluzione dei segni gastroenterici. rente in alcuni cani mentre altri soggetti sono affetti in maniera cronica • Le lesioni non sono tipiche ma la loro distribuzione può essere fortemente suggestiva. A questo riguardo, sono spesso affette le seguenti aree: zampe anteriori (79%), zampe posteriori (75%), addome (66%), ascelle (62%), padiglione auricolare (58%), genitali (43%), labbra (42%), palpebre e sterno/torace (entrambi 32%). • Come accennato in precedenza, spesso nei cani affetti da DAc si sviluppano infezioni batteriche (66%) o fungine (33%) secondarie con una certa predisposizione di razza (soprattutto Pastore tedesco e West Highland White Terrier) (Fig. 1). Malattie più rare, come il linfoma epiteliotropico e l’adenite sebacea, possono manifestarsi con segni che mimano quelli della DAc. Quando il quadro clinico è suggestivo (es., cani anziani per il linfoma, oppure prurito lieve, evidente reazione seborroica e alopecia per l’adenite sebacea), si dovrebbe ottenere una biopsia cutanea da sottoporre all’esame isto patologico. Segni clinici di DAc I segni clinici della DAc sono stati descritti in numerosi articoli e libri di testo e possono essere molto variabili. In uno studio recente, è stata studiata la frequenza di ciascuno di questi segni e aspetti. Le caratteristiche più tipiche della malattia erano le seguenti: • La maggior parte dei cani (68%) manifesta i primi segni clinici prima dei tre anni di età. In alcuni casi (43%), l’otite esterna è il primo segno di malattia (vedere l’articolo sull’otite esterna in questi atti) • I proprietari spesso osservano il prurito prima della comparsa di altre lesioni (61%) e questo sintomo in genere risponde bene ai glucocorticoidi (78%) • Si riconosce una forte predisposizione di razza (51%) che varia tuttavia nelle diverse aree geografiche (Fig. 2). • Alcuni casi di DAc sono chiaramente stagionali (24%). Conseguentemente, il decorso della malattia è ricor- 14 Figura 2. West Highland White Terrier nella fase acuta di dermatite atopica Questi segni e aspetti sono spesso sufficienti per porre una diagnosi, soprattutto quando sono colpite più sedi tipiche e quando il cane sviluppa numerose recidive. Tuttavia, in alcuni casi, la diagnosi può essere ancora di difficile definizione. Criteri per la diagnosi di DAc Per facilitare la diagnosi delle patologie poliedriche e proteiformi (ovvero molto variabili e/o in facile e continua modificazione), può essere utile proporre un insieme di criteri che associano alcuni segni tipici, benché non pato Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia Gruppo 1: Gruppo 2: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Età all’insorgenza <3 anni Vita principalmente all’interno Prurito sensibile ai corticosteroidi Infezioni fungine croniche o ricorrenti Zampe anteriori interessate Padiglioni auricolari affetti Margini auricolari non affetti Regione dorsolombare non affetta Età all’insorgenza <3 anni Vita principalmente all’interno Prurito insorto prima di qualsiasi evidente lesione cutanea Zampe anteriori interessate Padiglioni auricolari affetti Margini auricolari non affetti Regione dorsolombare non affetta DAC FIAD 5 criteri 6 criteri 5 criteri 6 criteri sens. spec. sens. spec. sens. spec. sens. spec. GRUPPO 1 0.854 0.791 0.582 0.885 0.802 0.857 0.541 0.857 GRUPPO 2 0.772 0.83 0.42 0.937 0.703 0.857 0.355 1 Tabella 1. Gruppi di criteri per la diagnosi di dermatite atopica canina e loro sensibilità e specificità. Il gruppo 1è più adatto per i cani con segni clinici cronici (presenti da più di tre mesi) mentre il gruppo 2 è più indicato per i soggetti con segni clinici più recenti. Questi criteri possono essere applicati sia la dermatite atopica di origine alimentare (FIAD) sia per la dermatite atopica di origine non alimentare (NFIAD) e dovrebbero essere utilizzati insieme ad altre indagini diagnostiche. Per maggiori informazioni consultare: Favrot C, et al. (2010), A prospective study on the clinical features of chronic canine atopic dermatitis and its diagnosis, Vet Derm, 21: 23-31. gnomonici. Questo approccio è stato utilizzato per la DA dell’uomo ma anche per la DAc. Per la DAc sono stati inizialmente proposti due gruppi di criteri che sono stati utilizzati a lungo, soprattutto nella conduzione degli studi clinici per garantire l’omogeneità dei casi reclutati. Recentemente l’autore ha utilizzato il metodo dell’annealing simulato, un metodo rapido e facile (definito anche euristico) per ottimizzare la sensibilità e specificità di gruppi di criteri analizzati in modo random.1 Questo metodo ha generato due gruppi di criteri associati a elevata sensibilità e specificità (Tabella 1). Tali gruppi di criteri sono stati sviluppati soprattutto per validare i casi negli studi clinici e migliorare l’omogeneità dei pazienti selezionati. Possono tuttavia essere utilizzati dal clinico prima o dopo l’iter diagnostico per l’allergia per verificare rispettivamente la probabilità che il cane sia affetto da DAc o per confermare la diagnosi. In tale contesto, occorre ricordare che il primo gruppo è più indicato per i casi cronici, mentre secondo è più efficace nei cani che hanno sviluppato i segni clinici di recente. Tuttavia fondamentale tenere presente che l’utilizzo di questi gruppi di criteri deve essere in tutti i casi accompagnato dall’iter diagnostico completo già descritto. Infatti, si deve ricordare che un metodo caratterizzato da sensibilità e specificità dell’80% conduce a diagnosi errata in un paziente su cinque se utilizzato da solo. Test allergologici Come accennato in precedenza, la DAc è spesso associata a una reazione anticorpale IgE. Si può quindi essere indotti a effettuare indagini che dimostrano questa sensibilizzazione per la diagnosi di DAc (es., test sierici specifici per gli allergeni). Numerosi studi hanno tuttavia dimostrato che questo approccio non è valido. Ciò soprattutto perché numerosi cani sani sono sensibilizzati (risultati falsi negativi) e perché alcuni cani atopici non presentano IgE allergene-specifiche dimostrabili. Inoltre, esiste un sottogruppo di cani affetti da DAc che risultano di fatto negativi a tutti i test allergologici disponibili. Tale condizione è definita dermatite atopica intrinseca nell’uomo e dermatite simil-atopica in medicina veterinaria. Inoltre, come si è accennato, anche allergeni non ambientali come il cibo o i microrganismi possono scatenare la DAc. Poiché non sono disponibili test validati per la grande maggioranza di questi allergeni, tali sensibilizzazioni non possono essere adeguatamente dimostrate. Conclusione La dermatite atopica è una malattia molto comune la cui diagnosi è spesso molto complessa. Il clinico deve condurre un iter completo che inizialmente deve escludere altre malattie con presentazione clinica simile. Inoltre, è possibile utilizzare gruppi di criteri per valutare la probabilità che il cane sia affetto da DAc, ma tali criteri non devono essere utilizzati da soli. Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia 15 Bibliografia 1. Favrot C, Steffan J, W. S, Picco F, (2010), A prospective study on the clinical features of chronic canine atopic dermatitis and its diagnosis, Vet Derm, 21: 23-31. Ulteriori letture DeBoer DJ, Hillier A, (2001), The ACVD task force on canine atopic dermatitis (XV): fundamental concepts in clinical diagnosis, Vet Immunol Immunopath, 81: 271-276. Griffin CE, Deboer DJ, (2001), The ACVD task force on canine atopic dermatitis (XIV): clinical manifestations of canine atopic dermatitis, Vet Immunol Immunopath, 81: 255-269. Halliwell R, (2006), Revised nomenclature for veterinary allergy, Vet Immunol Immunopath, 114: 207-208. Wilhem S, Kovalik M, Favrot C, (2011), Breed-associated phenotypes in canine atopic dermatitis, Vet Derm, 22: 143-149. 16 Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia Il trattamento della dermatite atopica Dott.ssa Chiara Noli, DVM, Dip ECVD Servizi Dermatologici Veterinari, Peveragno (CN), Italia Introduzione La dermatite atopica (DAc) è una malattia cronica. Il clinico deve spiegare al proprietario che, se non vengono identificati e rimossi gli allergeni responsabili, la guarigione definitiva non è possibile. I punti cruciali di un efficace trattamento della dermatite atopica sono l’educazione del proprietario e una combinazione di interventi terapeutici eziologici, sintomatici, topici, antibiotici e nutrizionali (vedere Tabella 1). Terapia eziologica L’evizione dell’allergene è utile se gli allergeni responsabili sono stati correttamente identificati. I cani con allergia ai pollini possono essere tenuti al chiuso per periodi più lunghi durante la stagione degli allergeni o al contrario i cani con allergie indoor (es., acari della polvere [Dermatophagoides spp.] Fig. 1, e acari delle derrate [Tyrophagus, Acarus e Lepidoglyphus spp.], epiteli animali possono essere lasciati all’aperto più a lungo. Poiché la quantità di acari della polvere è molto superiore nelle camere da letto che nel resto della casa, può essere d’aiuto limitare l’accesso del cane a queste stanze. In caso di allergeni indoor, la frequente aspirazione con un aspirapolvere dotata di filtro per particolato ad alta efficienza (HEPA) può ridurre il carico allergenico, oppure possono essere utili i rivestimenti protettivi per divani e materassi sviluppati per i pazienti umani asmatici. Gli spray o i nebulizzatori contenenti agenti acaricidi o regolatori della crescita degli insetti possono essere utili in caso di allergia ad acari della polvere/acari delle derrate. L’utilizzo regolare di spray contenenti benzoil benzoato (Aclocyd®; Lofarma) su materassi, tappeti, divani ecc. non solo uccide gli acari, ma ne degrada anche i metaboliti (allergeni). Uno studio sui cani sensibili agli acari della polvere in cui si utilizzava benzoil benzoato per trattare la casa, ha mostrato la risoluzione del prurito nel 48% dei casi e un miglioramento in un ulteriore 36% dei casi. L’immunoterapia allergene specifica (ASIT) è il trattamento elettivo quando il prurito dura per più di quattro mesi all’anno. Gli allergeni per la ASIT vengono scelti fra quelli positivi a un test cutaneo di intradermoreazione (ID) oppure nei test allergologici sierici, scelti comunque sulla base dell’anamnesi ambientale dell’animale. L’effettuazione e Figura 1. Campione di polvere di casa contenente una caro Dermatophagoides farinae. l’interpretazione di un test ID cutaneo richiede esperienza, al fine di ottenere risultati significativi. Gli allergeni per l’ASIT vengono somministrati per iniezione sottocutanea e si ottengono risposte da buone a molto buone nel 50-80% dei cani trattati. Il meccanismo d’azione dell’immunoterapia non è completamente compreso, ma sembra che vengano stimolati linfociti T regolatori, responsabili della riduzione dell’infiammazione e normalizzazione del sistema immunitario. Risultati clinici, valutati come riduzione dei sintomi, si possono osservare in qualsiasi momento da uno a 8 mesi dopo l’inizio del trattamento. Per questo, durante la fase iniziale dell’immunoterapia, può essere necessario un trattamento sintomatico, incluso l’utilizzo di corticosteroidi. Se il trattamento è efficace, la vaccinoterapia di mantenimento viene somministrata per il resto della vita del paziente. Solo una minoranza dei casi viene controllata con la sola immunoterapia. La maggior parte dei pazienti necessita di una terapia sintomatica aggiuntiva, inclusi i corticosteroidi, per almeno una parte dell’anno. Terapia sintomatica I glucocorticoidi sono molto efficaci nel sopprimere i sintomi di dermatite atopica. Il prednisolone si somministra al dosaggio di 1mg/kg al giorno fino alla remissione del prurito (in genere 3-5 giorni), in seguito la dose viene ridotta Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia 17 a giorni alterni e poi ulteriormente sino ad individuare la minor dose in grado di controllare il prurito (generalmente, 0,25-0,5mg/kg a giorni alterni). Sfortunatamente, i corticosteroidi inducono vari e gravi effetti collaterali, quali polidipsia e poliuria, induzione di enzimi epatici, atrofia muscolare e maggiore sensibilità alle infezioni cutanee e vescicali. La ciclosporina è un polipeptide derivato dal fungo Tolypocladium inflatum. Agisce inibendo la calcineurina. Ha una varietà di effetti immunologici su fattori multipli del sistema immunitario cutaneo ed è attiva nelle fasi acute e croniche della dermatite atopica. La ciclosporina ha lo stesso livello di efficacia del prednisolone nel controllo dei sintomi di dermatite atopica. La risposta alla terapia con ciclosporina si osserva in genere 2 o 3 settimane dopo l’inizio della terapia. Una significativa riduzione del prurito si ottiene nel 75-85% dei casi entro un mese dall’inizio del trattamento. Per massimizzare l’assorbimento, la ciclosporina dovrebbe essere somministrata due ore prima dei pasti. Tuttavia, dati recenti hanno suggerito che la somministrazione del farmaco con il cibo non altera l’esito clinico. Gli effetti collaterali segnalati sono vomito transitorio, iperplasia gengivale reversibile, ipercheratosi e irsutismo. La dose iniziale è di 5mg/kg per quattro settimane, poi ridotta a giorni alterni oppure 2,5 mg/kg al giorno, qualora i risultati siano soddisfacenti. Gli antistaminici inibiscono l’azione dell’istamina bloccando competitivamente i recettori H1. Nel cane, gli agenti più utilizzati sono clorfeniramina, difenidramina, idrossizina, clemastina e ciproeptadina. La risposta alla terapia antistaminica è variabile e può essere necessario provare più farmaci per un periodo di 15 giorni ciascuno per identificare quello efficace. Le conclusioni della International Task Force on Canine Atopic Dermatitis sono che le evidenze non sono sufficienti per raccomandare o sconsigliare l’utilizzo di antistaminici.1 Il tacrolimo topico (Protopic®; Novartis), un inibitore della calcineurina con proprietà simili alla ciclosporina, è stato utilizzato con un certo successo nel cane come lozione all’1%, soprattutto in caso di malattia localizzata. Gli studi hanno mostrato miglioramenti superiori al 50% nel 58-75% dei cani trattati. La terapia con shampoo riduce il prurito, idrata e ammorbidisce la cute. Inoltre, lo shampoo asporta gli allergeni superficiali, i detriti epidermici, i microrganismi e le loro tossine. La rimozione del materiale allergenico in superficie è importante dato che il passaggio transepidermico di questi allergeni è considerato un passo chiave della patogenesi della DAc. I principi attivi dello shampoo dovrebbero essere ipoallergenici, idratanti ed avere una buona attività detergente e antisettica. I cani affetti da dermatite atopica spesso hanno una cute secca dovuta alla perdita transepidermica di acqua e beneficiano notevolmente dell’idratazione cutanea. L’avena colloidale ha una breve attività antiprurito ed è utile nell’idratare la cute secca. Lo zinco colloidale e l’acido salicilico da soli o combinati hanno un lieve effetto antiprurito, associato al loro noto effetto cheratoplastico e alle proprietà idratanti dell’acido salicilico. Gli agenti igroscopici (umettanti) sono molecole ad alto peso molecolare che vengono incorporate nello strato corneo e richiamano acqua. Esempi includono urea, glicerina, acido lattico e glicole propilenico. Altre terapie sintomatiche sistemiche possibili includono pentossifillina, misoprostol, masitinib, tuttavia non esistono attualmente evidenze sufficienti per consigliare l’utilizzo di questi composti. Terapia topica Lo spray topico a base di idrocortisone aceponato (Cortavance®; Virbac) è utile per trattare il prurito localizzato (Fig. 2) e ridurre la necessità di terapie sistemiche. Questo prodotto causa immunosoppressione locale, ma con un assottigliamento della cute e un assorbimento sistemico minimi. 18 Figura 2. Eritema localizzato su una zampa anteriore, la sede ideale per il trattamento topico con spray cortisonici. Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia Figura 3. Un caso di dermatite atopica cronica con proliferazione batterica secondaria e dermatite da Malassezia, che necessita di terapia antibiotica. Gli emollienti come l’olio di paraffina, gli oli vegetali e la lanolina vengono utilizzati negli shampoo e nei balsami. Riducono la perdita d’acqua epidermica e formano una barriera tra la cute e i possibili allergeni. Sono utilizzati al meglio come balsami post-bagno od olii da bagno dopo che la cute è stata idratata. Se l’otite esterna è parte del quadro clinico, essa deve essere trattata in base al microrganismo coinvolto e alla gravità della condizione con corticosteroidi topici o sistemici, antibiotici o antimicotici, così come lavaggi auricolati giornalieri fino alla normalizzazione della migrazione dei corneociti, tipica di un canale auricolare esterno sano. Recentemente, sono disponibili in commercio riparatori della barriera epidermica, topici spot on, contenenti acidi grassi polinsaturi e componenti della barriera lipidica, come le ceramidi (presenti in concentrazioni elevate nello strato corneo, possono influenzare la permeabilità delle membrane) e fitosfingosina (considerata una parte del normale sistema di difesa cutaneo) (Douxospot on®, Dermoscent® Essential 6 spot on, Virbac Allerderm® spot on). Questi prodotti hanno lo scopo di normalizzare localmente i difetti della barriera protettiva epidermica tipici della cute atopica; si ritiene che tali difetti siano responsabili della penetrazione degli allergeni e dell’aumento della perdita di acqua transepidermica. Trattamento nutrizionale Antibiotici e antiparassitari Il controllo delle infezioni è fondamentale poiché la cute atopica è predisposta alla colonizzazione e all’infezione da parte di batteri e funghi (soprattutto Staphylococcus e Malassezia spp). Questi microrganismi aumentano il prurito e l’infiammazione (Fig. 3), e possono anche agire essi stessi da allergeni e prendere parte alla patogenesi della fase cronica della dermatite atopica. Qualsiasi infezione di questo tipo dovrebbe essere trattata con farmaci sistemici e/o topici. Gli antibiotici di prima scelta in questi casi sono clindamicina (5-10mg/kg bid), cefalessina (25-30mg/kg bid), cefadroxil (30-40mg/kg sid) o amoxicillina-acido clavulanico (20-25 mg/kg bid), per 3-4 settimane o fino a 7 giorni dopo la remissione completa dei segni di piodermite. La terapia sistemica della Malassezia si basa sull’itraconazolo (5 mg/kg sid) per 2-3 settimane. È molto importante che, per ridurre gli stimoli pruriginosi che possono superare la soglia del prurito, vengano controllate anche le pulci ed altri ectoparassiti. L’integrazione di acidi grassi omega-3 e omega-6 è utile in molti casi per il controllo del prurito. L’integrazione di acido linoleico (LA) omega-6 a 10 atomi di carbonio, se da una parte migliora la brillantezza del mantello riducendo la seborrea e probabilmente sostenendo la barriera epidermica, ha poco effetto sul prurito. L’integrazione di acido gamma-linolenico (GLA), un metabolita di LA, o di acidi grassi omega-3, come l’acido alfa-linolenico (ALA) e l’acido eicosapentaenoico (EPA), è efficace nel ridurre il prurito in alcuni pazienti perché i metaboliti degli acidi grassi omega-3 sono meno infiammatori di quelli dell’acido arachidonico omega-6 (AA), un derivato a 20 atomi di carbonio dell’LA. L’omega-6 GLA viene convertito in acido diomogammalinolenico (DGLA) e aumenta la produzione delle prostaglandine 1 (PGE1) e del 15-idrossi-DGLA. Le PGE1 inibiscono la mobilizzazione di AA dalla riserva di fosfolipidi di membrana riducendo la produzione dei metaboliti proinfiammatori e il 15-idrossi-DGLA riduce la conversione enzimatica di AA nei suoi metaboliti proinfiammatori. Prima che si verifichi alcun beneficio trascorre in genere un periodo di 6-12 settimane. Molti dermatologi ritengono che un rapporto omega-6:omega-3 di 5:1-10:1 sia ottimale, ma maggiori evidenze sono necessarie per definire più chiaramente il corretto rapporto nei pazienti con patologie cutanee. Questo rapporto 5-10:1 può essere più utile ai cani con cute e mantello normali e senza malattie sottostanti. Rapporti minori, generati aggiungendo maggiori quantità di omega-3, possono essere più di beneficio nei cani con malattie sottostanti. Tuttavia, solo una minoranza di pazienti può essere controllata con la sola terapia con acidi grassi. Una significativa proporzione di pazienti manifesta una Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia 19 diminuzione del prurito che permette la riduzione della dose di cortisone. Cambio della dieta. Alcuni pazienti affetti da dermatite atopica traggono beneficio da una modificazione della dieta. Ciò può essere dovuto a un’allergia alimentare o a proprietà della nuova dieta stessa (es., miglior integrazione omega-6/3). Numerose pubblicazioni2,3 hanno indicato che le diete veterinarie basate sull’uso di ingredienti inusuali per fonte di proteine e carboidrati e con omega-6 e livelli elevati di omega-3 (con un rapporto omega-6:3 di 2,7:1) possono determinare un significativo miglioramento del prurito e dell’eritema nella DAc, oltre a un significativo miglioramento delle condizioni della cute e del mantello. L’incorporazione di elevati livelli di acidi grassi omega-3 che favoriscono la riduzione della condizione proinfiamma toria e di ingredienti altamente digeribili, come proteine e grassi di elevata qualità necessari per la riparazione della barriera epidermica, sono tutti fattori che possono spiegare l’efficacia di queste diete nei pazienti affetti da DAc. Poiché l’allergia alimentare può anch’essa essere un fattore causale nello scatenare i segni clinici di DAc, può essere raccomandabile somministrare una dieta basata su una combinazione inusuale di proteine e carboidrati. Recenti studi pilota hanno valutato l’utilizzo di probiotici a base di Lactobacilli (batteri acidolattici Gram positivi) e di altri microrganismi per la terapia e la prevenzione della dermatite atopica nel cane. Benché si sia osservato un certo miglioramento dei segni clinici, non sono state riscontrate differenze significative rispetto ai gruppi di controllo. Similmente, l’uso di antiossidanti è stato suggerito, ma ad oggi non ne è stata provata l’efficacia. Casi acuti, trattamento di un episodio acuto Casi cronici/trattamento a lungo termine Prednisone 0,5-1mg/kg una volta al giorno per 3-5 giorni, poi 0,25-0,5 mg/kg a giorni alterni per altri 7-10 giorni Se il prurito è presente per più di 4-6 mesi all’anno, considerare i test allergologici e l’immunoterapia (ASIT). Se l’ASIT non è efficace o possibile, e comunque durante i primi mesi di terapia, considerare il controllo a lungo termine del prurito con ciclosporina + rigoroso controlllo delle pulci + rigoroso controlllo delle pulci + controllo locale del prurito, con shampoo o idrocortisone aceponato + controllo locale del prurito/delle infezioni, con shampoo o idrocortisone aceponato + valutare una eventuale recidiva di infezione/otite esterna e trattarle + trattamento nutrizionale con diete dermatologiche Tabella 1. Opzioni terapeutiche per la dermatite atopica canina acuta e cronica Per maggiori informazioni scaricare i seguenti articoli: Olivry, T., DeBoer, D. J., Favrot, C., Jackson, H. A., Mueller, R. S., Nuttall, T., and Prélaud, P. for the International Task Force on Canine Atopic Dermatitis (2010), Treatment of canine atopic dermatitis: 2010 clinical practice guidelines from the International Task Force on Canine Atopic Dermatitis. Veterinary Dermatology, 21: 233–248 directly from the web page: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1365-3164.2010.00889.x/pdf Per le traduzioni di questo articolo in altre 17 lingue, visitare il sito: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1365-3164.2010.00889.x/suppinfo Il link per l’ articolo TRADOTTO IN ITALIANO è: http://onlinelibrary.wiley.com/store/10.1111/j.1365-3164.2010.00889.x/ asset/supinfo/VDE_889_sm_Italian.pdf?v=1&s=6dccba61d04b6fa5672488f1b168e9e57d5a4026 Bibliografia 1. Olivry T, Mueller RS, (2003), Evidence based veterinary dermatology: a systematic review of the pharmacotherapy of atopic dermatitis, Vet Derm, 14: 121-146 2. 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Alla base del padiglione auricolare è posta l’apertura del condotto uditivo esterno (meato uditivo esterno) che conduce al canale verticale; tale apertura è formata dalla porzione prossimale della cartilagine auricolare che, a questo livello, diviene imbutiforme. La cute che riveste la parte interna (concava) del padiglione auricolare è più adesa alla cartilagine auricolare rispetto alla cute della parte esterna (convessa) del padiglione. Istologicamente, il condotto uditivo esterno (Figg. 1, 2) è assimilabile al padiglione, dato che la sua superficie interna è rivestita da cute; tuttavia, nella maggior parte delle razze, nel condotto sono presenti meno peli ed essi non si estendono per tutta la sua lunghezza. Nel presente articolo verrà trattata l’otite esterna canina, definita come infiammazione del condotto uditivo esterno (canale verticale e orizzontale), che si estende fino alla membrana timpanica. Otite esterna Figura 1. Canale auricolare normale di un cane. Immagine gentilmente concessa dal Dr Tim Nuttall, Liverpool, UK L’otite esterna (OE) del cane è una patologia cutanea frequente e multifattoriale, responsabile di fino al 20% delle consultazioni veterinarie negli ambulatori per piccoli animali2 e la cui prevalenza, in uno studio su più di 31.000 cani, era seconda soltanto alle patologie dentali.3 Le modificazioni istologiche del condotto uditivo esterno dei cani affetti da OE includono iperplasia epidermica follicolare, infiltrazione dermica, ridotta attività delle ghiandole sebacee e dilatazione macroscopica delle ghiandole ceruminose (Fig. 3). Allergia e otite esterna Figura 2. Membrana timpanica normale di un cane. Immagine gentilmente concessa dal Dr Tim Nuttall, Liverpool, UK. In uno studio retrospettivo su 100 pazienti con OE, la dermatite allergica era la causa primaria più frequente, costituendo il 43% dei casi.2 Si diagnosticava una dermatite atopica in 8 soggetti (19% di tutte le allergie) e reazioni cutanee avverse al cibo in 2 soggetti (5% di tutte le allergie). Nei restanti 33 pazienti (76% dei casi di allergia) non era possibile fare una diagnosi per la bassa compliance del proprietario, tuttavia essi erano verosimilmente affetti da dermatite atopica o reazioni cutanee avverse al cibo. La dermatite atopica e, meno frequentemente, le reazioni cutanee avverse al cibo, sono generalmente rico nosciute come le cause primarie più comuni di OE del cane4-6, e generalmente interessano entrambe le orecchie,2 anche se possono verificarsi OE unilaterali in corso di reazioni cutanee avverse al cibo e atopia.4,7 Inoltre, le reazioni cutanee avverse al cibo e, meno frequentemente, la dermatite atopica (~3% dei casi), possono manifestarsi soltanto con OE.4,7,8 Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia 21 manifestavano soltanto segni di malattia allergica (atopia, dermatite da allergia al morso di pulci e CAFR). Nel 63% dei casi di CAFR era presente OE bilaterale, spesso riscontrata in associazione al segno clinico principale, il prurito generalizzato. Trattamento delle CAFR Figura 3. Infiammazione del meato uditivo esterno. Immagine per gentile concessione del Dr Tim Nuttall, Liverpool, UK Reazioni cutanee avverse al cibo Le reazioni cutanee avverse al cibo (CAFR) sono comuni nel cane ma poco comprese9 e includono le allergie alimentari (ipersensibilità alimentare; immunologicamente mediata) e le intolleranze alimentari (non immunologicamente mediate). Si possono osservare una varietà di segni clinici, tra cui prurito, papule, eritema, desquamazione, escoriazioni ed erosioni, dermatite piotraumatica, formazione di collaretti epidermici, pododermatite, seborrea e OE (Fig. 4)7; il clinico deve quindi includere le CAFR nella diagnosi differenziale di qualsiasi caso di OE. In un recente studio retrospettivo condotto in Italia, si valutava la prevalenza delle CAFR in 130 cani.10 La prevalenza delle CAFR era del 12% nei cani con segni clinici dermatologici e del 26% nei cani che Le prove alimentari diagnostiche possono essere effettuate con alimenti casalinghi o con alimenti commerciali secchi o umidi. In commercio esistono numerosi “alimenti ipoallergenici” utilizzabili, se non contengono gli ingredienti responsabili: si tratta di alimenti contenenti una singola fonte proteica e carboidratica combinate (pesce, coniglio, anatra, cervo, uova, patate, avena e riso). Sono inoltre disponibili diete idrolizzate con proteine di 3kDa e altre con proteine di dimensioni medie di 12kDa; le piccole dimensioni delle proteine hanno lo scopo di evitare il legame crociato delle IgE legate ai mastociti, un passo cruciale nell’induzione di un processo allergico. Tuttavia, alcuni cani ipersensibili a un ingrediente reagiscono allo stesso elemento parzialmente idrolizzato11 e la scelta della dieta deve essere effettuata tenendo presente questo aspetto. Oggi si consiglia di proseguire la prova alimentare per almeno 6 settimane e fino a 10-12 settimane.7 I soggetti che migliorano con la dieta a eliminazione dovrebbero essere esposti alla dieta originale (inclusi snack, avanzi, biscotti, giocattoli masticabili e integratori) e, in presenza di CAFR, si osserverà un aumento del prurito entro 7-10 giorni. Si possono effettuare esposizioni sequenziali agli alimenti per identificare il singolo ingrediente responsabile della CAFR. Il trattamento a lungo termine della CAFR si basa sulla somministrazione di un alimento completo e bilanciato, altamente digeribile e con limitato carico antigenico che non contenga gli ingredienti responsabili.7 Il clinico può scegliere tra i diversi alimenti esistenti Figura 4. Otite esterna in un cane con reazione cutanea avversa al cibo. Immagine per gentile concessione del Dr Tim Nuttall. Liverpool, UK 22 Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia Figura 5. Otite esterna in un cane con dermatite atopica. Immagine per gentile concessione del Dr Tim Nuttall. Liverpool, UK che riflettono i diversi studi condotti sul trattamento delle CAFR. Attualmente, tuttavia, non esistono chiare evidenze di un maggiore beneficio prodotto da un alimento commerciale idrolizzato rispetto a uno non idrolizzato, oppure di una dieta casalinga rispetto a un alimento commerciale.11 Alcune evidenze indicano che la sierologia specifica per gli allergeni alimentari potrebbe essere utile per predire quali alimenti includere nelle prove alimentari e quali evitare. Non vi sono evidenze che questi test siano utili per la diagnosi delle CAFR. Dermatite atopica La dermatite atopica canina (DAc) è una complessa malattia multifattoriale in cui giocano un ruolo importante fattori genetici e ambientali. In un recente studio italiano, la prevalenza dell’atopia era del 14% in tutti i cani con segni dermatologici e del 30% nei cani allergici (inclusa atopia concomitante nel 19% dei cani con CAFR).10 In alcuni soggetti, quindi, è difficile identificare CAFR e DA come malattie distinte. Può essere più appropriato considerare gli allergeni alimentari come potenziali induttori di DA in alcuni cani. Si ritiene oggi che possa esistere una DA non indotta dal cibo (NFIAD – sensibilità ai soli allergeni ambientali) e una DA indotta dal cibo (FIAD – sensibilità ad allergeni alimentari e ambientali). Nel cane sano, una barriera cutanea integra è di importanza critica per prevenire l’essiccazione dovuta a un’eccessiva perdita di acqua e la penetrazione di sostanze esogene dannose per l’organismo. Il principale responsabile di questo ruolo protettivo è lo strato epidermico più esterno, lo strato corneo, una struttura composta da cheratinociti corneifi- cati (corneociti) circondati da lamelle lipidiche complesse.12 Una modificazione della funzionalità della barriera cutanea si ritiene sia cruciale per la sensibilizzazione allergica nella DA, poiché essa può indurre una maggiore penetrazione di allergeni che a sua volta favorisce una risposta dominata dai linfociti Th2. Nel cane, entrambi i padiglioni auricolari possono essere sedi di lesioni di DA13 (l’otite bilaterale esterna si verifica nel 55-80% dei casi di DA; Fig. 5)14, in particolare la superficie interna (concava), insieme ad altre aree (es., mento, regione perioculare, collo ventrale, ascelle, inguine, zampe, avambraccio e zona sotto la coda).14 Dunque, si può supporre che la distribuzione delle lesioni nella DAc possa essere dovuta al fatto che queste sedi sembrano essere più predisposte all’assorbimento epicutaneo di allergeni. Poiché si è dimostrato che la via epicutanea di esposizione agli allergeni è il fattore singolo più importante per la sensibilizzazione e per lo sviluppo delle lesioni, questi risultati possono aiutare a spiegare la caratteristica distribuzione delle lesioni della DAc.15 Tuttavia, anche l’esposizione agli allergeni attraverso altre vie (es.,orale o inalatoria) o in sedi epicutanee remote induce lesioni cutanee generalizzate tipiche della DAc. Prove alimentari, DAc e CAFR I proprietari di cani affetti da prurito spesso hanno cambiato dieta senza successo. Ciò perché la maggior parte degli alimenti contiene una gamma simile di ingredienti, benché molti siano etichettati come “ipoallergenici”. Il proprietario deve essere convinto dell’importanza di una prova alimentare e del perché essa sia necessaria per la diagnosi. Deve inoltre essere consapevole del fatto che la maggior parte delle prove alimentari non ha successo, in modo che le sue aspetta- Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia 23 tive siano realistiche. Le prove alimentari dovrebbero essere condotte per un minimo di 6 settimane, ma possono essere necessarie 10-12 settimane. Può essere utile fornire al proprietario un foglio con informazioni sulla dieta, l’introduzione graduale, gli snack, la mancanza di appetito ecc. È importante mantenere la comunicazione e i proprietari dovrebbero essere incoraggiati a contattare il veterinario in caso di problemi. Consentire l’utilizzo a breve termine di glucocorticoidi topici o sistemici è molto d’aiuto, perché consente al proprietario di osservare un certo controllo dei segni clinici del proprio cane e ne incoraggia la compliance. Le prove alimentari con ingredienti nuovi preparati in casa costituiscono il gold standard. Esse tuttavia comportano parecchio lavoro per il proprietario, che può quindi accettarle poco volentieri. Anche trovare ingredienti nuovi può costituire un problema. Altre difficoltà includono la scarsa appetibilità e il dimagrimento. Per la somministrazione a lungo termine delle diete casalinghe si devono integrare vitamine, oli e sali minerali, che non sono invece necessari per le prove alimentari. Gli alimenti commerciali comportano meno lavoro per il proprietario e la compliance è migliore. Sono bilanciati e appetibili, anche se possono essere costosi. Può non essere facile trovare un alimento con un’unica fonte proteica nuova. Gli alimenti ipoallergenici idrolizzati sono tendenzialmente costosi e meno appetibili. base di salmone e riso (alimento A) mostravano soltanto una riduzione significativa del prurito. È interessante notare che l’alimento del supermercato (alimento D) riduceva significativamente il punteggio CADESI, ma non aveva effetti sul prurito. Sorprendentemente, non si notavano modificazioni significative dell’indice CADESI o del punteggio del prurito con l’alimento idrolizzato. Ciò ha condotto gli autori a concludere che “sulla base dei risultati dello studio, la modificazione della dieta nei cani affetti da dermatite atopica può essere un’utile misura terapeutica aggiuntiva, oltre alle terapie convenzionali”. I benefici clinici indotti dall’alimento Dermatosis Pesce e Patate si ritenevano correlati all’integrazione con acidi grassi omega-3 e al rapporto omega-6:3 di 2,7:1. Gli acidi grassi omega-3 vengono metabolizzati a mediatori tissutali meno infiammatori rispetto agli acidi grassi omega-6 (vedere Trattamento nutrizionale della DAc Il trattamento della DAc coinvolge modalità terapeutiche multiple e il lettore è invitato a fare riferimento agli altri tre articoli di questi atti per informazioni più dettagliate sulla patogenesi, la diagnosi e il trattamento della malattia, così come ad altre voci bibliografiche.16 La dieta è un’importante componente di qualsiasi regime di trattamento ed è stata analizzata in uno studio randomizzato, multicentrico, in doppio cieco che ha valutato la risposta clinica alla sommi nistrazione per 8 settimane di 3 diete veterinarie commerciali per cani con dermatite atopica e un alimento reperibile nei supermercati.17 Si includevano 50 cani e i tre alimenti veterinari valutati erano costituiti da: un alimento con proteine selezionate a base di salmone e riso (alimento A), un alimento con proteine selezionate a base di pesce e patate (alimento B, Eukanuba Veterinary Diet Dermatosis FP, P&G Pet Care, Svizzera; Fig. 6) e un alimento idrolizzato a base di soia (alimento C). L’alimento di controllo reperibile nei super mercati era definito alimento D. I risultati hanno mostrato che, dopo 8 settimane di somministrazione, sia l’indice CADESI-03a (Canine Atopic Dermatitis Extent and Severity Index) sia il punteggio del pruritob dei cani nutriti con la dieta a base di pesce e patate erano significativamente ridotti e tale alimento era l’unico a migliorare significativa mente entrambi i punteggi, mentre i cani nutriti con l’alimento a 24 Figura 6. Dermatosis Pesce e Patate (FP): le formulazioni secca e umida possono essere mischiate tra loro. l’articolo della Dott.sa Chiara Noli per una più dettagliata spiegazione sugli acidi grassi). Inoltre, anche la qualità delle proteine, il contenuto lipidico la digeribilità possono giocare un ruolo importante nel migliorare l’integrità e la riparazione cutanea. Un altro studio randomizzato controllato in singolo cieco ha utilizzato uno schema cross-over per confrontare lo stesso alimento a base di pesce e patate (Eukanuba Veterinary Diet Dermatosis FP, P&G Pet Care, Svizzera) con una dieta casalinga sempre a base di pesce e patate. I punteggi CADESI-02c e del pruritod diminuivano entrambi significativamente quando i cani venivano nutriti con la dieta veterinaria durante i primi 30 giorni, benché la riduzione media del punteggio fosse del 20-25%.18 La dieta casalinga non aveva effetti significativi sui due parametri. Altri alimenti hanno mostrato di migliorare i parametri cutanei nei cani atopici, anche se i risultati non sono stati pubblicati in riviste peer-reviewed oppure utilizzavano misurazioni non specifiche dell’esito invece dei punteggi CADESI-02 e del prurito. Dermatite atopica canina; recenti progressi nella comprensione della patogenesi, nella diagnosi e nella terapia di questa malattia Il futuro del trattamento della DA canina, oltre alle applicazioni locali, potrebbe essere indirizzato alla correzione delle alterazioni della funzionalità della barriera cutanea utilizzando preparazioni a base di lipidi. Il ruolo della nutrizione per la salute cutanea è stato stabilito19,20 e l’integrazione orale di acidi grassi essenziali aumenta gli acidi grassi essenziali cutanei, riduce la perdita di acqua transepidermica (Trans Epidermal Water Loss, TEWL) e migliora la funzione barriera della cute.21 Uno studio recente ha mostrato che l’applicazione locale ripetuta di una preparazione a base di lipidi alla cute non lesionata nei cani atopici induceva un significativo aumento delle lamelle lipidiche nelle porzioni più profonde dello strato corneo e il rilascio di materiale lipidico nella giunzione tra lo strato granuloso e lo strato corneo;22 non erano tuttavia descritti i benefici clinici, se presenti. Tuttavia, un trattamento volto a migliorare la barriera cutanea dovrebbe combinare terapie topiche e sistemiche (es., acidi grassi orali) e la nutrizione può giocare un ruolo centrale nella distribuzione sistemica di questi lipidi. Conclusioni L’otite esterna è una patologia cutanea frequente nel cane. Sia l’atopia sia le CARF sono cause primarie significative ed entrambe possono essere trattate attraverso interventi nutrizionali. Benché l’atopia possa differire dalle CAFR perché necessita di un approccio multimodale, è chiaro che di fatto le modificazioni dietetiche consentono la distribuzione di macro- e micronutrienti alla barriera cutanea migliorando l’integrità della cute. Il clinico dovrebbe quindi considerare la dieta come un elemento chiave del protocollo di trattamento dei cani con otite esterna. Uno speciale ringraziamento al Dott, Tim Nuttall, RCVS Specialist in Veterinary Dermatology, Head of Veterinary Education and Senior Lecturer in Veterinary Dermatology, The University of Liverpool, UK, per l’aiuto nella stesura dell’articolo. a Canine Atopic Dermatitis Extent and Severity Index (CADESI) versione 3; Si tratta di una valutazione soggettiva di 4 lesioni cutanee in 62 sedi corporee, a cui viene assegnato un punteggio clinico da 0 a 5 per ottenere un punteggio totale da 0 a 1240. b Il prurito veniva valutato dal proprietario al giorno 0 e alle settimane 4 e 8 dello studio utilizzando una scala analogica visuale (0-10) la cui estremità sinistra rappresentava un cane normale e senza prurito e l’estremità destra la presenza di prurito grave e costante. c Canine Atopic Dermatitis Extent and Severity Index (CADESI) versione 2; Si tratta di una valutazione soggettiva (normale = 0, lieve = 1, moderato = 2 e grave = 3) dell’eritema, della lichenificazione e delle escoriazioni in 40 sedi corporee per ottenere un punteggio totale compreso tra 0 e 360. d Il prurito nelle 24 ore precedenti le visite i giorni 0, 30 e 60 veniva valutato dal proprietario con una scala analogica visuale da 0 a 10. 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