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Questo contenuto ti è offerto da: www.bayergarden.it Articolo tratto da: Edizioni L’Informatore Agrario Tutti i diritti riservati, a norma della Legge sul Diritto d’Autore e le sue successive modificazioni. Ogni utilizzo di quest’opera per usi diversi da quello personale e privato è tassativamente vietato. Edizioni L’Informatore Agrario S.r.l. non potrà comunque essere ritenuta responsabile per eventuali malfunzionamenti e/o danni di qualsiasi natura connessi all’uso dell’opera. Le forme di allevamento della vite adatte per un vigneto di limitate dimensioni C on la scelta della forma di allevamento si deve puntare a realizzare un investimento ottimale (numero di piante per ettaro) in funzione del terreno, del clima e della combinazione d’innesto. Si cercherà di ottimizzare la qualità produttiva, di esporre al sole il maggior numero di foglie, in particolare quelle adiacenti ai grappoli e di creare un buon arieggiamento dei grappoli in via di maturazione, ma anche di facilitare il passaggio di macchine e attrezzi e, in ultima analisi, di risparmiare al massimo la manodopera. Le tendenze attuali delle moderne forme di allevamento mirano a: – sostituire il rinnovo annuale del tralcio di potatura con un cordone permanente; – lasciare ricadere liberamente la vegetazione, eliminando le legature, sia invernali che estive e contenendo lo sviluppo dei germogli; – infittire gli impianti, in particolare rispetto alle vecchie soluzioni a tendone o a pergola; – alzare la fascia produttiva dal terreno, per facilitare le operazioni colturali; – disporre di sistemi di allevamento facilmente meccanizzabili. Le forme consigliabili per i piccoli vigneti Sono il Guyot e il cordone speronato, per la loro semplicità, il buon rapporto tra qualità e quantità prodotta, la buona esposizione dei grappoli con minore sensibilità alle malattie Le forme di allevamento che consigliamo nelle piccole aziende per viti destinate alla produzione di uva da vino sono il Guyot per le aree del nord e il cordone speronato per il centro e il sud. Il sistema di allevamento va scelto 40-90 30 40 40 Il Guyot è una forma di allevamento diffusa in tutte le aree viticole. Chiamato anche comunemente «sistema a spalliera», è caratterizzato dalla semplicità della struttura e dalla facilità con cui si possono effettuare le potature 14 Allevamento a Guyot. Questo sistema prevede la stesura del tralcio di potatura (rinnovato annualmente) all’altezza di 70-120 cm dal suolo. La struttura di sostegno si avvale di pali posti a 4-5 metri di distanza l’uno dall’altro e 3 con un’altezza fuori terra di metri 1,4-2,2. 1-Tralcio di 4 2 potatura rinnovato annualmente. 2-Germogli 5 dell’anno portanti i grappoli. 3-Filo zincato del n. 16. 4-Fili zincati binati del n. 16; la disposizione binata consente di inserire tra i fili 1 6 la nuova vegetazione. 5-Filo portante di acciaio del diametro di 2 mm. 6-Tubazione dell’impianto irriguo a microjet posto su filo zincato del n. 16 nel momento in cui si progetta l’impianto del vigneto, poiché da esso dipendono le distanze delle viti sulla fila e tra i filari e la scelta delle combinazioni d’innesto. Anche pali e fili sa-ranno scelti di conseguenza. I migliori risultati produttivi si raggiungono con fittezze d’impianto che variano da 3.000 a 6.000 viti per ettaro, a seconda delle combinazioni d’innesto, del terreno, del clima, delle tecniche colturali e delle finalità enologiche. Inoltre vanno considerate le dimensioni delle macchine operatrici e le prospettive di meccanizzazione della potatura e della vendemmia. Per le forme di allevamento a Guyot e a cordone speronato le distanze consigliabili variano da 180 a 300 cm tra le file e da 80 a 140 cm sulla fila. Guyot È una forma di allevamento della vite diffusa un po’ ovunque. Al Sud si ottiene anche dalla trasformazione del tradizionale sistema ad alberello, in vista della meccanizzazione. Lo si chiama comunemente «sistema a spalliera» ed è caratterizzato dalla semplicità della struttura e dalla facilità delle potature. Sono necessari pali in cemento o in legno posti a 4-5 metri di distanza sulla fila, e i fili, in numero di 2 o 3, di solito binati quelli superiori, sono distanti tra loro circa 40 centimetri. Il filo portante è teso a circa 70-120 cm da terra; un ulteriore filo teso a 40-90 cm dal suolo sarà necessario per sorreggere la tubazione dell’impianto di microirrigazione. I pregi del Guyot sono: – la semplicità delle strutture di sostegno; – la facilità di reperimento di manodopera esperta; – la giusta fittezza dell’impianto; – la buona esposizione fogliare; – l’ottimale qualità della produzione; – la sufficiente stimolazione vegetativa per i vitigni più deboli; – la possibilità di meccanizzazione delle potature verdi e della vendemmia. I difetti sono: – l’eccessiva esposizione dei grappoli al sole negli ambienti caldo-aridi; – la necessità di rinnovare e legare ogni anno il tralcio di potatura; – l’elevata stimolazione dell’attività vegetativa per le varietà più vigorose; – l’impossibilità di meccanizzazione della potatura invernale; – una prevalenza del legno giovane sul SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/97 40-90 30 40 40 Allevamento a cordone speronato. Le distanze e la 3 struttura di sostegno sono praticamente uguali a quelle 2 del sistema a Guyot. La 4 differenza riguarda il tipo di potatura invernale che prevede il mantenimento di un 5 cordone permanente (che se correttamente potato non ha bisogno di rinnovo) posto all’altezza di 70-120 cm dal suolo sul quale vengono 1 6 lasciati 6-12 corti tralci (speroni) di 1-3 gemme. 1-Cordone permanente. 2-Germogli dell’anno portanti i grappoli. 3-Filo zincato del n. 16. 4-Fili zincati binati del n. 16; la disposizione binata consente di inserire tra i fili la nuova vegetazione; 5-Filo portante di acciaio del diametro di 2 mm. 6-Tubazione dell’impianto a goccia posta su filo zincato del n. 16. Il cordone speronato ha una struttura di sostegno simile a quella del Guyot; rispetto a quest’ultimo non sono necessarie le legature invernali Due sistemi di allevamento ancora molto diffusi: la pergola e il tendone La pergola è un’antica forma di allevamento diffusa nelle regioni settentrionali, ad esempio in Trentino-Alto Adige, nel Veneto occidentale e in Emilia Romagna. La pergola trentina ha il tetto leggermente inclinato verso l’alto. Questo sistema di allevamento richiede una complessa e costosa palificazione con pali verticali e obliqui. La pergoletta emiliano-romagnola è a tetto orizzontale, con una o due ali (pergola semplice o doppia), e rappresenta una forma di transizione tra le alberature etrusche (in molte zone vi è ancora il tutore vivo) e le pergole vere e proprie. Le pergole del veronese e del vicentino hanno subito l’influenza del Trentino. Le distanze d’impianto variano da 50 a 120 cm sulla fila e da 3 a 5 m tra le file, rispettivamente per pergole semplici e pergole doppie. Nel Veneto queste forme molto espanse si sono diffuse soprattutto tra gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta. Oggi, con la necessità di produrre meno ma a costi contenuti e con la rarefazione della manodopera, l’adozione della pergola va limitandosi solo alle piccole aziende viticole. Il tendone è una forma di allevamento che prende origine dalle alberate e dalle raggiere ed è ampiamente diffusa nell’Italia centro-meridionale. Nella fase di produzione della vite a tendone i tralci a frutto partono da un’altezza di 140-160 cm dal suolo e sono stesi sui fili all’altezza di 180 a 220 cm. Da ogni vite partono quattro capi a frutto. In questo modo si costituisce una copertura continua su tutto il terreno, che poggia su un’impalcatura di pali e fili di ferro zincato. I tralci vengono disposti a raggiera per una lunghezza di 80-150 cm, ma in certi casi viene adottato un cordone permanente, rinnovabile ogni 6-7 anni. A sinistra. Pergola veronese potata con cordone permanente. A destra. Il tendone è ancora ampiamente diffuso nell’Italia centro-meridionale SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 10/97 legno vecchio (importante sede delle riserve di zuccheri per i grappoli in maturazione); considerando anche il germogliamento di solito irregolare si ottengono perciò uve meno pregiate; – il rischio di danni da vento. Cordone speronato Questo sistema si sta rapidamente diffondendo. Rispetto al Guyot, col cordone speronato si eliminano le legature e si favoriscono una vegetazione e una produzione più regolari. La struttura di sostegno è praticamente uguale a quella del Guyot. I pregi sono: – la semplicità della struttura portante; – la buona fittezza d’impianto; – l’eliminazione delle legature dopo l’entrata in produzione del vigneto; – la stimolazione dell’attività vegetativa sui vitigni deboli; – il buon equilibrio vegeto-produttivo; – la possibilità di meccanizzazione della potatura e della vendemmia; – la resistenza al vento; – la buona esposizione al sole delle foglie; – il discreto arieggiamento dei grappoli; – una prevalenza del legno vecchio sul legno giovane, con conseguente mi-gliore maturazione delle uve. I difetti sono: – l’eccessiva stimolazione della nuova vegetazione; – il pericolo di esagerare con la carica di gemme in potatura; – qualche rischio in più di marciumi del grappolo rispetto al Guyot; – la necessità di disporre di personale preparato per la potatura invernale; – la difficoltà produttiva per vitigni con bassa fertilità delle gemme basali quali Corvina, Marzemino, Croatina, eccetera. 15
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